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Autore: _Aly95    24/03/2015    1 recensioni
(REVISIONE in corso capitoli)
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"Durante quel racconto aveva ricordato ciò che il corpo non aveva mai dimenticato: la sua pelle, le sue mani fredde, che si infilavano sotto la propria carne, quel suo sangue di ghiaccio, da predatore paziente e calcolatore, implacabile. E quel suo senso di superiorità e di potere che sprigionava con ogni parte del suo essere, la sua natura possessiva e misteriosa: sbagliato, forse morboso, ma era ugualmente eccitante. [...] Era rabbrividita, con un certo timore: un essere del genere, avrebbe mai trovato la pace, in particolare nella sua folle vendetta..?
Si stava sciogliendo. Sciogliendo tra la neve."
[Pre-Thor] / [Post-Avengers] - [Thor: The Dark World] - [Post- Thor: The Dark World]
Il destino mescola le carte e noi giochiamo _ Arthur Schopenhauer
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il centro abitato che era riuscita a scorgere prima di arrivare dritta in quella immensa e ricca casa non presentava lo sfarzo ostentato della città di Asgard, né apparentemente la tecnologia artificiale aveva preso il sopravvento sulla natura: le case e i ponti si fondevano con l’ambiente, una cascata gigantesca faceva da sfondo alla città inalberata, diventandone poi il fiume, scorrendo su più piani e sciogliendosi nuovamente in altre cascate più piccole. Gli stessi materiali erano diversi: non ombra di oro o di metallo prezioso, ma pietra e marmo, che si mischiavano perfettamente con l’immenso verde che li circondava; per quanto riguardava la veduta d’insieme, al contrario dell’uso della linea retta, dritta, che faceva da guida alle forme degli edifici asgardiani, là ogni anfratto, ogni profilo, preferiva l’elegante figura della curva, non disdicendo comunque colonne e architravi laddove l’armonia dell’insieme li richiedeva. Una compenetrazione perfetta tra natura e città.
Un’astronave passò nel cielo, dileguandosi in pochi secondi; anche i mezzi volanti sembravano scarseggiare.
Forse, pensò, si era ritrovata nella terra dei Vanir, Vanaheim, che limitava i contatti con gli altri pianeti per mantenere intatte ed integre la propria cultura e le proprie tradizioni.
‹‹Siete pronta?›› venne a chiamarla dolcemente il maestro, raggiungendola sotto il chiostro all’ombra del quale si era accomodata da circa tutta la mattinata – o pomeriggio: in realtà, non riusciva a capire di quale ora del giorno si trattasse, sapeva solo che faceva molto, troppo, caldo.
Stava sgraziatamente sudando, lungo il solco della sua schiena arcuata.
Annuì, distratta, sicuramente tutt’altro che convincente. Si appoggiò volentieri al braccio che le veniva offerto, e  si avviò con andatura lenta e cauta verso l’interno della villa.
Era questione di ore, forse poche, oramai, prima che il sigillo le venisse tolto definitivamente – sempre che il maestro si rivelasse all’altezza del compito.
Era decisamente nervosa; si era sempre chiesta quale verità si celasse dietro quella maledizione, e chi avesse avuto il desiderio di infliggerle una cosa simile; d’altra parte, era anche ansiosa di riempire quei piccoli, ma numerosi, buchi della memoria riguardanti il suo estro magico.
Il maestro le fece superare l’uscio, e Anirei si guardò intorno, l’espressione curiosa.
Si trattava di una stanza areata e luminosa, dall’aria decisamente accogliente e per nulla soffocante; era caratteristica della casa: grandi spazi, finestre e file distanti di colonne sostituivano spesso e volentieri alcune pareti; il bianco e il verde dovevano essere i colori dominanti dell’intera abitazione, alternati ad un lieve rosa.
Si sdraiò con attenzione su un lettino dall’imbottitura color crema, si godette la brezza estiva che rendeva sopportabile il caldo rovente; la luce, bella e diretta, illuminava e accendeva i colori della natura che compenetrava l’immenso giardino di selve all’interno delle stanze.
La fanciulla studiò con attenzione ai dettagli il volto del famoso maestro; stranamente, nonostante l’aspetto di avanzata età che gli conferivano i capelli radi e bianchi, e la barba chiara, la sua pelle era perfettamente liscia, tanto da far invidia alla più curata delle principesse. A disdetta del suo aspetto un poco intimidatorio, i suoi modi e i suoi atteggiamenti erano gentili e disponibili.
Lo conosceva. Di vista, perlomeno.
Aveva sostituito una volta il proprio istruttore, a palazzo, in una delle sue lezioni; non avrebbe mai immaginato che si trattasse del fantomatico maestro di Lorelei. Gli era piaciuto molto in quell’occasione, disponeva di una confidenzialità nei suoi discorsi, che pareva quasi trattarla da pari, e non da allieva.
E poi, quando spiegava, ci metteva tanto di quel cuore, e tanto di quel “sé”, un entusiasmo da bambino, che era impossibile non rimanerne affascinati. Non sapeva spiegarselo, eppure lo credeva sulla sua stessa linea d’onda.
‹‹Perché siete qui?›› gli domandò mentre le fasciava stretto il braccio con una benda. ‹‹Siete stato minacciato?››
L’uomo sorrise appena, mentre ruotava le garze. ‹‹Diciamo pure che.. sono stato costretto, ecco››
Anirei non approfondì la questione: era ovvio che non volesse affrontare l’argomento. Si chiese comunque se non avesse chiesto al Dio dell’Inganno e del Caos una ricompensa in termini di oro o potere per la sua collaborazione.
‹‹Avete paura?››
Gli sorrise nervosa, ma grata per quella domanda carica di apprensione. ‹‹Un po’ tesa, sì..››
‹‹Non sentirete niente, state tranquilla››
Appoggiò la testa sul guanciale del lettino, gli occhi ben fissi sul soffitto, per non vedere l’ago e sentirsi morire; avvertì l’inconfondibile fastidio della sottile punta di metallo trapassarle la membrana di pelle inerme. Ingoiò la saliva e pensò ad altro. Chissà se Darcy e Jane, il dottor Selvig, stessero bene; sperò che non si preoccupassero troppo per la sua sparizione; nonostante il poco tempo trascorso insieme, si era divertita molto con quella donna piena di entusiasmo e di ottimismo.
Sospirò: peccato, le sarebbe piaciuto continuare a guardare quella serie tv in sua compagnia..
‹‹Fatto›› avvisò la voce calda e giovanile del maestro, mentre riponeva l’ago nella sua custodia, dopo averlo accuratamente ripulito. ‹‹Adesso, grazie al liquido che ho inserito all’interno del vostro corpo, dovrei essere in grado di rivelare l’approccio del vostro sigillo rispetto a sorgenti magiche esterne. Sarebbe meglio se vi rilassaste››
Anirei annuì vagamente, di fronte ai palmi dell’uomo che le passavano sul corpo a relativa distanza dalla pelle. ‹‹Allora, ditemi. Vi piace Alfheim?››
‹‹Non credevo di trovarmi su questo pianeta, ad essere sincera›› confessò sorpresa, con lo sguardo perso su una colonna di marmo della stanza.
‹‹Il Dio dell’Inganno non ve l’ha comunicato?››
‹‹Il Dio dell’Inganno non mi dice mai niente›› sentenziò con uno sbuffo. Loki aveva sempre preferito il silenzio ad una sana e decente comunicazione verbale.
‹‹Sembrate conoscervi da tempo..›› indagò mentre si soffermava sulla pancia con ambo le mani.
Sorrise, rassegnata. ‹‹Il colmo è che ci conosciamo da troppo tempo per un certo senso, e troppo poco per altri››. Scosse la testa, sempre col mesto sorriso sulle labbra. ‹‹Pensavo di conoscerlo.. mentre invece..›› non finì nemmeno la frase, non ne aveva voglia. Di spiegarsi, di capire. Ci aveva ragionato troppo, adesso l’argomento non faceva altro che procurarle il mal di testa.
Calò un leggero silenzio, leggero e fresco come il soffio di zefiro che scivolò nella stanza increspando il vestito verde e la barba ispida del maestro.
Si accorse dell’espressione appena esausta dell’uomo; anche lei, adesso che ci pensava, avvertiva un pungolo sempre più insopportabile lungo il fianco sinistro.
‹‹State bene?››
Lo vide accigliarsi, e si preoccupò. Non sembrava nel pieno della sua forma. ‹‹C’è qualcosa che non va?››
Le fece un cenno sereno, per tranquillizzarla. ‹‹Fatemi finire››.
Quella risposta le iniettò angoscia e preoccupazione, stress. Irrigidì i muscoli, non perse di vista, quasi con la costanza di un’ossessionata, i gesti dell’uomo.
Forse fu per quello che il maestro ricominciò a parlare. ‹‹Trovavate qualcosa di interessante nella sua persona?››
Esitò, prima di rispondere, adesso cominciava a sentire un fastidio opprimente di tutt’altra natura.
Nella sua mente si formarono come piccole e vaghe apparizioni, scene in cui Loki le parlava compiaciuto di se stesso e della propria conoscenza, fosse per  fine vanteria, fosse per il piacere di lasciarle intravedere attraverso una sottile fessura parte di sé –sincera parte di sé. Lo ascoltava sempre molto attenta, e vagamente persa, attratta da un’oratoria probabilmente misurata e calcolata in anni di esercizio da lingua d’argento.
‹‹Tutto quello che aveva da dire››
Sorrise con tenerezza guardandosi i pollici.
Loki si preoccupava per lei senza volerlo dare a vedere, colpevole la sua incapacità nel mostrarsi sincero oltre la sua maschera provocatoria e sprezzante, al di là di quello sguardo che le faceva tremare l’anima come la fiamma che rabbrividisce leggera in una notte di ghiaccio. Amava la sua calma, Anirei; quell’eccesso di fiducia nella propria intelligenza che lo rendeva un insostituibile braccio di cui fidarsi –qualora non avesse secondi fini nell’approfittarsi dell’eccessivo affidamento.
E poi, quando sorrideva di quel sorriso autentico e disarmante quando la rimproverava per una sua sciocchezza..
Chiuse gli occhi e smise di elencarsi ogni ferita fresca e malamente risarcita.
‹‹E' ancora così?››
Si voltò verso di lui, spaesata. ‹‹Come..?››
‹‹Mi chiedevo.. ha per caso perso ciò che lo rendeva quello che era?››
Abbassò le palpebre, con espressione aggrottata e poco convinta. ‹‹N.. non si tratta di questo; non immaginavo che provasse piacere nell’uccidere e nel fare del male. Non credevo che avrebbe reagito come purtroppo è accaduto..››
Aggrottò la fronte alzando le sopracciglia scure macchiate di bianco in qua e in là. ‹‹Beh, si tratta del Dio dell’Inganno, mia Lady››. Mosse la mani in cerchio. ‹‹E' sempre stato freddamente spietato, all’occorrenza, nonostante evitasse di agire in maniera così estrema, prima del suo tradimento..››
La disperazione l’ha distrutto, l’ha schiacciato sotto il peso dell’invidia e del rancore.
Distolse lo sguardo dalla realtà circostante, abbassando le palpebre.
Del dolore.
Rievocò le prime parole che le erano state rivolte una volta tornata ad Asgard circa il grande tradimento del principe Loki, che aveva sputato nel piatto dove mangiava:
 
“C’è sempre stato qualcosa di strano in lui, molti decidevano a buon ragione  di evitarlo: per una volta, sarebbe stato meglio affidarsi alle apparenze”
 
Una lacrima silenziosa le aveva bagnato trasparente le ciglia, ma senza cadere, dinanzi alla deliberata cattiveria di un’ancella dalla chioma riccia e bionda, dai modi gentili ed educati. Creava contrasto il tono freddo e giudicante in quel viso così innocentemente delicato.
Anirei gemette di riflesso, quando le mani lunghe del maestro giunsero a controllare la parte sinistra della schiena, vicino al fianco, prima che lui le ritraesse per evitare di farla gridare. Perché lo avrebbe fatto, se il contatto si fosse mantenuto per più di un orribile secondo.
Mio Dio, sembrava le stesse strappando la pelle dai muscoli.
‹‹Non è possibile sottrarvelo attraverso l’uso della magia senza attentare alla vostra vita››
‹‹C-che..?..!›› balbettò incredula, con la lingua tra i denti, mentre il dolore svaniva gradualmente all’allontanarsi delle mani del maestro. Una notizia simile che passava come un fulmine a ciel sereno. ‹‹Perché no..?››
‹‹E' deformato›› spiegò semplicemente raggiungendo il tavolo poco distante, dove si trovavano poggiati in bella prestanza un paio di libri aperti e nemmeno una decina di ampolle. Lo vide voltare piano le pagine ingiallite di un volume antico. Era sicura dell’età del libro grazie all’odore di carta vissuta e consumata che si diffondeva nell’aria ad ogni giro di foglio. L’uomo le si riavvicinò poggiando le mani sul bordo del lettino. ‹‹Chiunque vi abbia fatto questo, non era un esperto››.
Le sorrise con i suoi occhi dolci, in risposta al suo sguardo interrogativo. ‹‹Si tratta in sostanza di una maledizione deviata, che ha subito inavvertitamente una piega diversa dallo scopo iniziale››. Si accarezzò il pizzetto, levò le pupille verso l’alto, quasi buffamente pensoso. ‹‹I motivi di tale deformazione possono essere molteplici. Il fatto è›› e qui tornò a guardarla con delicatezza ‹‹che questo sigillo si comporta come un parassita, come una piantina di vischio sul ramo di un albero, che col passare del tempo si è sempre più attaccato a voi.. ››
Anirei lo guardò con strana calma, sollevata dalla sua espressione tranquilla e amabile. ‹‹Ma è dannoso?››
Lo osservò riflettere. ‹‹Nella misura in cui funge da “tappo”, la sua consona funzione, esso blocca la vostra forza incantatrice; la deviazione ne causa la spedizione al mittente, cioè verso di voi. Ciò significa che potreste uccidervi con le vostre stesse mani››
‹‹Una bella trappola masochista per il mio adorato cacciatore. Dico bene, venerato maestro?››
Anirei si voltò subito in direzione della porta, notando un giovane dai capelli castani e gli occhi azzurri; ancora non si era abituata ad abbinare la sua voce a quella trasformazione temporanea.
Che cosa ci faceva lì? La sua presenza aveva la peculiarità di metterla sulle spine. Si voltò verso il maestro in cerca di conforto e di spiegazione.
Loki le riservò un sorrisetto. ‹‹Sono abituato a vederti su un letto, se è questo che ti preoccupa››. Si girò immediatamente dall’altra parte per evitare di prenderlo a pugni e di farsi vedere arrossire. ‹‹Come immaginavo non è possibile estrarlo mediante il seiðr››
L’uomo affermò con un cenno della testa.
‹‹Di quanto tempo necessiti?›› domandò senza neanche guardarla.
‹‹Il resto del giorno di oggi per sradicarlo dal corpo fisico, e un altro per renderlo pronto all’uso. Nemmeno due giorni in tutto››
Il dio restò in silenzio per un momento, stringendo le labbra. ‹‹Va bene. Ma non voglio perdere ulteriore tempo. Massimo due giorni››.
Anirei assistette a quello scambio di battute in silenzio, non afferrando il modo in cui le avrebbero tolto il sigillo se non poteva essere usato il seiðr.
 



La crema era fresca e delicata, il profumo delle erbe le solleticava il naso con il suo odore pungente.
Stesa supina, con i capelli raccolti morbidamente in un alto chignon, posava la guancia sul dorso di una delle due mani incrociate. Il lato peggiore di quella storia riguardava una dieta misera, che le creava un evidente appetito; ma perlomeno non avvertiva più quell’orribile dolore, come le stessero strappando l’anima dalla carne mortale.
‹‹Sapete molte cose›› osservò rivolta al maestro, che le stava cambiando le erbe sul fianco con molta gentilezza.
‹‹Oh, no, davvero. Mi diletto nell’ampliare la mia conoscenza, ma non sono poi così capace. Ci sono molti altri maestri più valenti di me››
‹‹Ma a voi piace intendervi di più cose, e non solo di ciò in cui siete più bravo››
Le strizzò l’occhio, sorridendo. Quell’uomo le piaceva molto; lo ammirava. Non si trattava del tipico saggio maestro che possiede l’estrema ed ultima Verità, ma di un uomo che si fa mille domande, dubita, riflette.
‹‹Tiene a voi››
Seguì la direzione dello sguardo dell’uomo verso la finestra che dava sull’immenso giardino. Loki se ne stava seduto sotto un albero di quercia, apparentemente senza fare nulla. A causa della lontananza e della posizione del dio, non riusciva a capire se stesse leggendo o se stesse formulando un incantesimo.
Sospirò; voleva solo cambiare discorso.
‹‹Lorelei non mi ha mai parlato molto di voi››. Se lei avesse avuto un maestro così, non avrebbe fatto altro che spenderne brillanti parole con chiunque, e distribuirne lodi intessute di onesta ammirazione.
Il maestro alzò gli angoli della bocca, con gli occhi rassegnati di indefinibilità. ‹‹E' una così cara ragazza.. donna.. Ma temo mi odii››. Prese un respiro, scuotendo la testa. ‹‹Sono uno dei pochi ad averla vista nella sua più piena vulnerabilità. Ogni volta che provava a creare una nuova pozione, ma la trasformazione durava poco ed era costretta a rivestire le sue vesti infantili, dava sfogo alla sua frustrazione e alle sue lacrime››. Anirei storse appena il naso: era alquanto scettica dinanzi a quella storia. Ma per amor dell’uomo che aveva davanti, tralasciò le sue perplessità relegandole in un angolino della propria testa.
‹‹Balder lo sapeva?››. Faceva una strano effetto pronunciare di nuovo quel nome, adesso che il Dio della Luce non c’era più. Nella sua vita non si era mai ritrovata ad aver a che fare con la morte; perlomeno fino a quando non era tornata ad Asgard. In un veloce flash, rievocò anche il viso di Frigga; gli occhi si indirizzarono verso la lontana quercia del giardino. ‹‹Intendo.. della vera identità di Lorelei?››
‹‹Le è stata data un’altra possibilità. Ma non so esattamente come la abbia e come la stia gestendo››
Non aveva risposto proprio alla sua domanda, ma non insistette oltre; prese un bel respiro e cercò di rilassarsi sotto l’effetto delle erbe fresche ed aromatizzate.
‹‹Qualunque cosa faccia, vi prego di non giudicarla troppo duramente. Non è cattiva, è solo rimasta la bambina capricciosa che è sempre stata››
Annuì distratta, tornando a far spaziare fuori lo sguardo. Loki non si trovava più lì. Abbassò le pesanti palpebre, e si addormentò prima ancora di accorgersene.
 
 


Perché devono recarsi a Svartalfheim? Cosa accade precisamente tra due giorni?
Era il caso di documentarsi su fenomeni celesti rilevanti, o cose di quel genere. Doveva chiedere ad Heimdall per ottenere velocemente quelle informazioni, anche perché Loki aveva oramai la capacità di schermarsi ai suoi occhi divini.
Di schermare se stesso, lei, e chiunque altro avesse potuto indicarne il luogo di ubicazione.
Scaltro e furbo lo era sempre stato, bastava pensare a tutte le battaglie che avevano combattuto fianco a fianco, e anche quelle smeraldi contro zaffiri; oppure quando si era volatilizzato dopo la caduta dal ponte.
Al ricordo di quella sua mano color ebano, delle sue lunghe dita che lasciavano la presa, quello sguardo ferito e costernato.. non poteva fare a meno di avvertire una fitta dolorosa al cuore, nonostante la scoperta del suo ennesimo imbroglio. A essere sincero, quei due inganni per cui suo fratello aveva finto la propria morte erano stati i più gioiosi che avesse mai dovuto subire da parte sua; gioiosi da un lato, tragici per altri.
‹‹Strega, ci hai detto che voleva il sigillo della ragazza, ma non ci hai ancora rivelato il motivo di tale bisogno››. Nick era fuori di sé, voleva capire tutto e subito. Era stanco di Loki e di tutti i suoi giochetti.
Era sicuro, Thor, che se fosse stato per lui, il dio sarebbe morto per mano sua, in seguito a mille sofferenze.
D’altronde, non era l’unico a seguire quel proposito, a quanto pareva. La fila era lunga.
Lorelei si scostò una ciocca di capelli dalla spalla, guardandolo con aria di sfida, chiudendo gli occhi a fessura al soprannome affibbiatogli. ‹‹Il mio informatore non me l’ha detto; si è tenuto un po’ di cose per sé..››
L’uomo sbatté il pugno sul tavolo, irritato oltre ogni misura. ‹‹Thor, tu e i tuoi amici Asgardiani ci condurrete laggiù, per mettere la parola fine a questa storia››
‹‹Un esercito è troppo ingombrante, Loki si accorgerebbe della nostra presenza››
Si trovò ad essere osservato in tralice, davanti al suo sguardo di fuoco. ‹‹Hai altre idee?››
Incrociò le braccia, deciso, mordendosi l’unghia del pollice. ‹‹Si occuperanno del problema i migliori guerrieri del regno, incluso me››
‹‹Scordatelo. Se vuoi un’azione clandestina, ti faccio accompagnare dai migliori combattenti della Terra››
‹‹Non serve››
‹‹Ve lo siete fatti sfuggire troppe volte››
‹‹Anche voi, a quanto pare››
‹‹E dei tuoi compagni, non ti fidi?››
Non è questione di fiducia.
“E' sempre questione di Loki. E di mortali”
Scacciò quelle parole. Il Dio dell’Inganno apparteneva ad Asgard, era ovvio che dovessero occuparsene loro. Se i Midgardiani lo avessero catturato..
‹‹Voglio che restino tranquilli, non c’è alcun bisogno di crear loro alcun disturbo››
‹‹E noi? Ti pare che noi ce ne staremmo in pace con le mani in mano? Al nostro posto, faresti lo stesso››
Era vero.
Sospirò, allargando le narici; lo SHIELD non si sarebbe mai messo da parte, doveva arrendersi all’evidenza. ‹‹D’accordo. Allora richiamateli››
‹‹Bene. Manderemo anche qualche agente di supporto›› “Che mantenga la linea con l’agenzia nel caso in cui vi venga voglia di fare i buffoni”. Non c’era bisogno che aggiungesse quelle parole scontate.
Lo osservò avviarsi verso l’uscio della stanza, parlare freneticamente con alcuni colleghi.
Avevano ragione, al loro posto avrebbe reagito alla stessa maniera.
Ma si trattava di Loki.
Prese da parte la donna, che con le braccia lungo il corpo osservava enigmatica verso la direzione del direttore dell’agenzia.
Perché li stava aiutando? Solo per vendicare Balder? Era strano crederlo; non si sarebbe certo fatta catturare per un motivo, benché nient’affatto banale, ma che metteva a repentaglio la libertà appena acquisita. E chi era questo suo informatore?
Accertatosi di non essere notati, le sussurrò piano la sua proposta. ‹‹Ho bisogno che tu mi indichi il luogo esatto››
Le dita ammalianti percorsero il risvolto della sua armatura, spaziando sul suo torace. ‹‹Non mi lasceranno venire con te, mio caro Dio del Tuono..››. Gli accarezzò la guancia con un’unghia, gettò indietro la testa.
‹‹Ti ricordi di qualche centinaio d’anni fa..?››
Le allontanò le mani con poco garbo. ‹‹Non so cosa tu stia macchinando, ma sta sicura che a un tuo passo falso non ci penserò due volte a rimandarti qui››
Era dannatamente probabile, se non certo, che volesse infilzare quelle sue unghie nell’incavo di quegli occhi verdi che aveva sempre amato, quasi addirittura invidiato..
Lorelei portò il polpastrello sulle sue labbra. ‹‹I Midgardiani sono più gentili di voi, comunque. Verrò, mio caro tesoro, ma devi promettermi che impedirai qualsiasi arresto o cattura nei miei confronti››
 
 
                                                                                                 ***
 
 
‹‹Non comprendiamo..››
 
“Perché non mi lasciate in pace..?”
 
‹‹Altri pagherebbero per essere al tuo posto..››
 
“Io non sono gli altri..”
 
 Sguardi eloquenti. Scettici.
 
“Perché devo subire tutto questo..?”
 
‹‹E' una sciocchezza questa decisione di non..››
 
“Zitti, per favore.. prima che mi spezzi del tutto…”
 
*
 
“Engjёll..?”
Aveva percepito un inconfondibile battito d’ali, e aveva pensato subito alle sue bianche. Si guardò intorno, ma non vide nulla.
Forse si stava semplicemente illudendo, non stava vegliando su di lei.
Era libero, ormai.
“Mi manchi”. A volte si pentiva della sua scelta impulsiva, si sentiva tremendamente  sola, ora.
 
*
 
“Cerco solamente la felicità di capire me stessa e trovare la mia strada. Non voglio rimanere sola; vorrei essere circondata da chi nutre per me vero e genuino affetto”
 
Sei la prima a non volertene.
 
“Ovvio, come faccio..? Vorrei essere abbastanza forte per starmene zitta e risparmiare il mio dolore a chi mi sta intorno.. non si meritano di vedermi piangere; non si meritano una figlia come me. Vorrei essere più forte..”
 
*
 
Una ragazza dai lunghi capelli scuri la guardava assente e prosciugata in se stessa.
Sospirò. 
“Si può arrivare al punto di detestarsi tanto, che l’aria nei polmoni ti soffoca e pesa più del piombo..?”
Già.
Piegò le labbra in un sorriso stanco.
“Se soltanto..”.
Ah.
Basta.

 
Alzò il palmo contro il riflesso.
 
“Io, Anirei, figlia di Marnï, ti maledico: verrai privata dei tuoi poteri e della memoria legata ad essi fino a quando non scioglierai i tuoi folli propositi e tornerai in te stessa. Ti bandisco per sempre da questo regno, e da questo mondo. Lungi da me diabolica creatura, va’ ovunque la tua anima scellerata scelga di portarti .”
 
Chiuse gli occhi, piena di dolore.
 
“Ci si può detestare a tal punto di maledirsi..?”
 
 
 
Si svegliò di soprassalto, si coprì con i lenzuoli e si scostò le onde dal viso. Era stato un sogno..?
Stava tremando fin dentro le ossa, come fosse rimasta sotto un acquazzone tutta una fredda notte, e il gelo e l’umidità si fossero insinuati quasi vapore d’ombra tra i suoi muscoli, tra un tessuto e l’altro.
Sentì il bisogno di allontanarsi, di muovere le gambe per convincersi della realtà del mondo in cui si era risvegliata in confronto a quello appena vissuto.
Poggiò i piedi nudi sul pavimento, aveva bisogno di camminare per scaricare i nervi, mentre l’angoscia le correva cannibale per gli arti, le impediva di fare passi decisi e lucidi; al contrario, rischiava pericolosamente di cadere sul pavimento.
Si costrinse a prendere un profondo respiro, dopodiché ritrovò una calma perlomeno decente.
Uscì sul corridoio che conduceva a quella stanza, e si diresse a passo svelto verso la camera centrale, dove si trovavano divani e triclini, affiancati da un’enorme apertura ad arco che sfociava nel cortile e poi verso le selve più selvagge.
Su una poltrona poco distante, all’ombra della sera, una figura stava scrutando in lontananza il cielo.
‹‹Incubo?›› si limitò a chiedere il maestro.
Cavolo, era rimasto lì nonostante la notte inoltrata. Si chiese se davvero non avesse secondi fini in tutta quella faccenda; in realtà, Anirei si domandava timidamente se non fosse semplicemente preoccupato per lei.
‹‹Più o meno..›› rispose vaga.
L’uomo incurvò le labbra e le fece cenno di mettersi a sedere. ‹‹Dovrebbero essere riaffiorate le rimembranze legate ai vostri poteri››
Annuì, abbandonandosi su un divanetto e ritraendosi su di esso come una chioccia. ‹‹Sì.. non c’è molto da dire, a parte ricordare come sono giunta qui la prima volta..››
Si portò una mano alla fronte, sfregandola contro di essa.
Se possibile, si stava dando sempre più della stupida e della patetica. Avvertiva addirittura le lacrime pungerle le palpebre inferiori, al riemergere di quelle pressanti sensazioni: come poteva essere così ridicola? Si sarebbe volentieri presa a schiaffi.
‹‹Ne vuoi parlare?››
Non si stupì né della domanda né dell’improvvisa familiarità con cui gliela rivolse. La sua anima batteva in sintonia con la sua. Alzò la mano gesticolando, per poi posarla di nuovo sul bracciolo morbido.
‹‹Quel.. quel sigillo.. rappresenta concretamente l’odio che mi porto appresso.. Sono io ad essermi maledetta››. Le tremarono i palmi delle mani, mentre provava a spiegarsi coadiuvata dall’uso di gesti dalla comprensibilità piuttosto soggettiva. ‹‹Mi sono sentita improvvisamente senza il terreno sotto i piedi una volta davanti alla scelta su me stessa.. ho voltato la testa indietro, e improvvisamente, mi sono chiesta chi io sia. La mia identità si è frantumata tra le mie stesse mani. E adesso sono confusa, non.. non ho punti di sicurezza, sono divisa tra quello che vorrei, potrei, ma che forse non sono.. Vorrei non essere così; vorrei essere lucida e sicura, anziché affogare nei miei continui pensieri››. Era sicura che avrebbe capito il nulla ascoltando quelle parole confuse. ‹‹Se soltanto avessi ascoltato veramente me stessa, anziché tormentarmi per gli altri, forse non sarei così..››
Lasciò andare un sospiro arrabbiato verso se stessa, mentre abbandonava la testa sullo schienale.
‹‹Sei stata costretta ad essere quella che non sei?››
Prese un respiro e fissò il soffitto, ricordandosi delle decisioni prese in passato. ‹‹No, ero sempre io a scegliere per me.. però mi sentivo costretta a fare, a prendere per forza una decisione. La maggior parte di quello che facevo, in realtà non mi piaceva molto, benché lo avessi scelto io..››
‹‹Dai l’impressione di non aver mai vissuto davvero. Come se non avessi scelto tu, appunto››
Continuò a guardare il soffitto, parecchi ricordi le danzavano sulle pupille. ‹‹Li vedevo così felici, così fieri di me.. ››. Chiuse gli occhi, stanca dei suoi difetti. ‹‹E ho cominciato a pretendere molto di più..››
‹‹Non hai vissuto esattamente come avresti voluto››. Si voltò verso di lui, alzando le spalle ‹‹Già…››. Strinse le ginocchia al petto. ‹‹Forse..? Non lo so, sono troppo confusa. So solo che non vorrei avere questo atteggiamento››. Vorrei provarmi che non sono così terribile come sono; che sono migliore di quello che credo. Eppure so che continuerò ad essere così insulsa e patetica..
‹‹Sapete cosa mi disse una volta mio padre quando gli dissi che avevo in mente tanti progetti? Osservò che non ne avrei portato a termine uno, perché era consapevole del mio lato remissivo. E la frustrazione nel constatare quante volte avesse ragione, e che non sarei mai cambiata.. Vedere la sua delusione per il mio talento sprecato..›› si mise le mani sulle guance, accortasi dell’errore di travolgerlo con i suoi problemi. Probabilmente lui ne aveva di molti più seri e validi. ‹‹Scusate, ho esagerato, ora provo a calmarmi..››
Calò il silenzio mentre sentiva crescere il peso dell’inevitabilità del suo essere.
Non sarebbe mai riuscita a uscire da quel turbine, un po’ per fatica, un po’ per puro e vero, sebbene minimo, masochismo.
‹‹Non hai portato a termine alcun progetto?››.
Si lisciò i capelli che aveva sulla spalla. ‹‹Qualcuno sì, qualcuno no.. ma è l’atteggiamento con cui li ho fatti che conta: sarei scappata alla prima occasione..››
Si asciugava nel buio delle tenebre le lacrime che aveva sulla ciglia; si sentiva stanca. Stanca perché era da troppo tempo che dormiva male.
In particolare, non riusciva a chiudere occhio da quando aveva lasciato Asgard per andare su Midgard.
“Sei la più grande nemica di te stessa”. Il maestro si alzò per andarsene, probabilmente, in camera. Era stato anche fin troppo gentile ad aspettare che lasciasse la stanza, senza svegliarla e interrompere così il filo dei suoi ricordi che tornavano a galla. ‹‹Quando smetterai di sentirti così immeritevole di felicità, quando smetterai di sentirti in colpa.. quando comincerai a raddrizzare l’immagine che hai di te, almeno un po’, allora potrai conoscerti davvero, e capire. Capire quello che sei, quello che vuoi››





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Eccoci qua! La nostra storia è diventata maggiorenne!:D *festicciola*
Dunque, il sigillo è stato tolto, e Anirei comincia a ricordare quello che è successo appena prima di finire ad Asgard: lei stessa si è maledetta, al limite della sopportazione di se stessa. Il maestro di Lorelei ha finalmente fatto la sua vera prima comparsa, ed è molto diverso da quello che ci si poteva aspettare (o forse no?).
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento:) (spero di aggiornare in tempo il prossimo)
Al solito grazie a tutti, senza di voi non credo che sarei arrivata fino a qui! <3
Al prossimo! 
La vostra
Ali

P.S: regalino;)



 
   
 
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