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Autore: Lady Stark    24/03/2015    1 recensioni
"Il mondo è un luogo così crudele"
Nel profondo ventre della terra, il ruggito di un drago risveglia la notte diffondendo in essa oscuri presagi.
Il sangue della vestale macchia gli affilati artigli della bestia, le catene che trattenevano la sua furia si sono ormai spezzate.
La sacerdotessa inneggia la sua preghiera alla ricerca di una giovane donna che rimpiazzi quello sfortunato destino fatto di violenza e dolore.
La musica di un sorriso che non ha mai conosciuto, condurrà Len in un lungo viaggio alla ricerca della sorella scomparsa tanto tempo fa, quando lui era solo un bambino.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Shion, Len Kagamine, Meiko Sakine, Miku Hatsune, Rin Kagamine | Coppie: Kaito/Meiko, Len/Rin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fratello mio ~ Chapter XXII

Cosa diamine sta succedendo?”

Il pensiero della ragazza rimbombò inascoltato tra le alte pareti di pietra tagliente; tentacoli di appiccicosa disperazione guizzarono in direzione del suo cuore, accarezzandone i contorni. La gola gonfia pulsava, riversandole sulla lingua l'acre e ferroso sapore del sangue.

Il rumore cadenzato dei suoi passi si sommò al rantolo affaticato che le spezzava il fiato, intessendo nel silenzio l'autentica, pressante melodia della paura.

Rin rabbrividì segretamente nel rievocare il ruggito di puro furore che aveva sentito qualche minuto fa, mentre riposava sul suo umido pagliericcio. La ragazza correva a perdifiato nel ventre della montagna, cercando di non badare alle rocce che le tagliuzzavano le piante dei piedi nudi. I suoi occhi si sollevarono verso il soffitto uniforme, alla ricerca del luccichio lontano delle stelle.

La notte però era una distesa color catrame, affamata di sogni e speranze.

Rin sentì il disperato bisogno di piangere, ma ricacciando indietro le lacrime, s'impose di correre ancora più velocemente. La gonna le frustava le gambe magre, lo scialle sdrucito ondeggiava alle sue spalle come la pallida scia di una stella cometa.

I pensieri della fanciulla si materializzarono al suo fianco, galoppando negli stretti vicoli rocciosi con smorfie di scherno.

Persino gli astri mi hanno abbandonato. Sono completamente sola.”

Proprio in quel momento, la giovane raggiunse il cuore della montagna. Gli occhi azzurri scivolarono sulle imponenti colonne che sorreggevano la cupola d'ardesia, istoriata di rune scritte in una lingua dimenticata. In fondo alla sala ovale, accucciata contro il duro pavimento di pietra, un'immensa creatura dalle scaglie nere come la pece osservava con rabbia la vestale. Un paio d'iridi d'ambra liquida scintillarono nella penombra, diffondendovi piccole scintille. Nuvolette di zolfo si sollevavano dalle narici spalancate del dragone, saturando l'aria della puzza orrenda della carne bruciata.

Lunghi artigli bordati di muschio raschiarono i ciottoli in un coro di stridii insopportabili; Rin si coprì d'istinto le orecchie mentre l'essere si sollevava sulle zampe schiudendo le fauci.

Rivoli di saliva gocciolarono a terra, corrodendo con la propria acidità, strati e strati di macigni. Le corna ritorte raschiarono la parete mentre la lunga corda artigliata colpiva il terreno con innervosite sferzate.

Rin fece involontariamente un passo indietro, tastandosi la gola con dita tremanti; l'eco della precedente canzone ancora riecheggiava tra le sue labbra in un conseguirsi di note struggenti e ritmi sofferenti. Il drago spalancò le fauci, mostrandole il pulsare del fuoco che infiammava il suo cuore.

-Kasay.-

Il dragone spalancò le ali membranose con regale lentezza nel ristretto spazio della grotta; una folata di vento investì la giovane vestale, scagliandola contro la pietra ruvida alle sue spalle. L'impatto fu terribile, il fiato rifuggì le sue labbra mentre il piccolo corpo crollava a terra in un mucchietto di disarticolati sbuffi di seta lacerata.

-Perché sei così arrabbiato, signore della distruzione?- la voce della ragazza si diffuse nell'immenso locale che per secoli aveva assorbito la sofferenza di centinaia ragazze innocenti. Le braccia escoriate si puntellarono a terra nella speranza e nel desiderio di sollevare quel corpo che sembrava non appartenerle più.

-Devo.. devo fermarlo.- sussurrò, appoggiandosi contro la nera parete per sorreggersi.

Prima ancora che la ragazza potesse raggiungere le decorate colonne che sorreggevano il soffitto, la sua struggente canzone esplose nel silenzio.

Il drago emise un sommesso ruggito, scuotendo la possente testa squamosa nel momento in cui il familiare ritmo della preghiera sfiorò dolcemente il suo udito.

Rin afferrò tra le dita lo scialle che danzava alle sue spalle, disegnando sopra il capo un candido arco di tessuto.

-Io canto per un mondo in cui non esistano lacrime. Io prego per un pianeta che possa scintillare armoniosamente nel tiepido abbraccio del sole e nella stretta della lattea luna.-
Rin cercò di non piangere nel momento in cui la gola si gonfiò sotto l'effetto collaterale della preghiera; il sapore ferroso del sangue le rivoltò lo stomaco distruggendo le stanche corde vocali. La vestale volteggiò elegantemente di fronte al muso chinato del dragone, sfiorandone le scaglie con i bordi della gonna leggera. Una pulsante, tenera luce azzurrina si propagò attorno al suo corpo. Ovunque i suoi piedi di adagiassero, piccole gemme di luce si arricciavano attorno alle sue caviglie, simili ad ineffabili liane.

-Kasay, dominatore del mondo, placa la tua ira e dormi. Riposa e lascia che il mondo respiri un altro giorno.-

Un velo di lacrime trasformò le iridi della vestale in lucide stelle.

Il drago sbatté la coda, vomitando a terra un'ammorbante nube color cenere.

Malgrado quell'esplicita minaccia, la ragazza non interruppe il proprio canto, aggrappandosi all'ultimo filo d'energia che le fluiva nelle vene.

-Dormi, signore del dolore e lascia che…-

Una folata di vento colpì di nuovo la vestale, gettandole in viso i luminosi capelli corti.

Lo scialle si avvolse attorno al suo capo simile ad un morbido, velenoso serpente; Rin socchiuse nuovamente le labbra per continuare a cantare ma qualcosa, nel profondo del suo cuore, si frantumò.

La sua bellissima voce si incrinò, soffocata da uno sfogo di sangue.

Liquidi petali scarlatti si schiusero sulle labbra della fanciulla, mentre perle salate rotolavano lungo la curva suo mento.

-Lascia che il mio canto raggiunga...-

La preghiera avvizzì come un misero fiore stretto nella ghiacciata presa della stagione invernale. Pezzetti di cenere e di carbone ardente colpirono il suo viso emaciato, tranciando le sottili ma fiduciose speranze che la fanciulla aveva per anni accumulato nel suo animo.

Che fine ingiusta.”

Crollò in ginocchio come un sacchetto vuoto; il tiepido ciondolo pigiò contro la carne del suo petto, palpitando cocciutamente quasi a volerla tenere in vita. Le palpebre gonfie si chiusero con prepotenza, malgrado Rin stesse cercando disperatamente di impedire al sonno di portarla nell'onirico mondo da cui, quella volta, non sarebbe più tornata. Le tenebre le azzannarono il cuore, strappandone slabbrati brandelli; il sangue le bagnò ancora le labbra, schizzando il pavimento di rosso.

Sto morendo?”

Il drago abbassò il capo finché il suo fiato rovente non circondò la fanciulla in un bozzolo fumante di vapore e fumo.

L'immagine del ragazzo biondo che per settimane aveva popolato i suoi pensieri tornò ad accarezzarle l'anima, facendola sobbalzare. Il suo fiducioso, spavaldo sorriso le regalò ancora una volta quella piacevole sensazione d'affetto che solo una famiglia è in grado di regalarti.

Rin non aveva mai conosciuto cosa significasse essere amati.

Non avrò modo di conoscerti.. Mi dispiace così tanto.. Len.”

Le ali membranose si richiusero sulla schiena del dragone che, ringhiando affamato, abbandonò la sala, lasciandosi alle spalle un'insopportabile puzza di zolfo.

 

Il condottiero continuò a correre, malgrado sentisse ogni singolo muscolo pulsare di infernale dolore. Il sudore ruscellò lungo il suo collo, appiccicando i capelli sporchi contro la nuca.

Un miscuglio di oscurità, stanchezza e preoccupazione aveva annullato l'acutezza dei suoi sensi, tramutandolo in una sorta di cieco topolino.

Len cercò di intensificare la sua corsa, sbattendo violentemente la spalla contro una roccia sporgente. Il tessuto della giacca si lacerò assieme alla pelle ed il gorgogliare bollente del sangue affiorò sulla carnagione pallida come la luna.

-Dannazione! Rin, dove sei?- ansimò premendo una mano contro l'arto dolorante.

Proprio in quel momento, la voce della sorella aleggiò impalpabile tra le intercapedini delle rocce montagnose, conficcandogli nel petto un paletto d'ansia e sollievo. Un solo pensiero palpitò nell'anticamera del suo cervello, spingendo i piedi sfiniti a muoversi ancora, uno dopo l'altro in un rincorrersi goffo di ansanti speranze.

Len sorrise trionfante, guardandosi convulsamente attorno per cercare di comprendere quale fosse la strada giusta da seguire in quel dedalo di infidi corridoi.

Il canto di sua sorella era troppo debole per indirizzarlo con sicurezza; ma il ciondolo continuò fiduciosamente ad indirizzare il condottiero.

Ogni qual volta la distanza con il gemello metallico si riduceva, il suo palpitare si intensificava.

Ogni battito sembrava sussurrare il nome di Rin.

D'improvviso, la terra sussultò sotto i piedi del ragazzo, scaraventandolo a terra tra mucchi di ardesia tagliente.

Il latrato della bestia che precedentemente l'aveva spaventato, tornò a scuotere la sacrale quiete della grotta, inglobando la debole voce femminile.

Un secchio d'angoscia liquida colò lungo la spina dorsale del condottiero, tranciando miseramente il suo ansante respiro.

Una lama di sofferenza penetrò nel suo sterno, aprendogli il cuore come se fosse stato burro. Lacrime inesplicabili velarono i suoi occhi azzurri mentre le sue mani precipitosamente correvano a coprire la chiave musicale.

Il calore che soli pochi istanti prima aveva animato l'oggetto, ora era scomparso.

Il metallo era freddo come ghiaccio.

Len si sentì morire.

Il suo corpo si mosse da solo; senza badare alla spada, persa chissà dove nelle tenebre, il ragazzo cominciò a correre a rotta di collo verso il bagliore bluastro che pulsava in lontananza.

Il sorriso triste della sorella baluginò nell'oscurità, accompagnato dalla brillante scia di una lacrima e dalla stridula risata della sacerdotessa.

Mi spiace, fratellino”

Len fece irruzione nell'enorme stanza ovale, sorpassando quasi senza accorgersene le imponenti colonne che ne delimitavano l'ingresso.

-RIN!!- gridò con tutta la voce che aveva in corpo, scorgendo il piccolo corpicino ripiegato a terra in una pozza di sangue e seta.

Il ragazzo non avrebbe mai creduto possibile che un cuore umano potesse davvero far rumore nello spezzarsi; eppure, in quel momento, udì distintamente il fragile stridio di qualcosa che, come vetro, si incrina e poi precipita nel vuoto in un pacato ticchettare.

-Ti avevo detto che la vostra storia non avrebbe avuto un lieto fine, Len.- la voce della sacerdotessa lo raggiunse alla destra, facendolo bruscamente sobbalzare.

La donna era in piedi a qualche metro di distanza, i lunghissimi capelli blu erano sciolti sulle spalle magre, disegnando piccoli ghirigori color oceano sulla pelle.

La maschera d'avorio che prima le copriva il viso era scomparsa, rivelando un paio di grandi ed inquietanti iridi ambrate.

-Affidiamo alle stelle i nostri desideri, nella speranza che queste possano trasformarsi in realtà. Ma,- il tono di voce della sacerdotessa si abbassò di colpo.

-Le stelle sono lontane. Ci sbeffeggiano, distribuiscono false aspettative solo per annientarci con più facilità, quando i loro capricci entrano in conflitto con la nostra.-

Len non riusciva a distogliere lo sguardo dal corpo della sorella, immobile in un bozzolo di luce smorta, malata. I corti capelli biondi erano dispersi attorno al capo, reclinato contro una spalla, in una sorta di aureola.

Le palpebre, chiuse sulle iridi azzurre, erano cerchiate da pesanti aloni nerastri; le labbra esangui erano solo decorate da una crosta di sangue ancora fresco.

-Rin, alzati..- il nome rimbombò implorante sulla lingua del giovane, dispiegando nel silenzio un'incredula supplica.

-Le sue orecchie sono sorde, ragazzo.-

-STA' ZITTA!- sbraitò di rimando, voltandosi di scatto in direzione della donna.

-Rin era la voce prescelta. Colei che per anni ha trasformato il dolore del mondo in felicità, le sue lacrime in sorrisi gioiosi.-

La sacerdotessa puntò un dito contro il petto del giovane con fare accusatorio.

-Tua sorella ha pregato perché il mondo potesse conoscere la speranza.-

Len le voltò di colpo le spalle, correndo in direzione della vestale accasciata a terra.

Le lacrime gli imbrattarono il volto, mentre le sue mani sollevavano l'esanime corpo.

La pelle della ragazza era fredda come neve, pallida come una lastra d'uniforme alabastro.

Eppure, Len la trovò bellissima.

-Rin. Piccola Rin.. non sono arrivato in tempo per salvarti..-

Una lacrima cadde sulla guancia di lei; tracciandole un'umida scia sulla gota.

Sembrava che la fanciulla stesse piangendo.

-Hai cantato per regalare fiducia ad un mondo ignaro ed irriconoscente. Hai pregato per far sì che noi vivessimo nella nostra bolla di tiepida felicità.-

Len accarezzò con dita tremanti quei tratti stranamente familiari.

Arricciò tra il pollice e l'indice una ciocca di capelli, screziata di delicate sfumature color miele.

-Sono così simili ai miei.- sussurrò tra sé e sé, ispirando il profumo di fiore che le crine sprigionavano, malgrado fossero intrecciate e raggrumate di polvere.

Len non avrebbe mai pensato di poter provare un tale, profondo affetto nei confronti di qualcuno che non aveva mai conosciuto; né tanto meno, avrebbe potuto immaginare di sentirsi così male di fronte a quell'immobile corpicino.

La sua anima sanguinava, dilaniata da una ferita che non sarebbe mai più guarita.

-Ti hanno rubato tutto. Ti sei sempre fatta carico della sofferenza del mondo in un eterno requiem che brillava nel futuro.-

Len afferrò il ciondolo che pendeva gelido sullo sterno della ragazza, baciandone delicatamente le esili forme metalliche.

Un singhiozzo gli sfondò la cassa toracica mentre, disperatamente, premeva la sua fronte contro quella della sorella.

-Lascia che il tuo canto risuoni ancora per me, sorellina.-

Miku si avvicinò lentamente ai due gemelli, osservando con distaccata tristezza il lutto del condottiero.

-La vita è ingiusta, ragazzo. Il mondo ruota sull'equa armonia insita tra dolore e felicità. Eppure, questa volta, voglio credere che la speranza possa prevalere sulla sua oscura sorella.-

il tono di voce della sacerdotessa di fece più basso, grave come il recitare di una difficile preghiera.

Un nucleo d'energia si arricciò attorno alle dita serrate di Miku, diffondendo nella sala il frizzante odore dell'acqua di sorgente.

-Fate buon uso di questo mio regalo, ragazzi.-

L'immagine della sacerdotessa sbiadì, simile ad una macchia di umidità.

I suoi occhi ambrati si allacciarono alla figura china del condottiero che, senza accorgersene, era stato pervaso da uno scintillante bagliore color cobalto.

-Per quanto questo mondo egoista non meriti di esistere, vi prego di salvarlo.-

Una lacrima solcò la sua guancia, mescolandosi quietamente al pianto singhiozzante del ragazzo.

-E' proprio nei momenti di maggior difficoltà che sbocciano i fiori più belli. Lasciate che l'alba del nuovo giorno possa accarezzarne i petali.-

Con quelle ultime parole, la vita della sacerdotessa si spense senza far rumore, come una piccola candela che troppo a lungo aveva rischiarato la notte.

-Ciò che hai desiderato era un mondo che non finisse..-

Len adagiò il corpo della ragazza a terra, scostandole i capelli dalla fronte con singolare dolcezza.

-La tua bellissima voce non è che un sospiro nei miei ricordi.. Ho fatto così tanta strada solo per te, Rin.-

Il pendaglio cozzò contro il suo petto, pesante come un macigno.

-Solo grazie a te, ho riscoperto quale gioia mi regalasse cantare..-

Le mani del ragazzo si chiusero attorno alla delicata chiave di basso, stringendola convulsamente tra le dita, tanto da sentire il metallo incidergli la carne.

Stille umide si rincorsero lungo la liscia superficie dei due ciondoli, inumidendoli con quell'inesprimibile sofferenza.

-Solo per te, sorellina. Solo per te..-

Un sospiro ruppe il silenzio tombale, cogliendo di sorpresa il ragazzo che lasciò cadere i ciondoli a terra per la sorpresa. Una mano accarezzò dolcemente la sua guancia, diffondendo sulla sua pelle fredda un piacevole, dolce tepore.

-Sei proprio tu.. il ragazzo dei miei sogni.-

Len trattenne il fiato, e lasciando che le lacrime gli rigassero il volto, allacciò il proprio sguardo a quello commosso della ragazza distesa a terra.

-Non avrei mai creduto di poterti toccare per davvero..- bisbigliò lei, sorridendo con intima, sincera dolcezza. Un paio di iridi azzurre, chiare come il cielo d'agosto, si specchiarono in quelle incredule del ragazzo che, sino a quel momento, aveva sconsolatamente pianto la sua morte.

-Rin..-

-Len, fratello mio..-

Il condottiero abbracciò di slancio la figura emaciata della ragazza, affondando il viso nei suoi capelli quasi per paura che potesse svanirgli tra le braccia.

Rin intrecciò le proprie dita a quelle del ragazzo, appoggiando delicatamente una guancia contro i suoi capelli arruffati. Non sapeva esattamente cosa fosse successo, né quale strano potere l'avesse strappata alle scheletriche braccia della morte.

Tutto quello che le interessava in quel momento, era avere quell'estraneo, ma familiare giovane al proprio fianco.

-Len..-

-Dimmi, Rin.-

-Grazie.- bisbigliò la giovane, premendo le sue labbra contro l'orecchio insanguinato del fratello. Qualche secondo dopo, un ruggito sconquassò l'incredulo silenzio che era calato tra i due gemelli.

Len si voltò di scatto, stringendo più forte il corpo della vestale tra le braccia. Avrebbe di certo combattuto contro qualsiasi nemico per proteggerla; ma nulla fu in grado di prepararlo alla vista dell'immenso dragone color pece.

Kasay fece il suo trionfale, agghiacciante ingresso nella sala ovale sbattendo furiosamente la coda uncinata. Le sue fauci grondavano di sangue fresco, derivante dal pasto appena consumato; i suoi occhi color resina brillavano di spietati, freddi riflessi.

Len avvertì il sudore gelarsi sulla sua schiena.

-Ci siamo.- Rin strinse più forte le mani del ragazzo nella vana speranza di fargli coraggio.

-Questa sarà la nostra ultima battaglia, fratello mio.-

   
 
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