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Autore: Horse_    22/03/2015    5 recensioni
Elena è una ragazza coraggiosa, intrepida, senza nessun rivale. Cresciuta dalla corte di Cartagine per diventare una regina e per guidare il suo popolo, ma con ambizioni ben diversi. Ad Elena non piace osservare da fuori, lei vuole aiutare.
Elena non è semplicemente una principessa, è un comandante. IL comandante per eccellenza, senza rivali. Sa cavalcare come un uomo, sa combattere come un uomo, sa ragionare come un uomo, sa trascinare l'esercito come un uomo. E' lei che guiderà l'esercito di Cartagine nella seconda guerra punica, storica lotta tra i Cartaginesi e i Romani.
Damon è un ragazzo sotto le spoglie di un demone. Aristocratico di famiglia spinto dall'amore per la lotta in guerra. Comandante delle legioni romane senza eguali, spietato calcolatore e mietitore di vittime. Viene definito il 'corvo nero' poichè, quando entra in battaglia, uccide i suoi nemici con la velocità di un corvo senza che nessuno se lo aspetti.
Damon guiderà le truppe romane contro quelle dei Cartaginesi alla ricerca di sangue, ma non sa che quella guerrà cambierà per sempre la sua vita.
AH/AU.
(Prenderò spunto da quello che è accaduto realmente, ma riadatterò le informazione secondo la storia e l'ordine che ho nella mia testa)
Genere: Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Rose Famil, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                Fuga.
                                                                                Terzo capitolo. (III°)




Quella mattina l’intera Roma era in allarme generale. L’allarme era scattato all’alba e riguardava una delle famiglie più importanti, la famiglia Salvatore.
Era una delle poche famiglie ad avere il capo-famiglia in Senato e il primogenito nell’esercito, seconda solo ai Mikaelson, di cui i figli più grandi, Niklaus e Elijah erano i consoli.
Il caldo torrido incombeva a Roma e mentre l’esercito si stava preparando per affrontare una nuova guerra Giuseppe Salvatore si recò al centro di addestramento.
In molti rimasero sorpresi dall’avvenimento, visto che un Senatore, in particolar modo così rispettabile, non poteva entrare in quei luoghi così sacri per i Romani.
L’uomo era alla ricerca del figlio per metterlo al corrente della sparizione del fratello più piccolo, il giovane Stefan.
Il ragazzo era tornato a casa per qualche giorno dal reclutamento e la notte prima era sparito senza lasciare nessuna traccia.

 
Damon venne interrotto dal suo allenamento nell’esatto momento in cui stava per infilzare il suo migliore amico e compagno di armi, Enzo, con una spada di legno.
Uno schiavo corse a chiamarlo di tutta fretta e Damon sbuffò.

 
“Salvato dallo schiavo, Lorenzo.”- lo provocò il giovane.

 
Il moro sbuffò, mentre il corvino senza fiatare seguì lo schiavo. Sapeva che era inopportuno fare domande in quel momento e se qualcuno lo cercava allora era successo qualcosa di veramente grave.
Pregò solo che sua moglie, Katherine, stesse bene. Non amava quella donna e mai l’avrebbe amata, era stato costretto a sposarla e poteva vederla solamente una volta al mese, ma non le dispiaceva.
Era stato con molte donne, quasi come ogni giovane romano, e lei aveva qualcosa che lo catturava. Non sapeva se era perché era brava a letto, ed effettivamente lo era, ma c’era qualcosa in lei di cui Damon ne era attratto.
Il giovane fu condotto d’innanzi al padre e quando lo vide, seguito dai due consoli, rimase interdetto. Come da regolamento si inginocchiò posando il ginocchio destro a terra ed abbassò il capo.
Odiava farlo, soprattutto verso quell’uomo che era suo padre, ma che lui non aveva mai considerato tale. Era colpa sua se era qui e per quanto gli piacesse la guerra lui avrebbe voluto allontanarsi da Roma.
Ora era il migliore tra i guerrieri e non gli era assolutamente permesso, per nessuna ragione.

 
“Alzati.”- lo invitò il padre.

 
Il corvino si alzò e mosse qualche passo verso Giuseppe per poi fermarsi a meno di cinque centimetri dall’uomo.
Erano completamente opposti, i due. Il ragazzo era più alto di circa dieci centimetri, ma la cosa che cambiava più di tutti era l’aspetto. Damon aveva i capelli neri come la pece e gli occhi azzurri come il cielo, mentre l’uomo più anziano aveva i capelli chiari e gli occhi verdi come le foglie in primavera. Chiunque li vedeva per la prima volta non li accostava come padre e figlio, a differenza di suo fratello.
Il fratello del corvino era uguale in tutto e per tutto al padre ed un vero e proprio sottomesso. Damon, invece, aveva il carattere ribelle come la madre, LilyRose.
Aveva preso tutto da lei, dalla spigliatezza, alla testardaggine e anche la bontà d’animo –cosa che a primo impatto non risaltava assolutamente.

 
“Perché siete venuto qui, padre?”- domandò garbatamente il giovane.
“Per vostro fratello.”- disse l’uomo cupo e per la prima volta il giovane fu colpito da una strana angoscia. Cosa era successo a suo fratello? –“E’ scomparso questa notte.”
“Che cosa?”- quasi gridò il ragazzo.

 
Suo padre lo fulminò con lo sguardo, ma poi ammorbidì leggermente il volto. Capiva perfettamente l’ansia che aveva invaso il giovane ed era la stessa che aveva colpito lui. Giuseppe sapeva del legame tra i due fratelli ed era l’unica cosa che apprezzava del suo primogenito: il fatto di proteggere sempre suo fratello, in qualunque circostanza, e da tutti.

 
“Com’è possibile?”- domandò ancora.
“Non lo sappiamo.”- rispose l’uomo. –“Questa mattina all’alba, non appena i servi sono saliti nella sua camera per svegliarlo non l’hanno trovato. Abbiamo girato in lungo e in largo per tutta Roma, ma non c’è nessuna traccia.”
“Pensate…”- il corvino si morse la lingua con forza. –“Pensate che qualcuno possa averlo rapito?”

 
L’uomo scosse la testa. Nessuno si sarebbe messo contro la famiglia dei Salvatore, nemmeno i Mikaelson.
Tutti provavano enorme rispetto nei confronti di Giuseppe, ancor di più nei confronti del figlio maggiore. Era un guerriero fortissimo, senza eguali, e aveva fatto vincere tantissime battaglie ai Romani che questi ne avevano perso addirittura il conto.
No, nessuno si sarebbe messo contro di lui, contro Damon.

 
“Non penso, è un’ipotesi da escludere.”- concluse infatti il padre.

 
Tutto ad un tratto Damon si ricordò del dialogo avuto qualche giorno prima con il fratello.
 
 
 
 



 
Damon stava gironzolando tra i campi di addestramento.
Ormai era notte fonda e non c’era nessuno, quindi aveva ogni libertà. A dir la verità a lui era concesso quello che voleva ed era avvantaggiato dal fatto di essere il pupillo di Elijah, uno dei due consoli.
Damon non era in grado di combattere, da ragazzino, ed Elijah lo aveva preso a cuore. Gli aveva insegnato tutto quello che c’era da sapere e grazie alle abilità innate del corvino e all’insegnamento del castano era diventato il più forte di tutti.
In battaglia i nemici non lo vedevano nemmeno arrivare e un secondo dopo cadevano a terra morti trafitti dalla sua spada con l’impugnatura dorata.
Era veloce, intelligente, astuto, forte e colpiva in silenzio; non per niente era soprannominato il Corvo nero.
Damon continuò a camminare fino a quando non venne attratto da dei rumori insoliti. Si diresse verso il campo cinque –da cui era sicuro provenissero i rumori– e si fermò qualche istante ad osservare la piccola figura che un poco goffamente colpiva un manichino in legno.
Il ragazzo sorrise all’istante riconoscendo in quella figura suo fratello Stefan.
Stefan non era bravo quanto suo fratello, purtroppo se n’era accorto anche suo padre, ma quello che lo contraddistingueva di più era la tenacia. Il piccoletto non mollava mai e Damon ne era assolutamente orgoglioso.
Il corvino, inoltre, era visto come un idolo dal fratellino minore. Cercava sempre di imitarlo e più di qualche volta era finito nei guai, ma era sempre stato salvato dal fratello maggiore, come quella sera.
Non era permesso, infatti, allenarsi dopo la fine degli allenamenti e chi non seguiva le regole sarebbe stato punito con una bella lavata di testa. Per fortuna di Stefan, però, Damon non avrebbe detto niente.
Il corvino si avvicinò di soppiatto, senza farsi sentire, e non appena arrivò a pochi passi dal fratello gli toccò una gamba con un bastone di legno. Il più piccolo cacciò un urlo che gli morì subito dopo in gola quando vide il fratello.

 
“Damon, mi avete spaventato!”- esclamò il più piccolo mentre il suo petto si stava ancora alzando e abbassando velocemente.
“Ho solo salvato quel povero manichino.”- il corvino sorrise. –“Che male ti ha fatto?”
“Mi stavo solo allenando!”- spiegò Stefan.
“Sai che gli allenamenti sono finiti già da un bel po’, fratellino?”- domandò Damon.

 
Stefan storse il naso nel sentire il nomignolo che suo fratello usava continuamente.
Era un appellativo che Damon si divertiva a dargli e Stefan lo trovava così poco virile, lo faceva sentire così piccolo. Lui aveva bisogno di sentirsi grande, invece.

 
“Lo so, volevo solo…”- Stefan si bloccò non sapendo come andare avanti.

 
Era stato beccato.
Damon rise per aver colto il fratello così alla sprovvista e gli diede la spada in legno che era caduta a terra.
Gli era venuta un’idea ed inoltre voleva passare un po’ di tempo con il fratello. Si vedevano una volta al giorno, di solito alla sera, e non potevano passare tanto tempo insieme e questo mancava ad entrambi, anche se il più grande non lo dava a vedere. Era pur sempre suo fratello quello.
Stefan afferrò la spada in legno interdetto, mentre Damon impugnò saldamente il bastone.

 
“Allenarsi da soli è monotoni, meglio fare in due, ti va?”- gli domandò Damon.

 
Gli occhi verdi di Stefan si illuminarono al buio della notte mentre un sorriso sornione compariva sulla sua faccia.
Certo che gli andava, con suo fratello poi. Stefan sapeva che poteva imparare tanto da Damon ed accettò subito l’offerta.
I due fratelli Salvatore iniziarono a duellare e il più grande diede la soddisfazione al minore di passare per qualche attimo in vantaggio, per poi alla fine atterrarlo. Stefan rotolò sul campo e si ricoprì di polvere.
Rimase per qualche attimo corrucciato, poi scoppiò a ridere seguito a ruota da Damon. Il corvino si sdraiò accanto a Stefan e rimasero così, per chissà quanto tempo, a fissare le stelle.
Nessuno dei due parlò, entrambi goderono della compagnia dell’altro e si persero nel cielo blu intenso della notte.
Solo dopo tanto tempo il silenzio fu rotto da Stefan che si tirò su a sedere.
Damon, semplicemente, si portò le mani dietro la testa ed accavallò le gambe.

 
“Damon, diventerò mai come voi?”- domandò il ragazzo.

 
Damon inclinò leggermente la testa per guardare meglio il fratello minore, poi annuì cercando di convincere il fratello.

 
“Certo, Stefan, non l’ho mai messo in dubbio.”- rispose poi.
“Nel mio corso ci sono così tanti bravi ragazzi rispetto a me, io non sarò mai come loro.”- rispose Stefan.

 
Damon notò come la voce del più piccolo uscì più incrinata del previsto. Si sentiva diverso dagli altri, ma era normale. Era uno tra i più piccoli per la sua età e semplicemente non poteva competere con quelli più grandi, più esperti e con fisicamente più forti.
Anche Damon alla sua età era stato inserito tra i più grandi, ma aveva imparato subito a farsi valere, grazie al suo carattere, mentre suo fratello era troppo buono per imporsi come lui, ma prima o poi ce l’avrebbe fatta.

 
“Anche io, quando avevo la tua stessa età, avevo la tua stessa paura. Sono stato portato qui, allontanato dalla mamma, e messo con ragazzi molto più grandi di me, ma ce l’ho fatta.”- lo consolò Damon.
“E come ce l’avete fatta?”- domandò Stefan leggermente più sollevato.
“Con tanta determinazione, forza d’animo e allenamento. Solo così si possono raggiungere i propri obiettivi.”- rispose il corvino.

 
Stefan annuì, poi si perse di nuovo ad osservare le stelle.
Damon lo lasciò perso nei suoi pensieri ancora per un po’, ma poi dovette chiedergli una domanda che gli frullava in testa da quando avevano iniziato la conversazione.

 
“Perché mi chiedi questo?”- domandò, infatti.

 
Stefan rimase per qualche attimo interdetto, poi abbassò lo sguardo.

 
“Voglio essere semplicemente come voi.”
 



 
 
Damon, all’inizio, non diede peso alle parole del minore, e non pensò minimamente a possibili azioni avventate da parte del fratello, ma dopo tutto quello che era successo iniziò a pensare.
Possibile che il fratello fosse scappato di casa alla ricerca di qualche avventura solo per sentirsi ‘grande’?
Il guerriero pensò che non fosse probabile, era certo.

 
“Nessuno ha rapito Stefan, padre.”- parlò Damon. –“E’ scappato di casa.”
“Scappato di casa?”- ripeté il vecchio spalancando gli occhi.

 
Il giovane annuì e cominciò a camminare avanti e indietro.
Era preoccupato per il fratello. Era troppo giovane per cavarsela da solo, sapeva come fare, certo, ma se qualcuno l’avesse attaccato?
Alle porte c’era uno scontro con i Cartaginesi e qualcuno avrebbe potuto ucciderlo senza pietà.
Dovevano andare a cercarlo.

 
“Dobbiamo andare a cercarlo.”- concluse Damon passandosi una mano sui capelli. –“E’ fuggito di notte, non penso sia andato molto lontano.”

 
Il capo famiglia annuì e seguì il figlio che si stava dirigendo dai consoli.
Entrambi non sapevano quanto si stessero sbagliando.




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Chiedo venia per l'immenso ritardo, ma ho avuto qualche problema ultimamente e troppo poco tempo. La scuola mi sta uccidendo e gli allenamenti si stanno facendo sempre più sfiancanti in vista della fasi nazionali, in quanto la mia squadra ha vinto il proprio campionato.
Quindi vi chiedo umilmente perdono, cercherò di aggiornare più spesso.
Da come avrete capito, anche se all'inizio non ho specificato così chiaramente, il POV, seppur indiretto, era di Damon. Ho voluto accontentarvi, anche se avevo già prefissato un suo pov, anche perchè bisogna vedere entrambe le parti.
Siamo nello stesso periodo di tempo del POV di Elena, quando ha trovato Stefan. A Roma finalmente si sono accorti che il più piccolo del Salvatore non c'è più e nel prossimo capitolo vedremo la ricerca, che, naturalmente, non andrà a buon fine visto che è stato "catturato".
La situazione a Roma è molto semplice: la famiglia più importante è quella dei Mikaelson, tanto che Niklaus ed Elijah sono i due consoli, e dopo c'è la famiglia Salvatore. Ho fatto delle scelte ben precise, ma capirete in seguito il perchè.
Ora, so che i due consoli non potevano essere della stessa famiglia, ma ho deciso di cambiare un po' le cose, anche perchè i due Mikaelson saranno dei personaggi importanti.

Rigrazio le cinque ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo lasciandomi meravigliose recensioni, grazie di cuore <3
Alla prossima <3



COMMENTO PUNTATA 6X17:
Avete visto la puntata diretta da Butler? Personalmente è stata una tra le mie preferite di questa stagione anche se, devo ammettere, mi piacciono un po' tutte rispetto alla tanta monotona quinta stagione. La sesta è con il botto e TVD sembra aver ripreso i propri ritmi.
Finalmente abbiamo conosciuto Mamma Salvatore e finalmente sappiamoa anche come si chiama ahahahahaha Sinceramente sono rimasta un po' delusa sul fatto di un così "attaccamento morboso" verso Stefan. Dico io... Anche lei? Io ero convinta che prediligesse il figlio maggiore, visto il comportamento di Giuseppe, e invece... Damon non era il preferito di nessuno, poor :'(
Stefan e Caroline... Mi stanno piacendo un sacco, davvero *-* Non tanto come coppia, ma come dinamica. Paul poi *-* E' stato troppo perfetto, ho sempre detto che interpretare il Stefan Rippah lo esaluta in una maniera assurda, tanto di cappello.
Per quanto riguarda il Delena, beh dai, almeno abbiamo visto qualcosa rispetto alla puntata diretta da Som u.u E' stato tutto molto carino, in particolar modo la scena finale, ma ovviamente Bon Bon arriva e rovina tutto >.< Avrei voluto ammazzarla, ma vabbeh... Dal promo della prossima puntata prevedo faville, lo pretendo!
La scena più ilare è stata quando Elena ha scambiato Stefan per Damon nelle foto ahahahahah Solo lei poteva farlo, veramente. Scambiare Stefan per Damon? Non ce siamo u.u

E voi, cosa ne pensate?
  
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