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Autore: alicecascato    24/03/2015    0 recensioni
Chissà se il loro piano si stava svolgendo correttamente?
Capita spesso che si progetti qualcosa a lungo, che si imparino a memoria anche i passaggi più superficiali, e che poi, quando finalmente tutto comincia, si perda il controllo, e così si va avanti dimenticando ogni cosa, si va avanti e si prega che il nostro inconscio ricordi, si va avanti accompagnati da quell’insaziabile senso di caduta libera che solo l’ignoto sa dare, ma si va avanti.
Melissa si aggrappava ad ogni conferma pur di non sentirsi così cieca, mentre Caroline era troppo convinta del proprio successo per poter fare qualcosa che non fosse precipitare.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: George, e, Fred, Weasley, Harry, Potter, Hermione, Granger | Coppie: Draco/Harry, Fred Weasley/Hermione Granger
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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L'aria di metà  Autunno tagliava le guance scarlatte di Melissa mentre si stringeva nel suo cappotto di velluto e cercava disperatamente una figura tra gli spalti.
Eppure non le sembrava di vedere Bill da nessuna parte, soppresse il desiderio di mettersi a cercarlo, probabilmente scherzava quando aveva detto che era lì per il Torneo Tre Maghi.
Caroline era seduta esattamente accanto a Melissa, con la sciarpa dei Serpeverde ben legata attorno al collo e la mano incastrata in quella di Jessie, mentre parlava più a se stessa che a Melissa.
Quest’ultima troppo impegnata nella sua ricerca per farle caso.
Draco si sedette accanto a Melissa, stando attento a non sfiorarle una coscia per errore con la sua.
Quando lei si girò e gli sorrise lui ricambiò sentendo le guance in fiamme, e senza nemmeno rendersene troppo conto Melissa afferrò la mano di Draco e la strinse portandosela vicino a sé.
 
Il primo ad uscire fu Viktor Krum, un drago era acciambellato attorno a delle uova e per una manciata di secondi nessuno parlò.
Quando Krum disturbò il drago ed esso sputo fuoco assieme ad un grido terribile che risvegliò la folla, Melissa rabbrividì, in parte per il freddo, in parte per l’orrore.
Poi fu il turno di Fleur, splendida anche intrappolata nel pantano della paura, risorse poco dopo dalle ceneri e superò la prova anche lei.
Entrò Cedric, il viso fiero e sprezzante, nessuna traccia di tensione sul suo volto nemmeno alla visione dell’enorme creatura accanto a lui.
Se la cavò con qualche difficoltà, un boato enorme esplose tra il pubblico quando recuperò l’uovo dorato.
Harry Potter fu l’ultimo, probabilmente il più atteso. Ognuno di quei ragazzi, dal primo all’ultimo, desiderava segretamente vederlo morire, non perché lo odiasse o qualcosa del genere, ma la morte affascina e quale occasione migliore di un quattordicenne apparentemente vittima di un imbroglio durante il Torneo Tre Maghi?
Volò e cadde e poi si rialzò ancora e ancora, infine, con grande sollievo di Melissa, ce la fece e tutti urlarono e applaudirono mettendo di nuovo in ombra il loro oscuro desiderio.
 
Il Serpeverde, come i Corvonero non avevano nessuno in particolare da festeggiare, per questo si sparpagliarono un po’ per ogni concorrente.
Melissa abbandonò Caroline e Draco per seguire Hermione insieme ai Grifondoro.
Tutti urlavano e strapazzavano Harry, che aveva lo sguardo  pieno di felicità e paura, nessuno vedeva le ombre sotto ai suoi occhi, ma Melissa sì, le sentiva pulsare e logorarle lo stomaco.
Cercò Bill ancora un volta, quando finalmente le parve di trovarlo, camminò a passo veloce e quando fu dietro di lui gli toccò un spalla, sentendo vacillare tutta la sicurezza che aveva provato in precedenza.
Questo si girò e a Melissa sprofondò il cuore nel petto, non era Bill, era uno dei gemelli Weasley, i capelli rossi e gli occhi color nocciola, le mostrò un sorriso luminoso ed accogliente.
-Horting, quale onore?!- Disse con un velo di sarcasmo.
Melissa gli sorrise, deglutendo la delusione che si fiondò a capofitto nel suo stomaco.
-Sono lieta di deliziarti con la mia presenza.- Fece poi con fare teatrale.
-Fred!- Qualcuno chiamò alle sue spalle.
-Mi richiamano all’ordine, arrivederci Melissa!- Rispose con sorriso sincero, quasi infantile.
Melissa allora tornò da Hermione che ronzava intorno a Ron con l’aria di qualcuno che non voleva davvero stare dov’era.
-Dici che durerà ancora molto?- Chiese spostandosi i lunghi capelli sulla spalla destra.
Hermione la guardò e non disse nulla per un tempo troppo lungo.
-Non lo so, ma io ho da studiare.- Rispose poi, con incertezza.
Melissa fece una pausa, poi le sorrise ed infine disse: -Andiamo.-
Aveva la mano magra e pallida tesa verso di lei.
Fu come tornare a quella sera, la prima volta in cui Melissa si era comportata come se fossero davvero amiche.  Hermione sentì lo stomaco strizzarsi quando ricordò tutte le volte in cui l’aveva seguita senza protestare negli ultimi tempi, odiava la sensazione di impotenza che provava di fronte a Melissa, ma per la prima volta in tutta la sua vita aveva un’amica. Aveva passato tutti i suoi anni precedenti ad Hogwarts insieme ad Harry e Ron, che sì, erano fantastici, ma non aveva mai avuto qualcuno con cui parlare per davvero, e non avrebbe permesso al suo orgoglio di portarle via Melissa.
La afferrò e la seguì.
 
 
 
Melissa camminò a lungo con la mano di Hermione nella sua.
A volte si detestava per quello che le faceva, si era ripromessa più volte di smetterla di manipolarla a quel punto, ma non ci era mai realmente riuscita. Hermione era come una bambola di porcellana e le piaceva averla tutta per sé, le piaceva ancora di più sapere di poter ottenere ciò che voleva da lei con un solo sorriso, Melissa però era attenta, sapeva come lasciare le acque calme, non le chiedeva mai troppo, la ricompensava con il suo affetto e con i suoi segreti, la faceva sentire importante, sperando in cuor suo che potesse davvero di diventarlo.
 
 
 
 
Era una domenica di fine Novembre, l’erba sotto la schiena di Melissa era secca e la terra era fredda, le pizzicava come se fosse distesa su dei chiodi, ma non si mosse da lì. Di fianco a lei c’era l’acqua limpida del lago, nella quale aveva immerso una mano, la circolazione probabilmente si era fermata, ma non sentiva male, il freddo era entrato così a fondo nelle sue vene da diventare parte di lei, si era mischiato al sangue. Di tanto in tanto muoveva la mano per assicurarsi che fosse ancora attaccata al suo  polso.
Caroline era distesa al suo fianco, le stringeva la mano che ancora sentiva sua, teneva gli occhi chiusi, mentre Melissa guardava fisso il cielo sopra di loro.
Chissà  se il loro piano si stava svolgendo correttamente?
Capita spesso che si progetti qualcosa a lungo, che si imparino a memoria anche i passaggi più superficiali, e che poi, quando finalmente tutto comincia, si perda il controllo, e così si va avanti dimenticando ogni cosa, si va avanti e si prega che il nostro inconscio ricordi, si va avanti accompagnati da quell’insaziabile senso di caduta libera che solo l’ignoto sa dare, ma si va avanti.
Melissa si aggrappava ad ogni conferma pur di non sentirsi così cieca, mentre Caroline era troppo convinta del proprio successo per poter  fare qualcosa che non fosse precipitare.

-Hai ma preso in considerazione l’idea che tutto restasse lo stesso?- Melissa ruppe il silenzio, e quando vide gli occhi di Caroline puntati contro non poté fare a meno di sentirsi un po’ in colpa.
-Come puoi dire una cosa simile?- Chiese senza scomporsi, i capelli biondi erano sparsi per il prato mentre gli occhi scuri erano impegnati a scavare in quelli chiari di Melissa.
-Voglio dire, non ti senti come se stessi perdendo il controllo a volte? Magari quando non ricordi che hai mangiato a colazione, oppure quando non ti viene proprio in mente se ti sei già fatta vedere con Jessie quel giorno?- Melissa temeva segretamente che quelle parole l’avrebbero fatta apparire debole.
-So quello che faccio, e anche tu dovresti, Mel.- La declinò Caroline, ora lo sguardo non era più rivolto a lei, l’aveva scavalcata ed era puntato sull’acqua.
Melissa istintivamente tirò fuori la mano, che credeva di aver perso, dall’acqua.
Eccola lì, pallida e raggrinzita.
Si chiese se non fosse anche lei così, ad un tratto si sentì derubata di se stessa, dov’era finita la ragazzina a cui non importava niente degli altri?
Un moto di rabbia verso Caroline le montò nello stomaco.
Le aveva sottratto la sua adolescenza, si era presa la sua innocenza, l’aveva ridotta in pezzi per poterla ricostruire come più le piaceva, l’aveva creata a sua immagine e somiglianza, l’aveva fatta diventare smaniosa di ottenere ciò che lei stessa voleva, l’aveva resa complice e serva allo stesso tempo, aveva sempre avuto lei il potere perché era solo grazie a lei se Melissa era quella che era.
Si rese conto di avere ancora la mano in quella di Caroline, lei si era tirata a sedere e la stava guardando con un sorriso gentile.
Fece un sospirò e sentì tutte quelle emozioni fare a botte nel suo stomaco.
Le sorrise a sua volta, cercando di fingere al meglio.
Poi si alzò in piedi a fatica.
-Sarà meglio entrare.-
 
 
 
Ogni anno alle cinque del mattino del 24 di Dicembre, Melissa saliva sull’Espresso per Hogwarts.
Caroline era seduta accanto a lei, aveva la coda di cavallo alta legata con un fiocco viola,  una gonna che le arrivava appena sopra il ginocchio e un maglioncino di lana a collo alto.
Melissa strofinò la mano destra nervosamente contro il velluto dei sedili fin che non sentì il palmo bruciare al punto da annebbiarle la vista.
 Da quel giorno al lago Melissa faticava a parlare con Caroline per più di cinque minuti senza sentire la gola bruciarle e il petto farle male, ma aveva continuato a fingere che fosse tutto okay perché loro due dovevano essere amiche, migliori amiche, è una di quelle  decisioni che prendono gli altri, e non importa quanto cambino le cose nel frattempo, loro sarebbero sempre state Melissa e Caroline.
-Amo il Natale.- Disse Caroline appoggiandosi al sedile con la schiena.
Dal vetro Melissa vide il bianco della neve che depositandosi formava una strato sempre più spesso tra la terra e il cielo.
-È la festa migliore dell’anno.- Rispose Melissa, più a se stessa che a chiunque altro in quel vagone.
Stava vivendo l’anno migliore della sua vita eppure si sentiva così vuota.
 
 
Alla stazione trovò i capelli neri di sua madre, il suo sorriso accogliente, che le ricordava tanto casa.
Sprofondò nel suo profumo pregando di sentire qualcosa che non fosse la voragine che aveva nello stomaco.
Sua padre l’aspettava proprio dietro alle spalle della donna, la strinse così forte che Melissa sentì le ossa scricchiolare.
In macchina, come ogni volta, fu incastrata nel sedile al centro, tra Olive e Will.
Olive si stringeva le ginocchia con le mani e parlava in modo composto con i genitori, mentre Will giocherellava con un ciuffo dei suoi capelli, cresciuti troppo in quei tre mesi.
Melissa partecipava alla conversazione sulla cena di quella sera, la Vigilia di Natale si passava ogni anno a casa loro insieme ai suoi cugini, i suoi zii e i suoi nonni, era la sua notte preferita da sempre.
 
Melissa non fece in tempo a finire di apparecchiare la tavola che il campanello cominciò a suonare, la prima ad arrivare fu sua zia dall’Irlanda, insieme a sua cugina Virginia e suo zio.
Melissa detestava le cene di famiglia, ma quella di Natale faceva sempre eccezione, c’erano persone con cappelli imbarazzanti e improbabili giochi di società persino nella sua di famiglia, così perfetta e ordinata.
Virginia indossava un vestito blu con i pois bianchi che le arrivava ad inizio coscia, non indossava le calze sebbene nevicasse da giorni, i capelli castani e ricci le arrivavano a metà schiena, i tacchi erano un po’ troppo alti e le facevano sembrare le gambe sproporzionatamente lunghe.
Le sorrise e la baciò su tutte e due le guance.
Camminò facendo un gran frastuono con i tacchi, e ondeggiando i fianchi al punto da far vedere il perizoma ad ogni passo.
Poco dopo si sedette sul divano, senza proporsi per aiutare.
-Melissa, Melissa, quando accorcerai la gonna?- Chiese prendendo un bicchiere e la bottiglia di Brandy che era posata sul tavolino di cristallo davanti a loro.
Riempì il bicchiere fino a quasi l’orlo e cominciò a bere a boccate troppo grandi.
-Non ti sembra un po’ presto per i super alcolici, Virginia?- Rispose Melissa ignorando la sua domanda.
-Non è mai troppo presto, mia cara.- Prese un altro sorso, strizzandole un occhio.
Melissa scosse la testa con disapprovazione.
Dopo pochi minuti, e un paio di bicchieri, Virginia aveva le gote paonazze e rideva ad ogni frase fredda di Melissa, mentre le descrizioni delle sue “avventure” diventavano sempre più dettagliate.
Fortunatamente arrivarono altre persone e la cena cominciò ad essere servita.
Virginia si sedette dal lato opposto dei suoi genitori, proprio accanto a sua nonna che non faceva che riempirle il bicchiere di vino rosso.
Matthew,  il cugino di Melissa da parte di padre, sedeva composto accanto a lei e parlava di tanto in tanto del suo brillante percorso di studi a Durmstrang;  era diventato proprio un bel ragazzo, aveva i capelli biondi e corti, come imponeva la sua scuola, gli occhi chiari come tutti in famiglia, la pelle pallida, il fisico asciutto e un sorriso dolce.
Il piatto di Melissa era pieno di cibo che lei adorava, aveva appiattito il riso e ora stava aspettando che si raffreddasse, prese una forchettata e se la ficco in bocca, ma appena il riso le attraversò la gola, sentì lo stomaco chiudersi.
Caroline starà mangiando? Oppure avrà appallottolato tutto nel tovagliolo?
Caroline l’aveva condizionata al punto da non aver più scelta, o almeno da non sapere di averla.
Sua madre non la stava guardando, era lontana, nessuno l’avrebbe notato, era estremamente facile, perché non farlo?
Indugiò, ma poi cominciò a far cadere il riso di lato; quando il piatto fu quasi vuoto, ne sparpagliò un po’ per dare credibilità alla cosa.
Non le interessava dimagrire, ma non voleva che Caroline la raggiungesse, o addirittura la superasse, perciò eccola lì, con i tre chicchi di riso che aveva ingoiato che ballavano nello stomaco vuoto.
Si alzò per andare a buttare il tovagliolo nel bidone; non era abituata a così poco controllo da parte dei suoi  genitori, anche se per Melissa non era mai stato difficile: gli Horting erano troppo impegnati ad organizzare le loro vite di successo per preoccuparsi di ciò che i loro figli mangiavano durante la settimana, ma nel weekend per Melissa non c’era scampo, s’imbottiva come un tacchino e scappava a vomitare perché il suo stomaco non ce la faceva a reggere tutto quel cibo.
Non soffriva di nessun disturbo alimentare, di questo ne era sicura, non si disperava se prendeva un chilo, ma mentre erano ad Hogwarts riservava un’attenzione maniacale a tutto ciò che ingeriva Caroline, così che lei non superasse mai le sue calorie, non era importante essere la più magra di tutte, contava soltanto esserlo più di Caroline.
 
Virginia aveva soltanto un anno in più di Melissa, eppure aveva fatto così tante cose che Melissa non si era mai nemmeno immaginata, segretamente desiderava tutte quelle esperienze, quelle storie da raccontare, ma si nascondeva dietro al suo sguardo severo e i suoi “Virginia!” ogni volta che la ragazza si spingeva troppo oltre il confine di tolleranza di Melissa.


La mattina seguente Melissa si svegliò presto, condivideva il letto con Virginia che aveva occupato tre quarti dello spazio.
Dalla finestra vide la neve che non smetteva di scendere e la luce fioca che illuminava ogni angolo della sua stanza.
Scese in salotto e trovò sua madre e le sue zie che parlavano a voce bassa e cuocevano i waffle come ogni anno, sentì che non c’era niente di sbagliato nella sua vita, ogni cosa stava andando nel verso giusto, e forse era lei che si poneva troppi problemi.
-Buon Natale!- Esclamò Melissa a voce bassa.
-Buon Natale tesoro!- Dissero le tre donne quasi in coro.
Si sedette su una sedia nel tavolo della cucina e cominciò a sfogliare le pagine di una rivista di arredamento senza realmente guardare le immagini.


Dopo quasi un’ora tutti si erano alzati, facevano colazione sparpagliati per il pavimento, mentre parlavano e ingoiavano i loro waffle alla frutta e al cioccolato.
Melissa non si preoccupò e mangiò tutto il waffle che sua madre le aveva passato con un sorriso dolce, Caroline li adorava e sapeva che ne avrebbe mangiati almeno tre, sorrise al pensiero del grasso che si appiccicava ai suoi fianchi, poi si costrinse a ripetersi che non doveva fare così, che non era giusto.
-Stamattina sono arrivati questi per te.- Disse la mamma di Melissa mentre le passava tre pacchi e delle lettere.
Il primo pacco aveva su scritto Melissa Horting con una grafia rotonda e un po’ disordinata, la riconobbe all’istante, si trattava di Caroline.
Cara Mel,
Sono a casa da appena un giorno e già non vedo l’ora di andare via, la cena di Natale è stata così noiosa, non vedo l’ora di vederti.
Incontriamoci a Diagon Alley giovedì. Ho ricevuto un sacco di galeoni questa mattina!
Buon Natale, ti voglio bene.
Tua, Carol.”
Melissa chiuse la lettera e si affrettò ad aprire il pacco.
Conteneva una collana luccicante con il ciondolo a forma di fiore, al centro c’era un liquido magico viola intenso.
Nella seconda lettera ritrovò l’ordinata grafia familiare di Draco.
“Cara Melissa,
Spero tu abbia passato al meglio questo Natale, il mio è stato come tutti gli altri.
Se ti va possiamo uscire insieme un giorno.

Auguri di buon Natale.
Tuo, Draco.”
La scatola conteneva un profumo che sarebbe stato meglio a sua madre che a lei, ma pensò comunque che non avrebbe desiderato altro.
L’ultima lettera era da parte di Hermione.
“Cara Melissa,
Spero tu stia trascorrendo al meglio queste vacanze e che il regalo di piaccia.
Non vedo l’ora di rivederti.
Buon Natale
Tua, Hermione.”
Melissa aprì il pacco trattenendo la sua curiosità.
Conteneva due libri uno più corposo sulla letteratura nel mondo dei maghi dell’800, il periodo preferito di Melissa, e l’altro era sottile, doveva trattarsi di un romanzo.
Si strinse al petto i due libri e non riuscì a non pensare al fatto che importava più ad Hermione che a Caroline.
 
 
 
 
Hermione aprì la lettera cercando di non dare a vedere la trepidazione in ogni suo gesto, la carta era di un rosa pallido e l’inchiostro utilizzato era nero come la notte.
Lesse le parole scritte con cure da un mano fredda e attenta.
Melissa le diceva che le mancava molto, che non vedeva l’ora di rivederla,  che le augurava un buon Natale e che le voleva bene.
Le aveva regalato un libro pieno zeppo di rune ed un bracciale incredibilmente carino.
Forse Melissa a volte la faceva arrabbiare, ma come poteva rinunciare alla sensazione che stava provando in quel momento? 
Si guardò in torno, la sua casa era così silenziosa anche il giorno di Natale: suo padre aveva avuto un’ “emergenza” ed era dovuto correre a casa di una sua anziana paziente, mentre sua madre era impegnata a preparare il pranzo, Hermione adorava i suoi genitori, ma la sua vita era piena di mancanze, e non poteva farci nulla se non cercare di riempirle.
 

Salve!
Scusate l'attesa, che dire di questo capitolo, certi punti mi piacciono molto, altri magari meno, ma va beh haha.
La parola a voi.
Ringrazio la mia amata Alice che mi alza l'autostima con le sue recensioni.
Mi farebbe davvero piacere sapere che cosa ne pensate.
Un bacio.
Ali. (@expectodraco)
  
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