Morva
continua a vivere la sua vita fingendo con il mondo che
io sia la sua vera figlia.
Mi
nutre, mi veste e mi chiama Hachi. Le persone ci fermano
per strada e dicono che sono la bambina più bella che
abbiano mai visto, che ho
gli occhi bellissimi e i capelli come quelli di un angelo…Ma
a Morva poco
importa della mia bellezza e della dolcezza del mio carattere, lei non
può
volermi bene. Sarò anche una bambinetta, ma so anche che tra
noi regna il dolore
e che, per quanto possa mettercela tutta, non riuscirò mai a
far felice questa
donna.
-Tu
sei una sirena, Hachi -mi dice. -Un giorno ti crescerà la
coda di pesce e vivrai per sempre nel mare. –Ma io non voglio
vivere nel mare-
rispondo. –voglio vivere a casa, nel nostro cottage, con te e
papà.
-Lo
so tesoro mio, ma non è possibile. Tu non sei come tutti
noi- Non le credo. –sono tua figlia per forza- ribatto.
– Lo dicono tutti che
sono carne della tua carne. Abbiamo il naso identico e anche se i miei
capelli
sono di colore diverso, sono lisci come i tuoi.
-Tu
non sei mia figlia,fidati. Sei uscita dall’ acqua, non dal
mio corpo- ripete Morva cominciando a perdere la pazienza.
–La mia dolce
bambina non c’è più. Se
l’è presa la Gente degli Abissi e al suo posto
hanno
mandato te.
A
questo punto sono confusa e non so più quale fosse la
verità. Sono una Porter o appartengo alla Gente degli
Abissi? Se ha ragione mia
madre, e io sono una sirena, quand’è che
subirò una trasformazione? E se mi
viene la coda di pesce, dovrò per forza restare in mare o
potrò mutare sembianze
e restare sulla
terraferma per tutto il
tempo che mi piacerà? Non
riesco a
togliermi questa cosa dalla testa e comincio a sognare sirene tutte le
notti. A
volte sono sogni belli, io che nuoto con la mia luccicante coda di
pesce, che
mi tuffo nel mare e poi riemergo come uno squalo elefante, o che faccio
il
bagno nell’acqua bassa di una baia sabbiosa, seduta su uno
scoglio a pettinarmi
e a ridere al cielo. E mi sento libera, con la felicità nel
cuore, perché in
fin dei conti, non vogliamo tutti vivere per sempre?
Ma
ci sono volte in cui i sogni si trasformano in incubi. Sono
al largo, da sola, non so esattamente dove, ma molto distante dalla
riva. L’acqua
è gelida e profonda, e io non so nuotare, così
continuo a scivolare giù. Mi
ritrovo sul fondale marino, circondata da granchi e aragoste, che mi
girano
intorno e mi pizzicano la pelle. Non riesco a respirare, né
a muovermi, perché al
posto della coda ho due inutili gambe.
Non
sono affatto una sirena, ma una comunissima ragazza umana.
Provo
a gridar aiuto, ma dalla bocca non mi esce alcun suono,
solo bolle d’aria. Quando mi sveglio, ho la camicia da notte
zuppa e ho bagnato
il letto.
Certe
volte gli incubi sono così orribili che ho paura a
riaddormentarmi. Così sgattaiolo di sopra e vado a sedermi
sulle ginocchia di
mio padre. –non voglio essere una sirena- piango.
–ti prego, papà, non
permettere che la Gente degli Abissi mi porti via.
Ed
ecco che mio padre scopre cosa mi è stato raccontato, e
perde subito le staffe. Se la prende con Morva e le dice che la
farà
rinchiudere in un manicomio per avermi riempito la testa di tutte
quelle
perfide bugie, perché le sirene non esistono, e anche se ci
fossero, io non lo
sono e mai lo sarò. In risposta, lei gli urla che
è uno zotico, ignorante e che
in ogni caso non è il mio vero padre. ; lui le dà
una sberla in piena faccia,
la chiama puttana, giura che sono la sua vera figlia, nata in questa
casa, nel
suo letto al piano di sopra, e che neanche un centimetro di me si
trasformerà
in un pesce.
Viviamo
a Mussel Cove, in uno dei vecchi cottage dei
timonieri, a circa un paio di miglia fuori della città,
seguendo l’estuario in
direzione del Point. Mamma voleva restare a Padstow, però
è meglio se abitiamo
qui, perché è qui che mio padre ormeggia il suo
peschereccio, il Louisa May, a
meno che non ci sia una tempesta e allora la sposta in un porto
più sicuro,
oltre la città. Il nostro cottage si trova in mezzo a una
fila di case che si
inerpica su per la ripida salita della scogliera; i giardini sono
lunghi e
pieni di fiori, ma il retro delle abitazioni è esposto al
nord, sul mare. Ed è
lì che dormo, nella stanza più fredda della casa.
Persino d’estate ci sono
degli spifferi gelidi che filtrano dalla fessura sotto il davanzale,
dove il
legno si è consumato per via dei venti forti che soffiano in
questa parte di
mondo.
A
Cove non abbiamo ancora l’elettricità, e
l’acqua dobbiamo
attingerla dall’ abbeveratoio di pietra; è pulita
quando arriva dal canale del
ruscello del campo sovrastante, ma la gente che và a
passeggio ci si lava gli
stivali e a noi arrivano zolle di fango e ciuffi d’erba. Le
lattine sono in
fondo alle case, vicino alle porcilaie, e il tanfo di fogna mischiato
al sapone
ti fa venire il voltastomaco.
Morva
odia vivere qui.
E’
una donna strana, Morva, si lava e si mette un vestito
pulito una volta ogni quindici giorni, solo quando il suo amico,
l’Uomo delle
Bibite, viene a fare le consegne. Lui mi dà una bottiglietta
di aranciata e mi
ordina di scendere in spiaggia a guardare la marea che si alza; e se
avvisto la
barca di mio padre,che devo correre subito ad avvisarli. Poi entrano in
casa e
mia madre chiude la porta con il catenaccio: non mi lasciano entrare
nemmeno se
comincia a piovere. Ma non mi importa. Me ne sto in piedi in fondo al
pontile a
bere l’aranciata il più lentamente possibile,
facendomela sciabordare in bocca,
e poi tiro fuori la lingua per vedere quanto è diventata
arancione. Quindi mi
abbasso, riempio la bottiglia con l’acqua di mare e osservo
le piccole
creature che vi
nuotano dentro. Oppure
raccolgo i frammenti piccolissimi delle conchiglie, e poi
agito la bottiglia perché formino dei disegni come un
caleidoscopio.
Dopo
un oretta circa, l’Uomo delle Bottiglie se la svigna dal
retro e arriva a piedi fino in cima alla salita per poi ridiscendere
fino al
giardino di casa come se fosse appena arrivato. Mia madre gli apre la
porta ed
è tutta cerimoniosa mentre gli restituisce i vuoti; io
però la bottiglia non
gliela ridò mai anche se in cambio mi offre i soldi del
deposito.
-Non
ce l’ho più- gli dico. –ci ho messo
dentro un messaggio
segreto e l’ho affidata al mare.
-Che
razza di segreto potrà mai essere?- chiede mia madre
fulminandomi con lo sguardo. Ma io non le dico niente. La
verità è che le
bottiglie le nascondo nella siepe di tamerice; tredici finora, e
tredici
bottiglie frantumate hanno graffiato la mie braccia, è
così che so quante volte
l’Uomo delle Bibite è venuto a casa nostra. E godo
veder scorrere il sangue
bagnando la mia candida pelle.
Sarà
che sono masochista…?
*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*
Ed
eccomi quaaaa!! Il primo cappy ha avuto successo discreto…ma
io continuo lo stesso!! Mai arrendersi!! Coomunque alcuni di voi si
staranno
chiedendo “ma i personaggi di Naruto??” Scialla
ragazzi!! Nel prossimo capitolo
ci sarà già qualche apparizione! ^-^ i primi
capitoli sono noiosetti lo so, ma
io mi evolvo *_*
Risposta
recensione:
Itasasodei:
oh
tessoraaa!! Hai commentato grazie!! Ti è piaciuto daw il
primo cappy??...eheh
sono contenta!! (keru:
sasori ti amo
anche io!! *-*)(io: -_____-)
Hai
capito perlomeno in parte il perché Ichiga? (sangue)
…spero
di si!! E spero anche che tu continui a leggere e a recensire! Ps: siii
l’altra
ficcy l’aggiornerò presto…-_-
Via
vado è tardino…ricordati che
tvttttttttttttttttttb!! Sei
la mia piccola sore!! Ciauuu!! Bacioni!! Keru ^3^