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Autore: Uzumaki_Devil_Dario    26/03/2015    3 recensioni
Se ormai conosceva abbastanza bene il compagno ranger, e poteva dire assolutamente di sì, aveva già un'idea di quello che gli frullava in testa, anche se ancora non aveva detto nulla chiaramente. E per questo, sapeva, il capitano Kakashi avrebbe avuto qualche problema per le mani.
"Scommetto che stai pensando di essere rimasta sola: non è così."
Chi era mai quell'uomo bianco che la induceva ad avere così tanta fede per il suo futuro?
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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"Cacciatori di scalpi, dite?"
"Questo è il nostro timore, Argento Sfregiato."
Il capo ranger Kakashi aveva di che condividere le preoccupazioni del capo della tribù. Ne aveva ricevuti fin troppi di avvistamenti di cacciatori all'interno dei territori indigeni che circondavano la catena delle montagne Chiricahua. Le prime segnalazioni non lo avevano turbato più del necessario, quanto bastava per mandare qualcuno dei suoi sottoposti a controllare i posti segnalati.
Se, invece, si riceveva il rapporto di un'improvvisa sparizione di un intero gruppo di Apache, la cosa andava presa con la dovuta serietà, al punto che lui stesso si era dovuto mettere in sella e, insieme ai migliori membri del corpo dei ranger, indagare personalmente sulla questione.
Le terre sopra il confine con il Messico erano le più complicate da vigilare, soprattutto quelle tra le Chiricahua e i monti Dragoon, territori appartenenti agli autoctoni ma troppo spesso violati dai passaggi senza consenso di mercanti spacciatori, schiavisti, ladri e, appunto, cacciatori di scalpi.
"Siete certi di questo?" chiese, per ulteriore sicurezza.
Il capotribù annuì estremamente convinto "Ugh...! Tre soli fa uno dei fratelli Occhi di Falco è arrivato con messaggio per annunciare visita di suo capo e di suoi figli. Il giorno di ieri sarebbero dovuti giungere qui, ma nessuna traccia di loro e nessuna risposta dai segnali di fumo da noi mandati. Inviato uno dei miei alla ricerca e lui trovato tracce di cavalli... insieme ad altre tracce provenienti da direzioni diverse."
Sakura, la ranger dalla mente più ferma, avanzò la più plausibile delle ipotesi "Un'imboscata, quasi certamente. Dove sono state trovate quelle tracce?"
A risponderle fu uno degli altri indiani seduti in cerchio nella tenda, l'uomo che era andato a cercare i fratelli scomparsi "Su striscia di terra fra fiume e punta nord delle montagne. Le tracce straniere provenivano dall'altra riva, di questo sono sicuro, e quelle dei fratelli Occhi di Falco si interrompono lì: non sono tornati indietro e non sono andati avanti. Spariti tutti quanti loro."
"Tutto chiaro." concluse Kakashi "Gli Occhi di Falco si sono imbattuti in quei cacciatori di scalpi mentre venivano qui e questi sono piombati loro addosso. Se non ci sono altre impronte, probabile che dopo l’agguato abbiano fatto marcia indietro avanzando nel fiume. Bowie è la città più vicina, quindi si saranno diretti quella parte."
"Se fosse così, per quegli Apache potrebbe già essere troppo tardi?"
"Temo di sì... ma temo anche per la loro tribù rimasta senza il loro capo e con meno guerrieri a difenderla. Ora come ora, potrebbero essere alla portata di qualunque attacco di briganti o peggio."
Sopra gli zigomi sporgenti del capotribù, i suoi occhi si spalancarono, preoccupati dalle sorti dei loro fratelli rossi.
"Woah...! Argento Sfregiato, Lancia Rovente ti implora. Vai in soccorso dei nostri fratelli Occhi di Falco, proteggi loro e loro accampamento di figli indifesi."
"È esattamente quello che ho intenzione di fare." così stabilì Kakashi nel rialzarsi e rimettersi il cappello in testa "Ci metteremo subito a inseguire quelle carogne che li hanno assaliti."
In segno di immensa riconoscenza, tutti gli Apache seduti in cerchio dentro il tepee si prostrarono, affidando nelle loro mani il destino dei compatrioti scomparsi.
Usciti dalla tenda, Kakashi e Sakura tornarono dove avevano lasciato i cavalli, che nel frattempo avevano fatto da intrattenimento a un gruppo di ragazzetti indiani molto vispi e curiosi. Uno di loro porse a Sakura una soffice e lunga piuma di aquila bianca, un dono che la ranger accettò con delizia e legò alla federa del cappello.
"Intende andare lì, capitano?" domandò a Kakashi.
"Cercheremo il posto in cui i cacciatori hanno assalito gli Occhi di Falco e da lì percorreremo il fiume verso est. Ognuno di noi seguirà una sponda: anche se Bowie è la loro meta più probabile, non possiamo sapere se in realtà devieranno prima e se lo faranno verso nord o verso sud."
"E se dovessero farlo verso la loro tribù per prendersi anche i loro scalpi? Finirà che non li raggiungeremo mai in tempo."
"Beh..." Kakashi s’issò sulla sella "Siamo noi due a essere sul lato sbagliato delle montagne. In tal caso, se quei balordi si dirigeranno verso gli accampamenti a sud, è molto più probabile che finiranno per incontrare quei due."

Le braccia le facevano male, stanche di reggere il peso del suo corpo, appesa com'era per i polsi alla fune legata al soffitto. Anche la testa le doleva, gli occhi dalle palpebre pesanti riuscivano a malapena a farle vedere il suolo sul quale stava sospesa a pochi piedi, le orecchie coglievano gli echi indistinti delle urla e risate degli uomini che la attorniavano. Quanti erano? Tanti, di questo era certa. E sopraggiunse un'altra voce che fece in modo di farsi sentire sopra tutte le altre.
"E allora, Carlito? Questa cabezuda* s'è decisa a dire qualcosa?"
"No, señor. Pare mezza addormentata e non si sbriga a riprendersi."
"Per forza, l'hai colpita col calcio del winchester. Sulla tempia, pure! Ringrazia che non è muerta!"
"E che differenza fa se vive o muore? Perché non ci prendiamo pure il suo scalpo e basta?"
"Hato de tontos*, vi devo spiegare tutto io? Ci serve un Apache vivo per uscire da questo territorio di selvaggi. Già è tanto che da quell'accampamento siamo riusciti ad arrivare fin quassù e prendere di sorpresa quell'altro gruppo! Ora piantatela di sembrare tanto scemi e muovetevi a svegliarla un poquito!"
Poco dopo aver udito quest'ultimo schiamazzo, fu scossa da un getto di acqua fredda che le fu lanciata addosso, talmente improvvisa e talmente gelida che per un momento credette di aver perso l'intera sensibilità del corpo. Nondimeno, ciò la fece svegliare del tutto, pur con qualche colpo di tosse e i capelli bagnati che si appiccicavano sulla faccia. Tornò anche a vedere chiaramente, poco per volta, osservando meglio la baracca in cui si trovava e recuperando le ultime memorie antecedenti lo svenimento... ricordi di quei visi pallidi cacciatori che erano sbucati fuori dal nulla, erano venuti addosso a loro attraversando il fiume e avevano preso a sparare a lei, a suo padre e ai loro guerrieri. Rammentò di aver visto i suoi fratelli perire uno dopo l'altro, cadere rovinosamente da cavallo e finire nella polvere, versando il loro sangue sulla terra arida. Anche lei, subito dopo aver sentito un dolore perforarle la gamba, era caduta a terra... e subito dopo, un urto violento alla testa doveva averle fatto perdere i sensi.
Ora era nuovamente sveglia e conscia di quello che era successo. Suo padre e i suoi fratelli erano stati uccisi tutti da quegli uomini bianchi e lei adesso era loro prigioniera. Era rimasta sola, alla totale mercé di quegli stranieri che volevano usarla o farle del male, o tutte e due le cose. E la sua gente della tribù, con così tanti dei loro guerrieri morti, era spaventosamente sola e con pochi protettori.
"La signorina selvaggia s'è svegliata."
"Bueno. E allora cominciate a chiederle quello che ci serve sapere."
L'approccio con cui uno di loro si avvicinò a lei non piacque affatto all'indiana appesa.
"Dunque, signorinella, saresti così gentile da dirci come ce ne andiamo da questo territorio troppo pieno di diavoli rossi?"
Lei e suo padre avevano ospitato spesso, all'accampamento, degli uomini bianchi conosciuti per essere i vigilanti di quelle terre, il cui compito era mantenere l'ordine tra le tribù Apache e le comunità degli americanos. Rangers, così loro si definivano. Durante quegli incontri occasionali aveva avuto modo di apprendere alcune parole della loro lingua. 
Adesso, però, panico e disperazione le confondevano tutto nella testa, impedendole di ricordare qualsiasi parola degli americanos che avesse imparato, anche qualora avesse saputo dire quelle necessarie a rispondere a qualunque cosa quell'uomo le stesse chiedendo. E il suo silenzio, a quel gruppo di bandidos, non piacque per niente.
"E allora? Maledetta cagna indiana, di' qualcosa! Non abbiamo tutta la dannata notte!"
"Inutile, Carlito, lascia perdere." decise infine il señor "Questo è il silenzio di chi non capisce un'acca di quello che gli si dice."
"Facciamola finita, allora. Prendiamoci pure il suo scalpo."
Pensò che non potesse provare più paura di così... eppure questa crebbe ancora quando vide l'uomo estrarre un grosso coltello, certamente intenzionato a usarlo per infliggerle le peggiori torture che conoscesse. La sua fortuna fu che il capo fermò quelle intenzioni sul nascere.
"Ti ho forse detto di fare così? Quello mettilo via, vale di più da viva che da muerta."
"E perché?"
"Non hai visto la pelle di questa selvaggia? È bianca, non è rossa come gli altri, questa qui appartiene di certo a una razza rara di indiani, ci scommetto il cavallo. Una così potrebbe rendere tanto di quel dinero che... cosa succede là fuori?"
Colpi di fucile si udirono improvvisamente provenire dall'esterno, allarmando i bandidos e spaventando i loro cavalli. Si precipitarono tutti fuori, fucili e rivoltelle alla mano, per andare a scoprire chi stava facendo il tiro a segno con i loro animali, senza preoccuparsi di lasciare qualcuno a sorvegliare la prigioniera. Li mise tutti in confusione non vedere nessuno nei paraggi: un aggressore certamente nascosto in uno degli edifici circostanti, per di più favorito dal buio pesto.
Fu il solo momento in cui lei poté pensare di scappare per anelare la salvezza, ma le funi attorno ai polsi erano strette in un modo che le precludeva questa possibilità. Per quanti strattoni desse, ogni tentativo era futile e le corde le lasciavano segni più profondi e più rossi sulle mani.
Trasalì quando da dietro comparve una mano che le premette sulla bocca, mettendola a tacere prima che potesse sfuggirle il minimo fiato. Che l'avessero già scoperta?
"Ehi, ehi, signorina. Mi sa che non hai idea del baccano che stai facendo per liberarti. Così finisci per farmi scoprire e mandare al diavolo il lavoro del mio compare, lo sai?"
Questa nuova presenza aveva una voce diversa da quelle che aveva sentito finora: meno ostile e più... benevola.
L'uomo - perché di un uomo si trattava - si spostò davanti a lei, mostrandosi ai suoi occhi: un giovane uomo bianco dai capelli biondi e particolarmente arruffati in tutte le direzioni, come i raggi di un sole, coperto da una cappa di lino, era armato di un cinturone con due pistole sui fianchi e un grosso fucile appeso dietro alla schiena. Seppe subito chi fosse costui e, finalmente, il suo cuore poté provare sollievo: era uno dei vigilanti difensori dei territori Apache, uno di quelli che era venuto, insieme ad altri compagni, a porgere saluti e omaggi alla sua tribù in quelle anzidette occasioni.
Le fece segno col dito davanti alle labbra di continuare a rimanere in silenzio, lasciando intendere che, se l'avesse fatto, le avrebbe tolto la mano dal volto. Annuì per confermargli di aver compreso e, come promesso, non emise un suono dopo che la bocca fu libera. Lo vide prendere in mano un coltello e sollevarsi appena un po' in punta di piedi per arrivare ai suoi polsi legati e tranciare le corde, il che la stupì della sua notevole altezza rispetto a lei. Lo fece con quanto più silenzio possibile, benché cercasse di fare in fretta... ma il ranger non sembrò aver tenuto in conto della sua ferita alla gamba; questa, tornando a terra, fu attraversata da un nuovo impulso di dolore, talmente intenso che non si resse in piedi e cadde a terra con un tonfo, facendole sfuggire un grido sofferente.
"Ehi, che ti prende? Tutto bene?"
No, a quanto pareva. Il ranger se ne rese conto solo dopo, ma non c'era da stupirsi che non riuscisse a stare in piedi, visto che quei figli di coyotes le avevano sparato alla coscia e avevano lasciato la lesione a sanguinare senza chiuderla. Era già un miracolo se non si era infettata.
Il problema, però, non fu quello, né il dover pensare a come trasportare la ragazza. Il rumore della caduta e il suo grido non erano passati inascoltati a quei cacciatori che erano giusto fuori dalla porta, ancora alle prese con il tiratore nascosto, e che ora si erano accorti della sua intrusione e dell’Apache liberata.
"Caramba! C'è un altro gringo, dentro!"
"Oh, diavolo...!"
Non ci stette nemmeno a pensare troppo, afferrò i bordi di uno dei tavoli e lo rovesciò sul davanti, così da accovacciarcisi dietro e usarlo come protezione per loro due. Sfoderò le colt e cominciò a sparare colpi al di là del tavolo.
"Tu sei Luna Sorgente, la figlia del capo degli Occhi di Falco, vero? Ti ricordi magari di me?" fra uno sparo e l'altro, sporgendosi di tanto in tanto dal nascondiglio per mirare, rivolse qualche parola alla ragazza "Se non ti ricordi..." col risultato di essersi distratto un po' e aver rischiato un proiettile troppo vicino all'orecchio. Sparò altre due volte per rimando "Merda! Dicevo, se non ti ricordi, io sono Naruto. Se ti ricordi, allora spero saprai che con me ti puoi sentire al sicuro."
O almeno, pensò lui, si faceva per dire. In quella stanza volava tanto di quel piombo da costringere loro due a non poter allontanare il naso da quel rifugio improvvisato, la porta per l'uscita posteriore era ad almeno una decina di passi e lei era impossibilitata a camminare, figurarsi a correre: difficile dire di potersi sentire al sicuro in una situazione del genere. Se non si fosse sbrigato a venirne fuori, però, altri di quei gringos sarebbero certamente arrivati aggirandoli proprio dal retro e mettendoli così in trappola, su una mossa del genere ci si poteva giocare gli speroni. Mentre continuò a pensare a una via di fuga, mandò al tappeto uno di quelli che aveva fatto lo sbaglio di avvicinarsi alla finestra, poi un altro alla porta. Ma un'intera banda non poteva continuare a tenerla a bada lui da solo. Dove diavolo era finito Sasuke?
BOOOM!
Un boato e un'esplosione provennero da fuori, con un'origine molto vicina, con una tale forza che irruppe nella baracca da mandare in frantumi i pochi vetri rimasti alle finestre. Naruto si era accovacciato stringendo a sé Luna Sorgente per tenerla al riparo, lo scoppio era stato così violento che le travi e il soffitto scricchiolavano con rumori poco rassicuranti, promettendo un crollo che sarebbe avvenuto nel giro di poco. Le orecchie gli fischiavano.
A quelli là fuori, però, doveva essere andata molto peggio, le urla di dolore dei feriti le sentiva chiaramente anche se aveva ancora i timpani assordati dal botto. A modo suo, Sasuke gli aveva dato l'occasione perfetta che gli serviva.
<< Ma la prossima volta gli insegno io a buttare della dinamite a due passi da me! >>
Dall'esterno avevano smesso di fare fuoco, non c'era momento migliore di cui approfittare.
"Scusami, ti porterei in braccio, ma almeno una mano libera mi serve."
Non fu nemmeno certo che Luna Sorgente avesse udito bene, visto quanto anche lei sembrasse ancora stordita. In ogni caso, non perse tempo a ripetersi e le mise un braccio attorno al grembo, per poi sollevarla e caricarsela sulla spalla. Al che, si lanciò verso l'uscita sul retro.
Ci aveva visto giusto, due di loro erano già nel vicolo, intenzionati certamente a prenderli alle spalle, almeno prima che lo scoppio li frastornasse. Furono presi di sorpresa nel vederlo uscire così all'improvviso, Naruto ebbe riflessi migliori e sparò ferendoli alle mani e alle braccia per disarmarli e renderli inermi, prima che avessero la possibilità di fare fuoco. Fece per dirigersi dall'altra parte del vicolo, lasciando quei due ad agonizzare a terra per le ferite, anche se lì si affacciava poi sulla strada principale del poblado* abbandonato, troppo aperta e troppo esposta agli assalti delle armi da fuoco. Sperò solo che, frattanto che l'attraversava, Sasuke continuasse a coprirgli la fuga. Se solo fosse riuscito a raggiungerlo, le cose si sarebbero almeno un po' semplificate.
Uno sparo provenne da lontano, un proiettile gli volò accanto. Dovevano averlo scoperto.
<< Bella fregatura! >>
Una cinquantina di piedi alle sue spalle, quattro uomini cercavano di fargli la pelle scaricandogli addosso tutto il piombo che avevano; due furono poi mandati a terra dai colpi vaganti di Sasuke. Assistito dal buio e dalla distanza, Naruto riuscì a evitare le revolverate dei restanti due e ad arrivare dall'altra parte della strada, potendosi così fermare in un posto riparato dietro un edificio per accertarsi per un momento che la sua protetta non fosse stata colpita. Gamba a parte, tutto il resto sembrava in ordine, per fortuna.
"So che non è piacevole essere sballottata così, ma resisti ancora un po', okay?"
Scorse finalmente Sasuke appostato alla finestra del piano superiore proprio di quel fabbricato, la canna del fucile puntata verso i bandidos sulla strada. Abbatté la porta d'ingresso con un calcio e andò dentro, si precipitò sulle scale di sopra e trovò in fretta la stanza nella quale lui si era riparato. Questi, non appena si accorse del nuovo arrivo improvviso, preso dal sentore di allerta, puntò per un attimo la colt verso la porta, prima di scoprire che si trattava del compare ranger.
"Maledizione, Naruto! Potevi avvertirmi che eri tu, stavo per ammazzarti!"
"Siamo un po' tesi, eh?"
"Allora, l'hai recuperata?"
"Sì, ma non è messa bene." finalmente un po' più al sicuro, Naruto poté abbassarsi e rimettere giù l'indiana, in modo che poggiasse la schiena al muro.
Luna Sorgente vide il ranger compagno di quello che l'aveva salvata, un uomo dall'aspetto molto più serio rispetto all'amico accresciuto dai capelli di un nero scurissimo, e, a quanto sembrava, dall'attitudine meno paziente.
"Ci mancava solo la gamba ferita. Naruto, sbarra la porta d'ingresso."
"A dire il vero, la porta d'ingresso l'ho dovuta sfondare."
"Tu hai fatto cosa? Ti venga un... comincia a sparare e tienili lontani!"
Naruto presidiò la finestra al posto suo, facendo fuoco contro i bandidos sulla strada aperta che cercavano di raggiungere l'ingresso dell'edificio; a quanto sembrava, nel seguire lui avevano anche localizzato il nascondiglio del tiratore che fino a quel momento li aveva tenuti alle strette. Nel mentre, Sasuke si inginocchiò accanto a Luna Sorgente, esaminandone la ferita: per lo meno, constatò, il proiettile l'aveva perforata da parte a parte e non era rimasto conficcato nella gamba, ma dover chiudere entrambi i fori avrebbe comportato più dolore per lei. Per cominciare, frugò sotto la cappa di Naruto e gli prese la fiaschetta di whiskey conservata nella camicia, ricevendo un'imprecazione dall'infastidito proprietario. Versò il liquido alcolico su entrambi i lati della coscia per pulire la lesione, dopodiché andò alla ricerca del primo pezzo di legno a portata di mano e, trovatolo, lo infilò nella bocca dell’Apache in modo che lo stringesse tra i denti, espediente il cui scopo era di non farle mordere la sua stessa lingua.
"Mordi questo e mordi forte."
Aprì uno dei suo bossoli di proiettile, ne cosparse la polvere da sparo sulla pelle... e con un fiammifero diede fuoco alla ferita. La ragazza Apache fu scossa dal dolore più immane che avesse mai provato, lanciò grida soffocate, soffrendo una tortura che le bruciava le carni e sembrava giungere fino alle ossa. Furono i secondi più lunghi e strazianti che avesse mai vissuto... e, purtroppo, non era finita, era solo il primo buco della ferita.
"Ora l'altro... Naruto, tienili a bada, dannazione!" un colpo proveniente da fuori era entrato dalla finestra, fischiando fra Sasuke e l’Apache.
"Mister dottore, non so se hai notato che quei bastardi sono in venti e ci sono solo io con un winchester a sparargli!"
"Ho della dinamite nella borsa! Usala!"
"Bene! Poi abbiamo un discorsetto da fare su addosso a chi lanci certe sorpresine!"
Quando Naruto cominciò a ricorrere ai candelotti e a disseminare lo spazio esterno di esplosioni, una dopo l'altra, gli assalti nemici si fecero meno temerari e questi presero ad arretrare. Alcuni di loro finivano coinvolti nelle deflagrazioni, ritrovandosi a terra con qualche osso rotto o qualche bello squarcio su torso o sugli arti, o anche finendo per diventare cadaveri.
Nel mentre, Luna Sorgente dovette di nuovo essere sottoposta all'atroce trattamento per cauterizzare anche la seconda ferita. Stavolta la resistenza al dolore fu minore, quasi arrivò al punto di perdere i sensi.
"Ehi!" la scrollò Sasuke "Vedi di non svenire adesso, capito?"
"Tu e la gentilezza andate davvero a braccetto. Non vedi come l'hanno ridotta? Se non sviene dopo un tuo trattamento, è già un miracolo."
Finito di occuparsi di lei, Sasuke mise mano alle armi e si appostò alla seconda finestra, ricominciando a sparare "Se succede questo, te la porti in spalla tu, chiaro?"
"Eeh? Ma se sei tu ad averla fatta svenire!"
"Non è ancora svenuta. E comunque, sei tu che hai insistito per venire assolutamente qui a salvare la tua principessina indiana, quando gli ordini del capitano Kakashi erano ben altri. Lo sai quanto abbiamo deviato grazie alla tua bravata?"
Un proiettile fischiò accanto a Naruto. In risposta, lui abbatté altri due uomini in avvicinamento "E che problema c'è? Possiamo sempre raggiungere l'accampamento degli Occhi di Falco dopo aver finito qui, no? Così gli riportiamo pure a casa la figlia del capo."
"Sempre impegnato a salvare capre e cavoli tu, vero? Che ne dici di trovare un modo per filarcela?" Sasuke lanciò fuori un altro candelotto, ne seguì l’ennesima detonazione e altre urla "I cavalli sono rimasti legati qui vicino, cerchiamo di raggiungerli."
Naruto ebbe di che ridire "Pessima idea. Se fuggiamo a cavallo ora, quelli ci inseguiranno nel deserto e saremo dei bersagli troppo facili."
"I loro cavalli li ho già abbattuti con la prima esplosione, non ci potranno inseguire."
"Però ce li lasceremmo scappare. Se non li sistemiamo tutti ora, quelli continueranno a scorrazzare e a raccogliere scalpi di Apache."
"Prenderanno prima i nostri, di scalpi, se non filiamo!" le continue obiezioni di Naruto erano arrivate ormai a spazientirlo "Di questo passo, finiranno per aggirare l'edificio e saranno alla porta prima che ce ne accorgiamo!"
Pessima scelta di parole, Sasuke se ne rese conto troppo tardi... perché una di esse aveva già dato a Naruto una delle sue idee insane da attuare, lo capì vedendo il suo largo sogghigno astuto che prendeva forma sul viso e che prometteva pazzie.
"Sasuke, quanta dinamite ci è rimasta?"

Già da un po' gli spari e le esplosioni si erano fatti meno frequenti e loro erano riusciti ad avanzare un po' di più, il che faceva intuire abbastanza facilmente come stessero le cose: quei gringos stavano esaurendo le loro munizioni.
"Andiamo adesso! Prendiamoci le teste di quei bastardi!"
Loro due da soli erano riusciti a dimezzare tutta la banda, ma gli undici rimasti erano più che sufficienti a fargliela pagare atrocemente. Riuscirono finalmente a fare irruzione nello stabile e a raggiungere il piano superiore, localizzando subito la stanza corrispondente alle finestre da cui sparavano. Li trovarono tutti e due, insieme alla ragazza indiana... mentre erano sul punto di calarsi dalle finestre con delle funi legate attorno alla vita.
Naruto ebbe giusto il tempo di rivolgergli un sorriso trionfante "Adiòs, muchachos!"
Un momento prima reggeva in mano un fiammifero acceso... e un momento dopo, lo lasciò cadere a terra e appiccare il fuoco alla scia di polvere da sparo che partiva ai suoi piedi e terminava al telaio della porta; da quel punto in poi, si accendeva la scintilla sulla miccia che saliva lungo lo stipite fino all'architrave, dove un grosso insieme di candelotti esplosivi aspettava di ricevere la fiamma di accensione e scatenare l'inferno.
"Maledizio...!"
Il tempo di accorgersene e nel frattempo i ranger, con l'indiana legata dietro la schiena del biondo, si erano calati giù ed erano tornati sulla strada. Riuscirono giusto a tagliare le corde e arrivare a una certa distanza dall'edificio... per poi vederlo saltare in aria con una devastante deflagrazione, talmente violenta e improvvisa raderlo al suolo in un attimo, con una tale espansione di fiamme che li abbagliò e avvampò sui loro volti e un’alta nube pirotecnica di denso fumo nero. A opera compiuta, non restavano che macerie, focolari e ceneri levitanti che seppellivano i corpi di quei disgraziati saltati in aria.
"E fine della fiesta" proclamò Naruto con fierezza.
Luna Sorgente non poteva che provare stupore e incredulità per quello che aveva visto fare a quei ranger bianchi, uomini dotati e capaci di abbattere un esercito di oltre trenta nemici in due soltanto. Erano questi, allora, i valorosi ranger che proteggevano le loro terre?
Quello biondo, Naruto, continuava a emanare vitalità da tutti i pori, non smetteva di essere esuberante per l'impresa portata a termine, rivolse quel suo sorriso gioviale anche a lei.
"Allora, mia cara Luna Sorgente, come ti è sembrato lo spettacolo? È stato forte, di’ la verità!"
Quel suo modo di essere, per qualche motivo, ebbe effetto su di lei, tanto che, per la prima volta in quella serata, le fece ritrovare l'uso della parola.
"Hi... nata."
"Eh?" Naruto fu confuso.
"Hinata."
"Hinata? E che significa?"
Sasuke, che nel frattempo era andato a recuperare le loro cavalcature, lo capì meglio di lui "Immagino che sia Luna Sorgente in lingua Apache. Ti sta dicendo il suo vero nome."
"Nome." sentendo l'ultima parola di Sasuke, lei ne ricordò la pronuncia e il significato e confermò quanto da lui detto con una mano sul petto intesa a indicare se stessa "Sì, nome. Hinata."
"Oh! Hinata... beh, mi piace. Okay, allora..." Naruto salì in sella e, dalla sua posizione innalzata, allungò verso di lei una mano in un chiaro invito a salire con lui "Hinata, ti prometto che se rimani con me, ti riporto a casa sana e salva. Che ne dici?"
Non ci fu davvero bisogno di dire alcunché. Tutta la sicurezza e fiducia che quel giovane uomo le trasmetteva la indussero a prendere lietamente quella mano, accettandone l'invito che porgeva, e montare a cavallo. Mentre gli abbracciò l’ampia schiena per reggersi forte, fra le parole che conosceva della lingua degli uomini bianchi, ne ricordò un'altra, una che mormorò al ranger mentre poggiava la testa sulle sue confortevoli spalle.
"... grazie."

La parola data da Naruto fu mantenuta due giorni dopo. Hinata era tornata a casa, nella terra della sua tribù, per merito dei ranger che l'avevano salvata.
A casa, però, non ci fu nessuno a festeggiare il suo rimpatrio. La ragazza vide con i suoi stessi occhi cosa c’era ad attendere il suo ritorno, mentre camminava a passi lenti fra terra bruciata, tepee distrutti, carcasse di animali da bestiame e corpi di Apache giacenti a terra, non più vivi, tartassati dalla voracità degli avvoltoi. Le donne della tribù, i guerrieri che avevano cercato di difendere la loro comunità, perfino i ragazzetti della nuova progenie, piccole pesti vivaci e curiose come tanti bambini... questo era tutto ciò che rimaneva della tribù degli Occhi di Falco davanti alla loro unica sopravvissuta e ai due ranger: niente più. 
Hinata si fermò al centro di tutto questo, al centro di quel campo morto e devastato la cui vista l’aveva sconvolta al punto da trattenere il fiato; lo espirò con pesantezza, tirando fuori un lamento piangente. Le gambe le cedettero, cadde su di esse mentre continuava a guardare la fine di tutta la sua gente e della sua vita. Prima suo padre e i suoi fratelli... e ora anche la sua casa.
Naruto e Sasuke assistevano anch'essi alla desolante visione di morte che era loro offerta, anch'essi allibiti da ciò che avevano trovato. Solo poche ore prima erano convinti di riportare l'Apache a casa nel suo accampamento, restituirla al suo popolo... quando in realtà li aspettava tutt'altro.
"È assurdo. Un'intera tribù... oltre cento persone!"
"Pare che quei bastardi fossero già passati di qui, forse giusto dopo che il capo e i guerrieri se n'erano andati. Poi li hanno preceduti per tendere l'imboscata al fiume" analizzò Sasuke.
Così, anche se ormai li avevano già mandati a spalare carbone all'inferno, quei figli di coyote avevano comunque lasciato un drastico segno del loro passaggio e delle loro attività da barbari.
Gli Occhi di Falco erano insediati in quelle terre da centinaia di anni, forse discendevano anche dai primi nativi, portavano fieramente il loro nome in merito alla loro peculiare capacità di mirare orizzonti e distanze ben oltre la portata di un qualunque altro occhio, si diceva anche che fossero capaci di lanciare frecce e colpire bersagli molto più lontani di qualsiasi altra tribù di Apache. Ora, di loro, rimaneva una soltanto che potesse piangere sulla tomba di tutti gli altri e portare la testimonianza della loro antica esistenza.
A lungo, ininterrottamente, questo fu proprio ciò che fece l'Apache Luna Sorgente: pianse senza conforto, trasformando quella landa di morte nella sua valle di lacrime, devastata dalla consapevolezza di essere rimasta sola, privata della sua casa e della sua gente a causa dell'avidità dei visi pallidi.

Sasuke si svegliò nel cuore della notte. Così, senza alcun particolare motivo.
Dopo aver visto di persona la fine degli Occhi di Falco e aver lasciato la loro reduce a sciogliersi in lacrime, Naruto aveva proposto di allontanarsi da lì di almeno un buon miglio prima di accamparsi, anche se quando l’aveva detto era già sera fatta.
"Non voglio farla dormire davanti ai cadaveri della sua gente" aveva detto. E così avevano fatto, prima di trovare un posto adatto per passare la notte, sulla riva di un fiume alle pendici di uno dei colossali monoliti rocciosi che costellavano il deserto.
Nonostante questo, Sasuke scoprì che le buone intenzioni di Naruto non erano servite a molto, poiché Hinata non si era messa a dormire. Da quando loro due si erano coricati sotto le coperte da campo, lei non si era più spostata dal punto in cui si era messa seduta, con le gambe rannicchiate al petto, volta a guardare in lontananza esattamente verso la sua popolazione distrutta. A quanto sembrava, la loro capacità di puntare lo sguardo così lontano non era solamente una diceria da saloon.
Si alzò dal suo giaciglio, lasciando che Naruto continuasse a dormire, le si avvicinò in modo che i suoi passi fossero udibili e non la spaventasse prendendola di sorpresa. Arrivò accanto a lei, facendosi notare.
"Come va la ferita?"
Hinata asciugò i residui di lacrime dal viso e si girò a guardarlo, incerta su ciò che le avesse detto. Lo vide indicarsi la gamba destra, sì da farle capire che stava riferendosi alla sua per accertarsi della sua guarigione.
"Non... più dolore." si sforzò di dire "Io bene."
"Bene. Scusa se sono stato rude."
Sasuke prese uno dei suoi sigari dalla tasca del gilet scuro, deciso a combattere la noia in qualche modo in attesa di recuperare il sonno.
"Grazie."
Subito dopo averlo acceso, si fermò alla prima boccata, sorpreso dalla ragazza indigena. Non si aspettava di sentirle pronunciare una cosa simile nei suoi confronti. Si chiese se lo stesse dicendo solo perché faceva parte di quel poco che sapeva dire nella loro lingua oppure perché aveva inteso le sue scuse, aveva apprezzato comunque il suo rozzo tentativo di guarirla e voleva fargli capire di non preoccuparsene.
"Io bene. Grazie."
Sembrò essere la seconda soluzione. Nonostante questo, fu ben poco convinto di ciò che udiva, poiché l’aria di afflizione che aveva la ragazza andava in aperto contrasto con il suo cosiddetto "stare bene".
"Ah sì? Tu stai bene?"
Esalò altro fumo che aveva inspirato. Al che si spostò, mettendosi di fronte a lei e facendo in modo di ostacolarle la vista dell'orizzonte. Fu una presa di posizione così improvvisa e dall’aria così seccata che Hinata ne fu intimorita, messa in soggezione da quella sua tetra espressione seria e contrariata con cui la osservava dall'alto.
"Quasi mi sembra di sprecare il fiato con te, visto che non so quanto capisci di quello che dico, ma un tentativo mi va di farlo. Lo so che anche da qui riesci a vedere i corpi della tua tribù: vedi di darci un taglio e smettila di perdere tempo a fissare i morti. Ormai sono solo questo: morti."
Non era nemmeno certo che stesse capendo qualcosa, ma di certo la serietà nella voce e nel messaggio non la lasciava indifferente. 
"Invece di cominciare a sprecare la vita rimpiangendo i defunti, prova a trovare una ragione per tirare avanti. Scommetto che stai pensando di essere rimasta sola: non è così."
Affermando questo, volse un'occhiata a Naruto. Se ormai conosceva abbastanza bene il compagno ranger, e poteva dire assolutamente di sì, aveva già un'idea di quello che gli frullava in testa, anche se ancora non aveva detto nulla chiaramente. E per questo, sapeva, il capitano Kakashi avrebbe avuto qualche problema per le mani.
Seguendo la direzione del suo sguardo, Hinata si voltò e posò anche lei gli occhi sul ranger profondamente addormentato, il volto sereno era rischiarato dai tenui bagliori dei resti del focolare. Di nuovo, come quando l'aveva invitata sul suo cavallo, osservarlo le fece provare sollievo nel cuore e la fiducia che, nonostante l’accaduto, sarebbe andato tutto bene.
Chi era mai quell'uomo bianco che la induceva ad avere così tanta fede per il suo futuro?

******
"Eccola qui. Dai, fatti vedere."
Sakura apparve sul soppalco, annunciando a tutti la nuova arrivata e incitando quest’ultima a mostrarsi. Questa, inizialmente, era nervosa alla prospettiva di farsi vedere in quegli strani abiti stranieri, ma qualche altra esortazione della ranger la spinse a farsi avanti. Mentre scese le scale fino al piano terra, Hinata ebbe su di sé gli occhi di tutto il personale del saloon: il vecchio proprietario e oste Jiraya sorrideva e annuiva con approvazione, le ballerine si deliziavano del suo nuovo dolce aspetto e i musicisti si meravigliavano e scambiavano commenti e osservazioni.
Più di tutti loro, Naruto stentava a credere alla trasformazione che Sakura era riuscita ad apportarle. Dal vestito indigeno bordato di frange era passata a una blusa bianca dai contorni adornati con ricami curvilinei attorno alle spalle nude, un corsetto nero con una fascia azzurra attorno ai fianchi e una gonna blu dalle pieghe abbondanti. Inoltre, i capelli non erano più legati insieme in una treccia terminale, adesso conoscevano la libertà di movimento in una dolce cascata scura dietro la schiena.
Era diversa, diavolo se lo era! Così diversa in tutto quel vestiario innovativo, eppure ancora dotata di un'attraente aria autoctona conferita dai lineamenti del viso.  
"Naruto, te la stai forse mangiando con gli occhi?"
Prima che fosse Sakura a farglielo notare, neppure si era accorto di essersi avvicinato più di tutti e di starla fissando troppo intensamente. Anche Hinata sembrava messa in imbarazzo da quella vicinanza così personale.
"Non... non sto bene?"
"Cosa? Oh no, no... cioè, sì! Stai proprio bene... anzi, più che bene."
Lei sorrise, lusingata dall'apprezzamento, molto più dal suo che da quelli che le rivolsero tutti gli altri.
Poche settimane in quella città l'avevano aiutata enormemente ad apprendere meglio la lingua e il tenore di vita degli uomini bianchi... in particolare Naruto era stato un suo fondamentale supporto, occupandosi di lei fino ad adesso, offrendole un posto per dormire, non facendole mancare il cibo e, soprattutto, la sua allegra compagnia. Per merito suo, la stessa vita degli abitanti di quella città - Tucson, così la chiamavano - era diventata la sua nuova vita, avendo imparato a farne parte poco alla volta.
Che tutto ciò rimanesse permanente, però, non dipendeva da lei né da Naruto. Questo era il motivo per il quale era atteso da parecchi giorni il ritorno del capitano Kakashi.
"Semplicemente fantastica!" osservò Jiraya "Una bellezza esotica come questa mi porterà sicuramente più clientela nel locale anche solo per darle uno sguardo, ci scommetto."
Osservazione che Naruto non gradì particolarmente "Mi pareva di essere stato chiaro, vecchio porco. Lei dovrà servire ai tavoli e basta, non voglio vederla ballare e ancheggiare per qualcuno dei tuoi clienti con le mani troppo lunghe, chiaro?"
"Suvvia, ragazzo, il mio era solo il parere professionale di un direttore che assume una nuova ostessa. Puoi stare tranquillo che la bella ragazza indigena rimarrà tutta tua. "
"Dacci un taglio o ti lego alle gambe e ti trascino dietro al mio cavallo dai monti Dragoon alle Chiricahua e viceversa!"
A dispetto delle sue parole, il rossore di Naruto era abbastanza palese, cosa che non faceva che provocare l’essere scherzoso di Jiraya. Per fortuna del ranger, Sasuke, che finora non si era pronunciato ed era rimasto per i fatti suoi seduto al tavolo accanto alla finestra, richiamò l'attenzione generale con la notizia da tutti attesa.
"Ehi, è appena tornato il capitano. È qua fuori."
Appena lo seppero, Naruto e Sakura corsero alla finestra per affacciarsi, constatando il ritorno del capitano dall'incontro tenuto insieme ai capi Apache; stava scendendo da cavallo e ne legava le redini al palo.
Aveva l'aspetto di chi ne aveva passate tante e non c'era da stupirsene. Quella di Naruto di volersi prendere cura di Hinata era stata un'iniziativa personale del ranger, presa senza consultarsi in un primo momento col capitano, per puro e semplice impulso. In realtà, una decisione del genere andava presa con le dovute riflessioni, poiché portare via la figlia di un capotribù dai territori Apache non era una cosa da poco; essendo stati uccisi tutti gli Occhi di Falco, si presumeva che la loro unica superstite entrasse a far parte di un'altra tribù, sposandone un membro. Per questo motivo, quando aveva saputo della trovata di Naruto vedendolo in compagnia della ragazza indiana, Kakashi si era dovuto mettere in sella e andare di persona a incontrare i capi indiani per discutere della possibilità di affidare a loro l'Apache Luna Sorgente.
"Tu resti qui, Naruto." gli aveva detto, immaginando già che anche lui sarebbe voluto venire "Visto che vuoi tanto occuparti di lei, comincia a farlo finché non sarò di ritorno."
Così aveva detto, anche se la ragione vera e propria era che non fosse una buona idea portarlo a un incontro di così delicata importanza. Una sola parola di troppo uscita da quella bocca così poco spesso collegata al cervello, e qualunque possibilità di un buon esito sarebbe sfumata. Anche lui, come Sasuke, poteva dire di conoscerlo per bene, per questo era idea più saggia che fosse lui a occuparsi della questione.
A giudicare dalla faccia che aveva, doveva essere stato un colloquio per nulla facile da portare a termine. Appena ebbe varcato le porte del saloon, il capitano del corpo dei ranger si trovò il suo sottoposto più impulsivo a un palmo dal muso.
"Capitano Kakashi! Allora?"
E dire che la prima cosa che voleva fare appena entrato era uno o due bicchierini del miglior liquore di Jiraya. Sospirò pesantemente; se solo avesse un'idea di cosa aveva dovuto passare per la sua bravata...
"È deciso, potrà restare qui. Ma sia chiaro, Naruto, che da adesso in poi lei sarà una responsabilità tua e soltanto tua. Dovrai occuparti tu della sua sicurezza e di non farle mancare mai niente, chiaro?"
Solo la prima frase, però, lo aveva già mandato su di giri lui e si era messo a esultare per la sensazionale notizia, Kakashi ebbe da chiedersi se il ranger biondo si fosse almeno degnato di ascoltarlo fino alla fine. Sakura prese parte alle esultazioni insieme a lui, allo stesso modo fu felice Hinata di avere la possibilità di restare in quella città... di restare con Naruto.
E con loro, tutto il saloon fece festa. Jiraya si mise dietro il bancone e cominciò a riempire le pinte di birra "Bueno, miei carissimi amigos! Allora celebriamo la mia nuova ostessa con una bella fiesta, voglio che ci facciamo sentire per tutta Tucson!"
"Come sarebbe a dire "la sua nuova ostessa"? Fatemi capire, mentre ero via, voi avevate già pensato di..."
"Non ci pensi, capitano, festeggi anche lei!"
Persino Sakura aveva messo da parte il suo tradizionale buonsenso e si era lasciata prendere dal brio dell'evento, tanto da porgere vivacemente al capitano il primo boccale di birra schiumosa. Con un sospiro rassegnato, alla fine questi si decise a passarci sopra e lo accettò.
Nel giro di poco, urla festose e musica inondarono il saloon, i musicisti all'opera con violini, banjo e pianoforte, Jiraya che continuava a versare e a offrire da bere le migliori bottiglie che aveva. L'aria di festa arrivò preso a farsi sentire anche in strada, attirando gente curiosa di sapere il motivo di tanto divertimento e desiderosa di prendervi parte, portando nel locale la calca di clienti che Jiraya aveva previsto. Scorsero fiumi di alcol in ogni boccale e bicchiere, i tavoli furono riempiti entro la serata, Jiraya fece salire sul palco le danzatrici e fece suonare musica più movimentata per animare la festa. Al centro del saloon era stato aperto uno spazio riservato al ballo per chiunque volesse prendervi parte, spazio che fu occupato da un gruppo piuttosto folto di festanti. Naruto e Sakura presero parte a una successione di balli, uno dopo l'altro, Hinata che girava fra i clienti seduti e imparava a servire ciò che ordinavano, guidata da chi era più esperta di lei... ma ogni tanto osservava Naruto divertirsi in quelle danze dai movimenti insoliti e ascoltava anche quel genere di musica così allegra che non aveva mai udito prima.
Nel mezzo di uno dei balli, Naruto si avvicinò a lei e la prese per mano "Vieni anche tu, la festa è per te!"
"Oh... no, io, non so come..."
Anche Sakura si aggiunse a esortarla e la spinse ad aggregarsi "Tranquilla, è facile. Fai come faccio io."
Non le diedero neppure il tempo di dare altra risposta, tutti e due la presero e la trascinarono nella calca danzante. La folla era divisa in due metà distinte, con gli uomini allineati da una parte e le donne dall’altra; i primi avanzavano verso le signore con un moto di gambe e piedi scandito dal ritmo sonoro, arricchito dal rumore di qualche sperone di stivali, le seconde che rimanevano in attesa sul loro lato muovendo i fianchi e battendo le mani di tanto in tanto. Hinata continuò a osservare le azioni suggerite da Sakura, movimenti abbastanza semplici che prevedevano per lo più l'uso delle gambe e con le mani poggiate sulle anche quando non battevano. Quando gli uomini le raggiunsero, si formarono coppie che si tenevano unite facendo passare ognuno il braccio attorno al gomito interno dell'altro e ogni abbinamento ballava ruotando in cerchio. Hinata era stata presa da Naruto, che guidava l'andamento del loro ballo condiviso.
"Non starci a pensare troppo." le consigliava "Segui la musica e basta."
Grazie alle sue esortazioni, comprese sempre di più come lasciarsi andare, in breve le divenne più semplice e spontaneo muoversi come la composizione musicale suggeriva e godersi quella danza tutta nuova. A volte, i due si separavano di qualche passo e poi si ricongiungevano, lei che reggeva le gonne per agevolarsi i piedi e lui che, talvolta, eseguiva mosse eccentriche come afferrarla alla vita per sollevarla da terra oppure saltellandole attorno mentre lei danzava sul posto.
Più tempo passava a ballare con lei, più Naruto riusciva a vedere quella spensieratezza spontanea che le prendeva forma sul volto: rideva, si divertiva, gioiva di quel momento e, ballando, viveva quel suo nuovo inizio. Senza nessuna ragione particolare e senza dire niente, la prese per mano e la condusse fuori dal saloon, confidando che tutti fossero troppo presi dalla festa per badare a loro due. Sciolse le redini della sua cavalcatura legata fuori e montò in sella, aiutando anche Hinata a salire. Lei, seppur stranita da quel suo comportamento improvvisato, prese la sua mano e si lasciò tirare su, sedendosi davanti a lui con le gambe rivolte entrambe su un lato della sella. Dovette reggersi forte a lui quando questi diede di sprone e fece partire il cavallo in corsa.
Cavalcarono lungo la strada principale di Tucson, attraversando tutta la città fino ad arrivare in vista del corral che ne segnava il confine. Non si fermarono neanche dopo aver oltrepassato l'alto cartello ad arco che costituiva l'ingresso e l'uscita del centro abitato, continuarono a correre e ad addentrarsi di oltre un miglio nelle lande esterne desertiche. Lungo tutto il percorso, Hinata non smise di tenersi a lui, si godette ogni falcata di quella corsa insieme al ranger, qualunque fosse il posto ignoto in cui la stesse portando.
Si fermarono infine sulla cima di una scarpata, dove potevano mantenere in vista la città. Intorno a loro, nient'altro che il silenzioso deserto di rocce, sabbia e sterpaglie che si estendeva fin dove nemmeno un Occhio di Falco poteva arrivare a vedere. Sopra di loro, la notte come loro unica osservatrice.
"Hinata, sei felice?" le chiese.
Lei lo guardò, rendendosi conto di quanto il suo volto fosse intimamente vicino. Nonostante la notte, la luna piena gettava la propria luce riflessa su di loro e permetteva alla sua omonima di ammirare il viso dell'uomo come se fosse giorno.
"Sì."
La risposta sopraggiunse da sola, senza neppure dover essere pensata prima di essere detta. Era la semplice verità che il suo cuore provava, nient’altro che questo.
Che strani scherzi che le faceva la sua bocca: prima pronunciava da sola quella parola, per di più spontaneamente nella lingua degli uomini bianchi... e ora provava una tale misteriosa attrazione verso quella del ranger. Era così prossima a lui e così tesa da essere fermamente combattuta, ferma a tentennare e presa da quello strano sconvolgimento che le ardeva nel petto.
Naruto, invece, ebbe meno esitazioni e più risolutezza, fu lui il primo a baciarla e a soddisfare quel desiderio che, in fondo, tutti e due avevano.
Di nuovo, la bocca di Hinata reagì da sola, presa dall’euforia e per puro istinto, imitando gli stessi movimenti labiali di lui. Ebbe anche una nuova voglia di spostare le braccia dai suoi fianchi e abbracciargli le spalle, mentre lui posava una mano sul suo viso.
"Vedrai che andrà tutto bene." le disse in un momento di pausa "Avrò io cura di te."
Di questo, Hinata era certa. Capì di averlo sempre saputo sin dalla prima volta che lui l'aveva invitata a salire sul suo cavallo.

F i n e
*cabezuda: testarda
Hato de tontos: branco di idioti
poblado: piccolo villaggio



S P A Z I O  A U T O R E
Buondì, amigos! Come va? :) 
E dunque, per un fissato delle AU come me, non poteva mancare anche una bella fanfic western come questa, quindi eccovela. Mi sono rifatto a un paio di vecchi fumetti di Tex e ho anche rivisto "Django Unchained" per l'ambientazione del Far West, credo mi sia venuta abbastanza bene, ma sono certo che, impegnandomi ancora di più, avrei potuto fare di meglio. In più, quell'immagine di copertina creata da Kishimoto non poteva che starci a pennello come locandina per il titolo :D ah ah ah
Dunque, ora che anche questa one-shot è bella che è finita, per il prossimo aggiornamento torno a concentrarmi su Tokyo Underground, che effettivamente è ferma da un po'. Quindi vi saluto, vi ringrazio per la lettura e per le recensioni che lascerete e me ne vo' sul mio cavallo impennato. Hy-aaaah!
Jaa na!
   
 
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