Giorno 24
Aah che pranzo squisito, era un peccato che Ai
non fosse voluta venire con me. E dopo un gustoso pranzo una bella passeggiata
di ritorno verso casa era proprio quel che ci voleva! Ed era quello che stavo
facendo infatti, sempre per la solita stradina, solita ma sempre bellissima!
Come di routine passai davanti alla casa, ormai
disabitata da un po', di Shinichi, ma questa volta notai un particolare strano.
Nella sua cassetta delle lettere, c'era una busta bianca. Eppure avevo detto ai
suoi conoscenti di spedire le lettere al mio indirizzo e non al suo. La presi e
rigirai tra le mani. Mi sembrava strano in quanto non aveva il mittente, così
decisi di andare a farla vedere ad Ai e chiedere un parere a lei.
Arrivato a casa la trovai seduta sul divano che
leggeva una lettera. Tremava e non poco. Mi avvicinai a lei e mi spiegò la
situazione. Avevano iniziato ad agire e lei era spaventata, ma dopotutto era
prevedibile.
Chiamai Shinichi e gli dissi di raggiungerci
appena poteva dicendogli che era arrivata una strana lettera per lui.
Passarono svariate ore in cui Ai si calmò un po'
e si chiuse in laboratorio.
Quando il bambino/ragazzo arrivò tornò
finalmente anche la piccola Ai con noi.
Ci sedemmo sul divano. Mentre lui esaminava la
busta e leggeva la lettera, io imploravo Ai di dirgli che avevamo ricevuto una
lettera uguale.
Shinichi iniziò a fissarla e credo che Ai si
spazientì non poco.
Si alzò e andò a prendere la busta. Era tesa
poverina, riuscivo a percepirlo, anche se lei cercava di nasconderlo.
Quando tornò, la guardai con sguardo paterno per
provare a infonderle coraggio, ma credo mi ignorò.
-È arrivata la stessa lettera anche a noi. E
così il dottore ha deciso di chiamarti insospettito. Hai visto Kudo? Sono
rientrati in azione.- no, quel tono freddo non le si addiceva per niente. Io lo
sapevo. Lei era una ragazza dolce e gentile, rovinata solo dalla crescita con
loro, e diventata fredda, con il volto coperto sempre da una maschera fredda e
senza emozioni.
-Cosa avete intenzione di fare- il tono freddo
di Shinichi invece non era raro ormai; lo usava sempre durante la risoluzione
di un caso.
-Andremo è ovvio! Non ti lascio solo in balia di
spietati assassini.- e io che avevo detto? Lei è la dolcezza in persona! E gli
vuole bene, eccome se gliene vuole.
-E il dottore? Verrà alla festa?-
-Lui deve venire per forza; sono io la sua
accompagnatrice, la lettera è arrivata a lui e dato che io faccio parte della
famiglia posso venire. Ma tu invece piccolo genio? Tu non sei di questa
famiglia, come pensi di fare ad andare a quella festa!?- due bimbi che
discutono, erano proprio bellissimi, che teneri.
-Sta tranquilla. Se li conosco bene, a questo
punto avranno inviato anche Goro e la sua famiglia.- perché no, aveva ragione,
infondo al momento lui era il fratellino di Ran. Povera ragazza, lì ad
aspettare il ritorno di Shinichi mentre lui era proprio accanto a lei.
Quando se ne andò era ormai sera. Io e Ai
mangiammo una buona cenetta salutare preparata da lei e andammo a letto, con
un'aria agitata ad avvolgerci.
Giorno 25
Una mattinata tranquilla finalmente, era proprio
quello che ci voleva.
Finalmente riuscii a riposarmi a dovere (già
dormii quella mattina).
Nel pomeriggio invece venne a trovarci
nuovamente Shinichi. Quel ragazzo mi stupiva sempre! passò tutto il pomeriggio
a darci istruzioni su come comportarci il giorno dopo.
Ovviamente quella con cui parlo molto di più fu
Ai. Teneva troppo a lei per poterla perdere, si vedeva.
Quando come il giorno prima Shinichi se ne andò,
io e Ai cenammo e andammo a dormire.
Giorno 26
Quella mattina mi alzai presto, mi feci una
bella doccia e preparai il tutto per la sera. Me la presi con comoda e ci misi
si e no un'oretta a preparare me e i vestiti.
Nel pomeriggio invece vidi Ai travolta dalla
malinconia. Solo una lacrima riuscii però a solcare il suo bel visino. Sarei
voluto andare la e abbracciarla con tutto l'amore paterno che potessi darle, ma
pensai solo dopo che forse era meglio lasciarla da sola.
Quella sera ci trovammo davanti all'Hotel ed
entrati iniziammo a goderci la festa. Avevo messo dei vestiti di ricambio della
misura di un adolescente in macchina sia per Shinichi che per Ai, non si sa
mai. I due restavano sempre insieme, non si staccavano mai. Io mentre mi
rilassavo un po' con alcuni vecchi amici incontrati per caso li tenevo sotto
controllo per qualsiasi evenienza.
Le luci si spensero all'improvviso, una persona
fu uccisa e in meno di mezz'ora Shinichi riuscii a trovare il colpevole. Non mi
stupii del poco tempo che ci aveva messo per trovare la soluzione del caso.
Dopotutto lo conoscevo bene ed era parecchio famoso, quindi era ovvio che ci
riuscisse così velocemente.
Li vidi ad un certo punto parlare con una
cameriera dall'aria strana. C'era qualcosa in lei che non mi piaceva, anche se
sembrava una bellissima persona. Mi alzai velocemente dalla sedia su cui mi ero
seduto per riposarmi qualche minuto e iniziai a mettermi in allerta. Che sta
facendo Shinichi! Eppure lo sa che: uno, non deve parlare con gli sconosciuti;
due, non deve parlare con gli sconosciuti soprattutto ad una festa organizzata
da quei delinquenti!
Prese un cioccolatino e piano piano iniziai ad
avvicinarmi a loro. Anche Ai, probabilmente convinta da Shinichi, prese un
cioccolatino e dopo essersi congedata la cameriera se ne andò velocemente. Io
continuavo ad avvicinarmi ai due quando il peggio accadde. Iniziarono a urlare
e caddero a terra straziati dal dolore che provavano al petto.
La cameriera era una di loro.
Corsi dai due bimbi e li avvicinai a me.
Attirammo l'attenzione di molti, ma quella di cui mi preoccupai di più fu Ran.
Chiesi a Goro di tenerla ferma e lontana dai due piccoli, ormai presi tra le
mie braccia, mentre lei si disperava per sapere cosa avevano.
Mi distruggeva vederla così ma non potevo fare
altrimenti.
Svennero pochi minuti dopo tra le mie braccia e
corsi subito al parcheggio dell'Hotel. Li misi nella mia auto, lui davanti
seduto e lei dietro sdraiata. Coprii Ai con una coperta, sempre portata per
ogni evenienza, e le misi i vestiti accanto al corpo mentre Shinichi gli coprì solo
il necessario con i suoi vestiti da liceale. Pregando ogni divinità presente in
cielo perché nessuno dell'organizzazione li trovasse e uccidesse, tornai nella
sala della festa a controllare la situazione.