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Autore: lagunablu    22/03/2015    6 recensioni
Unima. Sono passati tre anni da quando il team Plasma è stato battuto, ma ora una grave minaccia incombe sulla regione e rischia di sconvolgere da vicino la vita di una nuova Touko. La ragazza questa volta non è sicura di potercela fare, o per lo meno non da sola.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: N, Touko, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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                                        Banderuola


Quando Touko aprì gli occhi si trovò completamente spaesata e senza la minima idea della sua locazione. Sentiva i muscoli dolerle e la vista parecchio appannata la metteva ancor più in uno stato confusionale. Fu la voce allegra dell’infermiera Joy che le dava un “bentornata tra noi” a farle capire che si trovava stesa nel letto di un centro Pokémon, evidentemente poco lontano da Soffiolieve. Si guardò le braccia e  represse una smorfia vedendo che erano attaccate a delle fastidiose flebo. Si sentiva debole come non mai ma la cosa peggiore era il mal di gola che provava, evidente conseguenza del fumo inspirato. Aveva tanta sete ma al tempo stesso sentiva una nausea terribile e la testa le girava vorticosamente.
Provò a muovere qualche muscolo ma non aveva il pieno controllo del suo corpo che le sembrava staccato dal resto. Al contrario le sue facoltà mentali erano assolutamente illese, ricordava alla perfezione ogni singolo istante vissuto e sentiva un forte dolore crescerle nel petto, sempre più preponderante. Erano per lo più sprazzi di qualcosa che sembrava un incubo più che la realtà e le passavano di fronte agli occhi continuamente, radicando così nel suo cuore un’ancestrale paura che le mozzava il fiato.
Ad un tratto l’infermiera Joy proruppe all’interno del suo campo visivo con una garza tra le mani e, ignorando completamente i lamenti della paziente, le cambiò una flebo. Poi con un sorriso incoraggiante le fece cenno di attenderla un momento e uscì spedita dalla stanza lasciando la ragazza ancora più sola con i suoi pensieri negativi come compagni. Stanca di quella situazione alzò di poco la testa per osservare lo stato in cui versava.
Almeno non aveva riportato ustioni gravi e tanto meno era morta in quella che sembrava un’impresa disperata eppure cos’era quel sentimento che dal profondo del cuore le lacerava l’animo? Un solo dettaglio pareva non voler ritornare alla memoria, come un pezzo di un puzzle che non vuole essere messo al suo posto. Uno stato di confusione la prendeva non appena provava a pensarci e la lasciava senza fiato, più spaventata che al risveglio. Poteva sforzarsi all’infinito ma quel particolare era irraggiungibile e più tentava più lo vedeva allontanarsi, lasciandole un senso di grande amarezza e impotenza. Eppure c’era una voce dentro la sua testa che le diceva che era meglio così, che se fosse venuta a conoscenza di quel dettaglio probabilmente sarebbe stato peggio, così la ragazza assecondò la sua coscienza e si mise in attesa dell’infermiera. Dopo qualche minuto ella rientrò con un grosso bicchiere colmo d’acqua e il suo solito instancabile sorriso che alla lunga nauseava la più che irritabile Touko.
«Come ti senti cara?» chiese questa con tono mielato.
La ragazza però non riuscì a rispondere, la gola le doleva troppo e la sua attenzione era ora focalizzata sul bicchiere che straripava d’acqua fresca, un detergente per la sua sete incommensurabile.
«Fai piano però!» le  sorrise ancora l’infermiera intuendo la tacita richiesta della brunetta e porgendole gentilmente il bicchiere.
Prima però ebbe cura di staccare uno dei tubi dal braccio di Touko che finalmente poté alzarlo e prendere liberamente il bicchiere. Non appena l’acqua fresca le raggiunse la gola la ragazza sentì il bruciore affievolirsi leggermente ma fece comunque fatica a deglutire ed anzi iniziò a tossire senza controllo.
«Ti avevo avvertita, dovevi far piano!».
La brunetta annuì e finì di trangugiare il bicchiere seppur a fatica. Poi provò ad articolare parola ma dalle sue corde vocali uscirono solamente dei borbottii sommessi e rochi.
«Non sforzarti, hai ancora la gola debilitata e…» per un secondo il sorriso dell’infermiera si incrinò «Devo darti il responso del tuo esame».
A Touko quell’affermazione non colpì affatto visto che nemmeno ricordava di aver fatto un esame ma incapace di poter far altro stette a sentire.
«Non hai gravi lesioni o ustioni e questo è un gran bene, sei stata fortunata però… beh i tuoi polmoni… sono danneggiati…».
Il volto della brunetta era inespressivo di fronte ad una simile informazione, non tanto per un forte autocontrollo, ma piuttosto perché non sapeva che cosa comportasse questo fatto. Probabilmente anche la donna in quel momento lesse nel suo sguardo la più completa confusione visto che raddolcì il sorriso. La brunetta però si accorse di quel gesto che inspirava pietà perciò distolse lo sguardo e tentò nuovamente a parlare.
«E.. con ciò…?» chiese a fatica.
«Hai respirato troppo fumo ed è probabile che tu possa portarti dietro una tosse cronica, un fattore simile accade spesso ai fumatori incalliti ma nel tuo caso.... I tuoi polmoni non sono messi affatto bene insomma!» il tono tradiva una lieve preoccupazione e nervosismo.
La ragazza dal canto suo non pareva minimamente infastidita o spaventata ed anzi, accennò un sorriso e congedò l’infermiera che titubante e incredula uscì. La brunetta aveva solo bisogno di stare da sola per ragionare a mente lucida sui fatti avvenuti… ora che ci pensava non sapeva nemmeno da quanto era là. Potevano essere passati giorni, sua madre poteva anche essersi già ristabilita anche se con la ferita che le aveva visto inferta ne dubitava fortemente. Magari le avrebbero  permesso di alzarsi e lei avrebbe potuto andarla a visitare, voleva vedere come stava e poterle parlare con calma dopo tanto tempo. Forse sarebbero riuscite pure a ricostruire insieme una nuova vita.
Così, senza chiedere nulla a nessuno, si alzò a fatica da quello scomodo lettino e mise delle ciabatte di cotone che giacevano ai piedi del letto. Indossava un pigiama color crema con il logo del centro Pokémon e sicuramente il suo aspetto non era certo dei migliori però per la prima volta dopo tanto si sentiva positiva e pronta ad affrontare sua madre. Si erano salvate quasi per miracolo, questo le aveva dato una nuova marcia e le aveva giovato allo spirito in modo preponderante. Bastava non pensare a quel dettaglio dimenticato e tutto andava bene. Appena uscita dalla camera però si ricordò che non aveva la più pallida idea di dove andare, così girovagò per qualche stanza fino a trovarsi nella sala dove di solito l’infermiera accoglieva i clienti. Questa era vuota e chiusa al pubblico evidentemente per la presenza di feriti e superstiti dell’incendio, quindi la brunetta se ne curò poco. Le diede molta più preoccupazione la vista di Red accasciato su una poltrona, con la testa tra le mani e gli stessi vestiti sporchi di fuliggine che aveva indosso a Soffiolieve.
«Ehi!» lo chiamò lei a gran fatica avvicinandosi.
Per tutta risposta lui le rivolse uno sguardo vacuo, allarmato e al contempo malinconico. Touko gli si sedette accanto indecisa sul da farsi e provò a sorridergli come aveva fatto con lei l’infermiera Joy anche se non ottenne lo stesso risultato.
«Sembri costipata se sorridi così…».
«Almeno so che non stai male!».
«Sei così positiva oggi. Che ti hanno dato come sedativo?».

«Io in realtà mi stavo preoccupando per te…».
«Tranquilla» il corvino le fece un sorriso tirato, uno dei più falsi che la ragazza avesse mai visto.
Non era da lui fare così, doveva esserci in ballo qualcosa di grave.
«Ora tu mi dici cosa è successo!» la voce era ancora roca e parlare le faceva male ma lei era decisa ad andare a fondo su tutta la faccenda.
«Cosa che probabilmente non sai è che durante l’incendio a Soffiolieve di ieri i Plasma hanno attaccato anche Ponentopoli e Boreduopoli» iniziò Red stancamente ma venne prontamente interrotto.
«E lì che danni ci sono stati?».
«Non ingenti, i Ranger sanno darsi da fare…».
«Stai forse cercando di dirmi che Soffiolieve è stata svantaggiata?» il tono della ragazza tradiva un certo disappunto.
L’altro fece spallucce. Non voleva trattare questo argomento visto che anche dalla sua gli pareva estremamente ingiusto, ma comunque in mancanza di prove concrete non poteva dire nulla e non era nemmeno il tipo che traeva le conclusioni affrettate. Dalla sua Touko stava cercando di trattenere la rabbia che sentiva salirle in petto, per l’ennesima volta si sentiva tradita da persona che in realtà avrebbero dovuto aiutarla e nuovamente si sentiva in colpa per la triste sorte della cittadina, non aveva potuto fare poi molto e continuava a rammaricarsene. Decise di darsi però una calmata optando per una visita da sua madre che sicuramente le avrebbe dato parole di conforto.
«Sai dove posso trovare mia madre?» chiese quindi sforzandosi di non alterare la voce.
Red tentennò, cosa che non sfuggì allo sguardo indagatore della ragazza che corrugò la fronte.
«Lei non si è ancora svegliata mi spiace, appena ci sono miglioramenti sarai la prima a saperlo».
Stranamente Touko non fu scossa da quelle parole, forse perché le erano state dette con innato candore e con un sorriso di  tranquillità, forse perché in fondo doveva aspettarselo, con la ferita rinvenuta certamente non avrebbe potuto riprendersi con molta facilità. La prese bene come notizia e anzi sorrise comprensiva e si alzò lentamente dalla comoda poltrona.
«Dove credi di andare ora?».
«Devo parlare con Bellocchio riguardo situazione della regione e non provare a dirmi che devo riposare perché non ti ascolterò!» lo disse velocemente come se le costasse ammettere che era preoccupata per Unima.
Red non proferì parola, fece un altro sorriso tirato e si riportò le mani alle tempie tornando ad immergersi trai suoi pensieri. La brunetta quindi corse verso la stanza dove si era svegliata e trovò appoggiati alla sedia dei vestiti un po’ sgualciti ma comunque mettibili. Li indossò in fretta e ritirò dal bancone del centro le sue Pokéball ammettendo a sé stessa che il loro contatto le era immensamente mancato.
Dopo essere uscita  e aver preso una buona boccata d’aria pulita dedusse che la sua locazione era la calma cittadina di Levantopoli, d’altronde era una delle città attrezzate più vicine a Soffiolieve. Per un momento fu anche tentata di vedere i resti del suo paese natale ma si bloccò maturando in cuor suo la consapevolezza che non avrebbe retto a quella terribile vista. Era ancora emotivamente debole e nonostante le fosse ritornato un tenue sorriso sulle labbra non voleva rischiare di rovinarlo. Chiamò Zekrom affinché la portasse allo studio di Bellocchio, alloggio provvisorio per la sua permanenza in quella regione. Egli infatti si era stabilito nella vicina Zefiropoli e Touko gli aveva dato potere di poter mobilitare i servizi di Unima in modo tale da avere sulle spalle una minore responsabilità, ritendendo l’uomo una persona capace e ferrata in materia. Dunque in questa situazione il  maggior colpevole era proprio lui che aveva speso meno forze per la piccola cittadina di Soffiolieve o lei, che aveva delegato delle importanti mansioni a un’altra persona?
Eppure nonostante questi dubbi e queste perplessità su Touko splendeva una nuova luce, un chiaro sorriso le illuminava il volto mentre anche gli occhi sembravano tornare al loro antico splendore. C’erano ancora molte difficolta, i Plasma e il rapimento di N prime tra tutti, eppure sua madre era lì con lei, si erano ricongiunte e nulla avrebbe potuto farla più contenta. Anche volare in quel cielo, che ora le sembrava essere ritornato limpido, era per lei motivo di meraviglia, anche se preoccupata sorrideva ed era certa in un qualcosa di migliore. Non sembrava più lei e se qualcuno l’avesse vista probabilmente non l’avrebbe riconosciuta. Aveva tutta l’intenzione di parlare con Bellocchio in modo pacifico e tranquillo ascoltando le sue ragioni senza impazzire come era solita a fare. Voleva essere una nuova Campionessa.
Non appena Zekrom atterrò la ragazza non perse tempo e si diresse a gran velocità verso lo studio dell’uomo, pronta anche ad una eventuale sgridata. Ciò che non si sarebbe mai aspettata però fu la freddezza e la cattiveria con cui lui la accolse. Lei sapeva di non avere mai avuto buoni rapporti con il detective ma questo andava al di là delle sue peggiori aspettative.
«Bellocchio…» c’era timidezza nella sua voce, paura di una possibile reazione e tensione per la situazione che stava vivendo.
L’uomo posò la sigaretta nel posacenere e la fissò serio, senza parlare. La brunetta, che tutto si aspettava tranne questo, iniziò a sentirsi a disagio e quel sorriso che prima l’aveva accompagnata le parve stupido e fuori luogo.
«Bellocchio, dobbiamo parlare» cercò di dare serietà e contengo a ciò che diceva per attirare maggiore attenzione.
«Sentiamo!» l’uomo pareva derisorio e sprezzante.
«Mi è giunta voce che tu abbia mandato la maggior parte dei Ranger a Ponentopoli e Buredupoli, perché?». 
«Ponentopoli è stata devastata dall’esplosione dell’aeroporto di Anemone mentre a Boreduopoli hanno iniziato a crollare edifici senza motivi apparenti».
Bellocchio aveva detto tutto ciò in un minimo tempo, senza pause o respiri e nonostante la sua spiegazione paresse plausibile era chiaro che non aveva risposto alla reale domanda della ragazza, cosa che l’aveva sustata non poco. Già il sorriso di poco prima andava scemando.
«Non ti ho chiesto questo…» la frase le uscì poco più di un flebile sussurro e non venne recepita dall’uomo che ritornò con lo sguardo alle sue scartoffie.
Touko rimase immobile, smise quasi di respirare per concentrarsi sulla situazione improbabile che stava vivendo. Sapeva di non avere molto potere verso quell’uomo dal passato misterioso ma tutto questo la stava facendo perdere la pazienza di cui suo malgrado si era munita durante il breve tragitto. Era pur sempre la Campionessa, doveva ascoltarla e l’avrebbe ascoltata.
«Bellocchio rispondimi!».
In tutta risposta questo alzò un sopracciglio guardando in modo seccato verso la ragazza che però non si lasciò impressionare. Poi calmo si rialzò dalla poltroncina, divenendo agli occhi della brunetta sempre più grande e sempre più sfacciato.
«Ora…» biascicò quasi impercettibilmente prima di mettersi a sghignazzare come innervosito «Ora me lo chiedi. Cos’è, di colpo ti è venuta voglia di fare la Campionessa e di prenderti qualche responsabilità? Ora che è successo ciò che è successo ti svegli dal tuo sonno incantato e decidi di intervenire? Ora ti senti tanto potente da venire qui e dirmi ciò che devo fare?».
Le parole dell’uomo travolsero Touko come un fiume in piena e la sua mente venne trasportata celeramene da quella corrente, affogò in quei sentimenti amari che da sempre insediavano le sue ormai vane difese. Lo sapeva. Ovvio, non era stupida, lo sapeva che quello era sempre stato il pensiero di Bellocchio e non solo il suo. Era consapevole che per quanto d’ora in avanti si fosse sforzata di divenire una buona rappresentante per Unima lei non sarebbe mai stata guardata con rispetto, ma sarebbe stata sempre additata come un’immatura e un’incapace..

Quelle parole le erano state rivolte così tante volte che ora lei stessa dubitava della loro veridicità, quella maschera di freddezza era l’unica debole difesa che le restava ma nemmeno lei sapeva per quanto avrebbe resistito. Era umana dopotutto.
«Se me ne sono resa conto ora è solo perché ho iniziato a vedere Unima con occhi diversi, ho visto innocenti morire!» nonostante il tremore cercò di dare un tono determinato e autoritario alle sue parole mentre smarrita si chiedeva dove fosse il sorriso che prima l’aveva accompagnata.
Quella gioia era stata solo un dono momentaneo destinato ad essere cancellato? Era così volubile? Cos’era ora quell’oppressione che sentiva in petto, quella goccia intrappolata tra le lunghe ciglia che le dimostrava ancora una volta la sua debolezza? Ecco che i fantasmi tornavano senza darle tregua mozzandole quel pensiero di speranza e leggerezza che l’aveva allietata prima. Il baratro era nuovamente troppo vicino, la rete per il suo numero di funambolismo si stava sciogliendo mentre lei si sentiva nuovamente piccola e persa in un mondo troppo grande e inadatto.
«La prossima volta vedi di essere più presente, altrimenti non venire a lamentarti delle mie scelte, a volte è questione di priorità!» Bellocchio parlava, sbraitava, ma c’era un fondo di malcelata tristezza che si poteva leggere nei suoi occhi.
«Perché Soffiolieve? Perché lasciarla così al suo destino? Poteva essere salvata ma solo quattro Ranger sono stati mandati…».
«Vuoi veramente saperne il motivo?».
No, non voleva conoscerlo perché già lo intuiva.
«Dimmi…».
«Ti ho detto che altre città, maggiori di Soffiolieve sono state attaccate. La priorità è stata loro» chiaro semplice e coinciso.
Per Touko quelle parole però furono anche dolorose, come si poteva dare priorità alle vite umane? Quello che diceva era senza senso, o forse era proprio così il mondo reale, luogo dal quale si era protetta rinchiudendosi in una campana di vetro. Però… se solo Bellocchio avesse… tutte quelle persone, i più fortunati avevano perso la casa, gli altri…
Tutto ciò era profondamente ingiusto ma chi era lei per parlare di giustizia? L’unico termine adatto che le veniva in mente era “codarda” perché solo ora osava far ricadere le colpe verso gli altri quando prima di tuto doveva pensare a sé stessa. Sapeva anche questo difatti, era conscia di aver sbagliato sin da principio e di non poter ricevere trattamento diverso da questo, eppure c’era quella parte orgogliosa che non le permetteva di fare un passo indietro, non in quel preciso caso, non di fronte a quell’uomo che tanto le era odioso.
«Ti pare giusto!? Questa ti sembra una buona motivazione?» la conversazione si stava facendo accesa.
«La Campionessa ha qualcosa da ridire? Forse è arrivata un po’ tardi…».
«Tu sei un mostro! Sei responsabile di una strage!».
«E mandare più Ranger al massacro…?» il volto di Bellocchio era deformato dalla rabbia «Anche se il mostro qui non sono io… credevi non fossi a conoscenza dei fatti di Spiraria?».
Nulla. Il cuore di Touko cessò di battere per qualche terribile secondo. Si portò lentamente le mani al petto per accertare di essere ancora viva e sentì la testa pulsarle forte. Il solo ricordo di quella vicenda la metteva in un terribile  stato di agitazione, facendola sentire colpevole come non mai. La vista del mare le riusciva ora insopportabile e le portava a galla momenti orribili.
«Immaginavo» fu l’unica cosa che riuscì a dire mentre si contorceva nervosamente le mani.
Forse era meglio uscire da quello studio all’istante e dimenticarsi di quella catastrofica conversazione, d’altronde era così ormai che andava avanti. Sarebbe tornata al centro Pokémon e avrebbe assistito alla guarigione di sua madre, non importa quanto lunga sarebbe stata, e poi… un pensiero le rimbalzava in testa da giorni ormai ma non era sicura lo avrebbe concretizzato. L’aprirsi della porta alle sue spalle la ridestò dai suoi pensieri mentre vedeva l’espressione di Bellocchio mutare di fronte alla vista del nuovo arrivato.
Anche lei si voltò curiosa quando un brivido le attraversò la schiena. Ghecis.
L’uomo era in carne e ossa di fronte ai loro occhi increduli. Indossava il solito mantello anche se la corporatura era smagrita e gli occhi verdognoli infossati. Era sciupato ma pur sempre pericoloso.
«Vi avverto: una sola mossa da parte vostra e scatenerò le mie reclute. Sono solo qui per parlare» la voce era quella che Touko ricordava, proveniva direttamente dai suoi incubi.
L’uomo si appoggiò bene al bastone ligneo mentre attendeva una qualche risposta dai due interlocutori, troppo scioccati però per poter anche solo articolare un pensiero di senso compiuto. Fu Bellocchio il primo a rinsavire e minaccioso gli si avvicinò.
«Esci fuori di qui! Vi abbiamo fatti fuori una volta, ritiratevi e non ti arresterò qui seduta stante!».
«Già questa tua proposta mi fa capire che temi il mio Team…» Ghecis era sempre stato bravo con le parole mentre Bellocchio era per lo più un uomo impulsivo.
E Touko? Cosa ci faceva lei lì in mezzo? Non voleva rivivere l’esperienza passata, essa le aveva portato solo guai e dolore. Però quell’uomo era colpevole di innumerevoli misfatti, la piccola parte coraggiosa che ancora albergava in lei cercò di lottare per venire fuori.
«Vattene» atona e gelida, non sembrava neanche provenire da lei.
«Avanti cara, non ti piacerebbe farmi qualche domanda?».
«Preferirei tu scomparissi dalla faccia della terra…».
«Oh ma così scomparirebbe anche Natural e noi non vogliamo vero?» quel tono ruffiano la mandava in bestia «Non mi hai detto come sta mio figlio…».
«Maledetto!» urlò mentre con un balzo gli arrivava appresso, portandogli le mani alla gola.
«Maledetto, maledetto! Dimmi dov’è!» il vecchio non stava opponendo resistenza mentre l’odio accecava la brunetta sempre più.
«Touko smettila!» la redarguì Bellocchio prendendola per i fianchi e strattonandola per farle mollare la presa.
Lei obbedì e si staccò dal vecchio che ormai ansimava con occhi vitrei. Anche lei era immensamente stanca, solo quel gesto le era costato mentalmente uno sforzo atroce e le sue precarie condizioni fisiche non l’aiutavano. Si accasciò sconfitta a terra senza però versare lacrima.
«Allora ti interessa…» biascicò ansante Ghecis.
Sì, le interessava sapere dove N fosse finito. La loro ultima conversazione era stata un litigio e doveva ancora dirgli tante cose prima di lasciarlo andare. Erano stati lontani per anni e ora lui le era scivolato via nuovamente, proprio sotto il suo naso e la consapevolezza di non sapere dove fosse o come ritrovarlo la dilaniava.
«Sai anche lui era a Soffiolieve ma immagino tu te ne sia accorta…».
Cosa aveva appena udito la povera Touko? Eccolo nuovamente quel fastidioso dettaglio che le aveva tenuto occupata la mente al risveglio. Il ricordo di un drago bianco simile in tutto e per tutto a Reshiram ora troneggiava nella trai suoi pensieri togliendole la tanto agognata pace.
«Basta Ghecis!» questa volta era stato Bellocchio ad intervenire ricevendo come risposta una fugace occhiataccia.
«No…» la brunetta scuoteva la testa mentre riprendeva a tremare.

«Diciamo pure che lui ha fatto il grosso!».
«Non ti credo!».
«Ah no?» ne seguì una risata distorta «Allora lo vedrai con i tuoi occhi… Natural vieni!».
Come nel più surreale dei sogni le orecchie di Touko smisero di percepire il minimo suono, i suoi occhi videro offuscati i colori dello studiolo del detective e la sua mente si spense, incapace di connettere tutti quegli stimoli. L’unico che batteva ora era il cuore, ma non in modo pacifico quanto impazzito e senza freno, spaventato e in fuga da un mostro terribile, creatura la quale si palesò proprio in un preciso istante nel quale la brunetta focalizzò la sua attenzione nella figura che lentamente stava entrando.
Teneva i capelli non più raccolti nella solita coda, spuntati e con una parvenza d’ordine. Indossava un cappotto blu notte a collo alto  che lasciava liberi solamente i polpacci coperti da pantaloni neri. Occhi vuoti, dai quali nessuna emozione pareva trasparire, squadravano l’ambiente con un misto di spavalderia e curiosità mentre le labbra screpolate erano incurvate in un sorriso beffardo.
«Natural, ti presento la nostra Campionessa ma credo che tu la conosca già!» l’eco della voce di Ghecis la raggiunse in lontananza mentre lei ancora faticava a capacitarsi di ciò che stava vedendo.
Tutto ciò era impossibile. Doveva essere un sogno, anzi un incubo. Probabilmente si trovava ancora stesa su un lettino perso in chissà quale centro Pokémon in attesa di cure. E quindi, come poteva destarsi da quell’orribile dimensione onirica? Voleva svegliarsi, voleva andarsene, perché non poteva fuggire, perché rimaneva sempre intrappolata in quella vita che beffarda non le dava un attimo di pace?
«Pensavo fossi felice di rivedermi..» la voce di N era però troppo reale, quasi palpabile.
«No…».
Il tremore alle mani non accennava a smettere, il suo cuore sembrava essersi trasformato in una mandria di cavalli al galoppo. Lei avrebbe voluto alzarsi e correre ad abbracciarlo ma le sue gambe erano paralizzate e per di più sentiva appresso uno strano senso di inadeguatezza, unito ad un terribile presentimento che non si capacitava a spiegarsi.
«Sai mi sono divertito a Soffiolieve, un’esperienza da ripetere» come faceva a essere sarcastico, Touko non lo capiva.
«Perché l’hai fatto…?».
«Sto rivalutando gli ideali del Team Plasma!».
No quello non era il Natural che lei conosceva, non poteva essere la stessa persona che era arrivata alla Lega implorando il suo aiuto.
«Tu menti…» ora le parole della brunetta stavano acquisendo determinazione.
«Come?».
«Tu stai mentendo!» urlò in preda a mille emozioni fiondandosi su di lui senza concrete intenzioni, ma venendo immediatamente bloccata dal ragazzo.
«Come sei piccola Campionessa» le sue parole erano taglienti, la sua stretta attorno al collo sempre più forte «Puoi crederti ciò che vuoi ma entrambi sappiamo che sei una persona vuota, una banderuola. Non sei in grado di fare nulla…».
Touko soffocava e assieme all’ansia le si aggiungeva pure la consapevolezza che ciò che diceva N era crudele ma terribilmente vero. Lui forse l’aveva sempre saputo e poteva essere stato questo motivo a farlo partire tempo prima. Era sempre colpa sua, perché non la smettevano tutti di aspettarsi qualcosa da lei e la lasciavano stare, ora anche N se ne era reso conto, le sue più grandi paure si materializzavano una ad una. In pochi secondi gli occhi presero a bruciarle mentre le lacrime le scendevano lentamente.
«Sai mi sono reso conto di una cosa… immagino tu sia curiosa» continuò a sibilare mentre le sottili dita della brunetta cercavano di allentare la presa del ragazzo.
«Io ti odio Touko, ti ho sempre odiato! Tu non vali nulla, sei debole!».
Altre lacrime, la ragazza ormai non ci vedeva più. Era arrivata a desiderare che N la strozzasse piuttosto che ascoltare ancora quel velenoso discorso.
«Ma c’è qualcosa che nessuno ti ha detto…».
«Non dirlo!» Bellocchio sembrava ancor più agitato.
«Oh chissà come reagir...».
«Fermo, lasciala!» Red spalancò la porta con una spallata, teneva in mano una Pokéball e lo sguardo era fisso sul Principe. Come fosse arrivato a Touko non importava, sapeva solo che avrebbe preferito che lui non potesse assistere a quel pietoso momento. N dalla sua grugnì con disapprovazione facendo cadere la ormai inerme Campionessa che non tentò nemmeno di coprirsi il volto ed anzi rimase immobile come in attesa dell’esecuzione.
«Nessuno cara mia ti ha detto una conseguenza importante dell’incendio!» il ragazzo urlava mentre anche Red era attonito e incapace di agire, forse sorpreso dalla situazione.
«Credi davvero che tua madre sia ancora viva? Beh, sappi che non è così!».
L’affermazione rimase sospesa nel vuoto, il silenzio sembrava aver avvolto l’intero studio. Nessuno fiatava mentre la mente di Touko, impreparata al terribile impatto di quella informazione, impazziva letteralmente. Sua madre, la persona che anche se per poco tempo le aveva acceso una tenue luce di speranza, la donna che aveva ritrovato dopo tanto tempo di lontananza ora non esisteva più. Era stata uccisa dalla negligenza di sua figlia che ora non poteva far a meno di sentirsi male al pensiero della sua colpevolezza. Avrebbe dovuto fare di più, aveva fallito anche lì, che le rimaneva ora?
Il suo primo sentimento fu una tristezza sconfinata, un dolore così grande mai lo aveva provato in vita sua. Era come se il suo cuore le dolesse dalla tanta malinconia che provava, le sembrava di frammentarsi in piccoli pezzi, di non avere più una strada da seguire, di essere completamente persa. Le lacrime ora le inondavano il volto mentre lei era incapace di pensare alcunché se non proiettarsi all’infinito l’immagine di quella donna che tanto amava nella mente, cercando di imprimersi nel cuore quel sentimento, volendo sprofondare nell’amarezza. Come avrebbe fatto a non sentire più il suono della sua voce? Era distrutta, incapace di reagire né di pensare ad altro. Stava cadendo in quel baratro ora, lo sentiva, percepiva un freddo tagliente penetrarle fin dentro le ossa facendole provare un dolore indescrivibile. Avrebbe voluto tornare indietro, desiderava salvarla o morire al posto suo ma ciò era impossibile. Ora era sola. Lo era sempre stata ma sua madre… no anche quello non poteva essere vero. Eppure le bastò un rapido sguardo verso Bellocchio per capire che lui lo sapeva, tutti ne erano a conoscenza.
«Il nostro detective non vuole dirtelo ma ha dato più importanza ad altro che alla salvezza di quella povera donna..» era la voce stridula di Ghecis a parlare o un rimbombo del suo subconscio?
Però c’era dell’altro.

Dopo l’infinito dolore una nuova fonte alimentò il battito del suo cuore: era la rabbia. L’odio si impossessò del suo corpo, fondendosi con la sua anima ormai troppo stravolta per opporre resistenza. Era proprio una banderuola, N aveva ragione. La gente la odiava e lo avrebbe sempre fatto, era stanca anche di questo, se la vedevano come un mostro allora la su trasformazione sarebbe divenuta completa. La pallida luce che per un momento l’aveva riscaldata era stata troncata da motivi che non voleva conoscere e da persone che erroneamente aveva il diritto di odiare.
Bellocchio, Belle, Komor, N… tutti l’avevano delusa, ma forse era lei la prima colpevole. Sì, era così, eppure la rabbia non accennava a diminuire. Un solo pensiero le martellava in testa. Doveva dire “basta” a tutto questo, lei era già morta e, anche se questa condizione durava da tempo, solo ora se ne accorgeva in modo pienamente consapevole. E poteva decidere quello che da tempo era solo un lontano eco.
Alzò lo sguardo, ormai reso pregno di sentimenti contrastanti ed incontrò gli occhi stanche di Red. E al poi ragazzo bastò solo quel gesto, la vista di quel riflesso non umano, per capire e per temere. Perché lui riconosceva quello che la brunetta provava e non poteva che averne paura, era solo la premunizione di una scelta che avrebbe cambiato le vite di molti, in primis quella della ragazza. E solo una frase  occupava in quel momento la mente già satura di pensieri del corvino.
“Touko, ne sei davvero sicura?”.

 

La Cioccolateria di Guna

Perché quando si crede nella morte di qualcuno questa persona ritorna. Quindi… emh… bentornati? No davvero sono terribilmente dispiaciuta per il ritardo ma ahimè è venuto fuori che bisogna studiare ancor più per le verifiche (ma dai) quindi il tempo per scrivere è diminuito drasticamente. E poi sono stanca, le interrogazioni mi sfiancano e mentre prima scrivevo di sera ora mi si chiudono gli occhi. Ok, forse gli aggiornamenti saranno un po’ a rilento ma vi prometto che continueranno, non mollerei per nessuna ragione questa storia. Quindi vi ringrazio per l’infinita pazienza e spero che il capitolo non vi abbia deluso (non so a me pareva strano, incrocio le dita). Ringrazio Allys e Rovo che hanno recensito lo scorso capitolo e la mia cara sorellina che non si aspettava questo aggiornamento e l’ho un po’ presa in contropiede. Cara Ink *linguaccia*
Ok scemate a parte grazie per il supporto e al prossimo capitolo!
(e si nel caso non ve ne foste accorti questo è lungo, tanto anche, il più lungo mai scritto. Gioite forza figlioli).

  
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