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Autore: Dark_S97    21/03/2015    5 recensioni
E se Lily dopo il divorzio con William avesse capito di non essere in grado di prendersi cura di Eric e Serena e li avesse dati in affidamento? E se loro passassero di famiglia in famiglia fino a quando un misterioso benefattore paga loro la retta della Constance Billard/ St. Jude? E se gli Humphrey vivessero ad Hudson?
Serena frequenta l'ultimo anno alla Constance e lì incontra i nostri altri personaggi preferiti di Gossip Girl. Diventeranno lo stesso il Non-Judging-Breakfast-Club? Che cosa succederà?
Entrate e lo scoprirete! Buona lettura!
NS, BC, accenni NB. Possibile (ma spero di no) OOC.
ATTENZIONE: STORIA INCOMPIUTA.
Dal prologo:
Papà che esce di casa e non torna.
Uomini a caso che entrano ed escono da casa nostra.
Un uomo che porta via la mamma.
Un uomo elegante che porta me ed Eric in un orfanotrofio.
Decine di famiglie non degne di questo nome che ci accolgono ma ci ignorano.
L'alcool come unica distrazione.
La mia fuga.
Sirene accecanti e la polizia che mi riporta indietro.
Le cicatrici sui polsi di Eric.
Queste immagini si mostrano nei miei sogni ogni volta che chiudo gli occhi e questa notte non fa eccezione.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Erik Van Der Woodsen, Nate Archibald, Serena Van Der Woodsen | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass, Blair Waldorf/Nate Archibald, Nate Archibald/Serena Van Der Woodsen
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Capitolo 16.
 
Serena.

La mia vita è stata tranquilla dal giorno in cui ho accettato di andare al ballo con Nate: giornate di film e passeggiate con Blair (quando non era attaccata a Chuck), gare alla Wii con Nate, cucinare con Eric e incredibilmente nessun segno di Chuck attorno a me. Ho passato il mio tempo libero a divertirmi, senza dovermi preoccupare di nulla, nemmeno di Nate, è chiaro che andremo al ballo insieme solo come amici. Persino andare a scuola -svegliarmi quando il sole non è ancora sorto, farmi cinquanta minuti di metropolitana piena di gente anche puzzolente, sorbirmi lezioni noiose, dover sopportare il freddo newyorkese- non è poi così male ora che non si tratta più di Serena Van Der Woodsen contro il mondo intero.
Ma si sa che quando tutto va bene, qualcosa deve succedere, per cui la mia sorpresa è minima quando una segretaria viene a chiamarmi in palestra dicendomi che la preside Queller desidera vedermi. Cosa sarà? Mi espellono perché i miei voti non sono il massimo? O perché non posso permettermi il college? O perché la persona che mi paga la retta non la vuole più pagare?
Mi sistemo i capelli sciogliendo e rifacendo la coda in cui li ho tenuti legati, mi liscio la divisa da ginnastica. Ma io dico, perché dobbiamo fare ginnastica in minigonna?! Quando ho un aspetto più o meno decente, mi avvio verso l'ufficio. Ad ogni passo il mio cuore batte più veloce e quando sono davanti alla porta sento che il mio petto sta per esplodere. Busso -mi ci vuole tutta la mia forza di volontà per non sfondare la porta- ed entro. L'espressione della preside è dispiaciuta. Cavolo. Deve essere qualcosa di grave per aver sciolto quel pezzo di ghiaccio.
"Buongiorno signorina Van Der Woodsen, l'ho chiamata quest'oggi per annunciarle una notizia alquanto sconcertante" dice con tono lento. Vorrei urlarle di arrivare al punto. "Si tratta di suo fratello. Si è sentito male, la sua temperatura corporea è molto alta, lo stiamo portando in ospedale."
Mi serve qualche secondo per elaborare l'informazione. Eric sta male. Eppure stamattina sembrava tutto a posto. Che cavolo...? Non può essere. No.
La Queller ha appena il tempo di pronunciare la parola infermeria che le mie gambe iniziano a correre d'istinto, mi sembra di essere lenta, fin troppo. In infermeria Eric è seduto su un letto, è appoggiato al muro con gli occhi chiusi, le gambe contro il petto, il viso ceruleo.
"Sono venuta appena ho potuto." gli dico "Come stai?"
So già la risposta. Male. Non l'ho mai visto così, è spaventoso.
"Ho le fitte alla pancia, nausea, vomito, freddo, febbre... Una Pasqua."
Gli metto una mano sulla guancia. Scotta troppo. Prendo una pezza bagnata e gliela passo sul viso. Gli dico che andrà tutto bene. Lo dico a me stessa mentre trattengo le lacrime. È il momento di fare la sorella maggiore. Ma perché essere forte è così difficile? Sembra tutto come un sogno, o meglio un incubo. Sembra tutto distante, avvolto dal buio di una giornata nuvolosa.
I paramedici arrivano e caricano Eric sull'ambulanza.
Non sembra vero.
Li seguo.
Andrà tutto bene.
Quando sono uscita mi accorgo di essere in maniche corte e minigonna e di aver lasciato la giacca e il telefono nell'armadietto.
Chissà se la morte è così fredda.
Rispondo alle domande del paramedico.
Come si fa a sopportare tutto questo?
Arriviamo in ospedale.
Bianco slavato.
Aiuto Eric a cambiarsi. Lui va a vomitare.
Gli ospedali non sono divertenti come nelle serie tv.
Gli fanno un'ecografia per capire cos'ha.
Andrà tutto bene.
Gli assegnano un letto e gli mettono una flebo nel braccio pieno di cicatrici.
Tagli nella carne.
Gli tengo la mano e gli canto una ninna nanna come quando eravamo piccoli. E lui non ha nemmeno la forza di lamentarsi di quanto canti male.
Perché non ci sono io al suo posto?
Ingoio il magone, ancora ed ancora.
Arrivano i risultati dell'ecografia: appendicite. Deve essere operato d'urgenza per evitare che vada in peritonite. Non so come riesco ad alzarmi in piedi, dargli un bacio sulla fronte e dirgli che tra poco starà meglio.
E poi il tempo sembra rallentare per non passare mai. La paura dell'ignoto, di quello che succede dietro la porta che separa questa sala d'aspetto e la sala operatoria mi lascia impotente. Mi costringe a stare seduta a guardare il vuoto, a sperare di non perdere la persona che mi conosce più bene al mondo. Che mi ha accettata con tutte le imperfezioni senza scegliere. Che mi ha perdonata per qualcosa di gravissimo.
Ripenso a quella notte. Quando ho ricominciato a parlare. Avevo deciso che il silenzio sarebbe stata la mia punizione, non avevo più provato ad andare da Eric, aveva tutte le ragioni del mondo per non volermi più vedere. Ma poi lui è venuto con un piatto di fagioli. Si è seduto sul mio letto in quella stanza-prigione dell'Ostroff e mi ha detto che li potevo mangiare io, siccome lui li odiava, che era stanco di essere arrabbiato con me, che avrei dovuto portarlo con lui quando sono scappata. Abbiamo fatto quella promessa e gli ho promesso che non me ne sarei più andata.
Non voglio che sia lui quello ad andarsene. Tutti questi anni ho fatto tutto il possibile per lui. Se non ci sarà più, che cosa farò?
Una giacca sulle spalle. Due occhi blu preoccupati. Nate.
"Fa un po' freddino per quell'outfit, no?" esclama lui.
Faccio spallucce.
Nate si siede accanto a me.
"Come sta?"
"Appendicite. Lo stanno operando, ma ci stanno mettendo troppo... Ho paura che..." l'operazione stia andando male. La mia voce si spezza, le lacrime scendono copiose.
Le braccia forti di Nate mi circondano. Nascondo il viso sulla sua camicia. Il suo profumo famigliare mi rassicura. Mi accarezza piano i capelli e il senso di paura diminuisce.
"Prendetevi una stanza!" dice una voce maschile che riconosco essere di Chuck Bass.
"Stai zitto, Chuck!" replica la voce di Blair.
"Ciao, B! E.. Ciao Chuck." saluto io tirandomi su e asciugandomi la faccia.
"Ciao." dice Nate con tono freddo.
"Cercherò di ignorare quel saluto, Archibald. Come sta, S?" mi domanda Blair.
Spiego la situazione. Blair si siede accanto a me e Chuck si siede vicino a lei.
"Andrà tutto bene. Aspettiamo con te, S." mi dice Blair.
Se non mi sentissi così, sorriderei.
"Fantastico" borbotta Nate. Visto dall'esterno sarebbe una scena mezza comica: quattro persone, una con una giacca più grande di lei, uno che guarda male gli altri due che si amano-odiano. Wow. Comunque questa cosa deve finire, è ridicola.
"Nate, perdonali." dico con tono fermo. O meglio, quello che dev'essere un tono fermo. Ma è difficile se si è terrorizzati ed infreddoliti.
Nate alza un sopracciglio.
Scatto in piedi come una molla: "Archibald, tu e il tuo "mihannotraditoblabla" mi hanno rotto le scatole, non me ne frega niente! C'è gente che ha problemi più seri!"
Mi accorgo troppo tardi di star sembrando una pazza sclerotica. "Per favore." aggiungo cercando di rimediare.
Il mio istinto mi dice di andarmene, ma non posso.
"E va bene." sospira Nate. "Pace?" domanda porgendo la mano.
Neanche il tempo di dirlo e si ritrova stritolato nell'abbraccio dei due cuori di ghiaccio calcolatori di Manhattan.
"Hai un futuro da cupido, Van Der Woodsen." si complimenta Chuck.
Il tempo passa comunque lento, ma forse meno di prima.
Finalmente dalla sala operatoria esce un'infermiera: "Abbiamo avuto complicazioni con l'anestesia, ma adesso è stabile. Tra meno di una settimana potrà tornare a casa."
Grazie al cielo! Sì! Sì! Sì! Abbraccio Blair, Nate (e anche Chuck).
"Posso vederlo?" chiedo all'infermiera.
"Sta dormendo. Si sveglierà tra un paio d'ore, ma sì, può vederlo."
"Grazie." le sorrido.
"Hai mangiato, S?" mi domanda Blair.
"No, Blair. Ho fame!"
"Bene, io e Chuck andiamo a prendere del cibo."
I due castani vanno, mentre io e Nate andiamo nella stanza di Eric. Sembra così piccolo quando dorme tra quelle lenzuola bianche.
"Hai visto? È andato tutto bene." dice Nate sorridendo.
"Sì, sono contenta." rispondo sorridendo anch'io.
Ci sediamo sulle sedie accanto al letto.
Alle nostre spalle una voce di donna ci chiama: "Serena! Nathaniel!"
La signora Bass. Io e Nate la salutiamo. Ha in mano dei fiori colorati.
"Avete visto Charles? Volevo dirgli che ho trovato qualcosa che potrebbe mettere al ballo." domanda lei.
"È uscito con Blair... Ha fatto tutta questa strada per questo?" chiedo un po' confusa.
Nate si schiarisce la voce. Lo guardo in modo interrogativo, ma è troppo tardi.
"Mia madre viene qui a fare la radioterapia. Ha un tumore."
"Mi dispiace, io non volevo..." borbotto imbarazzata.
"Non importa... Almeno questo mi ha fatto capire che tengo a lei."
"Quei fiori sono per lei?" domanda Nate.
"Oh questi? In realtà ne ho preso un mazzo in più per Eric." esclama porgendomeli.
Rimango a bocca aperta, è Nate a ringraziare per me. La signora Bass sembra voler aggiungere qualcos'altro, ma non lo fa. Ci saluta dicendo di riferire a Chuck il messaggio.
Più tardi io, Nate, Chuck e Blair mangiamo allegramente. È tutto a posto. Rimaniamo a chiacchierare con Eric dopo che si è svegliato, poi quando l'infermiera ci viene a dire che l'orario di visite è finito, salutiamo Eric e usciamo. Nate si offre di accompagnarmi a casa. Accetto volentieri perché sono stanca. Entro nella limousine e mi appoggio al finestrino chiudendo gli occhi. È stata una giornata lunghissima. Mi appisolo. Sento Nate scuotermi piano la spalla.
"Siamo arrivati."
Appena metto piede sull'asfalto capisco che non voglio stare sola.
"Nate?"
"Sì?"
"Resti con me?"
"Sempre."*

*citazione tratta da The Hunger Games: Catching Fire :P

 

Serena's corner.
Ehilà! Lo so, sono in ritardo di quarantamila anni, scusate! Sì, la causa è la scuola D:
È primaveraaaaaaaaaaaa yeah ma è nuvoloso -.-
Il capitolo è... boh di passaggio? E Serenatoso.
Credo che nel prossimo ci sarà il famoso ballo... Oppure no ahahha
Aspetto le vostre recensioni.
xxo, -S
   
 
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