Si girò a pancia in su e per qualche minuto contemplò il soffitto; fino a che sospirando decise di scoprirsi dal morbido piumone e scendere dal letto, poggiò le punte dei piedi sul pavimento tiepido e sbadigliando si diresse alle scale per andare in cucina.
Ad un tratto si bloccò, ancora assonnata si fermò a metà dei gradini e roteando gli occhi e fissando il divano esclamò:
<< Davvero? Ma scherziamo?>>
Sherlock era in boxer che dormiva sul divano con la coperta che a mala pena gli copriva le ginocchia; Evelin corse giù verso di lui, sbattendo i piedi sul pavimento e una volta raggiunto lo scoprì definitivamente urlando seccata:
<< Sherlock muoviti sono le 7.30, alzati!>>
come risposta ricevette una sorta di miagolio, un << Mhh>> di assenso che in realtà significava che la faccenda sarebbe andata avanti per le lunghe. Così la padrona di casa corse in cucina, prese una brocca d'acqua, la riempì sotto il rubinetto e ci gettò dentro dei cubetti di ghiaccio, il tutto con aria furiosa e senza perdere mai di vista l'intruso.
Una volta pronta si diresse nuovamente verso il divano dove Sherlock dormiva a pancia in su e con la bocca aperta.
Prima che lei potesse rovesciargli in faccia una brocca di acqua ghiacciata, lui le afferrò il polso << Sì, sì, sono sveglio. Non c'è bisogno di questi mezzi coercitivi sai?>>
<< A quanto pare sì invece visto che, uno non saresti neppure dovuto restare qui, due sei ancora qui! alle....>> guardò l'orologio sulla parete << 7.35, no hai proprio niente da fare? E almeno potevi tenere i vestiti!>> continuò riportando la brocca in cucina e cominciando a prepararsi la colazione.
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<< Tieni>> disse lei lanciandogli una mela <
<< Oh ma andiamo, almeno la colazione>> ribattè Scherlock con aria di finta supplica
<< Falla a Baker Street, sono sicura che la signora Hudson abbia preparato i suoi soliti muffin alle more>>
Intanto Evelin si era preparata il caffè ed i biscotti sul tavolo, lo zucchero in parte alla tazzina assieme al cucchiaio ed un tovagliolo. Presto sarebbero arrivati anche i toast alla marmellata ma prima si avvicinò a Sherlock e iniziò a spingerlo verso l'uscita.
Egli tentò di opporre resistenza con la schiena, << vuoi davvero cacciarmi fuori da casa tua mezzo nudo? Chissà cosa penserà la gente>> disse girandosi e guardandola con aria divertita e di sfida,
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<< E se lo facessi davvero? metti che in quel momento arriva tua padre, o qualche tuo conoscente e mi vede uscire così. >>
Intanto i due erano arrivati sulla soglia della porta, Sherlock si era infilato solo i calzini ed Evelin con aria convinta:
<< Dai si proviamo. Facciamolo questo esperimento, in onore della scienza e della statistica>> terminò la donna aprendo la porta e spingendolo definitivamente fuori dall'uscio. In uno scatto di mano richiuse l'entrata e tornò in cucina ridendo divertita.
Intanto Sherlock ancora perplesso era rimasto a fissare alla porta, si avvicinò e fece per battere in pugno quando sentì la suoneria del telefono; di corsa rovesciò a terra tutti i sui indumenti e cercò il cellulare, quando lo trovò nella tasca interna della giacca rispose
<< John?>>
<< Ehm, Sherlock. Abbiamo un problema, non è che potresti tornare a casa?>> disse Watson preoccupato.
<< Mhh>>
<< Vuol dir?>> senza ascoltarlo Sherlock chiuse la telefonata e frettolosamente si infilò scarpe e cappotto che lasciò sbottonato. Non si mise nè i pantaloni, nè la camicia, il resto del vestiario erano a penzoloni e indelicatamente infilati nelle tasche del cappotto. Non avrebbe certamente lasciato a Evelin la soddisfazione di vincere neanche quella mattina.
Così prese l'ascensore, arrivò al piano terra, Louis l'usciere gli aprì la porta cercando di contenere le risate
<< Buongiorno signor Holmes>>
<< Giorno...Leonard? no, Lanny, Loyd>>
<< Louis signore>>
<< Ah sì ecco>> e se ne andò, arrivato al marciapiede chiamò un taxi ma nessuno si fermava. Ci mise un po prima di trovarne uno e sapeva che Evelin lo stava probabilmente guardando quattro piani più su, divertita. Quando qualcuno si fu finalmente degnato di fermarsi fece per aprire la porta della vettura, ma prima con un sorriso di vittoria e nessun imbarazzo, si voltò verso la casa e guardando all'ultimo piano si aprì il cappottò; rimase così per qualche secondo.
Sapeva che l'amica lo aveva visto, così aprì la portiera facendo una cauta risata e scuotendo la testa per l'accaduto se ne andò.