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Autore: Vanel    24/03/2015    1 recensioni
"Ero all'ottavo mese di gravidanza, avvertivo delle forti contrazioni così andai dal ginecologo.
Mi disse che c'erano dei problemi e che erano molto seri: di due gemelle ne potevo salvare solo una, e io avevo già preparato la cameretta di voi due, avevate già un nome, Carmela e Anastasia.
Carmela, nome che proveniva dall'ebraico e significava Giardino di Dio, e Anastasia che significava Resurrezione.
Il dottore mi disse che dovevo fare un parto d'urgenza, e mi chiese di scegliere quale delle due salvare.
Fu terribile, perché la scelta dipendeva da me.
Tra le due era Carmela quella più sana e in forma, e scelsi lei.
Ma il dottore sbagliò, non salvò Carmela, bensì te, una bambina piena di problemi, troppo piccola e magra, rifiutavi il latte, avevi sempre qualche problema, e non smettevi mai di piangere.
Ti odiai per questo, perché se tu non ci fossi stata, sarebbe stata Carmela quella a nascere, una bambina sana e in forma, non una malaticcia lagnosa.
Anastasia, tu sei nata per sbaglio."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nata per sbaglio'
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Ci tengo a fare una piccola precisazione che altrimenti non farò più.
Questo è a parer mio, uno dei capitoli più importanti per la storia.
Ho atteso molto prima di pubblicarlo, l'ho scritto proprio la notte di Natale, quando ormai tutti dormivano ma io restavo lì, sveglia con l'albero che mi faceva da luce a scrivere.
Quindi le sensazioni che Anastasia prova diciamo che per alcuni istanti sono più che mai quasi mie.
Buona lettura e grazie per l'attesa!


Natale



 




"Buon Natale!"-Ambra saltò sopra il mio letto, Dio solo sapeva come ci era entrata.
"Che ore sono?"-Chiesi spossata, mentre lei rideva allegra come una bambina che aspettava il camper di Barbie sotto l'albero.
"Le 8:29! Non ce la facevo più ad aspettare"
"Aspettare cosa?"
"Natale! Adoro questa festa... da piccola immaginavo di essere la ragazza dello Schiaccianoci, e stanotte ho sognato di essere protagonista di quella storia... avevo bisogno di raccontarlo a qualcuno, scusa!"
Sorrisi, Ambra era proprio adorabile.
"Mamma sta preparando la colazione, ti va di scendere così facciamo colazione insieme?"
"Certo, fammi dare una sistemata"
"Eddai che stai benissimo! Mi stai nascondendo qualcosa, una ragazza si sveglia così bene solo quando è innamorata o incinta, ed escludo la seconda visto che sei magrissima"
Sospirai.
"Oppure quando è Natale"
"Te la do' per buona solo perché ci sono i dolcetti alla Nutella ad aspettarmi"
"Ecco, brava"

Michele era già sotto, aveva anche lui un bell'aspetto, così come ce l'aveva sempre.
Gli sorrisi e ricambiò, Ambra invece, gli saltò addosso urlandogli:"Buon Natale, Grinch!"
"Buon Natale, Mr Scrubs!"-Rispose lui rievocando il protagonista di "The Christmas Carol".
"E buongiorno Anastasia, di quel cartone che ti piaceva sempre, Ambra"-Disse allegra Giada.
Ricordavo quel cartone, da piccola speravo di avere una storia simile all'omonima principessa.
"Papà?"
"Si sta lavando i denti, tra poco viene anche lui"
"Spiegatemi quale genio si lava i denti prima di mangiare"-Borbottò Michele.
Sia io  che Ambra alzammo la mano, seguite da Carlo che intanto ci aveva raggiunto.
"Non ha senso"
La colazione passò tra un dibattito aperto su quando fosse più convenevole lavarsi i denti, e sui cartoni più belli del Natale.
Alla fine ebbe la vinta lo stile di vita condotto da me, Ambra e Carlo.
"Noi abbiamo un medico dalla nostra parte!"-Disse Ambra terminando la discussione.
Giada osservò Michele, lo feci anche io.
Rideva come un matto.
Anche Ambra iniziò a ridere, e poi scoppiammo in una grassa risata un po' tutti.
Il miracolo di Natale.


Qualche ora dopo per caso capitai davanti la porta della cucina, e sentii Giada parlare:
"Tra poco vengono i nostri parenti, anche i miei fratelli adottivi"-Disse un po' a disagio.
"Non devi preoccuparti"
"Temo che rovineranno tutto come l'altra volta, e adesso che c'è Anastasia"
Odiavo origliare, ma ero capitava lì per caso, la porta della cucina era socchiusa.
Ricordo del racconto di Giada, i suoi fratelli temevano che lei volesse solo i soldi.
Sospirai, quella donna era davvero forte, ma anche lei, come me, ne aveva passate di tutti i colori.
 
Passai sotto la porta ed incontrai Ambra nello stesso istante.
"Vischio!"-Ci fece eco Michele.
Guardammo su, io e Ambra eravamo sotto il vischio.
"Tradirò Giovanni con mia sorella, oh!"-Disse Ambra facendo una mossa teatrale.
Michele scoppiò a ridere e ci prese in giro.
"Mick quasi non ti riconosco più, non sei più il depresso che suonava la chitarra!"-Commentò allegra Ambra.
"Depresso? Io? Sicura che non stai parlando del tuo fidanzato?"-Scherzò Michele.
Anche io avevo notato un bel cambiamento in confronto al giorno in cui ero arrivata in casa Grandi, sorrisi, adoravo quella scena.

Ore 13:04 e casa Grandi venne invasa da bambini di tutte le età.
Persino casa Grandi, che era veramente grande, sembrava diventare piccola con tutti quei parenti.
Molti mi strinsero la mano, altri mi dissero:"Benvenuta in famiglia"
E tanti altri si limitarono a farmi gli auguri.
Durante il pranzo di Natale, mi sedetti vicino Ambra e Michele, eravamo almeno una quindicina a tavola, fortunatamente non doveva cucinare Giada...
Michele fece più volte battute sui suoi parenti, facendo scoppiare a ridere me e Ambra, che in cambio, ricevevamo occhiate torve da parte di Carlo e Giada.
"Sono arrabbiati solo perchè vorrebbero ridere anche loro"-Borbottò Ambra.
Mi sentii un po' bambina.
Era un Natale bellissimo.
"Grazie per questo splendido pranzo!"-Ridacchiò un ormai ubriaco parente.
Era grasso e basso, aveva dei baffi simili a quelli che andavano di moda nei Lord Inglesi degli anni '20, e un'acconciatura discutibile...
Michele lo prese in giro per tutto il tempo, avevo le lacrime agli occhi per le risate.
"Michele, cantaci una canzone!"-Gridò una donna, a detta di Ambra sua zia in seconda.
Lei era alta e magra, ed aveva un collo lungo, il volto simile a quello di un topo.
Pensavo di essere finita in una di quelle fiction dove la protagonista incontra i più bizzarri personaggi.
"Selfie!"-Gridò lo zio ubriaco sventolando l'Iphone 6 facendolo per poco cadere nella zuppa al pomodoro.
Ambra abbracciò me e Michele facendoci rientrare nella foto.
Ridemmo come dei matti.
Michele si alzò e andò al piano, cantando "All I want for Christmas is you".
Tutti applaudirono, Giada aveva le lacrime agli occhi per la gioia.
"Tu sai cantare?"-Mi chiese una signora anziana, a detta di Ambra la sorella di sua nonna.
"Ehm no"
"Come no? Fatti imparare da Michele"
"Cosa devo impararle?"-Ci raggiunse Michele.
"A cantare, con questo faccino grazioso, non è bella, Michele?"
"Bellissima"-Commentò lui guardandomi.
Arrossii sperando che nessuno se ne rendesse conto.
Gli feci una smorfia e tornai a sedermi.
Ambra inviava messaggi a Giovanni, era ormai persa nel suo mondo.
"Cosa si scriveranno poi..."-Borbottò Michele.
"Che si amano?"-Azzardai
Mi guardò.
"Riduttivo, SMS per dire una cosa così importante?"
Scossi la testa, quanto era critico quel ragazzo!

Presto si fece tardo pomeriggio, tutti i parenti ci salutarono allegri, Giada non fece altro che ripetere "Attenti per la strada"
"Chi mi aiuta a sparecchiare?"-Gridò Giada per farsi sentire da tutti i presenti, ovvero, io, Ambra, Michele  e Carlo.
Ci guardammo ed iniziammo a tossire con fare teatrale.
Ma alla fine, nessuno riuscì a resistere alle suppliche di Giada.
Sapeva essere molto convincente quando voleva.
Giocammo a tombola fino alle 22:30, ma dato che eravamo tutti molto stanchi, andammo in camera.
Ambra fu la prima a dormire, la si sentiva russare dalla mia camera.
Forse era già mezzanotte, o forse mancavano ancora altro tempo.
Ma io avevo bisogno di pace, scesi le scale e andai al salotto.
Era magico.
L'albero illuminava la grande sala, le luci blu, dorate, verdi, gialle e bianche si alternavano.
Mi sedetti nel divano davanti l'albero e mi distesi.
Era tutto così tranquillo.
Pensai a tutto quello che avevo passato durante l'anno, alla mia vecchia vita, alla vecchia Anastasia, alle mie vecchie... amicizie.
Al mio ultimo Natale con mio padre.
Di sicuro, non era stato così sfarzoso.
Ebbi un momento di debolezza, potevo affrontare tutto quello che sarebbe venuto dopo?
Sapevo che dovevo essere forte, ma ce l'avrei fatta?
Ero sempre la stessa, o no?
Chiusi gli occhi non perché volessi piangere, ma bensì riflettere.
Erano cambiate così tante cose, in così poco tempo.
Dovevo continuare per la mia strada, non farmi bloccare dalle paure.
Ma il problema era proprio il benessere, la felicità che stavo vivendo.
Ero davvero felice, come non lo ero mai stata.
Si erano realizzati così tanti sogni da sembrarmi impossibili.
Temevo di svegliarmi e ritrovarmi nella mia vecchia vita, povera di luce e ordinaria.
Temevo di perdere tutto quello che avevo.
Era troppo bello per essere vero.
Potevo vincere anche quelle paure.
Forse non da sola.
Sentii dei rumori provenire dalle scale, mi girai.
Era Michele.
Possibile che i nostri piccoli incontri burrascosi mi stessero iniziando a piacere?
"Oh, non pensavo di trovarti qui"-Disse lui.
"Avevo bisogno di un po' di... pace"
"Per pensare?"
"Si"-Risposi, mentre lui si avvicinava.
"A cosa?"-Mi chiese.
"Al fatto che la vita sia così bella adesso, ho paura di perdere tutto questo, di svegliarmi e dire che è stato solo un sogno"
"E' tutto vero, ma sai... a volte la vita decide di non fare sempre schifo"
"Beh, se sei abituata sempre allo schifo, ti sembra difficile poi credere alle fiabe"
"Se tu vedessi quello che vedo io. Ana, tu... tu non hai bisogno di giornate belle, né di persone spettacolari che ti circondano, a te basta guardarti allo specchio. Io quando vedo te... vedo la mia vita. Sei vita. Hai una forza di cui neanche tu sei consapevole. Io ti guardo e resto incantato, sei la mia luce, sei una specie di Angelo"
Sorrisi e lo guardai.
Poi capii.
Ero io la ragazza delle sue canzoni.
"Io con te vedo la luce, con la passione che ci metti facendo musica..."-commentai a voce roca e rotta dall'emozione.
"Sei tu che mi sproni a fare musica"-rispose esitante.
Mi guardò incerto, come se temesse di essere respinto da un momento all'altro.
Stavo per piangere.
"Non mi ero accorto che stava succedendo, ma i giorni passavano, ed io, inconsapevolmente, mi stavo innamorarando di te"
Guardò per un attimo le luci dell'albero come per farsi forza, e poi, finalmente, mi baciò.

Luce, leggerezza, esaltazione, forza d'animo, speranza.
I baci di Michele Grandi sanno di questo.
E potrei prenderci abitudine.
Sembra un'eternità, ma allo stesso tempo solo secondi.
Lo amo, Dio, quanto lo amo.
Mi guarda negli occhi e poi lo sguardo si posa sulla foto di famiglia dello scorso settembre.
Mi guarda triste, come se avesse commesso l'errore più grande di tutta la sua vita.
"Ma che succede?"-Chiedo
Stringe gli occhi a due fessure, così come si fa per non piangere.
"Non posso farti questo, mi dispiace"-E poi si allontana.
Lo guardo salire le scale senza neanche voltarsi.
Non lo fermo.
Mio padre diceva sempre una cosa:"Chi decide di andarsene, lo fa sempre per una ragione, non si può fermare chi non si capisce."
Iniziai a piangere sommessamente.
E' stato così bello un attimo prima.
Perché doveva complicarsi tutto, così?
Ripensai alle risate, ai suoi occhi, alla sua voce, alle sue battute, alla sua musica.
Io ero la sua luce?
Ma lui era la mia.
E se ne era appena andata.



NOTE AUTRICE:
Mi dispiace per questo bel colpo di scena, spero abbiate capito perché Michele si comporta così.
Non è codardo, lui non fugge da Anastasia, ci vuole corraggio a lasciar andare il proprio amore...
Basta, non dico più nulla!
Al prossimo capitolo!

Vanel


  
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