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Autore: SnidgetCielo    22/03/2015    4 recensioni
"I pray for no more youth
perish before its prime;
That Revenge and iron-heated War
May fade with all that has gone before
Into the night of time.”

Storia in fase di re-editing. Tra scherzi malandrineschi, draghi di polveri piriche e Incantesimi malfunzionanti, alcuni dei più suggestivi personaggi nati dalla penna della Rowling affrontano il Mondo Magico tra equivoci ed emozioni propri dell'adolescenza.
Marlene spicca tra tutti per caparbietà, goffaggine e superbia, ma anche per prontezza di spirito, spontaneità e l'innaturale capacità di attrarre a sè le attenzioni di entrambi i rampolli di casa Black.
Dall'ultimo capitolo - "C’era qualcosa che continuava a ronzarle in testa, un presentimento tanto infido quanto presuntuoso che le si era infilato nell’orecchio insieme alla voce squillante di Dorcas [...]. Quel presentimento era entrato nel suo cervello e lì sembrava voler restare: un presentimento che aveva l’aspro sapore del risentimento e l’aspetto maliziosamente affilato di Sirius Black."
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Marlene McKinnon, Regulus Black, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Lily/Severus, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Best of Youth.'
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The best of Youth
 
Capitolo I
Lezioni ad Hogwarts

1977
 

Marlene McKinnon era sempre stata una gran dormigliona. Questa sua caratteristica, associata alla sua totale incapacità di gestire lo scorrere del tempo, la rendevano naturalmente propensa al ritardo.
Quando quella mattina di Febbraio aprì gli occhi, si meravigliò ancora una volta di trovarsi nel suo letto: l'ultima cosa che ricordava era la pagina 415 del suo manuale di Incantesimi da cui stava disperatamente tentando di imparare l'Incantesimo di Evanescenza Parziale, in vista degli imminenti G.U.F.O., distesa a pancia in giù sul ricco tappeto davanti al camino in pietra della vermiglia Sala comune di Grifondoro.
Si alzò dal letto sbigottita, versando un po' d'acqua nella ciotola di porcellana appoggiata al suo comodino.
Diede uno sguardo al Dormitorio vuoto delle studentesse del quinto anno e quando, con una stretta allo stomaco, posò gli occhi scuri sulla sua sveglia, capì che anche se si fosse materializzata alla lezione di Pozioni in quell'istante, avrebbe comunque avuto un ritardo di quindici minuti. Mentre optava per entrare durante la pausa della prima ora, si spogliò della tuta che indossava dalla sera prima e vestì sbrigativamente la sua uniforme, smagliando nella fretta la calza destra, precipitandosi ancora scalza per le scale che conducevano alla Sala Comune, anch’essa vuota.
Raggiunta la Sala Grande, trovò Amelia Bones sedere al suo tavolo (nonostante quest'ultima appartenesse alla casa dei Corvonero), con aperto davanti lo stesso volume su cui si era addormentata la sera prima. Davanti a lei, Lily Evans, affiancata dalle sue compagne di Dormitorio Mary MacDonald ed Emmeline Vance, leggeva l'ultima copia della Gazzetta del profeta, con una bacchetta di liquirizia in bocca. Lily, di un anno più grande di Marlene, godeva di estrema popolarità tra gli studenti del suo anno non solo per la sua bellezza, ma anche per essere una delle più brillanti streghe nei suoi anni ad Hogwarts: e ciò nonostante fosse nata da genitori Babbani. Era anche al centro delle chiacchiere di molte altre streghe per il suo rapporto con Severus Piton, Serpeverde del suo stesso anno, e per essere il centro delle attenzioni del chiacchieratissimo e affabilissimo cugino di Marlene, James Potter. Lily aveva preso in simpatia Marlene un pomeriggio del suo terzo anno, dopo che lei, ragazzina paffuta e occhialuta a cui aveva rivolto soltanto qualche saluto, lo aveva rimproverato per il comportamento petulante e invasivo che amava riservarle. Nonostante non perdesse occasione di battibeccare con suo cugino e di rabbuffarlo in merito alle sue scorribande con gli altri studenti Grifondoro (si facevano chiamare, presuntuosamente, i “Malandrini”), Lily poteva cogliere il forte legame di affetto che li univa, e questo gli permetteva di sopportare meglio la spocchia del ragazzo.
Marlene scavalcò con una gamba la panca e si sedette precipitosamente, lasciando cadere con un tonfo la tracolla e appoggiando i libri di Pozioni sul tavolo ancora imbandito per la colazione.
«Per quale motivo Dorcas non mi ha svegliata?» esclamò con tono irritato, mentre imburrava frettolosamente una fetta di toast abbrustolita, ma ormai fredda.
«Bhe, buongiorno anche a te, bella addormentata» trillò Amelia, mentre continuava a vivisezionare il suo pudding.
«Sei in ritardo» sentenziò Lily Evans, senza alzare gli occhi dall'articolo della Gazzetta.
«Lo.. so.. chomp...» mugugnò Marlene a bocca piena.
«Hai di nuovo fatto tardi sui libri, non è così?» chiese Amelia.
«Sì, ma non siete state voi a portarmi in Dormitorio?» chiese Marlene, guardando Lily.
«A dire il vero, no» rispose Lily, con sguardo interrogativo «...Dorcas ti ha trovata stamattina nel tuo letto, con le coperte rimboccate.»
Marlene corrugò la fronte in un'espressione perplessa, poi distese le sopracciglia in un’espressione più serena.
«Dopo la lezione del Lumacone, dovrete spiegarmi una cosa sul Sectio Pereat» mugolò, mentre afferrava un fazzoletto per pulire le dita dal burro del toast che aveva ingurgitato.
Amelia, che seguiva con lei il corso della professoressa Vitious, le chiese cosa trovasse di così difficile nell'Incantesimo di Evanescenza Parziale.
«Non lo so! Ieri ho puntato la bacchetta sulla scopa di James, volevo far sparire i ciuffi strappati del suo crine, ma è sparita per intero!» bofonchiò la ragazza, mentre afferrava sbrigativamente una tazza di caffè, buttandone un po' sul tavolo.
«Hai pronunciato la formula correttamente?» chiese Lily, mordendo di nuovo la sua bacchetta di liquirizia.
«Certo» rispose Marlene, con tono offeso. Ma prima che Lily la interrogasse di nuovo sulla formula, sentì un'altra stretta allo stomaco, che le preannunciò l'errore fatto sulla scopa del cugino.
«Hai palesemente detto “Crini spezzati Sectio Pereat”?»
«Ehm...» mugulò Marlene, aprendo la bocca in un gran sorriso colpevole. 
Amelia, che non mancava mai di rimproverare Marlene per la sua distrazione, sbuffò, inarcando le folte sopracciglia nere in un'espressione di disapprovazione.
«A volte mi chiedo come tu riesca ad avere certi voti, McKinnon» borbottò.
«Ora capisco perché Potter si dibatteva come un goblin che ha perso il suo oro, ieri sera» affermò Lily, senza nascondere un sorrisetto compiaciuto.
«Oh, ma risolverò tutto, vedrete» disse Marlene, «Mio fratello gliene spedirà una nuova questa mattina. Vedrete, sarà felicissimo!»
Si alzò goffamente dal tavolo, sì da spostarlo un poco in avanti. Nell'afferrare la borsa avvicinò il viso a quello delle sue amiche.
«Magari evitiamo di raccontare dei miei esercizi sulla sua scopa a James» si raccomandò sottovoce, strizzando l'occhiolino.
«La pausa di Lumacorno è finita da un minuto» la incitò Lily, tornando al suo giornale.
«Cazzo!» imprecò Marlene, prendendo i libri che aveva appoggiato al tavolo e correndo fuori dalla Sala. Ma non appena voltato l'angolo, batté la fronte contro un alto ostacolo. Scrollò la testa, tirando indietro i lunghi capelli cinerei. Alzando lo sguardo disorientato, vide un sorrisetto ghignante e fastidiosamente familiare.
«Black!» esclamò arrabbiata, stringendo i pugni, «Possibile che tu sia sempre in mezzo ai piedi?»
Sirius Black era insolitamente alto, per i suoi sedici anni. Dal suo primo giorno ad Hogwarts, Marlene non l’aveva mai visto indossare l’uniforme in maniera ordinata e completa. A volte, divertiva ad annodare la cravatta sopra qualche maglietta Babbana (su una le era sembrato di riconoscere il simbolo del Mantello Invisibile, da cui partivano due linee, una sottile, bianca, alla destra del mantello, e l’altra alla sua sinistra, più spessa, con tutti i colori dell’arcobaleno. Non gli aveva mai chiesto cosa rappresentasse davvero). Altre volte, come quella mattina, passeggiava per i corridoi con la camicia sbottonata, e la canottiera in bella vista, senza mantello e senza cravatta. Sirius Black l’aveva resa l’oggetto prediletto delle sue burle non appena aveva varcato le porte del castello di magia e stregoneria. Alcune erano blande e stupide, come lui; altre, più cattive, si riferivano alla sua forma fisica o agli occhiali spessi (infinitamente più spessi di quelli di suo cugino) che era stata costretta ad indossare sino al quarto anno, quando sua madre l’aveva portata a curare la grave miopia in un prestigioso istituto di Medimagia francese. Eppure, con sorpresa e sollievo da parte sua, da qualche tempo Sirius Black aveva smesso di indirizzargli nomignoli alla presenza dei suoi compagni di Casa, e si limitava a ficcare il naso sulle sue frequentazioni amorose, quasi si trattasse di un fratello maggiore in preda ad una morbosa gelosia. Marlene era caduta nella trappola soltanto una volta, quando, confidandogli imbarazzata che si sarebbe vista con uno studente Tassorosso del suo stesso anno ai Tre Manici di Scopa per una Burrobirra, lui e suo cugino gli avevano trasformato il naso in un grugno, e, non paghi, gli avevano fatto crescere un codino arricciato da maiale. Lui non solo non le aveva più rivolto la parola, ma, se la vedeva in giro per i corridoi, cambiava strada con passo affrettato.
«Dovresti fare più attenzione quando corri, Fossette» aveva detto Sirius quando Marlene gli aveva rivolto l’ennesimo sguardo iracondo, mentre stiracchiava le lunghe braccia dietro alla testa. 
Marlene odiava quel soprannome che Sirius Black le aveva affibbiato dai primi giorni di scuola: alludeva alle enormi fessure che tagliavano le guance tonde della ragazza quando sorrideva; la maggior parte dei suoi compagni, al primo anno di scuola, avevano cominciato ad utilizzarlo – assieme ad altri soprannomi galanti che lo stesso le aveva attribuito – nei suoi confronti, spesso ignorando il suo vero nome.
Emise un sospiro arrabbiato, e fece per sorpassarlo: ma lui continuava a spostarsi con lei, in modo da ostruirgli il passaggio, con un atteggiamento tanto provocatorio da farla indispettire ancora di più.
Allora Marlene si fermò, lo prese per le braccia e lo spostò di peso – con non poca fatica – accanto alla parete, riuscendo finalmente ad oltrepassarlo e correre via, dietro le risate del ragazzo.
«Di nuovo in ritardo?» gli gridò Sirius Black.
«Oh, taci, una volta per tutte!»

 

Entrò nell'aula buia ed umida del sotterraneo in tutta fretta, facendo cigolare rumorosamente la porta. Il Professor Lumacorno stava in piedi, come solitamente faceva anche per le lezioni non pratiche. La prima a voltarsi fu Dorcas Meadowes; quando incontrò i vivaci occhi azzurri della sua compagna di stanza, le riservò un gesto della mano minaccioso, passando l’indice sotto la gola. Digrignando i denti, sillabò “Ti ammazzo”. Dorcas sorrise, voltandosi verso il professore, i cui occhi nebulosi si erano intanto diretti verso la figura di Marlene apparsa dalla porta.
«Oh, signorina McKinnon!» esclamò sotto i baffi da tricheco.
«Anche lei ci delizia della sua presenza, oggi?»
«Mi scusi..» disse a mezza voce la ragazza, abbozzando un sorriso.
«Non si preoccupi, signorina. Stamattina mi sento particolarmente misericordioso: per questo, non toglierò punti alla sua Casa. Prego, prenda posto: ve n'è uno qui davanti, accanto al signor Black» disse, indicando il sedile vuoto alla destra di Regulus Black. 
Marlene camminò impacciata verso di esso, sotto lo sguardo curioso dei compagni, e sprofondò sullo sgabello con un sospiro di fatica.
Il pallido ragazzo afferrò la piuma d’oca e, intingendola nel calamaio, prese a scrivere su di una pergamena posta a metà del banco che stavano dividendo.

Ricordami di non tenerti il posto la prossima volta che decidi di fare più di un'ora di ritardo.

«Mi dispiace!» rispose lei a voce alta, attirando di nuovo l'attenzione del Professor Lumacorno, che le lanciò un'occhiata torva. 
Regulus Black sogghignò divertito, quando il mago si fu voltato nuovamente alla lavagna.
«Sei un vero disastro» bisbigliò.
«E' lui che mi odia» borbottò Marlene, prendendo piuma e calamaio e cominciando a ricopiare frettolosamente gli appunti dal quaderno di Regulus.
Le lezioni del professor Lumacorno erano, per Marlene, interminabili: la mancanza di pazienza e la poca propensione all'accuratezza e alla delicatezza nel trattare gli ingredienti la rendevano totalmente incapace di seguire il corso con lo stesso profitto che otteneva nelle altre materie.
Per questo adorava lavorare assieme a Regulus, che, nella sua pacatezza e precisione, consegnava sempre le pozioni migliori.
Ma se la loro amicizia era nata – potrebbe dirsi – per convenienza, si era velocemente trasformata in un'affinità che andava molto oltre a calderoni e bezoar: Marlene adorava parlare con Regulus, perché, a differenza sua, sembrava sempre sapere cosa dire, ed era sempre in grado di consigliarle la cosa migliore da fare; e a Regulus piaceva ascoltare Marlene, guardarla infiammarsi di rabbia per i più piccoli problemi con le amiche – o “questioni di principio”, come le chiamava lei – e ancora di più amava vederla meravigliarsi per le cose più scontate, quotidiane, impercettibili agli occhi di tutti gli altri – come il giorno in cui trovò un piccolo frammento di Avversaspecchio sulla riva del lago, troppo piccolo per poter essere utilizzato: era l'anno prima, e Marlene l'aveva visto luccicare al sole. 
Lo teneva ancora dentro al cassetto.
La loro era indubbiamente un'amicizia insolita, dato che entrambi avevano le proprie conoscenze più strette all'interno delle rispettive Case. Inoltre, ove le uniche relazioni tra studenti di Case diverse avevano per lo più carattere amoroso, pareva assolutamente inconsueto che una Grifondoro e un Serpeverde potessero trascendere la storica rivalità che le legava per un pranzo al sacco tra "amici".
C'era soltanto un altro esempio di un rapporto tanto bizzarro, in tutta la scuola, e riguardava Lily Evans e Severus Piton - e, anche in quel caso, le chiacchere su un presunto interesse amoroso dell'uno per l'altra non erano mai cessate del tutto. Ma poco importava: nessuno dei due era troppo attento ai commenti degli altri studenti. 
Quel giorno, Marlene e Regulus pranzavano seduti sulle arcate del chiostro principale, mentre la neve si scioglieva sotto i raggi ancora tiepidi del sole.
A Regulus piaceva molto anche guardarla mangiare: Marlene era tremendamente vorace, e spesso le rimanevano residui di cibo tutt'intorno alla bocca. Sembrava ogni volta una bambina a Mielandia.
Regulus ridacchiò, attirando l'attenzione della ragazza.
«Cosa c'è?» gli chiese.
«Hai il succo di zucca fino alle orecchie» rispose lui, pacatamente, ma senza smettere di sorridere. Marlene strabuzzò gli occhi, e prese un fazzoletto, passandoselo sulle guance tornite.
Mentre rialzava lo sguardo, vide suo cugino, James Potter, percorrere il corridoio col petto gonfio e l'aria insopportabilmente boriosa, reduce dall'ultima vittoria di Quidditch contro i Corvonero, seguito da Remus Lupin, che sembrava più malandato del solito; Peter Minus rimbalzava dietro di loro, e lo sguardo perennemente malizioso Sirius Black seguiva il corteo, chiudendolo. 
Con un sospiro di sollievo, James non la vide (era una pessima bugiarda, e non voleva che la interrogasse sulla sua scopa), mentre Remus abbozzò un sorriso, chinando educatamente la testa castana in un cenno di saluto. Sirius Black, invece, aveva proiettato lo sguardo vivace su di lei, e Marlene se ne era accorta: alla vista del fratello minore, desistette lo sguardo con un rapido gesto del viso rabbuiato, volgendo gli occhi altrove.
La ragazza li guardò allontanarsi, prima di rivolgersi di nuovo a Regulus: sapeva che tra lui e Sirius non correva buon sangue, ma non credeva che arrivassero al punto di ignorarsi totalmente.
«Da quando tu e tuo fratello vi evitate così?» chiese, a voce bassa. 
«Così come?» chiese Regulus, senza alzare i vivaci occhi verdi dal foglio di pergamena che stava rileggendo da oramai dieci minuti.
«Così!» esclamò Marlene, indicando la direzione in cui era andato il gruppo di Grifondoro.
«Figurati, neanche l'ho notato» rispose lui, atono, senza staccare gli occhi dalla pergamena. Marlene gliela rubò dalle mani sgraziatamente, stropicciandola, al fine di avere una reazione da parte del suo inespressivo interlocutore.
«Sei completamente rimbambita?» esclamò lui, guardandola con astio.
«E' il tema di Storia della Magia sul Frate Grasso per domani!»
«Hai tutto il tempo di riscriverlo. E poi lo sai già a memoria: è mezz'ora che lo stai rileggendo» rispose  Marlene, con tono presuntuoso.
«Da quanto tempo non parli con tuo fratello?» continuò.
«Non sono affari tuoi» disse lui freddamente.
«Non capisco proprio come possiate far finta di non conoscervi... sarà pure un idiota, ma è tuo fratello» disse Marlene, pensando al suo, di fratello, che aveva finito la scuola l’anno prima che lei vi entrasse, e che le mancava terribilmente, da quando si era trasferito a Mahoutokoro a studiare la Trasfigurazione Asiatica.
«Hai detto una cosa corretta, alla fine: è un idiota» aveva risposto Regulus, riappropriandosi della pergamena che gli era stata illegittimamente e sgraziatamente sottratta.
«Chissà come ha fatto vostra madre a farvi odiare così tanto..» borbottò lei, sperando che Regulus non l'avesse sentita. Marlene non riusciva proprio a non dire le cose che pensava, anche quando lei stessa riconosceva con scomoda certezza che sarebbe stato meglio tacere. Questo le causava spesso guai e fraintendimenti da cui riusciva a tirarsi fuori sempre in modo molto maldestro. Regulus alzò di nuovo gli occhi verdi su di lei, e Marlene avvertì dallo sguardo feroce che quella volta non avrebbe fatto eccezione.
«Non nominare più mia madre» le ordinò freddamente.
Marlene sussultò. 
«Volevo solo dire che..»

«Non mi interessa cosa volevi dire. Non farlo più»
«..non devi proprio credere a tutto quello in cui crede la tua famiglia, tutto qui!» si giustificò.
«E tu sei una che va molto contro corrente, non è vero, Marlene?» rispose Regulus, velenoso.
«Soprattutto quando tua madre ti ha costretta a partecipare a quel ballo di San Valentino dell'anno scorso per presentarti ai migliori rampolli, figli di quei corrotti dei dirigenti del Ministero. Non è così? Ma non sembravi molto dispiaciuta, quando poi tuo padre ti comprò l'ultima Comet in commercio»

Marlene abbassò gli occhi, offesa.
«Dovresti metterti a studiare, piuttosto che impicciarti degli affari altrui» concluse Regulus, tornando sul suo adorato tema sul frate grasso.
«Hai ragione» fece lei, ferita, alzandosi e raccogliendo la sua roba. 
«E tu dovresti affrontare i problemi, invece di far finta che non esistano!» esclamò, prima di correre via.
Aspettò di sentire i suoi passi sparire, prima di alzare gli occhi verso il cielo terso e reclinare la testa verso la colonna dell'arcata sotto cui era seduto.

«Allora? Che cosa vogliamo fare questo pomeriggio?» esclamò leggiadro James, percorrendo i corridoi brulicanti di studenti.
«Non lo so, Ramoso...» fece Remus con tono ironico e con lo sguardo indispettito «che ne pensi se ce ne andassimo a lezione, ad esempio?»
Sirius emise un sospiro annoiato.
«Insomma, Lunastorta, non credo che ci servano altre lezioni di Cura delle creature magiche. Tu dovresti essere il primo a convenire con me su questo»
«La lezione di Cura delle creature magiche era stamattina, Sirius» puntualizzò Remus «l’abbiamo già saltata, quella. Sapete qual è una lezione che non possiamo saltare? Trasfigurazione. E comincia tra mezz’ora»
«Sei  la solita palla al piede, Lupin...!» bofonchiò James, ma le parole gli andarono di traverso su per la gola, quando vide Lily Evans camminare verso di loro. Si passò una mano dietro la nuca e inarcò il sopracciglio destro in un’espressione che voleva essere sensuale, ma che finiva per dimostrarsi soltanto stupidamente grottesca. 
«Salve, Evans» sorrise con voce forzatamente profonda.
Lily non lo degnò di uno sguardo. Con gli occhi di smeraldo scintillante fissi su Remus e la bocca serrata in un’espressione atona, abbozzò un: «Non mi parlare», poi tornò a rivolgersi a Lupin, con un grande sorriso dipinto sulle labbra.
«Vedo che stai meglio!» esclamò, d’un tratto allegra.
«Si, e ho anche una cosa per te» sorrise Remus, mentre frugava nella tracolla avvizzita alla ricerca di qualcosa. Estrasse una pergamena accuratamente arrotolata e sigillata con della cera scarlatta, e la porse alla ragazza.
«Questa è la relazione dei Prefetti che mi hai chiesto la scorsa settimana»
James vide gli occhi di Lily brillare, prima che questa raccogliesse la pergamena dalle mani di Remus e aprisse ancor di più le sue labbra in un sorriso estasiato.
«Non so come tu faccia, Remus, davvero!» esclamò Lily Evans, intrecciando le dita delle mani, «Sei il migliore!»
«E’ solo il mio dovere...» sospirò Remus, con un sorriso imbarazzato.
«Tutto merito mio, Evans! Lui era ridotto sul letto e io ho scritto tutto quello che lui...»
Con un fruscio dei vaporosi capelli rossi, Lily si voltò verso James, improvvisamente tornata seria.
«Ti ho detto che non devi parlarmi» fece greve, prima di allontanarsi a grandi passi.
«Ma è ver...!» gridò James, ma la cravatta che ciondolava molle sul colletto aperto della camicia della sua uniforme si era stretta sul suo collo all’improvviso, sotto il comando della bacchetta esperta di Lily Evans.
Con un gesto del polso, la bacchetta di Sirius allentò la sua agonia.
«Avrei dovuto essere io Prefetto!» aveva quindi detto James, indirizzando una linguaccia a Lupin, che insieme a Peter rideva divertito.
«Non avresti comunque avuto speranza, Ramoso» sospirò Sirius, rinforcando la bacchetta nella tasca dei pantaloni.
«Non finché Mocciosus continua a dirle che sono un maiale!» ghignò James, mentre continuavano a camminare dietro la guida esperta di Remus, che li stava dirigendo verso l’aula della professoressa McGrannitt, «A proposito, dov’è quella serpe?» 
«Io credo che dovresti preoccuparti di un’altra serpe, al momento» disse Sirius.
«Non hai visto tua cugina con mio fratello?»
«Si, certo!» fece James, con tono ovvio.
«Segue con lui la metà dei corsi, contando quelli facoltativi. E tuo fratello è un Mocciosus mancato solo per l’olio che puoi strizzare via dai suoi capelli. Devo dire che quelli di Regulus sono un po’ crespi. Non ci vedo niente di male se si è trovata il suo Remus» disse, e passò la mano tra i capelli castani di Remus, che aveva abbassato la testa in segno di rassegnazione.
«Non lo so, James» sospirò Sirius.
«Secondo me è il caso di dargli una piccola lezione. Giusto per ricordargli qual è il suo posto, come abbiamo fatto per Canon l’anno scorso»
James si fermò di scatto, e anche gli altri lo fecero. Rimase a fissare il vuoto, mentre si rivolgeva a Peter.
«Qual è il secondo articolo del Codice Magicamente Meticoloso dei Malandrini?»
«”Niente scherzi a parenti, neanche se Serpenti. Al massimo una battutina, neanche troppo piccolina”» aveva balbettato Peter, prima che James si voltasse verso Sirius con sguardo serio.
«Non puoi tirare in ballo il Codice» aveva risposto Sirius, con le mani incrociate al petto «il primo articolo del Codice dice che non si parla del Codice»
«Con gli altri! Sirius! Quante volte te lo devo spiegare?»
«E quante volte io dovrò spiegarvi di non gironzolare rumorosamente per i corridoi quando dovreste già trovarvi in classe?»
La voce aspra della professoressa McGrannitt aprì un varco nelle quattro pance dei ragazzi. La figura lunga e affilata della strega era spuntata dietro di loro, fuori da una pesante porta di legno, e li scrutava con occhi vigili e per nulla sorpresi.
«Stavamo giusto andando, professoressa!» si sbrigò a spiegare James, passando una mano tra i capelli arruffati con gesto innocente.
«Allora immagino che abbiate dimenticato dov’è la mia aula» li ammonì la McGrannitt, indicando l’interno della stanza nascosta dalla porta da cui era uscita.
Con la testa bassa e un sospiro sconfitto, i Malandrini entrarono nell’Aula di Trasfigurazione.
E così aveva fatto Marlene, che dopo quell’infelice scambio di battute serpentine con Regulus aveva raggiunto Dorcas Meadowes e Amelia Bones nell’aula di Difesa contro le Arti Oscure, quell’anno presieduta da Rufus Scrimgeour, un giovane mago che stava nel frattempo frequentando l’ultimo anno di addestramento Auror. Imprevedibilmente d’anticipo, quando prese posto accanto a Dorcas, il professor Scrimgeour non era ancora arrivato.
Dorcas farfugliò qualcosa su quanto fosse dispiaciuta di non averla né svegliata, né tanto meno aspettata per la lezione di Lumacorno, ma si sorprese nel sentire Marlene sospirare un “fa niente”, il suo nervosismo già proiettato su qualcun altro.
«Problemi con il tuo ragazzo Serpeverde?» aveva chiesto Amelia, facendo capolino con la nuca dal banco accanto al loro.
«Quante volte ve lo devo dire» sospirò Marlene, nervosa. 
«Regulus non è il mio ragazzo»

«Oh, chi vuoi prendere in giro, McKinnon» aveva trillato Dorcas. 
«Nessun Serpeverde si prenderebbe il disturbo di rivolgerci la parola, se non per interesse personale»

«Non può essere interessato ad avere un’amica?» aveva risposto Marlene, voltandosi.
«D’altronde, tutti i suoi compagni di Casa sono così tremendamente seri»
«Già, certo. E’ la stessa scusa di Lily, ma almeno lei Mocciosus lo conosce da prima della scuola...»
«Sai che a Lily non piace che lo chiami così» aveva detto Marlene atona.
«Bhe, allora è una fortuna che non sia qui, no?» rispose Dorcas con un sorriso, facendole l’occhiolino. «Ma seriamente, Marlene, sai essere così ingenua, a volte...»
Dorcas Meadowes era indubbiamente una delle ragazze più graziose che Marlene avesse mai visto. I piccoli ma vivaci occhi azzurri erano contornati da lunghi capelli dorati, e aveva lunghe gambe dritte, con somma invidia dell’amica, che, nonostante la superasse in altezza di una decina di centimetri, aveva fianchi larghi e caviglie tozze. Non era un segreto perché avesse tanto successo con i ragazzi: accanto ad un fisico particolarmente sviluppato per la sua età, sapeva essere particolarmente civettuola e disinibita con loro, nonostante le sue amiche sapessero che era tutt’altro che stupida. Lei sapeva cosa volessero i ragazzi, e sapeva anche come darglielo, quando voleva. Al suo quinto anno, aveva già collezionato diverse relazioni, e ogni San Valentino riceveva pile di lettere d’amore dai suoi spasimanti. Aveva anche rischiato di ingerire qualche filtro d’amore anonimo, arrivatole direttamente nel Dormitorio e prontamente sequestrato da Amelia Bones.
Marlene la conosceva da quando erano in fasce. Prima di loro, anche i rispettivi padri il medesimo Dormitorio ad Hogwarts. Callum McKinnon e Theodore Meadowes, dopo la scuola, avrebbero entrambi cominciato a lavorare al Ministero della magia. Theodore era presto arrivato a capo del Dipartimento per i mezzi di trasporto magici, mentre Callum, dopo un lungo periodo passato nel Dipartimento per la Cooperazione Internazionale Magica (ruolo che gli aveva permesso di conoscere la madre francese di Marlene), era approdato all’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia.
A differenza di loro due, Amelia Bones era una Mezzosangue di prima generazione. Suo padre, un Auror, aveva sposato una Babbana di buona famiglia gallese, con cui aveva avuto lei e suo fratello Edgar, che aveva frequentato Hogwarts negli stessi anni di Maximilian, il fratello maggiore di Marlene.
Marlene e Dorcas si erano sedute nel suo stesso vagone, a King’s Cross, il primo settembre del 1972. Da quel momento, nonostante Amelia fosse stata smistata in Corvonero, come suo padre e suo fratello prima di lei, erano diventate inseparabili, tanto che Marlene e Dorcas le permettevano di entrare nella torre di Grifondoro con una certa disinvoltura. Le altre tre compagne di Dormitorio, d’altronde, non avevano avuto molto da ridire. Se c’era una cosa per cui Marlene andava fiera della propria casa, era il clima di intima fratellanza che era riuscito ad instaurarsi sin dai suoi primi giorni nel castello. Le compagne avrebbero coperto i loro inganni alla Signora Grassa, e loro avrebbero ricambiato il favore al primo momento utile. Se c’era qualcosa, invece, di cui non andava proprio fiera, era l’estrema e presuntuosa propensione di suo cugino e dei suoi compagni ad infrangere le regole, così da relegare la sua casa sempre all’ultimo posto nella Competizione per la Coppa delle Case.
«Oh, Dorcas, sei tu ad essere ingenua» aveva sghignazzato Amanda, mentre giocherellava con la sua piuma d’oca, intingendola ripetutamente nel calamaio alla sua destra, la testa svogliatamente appoggiata sulla mano sinistra.
«Sono sicura che Marlene lo fa solo per farsi vedere dall’altro Black» disse provocatoria.
Le guance di Marlene si infiammarono immediatamente, mentre rivolgeva uno sguardo accigliato ad Amelia. 
«Ma... di cosa stai parlando?» esclamò stizzita.
«Oh andiamo, McKinnon» aveva risposto Dorcas «Non c’è ragazza ad Hogwarts che non abbia dedicato almeno una settimana a pensare a Sirius Black!»
«Non io» sbottò Marlene, infastidita, ma fu seguita dalle risate soffocate di Dorcas e Marlene.
«D’altronde, la tua strategia potrebbe anche funzionare» fece Dorcas, improvvisamente seria, mentre con la mano si massaggiava il mento rotondo.
«Immagino che siano ai minimi termini, l’uno con l’altro, da questo Natale»
Marlene si voltò ancora una volta, finalmente presa dalla conversazione.
«Che cosa vuoi dire?» chiese interrogativa.
«Non lo sai?» fece Amelia, lasciando la piuma dentro al calamaio.
«Pare che Sirius se ne sia andato di casa, durante le vacanze. Bertha Jorkins lo ha spifferato in giro per tutti i corridoi della scuola»
Marlene sussultò. Improvvisamente, la reazione di Regulus alla sua domanda non le parve così eccessiva. Mentre rimpiangeva la sua idiozia, il Professor Scrimgeour era entrato in classe, e Amelia aveva raddrizzato la schiena, solitamente incurvata su qualche scomoda, pesante lettura. I suoi occhi di nocciola brillavano di una luce improvvisa. Il Professor Scrimgeour era un uomo ancora piuttosto giovane e di innato portamento, e questo era abbastanza per poter essere apprezzato dalle studentesse. Amelia lo trovava anche sorprendentemente bravo, e il fatto che insegnasse una delle sue materie preferite ne accresceva il fascino ai suoi occhi. Marlene e Dorcas erano costrette a sedere al primo banco, durante le sue ore, il che era risultato tanto proficuo per Marlene quanto terribilmente noioso per Dorcas. 
«Spero tanto che rimanga anche per il prossimo anno» aveva sospirato Amelia alla fine della lezione, mentre raccoglievano le proprie cose.
«E’ qui solo per i crediti promessi da Silente» mugulò Dorcas. 
Dato che nessuno sembrava voler coprire la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure da qualche decennio, il preside di Hogwarts, Albus Silente, aveva promesso una ricompensa in crediti professionali per ogni mago o strega che avesse voluto cimentarsi nell’impresa. Tuttavia, la speranza di avere una cattedra stabile nella materia era rimasta del tutto vana, dato che, per un motivo o per un altro, qualunque professore finiva per abbandonare il lavoro alla fine dell’anno accademico.
Marlene era rimasta in silenzio, fino a quando Amelia non le aveva passato un’energica gomitata al braccio.
«Stai bene, Marlene?»
No, non stava bene. Non ricordava niente dell’Incanto Reducto che Scrimgeour aveva spiegato nelle quattro ore precedenti, e questo avrebbe significato un’altra nottata sui libri. Aveva passato la lezione a riflettere su quanto aveva detto a Regulus, e si sentiva un verme per essere stata così superficiale.
Marlene annuì debolmente, mentre uscivano dall’aula. I corridoi pullulavano di studenti finalmente liberi dopo la faticosa giornata di lezione. Mentre si dirigevano verso la Sala Grande, sentirono delle grida provenire dal fondo del corridoio. Gli studenti si mossero veloci verso le pareti, e Marlene vide suo cugino e gli altri Malandrini correre per il corridoio, seguiti da versi inferociti di quelli che sembravano animali. Dietro i Malandrini, le enormi teste di due cinghiali imbufaliti ringhiavano su corpi umani vestiti dell’uniforme e del mantello dei Serpeverde, che Marlene riconobbe dalla stazza come appartenenti a Mulciber e Avery. I cinghiali correvano forsennatamente dietro i ragazzi Grifondoro, seguiti da un’esausta professoressa McGrannit.
La lezione di Trasfigurazione doveva aver dato i suoi frutti.

Regulus rientrò nel sotterraneo di Serpeverde solo dopo un'ora dallo scoccare del coprifuoco. Si era dilungato in biblioteca alla ricerca di un dannato testo di Pozioni nella Biblioteca, concludendo la sua ricerca senza successo. Mentre attraversava la Sala buia, pensò che fosse strano come quella stanza non riuscisse mai ad essere del tutto illuminata, né del tutto buia. La luce filtrava in modo strano, lì, sotto al lago: come se non riuscisse mai a fendere le acque verdi, né queste riuscissero ad impedirle di penetrare il vetro delle finestre. Vide la sagoma sfocata di una Sirena avvicinarsi alla finestra sulla destra del camino in fondo alla stanza. Una volta arrivato nel dormitorio, si distese sul letto, noncurante dei compagni che già dormivano profondamente.

Regulus Arcturus Black.

Un bagliore verde gli attraversò gli occhi. Una voce roca, sibilante, continuava a ripetere il suo nome, martellandogli la testa. 
Fu buio. 
La voce continuava a chiamarlo, incessantemente. Poi, un urlo inumano, un latrato orripilante. Si svegliò zuppo del suo sudore. Si tirò a sedere sul letto, e guardò il suo orologio. Quel bagliore di smeraldo continuava ad occupare i suoi sogni da troppo tempo. Poggiò lo sguardo sul suo comodino, e vide due buste intatte. Aprì la prima, rompendo il sigillo di cera della famiglia Black.

Adorato figlio mio,
Io e tuo padre siamo entusiasti di aver ricevuto la tua notizia: è un orgoglio per noi sapere che fai ancora una volta parte del “Lumaclub”.
Siamo certi che l'Insigne professor Lumacorno avrà per te la considerazione che meriti.
I tuoi successi scolastici e la serietà che metti negli impegni che prendi ci rendono fieri.
Ti prego di non desistere dallo straordinario percorso che stai intraprendendo, e di non farti suggestionare dalle stranezze di tuo fratello, che ci ha causato tanto dolore e imbarazzo.
Ti invito ad evitarlo, e ti rassicuro sul fatto che i tuoi trionfi evidenziano come tu sia il germoglio sano e robusto della nostra gloriosa discendenza.
Con infinita stima e amore, tua madre

Walburga Black
Toujours Pur

La lesse rapidamente, prima di strapparla e afferrare la bacchetta per bruciarla. La fronte continuava a premere, come se il cervello volesse uscirgli dagli occhi. Le parole della madre non l'avevano reso più felice; anzi. Sentiva una fitta allo stomaco e le spalle sempre più pesanti ormai ogni volta che riceveva una sua lettera. Si passò una mano tra i capelli, e raccolse dal comodino la seconda lettera. Era molto più piccola, di filigrana azzurra, ed era stropicciata, come se fosse rimasta piegata in un libro pesante e dimenticata lì da molto tempo. La aprì. C'era un piccolo fumetto raffigurante Lumacorno che teneva in mano una fialetta: il disegno prese a muoversi, e il professore si versò il contenuto della fialetta sopra la testa. La pelle cominciò a sciogliersi, mentre la bocca di contorceva in un ghigno addolorato. Regulus voltò il biglietto: pensò che doveva averla scritta di fretta, quando riconobbe la calligrafia disordinata.

 Scusa per oggi.
Ho preso “Desolante” all'ultimo esame di Educazione.ù
Il compito di Pozioni per la settimana prossima lo facciamo insieme?
Posso darti una mano con quel ciccione del frate: la metà delle cose che hai scritto sono Babbanate.

McK.


La fronte non gli pulsava più. Nell'oscurità del dormitorio di Serpeverde, Regulus Arcturus Black sorrise.

   
 
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