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Autore: Vavi_14    26/03/2015    3 recensioni
A pochi mesi dalla morte dei loro genitori, Itachi e Sasuke si ritrovano improvvisamente soli, obbligati a coniugare gli studi con la gestione di un'Azienda prestigiosa che il maggiore ha ereditato in quanto primogenito della famiglia Uchiha. In questa situazione già ostile accadrà un fatto imprevisto che sconvolgerà per sempre le vite dei due fratelli. Starà a loro decidere se arrendersi alla crudeltà del fato, oppure continuare a lottare assieme per riemergere dal baratro che minaccia di inghiottirli per sempre.
***
Ho deciso di provare a pubblicare una long alla quale sono molto affezionata, perciò spero tanto di riuscire a far appassionare anche voi.
La storia contiene più di un nuovo personaggio e l'OOC è solo per sicurezza, io ho fatto del mio meglio! :)
[Prologo modificato]
Buona lettura!
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 21
Nelle tenebre








E così si ritrovava a dover percorrere i corridoi di quel maledetto ospedale ancora una volta, con un peso enorme che gli gravava sulle spalle e che sapeva non si sarebbe mai alleggerito.
Naruto giaceva sul lettino con una spessa fasciatura che gli circondava la fronte, mentre Jiraya, accanto a lui, cercava invano di allungarsi per aprire la finestra, sopportando in silenzio le dolorose fitte alla spalla.
Quando Itachi entrò nella stanza accompagnato da Shisui, entrambi si voltarono e sui loro occhi calò una patina di immenso dispiacere.
“Itachi-san, io..” cominciò Naruto, tentando di mettersi a sedere.
Lui lo fermò con un gesto della mano e salutò Jiraya con una rapida flessione della testa, dopodiché si accomodò su una sedia accanto a loro.
Shisui rimase fuori dalla porta ad aspettare.
“Non so davvero come scusarmi con voi”
Il suo tono di voce era più basso del solito. “E' colpa mia se siete qui dentro.”
Naruto strabuzzò gli occhi e cominciò ad agitarsi.
“Ma che dici, Itachi-san? Non sono neanche stato capace di aiutare il mio migliore amico, non mi merito le tue scuse”
Sul volto di Itachi si aprì un debole sorriso poiché, sebbene conoscesse Naruto da molto tempo, ogni volta riusciva sempre a stupirlo. Sapeva che avrebbe fatto qualsiasi cosa per suo fratello.
“Erano in tre” cominciò Jiraya, massaggiandosi la spalla lussata. “So che è difficile da credere ma..da come erano vestiti, avrei giurato fossero-”
“Ninja!” concluse Naruto, con un dito alzato.
Itachi guardò entrambi, senza sapere bene come rispondere.
“Ninja?!?” sentirono esclamare subito dopo, da una voce che proveniva da fuori. Videro una testa fare capolino da dietro lo stipite della porta.
“Scusate – disse Shisui, ignorando l'occhiataccia di suo cugino – è che non ho potuto fare a meno di ascoltare. I ninja non esistono più da diversi secoli ormai.”
Si era avvicinato a loro, deciso a prendere parte alla conversazione.
“Hanno usato degli strani fumogeni e poi sarei pronto a giurare che uno mi ha piantato in testa una katana. Con tutto il fodero, per fortuna.”
Se fosse stata una situazione diversa, Shisui sarebbe sicuramente scoppiato a ridere. Invece guardò Naruto, indeciso se credergli oppure dare la colpa alla forte botta che aveva ricevuto.
“Sono riusciti a seguirmi mente accompagnavo Sasuke da voi, eludendo i poliziotti che perlustravano la zona. Senza dubbio sono veloci ed addestrati” commentò Itachi, cercando di far quadrare le informazioni.
“Ma insomma Itachi – sbottò Shisui, che non riusciva più a trattenersi – delle katane? Mi sembra alquanto surreale.”
Il cugino sospirò. Aveva sperato che parlando con Naruto e Jiraya sarebbe riuscito a mettere insieme i pezzi, ma adesso la sua mente sembrava più confusa di prima.
“Che hai intenzione di fare adesso, Itachi-san?” gli chiese ad un tratto Naruto, interrompendo il silenzio. Era difficile ragionare mentre il suo cervello stava ancora elaborando ciò che era successo qualche ora prima. L'ultima cosa che avrebbe desiderato era proprio mettere a repentaglio la vita di altre persone accanto a lui, ma la situazione si era fatta insostenibile e senza l'aiuto di qualcuno, ormai lo aveva accettato, non sarebbe andato da nessuna parte.
“L'uomo che mi ha contattato vuole stringere un accordo. Se la Polizia non dovesse riuscire a trovarlo, allora sarò costretto ad accettare.”
“Cosa?!” esclamò Shisui, destando l'attenzione di un infermiera che passava lì vicino. Si guardò intorno furtivo per accertarsi di non aver svegliato mezzo ospedale, dopodiché continuò.
“Non puoi metterti alle dipendenze di quel farabutto, Itachi. Qui è di mafia che stiamo parlando, se accetterai il suo patto per te sarà finita.”
“Qual'è l'alternativa?” gli domandò il cugino.
Naruto spostò lo sguardo dall'uno all'altro, senza sapere come intervenire. Era già stufo di rimanere sdraiato su quel lettino con le mani in mano. Voleva aiutare Itachi nel trovare una via d'uscita, un'alternativa alla peggiore delle ipotesi, ovvero quella di diventare socio con l'uomo la cui identità rimaneva ancora segreta.
“Ci penseremo – intervenne il biondo, battendo un pugno sul palmo della mano – Sasuke mi ha detto che la Polizia ha messo sotto controllo anche le Poste locali. La linea telefonica è continuamente sorvegliata e, a meno che non abbia un elicottero, sarà difficile per lui contattarti.”
Shisui annuì. “Questo è vero. E se ci tiene a fare questa trattativa, di sicuro dovrà trovare un modo per parlare con te, anche se questo metterà a repentaglio la sua sicurezza. Quindi prima o poi riusciremo a scovarlo.”
Jiraya aveva ascoltato i ragionamenti dei tre ragazzi in silenzio, fino a quando Itachi scorse sul suo volto un'aria austera che per un momento gli ricordò suo padre.
“Dobbiamo considerare anche un'altra possibilità. So che può sembrarvi assurdo ma...potrebbe anche decidere di mandare all'aria tutto e non concludere l'accordo.”
Naruto guardò suo zio come se non condividesse quell'ipotesi. “E che ne sarebbe di Sasuke?”
Itachi lanciò un'occhiata al ragazzo e gli fece capire che, sebbene neanche lui avrebbe voluto considerare quella possibilità, non avrebbero di certo potuto escluderla a priori. Era necessario agire con cautela per evitare di commettere errori fatali.
“Ti conviene dormici su, Itachi – disse Jiraya – so che è difficile, ma domani potrai ragionarci a mente fresca. Inoltre avrai le prime notizie dalla Polizia e potrai regolarti di conseguenza. E non preoccuparti per noi, staremo benone.” concluse, scompigliando i capelli al suo biondo compagno di sventure.
Itachi, dopo un attimo di esitazione, annuì e, ringraziando entrambi per aver condiviso con lui ciò che sapevano, si congedò assieme a Shisui.

Quando arrivarono a Villa Uchiha erano le dieci e mezza passate. Itachi sentiva le palpebre pesanti ed un continuo pulsare nelle tempie come se avesse un tamburo nel cranio. Era stanco di fare congetture, non aveva neanche più la forza per pensare. Shisui avrebbe voluto salutarlo senza tormentarlo oltre, ma aveva un interrogativo che gli frullava nella testa e non riuscì a fare a meno di esternarlo.
“Mitsuki lo sa?”
Si sedettero entrambi al tavolo della cucina. Itachi appoggiò i gomiti sul legno e cercò di mantenere la testa alta per diminuire la nausea. Fece un'enorme sforzo di volontà per rispondere a quella domanda.
“Le manderò un messaggio per dirle che il piano della Polizia non ha funzionato e che sto bene. Il resto non è necessario che lo sappia, non adesso.”
Shisui annuì, aveva immaginato una simile risposta e non disse altro. Insistette per rimanere a dormire lì quella notte, ma Itachi lo pregò di tornare a casa sua e di lasciarlo solo per qualche ora. Sarebbe stato difficile, forse, ma l'indomani avrebbero di nuovo affrontato la faccenda a testa alta. Insieme.

 

Quando gli tolsero la benda dagli occhi, attorno a sè non vide altro che mura sgretolate, una minuscola finestra dalla quale penetrava una debole luce artificiale ed una lampadina fulminata appesa al soffitto. Nella stanza non c'era altro. Lo adagiarono a terra, in un angolo della camera e si dileguarono nel giro di qualche secondo. A giudicare dall'odore di chiuso che permeava quell'ambiente, doveva trattarsi di un edificio abbandonato e quella stanza, immersa nella penombra, sembrava quasi trovarsi in un sotterraneo.
Sbatté le palpebre due o tre volte per cercare di mettere a fuoco i contorni. Quando i sensi ricominciarono a funzionare gli arrivò una fitta dolorosa ai polsi, gravemente scheggiati dal ferro delle manette. Sentiva anche le braccia doloranti e un gran mal di testa che lo manteneva in uno stato di semi coscienza. Inoltre non aveva più le stampelle, ma fortunatamente negli ultimi giorni il ginocchio era migliorato molto e poteva riuscire a camminare da solo.
Ad un tratto scorse, tra le ciocche sudate che gli coprivano il viso, due persone che si avvicinavano lentamente alla stanza. I primi due piedi portavano un paio di scarpe nere col tacco, gli altri due dei mocassini laccati con una cinghia argentata sopra.
Decise di rimanere immobile a testa basta. Avrebbe tenuto d'occhio i movimenti dai loro piedi e niente di più.

“E' giovane” sentì dire da una voce femminile.

Il proprietario dei mocassini entrò nella stanza, appostandosi accanto ad un muro, con le braccia conserte. “Avrà più o meno la sua età, signorina.”
La ragazza che aveva parlato portava un lungo abito blu elettrico con uno spacco sulla coscia destra. Il suo sguardo era curioso e negli occhi dorati le brillava un'innocenza da bambina. Teneva i capelli castani raccolti in uno chignon in cima alla testa e sembrava ondeggiare sui tacchi con grande maestria. Lanciò un'occhiata allo strano bodyguard che l'aveva accompagnata e fece qualche passo verso Sasuke. Lo strambo omone portava un ridicolo paio di occhiali da sole, completamente inutili in un luogo tenebroso come quello. La sua enorme stazza faceva pensare che gli abiti eleganti che indossava fossero stati fatti su misura per lui. Aveva un tono di voce profondo e fermo.
“Non le consiglio di avvicinarsi a lui, signorina” intervenne, intuendo le intenzioni della ragazza.
Lei restò qualche minuto ad osservare Sasuke, dopodiché si girò verso l'omone, perplessa.
“Come mai è ridotto così male? Di solito lo zio tratta bene la sua merce di scambio.”
Iwao, così si chiamava lo strano uomo, si tirò su la manica della giacca, mostrando un livido rosso che si estendeva per buona parte del braccio.
“E' stato lui ad iniziare, signorina. Se non avesse fatto resistenza, non avremmo dovuto usare la forza.”
Lei annuì, per poi tornare a rivolgere la sua attenzione al nuovo arrivato.
“Sei proprio un cretino” gli disse alzando la voce.
Sasuke non accennò ad un minimo movimento, fino a quando la vide avanzare a passi decisi verso di lui fino a chinarsi alla sua altezza. Gli afferrò il mento e lo sollevò per poterlo guardare in viso. Lui si liberò dalla presa con un gesto netto e, per la sorpresa, la costrinse ad indietreggiare. Iwao si era avvicinato a lei, intimandole di lasciarlo stare.
“Non..toccarmi”
Fu l'unico suono che riuscirono a udire dalle sue labbra. La ragazza, superato lo spavento iniziale, tornò a sorridere.
“Ah, ma allora non sei muto!” esclamò, non nascondendo un po' di soddisfazione. “Sentiamo, ce l'hai un nome, Intouchable?”
Anche questa volta Sasuke non reagì. Lei sospirò, rassegnata.
“E va bene. Vorrà dire che per il tempo che starai qui ti chiamerò Intouchable.”
L'uomo sospirò. “Signorina Kaori, quante volte dovrò ripeterle che non è saggio fare amicizia con gli ostaggi?”
La ragazza sbuffò e cominciò ad allontanarsi assieme al suo accompagnatore.
“Non sto mica facendo amicizia. Sto solo cercando di passare il tempo, Iwao-san!”
Sentì i loro passi allontanarsi ed il rumore dei tacchi farsi sempre più flebile, fino a quando il mondo divenne nuovamente nero e perse conoscenza.
















****
Ciao a tutti, sono di nuovo qui! :)
In questo capitolo abbiamo un primo squarcio di ciò che sta succedendo a Sasuke, più avanti continuerò a dividere la storia in due parti, per darvi una panoramica della situazione di entrambi i fratelli. Spero tanto che continuiate a seguirmi, dato che adesso siamo proprio nel bel mezzo della vicenda. Colgo l'occasione per ringraziare coloro che sono arrivati fin qui e vi ricordo nuovamente che, qualora vi faccia piacere, sarei onorata di ricevere la vostra opinione su cosa sta accadendo, su come per voi sta procedendo la storia, su quello che vi piace o quello che non vi convince. Per un autore l'opinione dei propri lettori è la cosa più importante! :)
In ogni caso spero abbiate apprezzato il capitolo, vi auguro un buon fine settimana e a presto!



Vavi

  
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