Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: Lory221B    22/03/2015    5 recensioni
Raccolta di one-shot Johnlock, di genere vario.
Aggiunta la 13) "Oh what a night": perchè Sherlock ci ha messo così tanto a capire?
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di sir A.C.Doyle, Moffatt Gatiss BBC ecc.; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro per il mio puro divertimento

Save the last dance for me


- Il sospettato deve essere per forza lì dentro, Sherlock ci ha dato questo indirizzo - affermò Lestrade indicando un locale.

- In un Night Club? - chiese John titubante.

- Sì, qualche problema, John? -

- No, no...tutto ok - rispose perplesso, gli sembrava quantomeno strano immaginare Sherlock appostato in un night club.

I due entrarono spediti, John aveva già la mano alla pistola, pronto all'azione, quando si trovò davanti Mike Stamford, Anderson e altri colleghi della clinica.

- Sorpresa! - gridarono in coro. Solo allora notò Sherlock in disparte, intento a guardarsi la punta delle scarpe.

John si voltò verso Greg, cercando una spiegazione a quella "imboscata", dato che non vi era alcuna ricorrenza da festeggiare.

- Sai, ti abbiamo visto un po' giù ultimamente e abbiamo pensato che poteva essere divertente - strizzò l'occhio Lestrade.

Sherlock sollevò eloquentemente un sopracciglio - Io ero contrario a questo, secondo me un bell'omicidio ti avrebbe risollevato il morale più di una serie di ragazze che sculetta strusciandosi su un palo. Ma a quanto pare è un pensiero esclusivamente mio -

John pensò che doveva sembrare davvero disperato se avevano deciso per quel pronto intervento di gruppo. La separazione da Mary non era stata poi così traumatica, l'amore non c'era più e sarebbe stato inutile continuare, ma alla fine l'aveva vissuto come un fallimento e si era ritrovato a traslocare in un monolocale in periferia.

Non aveva trovato il coraggio di chiedere a Sherlock di poter tornare a Baker Street e nonostante l'amico avesse più volte provato a introdurre l'argomento, John lo aveva sempre evitato. Non perché non lo volesse ma perché aveva sofferto troppo nei due anni che Sherlock era stato dato per morto e non se la sentiva più di dividere la vita con lui.
Per un po' voleva stare lontano da tutti e tutto ma evidentemente quella solitudine non era sfuggita ai suoi amici.


John si avvicinò a Sherlock che stava ancora in disparte, guardandosi attorno con la faccia di uno che non capiva cosa ci facesse lì.

- Come mai sei venuto? Credevo che le feste, la gente... non fossero cose per te - chiese al detective.

- Qualcuno dovrà portarti a casa quanto avrai finito di bere - rispose Sherlock.

- Non essere ridicolo, io reggo l'alcool. Sei tu quello che ha vomitato al mio addio al celibato -


***** *****

Due ore dopo.

- Uuuuuuuuh  ragazziiiii, vi voglio beneeee - gridò John buttandosi sul divano e abbracciando Lestrade, Mike e Anderson.

- Ok John, siamo contenti che ti stia divertendo, ma mettiti a sedere - fece Greg divincolandosi.

Sherlock in piedi, con un bicchiere di coca-cola in mano, guardava la scena alzando gli occhi al cielo.

John si fece serio, per quanto sei birre e tre bicchieri di vodka potessero permetterglielo - No, sono serisssssssssssimo. Sherlock, vieni a sederti anche tu - fece battendo la mano sul posto accanto al suo.

Il detective sembrò indeciso su cosa fare, ma decise di assecondarlo per non sentirlo più urlare.

- Cosa stai bevendo, Sherlock? - chiese John fissando il bicchiere di coca-cola  - Bevi un birra anche tu! -

- Sto bene così, John -

- Camerieeeeraaaaa una birra per il mio migliore amico - gridò John rivolto ad una bionda - il mio migliore amico, il mio migliore amico, il mio migliore amico.. -

- Ti sei incantato? -

- Guarda come sono brave a ballare quelle ragazze - fece John indicando tre morette che si dimenavano sul palco mezze nude.

- Ma per favore, John! dov'è la tecnica? Quello non è ballare è fare aerobica - esclamò stizzito - Io ballerei molto meglio - aggiunse sottovoce ma John riuscì comunque a sentirlo ed improvvisamente ebbe la visione di Sherlock in camicia aderente porpora e pantaloni neri che faceva una danza sexy attorno ad una sedia, slacciandosi piano ogni bottone della camicia.

- Sherlock, ti devo dire una cosa. E' tanto che volevo dirtela e l'alcool mi rende tutto più chiaro - fece di botto John.

- Immagino - rispose Sherlock scuotendo la testa.

- La verità è che ... John è un nome da femmina (1) - e scoppiò a ridere.

Sherlock fece una smorfia ma non disse niente, non sapeva se John aveva capito che dietro alla frase ironica che gli aveva detto tempo addietro, che Sherlock era un nome da femmina, c'era una valanga di sentimenti che non era in grado di esprimere.

- Forse è meglio che ti riporti a casa - affermò Sherlock cercando di farlo alzare.

- Non fare il guastafeste!! Guarda, è arrivata la ragazza con la tua birra - indicò John.

La bionda appoggiò la bibita sul tavolino e scivolò sinuosa verso di loro. La ragazza fece l'errore di cercare di sedersi su Sherlock che si scansò al volo facendola cadere a terra. John guardò la scena e scoppiò a ridere aiutando la ragazza ad alzarsi. La cameriera non sembrò però altrettanto divertita.

- Che problema ha il tuo amico? Non sono abbastanza bella per lui? - chiese piccata a John.

- Ma noooooo... non gli piacciono queste manifestazioni di... sessualità esplicita... mettiamola così - rispose.

La ragazza lo guardò come se stesse parlando arabo e Sherlock sorrise per la giustificazione, che non aveva tirato in ballo asessualità, omosessualità o  misantropia.

La cameriera sbuffò guardandolo torvo - Beh, se non ti interessano certe cose non dovresti venire in un night club, non è un posto per diversi - replicò gelida.

Sherlock strinse gli occhi pronto a commentare che ci voleva coraggio a giudicare gli altri quando era evidente che lei aveva due figli che aveva lasciato a casa con la vicina cardiopatica, che invece che spendere i soldi per mantenerli si era rifatta il seno e le labbra e che stava tirando su quel casino solo perché sperava di finire sui giornali portandosi a letto il detective col cappello.

Non riuscì a dire niente di tutto ciò perché John si alzò, barcollando e si mise tra Sherlock e la ragazza - Non permetterti di dare del diverso al mio Sherlock. Siete tutti voi che siete sbagliati. Lui non è diverso è straordinario - sentenziò con un dito davanti alla bocca.

La cameriera restò perplessa ma decise di andarsene.

Per Sherlock fu come essere trascinato improvvisamente a tanti anni prima, si tuffò nel suo palazzo mentale, ricordando un vecchio episodio di quando aveva sei anni ed era tornato a casa in lacrime perché i compagni di classe gli avevano detto le stesse identiche parole, che era diverso e non poteva giocare con loro, che quello non era un posto per diversi. Era stato allora che aveva preso in mano un libro di psicologia della madre e aveva deciso che era un sociopatico iperattivo.

Anni dopo, quando a quattordici anni aveva deciso di iscriversi ad un corso di danza, era stato nuovamente deriso da quelli che giocavano a calcio e, nonostante non gli importasse di quello che pensavano gli altri, lasciò perdere la danza per non preoccupare i suoi genitori che temevano sarebbe stato vittima dei bulli.

Inaspettatamente, mentre era perso nel ricordo di Mycroft che tentava a modo suo di consolarlo, si sentì improvvisamente abbracciare da qualcuno altezza hobbit, che altro non era che John. Inizialmente si irrigidì, non abituato a quelle manifestazioni di affetto; dopo circa un minuto, in cui probabilmente John si era addormentato sulla sua spalla, decise di sollevare un braccio e portarlo sulla schiena del dottore.

Greg, che stava conversando con Mike, alzò lo sguardo sorridendo amabilmente alla vista dei due amici.

- Sai Greg, sono stato io a metterli insieme! - affermò biascicando Mike.


***** *****

Intorno alle quattro di mattina finalmente varcarono la soglia di Baker Street; Sherlock trascinava un mezzo addormentato John verso la sua ex stanza, impresa che diventava più difficile ogni scalino; così alla fine decise di portarlo a dormire in camera sua che era più vicina, tanto a lui sarebbe bastato il divano.

John si accasciò sul materasso e Sherlock pensò che ormai nemmeno le cannonate lo avrebbero svegliato quando, con un piede ormai fuori dalla sua stanza, si sentì chiamare dall'assonnato dottore.

- Resta qui -

- John, dormi, è tardi e domani avrai un notevole post sbornia -

- Vero che resterai con me per sempre? - biascicò John a occhi chiusi, tanto che Sherlock non riusciva a capire se stesse parlando nel sonno o se fosse ancora sveglio - Vero che non ci saranno più tuffi dal tetto o matrimoni? -

- Il matrimonio era tuo, John - affermò ridendo Sherlock. In realtà non c'era molto da ridere visto che Sherlock ricordava quel giorno di maggio come il peggiore della sua vita, tant'è che non esistevano calendari in casa con quel mese. Solo da quando John e Mary avevano deciso di separarsi e il dottore era tornato a fargli visita a Baker Street, il detective aveva deciso che dopo il 30 aprile veniva di nuovo il primo maggio e non il primo di giugno.

- Solo perché tu non c'eri - affermò il dottore in risposta - Promettimi che resterai sempre con me - ribatté tirando la coperta fino alle orecchie.

Sherlock che era rimasto in piedi sullo stipite della porta, si avvicinò lentamente e si mise a sedere sul letto - Lo sai che ci sarò sempre per te, John; comunque vada, con chiunque tu stia, qualunque cosa accada. Perché la verità è che .... -

- Sherlock è un nome da femmina - concluse John debolmente.

Sherlock sorrise accarezzando la schiena del dottore da sopra le coperta - No è che ti amo... ma tanto domani non te lo ricorderai - arricciò le labbra e si alzò,  come immaginava non ricevette alcuna risposta.


***** *****

La mattina dopo John si svegliò con un enorme mal di testa. Si guardò attorno e ci mise un po' per rendersi conto che si trovava nella stanza di Sherlock. Gli venne da sorridere, dopo Irene Adler e Janine era la terza persona che dormiva nel letto di Sherlock senza Sherlock.

Si incamminò verso la cucina dove sentiva alcuni rumori stravaganti, come qualcuno che stava cercando di cucinare e non sembrava essere la signora Hudson. Con la coda dell'occhio vide una coperta buttata sul divano e dedusse che Sherlock si doveva essere sistemato lì.

Arrivò in cucina e con stupore si accorse che Sherlock effettivamente stava cercando di cucinare qualcosa che poteva essere un pancake come una frittata, dall'aspetto non era chiaro.

- Ciao, che combini? - chiese John sbadigliando.

- Oh ciao, ti sto facendo la colazione post sbornia -

John lo fissò stupito.

- Non va bene? - chiese il detective pensando di aver violato qualche particolare regola sociale.

- No, è solo che è strano -

- Non abituarti, è solo per oggi - rispose Sherlock mettendo in tavola una strana cosa color giallo e versando il tè nella tazzina.

John non era molto convinto di quello che aveva davanti ma fece uno sforzo per scoprire cosa cavolo fosse quella pietanza. Sherlock sorrise e fece per uscire dalla cucina quando John lo afferrò per un braccio.

- Non andartene -

- Vado solo in soggiorno -

- Vorrei che rimanessi qui -

- John, quando avevo quattordici anni ho studiato danza per qualche mese - se ne uscì tutto in un colpo.

John lo fissò stranito, non capendo come il filo dei pensieri del detective era arrivato fino a quella affermazione ma decise di assecondarlo - Ok, quindi è per questo che sei così aggraziato? -

- Non lo trovi strano? -

- Non trovo niente di strano in te, al massimo di straordinario. Credevo di averlo detto anche ieri sera, qualcosa di simile almeno - fece John massaggiandosi la testa.

- Quanto ricordi di ieri sera? - chiese Sherlock con un brivido.

- Abbastanza da sapere che staremo per sempre assieme a quanto pare....e che....mi ami? - rispose con un sorrisetto compiaciuto - Non fare quella faccia spaventata - continuò alzandosi e facendosi sempre più vicino - Allora, mi concedi un ballo? Mi sembra di ricordare che ti sei vantato di essere un bravo ballerino -

- Non c'è la musica - fece Sherlock chiedendosi se John si fosse ammattito di colpo.

- Quale vorresti per il nostro primo ballo? -

- Abbiamo già ballato il valzer John, quando ti insegnavo -

- Quello non vale - fece John baciandolo sulle labbra e procurandogli un altro brivido - Facciamo così, accendo la radio e la prima canzone che sentiremo sarà la nostra canzone -

- Dovrò adeguarmi a queste cose melense? -

- Direi proprio di si - e accese la radio. Dalle casse risuonarono forti le note di "Naughty girl" di Beyonce e i due si guardarono perplessi.

- Ok magari facciamo quella dopo -



(1) Sottolineo l'ovvio, ma non si sa mai che qualcuno del fandom si sia distratto. Era una citazione da His last vow, quando Sherlock e John si salutano all'aeroporto.


Angolo autrice:
Scusate, lo so che dovrei aggiornare "Una notte da leoni" (per chi la sta seguendo) ma mi è venuta in mente questa cosa e dovevo scriverla.
Spero vi sia piaciuta e vi abbia strappato un sorriso.
Un bacione!
   
 
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