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Autore: Ayano01    22/03/2015    2 recensioni
Il kishin è morto e creature magiche tornano a popolare il mondo di Soul Eater. I nostri eroi e Luna, un'amica di Maka, dovranno affrontare un'organizzazione che vuole risvegliare un antico demone in grado di controllare la follia. Una nuova avventura, una corsa contro il tempo per recuperare antichi manufatti. Tra nuovi personaggi e amori, segreti verranno svelati così come, sarà svelato, il mistero che avvolge, il popolo delle fate celesti: un popolo antico e distrutto, o così si crede...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Maka Albarn, Nuovo Personaggio, Sorpresa, Un po' tutti | Coppie: Black*Star/Tsubaki, Soul/Maka
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~~Capitolo 8

Il sole stava salendo a grandi passi verso il cielo mentre la luna, stanca dopo aver vegliato sulla notte, stava abbandonando la sua postazione, diventando sempre più pallida come la pelle di una ragazza portante il nome del corpo celeste.
Nella stanza della ragazza in questione, anche se non molto differente, il buio dominava più del solito mentre Luna stava immersa nei propri pensieri. Non riusciva a togliersi dalla mente gli occhi di Ikuto, verde acqua, dominati dalla malinconia, ma con qualcosa di speciale, qualcosa come una scintilla, una scintilla di determinazione e speranza. Che miscuglio pericoloso quello, la determinazione non dovrebbe mai morire mentre la speranza è l’ultima a farlo. La ragazza si rigirò nel letto, scacciando quei pensieri poco adatti ad un nemico e si sistemò seduta sul bordo del suo giaciglio. Gli occhi le si appannarono per qualche attimo, mentre lei squadrava il display della sveglia: le 7:20.
-Forse è meglio alzarsi- Disse a sé stessa.
Non le piaceva arrivare ultima, qualsiasi cosa affrontasse non poteva, anzi non doveva, arrivare ultima. Non le importava il primo posto, ma non riusciva a sopportare l’idea di arrivare ultima e quindi, per come lo intendesse lei, essere una perdente, eppure in quel momento si sentiva così: pensando ad Ikuto, si sentiva una perdente per aver ceduto alla tentazione di ripensare a quegli occhi così simili ai suoi.
Uscì dalla camera attraversando la fredda aria che regnava nei corridoi: erano in pieno inverno, a Gennaio. Continuò la sua camminata verso la cucina, trovando Maka a fare i pancake, mentre di Soul non c’era traccia.
-Dov’è quell’albino narcisista?- Chiese Luna, facendo sussultare Maka.
-Sta sistemando la moto.- Rispose la bionda, facendo cenno con la testa verso la direzione della porta. Luna si avvicinò alle finestre e vide Soul armeggiare con la pesante carrozzeria della sua “bimba”, o come la chiamava lui.
“Ma non muore di freddo?” Si chiese la ragazza assonnata.
Luna lasciò la coinquilina in cucina ed, addentando un pancake, si avviò verso il bagno per la sua doccia da routine. Entrò nel bagno scalza, accettando svogliatamente il freddo che si avvinghiava intorno ai suoi piedi. Fissò di nuovo lo specchio, non notando miglioramenti nella sua immagine, fiondandosi sul fondotinta che tanto odiava. Le sapeva di falsità, truccarsi per sembrare più bella agli occhi di chi, probabilmente, non voleva conoscere la vera lei. Prese i vestiti che teneva sempre in bagno e, controllando prima le ferite, si tolse finalmente le bende che le davano fastidio.
“Almeno ora non sembro imbottita” Pensò di nuovo tra sé, abbandonandosi di nuovo alla malinconia di quel giorno. Il frenetico bussare alla porta la destò dai suoi pensieri, facendola sussultare e intimidendola a finire la sua preparazione. Uscì dal bagno e scorse delle ciocche bianche, ghignando felice.
-Hai bussato?- Chiese in modo innocente, cercando un po’ di svago durante quella mattina noiosa.
-Ma Va, ho solamente dato calci alla porta.- Disse sarcastico, facendole la linguaccia.
Maka si intromise nello scambio di frecciatine, sorridendo e attaccando bottone:
-Suvvia, oggi è domenica e dobbiamo vederci con gli altri del gruppo.-
-La senzatette che vuole uscire…mi sa tanto di imbroglio.- Soul non tentò di nascondere lo stupore, beccandosi un Maka-chop in piena fronte.
-Mi pare ovvio.- Iniziò la biondina. –Mentre voi giocate, io posso studiare i prossimi capitoli di letteratura giapponese.- Concluse fiera, innalzando la testa con fare superiore.
-Te pareva.- Sbuffò Soul rassegnato, entrando in bagno.
Luna e Maka andarono in salotto, buttandosi di peso sul divano grigio. La ragazza con le ciocche colorate squadrò la stanza in modo assente: non si era ancora abituata ai gusti dei coinquilini. Davanti al divano in pelle, si protraeva un tavolino bianco rettangolare e basso, ricoperto da una tovaglia rossa con delle candele grigie e bianche a forma di roccia sopra. Vicino alle parete di entrata si esibiva maestoso, un quadro raffigurante dei fiori bianchi su sfondo rosso. Proprio sotto il quadro era stata appesa una piccola e lucidata mensola nera, portante delle piccole pietre da collezione assieme ad una foto della Spartoi. Sulla parete opposta c’erano una grande finestra e delle piante poggiate su svariate mensole. Luna guardò davanti a sé per squadrare la parete di fronte: la televisione, attaccata da sostenitori fatti apposta, era sospesa sulla parete, mentre sotto di lei c’era un comodino molto lungo, bianco e ricoperto da un drappo rosso. La cosa più stravagante in quel salotto,  finora ben arredato, era uno scaffale giallo che circondava l’intera tivù, sul quale erano sistemati, molto diligentemente, i libri che Luna aveva visto leggere a Maka.
-Perché non ti decidi a buttare quello scaffale? Rovina troppo l’arredamento del salotto.- Chiese Luna, volendo capire il perché di quella scelta così stravagante.
-Beh, vedi…- Maka arrossì iniziando il discorso –Soul mi costruì questo scaffale quando iniziammo a vivere insieme. Ha un grande valore sentimentale.- Concluse sciogliendosi dall’imbarazzo, sotto gli occhi complici di Luna.
Seguirono attimi di silenzio finchè, nell’arguta mente di Maka, non balenò un’idea che parve disturbare  la sua coinquilina:
-Come stanno Kei e Yuriko?- Chiese Maka, spolverando dei ricordi che Luna teneva gelosamente segreti nel proprio cuore.
-I miei genitori stanno bene, sempre a lavorare, perfettamente e con grandi risultati. Mi chiedo se i miei nonni sapessero del loro futuro quando diedero i nomi.- Confessò malinconica, con lo sguardo perso tra i ricordi, azzardando un sorriso più per rispetto che per amore.
-“Kei” significa “eccellente e saggio”, mentre “Yuriko” significa “mille perfezioni”. Mi dimentico sempre che i tuoi nonni fossero giapponesi.- Disse Maka, cercando di non far morire la conversazione.
-Ti sbagli. I genitori di mia madre erano giapponesi, mentre quelli di mio padre erano Europei con conoscenze giapponesi. Due grandi famiglie, tanto grandi quanto diverse. Non mi sorprende che si sia alzato un polverone intorno al matrimonio dei miei genitori e, tantomeno, mi sorprende che il divorzio dei miei genitori venga tenuto segreto.- Disse Luna assumendo una posa leggermente disgustata.
-Oh beh, l’importante è che ora la tua famiglia sia in pace.- Maka stava provando a rimediare all’errore fatto.
-Ci credo che siamo in pace, sono rimasti solo i miei genitori e alcuni lontani famigliari.- Disse Luna stanca del discorso così intimo e fastidioso.
-Quindi hai una famiglia problematica?- Questa volta, con la sorpresa delle ragazze, fu Soul a parlare.
-Da quando sei lì?- Chiese Luna nervosa e infastidita dalla presenza del ragazzo.
-Sto qui in piedi da quando Maka ha specificato il significato dei nomi dei tuoi genitori. Ci stanno proprio bene.- Aggiunse Soul schivando le varie cose che Luna gli tirava addosso. Ad un tratto Soul venne colpito da un libro lanciatogli con molta forza.
-Ora, oltre ai Maka e ai Shinigami-chop, esistono anche quelli di Luna?- Chiese sarcastico massaggiandosi la nuca. I tre coinquilini esplosero in una fragorosa risata, abbandonandosi alle emozioni di allegria che si insinuarono in quell’atmosfera.
-A che ora ci dobbiamo vedere con gli atri?- Chiese Maka boccheggiando per la mancanza di aria.
-Alle 12- in punto.- Disse Soul tenendosi la pancia e aggiustandosi i candidi capelli.
-Quindi, per la precisione, fra 20 minuti dobbiamo essere al campetto di basket?.- Chiese Luna sbirciando l’orologio che segnava le 11:40.
Tutti e tre sbiancarono all’istante, guardando i propri vestiti sgualciti e non adatti al gioco. Corsero verso le proprie  camere e buttarono fuori dagli armadi tutti i vestiti che contenevano. Fra la fretta e l‘agitazione, in dieci minuti, erano già usciti e stavano andando verso il campetto. Soul stava correndo, trascinandosi dietro Maka: le stava tenendo la mano per un motivo sconosciuto.
-Ehi, non pensate di essere un po’ audaci?- Urlò Luna, che era rimasta dietro, non volendo correre. I due “piccioncini” si fermarono di colpo, ritraendo le mani e diventando rossi.
-Non fatevi venire strane idee. Non volevo arrivare in ritardo per colpa di sta’ qui, sarebbe stato poco cool. E poi, io non mi innamorerei mai di lei.- Per l’ennesima volta, Soul, mentì a sé stesso e, per l’ennesima volta, venne frainteso da Maka, la quale, presa sottobraccio Luna, se ne andò urlando, offesa:
-Non ti creerei mai tali problemi, preferirei trasformarmi in kishin.-
Soul guardò le due ragazze allontanarsi verso il campetto, imprecando sottovoce qualche parola sconosciuta e in capibile.
Poco dopo erano arrivati al campetto, trovando Kid e le sorelle ad esercitarsi.
-Non mi sarei mai aspettata di vedere Liz giocare.- Disse Luna punzecchiando la maggiore delle sorelle.
-Era l’unico modo per smuovere quel fissato lì. Da quanto la sua ragazza ha scritto il messaggio del ritardo, lui non vuole muoversi senza autocommiserarsi.- Confessò Liz, lasciandosi scappare un sospiro di rassegnazione mentre Luna ghignava ricordandosi di aver incontrato Tsugumi.
-E cosa avresti detto per convincerlo?- Chiese Soul.
-Semplice, gli ho detto che, se vinco io, la casa viene rimodernata e sistemata in modo asimmetrico.- Annunciò Liz, puntando il pollice verso di sé con aria superiore.
-Aspetta a cantar vittoria, se quel montato di Black*Star non viene, possiamo dire addio alla partita.- Disse Luna, con l’approvazione di Soul e l’okay di Maka che guardava dagli spalti. Finita la frase però, come per magia, un urlo attirò l’attenzione di tutti mentre, dai tetti di Death City si protraeva una figura muscolosa ed eccentrica.
-Il grande ME è qui per voi.- Urlò la figura buttandosi a capofitto verso il campetto, finendo però sul recinto, dopo aver calcolato male l’atterraggio.
-Black*Star.- Urlò Tsubaki in pensiero.- Stai bene?- Chiese preoccupata.
Il corpo dell’assassino era piegato a metà, mentre lui si teneva la pancia in preda al dolore, così Tsubaki si avvicinò a lui con fare materno sollevandolo di peso e riportandolo in posizione dritta.
-Il grande ME è pronto per la partita.- Annunciò l’azzurro, massaggiandosi la pancia, ancora sostenuto da Tsubaki.
-Mi sbaglio, oppure oggi è la giornata “Abbracciamo i nostri partner”?- Luna fece notare a Black*Star la posizione in cui si trovava facendo arrossire sia lui che a sua buki. I due partner si allontanarono con modi meccanici, strisciando i piedi e facendo ridere tutti i presenti.
-Va bene, ora che ci siamo tutti, possiamo iniziare la partita. I capitani saremo io e Kid. Nella mia squadra voglio Black*Star e Patty.- Disse Soul autoritario, cercando di creare la squadra migliore, cosa che fece arrabbiare Kid:
-Ma così noi non possiamo vincere, a parte che Liz e io abbiamo una sfida in corso!- Urlò sbracciando in preda alla rivolta.
-Facciamo così, Soul e Black*Star saranno i capitani, mentre la scelta delle persone avverrà col principio che Kid e Liz devono essere rivali.- Luna pose fine ad un battibecco che non era nemmeno iniziato, evitando così inutili rotture di timpani e spreco di tempo. La nuova arrivata fece una conta che stabilì il primo ragazzo che doveva scegliere una persona tra le rimaste. Dopo svariati minuti di attesa, perché tutti e due i capitani volevano avere una squadra vincente, si arrivò ad una decisione: Liz, Soul e Patty in una squadra, mentre nell’altra c’erano Kid, Black*Star e Tsubaki.
-Ma ora rimane Luna, dato che Maka non vuole giocare.- Kid fece notare la presenza della persona rimasta, che fece un piccolo segno con la mano, per simulare un “ciao” abbastanza sarcastico.
-In quale squadra dovrebbe andare?- Chiesero Black*Star e Soul in strana sintonia.
-Non vi preoccupate, non ho molta voglia di giocare. Andrò a sgranchirmi le gambe.- Confessò Luna, liquidando in fretta qualsiasi domanda da parte delle due squadre. La ragazza si allontanò verso gli spalti e, presa la borsa, disse un veloce “vado a fare due passi”, rispondendo alle domande che stavano nascendo in Maka. Andò con passo lento verso il parco, assaporando il freddo pungente dell’aria, ricordandosi di aver visto Soul in maniche corte e pensando che quel tipo avesse molta resistenza. Girò la testa e si guardò intorno: il marciapiede in ciottoli pareva freddo e vecchio, graffiato dall’inverno ormai inoltrato e segnato dai numerosi passi delle persone che l’hanno sfruttato. Ai margini di quel viottolo si estendevano i prati del parco, con l’erba rinsecchita e maleodorante, eppure era proprio quella sensazione di vecchio e logoro che riappacificava la mente della ragazza. Era sola in quell’immenso parco, non volendo essere vista da nessuno, quel posto faceva al caso suo. Passò ancora qualche attimo a guardare il paesaggio del parco, assaporando quel tempo solitorio, come per tenerlo stretto a sé, come se un tesoro la stesse circondando. Ad un tratto si destò dal momento di pace quando il manufatto che teneva al collo iniziò a bruciarla. Cercò di allontanarlo dalla pelle, strofinando poi il punto ferito in preda alle scottature. L’oggetto cadde a terra, iniziando a illuminarsi. Luna, per quanto dolorante, avvertì qualcosa di pericoloso nell’aria, qualcosa che stava turbando il suo momento di pace, e di certo non poteva perdonare quel qualcosa o qualcuno. Si mise sull’attenti, dopo aver raccolto il lucchetto, aspettando in apnea, concentrandosi per capire se ci fossero degli spiriti in giro. Ad un tratto sentì un fruscio vicino ad un cespuglio, dal quale saltò fuori Gil.
-Ma ti pare modo di spaventare le persone?- Chiese Luna allo spiritello che iniziava ad avere paura di lei.
-Ti chiederei di non spaventare il mio amico.- Una voce a lei conosciuta e da lei odiata, attirò la sua attenzione. Luna si girò verso la fonte del suono, scorgendo delle ciocche biondo cenere molto scure, che confermarono l’appartenenza di quella voce.
-Dicono che gli spiriti vengono condizionati dal proprio padrone. Pensando a Gil, mi dispiace proprio per lui, non deve essere facile avere te come padrone.- Luna guardò disgusta la figura di Ikuto, che uscì dal suo appostamento dietro l’albero.
-OH, andiamo. Cosa ti ho fatto di male?- Chiese il ragazzo in modo innocente.
-Niente di che. Hai solo fatto fallire la mia prima missione, sei un mio nemico e condanni un povero spirito a starti dietro.- Luna pronunciò ogni “qualità” con un sorriso sarcastico e malizioso stampato in faccia, mentre Ikuto portava le mani in aria pronto a ribattere:
-Gil può benissimo rompere il contratto se non vuole stare con me, mentre tu non hai molti motivi validi per criticarmi. Tu stai dalla parte di un tizio con una scuola per assassini, mentre io sto dalla parte degli assassini. Facendo due più due, siamo nella stessa posizione.- Ikuto disse quella provocazione avvicinandosi a Luna e prendendole il mento fra un mano.
-Potremmo anche collaborare.- Aggiunse sussurrandole nell’orecchio.
-Nei tuoi sogni.- Luna fracassò, non solo i timpani di Ikuto, ma anche la sua guancia, dopo avergli tirato uno schiaffo.
-Se non te ne sei accorto, io non combatto per Shinigami, come fai tu per quell’organizzazione. Io combatto per me stessa, in modo abbastanza egoistico e lo ammetto, ma se combatto ho un motivo valido.- Urlò Luna cedendo alle provocazioni del ragazzo che la guardava stranito ma interessato. Calò il silenzio, il vento si levò nel parco mentre le foglie danzavano sorrette dall’aria pungente.
-E quale sarebbe il tuo motivo?- Chiese Ikuto, curioso di sapere di più sulla ragazza, anche se non ne capiva il perché.
-Non vedo perché dovrei dirtelo. Vero è che ho detto che siamo umani, ma vuoi o non vuoi, in questo momento siamo nemici. Non capire male, ma non voglio darti vantaggio.- Disse Luna impassibile, recuperando la calma e aiutando Ikuto a rialzarsi, senza una valida scusa per spiegare il suo comportamento.
-Facciamo così io ti dico la mia motivazione e tu mi riveli la tua. Saremo in parità, no?-  Ikuto ammiccò verso la ragazza che stava rimuginando sulla proposta del ragazzo, nemmeno fosse un giuramento d’amore.
“Dare una mia informazione per avere notizie sul nemico, può tornarmi utile infondo”, pensò Luna schietta e ragionevole.
-Mi sta bene, ma devi iniziare tu.- Luna concluse in fretta la frase, cercando di liberarsi dell’interlocutore il prima possibile, sentendo la pressione farsi forte sulle sue spalle. Passarono dei secondi, che parvero infiniti e pesanti. Mentre Luna fissava Ikuto, lui  stava cercando un modo per spiegarle le sue motivazioni.
-Diciamo che sono in debito con loro. Tocca a te.- Disse Ikuto, affrettandosi a cambiare discorso.
-E no…mi dovevi dire la tua motivazione, non darmi degli indizi. Mica sono Sherlock Holmes.- Luna riportò il discorso al punto di parte, infrangendo le speranze di Ikuto.
-Va bene. Ma non lo ripeterò due volte. Quando ero bambino, mio padre si mise nei guai e scappò, affidandomi al caso. Una notte, mentre ero inseguito dalle persone con le quali mio padre aveva avuto problemi, il capo della Blood Land mi salvò, accorgendosi che ero compatibile con Gil. Mi hanno salvato per proprio tornaconto, ma li devo comunque la vita. Per questo li aiuto.- Ikuto, confessando il tutto si sentì più leggero, come se parlare con Luna lo rendesse vivo e con una vita propria.
-Ma quanto eri piccolo? E quanti anni hai ora?-  Chiese Luna interessata a tutto quel discorso.
-Avevo si e no, sette anni, forse otto. Ora invece ne ho sedici, fra due mesi diciasette.- Ikuto lo disse incurante della situazione e della persona con cui stesse parlando.
-Se più grande di me di un anno!!! Non contando che a Gennaio farò sedici anni.- Luna sbottò sorpresa e anche un po’ infastidita, anche se non era a conoscenza del motivo. Poi riprese a fare la costatazione:
-Li stai aiutando da circa dieci anni. Non pensi di averli ripagati abbastanza?- Luna era incerta delle parole che stava dicendo, ma le sembrava sensato chiedere tutte quelle cose.
-Potresti avere ragione, ma sono stato addestrato a combattere e non avrei dove andare. Sarebbe dura ricominciare, anche per Gil.- Confessò Ikuto.
-Non ci sono cose troppo dure da affrontare. Sta a te decidere se è possibile o meno. Credo di dover andare sennò mi cercheranno troppo.- Luna sperò di non doversi spiegare ma venne afferrata per un polso e Ikuto, immancabilmente, la avviccinò a sé.
-Ti ricordo che anche tu devi mantenere la tua parte di promessa.- Le ricordò con la malizia negli occhi.
-Come puoi pensare che me lo sia dimenticato?- Luna cercò di fare la finta tonta riprendendo poi il discorso –Se mi lasci forse parlerò di me.-
Ikuto lasciò il polso all'istante, allontanandosi di poco dalla ragazza.
-Io sto dalla parte del “bene” per un mio tornaconto personale. Prima di tutto, Shinigami mi ha chiesto un aiuto e io non vedo problema ad accettare. Secondo, mi sento in debito con la famiglia di Maka, perché, quando ero piccola, mi hanno aiutato molto. Terzo, non ho molta voglia di tornare dalla mia famiglia.- Luna fece pesare la parola “famiglia” un po’ di più e Ikuto non stentò a notare l’avversità della ragazza verso la sua infanzia.
-Ma i tuoi genitori sono tra i più ricchi del mondo, con un lavoro e una reputazione impeccabili. Non vedo perché non dovresti essere con loro.- Ikuto non si capacitava della scelta della ragazza, quindi passò a chiedere altre informazioni.
La ragazza sospirò rassegnata: alla fine, qualche precisazione, non le costava granché, infondo si era aperta anche troppo, oramai le sembrava che Ikuto fosse più un amico che una persona da combattere.
-I soldi non possono comprare o compensare tutto. La mancanza di affetto rende diverse le persone, per questo, certe volte, sono impassibile davanti ad alcune scene.- Luna confessò le ultime precisazioni, allontanandosi da Ikuto, senza troppe cerimonie, lasciandolo solo nel parchetto.
-Possibile che una persona riesca a farti sentire a casa?- Ikuto pose quella domanda al vento, perché Gil non lo stava affatto ascoltando.

La Spartoi aveva finito la partita da una quindicina di minuti e si erano messi a cercare Luna, che tardava ad arrivare.
-Mica mi perdo, sono abbastanza grande.- Disse Luna comparendo nel campetto, lasciando tutti sorpresi.
-Ma dove eri finita, dovevi fare solo qualche passo.- Liz chiese stanca di aspettare al freddo.
-Non mi dovevate mica aspettare. Comunque sono stata al parco ed ho incontrato Ikuto.- Luna disse senza dar troppo peso alle parole, mentre tutti gli altri si rizzavano tesi.
-Ti ha fatto qualcosa?- Maka chiese preoccupata, mentre Luna arrossiva, ripensando alle svariate volte in cui erano stati vicini.
-Niente, forse non sono speciale come voi, ma so proteggermi.- Liquidò alla svelta ogni preoccupazione. Si diresse verso casa, salutando gli altri, non curante del fatto che Maka e Soul non la stessero seguendo.
-Noi rimaniamo ancora un po’ a giocare, magari vuoi aggiungerti?- Chise Soul con aria da sfida, mantenendo il ghigno sprezzante sulla faccia.
-No grazie, non vado matta per il basket.- Luna cercò di allontanarsi, ma venne fermata da un’affermazione di Black*Star:
-Non dirmi che hai paura di essere umiliata dal grande me!-
Luna si arrestò all’istante, colpita all’orgoglio che la teneva sempre in allerta.
-Semmai, non vorrei farti imbarazzare troppo.- Anche la ragazza colpì l’orgoglio dell’assassino.
Si guardarono con sfida, sprizzando superiorità da tutti i pori, non volendo lasciare l’altro vincere, non poterono far altro che cambiare un po’ le squadre: Soul, Luna e Liz contro la squadra di Black*Star che, al posto di Tsubaki stanca, si era presa Patty.
Maka. Con un cenno disinteressato della mano, segnò l’inizio della partita. Black*Satr prese possesso della palla quasi all’istante, girandosi verso Soul per fargli la linguaccia ma, quel momento di disattenzione, gli costò la perdita della palla, la quale fu presa da Luna che sfrecciò vicino all’assassino.
-Non togliere mai gli occhi dal tuo tesoro.- Pronunciò Luna allontanandosi da Black*Star, calcando la parola tesoro, come se quella partita le potesse cambiare la vita. Non era mi stata brava a perdere, per questo non aveva intenzione di darla vinta a Black*Star un’altra volta, ancor di più se tirato in ballo, era l’orgoglio.
Proseguì la sua corsa verso il canestro, schivando Patty e lanciando la palla a Soul se si trovava in difficoltà. In poco tempo aveva creato un gran bel gioco di squadra con l’albino e questo, per uno strano motivo, creò ansia nel cuore di Maka che guardava, finalmente interessata, la partita dagli spalti. Per la prima volta, la maister si trovò a pensare di non essere all’altezza di qualcuno, per la prima si sentì nervosa guardando Soul sorridere in compagnia di qualcuna che non fosse lei, per la prima volta, anche se lei non ne sapeva niente, si sentì come Soul che deve esse testimone di come le viene chiesto, da qualche altra arma, di essere la loro maister. Maka guardò ancora una volta la squadra creata da Soul e Luna, e, per la prima volta, preferì che Luna non si fosse mai trasferita da loro, ma subito scacciò quei pensieri, pensando all’infanzia che lei passò insieme alla ragazza dai capelli colorati.
Maka si concentrò di nuovo sul gioco, che stava avanzando a vantaggio della squadra di Soul: ora come ora erano sette a cinque. Il gioco non era affatto semplice, per quanto Luna cercasse di giocare perfettamente, ad ogni suo punto, Black*Star ne faceva due, anche se dopo i tre punti di vantaggio, era diventato difficile raggiungere la sua squadra. Un altro fattore a vantaggio di Luna era la stanchezza dell’assassino: stava giocando due partite di seguito e non si reggeva più in piedi, stava continuando solo grazie agli incitamenti di Tsubaki.
“Perché non sono una coppia?” Si chiese mentalmente, guardando gli occhi di Black*Star che brillavano ogni volta che Tsubaki gli faceva i complimenti. Fissò Maka che segnava i punti e cercò di avere un altro vantaggio prima che scadesse il tempo: rimanevano due minuti.
-Rendiamola più divertente, chi perde dovrà abbracciare il nuovo arrivato e, durante il ballo di domani, dovrà ballare insieme a lui.- Black*Star propose una sfida nella sfida, per riprende l’attenzione di tutti, ma soprattutto di Luna che sembrava assente, la quale si ricordò del ballo per i nuovi arrivati solo in quel momento.
-Mi sta bene.- Disse Luna, togliendo per l’ennesima volta la palla dalle mani dell’azzurro e passandola a Soul che era il più vicino al canestro. L’albino stava per segnare il canestro che li avrebbe portato a vittoria sicura, quando Maka urlò sorpresa. Soul si distrasse per un attimo, che bastò per permettere a Black*Star di segnare un canestro di tre punti, canestro che fece finire la partita e vincere la squadra di Black*Star. Soul e Luna si precipitarono da Maka, che si era graffiata molto profondamente un ginocchio scendendo dagli spalti.
-Non importa come, ma ho vinto. Buona fortuna per domani, Luna.- Disse Black*Star allontanandosi con Tsubaki, seguito da Liz, Patty e da un Kid felice di non dover vedere la sua casa asimmetrica.
-L’importante che Maka stia bene.- Bofonchiò Luna rassegnata alla perdita, anche se quel senso di sconfitta bruciava, le stava più a cuore l’amica e questo si poteva capire dallo sguardo che rivolse alla maister mentre l’aiutava. Maka vide quello sguardo preoccupato e gentile posarsi sul suo ginocchio e si sentì immancabilmente in colpa per aver voluto allontanare Luna. Soul notò la strana espressione di Maka, ma lasciò le domande per dopo, intuendo che la sua partner non volesse parlarne in presenza di Luna. Soul sorresse Maka e si incamminò verso casa, seguito da Luna che aveva avvertito l’atmosfera pesante che gravava sul cuore di Maka, ma l’unica cosa che fece è stare in silenzio, per non peggiorare il tutto. Guardò Make e Soul parlare e punzecchiarsi, allontanandosi verso casa e si sentì estraniata, tagliata fuori da un mondo che non avrebbe mai potuto raggiungere. Anche per Luna arrivò una prima volta: per la prima volta si sentì triste non per colpa dei genitori.
Si morse il labbro inferiore, cercando di scacciare i pensieri e si affrettò a tornare allegra e pimpante. Continuò ad ascoltare il discorso dei due partner, rimanendo ammaliata dalle avventure che avevano passato come squadra. Li ascoltava interessata, concentrata sulle sue parole, ma rimaneva in silenzio e, soprattutto, in distanza, fin quando Maka non si girò verso di lei e porse la mano, invitandola a partecipare alla conversazione. Tra scambi di battute e punzecchiamenti tra Soul e Luna, i tre arrivarono a casa, entrando e sedendosi sfiniti. Soul medicò il ginocchio di Maka, per poi allontanarsi in camera sua e chiudere dietro di sé la porta. Seguirono attimi di silenzio tra le due ragazze, che si erano ritrovate da sole in cucina.
-Ho scoperto qualcosa di interessate sul manufatto.- Luna cercò di rompere il disagio creatosi, dopo essersi ricordata di cosa era successo al suo colo prima di incontrare Ikuto, -A quanto pare, il manufatto ha uno spirito proprio, che percepisce se l’altra parte del pezzo è vicino.- Luna disse questo, aspettando una risposta da parte di Maka, che però non soddisfò le sue aspettaive.
-Interessante.- Bofonchiò Maka, sorseggiando il thè appena fatto. Il silenzio calò di nuovo, rendendo difficile  respirare, nessuna delle due si guardava negli occhi.
-Sai.- Maka iniziò un discorso. –Oggi, vedendoti con Soul, sono stata invidiosa di te.- Ammise leggermente imabarazzata.
-Io sono invidiosa del rapporto intimo che avete. Sembrate davvero felici.- Ammise Luna per poi continuare:
- Ma se hai paura che Soul ti possa abbandonare allora ti sbagli.-
-Come fai ad esserne certa?- Maka era stranita dalle affermazioni di  Luna.
-Semplicemente vi osservo. Lui può essere freddo, pervertito, fastidioso, indecente, ingombrante e può far arrabbiare con la sua aria da cool guy, ma quando sorride, lo fa sinceramente solo se ci sei tu tirata in ballo. Credo che tu gli stia molto a cuore, e credo anche che sia lo stesso per te. Voi due create una grande squadra.- Luna finì il discorso abbracciando Maka, come per farle capire che non era arrabbiata per ciò che la maister aveva pensato.
-Stai dicendo che non dovrei sentirmi insicura?- Chiese Maka.
-No. Se tu sei insicura, lui sarà imperterrito. Vi completate a vicenda, per questo ero invidiosa del vostro rapporto.- Luna non cercò di nascondere i suoi pensieri.
Le due ragazze si abbracciarono, per poi salutarsi accorgendosi dell’ora tarda: le 21:47.
-Credo che andrò a dormire.- Luna salutò la sua amica e si chiuse in stanza, prese posto sul davanzale della finestra e fissò per un po’ la porta chiusa, finché non le luci spente. Appoggio la testa alla finestra e si concesse qualche minuto di relax. Passò le dita sul collo, sfiorando la bruciatura che era ancora leggermente presente. Posò poi, lo sguardo fuori dalla finestra, scontrando gli occhi con il buio della notte invernale. Le stelle stentavano a farsi vedere, mentre dei nuvoloni ricoprivano il cielo nero e possente. A Luna si illuminarono gli occhi all’idea che quelle nuvole potessero contenere la neve che lei amava. Purtroppo il luccichio sfumò appena una goccia d’acqua sfiorò la finestra. Tante piccole gocce, ad intermittenza, segnavano il vetro come delle vene, trasportando nuove fragranze, che Luna accolse nella propria stanza, dopo ver aperto leggermente la finestra. Guardò di nuovo fuori, accorgendosi di una figura familiare, e cercò subito di collegarla a qualcuno. Arrivò presto ad una soluzione, spalancando la finestra e usando un tubo massiccio, attaccato al muro della casa, per scendere sotto e abbracciare la figura incappucciata.
-Stavolta sei tu ad arrampicarti.- Disse la figura allegramente, fingendo un leggero spavento.
-So che i gatti sono solitari, ma non pensi di torturare troppo Kid?- Chiese Luna sorridendo alla figura che si tolse il cappuccio, mostrando degli occhi color ametista stupendi.
-Come sai che sto facendo soffrire Kid?- Chiese la gatta nera, sorridendo di rimando.
-Oh, andiamo. Oggi, per tutta la partita era depresso, tanto depresso che non si è nemmeno accorto di avere due calze diverse, cosa che rovinava la sua adorata simmetria.- Luna imitò uno sfogo di Kid, facendo ridere Tsugumi.
-Beh, è uke, quindi è abituato a queste cose.- Tsugumi riprese la calma, nonostante il suo respiro fosse rotto dalla risata.
-Ti sei accorta di conoscermi solo da un giorno?- Chiese la gatta nera ad un tratto.
-Lo so, eppure mi sento bene in tua compagnia. Riesci a farmi stare allegra.- Luna non ,ascheròi suoi sentimenti, facendo impercettibilmente arrossire Tsugumi. Le due ragazze chiacchierarono del più e del meno, per ben venti minuti, incuranti delle gocce che solcavano i loro abiti. Ad un tratto un tuono infranse il momento di relax, facendo sobbalzare Luna, che iniziò a tremare, anche se impercettibilmente.
-Che succede?- Tsugumi si accorse del disagio della bionda, chiedendole spiegazioni preoccupata.
-Non è niente. Ho sempre avuto timore dei fulmini, forse perché sono stata sempre sola durante i temporali, oppure perché i fulmini mi ricordano il fuoco.- Luna sorrise debolmente cercando di rassicurare Tsugumi.
-Sei sicura di stare bene?- Neanche il tempo di finire la domanda, che tutt’e due le ragazze starnutirono all’unisono, per poi scoppiare a ridere.
-Credo sia meglio andare a casa.- Disse Tsgumi soffiandosi il naso e porgendo un fazzoletto a Luna.
-Beh, credo tu abbia ragione.- Luna prese il fazzoletto e si avvicinò al tubo vicino al muro, pronta ad arrampicarsi, prima però fece una domanda:
-Ma almeno domani, alla festa per i nuovi arrivati, ci sarai?-
-Beh, se ti rende tanto felice vedermi, allora mi sacrificherò per te.- Tsugumi rispose con sarcasmo, abbozzando un inchino da gentleman e salutando l’amica, mentre pensava al momento in cui avrebbe rivisto Kid, il giorno, anzi la sera dopo, alla festa. Luna continuò a guardare le spalle di Tsugumi, finché quest’ultima non scomparve, inghiottita dal buio delle stradine poco illuminate. La ragazza dal nome celestiale, fece forza con le braccia e si arrampicò fino alla sua finestra, per poi entrare in camere, chiudere la sua “porta di uscita” e stendersi sul letto. Ripensò all’intera giornata, lasciandosi scappare un sorriso dopo aver constatato di aver trovato un posto in cui stare bene. Poco dopo, anche lei si abbandonò alle braccia di morfeo.

A Death City, in una parte non precisata, forse in una villa logora o nei sotterranei della città, Ikuto stava andando ad incontrare il capo della BloodLand.
Il ragazzo si fermò davanti ad un’immensa porta, costruita in legno, lucidata in nero e decorata da immense borchie grigie. Intorno ad essa, la pietra era scheggiata e rivestita da rampicanti, viscidi e maleodoranti che scendevano fino al pavimento marmoreo e vecchio. Ikuto picchiò la porta, come se bussare non bastasse a farsi sentire. Un “avanti” sordo e flebile si propagò da dietro quell’entrata, così Ikuto spinse la porta ed entrò in quella sala. La poca illuminazione, creata dai candelabri, permetteva di scorgere solo il pavimento nero e un grande trono in pietra dove, vestita di rosso e nero, sedeva una figura composta e dal portamento elegante.
-Cosa ti porta qui?- A parlare non fu la figura, bensì una ragazza in piedi vicino al trono. Si fece vanti, togliendosi il cappuccio e lasciando che i capelli rossi corressero lungo le spalle e le braccia. Gli occhi marroni, stonavano con la pelle chiara, mentre la bocca prendeva la forma di un ghigno di sfida.
-Non sono venuto a parlare con te, Roxy.- Ikuto la liquidò alla svelta, inginocchiandosi davanti alla figura seduta.
-Tu, dovresti portare un po’ di rispetto.- Roxy ringhiò arrabbiata, ma venne fermata dalla mano alzata della figura. La ragazza capì di dover stare zitta e tornò al suo posto, sotto gli occhi compiaciuti di Ikuto.
-Mi spiace disturbarla, ma avrei una richiesta alquanto urgente.- Ikuto cercò di essere il più formale e lusinghiero possibile anche se, per una persona del suo genere, era abbastanza difficile.
-Parla pure.- La figura rispose impassibile, pronunciando quelle parole come se stesse sfiorando velluto.
-Ecco, io sono infinitamente grato per il vostro sostegno, ma penso di voler vivere la mia vita in modo diverso,. Ikuto cercò di contenere le emozioni, sembrando calmo e resonsabile.
-Quanto sei impertinente. Dopo tutto quello che abbiamo fatto per te, pensi che questo basti per sdebitarti?- Rozy, al contrario, non si trattenne.
-Va bene.- La figura parlò di nuovo, attirando lo sguardo grato di Ikuto e quello stupito e interdetto di Roxy.
-Potrai allontanarti dall’organizzazione, ma solo dopo ver finito la missione che dovrai svolgere domani.- La figura finì l’accordo, allontanando Ikuto con un segno della mano, come per scacciare le mosche. Appena Ikuto uscì dalla stanza, Roxy fece molte domande alla figura:
-Non pensa che Ikuto possa tornarci utile? Perché lo ha allontanato? Potevamo usarlo ancora un po’!- La rossa sembrava arrabbiata e stava dimenticando con chi aveva a che fare. Ad un tratto la figura si alzò, uscendo dall’ombra e puntando gli occhi sulla ragazza.
-Non penso che, nella posizione in cui ti trovi, puoi avere da ridire sulle mie decisioni. Comunque ho pianificato tutto: faremo in modo che la missione di domani scombussoli così tanto la Shibusen, che Ikuto non avrà più posto in quella scuola e nemmeno quella ragazzina, quella Luna, vorrà rivolgergli la parola. Poi potremo attuare il nostro piano.- La figura, parlando, ghignava maligna, mentre nel suo sguardo balenava una luce di follia.
-Si, mia signora.- Roxy si inginocchio davanti a quella persona, chinando la testa in segno di rispetto.
Poco dopo, anche quel posto venne pervaso dal silenzio

 

 

*L’angolo dell’autrice*
Eccomi qua con questo coso…come vedete i cappy sono più lunghi del solito U.U E ne sono immensamente fiera. So di non aver aggiornato per molto, o aver recensito o risposto ai messaggi, ma ero in punizione…Ringrazio Shinear e Teony per il supporto che mi danno con le recensioni, senza di loro avrei cancellato la ff taaanto tempo fa. In questo cappy non si vede Shinigami, anche se, se ne parla…e vediamo Ikuto aprirsi a Luna, mi chiedo se starebbero bene come coppia? Ora ho bisogno di voi: mi serve un nomignolo per Luna, dato che bionda si confonde con Maka e “la nuova ragazza” no sta più molto bene. Aspetto vostri suggerimenti.
Che i colori dell’anima siano sempre luminosi.
Ayano01

   
 
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