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Autore: Sly thefc    25/03/2015    1 recensioni
"Arrivarono lettere d’infiniti dettagli sui luoghi, ma soprattutto dei loro abitanti. Descritti a volte come alati, a volte come enormi, ma sempre come paurosi e possenti, queste creature governavano le terre sconosciute.
I capi si armarono di forza e buona volontà e istituirono delle scuole per cacciatori esperti.
I più bravi erano scelti e mandati insieme sul campo, in missioni pericolose di pura caccia, mentre i più deboli erano scartati e mandati sul campo solo in ricognizione.
La conquista dei nuovi territori ebbe inizio."
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 4- L'orgoglio che uccide

L’addetta alla gilda fornì tutti i dettagli raccolti riguardanti la nuova creatura scoperta. Non aveva le ali, anzi, pareva essere un mostro prevalentemente marino. Di stazza media, aveva dei cristalli sul dorso che conducevano elettricità. La sua coda era tozza e muscolosa, sul muso allungato c’erano varie corna, anche loro elettriche. Si muoveva con agilità sia sulla terra ferma sia in acqua, da dove coglieva alla sprovvista le sue prede, tramite un getto d’acqua potentissimo. Quanto fossero potenti le sue scariche elettriche, non era dato a sapere.
Apparentemente, quella bestia non aveva punti deboli.
Prese le loro armi, Marina le doppie lame, Zang la lancia, Keura e Laodra i soliti arco e katana, aspettarono che il traghetto fosse pronto per salpare.
Nel frattempo, Marina confessò di aver seguito le imprese di Laodra da subito, non appena seppe che nella sua prima missione utilizzò la sua spada lunga per proteggere un compagno.
Poi gli fece una domanda.
“Lo sai perché fosti punito quella volta?”
Un quesito semplice all’apparenza, ma che nascondeva mille significati.
“Fui punito per aver violato la prima regola, anche se non propriamente.”
“Non propriamente? Ti sarà parso di aver previsto tutte le mosse del mostro, ma se ti fossi sbagliato? Se la creatura non avesse esitato, non solo avrebbe ucciso te e il tuo compagno, ma avrebbe anche potuto annientare i due rimasti con facilità, per via del numero. Non prendere sotto gamba la prima regola e cerca di pensare prima di agire. Soprattutto, non credere che la tua vita valga meno di quella degli altri, mai.”
Il giovane fu colto da un leggero sconforto. La critica aveva come scopo quello di aiutarlo, ma fa sempre un po’ male all’orgoglio sentirsi correggere, anche da chi ha più esperienza.
L’ultima frase fu quella che gli occupò più tempo nella riflessione. Non ci aveva mai pensato, ma forse quel giorno aveva agito proprio perché si sentiva inferiore e inutile, anzi si potrebbe proprio affermare come una certezza. Non a caso, gli capitò anche in seguito di avvicinarsi al rischio per dimostrare di che pasta fosse fatto.

La prima in classifica diede quindi all’ultimo, consigli e spunti di riflessioni e, mentre l’umile Laodra veleggiava nei meandri della sua mente, la campana che segnalava l’inizio di un viaggio per una missione urgente suonò.
Molte delle genti scesero in piazza a salutare i coraggiosi cacciatori, soprattutto perché almeno la metà della popolazione si aspettava di non vederli mai più.
I genitori del più giovane tentarono di dissuaderlo, invano, mentre il padre di Keura non fece altro che incoraggiarlo.
Scelsero la destinazione e il traghetto si mosse verso le terre sconosciute, più precisamente verso l’isola denominata “Seeland”. Era un’isola molto vasta, caratterizzata dalla presenza di un lago occupante un quarto della terra emersa, collegato direttamente col mare: il luogo ideale per una creatura adatta sia all’acqua sia alla terra.
Durante il tragitto, gli spadaccini approfittano del tempo perso per aumentare l’acutezza delle loro armi al massimo, in modo da ottenere risultati ottimali.

Laodra notò subito la particolarità delle doppie lame di Marina, sulle quali era incisa una frase ciascuna, da formare una sorta di poesia.
“Sempre in moto, verso l’avanti” diceva la spada destra;
“Ogni giorno, crescendo più forti” recitava la sinistra.
Era così curioso di sapere cosa significasse esattamente, ma soprattutto di conoscere da chi venissero quelle due frasi, che glielo si poteva leggere in faccia.
“Sai quante vittime ha mietuto la curiosità? Se fosse una cacciatrice concreta, sarebbe senza dubbio la prima in classifica, quindi fai bene a esitare.”
Marina lo lasciò di stucco e, quasi spaventato, Laodra decise di non porre nessun quesito, anche se, in realtà, quella sua affermazione non faceva altro che accrescere in lui colei che, se fosse possibile, sarebbe la prima nella graduatoria.
Il traghetto colpì la costa dell’isola e i cacciatori sussultarono.
Il momento era giunto.
Si muovevano con cautela cercando di non far rumore. Percorsero la parte interna, intorno al lago, ogni angolo dell’isola, senza trovare tracce della creatura. Stanchi, sollevati ma anche affranti, si addormentarono accanto a un falò e al loro risveglio percepirono un’aria elettrica.
Guardarono il mare e videro una misteriosa luce blu muoversi. Era ammaliante e interessante, ma quando dall’acqua saltò fuori il mostro tanto ricercato, per poi rituffarsi, i cacciatori dovettero mettersi in posizione.
Non potevano colpirlo in acqua se non con le frecce, e proprio queste dovevano attirarlo sulla terraferma. Ogni volta che si faceva vedere, due frecce lo colpivano, ma, dopo tre o quattro volte, la creatura si stancò.
I cacciatori persero di vista la bestia e rimasero appostati per ore, fin quando alle loro spalle, probabilmente approfittando del lago interno, quella si erse in tutta la sua maestosità.
Marina fu la prima ad attaccare, lanciandosi contro la belva, seguita a ruota da Zang e infine dal più pauroso Laodra. Keura si era riposizionato in seconda linea e, da lì, massacrava con le sue frecce.
Sembrava tutto andare per il meglio, quando i cristalli sulla schiena del mostro s’illuminarono e, dopo pochi secondi, liberarono la scarica elettrica generata. Con abilità, e anche con un po’ di fortuna, i quattro la evitarono.
Dopo questa scarica, la creatura era affannata, o così pareva, e Laodra ne approfittò per lanciarvisi addosso con tutta la sua forza.
Purtroppo la bestia era intelligente e meschina, stava fingendo.
Il trucco funzionò e attirò la spada lunga del più giovane, che fu schivata con estrema facilità. La katana di Laodra si conficcò nel terreno e non volle uscirne. Superato un breve istante di panico, il prodigio abbandonò l’arma ed evitò i morsi del mostro. Adesso praticamente erano in tre, contro un mostro che stentavano ad uccidere anche in quattro.

Marina ordinò a Keura di lanciare una delle due frecce esplosive verso il terreno dove la spada lunga era incastrata, ma Laodra glielo impedì ed ebbe un lampo di genio.
“Non sprecare quelle frecce per un mio errore! Mira ai cristalli sul dorso, Keura, quelli sono la sua forza e al contempo la sua debolezza!”
Il presuntuoso decise di ascoltare quella che lui considerava la voce della sapienza e colpì.
Un gemito seguito da un grido di rabbia mista a disperazione percorse tutta l’area dell’isola. Non capendo da dove venisse la freccia, essendo Keura nascosto dietro una roccia, la creatura si diresse rapida, troppo rapida, verso Marina, che evitò il raggio d’acqua, ma non poté fare nulla contro gli artigli del mostro che colpirono l’elmo, facendolo volare in un punto imprecisato.

Rivelò i suoi capelli rossi di media lunghezza, che mettevano in risalto i suoi occhi verdi. Era davvero bella nell’estetica, se non fosse per una lunga cicatrice che partiva dal sopracciglio e arrivava fin sopra alle narici. Ci fu un istante quasi eterno, in cui mostro e ragazza si guardarono negli occhi. Zang si tuffò sulla bestia, interrompendo quell’infinito momento. I riflessi del mostro gli permisero di girarsi e di dare un colpo di coda davvero potente al ragazzo, che subì un’ulteriore scontro con una roccia.
Aveva violato la prima regola.
A quel punto, cominciò una sorta di effetto domino. Marina, sentendosi una specie di protettrice nei confronti del più giovane, guardò Laodra che, sconvolto, si accasciò a terra, con le lacrime riganti il suo volto. Non badò al mostro che poteva ancora colpirla. Fortunatamente, per così dire, la colpì alla vita, dove l’armatura poteva attutire il colpo.

Keura continuava a lanciare frecce, ma smise non appena la creatura si accorse di lui.
Questa caricò il suo getto d’acqua, mentre l’arciere fece lo stesso con la sua freccia esplosiva.
Marina non riusciva a urlare, solo a gridare sottovoce al presuntuoso di spostarsi, mentre Laodra correva verso di lui piangendo, pregandolo di spostarsi. Non avrebbe mai sopportato l'idea di veder spegnere un'altra vita di fronte ai suoi occhi.
La ragazza si alzò e si mosse, imprecò contro la prima regola e cominciò a ferire il mostro con le sue doppie lame, incessante.
“Non serve a nulla!”
Urlò disperata e cominciò anche lei a rammaricarsi.
Tutto avvenne in un tempo veramente breve, anche se sembravano passare ore ad ogni passo, non importava di chi questo fosse.
Era una gara a chi aveva più puntualità e più precisione, qualità difficili da accostare a una personalità come quella di Keura, sempre in cerca del meglio.

Lui ancora preparava il colpo, quando il mostro sferrò il suo, caricato abbastanza da essere distruttivo per qualsiasi armatura, fisica e mentale.
   
 
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