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Autore: _Wonderwall_    23/03/2015    3 recensioni
Lysander Scamander, oramai arrivato al suo ottavo anno ad Hogwarts, poteva affermare che aveva tutto e che, molto probabilmente, era la persona più felice in quel dannatissimo castello.
Lorcan Scamander era tutto quello che non voleva essere.
Ted Lupin era soddisfatto della sua vita.
Alice Paciock era diversa. Era totalmente diversa da suo padre sia per aspetto fisico che per carattere e sua madre le aveva conferito giusto qualche tratto del viso.
James Sirius Potter era stanco. Era stanco ed aveva cominciato a stancarsi alla tenera età di quattordici anni.
Axel Lovegood era strano. Era tutto ciò che ci si potesse aspettare da qualcuno appartenente a quella famiglia.
Louis Weasley era normale.
***
Una generazione che ha avuto tutto senza dover fare nulla, figlia di eroi, ma normale, dannatamente umana.
E se si trovasse davanti ad un pericolo peggiore del precedente? Una generazione senza eroi sarà in grado di vincere o perlomeno sopravvivere?
“Ognuno di noi è un eroe”
“Gli eroi non esistono”
“Vedi, Lily, in una guerra non ci sono né vincitori né vinti, solo morti e sopravvissuti”
“Vivere senza di te è come morire”
(Nella mia storia gli anni passati ad Hogwarts non sono più sette, ma nove)
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alice, Paciock, Alice, Paciock, Jr, James, Sirius, Potter, Lorcan, Scamandro, Louis, Weasley, Lysander, Scamandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 18
 
 
Arriva un momento nella vita di un ragazza in un cui riesce a ritrovarsi nell’animo di tutte le altre. Non importa quanto diversa tu sia, poco femminile, strana, timida, studiosa, cattiva, indifferente, solare.
Quando sei davanti allo specchio, stretta in un vestito meraviglioso che mai indosserai nuovamente nella vita, i pensieri di tutte si allineano e per un secondo, solo per un secondo, ognuna di noi apprezza ciò che vede. Poi si ritorna esattamente come si era prima.
Ed è questo il momento che sta assaporando Alice. Si guarda riflessa e non si riconosce.
Ed è questo il momento che sta attraversando Dominique. Vede la sua immagine e riesce a non pensare a nient’altro.
Ed è questo il momento che vive Shailene. Fa un paio di giravolte e osserva sorridendo il vestito che le ha regalato zia Laura.
Ed è questo il momento che ama Lily. Si vede e per la prima volta non pensa di andare al ballo con la persona sbagliata.
Ed è questo il momento che da soddisfazione a Rose. Si è trasformata, per una sera, in una ragazza bella oltre che intelligente.
Ed è questo il momento che aspettava Lucy. Le sembra quasi di non avere problemi.
Ed è questo il momento che fa storcere la bocca a Roxanne per nascondere un sorriso. Anche lei sa essere una ragazza.
Ed è questo il momento che fa arrossire Cassandra. Questa sera non si sente timida.
Ed è questo il momento che fa sorridere Laila. Tra tutti i balli in cui è andata sente che questo sarà il migliore.
Ed è questo il momento che fa ghignare Arielle. È sempre stata perfetta.
Rettifico, c’è una persona che non sta attraversando questo momento. Torniamo indietro di un paio d’ore.
 
 
 
<< Naya cosa significa che non vieni al ballo? >>
La ragazza fu fermata dalla mano forte di Alec che la guardava ad occhi sbarrati. Alexander Nott e Naya Zabini erano migliori amici da quando avevano imparato per la prima volta a camminare. Le madri dei due erano cresciute insieme e così avevano fatto i due ragazzi, condividendo tutto ciò che avevano. E ovviamente litigando ogni qual volta che ne avevano l’occasione.
E Alec poteva affermare con fierezza di essere riuscito a vincere tre volte in tutta la sua vita. Era qualcosa di cui andare fiero, davvero.
Naya era la tipica ragazza che nelle discussione aveva sempre la meglio. Intelligente, determinata ed abbastanza subdola da colpire il punto debole dell’avversario. E poi aveva quell’aria da spocchiosa purosangue mancata di un soffio che intimoriva non poco.
<< Significa che non vengo >> rispose semplicemente, continuando a camminare.
Alec la affiancò e la guardò oltraggiato.
<< Ma perché? >>
La ragazza sbuffò, stringendo i libri al petto. Non aveva tempo per discutere di qualcosa di così stupido e non aveva tempo per andare al ballo. Era in ritardo on una pergamena di pozioni e aveva tutte le intenzioni di finirla quella sera.
<< Perché il ballo del Ceppo è solo una stupida istituzione >> rispose, continuando a guardare dritta davanti a sé.
Alec la osservò per un momento quasi allibito.
<< Ma se fino a ieri non vedevi l’ora di andare >>
<< Questo è errato. Ti avevo semplicemente mostrato il vestito >>
<< E sorridevi >>
<< Io sorrido sempre >> sbuffò Naya, aumentando la velocità del passo.
Ovviamente il ragazzo impiegò poco meno di due secondi a raggiungerla di nuovo.
<< Smettila di dire stronzate e dimmi cosa è successo >>
Alec l’afferrò per un braccio e la trascinò fuori dal castello, fermandosi sotto un arco che li avrebbe coperti dalla pioggia.
Naya si sedette su uno scalino e chiuse gli occhi, aspirando l’odore a pieni polmoni. Aveva sempre amato la pioggia. Amava i temporali, i tuoni, i fulmini e la sensazione che il rumore delle gocce le dava mentre lei era semplicemente seduta dentro la sua stanza con una coperta a tenerle caldo, una cioccolata calda e un buon libro.
Amava la pioggia d’estate, quando poteva uscire, sedersi sulle rive del lago vicino casa sua e godersi semplicemente le gocce fredde che le bagnavano il viso e i capelli. Per ciò che poteva ricordare lei la pioggia l’aveva sempre amata.
L’aveva amata da quando sua madre la portava a fare lunghe passeggiate, mentre le parlava di come fosse importante avere una propria opinione.
L’aveva amata da quando suo padre le leggeva le storie di Beda il Bardo quando c’erano i temporali.
L’aveva amata da quando fingeva di averne paura per dormire con i suoi genitori e sopprimere incubi ben peggiori.
L’aveva amata quando sua nonna l’aveva finalmente accettata, nonostante le sue idee anticonformiste per quella famiglia. Andando contro l’opinione di suo nonno.
L’aveva amata da quando aveva piovuto al suo compleanno e lei ed Alec avevano passato la giornata a mollo nel lago.
L’aveva amata da sempre.
Il Serpeverde si sedette accanto a lei ed estrasse dalla tasca una sigaretta, accendendola poi con la bacchetta. Prese una grande boccata e poi rilasciò il fumo che colpì il viso della ragazza. Naya fece una smorfia disgustata.
Il fumo lo aveva sempre odiato.
<< Puoi evitare? >> chiese scocciata, arricciando il naso.
<< No >> rispose Alec, divertito.
Quella era sempre stata una delle loro discussioni ricorrenti. Alec aveva cominciato a fumare da quando aveva tredici anni e Naya aveva intrapreso da allora una campagna contro il fumo. Quando ne avevano sedici era arrivata a nascondergli le sigarette o rubargli la bacchetta per evitare che potesse accenderle. Avevano litigato davvero quella volta ed alla fine la ragazza si era arresa per preservare la loro amicizia.
Quella era stata una delle vittorie di Alec.
Ma non avrebbe vinto anche quel giorno.
Naya afferrò la sigaretta e la buttò a terra, calpestandola con un piede per poi farla evanescere con la bacchetta.
<< Ehi, ma perché devi essere così prepotente? >> borbottò il ragazzo, ricevendo in risposta solo un sbuffo.
Capì allora che la faccenda era seria. Se Naya non imbastiva una vera discussione per una sciocchezza allora non stava bene, nascondeva qualcosa. E Alec non era mai stato un tipo troppo paziente.
La loro amicizia funzionava così. Lui la assillava per sapere i suoi problemi e lei, dopo ventimila proteste, finalmente cedeva.
Ma questa volta Naya non aveva voglia di giocare.
<< Stamattina mi ha scritto mio nonno >> esordì.
Il silenzio cadde tra i due ed Alec assunse un’espressione seria.
<< Cosa riguardava la lettera? >>
<< Il ballo del ceppo. Credo che mamma gli abbia detto che sarei andata tra amici e ovviamente lui non pensa sia questo il modo giusto per presentarmi a tutte le scuole quindi ha pagato un ragazzo di Dumstrang per chiedermi di andare >> accennò una risatina nervosa << Il bello è che io ci avevo creduto davvero all’invito di quel ragazzo prima di ricevere la lettera. Ha pagato un purosangue con antenati mangiamorte e idee che seguono quel filone di pensiero perché per lui è ciò che si adatta di più a me >>
I ragazzi rimasero in silenzio per qualche secondo. Naya doveva metabolizzare davvero ciò che era successo, dirlo ad alta voce lo rendeva reale.
Alec sapeva che l’amica non aveva finito ed aspettava che aggiungesse qualcos’altro.
<< Gli ho risposto che poteva andarsene al diavolo e che non sarei andata al ballo ed è esattamente ciò che farò >>
Alec schioccò la lingua sul palato e le diede due pacche sulle spalle.
<< E allora andiamo a Hogsmade a divertirci un po’ >>
Naya scosse la testa.
<< Tu vai al ballo. Devi rompere le scatole alla Weasley, ricordi? >>
Prima che il ragazzo potesse controbattere e lamentarsi, Naya si alzò e ritornò dentro il castello.
Lei sarebbe andata ad Hogsmade.
 
 
 
Alice si guardò allo specchio e storse la bocca. Ora che la magia era finita, riusciva a vedere come fosse sbagliata stretta in quel vestito. Come fosse sbagliata inserita in quel contesto. Come sarebbe stata sbagliata al fianco di Lysander.
Come fosse sbagliata lei in generale.
Alice non apparteneva a quel mondo, fatto di brillantini e lustrini, fidanzati e vestiti. Non ci era mai appartenuta e non sapeva come gestirlo e per lei, che non lasciava mai a nessuno l’onore di scompigliarle la vita, era un gran problema.
Non sapeva come gestire Lysander e questo era una catastrofe.
Ma, ancora peggio, non sapeva come gestire se stessa ad un ballo, in sua presenza. Quella sera sarebbe stata un gran punto interrogativo e Alice non era pronta per i punti interrogativi. Lei voleva i punti o, male che andasse, quelli esclamativi. Ma quelli interrogativi no.
Le situazioni incerte no.
Come si gestiva l’attrazione? Come si gestivano le risate ed i sorrisi?
Alice non lo sapeva. Non si ricordava nemmeno l’ultima volta che aveva passato una serata con qualcuno che l’attraeva e forse non se lo ricordava perché non era mai successo.
E soprattutto, ora che Lysander aveva vinto la sfida, come si gestiva essere l’appuntamento di un campione?
Come si ballava?
Alice sbuffò contrariata e si lasciò cadere sul letto della camera di Shailene.
<< Io non vado >> annunciò ad alta voce, portandosi le mani davanti agli occhi.
Shailene le aveva chiesto di vedersi per prepararsi insieme e quando era arrivata nella stanza aveva trovato anche la presenza di Lily. Le aveva dato fastidio all’inizio, ma la rossa non l’aveva attaccata o ignorata, ma si era comportata come se fossero amiche da sempre.
Era così facile andare d’accordo con Lily che Alice si stupì di non esserci riuscita da piccola. Quella ragazza era solare, simpatica, estroversa e amichevole, ma mai invadente. Proprio la rossa si sedette sul letto accanto a lei, tirandosi indietro i capelli lunghi, mentre dal bagno provenivano dei borbottii indistinti da parte di Shailene che si era chiusa lì dentro almeno un quarto d’ora prima.
<< Sarà divertente. Lysander è un ragazzo alla mano e se ti stuferai di stare con lui potrai sempre venire con noi >> la rassicurò, guardandola.
Alice spostò le mani dagli occhi e si tirò leggermente su poggiandosi sui gomiti e ricambiando l’occhiata.
<< Non è il mio tipo di serata >>
Lily alzò le spalle e le sorrise.
<< Non è nemmeno il mio. La McGrannit mi ha ritirato tutti i tiri vispi Weasley che avevo. Ha controllato anche nella mia camera >>
Le due scoppiarono a ridere e le risate aumentarono quando dalla porta del bagno uscì una Shailene con dei capelli biondi gonfi, crespi e un’espressione tutt’altro che felice.
<< Ho cercato di lisciare i capelli con un coso babbano, ma mi sono bruciata e non ha funzionato >>
<< Perché sei bionda? >>
Shailene alzò le spalle.
<< Volevo provare >>
Lily si stese sul letto, continuando a ridere con le mani sulla pancia e le lacrime agli occhi mentre Alice sistemò con la bacchetta il disastro sulla testa della Corvonero.
<< Mi piace il tuo vestito, Alice >> disse Shailene, mentre si avvicinava alla sedia per prendere il suo.
La Serpeverde si diede un’occhiata e storse la bocca. Il vestito era decisamente carino, ma allo stesso modo la faceva sentire a disagio. Era lilla, lungo fino alla coscia e a palloncino.
<< A me no >> rispose, ributtandosi nuovamente sul letto.
Lily si alzò e la squadrò dall’alto, dopo di che aprì la porta della stanza ed appellò qualcosa dalla sua. Dopo pochi secondi lanciò un altro vestito ad Alice che la guardò stralunata.
<< Provalo >> disse solo, tornando davanti allo specchio per sistemarsi il trucco.
La Serpeverde infilò il vestito e si diede un’occhiata, rimanendo impressionata. Era corto fino a metà coscia, nero, con le maniche lunghe e una linea morbida. Al suo fianco comparve Shailene e dopo poco anche Lily. La Corvonero indossava un vestito lungo bianco con uno scollo sulla schiena, mentre la Grifondoro ne indossava uno perla corto a metà coscia e che le lasciava la schiena scoperta.
<< Sarà una bella serata >>
 
 
 
<< Hugo, sono qui >>
Shailene allungò la mano scuotendola in alto per attirare l’attenzione su di sé e cercare di chiamare l’amico che parlava allegramente con suo cugino.
James non era venuto, ma a lei non dispiaceva più di tanto, non avrebbe potuto costringerlo a fare qualcosa che lui non voleva.
<< Lene, smettila di agitarti tanto >> la rimproverò Lily, tirandosi i capelli indietro.
Si incamminò verso i due ragazzi seguita dalla Corvonero che, nel frattempo, si guardava intorno, soffermandosi su ogni ragazzo e ragazza presente nella sala. Ognuno aveva indossato qualcosa di diverso dal solito vestiario, ognuno sembrava unico.
Shailene incontrò lo sguardo di Alice che le sorrise imbarazzata mentre Lysander le parlava, vide Cassandra Nott che rideva insieme alle amiche e Lucy Weasley sotto braccio con il cugino mentre Laila Scerlì li guardava da lontano. Osservò Dominique che camminava regalmente verso l’uscita e Arielle che si avvicinava ad Albus guardandolo maliziosa, e lui che la ricambiava. Vide Roxanne ed Alec discutere mentre la ragazza copriva con le braccia la scollatura del vestito. Si accorse di Scorpius e dello sguardo adorante verso la Weasley veela e di Frank e del suo sguardo strano. Vide Lorcan appoggiato ad una colonna e Louis poco distante che gli lanciava occhiate di sottecchi. Osservò Rose avvicinarsi al fratello per salutarlo mentre Marie era accompagnata da Filip e seguita a poca distanza dall’inseparabile Sandra.
<< Wow >> esordì Hugo, quando vide finalmente le due amiche avvicinarsi.
Sistemò la cravatta e si avvicinò a Shailene, lasciando che Axel si accostasse a Lily, prendendola sottobraccio.
<< Signorina >> scherzò il rosso, porgendole la mano.
Shailene rise e accettò l’invito, dirigendosi verso la Sala Grande, addobbata per l’occasione.
 
 
 
Naya spostò la statua per avere accesso al passaggio segreto per Hogsmade e si intrufolò nel corridoio stretto, non preoccupandosi nemmeno di non fare troppo rumore. Tutti erano al ballo e nessuno l’avrebbe vista.
Rimise la statua al suo posto e illuminò la strada con la luce della bacchetta, rivelando le scalette che si presentavano davanti a lei. Con una mano strinse il maglione su di sé, cercando di tenersi più caldo possibile e  maledicendosi per non aver indossato il cappotto.
Strinse la bacchetta e cominciò a scendere le scale, sbuffando per togliere dal viso un ciuffo di capelli che era scappato alla cosa di cavallo che aveva arrangiato prima di uscire.
Arrivò alla fine della galleria e spinse in alto la botola, aprendola e causando un rumore sordo. Poggiò la bacchetta sulla superfice di legno della parte posteriore dei ‘Tre Manici di Scopa’ e poi si tirò su con le mani mettendosi a sedere sul pavimento e lasciando le gambe penzolare nel vuoto.
Sospirò e pulì le mani tra di loro, alzandosi e chiudendo poi la botola. Si abbassò per prendere la bacchetta ma una mano più grande e più veloce della sua la afferrò prima che potesse arrivarci.
Naya alzò di scatto lo sguardo con un espressione arrabbiata dipinta sul viso e il dito puntato contro il ladro.
<< Ridammela subito >> intimò.
Chi aveva preso la bacchetta si rivelò essere un ragazzo che adesso sorrideva osservandola e rigirandosi tra le mani il prezioso stecchetto di legno. Naya lo osservò e si ritrovò a pensare che avesse qualcosa di familiare, qualcosa nei capelli biondi e mossi, o negli occhi scuri o ancora nelle fossette ai lati delle guance.
<< Ridammela >> disse ancora, facendo un passo verso di lui.
Il ragazzo alzò lo sguardo, incrociando gli occhi di lei e facendola rabbrividire. Perché quello sguardo lei lo conosceva. Lo conosceva bene.
Solo non riusciva a collegare il nome al viso, perché era un viso che non vedeva da anni ed un nome che non sentiva pronunciato da altrettanti.
<< Naya, sei sempre stata così prepotente >> borbottò lui, guardandola divertito.
La Serpeverde aggrottò le sopracciglia e serrò la mascella quando pronunciò il suo nome e indietreggiò di un passo. Si era appena resa conto di essere disarmata e quel ragazzo aveva un qualcosa di misterioso e pericoloso dentro il suo sguardo.
Si girò, sempre tenendo la bacchetta tra le mani, prese uno scatolone che aveva poggiato a terra e si incamminò verso il bar.
<< Ehi, aspetta. La mia bacchetta >> si lamentò la ragazza con voce arrabbiata.
Tutto ciò che ricevette fu una risata e una risposta che la fece sbuffare.
<< Vieni dentro Zabini, ti offro una burrobirra >>  
Naya corse per raggiungerlo e lo seguì dentro la porta per il personale, entrando nel bar semivuoto e sedendosi su uno sgabello mentre il ragazzo allacciava un grembiule dietro la schiena e cominciava a mettere apposto la merce, posando la bacchetta sul bancone. La diciannovenne la afferrò velocemente e la infilò dentro i pantaloni, sentendosi immediatamente più sicura.
<< E’ il tuo modo per affermare la tua superiorità o le notizie degli ultimi giorni ti hanno resa paranoica? >> chiese retorico, lanciandole un’occhiata di sbieco.
La ragazza sbuffò e spostò nuovamente un ciuffo di capelli da davanti agli occhi.
<< Si può sapere chi sei? >>
<< Così ferisci i miei sentimenti, Naya >>
Sospirò affranto e si portò una mano sul cuore per fingersi davvero ferito. Fu allora che Naya lo riconobbe. Lo riconobbe dietro il sorriso divertito e dietro le sopracciglia corrucciate.
<< Rosier >> sussurrò, lanciandogli un’occhiata quasi dispiaciuta << Sei finito a fare il cameriere? >> aggiunse, riprendendo la sua solita aria.
Lui rise. Afferrò due boccali e preparò due burrobirre, sedendosi poi dall’altro lato del bancone e cominciando a sorseggiare la sua.
Evan Rosier, nipote di uno dei più grandi mangiamorte mai esistiti e figlio di un padre cresciuto con gli stessi principi. Migliore amico di Naya e Alec, almeno fino a quando non avevano compiuto undici anni.
Evan era stato dichiarato magono e rinnegato dalla sua famiglia, costretto a vivere da solo. Dopo i primi tempi di scambi di lettere con i due ragazzi il loro rapporto si era affievolito ed allentato sempre di più fino ad arrivare ad un punto di rottura.
Fino ad arrivare ad un punto di non ritorno.
<< Cosa ci fai ad Hogsmade? >> chiese.
Naya afferrò il suo boccale di burrobirra e prese un lungo sorso prima di rispondere.
<< Non avevo voglia di andare al ballo >>
<< Nessuno a chiedere la tua mano? Te l’ho sempre detto Zabini, tu spaventi i ragazzi >>
<< Chissà per quale scherzo della natura l’unico a non sembrare spaventato sia tu >>
Evan si sporse di più sul bancone e si avvicinò repentinamente alla ragazza, trattenendola delicatamente per il collo facendo in modo che non si allontanasse.
<< Perché io ti conosco >> le sussurrò all’orecchio.
La Serpeverde si liberò della sua stretta con una mano e si tirò indietro, imitando un’espressione disgustata.
<< Giù le mani >>
Evan rise, lavando il suo boccale e offrendone un altro alla ragazza che lo accettò senza protestare.
<< Come sta l’idiota? >> chiese, ridendo ancora.
Parlare con Evan era naturale. Le sembrava che non avessero mai smesso.
 
 
 
 
<< Non dovresti essere con Lily? >> chiese Shailene.
Aveva parlato senza nemmeno voltarsi per assicurarsi chi fosse, perché lei lo sapeva chi l’aveva raggiunta appena fuori dal castello. Solo un’ora dopo essere arrivata al ballo infatti Lene aveva deciso di allontanarsi un po’ e si era rifugiata sotto l’arco che portava al giardino di Hogwarts. Voleva vedere le stelle. Il cielo, soprattutto di notte, le sembrava così grande e immenso che li si sentiva piccola e di conseguenza anche i suoi problemi lo erano. Perché, strano ma vero, anche Shailene Ricci aveva dei problemi ed erano più vicini di quanto si sarebbe mai spettata.
Axel si sedette accanto a lei, poggiandole sulle spalle nude la sua giacca. Sorrise, guardando le stelle insieme alla cugina.
<< Lily ed Hugo cercano di aiutare Roxanne e Alec a correggere il punch sotto lo sguardo attento della McGrannit >> le disse.
Shailene rise e poi il silenzio cadde tra i due. Aveva sempre apprezzato la capacità di Axel di rimanere in silenzio, di aspettare che lei fosse pronta a parlare, di non spingerla a raccontare ciò che non voleva. Aveva sempre apprezzato la sua capacità di capirla ed accettarla.
Anche quella volta Axel non disse una parola, non fece un movimento, non sospirò nemmeno una volta. Semplicemente attese che sua cugina fosse pronta a dirgli tutto. Perché sapeva lo sarebbe stata.
E la confessione di Shailene non tardò ad arrivare.
<< Mio padre vuole che passi le vacanze di Natale da lui >> rise ironica << Non ricordavo nemmeno di avercelo un padre >>
La Corvonero poggiò i gomiti sulle ginocchia e sospirò, facendo volare un ciuffo che era caduto davanti agli occhi.
<< Tutti meritano una seconda possibilità >>
<< Di possibilità ne ha avute anche troppe >>
Shailene non aveva mai perdonato suo padre e dubitava che sarebbe riuscita a farlo in un immediato futuro. Dopo aver scoperto che Danielle Lovegood era una maga le aveva abbandonate entrambe, rintanandosi in Italia e non dando mai sue notizie o aiuto economico.
Poi era successo. Danielle era morta quando lei aveva solo cinque anni e Shailene era stata costretta a passare due mesi da suo padre in Italia prima che Laura Lovegood riuscisse a prenderla sotto la sua custodia. Così da allora aveva vissuto con Laura e suo figlio Axel.
Una settimana all’anno non bastava per aggiustare tutto ciò che era andato storto nella sua vita per colpa di quell’uomo. Una settimana all’anno durante la quale lui era gentile non bastava per farle perdonare ciò che aveva fatto a sua madre. Una settimana all’anno era niente in confronto ai diciassette anni della sua vita che aveva perso.
Simone Ricci non sapeva niente di sua figlia e mai avrebbe saputo qualcosa perché Shailene non era pronta a farsi conoscere.
Simone Ricci l’avrebbe costretta a passare il Natale in una famiglia che non era sua e a cui non voleva appartenere.
Simone Ricci aveva indirettamente ucciso sua madre e tutto ciò che c’era di brutto nella sua vita dipendeva da lui.
<< Passerò le vacanze in Italia, ma non pensasse che questo basti a sistemare tutto >> disse, alzandosi dai gradini  spolverandosi il vestito bianco.
Sbuffò, vedendo che una macchia non andava via e poi alzò le spalle, decidendo che in realtà non le importava.
Non si sentiva mai così pesante, non sentiva mai questo masso sullo stomaco o il groppo in gola che non la faceva respirare. Aveva bisogno di ritrovare la sua leggerezza e spensieratezza e l’unico con cui poteva farlo era Axel.
<< Facciamo un giro nella Foresta Proibita? >> chiese, sorridendo malandrina.
Axel sorrise ed annuì, incamminandosi al fianco della cugina.
Cominciarono a parlare come se lei non avesse detto niente, tralasciando la sua situazione familiare e soffermandosi sulle cose più assurde. Essendo semplicemente loro. Passando quel tempo da soli di cui avevano bisogno per ritrovarsi. Concentrandosi solamente sul loro rapporto.
Shailene considerava Axel suo fratello, tanto quanto Axel considerava Shailene sua sorella. Non di sangue, ma avevano sempre passato tutto insieme, erano cresciuti insieme, avevano vissuto insieme, avevano scoperto la magia insieme e imparato a guidare un manico di scopa.
Erano sempre stati inseparabili e sempre lo sarebbero stati.
Si fecero strada tra i rami folti della Foresta Proibita e la ragazza si complimentò con se stessa per aver cambiato le scarpe appena le era stato possibile. Si addentrarono nell’oscurità della selva, stando attenti a non inciampare troppe volte nei rami che uscivano dal terreno.
Un alito di vento più forte degli altri e il rumore di un ramo che si spezza mise in guardia Shailene che si fermò sul posto ed afferrò la manica della giacca di Axel.
<< Hai sentito? >>
Il ragazzo annuì e cercò la bacchetta tra le tasche prima di ricordarsi di averla lasciata in dormitorio.
<< Hai la bacchetta? >> chiese, sperando in una risposta affermativa.
La Corvonero scosse la testa ed un altro alito di vento a fece girare dalla parte opposta. Niente. Non c’era niente.
Solo rami e foglie, terra e fango. Eppure Shailene lo sentiva. Sentiva la sensazione di freddo farsi strada dentro di lei e procurarle dei brividi. Sentiva l’odore della paura che aleggiava intorno a loro come una nube. Sentiva la presa di Axel sul braccio che però non riusciva a rassicurarla.
Un atro alito di vento, un altro ramo spezzato.
<< Torniamo indietro >> sussurrò la ragazza facendo un passo indietro e calpestando una pozza di fango che sporcò il bianco candido del vestito.
Axel annuì.
Un altro alito di vento, un altro ramo spezzato.
Axel lo sentiva. Sentiva una presenza che si aggirava intorno a loro, giocando come se fossero dei topi in trappola. Sentiva i bisbigli che non potevano appartenere ad animali. Sentiva l’odore del sangue che presto sarebbe scorso.
Per la prima volta in vita sua Axel sentiva la paura e la preoccupazione. Sentiva il germe del terrore farsi strada dentro di lui e scalare il corpo fino ad arrivare al cervello. Lo sentiva sotto pelle, nel sangue, nelle cellule. Lo sentiva aggirarsi nello stomaco e giocare a pizzicare diverse parti solo per divertimento. Lo sentiva dentro di sé e sentiva che non se ne sarebbe andato.
Un altro alito di vento, un altro ramo spezzato.
Una risata. Una risata sinistra si propagò per la foresta, sbattendo sugli alberi e tornando indietro. La risata era ovunque.
Ed allora Axel capì. Erano circondati.
Riuscì a comprendere ciò che sarebbe successo un secondo prima che successe davvero. Afferrò le spalle di Shailene e la trascinò verso il basso, facendola cadere a terra un attimo prima che degli incantesimi si scontrarono al centro del cerchio che gli aggressori avevano creato.
Axel alzò lo sguardo e cercò di individuare delle figure umane tra i rami e le foglie, ma nemmeno un’ombra era distinguibile nel buio della foresta. Afferrò la mano di Shailene e cominciò a correre verso l’interno del bosco.
Erano soli, circondati e non avevano bacchette. L’unica speranza di sopravvivenza che avevano era quella di nascondersi nella Foresta e di pregare che qualcuno si accorgesse della loro assenza.
La ragazza inciampò in una radice e cadde a terra, sbattendo le mani e il naso. Si graffiò i palmi e un rivolo di sangue le sporcò a bocca mentre al centro del vestito si estendeva una macchia marrone. Axel fu colpito da uno schiantesimo e andò a sbattere contro l’albero che avevano di fronte, cadendo a terra con un mugolio di dolore. Shailene si avvicinò a lui e lo aiutò a farlo rialzare. Ricominciarono a correre fino ad arrivare ad una radura.
Un altro alito di vento, un altro ramo spezzato, un’altra risata.
Dall’ombra venne fuori una figura umana. Vestita normalmente, viso scoperto e bacchetta alla mano.
Shailene ed Axel conoscevano quel viso.
<< Teddy? >> chiese Shailene, indietreggiando di un altro passo.
L’uomo sorrise sinistro e scosse la testa, avvicinandosi a loro.
Il silenzio era di nuovo calato nella foresta ed Axel si accorse che loro tre erano gli unici ad essere rimasti. L’esercito che prima li aveva accerchiati non c’era più, probabilmente avevano valutato la situazione rendendosi conto che una persona bastava per uccidere due ragazzini diciassettenni senza bacchette.
<< No, ma mi piaceva l’idea che fosse la sua l’ultima faccia che vedrete prima di morire >> rispose, avvicinandosi di un passo ancora.
I due si allontanarono fino a quando non furono costretti a fermarsi, impediti da un albero.
Una goccia cadde sulla guancia di Axel. Il ragazzo l’asciugò con la mano e si accorse che era sangue. Alzò il viso verso il cielo e lo vide. Un corpo lievitava sopra di loro, con uno taglio sulla schiena.
Il finto Ted sorrise e con un gesto veloce della bacchetta inferì un taglio ben più lungo e profondo sulla schiena di quello che Axel pensava essere un corpo già morto. Lo girò dall’altro lato ed inferì lo stesso taglio.
Una cascata di sangue cadde sui due ragazzi che si ritrovarono coperti di quel liquido rosso e appiccicoso. Un odore pesante si liberò nell’aria insieme al grido che Shailene aveva emesso quando il corpo dissanguato era caduto sopra di lei, facendola cadere.
Si agitò sotto al peso del morto e riuscì a liberarsi solo quando Teddy spostò il corpo con un cenno di bacchetta.
E fu allora che Shailene la riconobbe. Il corpo di Cho Chang era steso davanti a lei, inerme. Privo di vita.
Si allontanò strisciando sul terreno ed emettendo un gemito di paura mista a dispiacere.
Un lampo rosso lasciò la bacchetta del finto insegnate e colpì Axel allo stomaco. Il ragazzo si guardò e toccò una macchia più scura che si faceva largo sulla camicia già completamente sporca di sangue.
Altro sangue. Il suo sangue.
Si sentì improvvisamente debole e avvertì le gambe cedere, facendolo cadere sulle ginocchia. Mugugnò di dolore e guardò Shailene con gli occhi appannati di lacrime.
Ted rise.
<< Cerca di salvarlo, ragazzina >>
E sparì.
Shailene si avvicinò al corpo di Axel, cercando di alzarlo e peggiorando così la situazione.
<< Axel, non addormentarti ok? Andrà tutto bene, promesso, però devi aiutarmi >> disse con voce spezzata, cercando di risultare il più convincente possibile.
Axel annuì e portò un braccio sulle spalle di Shailene, cercando di alzarsi. La ragazza fece forza sulle ginocchia e riuscì a mettersi in piedi, reggendo a malapena il peso del cugino.
Lanciò un’occhiata al corpo di Cho e lo guardò dispiaciuta prima di dirigersi verso l’uscita della Foresta Proibita.
Caddero diverse volte e altrettante volte si rialzarono, cercando con tutte le loro forze di uscire da quell’inferno e di cercare aiuto.
Finalmente rividero il chiarore della luna e si incamminarono verso il castello, mentre il corpo di Axel perdeva quasi tutte le energie.
Il portone della sala grande era davanti a loro. Shailene richiamò a sé tutte le sue forze e avanzò di ancora qualche passo, trovandosi finalmente davanti ai ragazzi che ballavano a ritmo di musica.
<< Aiuto >> sussurrò, sentendo il peso di Axel crescere.
Diede un’occhiata a suo cugino e si accorse che aveva chiuso gli occhi.
<< Aiuto >> gridò allora, attirando l’attenzione di tutti su di sé.
Nello stesso momento Axel svenne e cadde a terra portando Shailene dietro di sé.
La musica si fermò e il silenzio cadde tra le scuole.
 
 
 
 
 
Angolo Autrice
Sono in ritardo, lo so, ma questo è l’ultimo capitolo della prima storia e mi dispiace tantissimo pubblicarlo!
Ho scritto una parte del primo capitolo della seconda storia della serie, ma aspetterò un po’ prima di pubblicarla, perché voglio avvantaggiarmi un po’!
Passiamo al capitolo. Andiamo per ordine:
1-    Naya e Evan: cosa dire? Devo ammettere che la persona indirizzata a lei all’inizio era un’altra (magari provate a indovinarla ahah), ma ho voluto introdurre nella storia un altro personaggio che esce un po’ dagli schemi! Un Rosier magono che, talaltro, ha anche ripreso il nome del nonno.
2-    Shailene : si scopre un po’ di più sulla famiglia di Shai. La relazione familiare attuale sarà più chiara quando la nostra Corvonero festeggerà il Natale in Italia, con la sua famiglia babbana? Cosa credete che succederà?
3-    E infine, Shai e Axel: quello che è successo nella foresta e ciò che ne conseguirà. Non ho molto da dire in proposito, ma vorrei specificare che il volto di Ted è stato scelto a caso tra tanti e che l’uso della pozione polisucco per questo scopo sarà abbastanza ricorrente!
 
Ci ho messo parecchio a pubblicare anche perché non sono molto sicura di questo capitolo che, essendo l’ultimo e soprattutto quello di svolta, deve essere scritto bene. Non sono sicura di esserci riuscita, ma lascio a voi i commenti.
Per finire, vi ricordo l’account di FACEBOOK e ringrazio tutti quelli che hanno letto la mia storia!
Grazie a chi l’ha inserita tra le seguite.
Grazie a chi l’ha ritenuta degna di essere tra le proprie ricordate.
Grazie a coloro che l’hanno considerata tra le preferite.
E soprattutto grazie a voi che avete speso un po’ di tempo per dirmi le vostre opinioni!
Spero di riuscire ad aggiungere la prossima storia abbastanza presto!
Ci sentiamo!
  
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