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Autore: SnidgetCielo    24/03/2015    2 recensioni
"I pray for no more youth
perish before its prime;
That Revenge and iron-heated War
May fade with all that has gone before
Into the night of time.”

Storia in fase di re-editing. Tra scherzi malandrineschi, draghi di polveri piriche e Incantesimi malfunzionanti, alcuni dei più suggestivi personaggi nati dalla penna della Rowling affrontano il Mondo Magico tra equivoci ed emozioni propri dell'adolescenza.
Marlene spicca tra tutti per caparbietà, goffaggine e superbia, ma anche per prontezza di spirito, spontaneità e l'innaturale capacità di attrarre a sè le attenzioni di entrambi i rampolli di casa Black.
Dall'ultimo capitolo - "C’era qualcosa che continuava a ronzarle in testa, un presentimento tanto infido quanto presuntuoso che le si era infilato nell’orecchio insieme alla voce squillante di Dorcas [...]. Quel presentimento era entrato nel suo cervello e lì sembrava voler restare: un presentimento che aveva l’aspro sapore del risentimento e l’aspetto maliziosamente affilato di Sirius Black."
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Marlene McKinnon, Regulus Black, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Lily/Severus, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Best of Youth.'
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The best of Youth

Capitolo II 
Invito al Lumaclub


«Lily mi ha detto che andrai alla cena che il professor Lumacorno ha organizzato per la settimana prossima»
«Si.. umpf... ero un po'... indecisa... ma.. ho deciso di andare» rispose Marlene, ansimando, mentre cercava di tenere il passo di Amelia, che proseguiva nella direzione del campo da Quidditch.
Dall'inizio dell'anno scolastico la costringeva ad accompagnarla ogni domenica mattina nelle sue corse intorno al castello. Amelia era una delle Battitrici della squadra di Corvonero, e le piaceva sempre iniziare la giornata con un paio di giri di riscaldamento, prima di allenarsi per le imminenti partite; Marlene non era di certo entusiasta quanto lei, ma l'amica non l’aveva lasciata libera di decidere se seguirla o meno.
«Se non ti muovi, non entrerai mai nella squadra» fece Amelia, distaccandola.
«Non voglio entrare in squadra!» si lamentò Marlene, con la lingua penzoloni per la fatica e la milza dolorante che implorava pietà piccandole contro la pancia.
«Avevo capito di sì. O almeno, tuo padre...»
«Esatto, mio padre, Amelia.» rispose lei, secca.
Amelia tacque per qualche minuto.
«Forse dovresti uccidere i tuoi genitori. A quel punto staresti bene» disse poi, con tono scherzoso.

«A volte lo penso anch'io» disse Marlene in un sorriso, vergognandosi un po' per le parole che stava pronunciando.
«E allora? Questa storia del Lumaclub? Come ci sei entrata?» disse l'altra, cambiando argomento.
«Non ci sono entrata» rispose Marlene prontamente. Avanzarono all’interno del campo di Quidditch, dove la squadra di Grifondoro stava terminando il loro allenamento: Marlene poteva sentire gli ululati eccitati di suo cugino, James Potter, che svolazzava nella coltre di nuvole bianche con la nuova scopa che suo fratello gli aveva regalato per il compleanno.
«Come sarebbe a dire che non ci sei entrata?» chiese Amelia, mentre aggrottava le folte sopracciglia brune in un’espressione interrogativa sin troppo familiare a Marlene. Lei sprofondò nell'erba, e alzò gli occhi verso i giocatori, piccoli come mosche dal terreno verde su cui era distesa.
«E' stato Regulus ad invitarmi» spiegò, mentre i suoi polmoni cercavano tutto l’ossigeno che potessero contenere nell’aria.
«Lumacorno dà a tutti i suoi ospiti la possibilità di portare qualcuno»
Pensò a quando, la settimana precedente, mentre studiava da sola in biblioteca, era rotolata sul suo libro di Trasfigurazione una rosa rossa. Quando l'aveva toccata con la punta delle dita, i petali aveva cominciato a scolorire, fino a divenire bianchi; l'aveva toccata ancora ed era diventata blu.
Regulus era seduto davanti a lei da un po', e la guardava giocare col fiore, sorridente. Lei aveva alzato lo sguardo su di lui, con un largo sorriso e gli occhi di una bambina divertita, e gli aveva fatto cenno di uscire dalla sala di lettura.
Potevi evitare di reciderla, ora morirà” gli aveva detto, indicandogli la rosa.
C'è un Incantesimo. E se lasci il gambo riposare in una pozione ben fatta, non morirà” le aveva spiegato Regulus, con un sorrisetto compiaciuto.
Sai che è troppo complicato per me” aveva sbuffato lei, “Ad un tratto il tuo regalo mi sembra una presa in giro
Non lo è” aveva risposto lui.
Ma se vuoi la ricetta della pozione devi farmi un favore
Ah, quindi la pozione devo pure farmela da sola?”.

«Oh, ora ha tutto molto più senso» ridacchiò Amelia, mentre annuiva compiaciuta, «Ti regala dei fiori e ti invita a cena»
«Dal Professor Lumacorno, Amy!» specificò Marlene, lungi dal voler suscitare fraintendimenti con l'amica.
«Ma a te fa schifo Pozioni!»
«Lo so, ma era la prima volta che mi chiedeva un favore. Mi sarei sentita un'infame a negarglielo»
Amelia si lasciò andare in un risolino divertito.
«Ci sarà proprio da ridere. Sai, vorrei tanto esserci anch'io, ma confido nella presenza di Lily»
«Siete più velenose di un Runespoor, voi» borbottò Marlene.
Amelia le si buttò addossò, colpendola alla pancia.
«Senza di noi saresti morta il secondo giorno, ad Hogwarts, con quella testa vuota che ti ritrovi» sorrise Amelia, e guardò in alto: la squadra scarlatta stava riscendendo sul campo.
«Devo andare, gli allenamenti cominceranno a momenti e io devo ancora prendere l'attrezzatura» disse, prima di rialzarsi e camminare verso lo spogliatoio.
«Ci vediamo a pranzo, ok?»
Marlene annuì con la testa. Quando la ragazza era già a metà campo, gridò: «Amy!»
«Che vuoi?» le urlò lei.
«Credi che stia facendo un errore accettando quell'invito?»
«No! Credo solo che lui sia cotto di te!» rispose l'altra, senza voltarsi.
Regulus, cotto di lei? Non era neanche sicura di piacergli, i primi tempi: probabilmente la trovava irritante e presuntuosa. Neanche lei aveva visto di buon occhio Regulus, quel ragazzino sempre mesto, composto, educato, con un nome troppo grande per lui. 
La famiglia Black era stata indicata da  Cantankerus Nott come una delle Sacre Ventotto, ovvero come una delle poche famiglie rimaste a conservare il sangue magico in tutta la sua purezza – qualsiasi cosa volesse dire. Quando, appena undicenne, aveva chiesto a suo padre cosa comportasse mantenere il sangue puro, incuriosita dalle chiacchere diffuse da Bertha Jorkins, Serpeverde di qualche anno più grande di lei, lui aveva eluso la domanda nascondendo gli occhi bruni dietro la Gazzetta del Profeta. A quanto le era sembrato di capire da quelle chiacchere, i Black erano pronti a tutto pur di mantenere la loro purità: anche a sposarsi tra consanguinei. A quel punto Marlene aveva rifuggito qualsiasi ricerca o pensiero in merito, disgustata dal solo pensiero di dover sposare James Potter per mantenere il suo albero genealogico "pulito".
Si chiese se non fosse per quegli strani rapporti familiari che Regulus era così pallido ed emaciato in volto, con gli zigomi importanti in rilievo sul viso scarno e privo di guance. Eppure aveva colto subito la somiglianza con Sirius negli occhi affilati e scintillanti, e dal colore scuro dei suoi capelli. 
Quando, al secondo anno, seduta accanto a lui, la professoressa Sinistra aveva commissionato loro un lavoro di Astronomia, si era imbattuta nella Costellazione del Leone, e aveva trovato la stella con cui il silenzioso compagno condivideva il nome.
Da quel giorno, Regulus Arcturus Black aveva catturato la curiosità di Marlene.
"Perché hai lo stesso nome di una stella?"
"Non lo so, la mamma dice che li ha scelti per me e mio fratello perché dobbiamo risplendere in questi tempi bui segnando la strada ai veri maghi. Ma non ho capito bene a cosa si riferisse"
"La tua mamma è un po' strana"  aveva constatato la ragazzina in tono sincero, passando l'indice sopra la stella traccia sulla pergamena.
"Però ti ha dato un bel nome. Un nome importante"

Babbanate.

Distolse quel pensiero dalla testa, e si rialzò dal prato.
Sentì un turbine d'aria arrivarle dalla spalla destra e spettinarle i capelli; ne seguì uno dal lato sinistro.
«Chi è il fortunato innamorato di mia cugina?» chiese James Potter, con l'aria accattivante, scendendo con un balzo dalla sua nuova scopa fiammante. Sirius era dietro di lui, ancora stretto nelle sue protezioni da Battitore, e teneva la mazza dietro alla testa, con entrambe le mani.
«Proprio nessuno, James» gli sorrise Marlene.
«Non credevo ti avrei mai vista su un campo di Quidditch» sorrise Sirius, studiandola da capo a piedi con lo sguardo cristallino. Marlene arrossì e fece per ribattere, ma James fu più lesto. 
«Così la sottovaluti, Sir! Lène è una Cacciatrice molto abile. Mi ha dato spesso del filo da torcere in campo»
«Allora dovrebbe partecipare alle Gare di Selezione il prossimo anno, dato che la Adams si diplomerà» disse Sirius, senza staccarle gli occhi di dosso.
«Non sono così sicura di volerlo fare, a dire il vero..» bofonchiò Marlene, evidentemente in imbarazzo.
«Allora devo dedurre che tu non sia poi così brava e che tuo cugino stia soltanto facendo il ruffiano per il prossimo compito di Storia della Magia» la provocò ancora lui. Già da qualche anno Marlene svolgeva i compiti del professor Ruf per suo cugino, quando Remus, in un raro impeto di rabbia, si rifiutava di fargli copiare il proprio. James si passò una mano tra i capelli ribelli e scuri, abbassando gli occhi in un'espressione dispiaciuta.
«Non posso più chiederle i compiti di Storia della Magia, dopo che Ruf ci ha tolto venticinque punti a testa accorgendosi che il compito era di Marlene»
Ma Marlene non stava già più ascoltando e, dopo la provocazione di Sirius, aveva gonfiato le guance e aggrottato la fronte in un'espressione di evidente irritazione. 
«Sarei in grado di mandarti fuori campo al secondo minuto di gioco»
«Dimostramelo» le sorrise Sirius, venefico.
James Potter lanciò sorridente il suo manico di scopa verso Marlene, che lo prese al volo e lo cavalcò, prima di alzarsi in volo con un sussulto. Sirius raccolse il baule dei Bolidi, che fremevano nelle cinture di cuoio che li trattenevano fermi nelle loro conche.
«Hey, Sir» lo chiamò James, improvvisamente serio, «Non esagerare con lei» 
«Sta' tranquillo, Ramoso» sorrise lui, strizzandogli l'occhio, «Voglio solo vedere cosa sa fare»
Liberò i due Bolidi, e lanciò la Pluffa in aria, che con uno scatto repentino Marley rubò subito. Sirius si alzò in aria e batté il primo Bolide, indirizzandolo verso di lei.
Con una piroetta in aria, Marlene lo seminò, tenendo ancora ben stretta la palla di cuoio rosso sotto il braccio destro. Continuava verso l'anello più alto, senza riuscir bene a controllare la velocità del nuovo missile del cugino, ma era sicura di riuscire segnare dei punti in meno di un minuto.
L'altro Bolide le si pose davanti a pochi metri di distanza. Con un soffio al cuore, Marlene abbassò la testa e il manico della scopa, che virò in bassa quota. La rialzò, e quando fu a tre metri di distanza dall'anello, lanciò la Pluffa, segnando un punto.
Riscese a raccoglierla, quando vide che i due bolidi, ora insieme, sfrecciavano paralleli nella sua direzione. Passò dentro l'anello di destra, serpeggiò in quello al centro, poi in quello di sinistra.
Scese in picchiata.
James trepidò per un attimo, subito prima che, a pochi centimetri dai ciuffi d'erba, Marlene rialzasse la scopa, planando non troppo dolcemente sul prato.
Sirius si lasciò andare in una risata entusiasta.
La ragazza scavalcò la scopa con un sospiro di fatica e di appagamento, guardando Sirius con aria altezzosa.
«Sei soddisfatto, Black?»
James scoppiò in un ululato vanaglorioso. Abbracciò Marlene con la mano libera dalla scopa, gli occhiali da Cacciatore che tiravano indietro i ciuffi di capelli ribelli dalla fronte imperlata di sudore.
«E’ fatta, Marlene! Non ho neanche bisogno di fare le preselezioni per il ruolo della Adams! Comincerai ad allenarti con noi dalla settimana prossima!»
«James, io... io non credo che tu possa escludere del tutto le preselezioni» balbettò Marlene, mentre riprendeva fiato.
«Posso farti allenare come Riserva. Finché non ti metto in campo, nessuno potrà dire niente! E poi, essere il capitano della squadra avrà i suoi privilegi, o sbaglio?» rispose fermamente James, ancora sorridente, spettinandola con la mano che aveva appoggiato alla sua spalla. 
Sirius li guardò giocare, e tirò la bocca in un sorriso spigoloso, abbassando gli occhi.
«Hai dato quel biglietto di San Valentino ad Evans per me?» chiese James, mentre ancora la stringeva.
«Si, ma non l'ha neanche aperto. Ha agitato la bacchetta verso di me e mi si è bruciato tra le mani» disse Marlene, scoppiando a ridere.
James la lasciò, con aria affranta, guardando verso Sirius, anche lui sogghignante.
«Deve proprio odiarti» gli disse, mentre James si rivolgeva di nuovo verso Marlene.
«Oh Marley, Marley! Ti prego, ti supplico!» la implorò, cadendo in ginocchio, sotto gli occhi sbigottiti della cugina.
«Convinci Lily Evans ad uscire con me! Un'ora soltanto, mezz'ora! Il tempo di una Burrobirra! Ti prego, Marley, fallo per me, anche solo per ringraziarmi del posto che hai ottenuto nella Squadra!»
«Cosa?!?!» esclamò Marlene, con una risata nervosa, «James, se questa storia del Quidditch è una scusa per insistere con Lily Evans, mi tiro subito fuori!»
Si staccò dalla presa del cugino, e si allontanò, nella direzione di Sirius, che continuò a tenere abbassati gli occhi, anche quando, arrivata alla sua altezza, le bisbigliò:
«Bel lancio destro, McKinnon»
Lei, d'altra parte, continuò a camminare, mentre gli rispondeva con un basso ma deciso "grazie"

 

Il giorno della cena di Lumacorno la sera calò placida, cospargendo il cielo terso in un manto di stelle. La giornata era stata calda, e una lieve brezza si era alzata dal Lago Nero. Regulus la sentì passargli tra i capelli, appoggiato alla finestra aperta del corridoio del sesto piano, a pochi metri di distanza dalla porta dell'ufficio del professore. Estrasse l'orologio da taschino che teneva in tasca: erano già dieci minuti che aspettava. Si era ripromessso di aspettarla soltanto per cinque.
Entrerò da solo, se non sarai lì alle 19.00 in punto!
Allora sarò li prima che l'orologio suoni l'ora!” le aveva sorriso, correndo via.
Bugiarda che non era altro. Sbuffò, poi sentì dei passi veloci lungo le scale.
Marlene ansimò sfiancata, ma sorridendogli. Si era ripromesso di rimanere serio, ma quel sorriso, ogni volta, era contagioso.
«Lo so, lo so» cominciò lei, prima che lui potesse ammonirla.
«Sono in ritardo, ma sono soltanto dieci minuti. L'ultima volta hai aspettato mezz'ora»
Regulus pensò che era davvero carina. Aveva tirato i capelli indietro con un cerchietto dorato tempestato di farfalle che quasi impercettibilmente muovevano le ali, scoprendo così il viso armonioso – giurò persino di averle visto un po' di trucco sugli occhi e sulle labbra – e indossava un grazioso vestito di seta nera.
«Sei davvero molto elegante» gli disse in un sorriso, guardandolo nella camicia bianca e il completo di panciotto e pantaloni blu notte.
«Anche tu non sei male» aveva risposto Regulus, prestandole il braccio.
«Peccato che il ritardo non sia mai di classe»
«E allora perché si dice “in elegante ritardo”?» chiese Marlene, buffa. Regulus non riuscì a trattenere una risata, mentre bussava alla porta di Lumacorno.
Videro subito gli altri ospiti, con al centro il professore, accomodati intorno ad un grande tavolo circolare.
«Signor Black!» squillò Lumacorno, con un gran sorriso, che si ridusse quando vide la sua nuova invitata. 
«Ho sospettato che sarebbe stato accompagnato dalla signorina McKinnon dal primo minuto di ritardo che ha fatto»
«Mi dispiace, Professore» sorrise Marlene, con voce quieta.
«E' solo colpa mia, ancora una volta. Regulus stava aspettando me»
«Da vero gentiluomo!»
Regulus ricambiò il sorriso del professore. Lily Evans, seduta accanto a Severus “Mocciosus” Piton – che anche quella sera, nonostante avesse provato a pettinarsi, aveva un aspetto incommensurabilmente sgradevole –, aveva lasciato vuoti due posti alla sua destra: i due vi presero posto.
La cena passò più tranquillamente di quanto Marlene potesse aspettarsi, comunque infastidita dagli atteggiamenti di Lumacorno, che con quegli incontri esclusivi non solo dimostrava di non aver alcun ritegno nel rendere palese la sua preferenza per una cerchia ristretta di studenti, ma di ponderare queste sue preferenze non soltanto sulla base di chi aveva attitudine alla sua materia – quella sera, al tavolo di Horsace Lumacorno, c'erano studenti molto meno portati di lei in Pozioni – ma anche (e soprattutto) sulla base dei loro cognomi: c'erano figli di banchieri e pozionisti famosi, nipoti di Ministri della Magia, e c'era anche lei.
Zio Orazio”, come amava chiamarlo Dorcas, passava in rassegna gli alberi genealogici dei suoi ospiti, chiedendo notizie di parenti che supponeva di conoscere e che gli studenti avevano a malapena sentito nominare. Quando pensò che presto sarebbe toccato a lei, arrivò la domanda.
«E suo padre, McKinnon? So che vanta di gran prestigio all'interno del Ministero, ma non ho mai avuto il piacere di sapere di cosa si occupi» chiese Lumacorno, mentre, con uno schiocco di dita, i piatti scomparivano, lasciando spazio a grandi coppe di gelato.
«E' stato a capo del Corpo delle Convenzioni dei Commerci Magici Internazionali, professore. Ora ha un ruolo di rilievo nel Dipartimento di Applicazione della Legge Magica»
«Un titolo lodevole. D'altronde, la casata McKinnon decanta grandi nomi, malgrado non ci sia alcun accademico particolarmente famigerato..» disse, con tono falsamente dispiaciuto, e con un velo di malignità nella voce, quasi a voler trovare una spiegazione (scientifica, persino!) alla poca dimestichezza di Marlene nella materia.
«Non che io ricordi, professore» rispose Marlene, con tono fermo, mentre un calore collerico le pervadeva lo stomaco. Regulus aveva percepito quella rabbia dal tono troppo pacato della sua voce, e gli poggiò delicatamente la mano sul ginocchio, nel vano tentativo di farla desistere.
«Ma mia madre era piuttosto portata nel suo ramo, in effetti. Aveva il massimo dei voti in “Philtres et Distillats”, a Beauxbatons» disse, cogliendo l'accorgimento di Regulus, con un sorriso educato. Horace Lumacorno scoppiò in una risata fragorosa, lasciando sbigottita l'intera tavolata.
«Filtri d'amore e pozioni per ridurre l'avvizzimento della pelle: questi sono gli unici intrugli magici che insegnano a Beauxbatons»
Dentro di lei, Marlene sentì esplodere qualcosa.
«Potremmo addirittura discutere sulla possibilità di chiamare quella roba magia!...» bofonchiò Lumacorno in un mezzo sorriso. 
Mantenne la bocca aperta per continuare il discorso, ma non fece in tempo, perché Marlene McKinnon aveva bisogno di vomitare a tavola quello che pensava veramente.
«Mi scusi, professore, ma quale sarebbe il suo programma ideale d'insegnamento? O meglio, quali dovrebbero essere, dato che è palese che lei tiene due corsi completamente separati» chiese, cercando di mantenere ferma la voce, mentre Lumacorno rialzava gli occhi verso di lei, esterrefatto.
Sentì Lily Evans trattenne il respiro e avvertì gli sguardi attoniti del resto della tavolata.
«Che cosa sta insinuando, McKinnon?» gli chiese Lumacorno con un sibilo.
«E' evidente che non ha alcun ritegno a favorire una parte degli studenti. Quindi, mi dica, quale programma sarebbe più adatto a loro e quale all'altra gran parte, mi permetta di dirlo, di studenti?»
«Dovresti scegliere con più cura le tue amicizie, signor Black» disse il Professore a Regulus, che teneva gli occhi bassi e pregava che quella serata finisse il più presto possibile.
«E' evidente che la signorina McKinnon ti frequenta solo per riuscire a prendere una pietosa sufficienza nella mia materia»
«Ho preso Oltre Ogni Aspettativa nel suo ultimo compito individuale!» gridò Marlene. Il ricordo delle ore passate sul manuale di Pozioni per quel compito la fecero fremere a tal punto da tenersi a stento sulla sedia.
«E le posso assicurare che non ce ne saranno altri, per lei!» rispose Lumacorno, ormai scarlatto in viso per l'imbarazzo e la collera.
Poi, si rivolse di nuovo verso Regulus.
«“Tanto gentile e tanto onesta pare, la donna mia”... Grande poeta, il signor Dante. Per essere solo un Babbano ne sapeva molto sulle donne. Avrebbe qualcosa da impararti, Regulus!»
«Oh, ma perché non la finisce, vecchio Lumacone bavoso?!» urlò Marlene, scattando in piedi.
Lily e Regulus non riuscirono più a trattenere il proprio avvilimento e, con un sospiro, appoggiarono entrambi la fronte sul palmo delle mani.

 

«E poi?»
Dorcas ed Amelia erano stese a pancia in giù sul letto di Marlene, mentre lei si spogliava.
«E poi ha detto una cosa del tipo: “Se sei capace di riferirti così ad un insegnante, sarai capace anche di accettarne le conseguenze!”»
«Quindi?»
«Quindi.. cinquanta punti in meno ai Grifondoro e un mese di punizione» disse Marlene, con tono colpevole.
«Oh, andiamo, Marlene!» sbottò Dorcas, mentre Amelia scuoteva la testa, in segno di disapprovazione.
«Tutti preoccupati per la Coppa, non è così?! Ma nessuno si preoccupa del fatto che dovrò estrarre bava di Streeler per dieci ore a settimana!» esclamò Marlene, ancora evidentemente arrabbiata, mentre raccoglieva dal baule una vecchia tuta grigia. 
«E poi, che ci fa qui Amelia dopo il coprifuoco?! Sapete quanti punti potremmo perdere per questa violazione? Ognuno di noi commette un'effrazione ogni tanto!»
«Forse hai un po' esagerato, Lène» fece Lily, pacatamente,  chiudeva il suo manuale di Trasfigurazione e si alzava dal letto di Dorcas, pronta a raggiungere il suo Dormitorio.
«Si è permesso di parlare male della mia famiglia!» le rispose Marlene, rossa in viso, voltandosi verso di lei.
«Bhe.. oddio.. ora non esageriam...»
«Ha messo in discussione la mia amicizia con Regulus!»
«Se si tratta di questo, il Lumacone non è l'unico a farlo» proferì Amelia, con tono ingiustificatamente serio.
«Che cosa vuoi dire?» chiese Marlene, mentre si infilava la tuta.
«Oh, andiamo, Lène! È sotto gli occhi di tutti che tu e Regulus vi piacete»
«Magari... state già... insieme, e non ce lo vuoi dire... perché... te ne vergogni» fece Dorcas, succhiando una Gelatina TuttiGusti+1.
«E non se ne vergognerebbe senza motivo» asserì Amelia, sarcastica.
«Io. E. Regulus. Non. Stiamo. Insieme» proferì Marlene in sua difesa, scandendo bene le parole.
«Siamo solo amici. E voi siete invidiose perché non siete abbastanza di ampie vedute per stringere amicizia con un Serpeverde!»
«Io shono shtata con un Sherpeverde!» bofonchiò Dorcas, con la bocca riempita di gelatine.
«Louish Zabini, shettimo anno, l'anno shcorso»
«Come fai a capire di che gusto sono quelle gelatine se ne metti in bocca cinquanta alla volta?» chiese Lily, divertita.
«E perchè a Lily non dite niente? Anche lei è amica di Mocciosus!» fece stizzita Marlene, indicando l'amica, che gli ordinò di smetterla di utilizzare quel soprannome.
«Lily e Severus sono diversi» spiegò Amelia. Si alzò in piedi sul letto a baldacchino. La scarsa altezza le permetteva persino di poter saltellare un po', mentre volteggiava con le mani a mezz'aria, a voler imitare una ballerina di walzer. 
«Nessuno dei due è Purosangue come voi. Voi siete la classe nobiliare, gli altolocati, i “Toujours Pour”. Siete uno status sociale, non una semplice coppia di amici – e noi  Mezzosangue siamo sempre di più ad Hogwarts; per questo potreste non essere visti di buon grado» 
Con un ultimo salto, si ributtò accanto a Dorcas, riservando a Marlene uno sguardo saccente.
Dorcas si voltò verso di lei, deglutendo, guardandola basita. 
Marlene rimase per un attimo immobile, come per metabolizzare le parole dell'amica.
«Wow, ancora non credevo di dovermi preoccupare anche qui di come devo comportarmi, con chi devo parlare, con chi non devo parlare...» sbuffò Marlene, raccogliendo il suo libro di Incantesimi.
«D’altra parte, la mia famiglia non è tra le Sacre Ventotto»
«Oh, andiamo Lène, stavo solo...»
«Sapete? Tutto questo parlare stasera mi sta dando il...»
«Vomito!» esclamò Dorcas, pimpante.
«Esatto!»
«Ehm, io parlavo della Gelatina...» spiegò la bionda ragazza, imbarazzata.
Marlene appoggiò con una mano il libro sopra alla spalla destra e si voltò verso l'uscita.
«Me ne vado a studiare. Se beccano Amelia qui, ci costerà più di cinquanta punti, vecchie megere»

Era più che scontato che la notizia della disastrosa serata del professor Lumacorno facesse il giro della scuola in meno di un giorno: ciò che non era prevedibile, invece, era il fatto che i Grifondoro erano troppo occupati a congratularsi con Marlene per aver fatto infuriare il professore, per metterla alla forca dopo aver fatto perdere alla Casa cinquanta punti. Sembravano tutti entusiasti del suo comportamento, e altrettanti parevano condividere i suoi sentimenti sui noti favoreggiamenti del Capo della Casa di Serpeverde; tutti, tranne i Serpeverde. Marlene aveva chiesto a Regulus cosa si mormorasse nel dormitorio, ma lui le aveva risposto che, al solito, non gli interessava cosa dicesse la gente.
«E tu, cosa dici?» gli aveva chiesto poi, provocatoria.
«Dico che sei una testa calda» gli aveva risposto lui. Le lanciò un'occhiata seria. 
«E che dovresti imparare a controllarti»
«Si, ma senza di me non ti divertiresti così. Perché, ammettilo, ti sei divertito» gli aveva detto Marlene, strizzandogli l'occhio. Anche Regulus, allora, si era sciolto in un sorriso.
«Quel sorriso vuol dire che mi porterai anche alla prossima cena del Lumacone?»
«Non credo, Marlene»

Nel pomeriggio di quel caldo lunedì dell'ultima settimana di scuola prima delle vacanze primaverili, i mormorii sull'“impresa” di Marlene McKinnon erano arrivati anche alle orecchie dei Malandrini, che ci avevano riso su durante la lezione di Incantesimi: James aveva gonfiato e aveva denominato la cugina "la Prima Malandrina". Sirius Black, però, voleva saperne di più: da quanto ricordasse, Pozioni era la materia che Marlene odiava di più, o quella in cui eccellesse di meno. Poco cambiava, dato che riusciva a compensare la sua sfacciata avversione all’ubbidienza verso i professori con il duro lavoro e dei voti eccelsi. Non riusciva comunque a spiegarsi come mai Lumacorno l’avesse voluta alle sue cene elitarie, soprattutto dopo che le recenti vicissitudini avevano dimostrato quali fossero i sentimenti che l’una serbava nei confronti dell’altro.
Dato che Remus non aveva potuto partecipare alla cena per la luna piena, si era addentrato nella Biblioteca, dopo la fine della lezione, e si era seduto accanto a Lily Evans, con in mano un giglio, che le aveva appoggiato davanti al calamaio.
«E' da parte di James» si sbrigò a dire.
«Che originalità» aveva commentato la ragazza acidamente, senza alzare gli occhi dalla sua pergamena.  Lui aveva aspettato un po' li accanto, senza proferire parola.
«Che ti serve?» chiese lei algida, senza staccare lo sguardo dal compito.
Sirius sobbalzò, pronto a fare la sua domanda.
«La McKinnon non ha mai fatto parte del Lumaclub. Con chi era, l'altra sera?»
«Perché ti interessa sapere se Marlene accompagnava qualcuno?»
«Sono stato io a farti la domanda per primo» le rispose lui, sfoderando un irresistibile sorriso spigoloso.
«Potresti farla a lei, questa domanda» ribatté Lily, visibilmente infastidita.
«Lo sai anche tu che non mi risponderebbe. Allora, l'hai invitata tu?»
La ragazza sbuffò, la testa poggiata sulla mano sinistra, mentre con l'altra intingeva la piuma argentata nel calamaio, per riprendere a scrivere sulla pergamena.
«Oh, andiamo, Evans!» le sussurrò lui con tono impaziente. Alzò delicatamente la mano, portandola più vicina al suo viso, e con le dita le passò una ciocca di capelli cremisi dietro all'orecchio. La ragazza sussultò, sorpresa dal gesto inatteso. 
«Ti prometto che James Potter ti lascerà in pace da qui alle vacanze pasquali, se me lo dici!» le sorrise ancora Sirius.
Vide il viso avvamparle.
«E' venuta con tuo fratello, Sirius!» disse lei, con la voce alterata dall'imbarazzo che quel tocco delicato le aveva procurato. Chiuse fragorosamente il libro e arrotolò la sua pergamena, sotto gli occhi vitrei di Sirius. 
«E bada bene che Potter mi stia lontano per almeno un mese, altrimenti riferirò la tua domanda direttamente a Marlene!» lo minacciò, ancora collerica, mentre si allontanava lungo il corridoio della biblioteca. 

Come al solito, Regulus fu il primo ad uscire dallo spogliatoio, alla fine dell'allenamento serale dei Serpeverde.
Guardò il cielo indaco, constatando come si stessero allungando le giornate. 
Abbassò gli occhi limpidi mentre sorpassava l'entrata al campo di Quidditch, e passò uno sguardo sul verde prato che si estendeva alla destra del castello. L'erba alta veniva percossa dal vento ormai primaverile: pensò di aver avuto un'allucinazione quando vide un'ombra nera stagliarsi in mezzo alla distesa. Sussultò, mentre vedeva l’ombra assumere le fattezze di un grande cane scuro. 
Di nuovo, un brillante fulgore color smeraldo gli attraversò gli occhi, sibilando.
Li chiuse, stropicciandoseli, e riguardò sul punto in cui aveva visto l'animale: non c'era niente.
Pensando fosse solo uno scherzo dettato dalla stanchezza, si incamminò verso l'entrata al Castello, e percorse il corridoio principale, illuminato dalla luce rossastra delle fiaccole. Sentì dei passi leggeri provenire dal fondo del corridoio, ma non diede loro molta attenzione.
«Come sono andati gli allenamenti?»
La voce di suo fratello lo sorprese mentre voltava l'angolo.
Sirius era appoggiato al muro di pietra, le braccia conserte e lo sguardo basso.
«Che cosa vuoi?» gli chiede lui con insolito sgarbo, senza rispondere alla falsa cortesia della domanda che gli aveva posto.
«Tu passi un sacco di tempo con la McKinnon, non è vero?» gli chiese Sirius, inasprendo il tono di voce. 
«Non dovrebbe interessarti con chi scelgo di passare il mio tempo» rispose Regulus, freddo. Sirius abbozzò un sorriso che aveva il sapore di una minaccia.
«Devi lasciarla in pace» gli ordinò, con tono ostile.
«Non pensavo che ti interessasse. Non stai con quella Corvonero del settimo anno, adesso?» 
«Lei non c'entra niente in questa storia»
«Oppure sei semplicemente geloso, perché Marlene è forse l'unica ragazza della scuola che ha un po' di cervello. O almeno, quel che le basta per non sbavarti dietro. Non riesci a tollerare che ci sia anche solo una ragazza a scuola che preferisca un altro Black all'infuori di te»
Sirius serrò i pugni, accigliato, e si avvicinò alla figura di Regulus, che rimase immobile, i suoi occhi verdi brillanti e gelidi.
«Avanti, fallo. Colpiscimi, se non riesci ad affrontare in altro modo questa conversazione» gli disse, stendendo un sorriso su di un angolo della bocca, senza staccare lo sguardo dall’espressione furiosa del fratello.
«Se provi a toccarla con un dito, io ti giuro che...»
«...che cosa farai? Sono l'ultima persona che potrebbe farle del male. E lo sai anche tu»
Il viso di Sirius si distese, abbandonando l'espressione collerica. Regulus attese che l'iracondia fosse del tutto scomparsa dai suoi occhi, prima di parlare ancora.
«Non si tratta veramente di lei, non è vero?» chiese.
Sirius esitò. Mosse l'angolo della bocca in un sorriso tirato.
«Allontanati da lei, fratellino. È l'ultimo avvertimento che ti do» gli disse in tono più pacato, spostandosi indietro e allontanandosi sull'Ala nord del castello.
Ma prima che la sua figura sparisse nel buio della notte, Regulus la frenò.
«Tornerai a casa, per le vacanze?»
Sperò che quell'invito risuonasse nelle orecchie di Sirius come il grido disperato di aiuto che strepitava dentro di lui.
Sirius si fermò, senza voltarsi, e abbassò la testa.
«Con un po’ di fortuna, non metterò mai più piede in quel posto»
Quelle parole rimasero sospese a mezz'aria, come un altro, ultimo addio; Regulus le sentì entrare nel petto, spezzandolo in due.
«Buonanotte, Regulus»



 

 

 
   
 
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