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Autore: Gobbigliaverde    22/03/2015    1 recensioni
Spin off de "il viaggiatore di sogni" che vede come protagonista Gemma Jones, la figlia di Killian e Emma.
Dal testo:
- È dura recuperare le tracce di un passato dimenticato, soprattutto se le risposte che si cercano non sono nel mondo che conosciamo.-
- Gemma corse via cercando di dimenticare l’affronto che l’amico le aveva rivolto. Salì le scale ripide del piccolo appartamento di New York e si infilò nel letto in camera sua. Si avvolse nella coperta ispida e rovinata, e dentro di se maledisse il giorno in cui i suoi genitori l’avevano lasciata all’orfanotrofio.-
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Il mondo è un libro, e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina.»
Sant’Agostino

CINQUE

Giorni prima, Foresta Incantata…
    — Henry, tu avrai anche ventotto anni e non sarai più un ragazzino, ma il tempo è passato anche per me… Rallenta un po’ il passo… — Disse Robin con un filo di voce, riuscendo a mala pena a respirare per il fiato grosso. — E, se mi è dato chiedere, si può sapere dove stiamo andando?
    Il ragazzo scalò con una rincorsa il versante di una piccola collinetta, trovandosi sulla cima, in piedi di fronte ad uno spettacolo mozzafiato. Un’enorme distesa verde punteggiata di fiorellini colorati si estendeva a perdita d’occhio, ma non era quello il panorama che gli aveva procurato quell’enorme sorriso stampato sul volto. Scese dall’altra parte con la stessa velocità con cui era salito, correndo a perdifiato verso una ragazza bellissima che camminava verso di lui, leggiadra come una libellula. Il vestito leggero volteggiava tra le sue gambe affusolate, e i piedi scalzi sembravano quasi non toccare terra. Henry la prese per i fianchi e la sollevò con una giravolta, poi la abbracciò immergendo il viso nei suoi morbidi e folti capelli rossi.
    — Come mai sei tornato così presto? — Chiese con una risata cristallina.
    Lui sorrise e la baciò con passione senza rispondere alla sua domanda. Non voleva dirle che sarebbe partito. Voleva stringerla così, tra le braccia, per l’eternità, voleva poter sentire il suo profumo ogni volta che ne aveva voglia, voleva poterla sposare subito, li, in quell’istante, perché sapeva quanto fosse pericolosa la missione a cui stava andando in contro, e aveva bisogno di lei più che di qualsiasi altra persona al mondo.
    — Hey, che hai? Non sarà mica una lacrima questa… — Lo canzonò la ragazza accarezzandogli il volto con la punta dell’indice.
    Henry rise di cuore. — Lacrime di gioia…
    — Ma tranquillo Henry, io ti aspetto qui, in cima a questa collinetta. Seduto. Da solo. Tranquillo, mettici pure tutto il tempo che vuoi, tanto dobbiamo solo salvare il mondo… — Bofonchiò tra se Robin riprendendo fiato mentre assisteva alla scena dalla sua postazione.
    — Robin Hood… Brutta la gelosia, eh? — Sghignazzò una voce alle sue spalle.
    Robin conosceva fin troppo bene quella risata. Si voltò lentamente. — Cosa vuoi, Tremotino? — Sospirò.

    Lui rise ancora. La sua pelle squamosa brillava alla luce del sole, e i suoi occhi luccicavano al solo pensiero della parola che stava per pronunciare. — Un accordo.

Storybrooke, presente…
    La via portava in un bosco. Un bosco infinito, lugubre, e soprattutto, benché fosse estate, freddo. Drake e Sean camminarono a lungo, in silenzio, seguendo le tracce di quell’auto fantasma che sembrava essere sparita del tutto.
    — Drake, ci siamo persi. Guarda, siamo di nuovo vicino a questo stramaledetto cartello.» —Borbottò Sean per l’ennesima volta.
    Il moro si voltò. C’era un cartello, sembrava identico, ma erano circondati da alberi e la loro auto non c’era più. Che diavolo stava succedendo? Sbuffò rumorosamente e riprese a camminare dritto davanti a se, prendendo a calci dei sassolini solitari sull’asfalto rovinato dalle radici degli alberi.
    — Cavolo. — Sbottò, lanciandone uno lontano.
    Sean si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla. — Forse questa impresa è più grande di noi… Dobbiamo chiedere aiuto… — Sussurrò.
    Drake scrollò le spalle. — A chi? Al tuo amico che mi ha preso per un rapitore? No grazie.
    — Un’altra delle regole fondamentali di Drake Thompson. Fidati solo di te stesso. Qual’è? La dieci? La venti? Che ne so, ormai ho perso il conto! Drake, sono anni che segui questa assurda morale che ti sei imposto, è ora di cambiare, di fidarsi di chi ti sta intorno. — Il tono accusatorio dell’amico aveva colpito nel segno.
    — Fidarmi? Vai a dirlo a tutti quei ragazzini che se ne stanno rinchiusi in un orfanotrofio a marcire, senza un briciolo di amore. Non te lo ricordi più, forse? — Gridò lui, in preda allo sconforto.
    Sean tacque. Forse non era il momento migliore per cercare di scalfire il muro di ghiaccio che quel ragazzo si era costruito attorno. Continuarono a camminare cercando punti di riferimento per capire come avanzare senza tornare al punto di partenza, ma non appena credevano di aver fatto qualche passo avanti, ecco che il cartello si ripresentava davanti a loro.
    In uno scatto di rabbia, Drake raccolse uno dei sassolini da terra, e lo tirò contro la tavola in legno marcia. Questo rimbalzò, e finì dall’altro lato della strada, cadendo tra gli alberi.
    — Drake, hai visto? — Sussurrò l’amico, stupito. Il ragazzo alzò lo sguardo, e Sean continuò. — Il sassolino è appena scomparso sotto i nostri occhi.

Dieci anni prima, Orfanotrofio St. Thomas…
    — Drake, guarda! Un aquilone! — Una bambina di sei anni, con le treccine more e gli occhi azzurri scrutava il cielo con il nasino all’in su.
    — Ma non dirmi… — Sussurrò distrattamente il ragazzino paffutello seduto vicino a lei, intento a leggere un grosso volume.
    Lei si voltò con aria nervosa. — Drake, non l’hai nemmeno guardato.
    Lui alzò gli occhi e la guardò con aria di sfida. — E allora? Sto leggendo.
    Gemma si arricciò tra le dita un ciuffo di capelli che era rimasto libero dall’acconciatura, e si sedette a fianco a lui sotto il grande albero che gli stava facendo dono della sua ombra. Rovesciò la testa per riuscire a leggere il nome del libro che stava impegnando così tanto l’amico.
    — L’origine delle Specie. Charles Darwin. — Lesse ad alta voce, scandendo bene le parole. — Cos’è? Una storia con le figure? — Chiese sorridente.
    Il ragazzino sbuffò. — Ho otto anni, le storie con le figure sono per bambini piccoli. — Sibilò dandole le spalle.
    Lei sghignazzò. — E allora perché c’è un disegno sulla pagina che stai leggendo? — Disse prendendogli il volume dalle mani.
    — Ridammelo. — Piagnucolò lui, ma lei aveva già scoperto il suo trucco.
    Gemma sfilò la sovracoperta dalla copertina. — Quindi il vero nome di questo libro è Le Fiabe dei Fratelli Grimm?
    Lui arrossì. — Regola numero cinque…
    La bambina gli ritornò il libro, sorridente. — Fammi indovinare… Nulla è mai come sembra? — Rispose felice.
    Il ragazzino annuì soddisfatto. — Hai imparato bene.
    Lei appoggiò la schiena contro la corteccia umida. — Non ho ancora capito chi te le ha insegnate tutte queste regole… Non è noioso dopo un po’ seguirle tutte quante?
    Drake diventò serio. — Le regole sono fatte per essere seguite, regola numero otto. — Disse grattandosi la nuca.
    — Aggiungi questa allora. A volte è meglio non seguirle. — Lo canzonò lei.
    Lui sorrise dolcemente. — Queste regole sono di mia madre… Il giorno prima della sua morte mi diede un biglietto, è l’ultimo ricordo che ho di lei… — Sussurrò.
    Gemma annuì tristemente. — Almeno lei ti ha lasciato qualcosa…

 

Storybrooke, oggi…
    — Regola numero cinque… — Sussurrò tra se Drake, sotto lo sguardo inquisitorio dell’amico. Il ragazzo raccolse un altro sassolino, e lo tirò nella stessa direzione. Anche quello scomparve. Provò a tirarne altri in altre direzioni, ma li vide rimbalzare sul terreno normalmente, secondo i principi della fisica.
    — Vuoi vedere che… — Incominciò Sean, ma l’amico si stava già incamminando verso il punto in cui erano sparite le due pietre.
    Drake allungò una mano lentamente verso quello che sembrava uno strano campo di forza. In un istante vide il suo braccio sparire come ingoiato dal bosco.
    — Non può essere… — Disse Sean, bianco in volto.
    Drake sorrise. — Abbiamo trovato la strada giusta.

Foresta Incantata, qualche giorno prima…
    — Io non faccio accordi con un assassino. — Sbottò Robin secco.
    Tremotino rise ancora. — Io non sono l’assassino, sei tu, l’assassino. — Sghignazzò.
    Robin lo guardò dritto negli occhi, cercando di scorgere quell’ultimo pezzetto di umanità che gli era rimasto nell’anima. Ma lui l’anima non ce l’aveva più da troppo tempo ormai.
    — Se non avessi ucciso io Marian, lo avrebbe fatto il tuo incantesimo. — Disse Robin digrignando i denti per mantenere la calma.
    Tremotino gli posò una mano sulla spalla. — Che dolce, affrettare la malattia di tua moglie. Sai bene che hai perso tuo figlio per questo. — Lo provocò lui.
    Robin gli afferrò il polso. — Che accordo proponi, Signore Oscuro? — Ringhiò.
    L’uomo sospirò, cercando di allungare il più possibile l’attesa, ma la presa di Robin sul suo polso stava diventando sempre più forte. — Ti farò ritrovare Roland se mi farete venire con voi.
    Robin si passò una mano sul viso stanco, pensieroso. Infine prese una decisione. erano quasi quattordici anni che non vedeva suo figlio. — Convincilo tu il ragazzino, però. — Asserì freddo lanciando un’occhiata a Henry, ancora preso dallo scambiarsi effusioni con la principessa Merida.

Storybrooke, presente…
    — Come diavolo ci siamo finiti qui? — Domandò Robin massaggiandosi la nuca. — Mi sento a pezzi, come se mi fosse passata sopra una carrozza con tanto di cavalli e passeggeri…
    Henri si alzò in piedi a fatica. Erano in uno scantinato, la luce filtrava da una finestra che dava sul bordo della strada. Si avvicinò zoppicante, sbirciando all’esterno.
    — Non so dirti come ci siamo arrivati, ma almeno so dove siamo… — Disse a denti stretti, tastando i muri a fianco della finestra alla ricerca di una via di fuga. — Siamo tornati a Storybrooke.
    Robin si sollevò mugugnando. — Qual’è l’ultima cosa che ricordi? — Chiese scorbutico.
    — Ero con Merida, cena romantica e poi… Insomma, non credo che tu sia interessato ai dettagli. Tu? — Disse Henry evitando il suo sguardo.
    — Litigavo con tua madre. — Bofonchiò.
    — Quale delle tante volte? — Lo canzonò il giovane.
    L’uomo lo fulminò con lo sguardo. — Non so come ci siamo arrivati, e cosa ci facciamo a Storybrooke, ma una cosa è certa. Ci siamo persi la riunione di famiglia che Emma aveva indetto per una cosa urgente. — Borbottò, aiutando Henry a cercare un’uscita.
    Henry sorrise guardando fuori dalla piccola finestra. — Guarda, c’è gente… Possiamo chiedere aiuto!
    Robin si avvicinò e aguzzò lo sguardo. Per qualche istante gli parve di poter svenire. — Roland… — Sussurrò.

    I due ragazzi si trovarono di fronte ad una piazza con un’alta torre dell’orologio che segnava quasi le quattro del pomeriggio.
    — Come diavolo ci siamo finiti qui? — Domandò Drake guardandosi alle spalle. Il fitto bosco era sparito, e ora l’unica cosa che appariva ai suoi occhi era una cittadina abbandonata. Tutto aveva un’aria familiare, ma scacciò il pensiero dalla mente. Era certo di non esserci mai stato.
    Fece qualche passo avanti a se, scrutando ogni piccolo dettaglio che lo potesse portare a trovare l’amica, ma nulla, oltre all’auto gialla parcheggiata lì di fronte. Senza auto non avrebbero lasciato impronte di pneumatico da seguire.
    Drake si stropicciò gli occhi. Un pensiero gli attraversò la mente. E se non l’avesse rivista mai più? Sean però lo chiamò, dissolvendolo come nebbia.
    — Che c’è? Hai trovato qualcosa? — Chiese il giovane speranzoso.
    — Non proprio… Ho trovato qualcuno. Guarda là… Sembra che quei due uomini stiano chiedendo il nostro aiuto… — Disse l’amico, indicando una finestra rasente al suolo.
    Drake fece un passo in dietro spaventato. Quel volto era fin troppo familiare… — Papà…

 

 

L’angolo della gobbiglia :)

Non so voi, ma ogni volta che finisco un capitolo con un colpo di scena mi viene da canticchiare la sigla finale di Once Upon A Time :’). E siccome i colpi di scena non finiscono mai, sta diventando una di quelle canzoncine tortura che non ti si tolgono dalla mente… xD

Oltre alle mie pillole di stupidità, spero che il capitolo sia di vostro gradimento :)

alla prossima,
Gobbigliaverde :)

  
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