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Autore: katie riddle    24/03/2015    0 recensioni
Nel tribunale c'era un silenzio tombale. La dolce ragazza non sapeva cosa dire, era rimasta basita dalla brutta sorpresa appena ricevuta. Voleva parlare ma il coraggio, che fino a poco prima non avrebbe tardato ad arrivare, non voleva sapersene di tornare dalla vacanza che si era preso senza il suo consenso. Tom, da canto suo non sapeva a cosa pensare , guardò la sua amata con comprensione mista a tristezza e paura per lei, era molto più pallida del solito e aveva gli occhi spenti e tristi quando di solito erano vivaci e molto brillanti.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Il trio protagonista, Lucius Malfoy, Rabastan Lestrange, Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Mi scuso per il mio mega ritardo ma si sono verificati dei problemi piuttosto gravi ma sono ritornata con l’ultimo capitolo della storia…
 
Katie, sconfitta e sconfortata più che mai, stava andando a Grimuald Place esattamente  da uno dei suoi più intimi amici, Sirius Black, dove, ne era sicura avrebbe trovato tutti, i suoi genitori compresi. Camminava tra gli alberi spogli  e alti con un freddo tremendo da far gelare il sangue nelle vene. Le nuvole basse preannunciavano la pioggia imminente. Per strada c’erano pochi viandanti coraggiosi  che avevano deciso di uscire per una passeggiata sfidando quella giornata umida e raggelante. Mentre camminava ripensava alla discussione avuta con Kingsley dopo l’udienza. Le sue parole e le gesta l’avevano più che altro in un certo senso ferita ancor di più anzi che aiutarla e consolarla, ma ella sapeva bene che l’intenzione di lui era quella di proteggerla ma la sua mante si rifiutava di darle ascolto. Perciò con un groppo alla gola rivide per l’ennesima volta quel straziante colloquio.
Dopo che i dissenatori se ne furono andati Kingsley, il giudice, si alzò velocemente dirigendosi nel suo ufficio seguito a ruota da una ragazza in quel momento dal aspetto talmente fragile che Silente e molti altri avevano quasi paura di toccarla o di dirle qualcosa fuori posto. L’ufficio del giudice era piuttosto ampio ma poco illuminato con una grande scrivania dove c’erano piume di ogni tipo calamai e fogli, una grande libreria che occupava più di una parete intera una comoda sedia e altre due di fronte alla scrivania. Appena entrati Kingsley chiuse la porta a chiave e grazie ad un incantesimo rese la stanza isolata dal resto del mondo così da non rischiare di essere sentiti.
-Siediti. Disse lui con voce troppo calma e rilassata, andando a sedersi dietro la propria scrivania. Ma Katie non si mosse dalla sua posizione. Fredda e distaccata, con aria sconfitta, in piedi con le mani conserte e con lo sguardo quasi assente ma pieno di determinazione rivolto verso l’amico che non sapeva come comportarsi. Si rese conto dopo pochi attimi che insistere sul fatto che lei dovesse sedersi sarebbe stato totalmente inutile, così decise di lasciar perdere dicendo semplicemente:
-Come vuoi.
Da canto suo, Katie, aspettava che lui cominciasse a parlare spiegandole il motivo della sua scelta, del perché lui avesse preso quella decisione così affrettata e quasi priva di un ragionamento logico anche se lei in fondo a tutto quel dolore sapeva quale ragionamento egli aveva fatto. Vide che lui non aveva la minima intenzione di cominciare un discorso decise allora di prendere lei la parola, cercando e ripetendosi in mente di stare calma e di parlare con tranquillità.
-Vorrei tanto sapere mio caro, il motivo della tua tanto prematura decisione sulla
sorte di Tom.
-Katie, calmati ti prego. Se non vuoi sederti, se stai meglio in piedi per me va benissimo non seguo le regole,insomma se riesci a mantenere la calma così va bene ma ti prego veramente calmati perché non penso ti faccia molto bene essere in questa condizione tanto stressante.
-Calmarmi? Ma… ti rendi conto di quel che dici? Non posso calmarmi non dopo quel che hai fatto hai condannato una persona all’ergastolo senza alcun motivo.
-Katie, tu meglio di me sai il motivo che mi ha spinto a prendere la decisione che, se pur a malincuore, te lo assicuro, ho dovuto prendere. Capisco che in questo momento sia un po’ sotto shock ma pensa un attimo a quel che dici e soprattutto a quello che tutti in aula hanno visto.
Il silenzio era sceso tra di loro come la nebbia in un giorno umido. Lei faticava a respirare e non lo guardava più negli occhi, si era ripresa dal suo momento di confusione totale, stava di nuovo ragionando e questo era un ottima notizia ma restava il fatto che a lei poco importava.
-Ok, forse… non avrei dovuto reagire in quel modo- cominciò lei sedendosi adagio sulla sedia. Forse ho un po’ esagerato. Capisco benissimo la tua scelta…
-Amica mia… sta tranquilla che quel deficiente di Lestrange non rimarrà  impunito. Dopo tutto è colpa sua se è successo tutto questo trambusto. Ma anche tu avresti potuto  nascondere il diario in modo migliore…
Dopo qualche atro interminabile minuto di conversazione i due si salutarono e la
ragazza  se ne andò dall’ufficio lasciando Kingsley sbalordito e invecchiato in pochi attimi di una decina d’anni, stava seduto sulla sua sedia e pensava a quel che si può ormai definire un avventura. “Povera Katie, non si merita una fine come questa, dopo tutto lei ha resuscitato tutti e ci ha reso felici rivedendo finalmente coloro che avevamo perso per via di un cretino…e poi un dolore così grande invece di essere felice della fine della guerra ne ha cominciata una nuova. Soffrire per un uomo che beh non è che non la merita solo che è difficile da comprendere. Ma ora che ci penso su veramente… mi rendo conto che lei e lui  erano piuttosto uniti
   a scuola soprattutto nel periodo che va dal secondo alla metà del quinto anno erano sempre vicini e speso parlavano in serpentese, aaaaaaaaaaaaaah l’amore, chi l’avrebbe mai detto? La bella e chi? E Voldemort!!!!!! Incredibile!!!  Sorrise apertamente,  erano e sono tuttora la copia opposta, quella che si completa meglio, gli amici perfetti della scuola…
 
Era  ormai arrivata alla casa di Sirius ma il suo coraggio aveva deciso di lasciarla un'altra volta, proprio in un momento cruciale. Ma si fece forza comunque ed entrò in quella casa molto famigliare e per certi versi accogliente. Non appena entrata sentì un chiacchiericcio provenire dalla cucina e il dolce profumo di burro birra. “Magnifico, ci sono tutti” pensò, ma a lei interessava parlare con Sirius chiarire quella situazione impossibile e dolorosa per entrambi. Fece qualche passo nel corridoio lungo e stretto, polveroso e pieno di quadri che la guardavano in modo un po’ strano. Continuò a camminare finche non arrivò di fronte alla porta della cucina dove vide Bellatrix e Silente sulla soglia intenti a parlare confidenzialmente.
Appena la donna vide Katie si irrigidì guardandola con la sua dolcezza quasi dimenticata.
-Katie…  cominciò  Bella, ma ella la fermò alzando stancamente la mano.
-Bella non ora, ho bisogno di sapere dove è Sirius.
-E’ sopra però Katie sta attenta perché quando è tornato con noi a casa era in una condizione abbastanza preoccupante. Fatto tutte le raccomandazioni Katie lasciò le persone presenti in cucina e salì velocemente le scale che portavano al piano di sopra. Arrivata alla porta della stanza di Sirius bussò ma senza avere nessun esito. Allora con estrema cautela decise di aprirla, sapeva meglio di chiunque altro com’era lui nel momento in cui c’era una situazione particolarmente sgradita o peggio ancora che aveva a che vedere con lui in modo negativo, nel momento in cui c’entrano i suoi sentimenti. Quindi abbassò la maniglia di ottone e aprì la porta, ciò che vide fu l’immenso balcone della stanza di lui, la stanza in totale disordine e il vento che faceva svolazzare le tende grigie. Fece i primi passi e chiuse la porta cigolante dietro di se, arrivo alla soglia del balcone e vide una figura curva sulla ringhiera di ferro battuto. La giacca nera svolazzante e i capelli solitamente ben pettinati in disordine, o almeno e quel che capì visto che era di spalle.
-Chiunque sia se ne vada o… ma non riuscì a finire la frase poiché una folata di vento lo investì portando il dolce profumo di lei. Era inconfondibile e lui lo sapeva fin troppo bene. Si irrigidì all’istante.
-Vattene! Disse con voce alquanto insicura e tremolante ma piuttosto udibile.
-Sirius ti prego lasciami spigare. Pregò lei.
-Spiegarmi cosa? Urlò infuriato lui- che sei andata a letto con Riddle?
Il suo modo di parlare o meglio dire urlare fece si che anche chi era in cucina sentisse tutto ciò che i due si stavano dicendo. Nessuno osava parlare e quasi non respiravano tanto era la paura di perdersi qualcosa di quella terrificante e straziante conversazione. Harry era a bocca aperta e non solo lui, nel sentire il modo in cui Sirius parlava a lei, per quel che sapeva erano ottimi amici ed erano riusciti sempre a capirsi e ad aiutarsi senza liti o almeno non di queste proporzioni “ma a pensarci bene” constatò lui “ cosa? Mah Harry sveglia o ti perdi tutto e così sì che non capirai nulla” la sua coscienza lo fece ritornare sulla terra. Ritornando di sopra vediamo quale disastro succede e come finirà la conversazione, quale piega avrà???
-Sirius, tesoro ti prego ascoltami per un solo momento, so che può far male ma…
-Sai cosa??? Disse lui avvicinandosi a lei con una faccia indescrivibile- pensi di sapere come ci si sente ma non lo sai ecco il tuo problema, non ti rendi conto di quanto potere sulle persone hai forse anche inconsciamente, ma ti assicuro fai più male di una lama certe volte.
Katie era senza parole. Non lo aveva mai sentito parlare in quel modo. Era veramente sconvolto e ferito nel profondo si rendeva conto di quanto vere fossero quelle parole che la ferivano, si ferivano anche molto. Era come un coltello piantato nel petto non si era mai resa conto che qualcosa di lei che affascinava tutti molte volte li ferivano per un qualcosa che lei sì, sapeva ma in una parte della mente molto remota. Mentre Sirius la guardava impietrito, era rimasto senza fiato e senza parole a quanto pare, lei perse il pochissimo colore che aveva acquistato, gli occhi si erano inumiditi e il suo cuore ricominciò a battere all’impazzata. Lo vedeva sempre più sfocato per via delle lacrime ma lui o meglio lui in quel momento non se ne accorse era troppo arrabbiato per vedere le sue condizione molto precarie e preoccupanti. Un azione che lui non si perdonerà in futuro.
-Ci sei andata a letto, non so se te ne rendi conto. Poi se non sbaglio era nel periodo in cui continuava a uccidere per puro piacere e perché erano persone fastidiose. Va benissimo amarlo ma non…
-Posso fare della mia vita quel che voglio!!! Disse lei scacciando faticosamente le lacrime indietro e arrabbiandosi.
-Aaaaaaah… capisco è giusto dopo tutto vita tua fai ciò che vuoi. Niente male signorina peccato che il signor Riddle in quel momento come abbiamo già detto passava le sue giornate a divertirsi con persone che con la sua dannata storia non c’entravano nulla, erano semplicemente vittime innocenti!
-Calmati. Disse lei con voce spenta e stanca- ti prego so che tu sei arrabbiato per quello che hai visto e molto probabilmente anche io lo sarei al tuo posto. Ma renditi conto che essendo mia la vita posso scegliere di fare qualunque cosa mi passi per la testa anche se forse hai ragione, ciò che ho fatto poteva benissimo essere evitato e per ciò ti chiedo perdono mi dispiace veramente non avrei mai voluto che finisse in questo modo credimi. Disse lei con le lacrime che erano pronte a scendere senza alcun ritegno. Purtroppo lui non era  dello stesso parere, si girò di scatto appoggiandosi saldamente alla ringhiera.
-Non avrei mai pensato che una come te potesse fare una cosa del genere. Ma di cosa mi meraviglio in fondo lo sapevo, sei come tutte, adori giocare e forse in fondo hai sempre desiderato aiutarlo.
Sbang!!!!!!!!!!!!!!! Colpo mortale, il cuore di lei in mille frantumi andati a fuoco e poi affogati per essere infine schiacciati sotto un masso di proporzioni indescrivibili. Quelle parole ferivano più di qualunque spada o  incantesimo. Rigida e con le lacrime che ormai scendevano come un torrente in piena, Katie stentava a credere a quel che aveva appena sentito, non ci poteva semplicemente credere lui Sirius Black l’aveva offesa e in un certo senso umiliata, un amico così intimo e fedele, come poteva pensare una cosa così orrenda. La ragazza era distrutta e le probabilità di ripresa scarseggiavano ogni minuto di più che passava in quella stanza. Per sua sfortuna non si rese conto che quello che lui disse era dettato dalla rabbia e non dal cuore e dalla logica bensì appunto da un dolore indescrivibile. Perché questo comportamento così duro e distaccato? L’amava più di qualunque cosa, più della propria vita e di certo averla vista in quella situazione, cioè andare a letto con un nemico, non era la cosa che si aspettava,ok, anche se era sempre riuscito a capire tutto e non si era mai comportato con lei in questo modo neppure quando ha visto lei e Tom baciarsi sotto un albero al quarto anno, anche se l’aveva compresa con difficoltà.
-Vattene! Disse lui
-Cosa?
-Vattene Katie… va via. non riusciva a parlare con un tono di voce normale era cambiato assumendo il tono di chi ha un groppo in gola.
-Io- non c’era modo di fermare le lacrime ne tanto meno il tremito della voce. Per dare più atmosfera pure il vento ricominciò a soffiare, facendo sventolare il vestito   
e i lunghissimi  capelli biondi della ragazza. Era venuta con l’intento di fare pace ma non era riuscita ad ottenerla, chiederli scusa per quello che aveva fatto ma sapeva che lui non aveva accolto le sue scuse. Era successa la catastrofe quella che aveva con tutto il cuore sperato non arrivasse ma a questo punto era troppo stanca per insistere.
-Se è quello che vuoi…
Si stava arrendendo troppo facilmente e velocemente, lo sapeva e lo sapevano entrambi anzi tutti quelli che avevano seguito quella conversazione, ma nessuno si accorse che era un comportamento troppo anomalo per lei e che quindi qualcuno avrebbe dovuto cercare di capire. Lei guardò Sirius ancora per pochi attimi e poi quasi correndo si allontanò da quella stanza, arrivata davanti alle scale cominciò a correre, allontanarsi il più possibile da quella casa le sembrava l’alternativa migliore. Uscì fulminea dalla porta d’entrata non dando la minima possibilità a Silente o a  chiunque altro di fermarla. Ormai dalle nuvole che governavano il cielo indisturbate scendeva una pioggia fitta e densa piena di un significato nascosto.
Sirius, era incollato a quella ringhiera, che sembrava l’unica ancora di salvezza in quella tempesta. E che tempesta! Anche la sua vista si era annebbiata non era ancora del tutto lucido ma una volta che la ragazza se ne fu andata riacquistò un poco di consapevolezza. Sapeva per esperienza che non sarebbe tornata a casa ma avrebbe vagato finche non si sarebbe stancata poi sarebbe tornata a casa fatto un bagno e dopo sarebbe ritornata alla sua solita vita con quel aspetto fasullo che faceva vedere a tutti quando c’erano i periodi no (quasi mai),  era una copertura che nessuno a parte lui aveva scoperto. “Cosa fare ora”. Non lo sapeva veramente, così prese una decisione al volo. Sarebbe andato a fare una passeggiata sotto la pioggia, aveva bisogno d’aria e di tranquillità, doveva pensare al suo comportamento, pur avendo acquistato la minima lucidità non era sbollita la rabbia.
Corse anche lui sulle scale arrivando velocemente alla porta di entrata e uscì.
Venne immediatamente investito da un vento gelido e dalla pioggia.
Corse. Corse più che poté . Voleva allontanarsi da quella casa dove alloggiavano mille ricordi, ricordi che avevano a che vedere con lei.
Katie, la quale non si stancava mai di correre, correva in mezzo a un sentiero deserto costeggiato da alberi alti e folti. Il suo cuore era a pezzi non riusciva a sopportare tutto quel dolore, era troppo,era troppo sapere che Tom, l’unico uomo che lei abbia mai amato (ovviamente tralasciamo il voler bene al padre e agli amici) era rinchiuso ad Azkaban e lei non sarebbe mai riuscita ad andare a trovarlo a causa del suo problema e Sirius, uno dei suoi più intimi amici non l’avrebbe mai perdonata, l’amava e aveva sofferto scoprendo una verità che lei non avrebbe mai voluto che si scoprisse in quel modo e poi … quell’inquietudine , che vagava dentro di lei dalla fine del processo. Adesso cosa avrebbe fatto, cosa sarebbe successo, tutto ciò la terrorizzava, sapeva ormai che negoziare con chiunque del tribunale Divino non sarebbe servito a nulla non avrebbero accettato nessun trattato, lo avevano detto chiaramente, il patto era irremovibile. Le ritornò in mente il ricordo di quel giorno, vivido e straziante.
Mentre il sapore di guerra alleggiava nell’aria, una ragazza dai folti capelli biondi argentati stava ferma in mezzo alla sala e guardava nella direzione di due figure ben distanti fra loro. Entrambe avevano la bacchetta in alto puntata l’una contro l’altra. Un sapore diverso da quello stantio della stanza arrivò alle narici della ragazza, era un profumo di rose, di freschezza … in meno che non si dica, mentre le due figure pronunciarono due diversi incantesimi, la ragazza si ritrovò in un immensa sala un po’ buia con migliaio di figure. Un trono gigante sovrastava il tutto e in mezzo alla sala regnava una gigante bilancia. Le bastarono pochi minuti per rendersi conto di dove si trovava, per lei, quel posto era inconfondibile, era dopo tutto un pezzo della storia divina del suo paese.
-Ben venuta Laka Bora (luce pura). Disse una voce grossa e autoritaria. Katie si girò nella sua direzione e vide seduto su un magnifico trono un uomo meglio dire un Dio. Osiride. Ovvio. La ragazza si inchinò ma lui la fece sollevare.
-Forse sai il motivo per cui noi tutti, e indicò decine e decine di Dei, ti abbiamo chiamata. Disse pur sapendo da se la risposta.
-Tu, come Dea a noi non sottomessa, sei stata comunque chiamata per la storia della tua profezia, quella profezia lontana e incomprensibile. Quasi sorrise.
-Sapiamo che non ne hai veramente capito il contenuto e dopo tutto era questo lo scopo, vedere se eri degna della nomina che ti venne assegnata dall’inizio dei tempi.
Dopo una piccola ma significante pausa continuò.
-Abbiamo una proposta da farti. In questo momento uno dei due sfidanti è morto e penso che tu sappia di chi si tratti, per questo e per molti altri motivi di cui non stiamo a discutere, abbiamo deciso, io e tutto il tribunale Divino di dare a lui in primo luogo un’altra possibilità e a te, nuovamente la felicità. Un potere che tu hai ma non ne sei a conoscenza, il potere della resurrezione. Ma! L’avvertì- come prima regola, non potrai più usarlo e come seconda e proprio la condizione per avere sbloccare questo potere. Dovrai far sì che lui non finisca nella vostra prigione altrimenti tu morirai, entro sette giorni … (numero importante e speciale per gli antichi Egizi)
Lei acconsentì. Di nuovo sentì il profumo della rosa ma questa volta quando aprì gli occhi non era più nell’immensa sala del tribunale bensì in un latra sala mezza distrutta, era per terra, e intorno a lei scorgeva facce preoccupate, ma le facce che notò di più furono una della persona che le teneva la testa e il busto e l’atra che era vicina a lei con un sorriso e dei magnifici occhi. Tom e Sirius.     
Un colpo secco al cuore. Un dolore lancinante in mezzo al petto. Cadde a terra col fiato corto, flebile quasi inesistente. Continuò a piangere ininterrottamente anche quando era accasciata al suolo.
-No, no … continuava a sussurrare, le lacrime calde e salate e gli singhiozzi insistenti.
La mente affollata di tutti i ricordi che non facevano altro che farla sprofondare nell’abisso ancora di più. Restò lì per un tempo interminabile poi calmatosi un poco decise che era ora di ritornare a casa, non sarebbe servito a nulla restare lì in mezzo ad un sentiero, con la pioggia insistente. Così una volta smaterializzatosi si ritrovò nella sua stanza da letto nella villa Petrova. Chiuse le tende sia della stanza che quelle del letto a baldacchino e tirandosi le coperte fin sopra la testa continuò a piangere.
Nel frattempo Sirius, dopo aver girovagato per strada una buona mezz’ora, decise che era ora di stare al cado e all’asciutto. Si smaterializzo arrivando ai “Tre Manici di Scopa” a Hogsmead.  Entrò e si sedette al bancone dove arrivò una donna piuttosto alta con capelli rossi di nome Isobel.
-Ciao Sirius, cosa ti porto? Chiese lei sorridente
-La cosa più forte che hai. Disse lui ricambiando il sorriso anche se con un enorme sforzo.
Lei arrivò dopo un po’ con in mano un bicchiere colmo di un liquido verdastro, lo appoggiò sul bancone di fronte a lui, incrociò le braccia e lo guardò.
-C’osa hai? Chiese
-Niente. Rispose lentamente.
-Sirius, per favore ti conosco, so quando c’e qualcosa che non va.-e poi con voce più bassa disse- centra quello che è successo nel tribunale vero?
Sirius tossì e la guardò con gli occhi piccoli, piccoli
-Non esattamente… disse lui vago. La ragazza si rese conto che lui non aveva la minima voglia di parlare e decise di lasciarlo in pace anche se non aveva di certo una bella cera.
 
Tra sofferenza e terrore passarono i successivi sei giorni.
Katie si trovava nell’immenso giardino tra le rose, si dondolava dolcemente sull’altalena. Doveva assolutamente prendere una decisione il tempo era agli  sgoccioli. Così decise. Si smaterializzò su un isola, con un edificio gigante e molto alto tra la nebbia a dir poco fitta e un umidità altissima e una percezione di freddo totale, un freddo che ti penetra fino nel profondo, fino all’anima, posto eccezionale per lei che in quei sei giorni non aveva fatto altro che incolparsi e piangere per la sua ingenuità. Cominciò a camminare in direzione dell’entrata dell’edificio. Non appena fu di fronte al portone di ferro battuto vide un paio di creature volare verso di lei. La testa le cominciò a girare, sentiva un vuoto immenso dentro di se. Tutte le cose brutte cominciarono ad invaderle la mente: immagini, filmati  e parole, le lacrime scesero grandi amare, insistenti, prepotenti. Prosegui. Le creature la lasciarono passare, la conoscevano, una in particolare. Avevano avuto un incontro quando la ragazza era piccola. In quella che era inconfondibilmente una prigione l’aria sapeva di chiuso e di morte. Tutto era grigio e le stanze si affacciavano su entrambi i lati dell’edificio. Non appena ella entrò tutte o quasi le persone presenti dentro di esse si affacciarono per vedere chi fosse e rimasero molto stupiti di vederla. Oltre tutto tutti coloro che erano rinchiusi la dentro la conoscevano. C’erano urli di benedizione e di saluto, di aiuto e meraviglia, alcuni di loro però non l’avevano conosciuta di persona. Camminava un po’ barcollando. Sapeva di dover resistere continuava a ripetersi ancora un po’ che sei vicina ma era veramente difficile. Mancava poco alla fine dove era rinchiusa la persona che a lei interessava,Tom. Poco e l’avrebbe rivisto per l’ultima volta ma voleva dirli addio dirli quanto l’amava. Il respiro le si mozzò, un dolore sordo nel petto, la testa che girava, tutto girava, la vista annebbia, cadde a terra accasciandosi e respirando a fatica. Intorno era scoppiato il fini mondo, tutto era agitato, confuso e assordante ma lei sentiva tutto molto attutito. Non sentiva quasi il dolore fisico, un dolce torpore l’avvolse, sentiva qualcosa di doloroso di straziante al petto, ma nient’altro. Piano, piano sprofondò, gli occhi si chiusero e lei non vide più nulla. Il suo corpo giaceva a terra, il vestito bianco ghiaccio per terra la testa inclinata, gli occhi chiusi, le labbra socchiuse, le mani sul corpo. Il respiro quasi inesistente, il petto si alzava a fatica,piccoli tremiti, la vita da quel magnifico corpo stava scivolando via, come se il vento dolce lo stesse portando con se …
 
Silente era inquieto, era andato a villa Petrova per parlare con Katie, ma quando era arrivato i suoi genitori avevano detto che era uscita per una passeggiata.
-Passeggiata? Chiese Silente sempre più preoccupato.
Decise che non era ancora arrivato il momento di allarmarli, pensava che lei non avrebbe potuto fare una cosa del genere, il suo cuore però non era d’accordo perciò andò da Kingsley. Si smaterializzo direttamente nel suo ufficio rischiando di far prendere al giudice un bell’infarto.
-Buongiorno caro Silente qual buon vento ti porta qui? Chiese quello alzandosi.
-Per caso Katie è venuta da te questa mattina? Chiese avendo paura della risposta.
-Sì, perché???
Silente sospirò.
-Ti prego dimmi che non ti ha chiesto di andare ad Azkaban. Disse con un ultima piccolissima luce di speranza.
-Mi ha detto proprio quello …
La speranza si infranse.
-Quando?
-Mezz’ora fa.
-Dobbiamo andare lì e subito.
-Che succede?
-Non ho tempo di spiegarti.
Mentre si preparavano a smaterializzarsi due dissenatori si presentarono alla porta ma i due uomini non li avevano visti. In meno che non si dica si trovarono all’interno della tremenda prigione dove regnava ancora una gran confusione con una voce sovrastante. Tom. Inconfondibile. Camminarono per poco. Non appena scorsero per terra un corpo corsero più velocemente che poterono.
-Katie o mio Dio. Sfuggì ad entrambi. Kingsley prese in braccio il corpo esanime della ragazza mentre quella voce terrorizzata continuava a ripetere il nome di lei. Il giudice fece segno all’uomo più vecchio di liberarlo. Si smaterializzarono prima il giudice con la ragazza poi gli altri due. Arrivarono al San Mungo dove gli infermieri accorsero immediatamente. Si ocuparono di avvisare i famigliari e gli amici mentre la ragazza veniva messa in un letto. Tom, il primo ad accorrere si accasciò vicino al letto della ragazza, continuando a ripetere il suo nome insieme ai mi dispiace, perdonami e no, parole di speranza di amore …
Arrivarono a ruota Igor e Morgana, i genitori, altri e soprattutto Sirius che non appena vide il corpo di lei si avvicinò mettendosi vicino a Tom con gli occhi pieni di lacrime e con parole di supplica. Il respiro di lei continuava a scarseggiare.
-Resta con me mio piccolo amore ti prego. Erano le parole di Tom.
-Oh tesoro amore mio, mio fiore…
-Vita mia… arrivò da Sirius e solo Tom si accorse di quelle parole ma non si stupì più di tanto, lo sapeva.
Il respiro era ormai impercettibile, se ne stava andando via senza che gli altri potessero fare nulla, niente funzionava.
L’anima aveva cominciato a volare sulle morbide ali del vento che la trasportavano mentre guardava impotente quella scena e poi … su …
Il respiro si fermò insieme a tutti con le lacrime che scendevano come cascate.
Tom distrutto, morto con lei, tutto era morto insieme a lei …
Tom in ginocchio con la mano di lei dentro la sua  con quei ricordi con il suo bellissimo sorriso che non avrebbe mai più visto, la sua solarità, la voglia di vivere, di combattere, tutto perso, morto, sepolto, perduto per sempre insieme a lei, per sempre …
 
 
 
 
Note dell’Autore
Care ragazze e ragazzi ecco la fine la fine di un sogno e di un amore …
 della vita stessa …
     
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
  
   
 
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