Anime & Manga > Kuroko no Basket
Ricorda la storia  |      
Autore: Agapanto Blu    25/03/2015    1 recensioni
Chihiro Muyazumi torna a casa della madre la notte della finale tra Rakuzan e Seirin e sa che la sua vita sarebbe molto, molto, più semplice se solo all'età di due anni non avesse fatto, nella sua ingenuità di bambino, l'errore di chiedere un fratellino.
***
AU! BigBrother!Mayuzumi e LittleBrother!Sorpresa
***
Potrebbe, e dico potrebbe, diventare una Raccolta, ma non so ancora. Per ora, è segnata come completa.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chihiro Mayuzumi, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





L’estenuante vita di Chihi-nii
O “Come i piccoli adorabili fratellini minori possono rovinare la vita dei maggiori”



 
Alla mattina di una fatidica giornata d'inverno del suo ultimo anno di superiori, Chihiro Muyazumi era certo che nulla sarebbe potuto andare meglio per lui. Aveva ottimi voti che gli permettevano una borsa di studio alla prestigiosissima Accademia Rakuzan, era nella formazione di partenza della squadra di basket della scuola dopo tre anni di faticoso lavoro e con essa aveva vinto l’Inter-High e raggiunto la finale della Winter Cup dove finalmente avrebbe affrontato lui. Era tutto perfetto. Almeno fino al suono della sirena finale.
Chihiro scese i tre scalini e rimase fermo finché il rumore dell’autobus dal quale era appena sceso non fu svanito in lontananza, quindi calciò via una lattina dalla sua strada e iniziò a camminare strascicando i piedi verso casa di sua madre. Che, tra l’altro, non aveva alcuna voglia di raggiungere, non dopo la sconfitta appena subita.
Aveva iniziato ad avere i suoi dubbi nel secondo e terzo quarto, sentiva che l’altra ombra stava tramando qualcosa, anche senza saperlo per certo, ma aveva comunque pensato che, anche senza di lui, non c’era la benché minima possibilità che Akashi perdesse. Di nuovo, fino al termine dell’ultimo quarto, quantomeno.
Passò davanti al campetto di street-basket all’angolo del suo isolato, illuminato appena da un lampione sfarfallante in quella sera tarda, con una sensazione di vomito nello stomaco e si sistemò istintivamente meglio la tracolla della borsa con il logo della scuola quando si accorse dei volti che lo osservavano dalle finestre. Mai nessuno che si facesse i cazzi propri…
Sbuffò, infilò di nuovo le mani nei pantaloni molli della tuta grigia e ignorò il freddo che gli colpiva la pelle passando attraverso la sottile maglietta bianca, intoccato dal giacchetto nero che tanto era lasciato aperto. Si era infilato le prime cose che avesse trovato nell’armadietto appena finito il match, incapace di vestire qualsiasi cosa con il nome della propria squadra. I suoi compagni lo avevano guardato di sbieco, lui aveva addetto come scusa la visita da sua madre ed un fantomatico odio di quest’ultima per il basket da quando aveva divorziato da suo marito, il padre di Chihiro nonché grande appassionato di quello sport, e nessuno aveva osato dire altro.
Sebbene fosse vero che Mayuzumi-san fosse molto legato al basket, era falso che la sua ex-moglie lo detestasse. Se possibile, ne era ancora più fanatica. E tra i due c’era un ottimo rapporto. Non c’era bisogno, comunque, che i suoi kohai del club lo sapessero.
Sempre più irritato, Chihiro sfilò la propria copia delle chiavi dalla tasca ed aprì la porta spostandosi istintivamente i capelli grigi all’indietro sulla testa. Non apprezzava particolarmente la tonalità albina ereditata da suo padre, ma a volte non invidiava per nulla la tinta invece alquanto…esotica…con cui era spuntato fuori suo fratello. Quantomeno, lui poteva ancora essere considerato normale.
Fece appena in tempo a chiudere la porta e a piegarsi per togliersi le scarpe che la voce allegra di sua madre lo raggiunse dalla cucina.
“Chihiro-chan?” chiese, ignorando bellamente tutte le migliaia di volte in cui il figlio maggiore l’aveva supplicata di togliere quel suffisso infantile.
Il ragazzo sbuffò, troppo irritato per controbattere, e si limitò ad un grugnito d’assenso mentre infilava le pattine.
“Com’è andata la partita?”
Ahia.
“Abbiamo perso!” strillò, lasciando trasparire tutta la sua irritazione nella speranza che la donna capisse e non facesse altre domande.
Fortunatamente Chihiro poteva vantare una madre intelligente e comprensiva, perché la di lei frase successiva fu la descrizione del menu per la cena. Non aveva fame, ma non trovava nemmeno la forza di controbattere qualcosa quindi fece finta di niente e passò oltre la porta della cucina per andare in sala e gettarsi malamente sul divano. La peste sarebbe tornata presto quindi tanto valeva mettere bene i paletti e lasciar intendere che il controllo sul telecomando lo avrebbe avuto lui, quella sera, e non era dell’umore per discussioni: non avrebbe guardato una partita di basket dopo quella giornata, costasse quel che costasse. Trovò una patetica sit-com che nemmeno faceva ridere, ma che era sufficientemente lontana dal mondo dello sport e della scuola da non fargli digrignare i denti ogni tre per due, quindi si stravaccò scompostamente e lasciò che la voce nasale e irritante della protagonista gli triturasse bene i timpani e lo stordisse a sufficienza da fargli dimenticare gli ultimi avvenimenti.
Funzionò, effettivamente, ma solo fino a quando il sottile tintinnio delle chiavi nella toppa non riuscì incredibilmente a superare gli acuti della quarantacinquenne che aveva appena trovato il marito a letto con un’altra donna. Chihiro rifletté che era proprio un caso perso e si rassegnò a spegnere la TV senza nemmeno tentare una resistenza.
“Tadaima.” chiamò, bassa ma limpida, la voce di suo fratello e lui lasciò che fosse solo quella della madre a rispondere il consueto “Okairi”, conscio che tanto il nanerottolo si sarebbe gettato in una descrizione dettagliatissima della sua partita di basket appena conclusa e decisamente lui non era dell’umore adatto.
“Com’è andata la partita?” arrivò infatti la fatidica domanda e Muyazumi ringhiò sottovoce gettando la testa all’indietro sullo schienale e aspettandosi la sequela incessante di parole che lo avrebbe irritato per tutta la sera.
“Ci siamo divertiti.”
Basta.
Chihiro aggrottò la fronte e la sua testa si raddrizzò di scatto mentre le sopracciglia si arricciavano in una smorfia sospettosa.
Niente telecronaca della partita minuto per minuto?, niente vanti per il punteggio o esclamazioni entusiaste per questa o quella azione compiuta da questo o quel compagno? Niente mutazione improvvisa?, niente passaggio da silenziosa, timida, innocua creatura a irritante, petulante, logorroico basket-maniaco? Dov’era suo fratello e cosa ne avevano fatto di lui?!
I passi lenti e attutiti, pressoché muti per chiunque non vi fosse abituato, si avvicinarono piano alla sala senza badare alle domande di un certa madre in cucina, probabilmente ugualmente allibita dalla mancanza dell’usuale fiume di parole che di solito invadeva la casa col ritorno del più piccolo, e Chihiro lesse in essi tutta l’esitazione che la voce del fratello aveva mascherato.
Un po’ di irritazione iniziò già a svanire e Mayuzumi puntò gli occhi sulla porta.
Il suo otouto non si fece attendere molto, ma quando apparve sulla soglia lo fece solo per metà e sbirciò all’interno per incrociare con i propri enormi occhi azzurri quelli sottili e taglienti del suo aniki. Indossava ancora la sua divisa e aveva addirittura il borsone ancora sulla spalla, come non si fosse nemmeno ricordato di posarlo per la troppa fretta di fare qualcos’altro.
Muyazumi lo guardò e ci provò, ci provò davvero, a rimanere arrabbiato, ma quando lesse il dispiacere negli occhi del più piccolo riuscì solo a sospirare.
“Com’è andata la partita?” chiese con un sospiro rassegnato, lasciando che con l’aria dei suoi polmoni se ne andassero anche gli ultimi residui di delusione.
“Divertente.” rispose di nuovo l’altro, la voce bassa ma osando fare completamente capolino dalla porta e ricordando di posare per terra la propria borsa. Sembrava ancora un po’ esitante mentre fissava il fratellone e chiedeva: “La tua?”
Chihiro lo fissò, chiedendosi se quella domanda apparentemente innocua nascondesse una trappola, ma alla fine capì che davvero il piccoletto aveva paura lui avesse preso molto male la sconfitta. Non che non fosse vero, ma non avrebbe mostrato alla pulce quanto.
Con un sorriso intenerito sulle labbra, fece quello che gli riusciva meglio: il fratello maggiore.
“Mi sono comportato un po’ da arrogante” ammise scrollando le spalle e piegando un po’ la testa da un lato in modo gentile, “e il mio fratellino mi ha rimesso in riga.”
Bastò quella frase. Un attimo prima il corpo fragile e minuto di un quindicenne dai capelli azzurri era sulla porta del salotto e quello dopo era gettato disteso su quello del diciottenne dalle ciocche grigie che rideva a bassa voce nell’avvolgergli le braccia attorno mentre questi seppelliva il viso nel suo petto. Chihiro sorrise carezzando la nuca del fratellino e lasciando che l’odore di vaniglia che lo contraddistingueva gli invadesse le narici come non faceva da mesi, ormai.
Perché i loro genitori potevano anche aver divorziato e aver dato loro cognomi diversi, perché Muyazumi poteva vivere con suo padre a Kyoto mentre la peste viveva a Tokyo con la madre, ma Kuroko sarebbe sempre stato il suo fratellino.
“Ohi, Tecchan?”
“Hai?”
“Okairi.”
“Okairi, Chihi-nii.”



 
Belli, loro! *^*
Allora, se ieri voi aveste potuto leggere la mia conversazione con una ragazza tedesca, avreste letto: "Non mi piace Muyazumi; non lo sopporto proprio!" e cose del genere. Circa due ore dopo avevo finito questa cosetta piccola piccola (volevo fare una Flash-fic ma mi è sfuggita di mano, dannazione!) e stavo fangirlando all'idea delle due piccole ombre accoccolate sul divano. [Beh, c'è da dire che anche se aveste letto le mie conversazioni con una certa persona poco prima della pubblicazione di 'La parte del perdente' avreste letto di me che borbottavo contro Midorima. Se non capite il riferimento, non preoccupatevi, davvero ;)] Ovviamente, chi mi conosce sa che la mia OTP è e rimarrà sempre l'AkaKuro, ma Muyazumi come fratellone di Tecchan mi ispira davvero tanto!
Detto questo, come avete letto nell'introduzione questa storia potrebbe diventare una Raccolta (come potrebbe non farlo), quindi gli avvertimenti così come il Rating potrebbero cambiare leggermente (al massimo, ve lo dico già, alzerò il Rating a giallo e aggiungerò l'avvertimento coppia Shonen-ai se dovessi far comparire Akashi, ma nulla di più).
Basta, credo di aver finito...
Questa storia non partecipa, come invece fa 'Crudele', al Contest
"Progetto: Ripopola Fandom - Seconda Edizione" indetto sul Forum EFP da ,Bad A p p l e (piangerei se dovessi confrontare questo schifo con i lavori che le altre autrici hanno mandato/manderanno, soprattutto dopo aver visto il livello tenuto dalla prima edizione del Contest), però, come ho detto nell'altra storia, vi consiglio caldamente (il link è nel nome del Contest, vi basta cliccarvi sopra per esservi reindirizzati) di PARTECIPARE! Ne vale la pena, è più un progetto che un concorso quindi non c'è tutta la pressione o la competitività solita, è molto libero ed è un'occasione più che valida per, appunto, ripopolare il nostro adorato fandom di Kuroko no Basket. Quindi, di nuovo, PARTECIPATE NUMEROSI, OKAY?!
D'accordo, vi lascio in pace adesso.
A presto!,
Agapanto Blu
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: Agapanto Blu