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Autore: MasterHope    23/03/2015    0 recensioni
Dal testo:"Restammo tutta la sera lì sulla panchina, ad osservare le stelle nella loro lucentezza, che risplendevano, illuminavano e riempivano di significato la nostra esistenza."
La storia parla della vita di un ragazzo di nome Alessandro: lui è un bravo ragazzo, ma non riesce ad aprirsi con gli altri perché è molto timido. Si sentiva solo, ora più che mai dopo la scomparsa di sua sorella, inoltre era innamorato di una ragazza: Clara. Riuscirà a conquistare il cuore della ragazza e a trovare la felicità?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era estate. Era mattina ed ero disteso nel mio letto, senza essere avvolto dalla morbidezza delle coperte, a causa del troppo caldo. Mi alzai e con mio stupore notai che erano già le undici di mattina. Mi vestii e pensai alle cose che potevo fare oggi: leggere qualche libro, guardare anime o uscire con i miei amici. In fondo avevo tempo per fare tutte e tre le cose, ma alla fine optai per leggere un libro. Uscii dalla camera da letto ed andai in salotto: non era molto grande. Aveva una tv ventisei pollici, un divano due posti ed un grande mobile pieno di libri che ricopriva quasi tutta la stanza. Da quel mobile presi un libro, e mi sdraiai sul divano, immergendomi nella lettura. Quando avevo raggiunto un punto cruciale nella lettura, sentii la voce di mia madre che mi chiamava per il pranzo. Allora rimisi il libro nello scaffale ed andai in bagno a lavarmi le mani. “Chissà che schifezze avrà cucinato” pensai nel mentre stavo uscendo dal bagno. Entrai nella sala da pranzo e mi sedetti a tavola. La tavola era rettangolare e non molto grande: d' altronde la nostra famiglia era composta solo da tre componenti: mio padre, mia madre e me. Prima avevo anche una sorella, ma adesso non c' era. Non sapevamo se era morta o se era viva visto che era scappata di casa. Lei adesso doveva avere diciotto anni. Aveva lunghi capelli mori, due lucenti occhi celesti ed una corporatura magrolina. Il suo aspetto fisico lasciava trasparire sicurezza e serenità: effettivamente non era così se era scappata. Quanto vorrei che lei fosse qui adesso; non glielo avevo mai detto ma i momenti più felici e spensierati della mia vita li ho passati con lei: quando ci facevamo gli scherzi, quando ci raccontavamo delle nostre prime cotte... Che bei ricordi, chissà se lei tornerà un giorno. Finito di mangiare andai a lavarmi i denti, successivamente mi immersi di nuovo nella lettura, sdraiato sul divano. Ad un certo punto sentii il telefono squillare: mi alzai, presi il telefono che avevo appoggiato sul mobile del salotto e risposi.

“Pronto?”

“Pronto, sono Davide.”

Davide era un mio grande amico dalle elementari. Ci frequentavamo spesso, ma adesso le superiori ci tenevano talmente impegnati che nel corso dell' anno scolastico non ci sentivamo, comunque di estate si usciva spesso insieme per il centro.

“Ciao Davide, è da molto che non ci sentiamo, come stai?”

“Bene bene e te?”

“Tutto a posto.”

“Senti mi chiedevo se ti andava di uscire stasera.”

“Veramente con questo caldo non è che avessi tanta voglia...”

“Dai che sono riuscito a raccattare anche qualche ragazza! Ci si diverte!”

Anche se non avevo voglia, mi scocciava dirgli di no; poi se c' era qualche ragazza potevo fare nuove conoscenze e attualmente avevo bisogno di fare nuove amicizie, visto che non avevo moltissimi amici.

“Va bene dove ed a che ora ci si ritrova?”

“Verso le nove davanti alla fermata vicino alla cartolibreria.”

“Ok ci vediamo stasera allora, mi ha fatto piacere risentirti.”

“Anche a me, ciao a dopo allora!”

Riattaccò.

Ero curioso di conoscere queste ragazze, anche se a dire la verità tutte le donne che avevo conosciuto mi avevano sempre deluso per la loro superficialità, nel come guardavano le cose di tutti i giorni con totale indiferrenza, senza ammirarle nella loro intera bellezza. Io adoravo guardare e osservare la maestosità e la magnificienza del mondo e ricordare di ogni cosa che avevo visto o ascoltato perché ero sicuro che Dio ci avesse dato la vita anche per questo motivo. “Chissà come saranno le ragazze di stasera, spero siano almeno simpatiche!” pensai ad alta voce.
Speravo con tutte le mie forze di trovare una persona particolare come me, perché tutti gli amici che avevo comunque non avevano mai compreso di come il mondo fosse meraviglioso. Noi si guarda sempre li aspetti negativi invece di guardare i lati positivi delle cose. Secondo me è sbagliato. Bisognerebbe essere felici per il fatto che ci sono anche gli aspetti positivi nelle cose. Mettendo da parte questi pensieri, mi sono rimesso a leggere il libro. Passate svariate ore, era ormai giunto il momento di prepararsi per uscire.

 

Erano le nove ed io mi trovavo davanti alla fermata vicino alla cartolibreria. Avevo un caldo tremendo e mentre aspettavo che gli altri arrivassero mi misi al telefono. Passato un quarto d' ora non si era ancora fatto vivo nessuno: stavo iniziando a preoccuparmi. Il tempo passava e loro non arrivavano. Distolsi un attimo lo sguardo dal telefono e guardai verso il cielo: a causa dell' inquinamento luminoso non riuscivo a vedere le stelle; ma in quell' istante, con mio stupore passò una stella cadente.

“Come sono belle stelle cadenti”, pensai ad alta voce.

“Ehilà!” sentii urlare dietro alle mie spalle.

Mi girai. Era il mio amico Davide. Aveva i cappelli mori, due bellissimi occhi celesti (glieli invidiavo), un naso a patata e i lineamenti del suo viso non erano molto marcati. Accanto a sé aveva due ragazze: a sinistra c' era una ragazza con i capelli rosso acceso e ricci, con due grandi occhi verdi e con una bocca fina. Lei mi sorrise e mi porse la mano:

“Piacere io sono Clara, sono una vecchia conoscenza di Davide: tu invece chi sei?”

Stringendole la mano risposi: “Sono Alessandro”.

Le lasciai la mano e lei mi continuò a sorridere: era davvero una bella ragazza. Gli ricambiai il sorriso.

“Ehi a me non saluti? Ma bada che roba!” disse Davide un po' risentito.

“Chi è quell' altra ragazza?” chiesi curioso.

“Non te l' avevo detto ma lei è la mia fidanzata: si chiama Claudia”

Mi presentai e le strinsi la mano. Aveva una presa molto forte: questa cosa mi colpì.

Lei era una ragazza davvero particolare: aveva i capelli celesti. Non avevo mai visto una ragazza con i capelli celesti se non negli anime che tanto adoravo: il pensiero mi aveva strappato un sorriso.

Dopo le presentazioni, decidemmo di andare insieme al cinema a vedere un film. Andammo a vedere un classico film poliziesco investigativo: mi era piaciuto molto.
Usciti dal cinema Davide ricevette una chiamata: era suo padre. Gli disse che doveva tornare subito a casa perché doveva aiutarlo a fare una cosa. Anche la sua ragazza voleva dare una mano e così Claudia e Davide andarono via. Ero rimasto solo con Clara. Nel corso della serata avevo potuto costatare che lei era una ragazza fenomale: faceva volontariato, aiutava in casa quando poteva ed ai miei occhi appariva dolce e adorabile. Mi sentivo strano accanto a lei. Non avevo mai provato quella sensazione: sentivo come se qualcosa bruciasse dentro di me. In quella serata avevamo riso e scherzato, ci eravamo parlati del nostro passato e dei nostri problemi, oltre che alle solite scemenze per farsi una risata.

 

Dopo quella uscita io e Clara siamo riusciti insieme molte volte. Vederla sorridere era ormai diventata la mia ragione di vita: non mi interessava più il mondo che mi circondava, né tutte le bellezze che poteva donare. Strano, visto che prima consideravo importante l' acute osservazione della Terra. Riflettendo arrivai alla conclusione che è proprio l' amore che ci priva di ogni interesse verso le cose che non sono soggette alla medesima intensità di passione. Ma in fondo è grazie a questo sentimento che il genere umano continua a esistere. Purtroppo l' esistenza del genere umano comporta guerre e controversie tra le persone del genere umano stesso. L' odio e il desiderio di potere sono le due cose che rovinano il genere umano. Ma questo è un altro discorso.

 

Una sera io e lei ci eravamo incamminati per mano fuori città e ci eravamo addentrati in un bosco. Ad un certo punto trovammo una panchina che era posta su uno spiazzo d' erba completamente privo di alberi e luci che potessero coprire le stelle. Ci sedemmo e appoggiai la testa sulla sua spalla

“Sai è curioso... è la prima volta che sono felice insieme ad una ragazza” le dissi.

Lei rise e mi disse : “Anche per me è la prima volta che un ragazzo mi rende felice”

Dopo questa frase ci fu un silenzio imbarazzante. Cercai il suo sguardo ma sembrava intento a guardare il cielo. Quando mi voltai però mi sentivo osservato e così rivolsi nuovamente il mio sguardo su di lei. Mi stava guardando e mi sorrise. Allora mi schiarii la gola e dissi:

“Sai” ripresi fiato e glielo rivelai:

“Io ti amo”.

Alchè lei mi disse: “Anch' io”.

Il mio cuore batteva forte, il mio sguardo era posato sui suoi bellissimi occhi verdi, che riflettevano il riflesso della mia anima. Il suo volto si avvicinava sempre di più al mio. Vedevo le sue pupille che si dilatavano. Il mio cuore batteva sempre più forte fino a che le nostre labbra non si incontrarono. Chiusi gli occhi. Restammo così per svariati secondi. Dopo averla baciata, la strinsi forte a me e avrei voluto dirle che non la avrei lasciata mai, che l' avrei aiutata ad affrontare tutti i suoi momenti più difficili e che avrei amato solo lei, ma qualcosa mi trattenne. Probabilmente era la timidezza. Restammo tutta la sera lì sulla panchina, ad osservare le stelle nella loro lucentezza, che risplendevano, illuminavano e riempivano di significato la nostra esistenza.

 

“Alessandro!” mi chiamò la professoressa nel bel mezzo dei miei sogni ad occhi aperti.

“Sì?” risposi un po' frastornato. Mi sentivo un po' perso: come se fossi stato buttato improvvisamente in un luogo dove non ero mai stato, senza alcun punto di riferimento. Era un mio brutto vizio quello di sognare ad occhi aperti: purtroppo mi succedeva spesso e venivo preso in giro per questo. Quello che volevo adesso era una vita felice e di riuscire a trovare una ragazza che mi amasse e che mi stesse accanto nei momenti più difficili: mi sentivo molto solo.

“Dimmi quello che stavo dicendo” disse la professoressa con un tono furioso.

“Professoressa non ne ho la minima idea” dissi con un po' di dispiacere.

“La prossima volta che ti vedo disattento ti metto una nota negativa sul registro!” urlò furiosa.

Ero nel bel mezzo di un' ora di matematica: che noia. L' insegnante era alta, ma anche di corporatura massiccia, aveva due occhi scuri come la pece, nascosti dietro ad un grande paio di occhiali.
Mi guardai intorno: la mia classe era formata da ventisette alunni. Era quasi finita la scuola, eppure non avevo ancora stretto amicizia con qualcuno. Ero riuscito a stringere amicizia solo con la mia compagna di banco: Clara, la ragazza vittima dei miei sogni romantici. Mi ero molto affezionato a lei, anche se non siamo mai usciti insieme, né ci siamo mai parlati più di tanto, però quelle sue poche parole rivolte verso di me per caso, i suoi meravigliosi occhi verdi che emanavano una bellezza indescrivibile, i suoi capelli rossi accesi che si spostava a volte distrattamente con la sua mano... Ero molto innamorato di lei, ma non avevo il coraggio di chiederle di uscire a causa della mia stupida timidezza: ogni giorno mi dicevo che gli avrei chiesto di uscire, ma ogni volta mi ritiravo per paura di un rifiuto. Ero già stato rifiutato così tante volte ed avevo sofferto così tanto che avevo paura di soffrire ancora... Mentre stavo pensando, la campanella suonò ed io mi diressi fuori dalla scuola nella mia più completa solitudine.

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N.d.A: è la mia prima storia, spero di riuscire a emozionare voi lettori... Continuate a seguirmi! Pubblicherò almeno un capitolo a settimana.
   
 
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