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Autore: La Fe_10    21/03/2015    1 recensioni
Regola n. 25 degli shinobi:" Non importa la situazione, uno shinobi non de ve mai espirmere le sue emozioni"
Ma cosa hanno provato davvero?
Ecco quindi una raccolta di Os per le emozioni di ogni personaggio, gli stessi che ci hanno emozionato il 15 lunghi anni.
Per ognuno un colore, una canzone e i lori pensieri!
I personaggi finora trattati sono nell'ordine:
-Sasuke
-Naruto
-Madara
-Itachi
-Sasuke
-Jiraiya
-Juugo
-Zabuza
-Gaara
-Team 7
e a seguire tanti altri ancora!
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Itachi, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio, Naruto Shippuuden
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IL MIO GIORNO PIÙ BELLO DEL MONDO

 

 

Ricomincia nella notte questa storia troppe volte

E ha tirato botte

Colpi bassi mentre vivo

Che mi tolgono il respiro

E mi danno la certezza che mi ostinerò a mancarti senza raddrizzare il tiro

 

 

«Aggrappati alla vita fratellino, continua a vegetare»

Quella frase rimbombava nella sua testa, non ne poteva più.

Voleva solo urlare, non ce la faceva più, voleva solo pace, basta sangue. Non voleva più rivedere i cadaveri dei suoi genitori, Itachi sporco del sangue della loro famiglia, quelle immagini non volevano lasciarlo solo, basta. Basta!

Gli sembrava di impazzire, di aver sprecato tempo, di non essere abbastanza... non lo sapeva nemmeno lui come sentirsi. Si sentiva solo, tremendamente solo. Tremendamente vuoto.

Lui chiedeva solo un po' di pietà, anche solo per poco, per dormire, per crollare, per lasciarsi andare in un paradiso felice, in cui Itachi non aveva fatto quello che aveva fatto.

Ma i suoi incubi urlavano sangue e disperazione.

Per lui non c'era più vita, c'era solo vendetta contro un fratello che si ostinava a mancargli e che continuava ad odiare. Ma era davvero odio? Non sapeva a cosa aggrapparsi se non a quel maledetto pontile, mentre le sue parole gli rimbombavano nella testa, affondava nella sua anima e nel suo cuore lacerandolo dentro, togliendogli il respiro, così tanto che non sapeva nemmeno dare un senso a quel suo muoversi della cassa toracica.

Morire sarebbe stato più semplice, non si sarebbe sentito così in colpa per essere sopravvissuto.

Ma lui rimaneva lì a fissare quello specchio d'acqua, odiandolo, odiandosi per quel viso troppo simile che aveva perché gli ricordava il volto di colui che aveva imparato ad adorare come solo un fratello minore può fare.

E ricacciò la testa contro la ginocchia lasciandosi andare al suo baratro di memorie in bianco, nero e rosso.

Il rosso del sangue, il rosso degli occhi di suo fratello.

“Nii san... perché?”

Quante volte avremmo detto con fermezza che tra noi era finita

Da domani ricomincia un’altra vita

Tranne poi tornare dove siamo stati sempre certi di trovarci

Siamo sempre stati forti

 

Sasuke non era più quel ragazzo.

Non era più il ragazzo moro e misterioso della quale si era innamorata.

Non era più il suo compagno di team un po' scorbutico, sempre con le mani in tasca, a camminare con quell'andatura un po' ricurva, come se le sue spalle avessero trasportato pesi troppo ingenti per un ragazzo della sua età. Con quel sorrisetto sulle labbra, quasi di scherno, ma che faceva capire come lui notasse la gente.

Non aveva più quello sguardo scuro e profondo che però, attento, si posava su una persona, studiava ogni cosa, ma che inaspettatamente sapevano nascondere quella nota di sarcasmo, a volte un po' troppo pungente, ma che comunque era sempre caldo.

Davvero, davvero poche volte gli occhi di Sasuke si posavano su qualcuno, sembravano sempre guardare oltre, immersi in un ricordo, persi verso un passato doloroso, puntati sulla persona che voleva uccidere. Quel proposito gli aveva sempre gelato il sangue nelle vene. La sua freddezza e solennità nel pronunciare quelle parole, troppo taglienti per un ragazzo della sua età.

All'inizio non guardavano nemmeno lei.

Ma poi erano diventati un vero team, e Sasuke aveva cominciato a notarla. Ricordava ancora quegli occhi profondi mentre la voce fin troppo matura gli sussurrava un "grazie" spezzato.

Quel Sasuke non esisteva più, ora c'era un qualcuno che non riconosceva, un folle che non poteva altro che fare danni. Doveva morire.

Perché in fondo quel Sasuke, il loro Sasuke... se n'era andato. Li aveva abbandonati. Quel ragazzo era qualcun altro, quegli occhi freddi come il ghiaccio non erano i suoi. E quel mostro doveva morire, perché era meglio così.

Allora perché aveva esitato? Aveva deciso che non era lui, allora perché il kunai si era fermato? Lui non era Sasuke, lui non era più Sasuke.... ma era lui, i suoi occhi, i suoi capelli, la sua voce roca. Era lui. Si erano ritrovati, ma non come aveva sempre voluto. E ora li guardava fronteggiarsi. Erano sempre stati forti, loro. Ma lei no.

Era destinata solo a guardarli.

 

A lasciarci negli abbracci

A proteggerci dai sassi

A difenderci dagli altri

A lasciarci i nostri spazi

A toccare con un dito questo cielo che spalanca l’infinito

Quante volte ci ha deluso

E quante volte ci ha sorriso

 

Non giocare con lui. Non gli parlare, non lo guardare, vieni via.

 

Naruto aveva sempre sentito quelle parole sussurrate mentre tutti lo lasciavano da solo. Sempre da solo. Non riusciva a capire perché succedesse sempre, eppure lui non faceva nulla di male. Ma la gente era cattiva, e continuavano a scagliargli contro quelle parole come sassi, lo lapidavano con la solitudine, e lui aveva solo imparato a difendersi. Se tutti lo evitavano, allora lui avrebbe preteso la loro attenzione, non si sarebbe lasciato abbattere, avrebbe continuato a ridere, anche se dentro le ferite che tentava di leccarsi inutilmente continuavano a sanguinare. Ma lui avrebbe sorriso, sempre sorriso.

Poi era arrivato Sasuke Uchiha, che da quel pontile gli sorrideva, ne era sicuro.

Poi Iruka, che gli offriva la cena.

Poi Sakura Haruno, che non gli avrebbe mai dato un appuntamento, ma che continuavo a sorridergli, a parlargli.

Poi era arrivato Kakashi Hatake, che lo rimproverava sempre, ma che avrebbe dato la vita per difenderlo. Per lui, la volpe a nove code?

Eppure erano sempre lì per lui. Non sapeva se ci sarebbe mai stato qualcosa tra lui e Sakura, ma sapeva che era parte della sua famiglia. Come Kakashi, come Iruka.

Come Sasuke.

Si chiese cosa stesse facendo quella sottospecie di fratello cocciuto che si era ritrovato. Ma non poteva prendere qualcuno con un carattere migliore? Si dice che i parenti non si scelgono, e così era per lui e Sasuke. Non si erano scelti, semplicemente erano.

Allungo la mano verso il cielo, le dita tese verso le stelle. Se solo fosse rimasto, avevano infinite possibilità di essere felici, di ricostruire quello che il destino beffardo gli aveva portato via. Strinse il pugno. Lo avrebbe riportato indietro, anche a costo di prenderlo a calci. Aveva sempre avuto molto delusioni, ma anche tante soddisfazioni.

Ce l'avrebbe fatta, lo sapeva.

Come te che mi hai dato

Il mio giorno più bello nel mondo

L'ho vissuto con te

Solo tu mi hai donato

Un sorriso che nasce anche quando un motivo non c'è

E da quando c'è stato sembra schiudere tutte le porte

Sembra schiuderle tutte le volte

Che sto

Con te

 

 

«Non sei curioso di vedere cosa c'è sotto la maschera di Kakashi?»

Perché quando erano insieme funzionavo, perché si accettavano. Sakura dimenticava di essere la bambina solo un po' secchiona, Sasuke scordava Itachi e Naruto la volpe. Insieme, solo insieme potevano vivere come normale dodicenni, respirare in una delicata bolla d'aria in cui tutto era perfetto e non c'erano passati dolorosi a cui far fronte.Si completavano, tutti e tre. Insieme. Sasuke non aveva più quello sguardo pericoloso che spaventava persino Naruto. Naruto non soffriva più per la solitudine. E Sakura poteva guarda i due ragazzi della sua vita punzecchiarsi tra loro, farsi i dispetti, e poi girarsi, mentre la guardavano. Loro sorridevano, e la guardavano. La aspettavano. Sasuke aveva le mani in tasca, Naruto le braccia incrociate dietro la nuca, e sorridevano. E Sakura rideva, camminando con loro.

Perché insieme potevano anche smettere di essere l'anello debole, l'ultimo degli Uchiha, il jinchuuriki. Insieme erano solo dei genin che potevano dedicarsi alla cattura di gatti o alla missione impossibile di scoprire il volto di Kakashi.

Insieme erano il team 7.

Non lasciamo che sia il tempo a cancellarci senza un gesto

Far la fine dei graffiti abbandonati alle pareti

Lentamente sgretolati dalla pioggia e dal calore

Le stagioni passavano e lei era da sola a Konoha.

Naruto era partito con Jiraiya. Sasuke era un traditore. Il suo team, la sua preziosa famiglia, i suoi due ragazzi... tutto era perduto. Non si era lasciata tempo per pensare, per soffrire. Tsunade era una maestra impietosa, i suoi allenamento erano letteralmente sfibranti, ma andava bene così. Non voleva pensare che il team sette si era... non riusciva a dirlo. Non doveva dirlo. 

Naruto non l'avrebbe lasciata da sola, Sasuke sarebbe tornato e tutto sarebbe andata al suo posto. Non c'era tempo di soffrire, non c'era motivo di soffrire. Tutto sarebbe andato a posto, tutto si sarebbe sistemato. E così le ore passava. E poi le ore divennero giorni, mesi, stagioni. E la loro fotografia si faceva sempre più sbiadita, ma a Sakura non importava: erano giovani, il tempo non mancava, Ne avrebbero scattate altre, tante altre, anche migliori. Magari una in cui Naruto non guardava male il moro; magari una in cui Sasuke avrebbe sorriso all'obbiettivo. Una in cui lei avrebbe abbracciato entrambi per non farli andare mai più via.

Il ritorno di Naruto aveva spezzato quell'idillio incantato in cui la sua stessa mente si era rinchiusa. Quel tornado del biondo era tornato, ma non sarebbe stato lo stesso per Sasuke. Lui non se n'era andato solo per allearsi un po', lui li aveva lasciati. Lei lo sapeva, Sasuke l'aveva lasciata, le sue azioni parlavano chiaro, ma la sua mente le aveva giocato quel brutto tiro solo per aiutarla a non affondare nel dolore mentre era sola. Ma ora Naruto era tornato, un pezzo il team sette c'era, ora dovevano solo recuperare il loro terzo elemento. Potevano farcela insieme, erano una famiglia, avrebbero ripreso l'Uchiha testardo.

Sasuke sarebbe tornato.

Fino a quando c'è uno stronzo che passando li rimuove

Senza avere la certezza di aver dato tutto

La rabbia prese il sopravvento su di lui: Sasuke non era proprietà di Orochimaru!

Sasuke era di Konoha, Sasuke era di Kakashi, di Sakura, era suo, era un membro del team 7!

Sentì la rabbia montare nel suo stomaco, la voglia di uccidere... no, di sbranare quel viscido di Orochimaru era impareggiabile. Sentiva l'ira montare come non mai, i sentimenti della volpe mischiarsi ai suoi in un ibrido di voglia di sangue, del suo sangue.

Sasuke non era suo, non lo era!

Quello stronzo, chi si credeva di essere?! Era venuto un giorno, aveva interrotto i loro preziosi esami chunin, e lo aveva allontanato da loro. Facile prendersela con dei ragazzini, non è vero? E ora? Erano il team 7, lui aveva osato intaccare la loro unità, se l'era presa quando non avevano chance, e ora? Voleva solo mostrare tutta la sua ira, che provasse a fare qualcosa contro la volpe a nove code se voleva! Chi era lui per stracciare il loro passato? Chi era lui per portargli via il loro amico, suo fratello? Eppure con un morso lo aveva infettato e Sasuke era caduto in preda al suo passato e alla sua brama di potere.

Sasuke.. lui non era cattivo. Gli erano capite solo tante brutte cose. Loro erano diversi, e Itachi non gli aveva dato la possibilità di abbandonare il passato.

E quel bastardo se n'era approfittato. Li aveva attaccati quando non potevano difendersi, lo aveva morso, infettandolo con quel suo veleno malvagio e aveva insidiato il dubbio nel cuore di Sasuke. Si malediceva per non essere stato abbastanza forte. Era maledetto? La sua famiglia senza volto, il Sandaime... era destinato a perdere coloro che amava?

Ma per Sasuke c'era ancora speranza. Lui lo avrebbe salvato, anche se gli avesse strappato le braccia, le gambe, tagliato la testa, cavato gli occhi. Sasuke era parte della sua famiglia e non avrebbe mai rinunciato a lui. Orochimaru non era nessuno per cancellare il loro passato, il loro legame. Aveva voluto sfidarli, strappare loro un pezzo di famiglia? Allora sarebbe bruciato nel suo chakra maledetto fino che non ne sarebbe rimasto più nulla!

Prima di mollare, di tagliare corto

Di imboccare quella strada senza più un rimorso

Fino a quando arriverà qualcuno che starà al mio posto

 

Lui ci aveva provato, lo aveva fatto. Davvero. Ma andare avanti non era possibile, non faceva parte del suo destino. Lui era sopravvissuto per rendere onore alla sua famiglia, per uccidere Itachi. Lui era un vendicatore. Era cresciuto con questa idea, ci aveva convissuto fino ai dodici anni con il solo intento di migliorare. Migliorare, migliorare, migliorare, non c'era altro per lui. Era sopravvissuto solo per rendere giustizia al suo clan. Poi era arrivato il team 7.

All'inizio non ne era felice: erano solo palle al piede, ostacoli, lui doveva sconfiggere Itachi, suo fratello era già ANBU alla sua età, non poteva permettersi di perdere tempo con un team. Ma Naruto era insistente, Sakura parlava sempre troppo, e Kakashi, oh, quanto adorava stuzzicarlo quell'uomo! Si erano insinuati nella sua anima, nelle ossa, sotto pelle. Sakura cercava sempre di farsi notare da lui in mille modi. Con Naruto era una continua sfida, gare che lui coglieva con piacere. Di tutto per dimostrare a Kakashi di essere il migliore. Quegli insopportabili tre si erano fatti strada nella terra bruciata che si era volutamente fatto intorno, tutto pur di non sentirsi più così ferito dalla perdita di qualcuno.

Si era illuso. Si era illuso di essere felice. No, si lui si sentiva davvero felice, si era illuso che tutto quello potesse durate, ma non era così. E Itachi aveva messo sottosopra tutto il suo universo, un'altra volta.

Lui non poteva essere un ragazzino come tutti gli altri.

E una volta svegliatosi, quella consapevolezza  lo colpì con un calcio nello stomaco. Che fosse stato di tutti Naruto a cercare Tsunade per farlo riprendere rendeva quella verità ancora più inaccettabile. Gli eventi si erano susseguiti così veloci, come un pellicola con il fast forward, e lui sapeva che a Konoha non poteva più rimanere. L'offerta di Orochimaru non gli era mai sembrata così allettante. Era stata la decisione più difficile della sua vita, ma era stata davvero una decisione? Si era limitato a vivere quel momento con il pilota automatico, convinto nel non chiedersi che strada stava lasciando, perché in fondo sapeva che si stava negando la possibilità di essere felice. Se anche un solo rimorso lo avesse sfiorato si sarebbe tirato indietro. Poteva dire quello che voleva, ma non era vero che stava partendo di notte per non essere contraddetto. Era solo perché non voleva pensare, era solo perché non voleva soffrire. La sua mente cancellò per proteggersi tutto il passato, tutto il team sette. Una taglio netto. Le fratture composte guariscono più in fretta delle altre. Doveva solo pensare al potere, solo a quello. Una volta scelta una strada, lui l'avrebbe percorsa fino alla fine, si conosceva.

Ma non aveva messo in conto che quei due pazzi avrebbero tentato di seguirlo.

Con Sakura era stato facile. Lei voleva andare con lui, così l'aveva colpita a tradimento, crogiolandosi nell'illusione di farlo per il suo bene.

Con Naruto era stato più difficile. Lui voleva fermarlo, era pronto a farsi fare a pezzi. Così era diventata l'ennesima gara, era l'unico modo che aveva per rendere tutto quello sopportabile, fattibile. Lo aveva sfidato a modo suo a chi era il più forte, arginando i suoi ricordi, rinchiudendoli nell'angolo più remoto del suo cuore, protetti dalla brama del potere. Il segno maledetto iniziò a propagarsi come un morbo aiutandolo in quell'impresa.

Niente ricordi, niente rimorsi.

Ma se doveva essere sincero, completamente onesto con se stesso, il suo legame con il team sette si era spezzato quando aveva visto di essere stato sostituito da quello che sembrava essere la sua brutta coppia. In un secondo strinse Naruto a sé. Ora non erano davvero più niente. Non era più il bambino che aveva stordito l'amichetta che gli moriva dietro fin dall'accademia. Non era più il moccioso che si sfidava a gare infantile con il suo migliore amico -perché riusciva a dirlo solo dopo così tanti anni?-

Sentì un crac violento. Aveva sempre desiderato quel taglio netto, quella frattura.

Non aveva mai riflettuto sul fatto che il cuore non era un osso. Una volta rotto non guarisce, ma continua a dolere.

 

A lasciarci negli abbracci

«Guarda che fronte alta!»

E Sakura piangeva mentre tentava di nascondersi dietro una frangia sempre più lunga.

A proteggerci dai sassi

«Mostro, vattene, andiamo via, non guardarlo»

E Naruto continuava a ridere, anche se la sua anima implorava una tregua da quei macigni che gli piovevano addosso ogni giorno, reo di un peccato a lui sconosciuto.

A difenderci dagli altri

«L'ultimo degli Uchiha. Suo fratello, così talentuoso. Anche lui farà la stessa fine? Clan maledetto, gli Uchiha»

E Sasuke continua a fissare il suo riflesso nello specchio immobile d'acqua, spaventato di scorgere Itachi ne suoi lineamenti.

 

A lasciarci i nostri spazi

 

E in quella società cattiva si erano ritagliati uno spazio tutto loro, fino a che si erano ritrovati formando quella specie di famiglia, quattro lettere e uno numero, che per loro rappresentava tanto... forse tutto?

 

A toccare con un dito questo cielo che spalanca l'infinito

 

Si toccò la fronte, per poi alzare il braccio contro il cielo, una distesa azzurra con tante nuvole bianche. Tese la mano verso l'alto, quasi ha catturare i raggi del sole nella speranza che potessero scongelare il gelo che sentivano dentro.

Quante volte ci ha deluso

Ci aveva messo tanto a trovare un suo equilibrio, a sentirsi più sicura. Ma Sasuke era perduto, e Naruto era sempre più lontano. Sasuke si stava crogiolando nella sua follia, nel suo dolore, e lei non poteva fare niente. Naruto si stava avvelenando il sangue nel mantenere una promessa impossibile, e lei non poteva fare niente.

Perché era dovuto succedere al suo team?

E quante volte ci ha sorriso

Ma si erano trovati, questo era l'importante. Erano legato a doppio filo loro tre. Loro erano il team 7. Era solo questione di tempo e sarebbero tornati ad esserlo.

Come te che mi hai dato

Il mio giorno più bello nel mondo

L'ho vissuto con te

E' con te che è iniziato

Il mio viaggio più bello nel mondo io l'ho fatto con te

E' un sorriso che è nato

Sembra schiudere tutte le porte

Sembra schiuderle tutte le volte

Che sto

Con te

Così era scoppiata una guerra senza che se ne accorgessero.

Sakura si era ritrovata sola ancora sola, all'improvviso. Sasuke era sparito dopo il summit, ancora schierato dalla parte sbagliata. Naruto aveva seguito Killer Bee. E lei era ancora sola. Le cose continuavano a peggiorare, Madara non era Madara, quello vero teneva testa ai cinque Kage, cosa fare contro l'uomo mascherato? E Naruto era tornato, più forte che mai. Ma non bastava, non bastavano solo loro due. I team sono composti da tre persone per un motivo, e lui mancava, lui mancava!

 

Si sentiva quasi al limite, ma lui non avrebbe mai abbassato la testa, non dopo la morte di Neji.

Sakura lo curava mentre stringeva i denti. Non bastava, non era abbastanza. Erano sempre stati un ottimo duo, lui e Sakura. Imbattibili con tutti gli altri. Ma in quel momento lui non era abbastanza. Quella situazione era impossibile. Eppure lui era un esperto di situazione impossibili, tutto quello che lui aveva fatto lo era. Persino la sua prima missione. Ripensò ad Haku. Se non fosse stato per lui... In un attimo gli occhi azzurri di suo padre gli furono davanti, le sue labbra che componevano dei suoni incredibili. Il suo amico stava tornando.

Sasuke stava tornando.

Eravamo solo due perduti amanti

Quando l'universo ha ricongiunto i punti

Sole luna, caldo freddo in un secondo solo

Quando finalmente riprendiamo il giro

E' una sensazione che mi sembra innata come se con me fossi sempre stata

Come se ti avessi sempre conosciuta

Ma la meraviglia è che ti ho incontrata

Erano di nuovo insieme, il team 7. L'uno al fianco dell'altro, i ninja più forti e temibili di tutta la nazione. Almeno questo era ciò che vedevano tutti. Per loro era solo un ritrovarsi, un combattere insieme, il riunirsi di un puzzle di cui si erano persi i pezzi. Era bastato uno sguardo, e avevano iniziato a combattere come se non avessero mai smesso. Spalla contro spalla, abbattevano un nemico dopo l'altro fino a quando, di muto accordo, usarono la tecnica che aveva consacrato alla leggenda i loro maestri prima di loro. Con un sincrono perfetto la freccia di Sasuke, composto dalla stessa materia della sua anima, ardente fuoco nero come la pece, aveva incontrato il Raseshuriken di Naruto a metà strada, sferzando di un insidioso vento bollente il corpo del decacoda.

Sakura, mentre curava tutti, osservava i due ragazzi della sua vita, diversi come il sole e la luna, combattere come aveva fatto un'eternità prima. Erano un trio perfetto, sembrava che combattessero da millenni insieme, come se si fossero sempre conosciuti. Le sorti della battaglia erano cambiate ancora, ma non loro. In quel mondo interdimensionale avevano sfidato la sorte, aveva sfidato una divinità, e l'aveva affrontata insieme, l'avevano sconfitta, insieme.

Era un miracolo come loro si fossero incontrati.

E sei tu che mi hai dato

I miei giorni più belli nel mondo li ho vissuti con te

Solo tu mi hai donato un sorriso che nasce anche quando un motivo non c'è

Sembri schiudere tutte le porte

Sembri schiuderle tutte le volte che sei con me

Sembri schiuderle tutte le volte

Che sto

Con te

 

Sasuke l'aveva stordita un'altra volta, ma quando li rivide, sdraiati a terra, nel loro sangue, seppe che stavolta era davvero tutto a posto. Naruto con la guancia gonfia sorrideva, mentre un lacrima sembrò scendere dall'occhio pesto di Sasuke. Sakura tocco i loro monconi.

Stupidi testardi. Con qualche giramento i due si misero a sedere.

Si guardarono.

 

Delle settimane erano passate, anche se non sembrava affatto. Stavano tutti bene, erano alle porte di Konoha. Sasuke se ne stava andando, ancora.

Sakura soffriva.

Anche per Naruto era la stessa

E per Sasuke.

Ma ora giocavano tutti e tre una mano scoperta: lo sapevano. Lì, insieme. Sasuke che guardava Sakura, Naruto che guardava Sasuke con la schiena appoggiata ad un albero, semi nascosto dalle sue fronte; Sakura, che guardava i due stringersi la mano attraverso quel coprifronte, facendo pace con la loro infanzia a metà.

 

Il team 7 era tornato.

 

 

Note finali:

Salve a tutti!

Ho notato che nessuno a recensito la song su Gaara... non vi è piaciuta proprio? Vi ricordo che le recensioni esistono anche per farmi sapere quanto la storia non vi è piaciuta: non fatevi scrupoli, mi raccomando, voglio sapere tutti i vostri pareri!

Ecco qui una storia su tutto il team 7 sulle note di "Il mio giorno più bello del mondo" di Francesco Renga: la prima canzone italiana della raccolta!

 

Per chi dovesse essere fan del sasunaru, informazione di passaggio: ho scritto un au su di loro, All'ombra del salice, per cui se ne avete voglia date un'occhiata!

Stavolta niente indizi: non so proprio su chi scriverò la prossima volta, sarà una sorpresa. 

Spero davvero che questa possa piacervi guys,

baci,

Fe

 

 

  
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