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Autore: TheGayShark    25/03/2015    2 recensioni
Brittany Pierce ha una particolarità: vede i fantasmi. Dopo le prime difficoltà fa di questo dono un vero e proprio stile di vita, costruendoci su un lavoro con cui sopravvivere ed aiutare gli spiriti.
AU; BRITTANA.
Momentaneamente gialla, ma devo ancora pensarci.
Genere: Angst, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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HOLA! Con immensa gioia vi annuncio che ho trovato non una ma ben due meravigliossisime beta. 
Un grazie grosso grosso a RolltheDice e Lailaps che con pazienza mi hanno aiutata ad aggiustare questo ammasso di lettere e abuso di virgole. 
Vorrei ringrazie anche chi ogni volta perde tempo a recensire i miei capitoli, apprezzo tantissimo e  mi ingiuggiolo nelle vostre belle parole!
L'ultima cosa che dico, poi vi lascio alla lettura, è che la storia sta giungendo al termine. Non penso di scrivere più di altri cinque capitoli (ed è un'approssimazione molto "larga")
Detto questo, spero vi piaccia.
*******

 


I FEEL YOU
-

Parallele



Seattle, Washington. ~


Santana è viva. Esiste ancora, quindi sua nonna non l'ha polverizzata dalla faccia della terra. è esattamente come la ricordo, il che significa che non posso in nessun modo essermi immaginata tutto, e sta bene.  A meno che questo non sia un sogno? A questo punto, non voglio neanche svegliarmi. Voglio solo sapere come andrà a finire.
La cosa più brutta quando succedono questo genere di cose è che, miei cari, non c'è proprio nessuno con cui poterne parlare. Come potrete immaginare,  l'aver trovato Santana – o meglio, saperla viva da qualche parte -  è stata la cosa più elettrizzante del secolo. Forse è stato ancora meglio del nostro primo incontro. Voglio dire, non era neanche così amichevole… Eppure qualcosa in lei mi ha incuriosita fin da subito. Non il pelo, ovviamente. 


Morivo dalla voglia di dire a qualcuno  quanto fossi stata geniale nel riuscire a cogliere gli indizi bene come solo Conan avrebbe saputo fare, ma nessuno poteva capirmi realmente. Che poi, diciamocelo chiaramente: non c'è la stessa gioia nel dichiarare ritrovata una persona di cui i tuoi amici non conoscono l'esistenza di quanta ce ne sarebbe se qualcuno potesse comprendere il sollievo dell'avvenimento.  É orribile quando neanche il tuo migliore amico ti capisce, cominci a credere di aver qualcosa che non va. Interessi sbagliati, poca asiaticità.. Amnesie. 


Sebbene fossi conscia dell'impossibilità di Mike di comprendere a pieno il mio livello di felicità, decisi di chiamarlo lo stesso. Poco importava che fosse con Tina, quei due teoricamente non sarebbero neanche dovuti stare insieme, poco importava che non sapesse neanche chi fosse Santana.  Ancora tremante, con il telefono tra le mani, aprii il suo contatto dalla rubrica e lo chiamai in fretta e furia. Uno squillo a vuoto, due, tre. Comincio a pensare di aver scelto il momento sbagliato per chiamarlo. Che stia facendo cose non adatte ai minori di diciotto anni – voi avete diciotto anni, vero? Diciassette, almeno? …. io non sono responsabile delle parolacce che ho detto o delle cose che ho pensato. Non dovreste neanche sapere cosa penso, diamine! Poi  però, qualcosa interrompe il mio flusso di pensieri. Il miracolo: “Pronto?”
“Mike!” La voce mi esce stranamente più alta del consueto, il che la dice lunga su quanto sia tesa. Robe che a confronto una corda di violino dei giganti è calma come Bob Marley dopo essersi sparato quello che il mio amico barbone chiamerebbe 'un gran cannone'.
“Brittany..” Spero di non aver sentito un gemito. Era un gemito? Che schifo. “È successo qualcosa?”
Ah, dimmelo tu se è successo qualcosa, vecchio porco! So che accoppiarsi è un diritto di tutti ma dai, conosco sia te sia Tina.. vi ho già sentiti, ma anche per telefono? Qualcuno che mi risparmia questa tortura schifosissima?
Non dico queste cose però, le tengo per me. Anzi, annuisco scioccamente, ogni volta faccio lo stesso errore. Ma chi se lo ricorda che chi è dall'altra parte della cornetta non ci può vedere?
“Uhm, sì..”
Aspetta, dammi un attimo.” Okay, questo non era decisamente riferito a me visto che era più che altro un sussurro. Resto in attesa per diversi secondi, valuto l'opzione di canticchiare una canzone e così faccio. Mi è sempre piaciuto mormorare motivetti come se fossi un call center vivente.

 

Anche se tutto quello che esce dalla mia bocca sono un paio di mh-hm mhhm scomposti quello che suona nella mia mente è completamente diverso.
London bridge is falling down, falling down, falling down, London bridge is falling down myyy faaair laaady.
Taaake a key and lock her up, lock her up, lock her up, taaake a key and lock her up, myyy faaaai-

“Britt?”
“La preghiamo di rimanere in linea.” è la mia miglior voce metallica. Britt-è-robot. Bri-biip.
My faaair lady. How will we build it up? Build it up? Build it up?
“Mike? Questi maledetti call-center!” Mi fingo indignata, fermando a metà quel motivetto che ormai mi è entrato in testa e difficilmente ne farò a meno, oggi.
Dall'altra parte c'è una lieve risata, sono lieta che si ricordi ancora come siamo soliti scherzare io e lui. Ho un umorismo che spesso la gente fraintende con stupidità.
Hai di nuovo scardinato la finestra?”
Cosa? No! Ma che baggianate. Non è che se uno fa un errore una volta poi ci sono più possibilità che rifaccia lo stesso sbaglio. Diamine, la gente impara, si evolve. Non io, ma gli altri sì.
La storia della finestra, tra  l'altro, sarebbe anche divertente, ma al momento risulterebbe.. inappropriata.
“No, no, la finestra è okay.”
“Washington ha fatto l'ennesima rievocazione della guerra d'indipendenza? Se mi rompono qualcosa questa volta li.. non lo so, li faccio sparire anche come anime!”
..Ecco. Sapevo che prima o dopo avrebbe tirato in ballo anche questa storia. Vi ricordate quando vi ho detto che i fantasmi non possono entrare in contatto con le persone? La cosa non vale per gli oggetti, come forse già saprete. Di fatto, moltissimi spiriti nel corso della storia si sono avvalsi di strumenti per farsi notare o per mettersi in comunicazione con chi, meno fortunato di me, non poteva vederli.
Dovete sapere, inoltre, che il nostro primo presidente ha la strana mania di rievocare eventi storici per puro divertimento. Quando lo fanno per strada, non è un grosso problema. Insomma, sì, però non devo rimettere a posto io.
È capitato una volta che la voglia di reinterpretare un grande classico della storia gli sia presa proprio in mezzo al mio salotto. Il nostro, sarebbe meglio dire, visto che hanno distrutto più cose di Mike che mie.
Spero solo che non ripetano le crociate.
“Uhm.. no, non è neanche quello..”
“Allora cosa?”
Se solo mi facessi parlare, Michael Chang, te lo direi!
Sospiro abbattuta, sta smontando tutto l'entusiasmo che avevo in corpo. Cosa volevo dirgli? Ah, sì, ricordo, Santana!  “L'ho trovata!”
“Cosa?”
“Chi!”
“Chi?”
“Cosa chi?” comincio a confondermi. Ma di che stiamo parlando?
Dall'altra parte lo sento sospirare, se non mi manda a quel paese ora sono salva per un po'.
“Cosa o chi hai trovato, Brittany?”

Ahhh. Non potevi dirlo subito anziché parlare come un pappagallo? “Santana!”
“Chi?”
Di nuovo? Qualcuno ha dimenticato di lavarsi le orecchie questa mattina. “Santana, Mike, ho trovato Santana!” 
“Sant.. oh, Santana. No, aspetta, cosa vuol dire che l'hai trovata?! Dove?”
“Sul telefono. Cioè, su facebook! Si chiama Lopez, Santana Lopez!”
Dall'altra parte, il silenzio. Ora che ci penso suonava come Bond, James Bond. Non volevo che uscisse così. Si è arrabbiato per quello?
“Mike?”
“ È.. magnifico. Mandami il link del profilo, magari mi torna in mente se la vedo. Va bene?”
“Un... Okay, va bene..”
“Okay, aspettami a casa, dammi cinque minuti e sono da te!”
“Sì, ma.. Mike! Mike?”
“Cosa?”
“Cos'è il link?” Ho sentito chiaramente un palmo della mano schiantarsi contro qualcosa. Forse la fronte di Mike.
“..niente, lascia stare. Torno il prima possibile, aspettami!”
Riattacca prima di lasciarmi il tempo anche solo di pensare a cosa abbiamo detto.
Mi sistemo a letto, prendo un libro dal comodino e poso il telefono da parte. Devo solo cercare di restare sveglia nonostante l'ora tarda e il mal di testa che mi è preso.
Aspettare Mike sveglia, ecco cosa devo fare.
Solo che il libro non mi prende, ho in testa troppi pensieri.
So relativamente poco di Santana e di quello che è successo, un istante prima era qua e il giorno dopo bum, sparita.
Cosa ci fa in Ohio? Vorrei solo che qualcuno mi spiegasse per filo e per segno cos'è successo.
Non vedo l'ora che mia zia mi parli di nuovo, solo lei può chiarirmi questo dubbio.
Beh, chiudere gli occhi per qualche secondo non mi farà male..

È arrivato il terremoto, si salvi chi può! Tutti sotto al letto, chi può sotto gli stipiti, correte in strada e gridate che la fine è vicin-ah. No, ritiro tutto.
A quanto pare mi sono addormentata e  quello che per me era un terremoto, in realtà, è la manona  di Mike che mi scuote. Che fine ha fatto la galanteria??
“Brittany, tirati su, dai!”
“Mhhh-aaah”
Sembro una tigre drogata quando faccio questi versi, eppure mi diverto. Senza contare che ora come ora non riesco a dire nulla di meglio di questo.
“Dai Brit, ho qualcosa per te.”
Qualcosa per me? Santana?
In un batter d'occhio mi alzo, stropicciandomi gli occhi. Mike ha per le mani una tazza fumante di cioccolata calda, a giudicare dall'odore. Niente Santana, mi ha ingannata.
Mi metto seduta a letto, aspettando che lui mi porga la tazza per assaggiare un po' del contenuto.
“Grazie..”
La luce che filtra dalla finestra mi fa credere di aver dormito per una notte intera. A quanto pare non sono riuscita ad aspettare Mike sveglia.
“Che ne dici di darmi il telefono mentre fai colazione? Così vedo questa famosa Santana.”
Io annuisco, indicandogli con la testa il comodino, su cui è posato il mio cellulare. Lui lo prende e comincia a maneggiare l'aggeggio da bravo asiatico.
Questa cosa non doveva essere razzista, se siete asiatici, non vi odio. Solo, ammettiamo che avete una marcia in più con la tecnologia?
Passano diversi momenti di silenzio, poi il mio amico spara il verdetto.
“Mai vista. Però è..”
Inarco un sopracciglio in segno d'avvertimento, qualsiasi cosa lui stia per dire potrebbe offendermi.
“..Molto bella.”
Mh, bravo ragazzo.
Bella.

Ci sono una marea di aggettivi che mi piacerebbe aggiungere, ma non mi va di farlo. “Sì..”
“Ed è.. fidanzata.”
Cos-comincio a tossire, mi è andata di traverso la cioccolata cada. Devo averne sputato un po' qua e là nelle lenzuola, ma ora come ora non è il mio problema principale. “Lei è cosa?! No!”
“Beh, non so tu ma io non metterei foto di bac-”
“Ma lo stato sentimentale dice di no!”
Mike mi guarda come se fossi pazza, poi gira lo schermo del telefono verso di me.
Quello che i miei occhi vedono è Santana appesa al collo dell'energumeno con la cresta. Si baciano. “Ce ne sono a bizzeffe di foto del genere..”
Non ho idea di dove le abbia cercate, ma ha ragione. Mi basta far scorrere le foto con un dito per vederne altre, dello stesso genere.
Qualcosa nel mio petto ha fatto crack.
Poso la cioccolata calda sul comodino, per nulla intenzionata a mangiare altro e lascio il telefono tra le coperte, ritornando ad immergere la testa nel cuscino.
Sono arcistufa di questa storia.
“Non volevo dire.. insomma.. magari è solo..”
Neanche Mike riesce ad elaborare una frase di senso compiuto, il che non fa altro che aumentare il mio.. fastidio. Sì, credo che sia solo un semplice fastidio. 
Non è proprio possibile che sia tanto stupida da illudermi tutte le volte.
Forse ve l'ho già detto, ma ogni volta che prendo una sbandata per qualcuno non finisce mai nel modo in cui mi aspetto.  Che poi, se fosse solo un discorso di rispettare le aspettative, non sarebbe così tragico. Il problema è che non va mai neanche minimamente in un modo accettabile per me.
Non è vittimismo, è solo.. realismo, suppongo. So che lamentarsi non mi sarà d'aiuto, ma ora come ora è tutto quello che voglio fare. Stare a letto, dimenticare che fuori da queste quattro mura esiste un mondo vero e fingere, solo per qualche istante, che Santana non sia mai esistita.
Per gli altri è così facile, perché io non posso provare la stessa cosa?
Probabilmente Santana neanche si ricorda di me, proprio come Mike non si ricorda di lei e via dicendo. 
Non avrei mai dovuto accettare di aiutarla in principio e avrei dovuto smettere di aiutare la gente con problemi simili. Spero vivamente, a esser sinceri, che di casi come quello della latina non ce ne siano più per due semplici motivi: primo, sarebbe orribile. Secondo, non so, ma un elenco puntato con solo un'argomentazione è deboluccio. Inventatelo voi il punto due.
Comincio a pensare che avrei dovuto dare retta ai miei, avrei dovuto frequentare la MIT e lasciar perdere la stramberia dei fantasmi.

Keep the faith 'sti cazzi.

“Brittany, dai, non fare così. Troveremo una soluzione.” Sì certo, è facile palare perché si ha la lingua in bocca, se solo ti avvicini questa volta te la stacco!
“Ma se fino a ieri di Santana non ne volevi sapere niente!”
Solo quando parlo mi accorgo di stare piangendo. Le parole escono più acute del dovuto e quasi strozzate. Ora che ci penso, la gola mi brucia da morire.
“Era prima che questa Santana ti facesse piangere.”
“Non sto piangendo!” Urlo in un singhiozzo. Brava Brittany, convincente.
Lui sospira posando la mano sulla spalla come aveva fatto prima per svegliarmi.
“Dove hai detto che abita?”
Mi rifiuto di rispondere, Santana è una storia CHIUSA. Santana non esiste. Scusate, qualcuno ha detto Santana? Santana chii? Santana cosa?? Bah.
“Lima, Ohio?”
Non mi sembra di aver detto niente, Mike. No aspetta, come lo sai? Sei un discendente del genio della lampada? Avevo qualche dubbio, in effetti assomiglia ad Akinator..
Mi tiro su leggermente, solo per poterlo guardare. All'orco gli occhi rossi, se ne farà una ragione.
“Come lo sai?”
“Non lo sapevo con certezza, ho solo.. sperato.”
Aggrotto la fronte, non capisco niente. Sta per caso parlando cinese? Perché sennò mi sono rincoglionita una volta per tutte e non c'è speranza che rinsavisca.
La tesi della botta in testa si fa sempre più palpabile, magari mi risveglierò in un letto d'ospedale e scoprirò che tutto questo non è altro che un sogno.
“La settimana prossima Tina ha una specie di grande riunione con dei suoi ex compagni. Roba da Glee Club.”
..Okay, sono andata, persa. Lanciate un SOS, venite a recuperarmi.  “Cos'è un glee club?”
Mike alza le spalle, credo ne sappia quanto me. Ma che c'azzecca la riunione di Tin- cavolo.
La cosa di Tina.. Tina è di Lima. Insomma, okay, è chiaramente cinese, ma  so per certo che ha vissuto a Lima. 
Contrariamente a me e Mike, lei ha fatto il liceo lì, o almeno, qualche anno di liceo.
Loro due si sono conosciuti solo dopo, quando Tina si trasferì a Seattle per finire gli studi.
Che Dio abbia in gloria quella cinese!
Ancora non ho capito perché ha cambiato scuola, ma sono felice oggi più che mai che l'abbia fatto!
Una vocina frena il mio entusiasmo.
Non cambia molto, Brittany. Siamo obiettive: Santana probabilmente non sa neanche chi tu sia. Ha un ragazzo e una vita felice.
Qual è il tuo piano? Se anche riuscissimo arrivare fino a lei.. tu che cosa faresti, precisamente?

Eh. Bella domanda. Non credo esista una risposta sensata. Mi sa che mi tocca ricorrere al piano B.
“Mike.. Io non credo che sia una buona idea.. dovremmo.. dovremmo solo lasciar perdere.”
“Coosa?”
Io annuisco, vorrei dirgli che ha capito bene cos'ho detto e non ha bisogno che io lo ripeta, ma le parole mi si fermano in gola. È come se qualcosa dentro di me – qualcuno?- stesse lottando per tenere vicina la possibilità di un incontro a Lima.
“No, non se ne parla! Io non ci vado là da solo con Tina a fare quello che non conosce nessuno!”
“Cos- è per questo che speri che venga con te?!”
“...No...” Inarco un sopracciglio perplessa, lui si spiega meglio. “.. Possiamo prendere due piccioni con una fava! Con un aereo in questo caso.. Sai che non mi fido a lasciarti da sola per una settimana, non se resti di quest'umore.”
“Ma io a Lima non ci voglio andare!”
“Come no? Pensavo che volessi andare a salvare la tua bella!”
“Non è la mia bella e non la devo salvare proprio da nessuno!”
“Neanche dal moicano che le mangia la faccia?”
Non mi trattengo, maledetto cinese, e gli tiro il cuscino dritto sul muso. AH! Così impari a sfidare le ragazze tristi.
“Ahi! Okay, hai vinto. Ma vieni lo stesso con noi a Lima!”
E allora cos'ho vinto? Come faccio a fargli capire che non ci voglio andare? Non ci voglio andare, uffa, ora lo grido!
“Senti, non dev'essere per forza una missione 'riconquista la gnocca'. Certo, se  si ricorda di te allora siamo a cavallo, ma se non lo fa a perderci è lei. E poi chissà che non basti una settimana a farvi innamorare.”
Ah, parla per lei. Io sono già cotta come una pera.
“Ho detto che con te a Lima non ci vengo!”
Lui si alza dal letto, non dà l'idea di uno che si sia ravveduto. 

Prima di sparire del tutto dalla mia camera, proprio quando è sulla soglia della porta, posa una mano contro lo stipite e si gira verso di me. Non mi piace per niente il sorrisetto che ha sulle labbra.

“Prenoto un posto anche per te, faresti meglio a disdire i tuoi appuntamenti.


 


 

Lima, Ohio ~


Le giornate in Ohio non sono poi così entusiasmanti come si potrebbe pensare.
L'America, nella sua vastità, sa essere una nazione tanto allegra e vivace quanto noiosa e monotona.
Come per  il clima, le persone dell'Ohio non hanno mezze misure: se fa caldo, è troppo caldo, e se fa freddo è troppo freddo. Le incessanti piogge tolgono ogni voglia di fare e la forma della bandiera, biforcuta,  la dice lunga sulla lingua dei suoi abitanti.
Difetti a parte, non c'è niente di speciale nelle vite di coloro che sono costretti a vivere in questa terra.
La gente si alza, fa colazione, va a lavorare – di solito è qualcosa che detesta – poi torna a casa alla sera, se tutto fila liscio, con un broncio in viso. Se  la giornata è particolarmente colorita può scappare un bacio o una litigata, poi, come dopo il carosello, tutti a dormire.
Non è niente di simile a Wisteria Lane, dove ogni giorno succede qualcosa di nuovo.
A Lima, in Ohio, il massimo dello scandalo, se proprio si punta al clue, è rappresentato da un cappello giallo abbinato a dei pantaloni verdi fluorescenti e una maglietta rosa shocking.
(Questo dovrebbe dirvi qualcosa sul numero di abitanti omosessuali nascosti nello Stato.)
A Santana non sarebbe dispiaciuto qualcosa di più vivace, di più giovanile. Aveva sempre sognato di vivere nei quartieri della cittadina di Desperate Housewives e, quando capì che ciò non sarebbe stato possibile, decise di trasformare la propria vita in qualcosa di molto simile alla trama di un probabile personaggio di  una qualunque serie tv.
Eppure Santana era ben consapevole della monotonia delle giornate di Lima e della noia di una cittadina insignificante nel cuore dell'America, quando decise di restare incatenata per sempre in quella cittadina senza infamia e senza lode, destinata ad un futuro grigio e ad un'esistenza misera.
Chi glielo aveva fatto fare? Nessuno. Nessuno le aveva puntato la pistola alla tempia intimandole di restare, era stata una sua decisione. Guidata dalle paure di una vita all'insegna dell'incerto? Possibile, ma pur sempre una sua decisione.
La latina si divertiva comunque a passare le proprie giornate lamentandosi dell'inetto che si era scelta come compagno, il “provincialotto” e “derelitto” che l'aveva, a suo dire, trattenuta in quel buco di città, impedendole di sfondare a NewYork come ballerina o cantante. Magari avrebbe unito le due cose diventando la nuova Beyoncé del secolo.
Ne aveva tutte le capacità, glielo dicevano tutti.
Era stato l'amore a impedirle di volare.
Quando finì scuola, Santana ebbe la possibilità di studiare per un breve periodo in Kentucky, a Louisville, grazie ad una borsa di studio da Cheerleader che la persona più odiosa della scuola era riuscita a farle avere. Le ci volle una litigata furiosa con Quinn con tanto di schiaffi per farle aprire gli occhi sulla realtà che stava vivendo. Non tornò subito. Aspettò ancora un paio di tradimenti prima di  tornare dritta dritta tra le braccia del suo uomo preferito.
La loro relazione era sempre stata così da che Santana ne avesse memoria.
Ai tempi del liceo lui stava con Quinn, la bionda destinata a diventare la miglior amica della latina, ma la tradiva già con la mora. C'era sempre stato un certo feeling tra quei due, un tipo di amore decisamente strano, se di amore si può parlare.
Divenne quasi ridicolo quando Santana si rese conto di essere attratta dalle ragazze e non dai maschietti, ma non fu che un periodo. Quella santa donna, sua nonna, l'aiutò a  guarirne.
Sì, in Ohio per buona parte delle persone essere omosessuale significa essere malati.
Il concetto di malattia, di per sé, è abbastanza semplice: come arriva, se ne deve andare. Esiste sempre una cura da applicare quando presa in tempo.
Abuela Lopez non aspettò neanche un batter di ciglio ad applicare la sua cura quando la nipote in lacrime le confidò il suo segreto. Sebbene all'iniziò fu tentata di sbatterla fuori di casa, pensandoci su trovò un'idea migliore per aiutarla. La tenne a vivere con sé, solo per poterla obbligare a partecipare ogni domenica alla Santa Messa dove a suon di confessioni e preghiere recitate in ginocchio sui ceci, la fece ravvedere.
Strano cosa l'amore di Dio possa fare, no?
Che la mora avesse realmente sorpassato la fase di omosessualità? A suo dire, sì.
Avrebbe negato fino alla morte di non poter fare a meno di guardare le gambe slanciate e nude delle donne che ogni giorno entravano nel suo luogo di lavoro. E che nessuno osi dire che, quando queste escono dalla porta, gli occhi di Santana cadono sul loro lato b.
Per dimostrare a tutti quanto fosse rinsavita – forse più per dimostrarlo a sé stessa - non esitò un istante a rendere partecipe della sua guarigione miracolosa il suo amico-ex fidanzato Noah.
Lui quasi svenne per l'assurdità della faccenda e la contentezza, ma l'accettò a braccia aperte. In cambio di un paio di braccia aperte, ovviamente, le chiese di aprirgli qualcos'altro. Le gambe, ad esempio.
Non è questa la parità di sessi? Una cosa per una cosa? Dente per dente?
A Lima vige ancora la legge del taglione, sì.
Erano due ragazzi dal cuore d'oro, quei due. Non due santi, ma due persone a modo. Rispettabili.
Il bullo tonto di Lima e la stronzetta di Lima Heights.
Talmente tanto minacciosi da finire a lavorare come barista lei e come operatore ecologico lui.
A dire il vero, Puck poteva ritenersi più che fortunato dell'avere ancora un lavoro con tutte le volte in cui era finito al fresco, in prigione. Piccoli furti, infrazioni da nulla.
La sua ragazza gli ripeteva in continuazione che solo un cretino poteva farsi beccare in modi idioti come quelli in cui, ogni volta, Puck veniva trovato.
Flagranza di reato: lo beccavano sempre con le mani nel sacco, il genio.
Ogni volta erano urla isteriche in spagnolo, seguite da una mazzetta ai poliziotti e dalla scarcerazione del ragazzo.
Meraviglioso cosa i soldi possano fare al giorno d'oggi. C'è qualcosa che non possano comprare?
Santana se lo chiedeva ogni mattina, guardandosi allo specchio. Guardandosi il seno nuovo che adornava il suo petto, non poteva trovare risposta migliore di “no”.
Si faceva un discorso mentale molto incoraggiante ogni volta mentre si preparava per andare a lavorare, seducente come solo il sesso in persona sa essere.
Si ripeteva che sarebbe successo qualcosa, qualcuno si sarebbe accorto di lei e delle sue magnifiche potenzialità. L'avrebbero salvata. Un uomo affascinante l'avrebbe notata, le avrebbe chiesto di sposarlo e l'avrebbe portata via da Lima e dallo schifo delle persone con cui doveva condividere l'aria, l'avrebbe fatta vivere come una regina, servita e riverita.
Non che l'ultima parte non accadesse già. Tutto ciò che Santana doveva fare quando voleva qualcosa era sbattere un po' gli occhi, aprire la scollatura e il gioco era fatto.
Alle volte si domandava anche perché si ostinasse a lavorare, avrebbe potuto mantenere sé e il suo promesso sposo senza problemi per almeno cent'anni con i soldi dei suoi genitori.
Tuttavia, essere così dipendente dalla sua famiglia la faceva stare male, quasi la portava a sentirsi soffocare.
Così lavorava.
Part-time, se proprio vogliamo dirla tutta. La ragazza aveva temuto che farsi fare un contratto a tempo pieno al Lima Bean le avrebbe rotto la schiena e rovinato la manicure.
Era finita a lavorare con due persone che non sopportava, ma aveva la speranza di poter diventare in un futuro molto vicino la dirigente del bar. Avrebbe potuto rilevarlo senza alcun problema, come già vi ho detto, i soldi non erano un problema.
Ma non era ciò a cui Santana mirava, no. Comprarlo era troppo facile.
Lei voleva guadagnarsi il titolo di proprietaria, poco contava che per farlo passasse le mattinate in ginocchio tra le gambe di un uomo che detestava, ma abbastanza carino da valerne la pena.
Non che lo guardasse veramente in faccia.
Ogni volta che Sebastian la chiamava distrattamente, lei non perdeva un secondo. Lasciava immediatamente qualsiasi mansione stesse svolgendo, rischiando più volte di mandare a fuoco il locale, si fiondava nell'ufficio del ragazzo e difficilmente usciva prima di un'ora.
Gli altri dipendenti smisero di chiedersi di cosa avessero tanto da parlare quando Rory, un povero irlandese costretto a lavorare in quel posto per poter restare in America per un altro po', li sorprese nel mezzo di un “incontro”.
Lui fu licenziato all'istante, ma le voci cominciarono a correre.
Quello che Santana dovette fare per convincere Puck del suo amore andò oltre l'immaginabile (e non è ciò che molte persone definirebbero un argomento di conversazione a prova di orecchie sensibili).
Quel giorno si recò a lavoro con il solito broncio di sempre, speranzosa di non doversi sudare la promozione.
Era  più irascibile del solito, il che era capibile. Si era resa conto poche ore prima di quanto la sua vita fosse cupa e monotona. Era rimasta intrappolata in una promessa di matrimonio che non lasciava a sperare nulla di buono.
Alle volte quasi si sentiva in colpa per la marea di corna che regnavano sulla testa del suo ragazzo, promesso sposo. Solitamente questi pensieri erano seguiti da una scusa stupidissima. Una delle preferite di Santana, quella che si diceva più spesso, era  che qualcosa dovesse pur far compagnia a quella cresta solitaria.
Aveva inoltre il dubbio che anche lui non fosse così fedele, sebbene devoto fino all'inverosimile alla latina.
Pensare che solo l'anno prima era finito dentro per aver quasi ucciso di botte un povero sciagurato che aveva trovato, al rientro dal lavoro, nel letto con la sua ragazza.
Lei disse che non aveva voluto, era stato il giardiniere ad obbligarla e che, per non perderci dei denti, aveva semplicemente giocato il gioco dell'aggressore. Puck se la bevve senza batter ciglio.
Avrebbe fatto di tutto pur di tenere per sé quella meraviglia latina dalla pelle bronzea, i lineamenti definiti e un seno che avrebbe potuto tener occupati cinque uomini a volta.
Era la sua meraviglia.
Per questo aveva deciso di metterle un anello al dito con la promessa di sposarla. Sperava che, almeno in quel modo, avrebbe tenuto alla larga gli sprovveduti che miravano ad approfittarsene.
Folle, folle come solo un innamorato può essere.
Santana entrò nel locale e dopo essersi cambiata, si mise a lavorare. Non passarono neanche cinque minuti che il titolare la chiamò nel suo ufficio.
La mora dovette mettere da parte tutto il suo malumore perché, per il momento, la possibilità di ottenere il bar era la sua massima aspirazione. Sarebbe stata una fonte di reddito quasi inesauribile.
Entrò nella stanza, il ragazzo non aveva ancora abbassato le tapparelle. Era chiaro che a Sebastian oggi andava di perdere tempo.
“Se speri che lo faccia in mondovisione, puoi provare a farti togliere due costole e succhiartelo da solo.”
Il titolare, un ragazzo giovane almeno quanto Santana e estremamente attraente, si limitò a scuotere il capo, come ritenendo che rispondere alla latina sarebbe stata solo una perdita di tempo.
Si sedette alla scrivania con calma e con estrema eleganza. Si era creato uno strano silenzio a cui nessuno dei due era abituato.
Solitamente, non avevano neanche il tempo per dirsi ciao.
“Sì, forse dovrei farlo. Sicuramente riuscirei a raggiungere risultati migliori dei tuoi.”
Quando Sebastian si decise a risponderle, lo fece con lo sguardo puntato sull'orizzonte fuori dalla finestra. Sempre senza guardarla, percependo che l'altra fosse rimasta esattamente dove l'aveva lasciata, ossia alla porta, le fece segno con una mano di prendere posto a sedere davanti a lui, dall'altro lato della scrivania.
Questa si che era una novità. Che Sebastian si fosse dato ai giochi di ruolo?
Santana non si fece pregare, si tolse il grembiule e si sedette con ben poca grazia.
“Non lo metto in dubbio. Sappiamo entrambi che hai una certa esperienza con i ragazzi.”
“A differenza tua, a me i ragazzi piacciono realmente.”
C'era questa cosa, tra loro. Erano consapevoli l'uno dei gusti dell'altro e sebbene entrambi ripudiassero il sesso opposto, non disdegnavano dei sani rapporti tra loro.
Cose da diventar matti, se solo uno si fermasse a ragionarci su.
“Per quanto mi piacerebbe stare qui a parlare con te, ed è relativamente poco, ho del lavoro da fare di là. Quindi perché non andiamo dritti al sodo?”
Sebastian abbassò per un momento lo sguardo sul cavallo dei propri pantaloni, i giochi di parole di Santana erano sempre estremamente demotivanti. Battute talmente tristi da rendere depresso qualsiasi essere vivente nelle vicinanze.
“Pazienta, Lopez.”
Fu tutto ciò che disse. Aprì uno dei cassettoni della scrivania a cui entrambi erano seduti e, dopo una breve ricerca, tirò fuori un plico di fogli abbastanza corposo.
Lo posò sul legno, girandolo di modo che Santana potesse leggerlo. Prese una delle tante penne vicino alla tastiera del computer che adornava l'angolo della scrivania, e l'avanzo alla mora.
“Che roba è?”
“Non sai leggere?” La rimbeccò lui, prontamente.
Santana gli lanciò un'occhiata storta, gli avrebbe volentieri tirato in faccia quell'ammasso di fogli. L'avrebbe quantomeno deformato.
Santana aspettò, fece correre le dita lungo la carta, calcando con i polpastrelli le lettere  che spiccavano maggiormente poiché in carattere maggiore.
Recitava: cessione di immobile a titolo gratuito.
“Una donazione?”
Sebastian alzò un sopracciglio, guardandola come se fosse una pietanza di terza scelta con tanto di capello nel piatto e per di più servita fredda.
“Ti facevo più sveglia, non sono più così sicuro di volerti lasciare la baracca.”
Santana quasi ebbe un infarto.
Lo guardò a bocca aperta, incapace di proferir parola. Com'era successo?
Qualcuno lassù aveva ascoltato le sue preghiere e si era finalmente deciso a farle un favore.
Ma la donna, si sa, è diffidente per natura. Quindi, quando  l'unica parola che sarebbe dovuta uscire dalle sue labbra era 'grazie', ciò che pronunciò fu “perché?”
Sebastian alzò le spalle. “Ne ho abbastanza di questa cittadina inutile. Me ne vado e non voglio ricordi.”
Non c'era esitazione nella sua voce, solo sicurezza. Santana si disse che in un altra vita, le sarebbe piaciuto avere la stessa decisione del ragazzo, avere il coraggio di abbandonare tutto e andarsene come lui.
“In meno di una settimana sarò a miglia e miglia da qui, con la sola speranza di non mettere più piede a Lima. Non che me ne freghi qualcosa, ma vorrei evitare che questo posto chiudesse in un  mese. È l'unica cosa che anima un po' la vita di voi sfigati. Quindi adesso perché non smetti di fare domande e semplicemente firmi quei fogli?”
Non se lo fece ripetere due volte. Anche a rischio di sbagliare, Santana mise una firma su ogni foglio che riportava uno spazio adatto per poter firmare.
Furono due minuti di silenzio e scarabocchi, poi Santana finì.
“Adesso.. come funziona?” Domandò la latina, ancora incredula. Non vedeva l'ora di poter tornare a casa dal suo ragazzo a dirgli che finalmente avrebbe smesso di lavorare. Niente più orari fissi, niente di niente. Avrebbe gestito tutto da casa, stava per diventare una vera Signora.
“Di solito, si ringrazia.” Suggerì la voce pacata del ragazzo.
Santana diventò verde, solo il pensiero di dire grazie le bloccava il respiro e le faceva venire voglia di vomitare.
Ma chiaramente, non era alle parole che Sebastian era interessato.
Gli fu sufficiente far saltare il bottone dei suoi jeans e abbassarsi la zip per far capire a Santana quale tipo di ringraziamento volesse.


-TheGayShark 

   
 
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