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Autore: Colpa delle stelle    27/03/2015    2 recensioni
[Interattiva - posti al completo]
Il Signore Oscuro sta tornando. Agisce nell'ombra, si nasconde dal Mondo Magico e anche se nessuno lo vede e lui stesso non si presenta nelle sue solite vesti, la sua presenza è tangibile come una mannaia sul collo delle persone e nessuno riesce più a ignorarlo.
Quattro giovani coraggiosi si ritroveranno inevitabilmente attirati nel corso degli eventi e sarà il destino a decidere la riuscita o il fallimento della loro missione.
Ad Hogwarts, però, la vita scorre normalmente e per gli studenti che la frequentano rimane ancora la scuola di magia e stregoneria più sicura al mondo.
E voi, che ruolo avrete in questa storia?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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 La pace prima della tempesta – Parte 1 

 

La preside si chiuse la porta del suo ufficio alle spalle e lanciò un breve sguardo nella stanza in penombra. I professori erano già tutti lì.
Fraser Stark, con le spalle appoggiate al muro, fissava dritto davanti a sé. Jennifer Walter era seduta e il marito, David Mc.Narol, l'affiancava, poggiandole le mani sulle spalle. Maybe Dumas occupava l'ultima sedia e picchiettava un piede sul pavimento, impaziente.
- Grazie di essere venuti. - esordì la preside, muovendo qualche passo verso di loro.
Fraser sollevò gli occhi, senza tradire la propria impenetrabilità, e Maybe si alzò in piedi, subito invitata ad accomodarsi dalla stessa preside.
- Siete coloro di cui più mi fido in questa scuola. - confessò la donna, fermandosi di fronte a loro. Jennifer le lanciò un sorriso incoraggiante.
- So che probabilmente non è il momento più adatto, ma ho una brutta notizia da riferirvi. - disse Fraser, staccandosi dal muro.
La preside sospirò, ma gli fece cenno di parlare.
- Ho inoltrato il vostro messaggio a tutti i genitori – comunicò. - Circa trenta studenti Grifondoro abbandoneranno la scuola già da questo pomeriggio. -
- E i numeri dei Corvonero sono altrettanto preoccupanti. - aggiunse Maybe, tormentandosi le labbra.
- Sta ricominciando. - commentò David, con voce grave. - Proprio come l'ultima volta. Ritirano i figli dalle scuole e gli espongono a un pericolo maggiore. -
- La Seconda Guerra Magica ha lasciato ferite che non si sono ancora rimarginate. - gli fece eco la moglie.
- Questa mattina ho ricevuto un patronus dal signor Harry Potter. - annunciò la preside. - Ha confermato che i Mangiamorte sono riusciti a liberarsi grazie ad Edgar Orvoloson. -
- La famiglia Potter è stata scortata al sicuro? -
- Tutti i membri. Il Ministro ha ritenuto la priorità massima e le proteste del signor Potter non hanno avuto riscontri. -
Maybe fissò il volto contratto della preside e tornò a tormentarsi il labbro, ignorando il sapore ferroso del sangue che sentiva sulla lingua.
- Come dovremo comportarci? - domandò Fraser.
- Vi chiedo di seguirli e di proteggerli, tutti e quattro, ma senza dare nell'occhio. - ordinò la preside e i professori annuirono.
- Mi permetta di dire che condivido il vostro silenzio. - disse ancora Jennifer. - Gli studenti non sono pronti per un'altra profezia e per altri eroi. -
- Nessuno è mai pronto alla guerra. - ribatté Fraser. - Ma faremo meglio a prepararci. Le avvisaglie sono preoccupanti. -
- Me ne rendo conto. - annuì la preside. Si sedette alla scrivania e congedò gli altri con un cenno.
- Faccio affidamento sulla vostra assennatezza. - concluse, ricevendo l'approvazione di David.
- La terremo informata. - promise l'uomo, aiutando la moglie ad alzarsi. Maybe rivolse alla preside un breve sorriso e Fraser chinò appena il capo, in segno di rispetto.
Li guardò andare via in silenzio e una volta sola si girò verso l'enorme vetrata alle spalle della scrivania. In quella giornata di fine inverno, scrosci d'acqua scendevano dal cielo e si schiantavano con forza contro i tetti di Hogwarts. I pensieri della donna erano cupi e funesti, proprio come le nuvole che rendevano il giorno scuro come la notte.
Gli ultimi momenti di pace prima della tempesta.

 

 

La Sala Comune dei Serpeverde giaceva nel pieno silenzio dopo l'incredibile trambusto che l'aveva colpita quella mattina. Decine di camere erano vuote e le porte spalancate sembravano enfatizzare il sottile senso di abbandono e di pericolo che si respirava nell'aria.
L'annuncio della preside era stato sconvolgente e la paura aveva finito per colpire tutti. C'era chi aveva saputo accoglierlo con coraggio e aveva rifiutato di lasciare Hogwarts, e chi invece aveva ascoltato le esortazioni dei genitori e si era rifugiato nelle mura di casa. Lynne non condivideva la loro scelta ed era rimasta, ma non perché si fosse sentita obbligata.
Un leggero senso di colpa la disturbava dal mattino e, incapace di giustificarlo, aveva iniziato a girovagare tra le stanze vuote, senza una meta, osservando i letti sfatti e i cassetti ancora aperti. Quando si appoggiò con i gomiti al davanzale di una finestra, con gli occhi fissi nelle profondità del Lago Nero, l'ora di pranzo era passata da un pezzo.
- I genitori di Damon si sono presentati in aula questa mattina. - disse Althea, comparendo al suo fianco. Si fermò vicino a lei e, incurante della polvere, si appoggiò a sua volta al davanzale.
- Damon ha lasciato la scuola? - domandò Lynne, fingendo coinvolgimento. Per quanto avesse bisogno di una distrazione, non aveva molta voglia di parlare. Althea sembrò capirlo perché si lanciò in una dettagliata, quanto inutile, descrizione della sua mattina, senza tralasciare alcun particolare, ma al tempo stesso senza chiederle nulla e senza obbligarla a dire qualcosa.
- Alla fine si è rifiutato di uscire dalla stanza e di seguire i genitori. - concluse, tradendo un sorriso. - Stava per andare a chiamare Angel e presentarla come sua fidanzata ufficiale, ma la professoressa Mc.Narol lo ha convinto a desistere. -
Lynne annuì, sorridendo appena.
- Poi a pranzo Damon si è alzato in piedi, doveva essere ancora nel pieno dell'eccitazione per il suo trionfo contro i genitori, e ha ricordato a Ishido la loro sfida. - ricordò Althea. - Ci sarà oggi pomeriggio, nell'aula dei duelli. Verrai a vederlo? -
Lynne annuì ancora, poi si riscosse e si staccò dal davanzale.
- Voglio uscire da qui. - esclamò. - Sono stata qui dentro tutta la mattina e sto iniziando a sentire la claustrofobia. -
- Dove vuoi andare? - le domandò Althea, stupita, correndole dietro. - Fuori sta diluviando. -
- Ora che siamo a conoscienza di quello che sta succedendo – spiegò Lynne, ignorando il fiatone. - Dobbiamo prepararci di conseguenza. -
- Vuoi prendere una bronchite? -
- Voglio ricordarti che per me la parola impossibile non esiste. -
Lynne prese Althea per un braccio e la costrinse a correre più veloce, salendo gli scalini a due e a tre alla volta. La Serpeverde le arrancava dietro, cercando di non perdere il passo e di non inciampare.
Arrivarono al chiostro dopo pochi minuti e se Althea si fermò, piegandosi sulle ginocchia alla ricerca di aria, Lynne continuò a correre e si fermò in mezzo al giardino, con le braccia aperte e il viso verso il cielo, rivolto alla pioggia.
Il rosso mogano dei suoi capelli, bagnato dall'acqua, si fece ancora più scuro. Le gocce di pioggia le scivolarono sulle guance e sulla fronte, finendo per inzupparle la divisa, eppure Lynne non si spostò.
Althea si avvicinò all'ultima colonna che le garantiva di rimanere all'asciutto e fissò l'amica.
- Chi dice che il sole porta la felicità non ha mai ballato sotto la pioggia. - sussurrò, prima di fare un passo avanti.

 

 

Mai come in quel momento Annelise desiderò che la tecnologia funzionasse ad Hogwarts. Si era precipitata in camera sua, aveva recuperato il suo adorato paio di cuffiette dal baule e quando aveva iniziato a cercare il suo mp3, si ricordò di averlo lasciato nella camera di casa sua, nel primo cassetto del comodino, pronto a riempirle la testa di musica non appena sarebbe tornata da Hogwarts per le vacanze estive.
Si sedette sul letto, passandosi una mano tra i capelli, e strinse le cuffiette tra le dita così forte da scavarsi dei solchi sulla pelle. Il pensiero che le potesse essere negata la possibilità di tornare a casa, la consapevolezza che forse non avrebbe nemmeno finito il suo anno scolastico, non l'aveva colpita davvero fino a quel momento. Non avere il potere sulla sua vita, non poter ascoltare la sua musica, le lasciava un grande vuoto proprio al centro del petto.
Scagliò le cuffie sul pavimento, con forza, e si lasciò cadere di schiena sulle coperte.
- Annelise? - chiamò Skylight, ferma sulla soglia della porta. - Tutto bene? -
- Tutto male. -
La Tassorosso entrò nella stanza e si fermò di fronte alla compagna. - Vuoi parlarne?
-

- È una cosa stupida. - l'avvisò Annelise, tirandosi seduta. - Potresti arrabbiarti con me perché ho il coraggio di pensare ad una cosa del genere in un momento del genere. -
- Non sono qui per giudicare. - l'assicurò Skylight, sedendosi di fianco a lei.
Annelise prese un respiro profondo e dopo essersi alzata a riprendere le cuffiette, tornò seduta.
- Dopo la notizia dell'altra sera, ho solo voglia di sdraiarmi su un letto e ascoltare musica, senza dover pensare o riflettere troppo sulla vita e la morte. -
Skylight fece un piccolo sorriso.
- È normale che tu ti senta destabilizzata. - la consolò. - Sei abituata ad ottenere i risultati che ambisci e il non avere la certezza che continuerà ad essere così anche in futuro ti innervosisce. -
Annelise si voltò verso la Tassorosso e la guardò con tanto d'occhi.
- Quando hai capito tutte queste cose su di me? -
- Siamo compagne di dormitorio da quasi sei anni. - le fece notare Skylight, con un piccolo sorriso.
- Hai ragione. - annuì Annelise, rimanendo un attimo in silenzio. - Saresti stata una Corvonero perfetto. - considerò, subito dopo.
- Sto meglio tra i Tassi. - si schermì Skylight. - Solo mi piace aiutare le persone a cui tengo, se posso. -
A quelle parole, Annelise le fece un grande sorriso. Le cuffiette, arrottolate intorno alle sue dita, penzolavano nel vuoto
- Andrai a vedere il duello di Ishido e Damon dopo? -
- Non aspetto altro. -
 

 

La penna di Francisco picchiettava con forza sul tomo di Storia della Magia che il Serpeverde stava cercando di studiare da ore, senza riuscirci. La sorella gli lanciava delle occhiate di tanto in tanto, e lo stesso facevano Zoey e Yulia, sedute allo stesso tavolo, ma nessuna delle tre si azzardava a commentare o a dar voce a delle proteste.
- Odio Storia della Magia. - sbuffò Francisco, lasciando cadere la penna. - Odio la magia Rinascimentale. Odio la caccia alle streghe. -
- Quanto manca agli esami? - chiese Zoey, improvvisamente preoccupata.
- Un mese e mezzo. - le rispose Francisca, sbattendo la testa contro il libro. - Perché dobbiamo studiare Storia della Magia? È inutile. -
Il fratello spalancò le braccia, dandole ragione, e Zoey afferrò un foglio, iniziando a scrivere con furia.
- Ho dimenticato di scrivere nel programma le lezioni di Storia della Magia. - si giustificò, sotto l'occhiata curiosa di Yulia.
- Cos'è? - domandò Francisco, sporgendosi in avanti.
- Ho diviso le lezioni di ogni materia per tutti i giorni che mi rimangano fino agli esami. - spiegò Zoey, sottolineando a matita alcune parole. - Ma contando anche Storia della Magia, dovrò aggiungere un weekend nei pressi di Maggio per un ulteriore ripasso generale. Senza escludere che, nel caso non facessi in tempo, farei meglio ad aggiungere un'ora ogni giorno, magari togliendone qualcuna a Erbologia e a Cura delle Creature Magiche, nelle quali sono piuttosto sicura, e aggiungerle a Trasfigurazioni. E a Pozioni. E a Difesa Contro le Arti Oscure! Non ho segnato l'ultima lezione! -
Yulia le strappò il foglio dalle mani e lo nascose sotto al proprio libro di Incantesimi, regalandole un sorriso di scuse.
- Sei bravissima e intelligentissima. - la prese in giro. - Non hai bisogno di tutti questi piani. -
- Invece devo sfruttare ogni minuto che ho a disposizione. - ribatté Zoey, aprendo un altro tomo. - Potrebbe succedere qualche imprevisto anche domani. -
- Un brindisi al pessimismo! - esclamò Francisca, sollevando il proprio bicchiere d'acqua e facendolo scontrare contro quello di Francisco. Alcune gocce caddero sui fogli degli appunti di Zoey, che subito li recuperò e iniziò a metterli in ordine numerico.
- Zoey! - la richiamò Yulia, fermandola con le proprie mani. - Sei ossessionata! -
La Grifondoro abbandonò i fogli e sospirò, coprendosi la faccia con i capelli.
- Ho troppi pensieri. - si lamentò, scuotendo la testa. - Non riesco a concentrarmi. E non posso accettare di sprecare tutto il mio lavoro solo perché un mago oscuro da strapazzo non riesce a contenere il proprio egocentrismo e ha la faccia tosta di voler rivendicare il potere di Voldemort e, perché no, anche dichiararci guerra! -
- Non l'ha ancora fatto. - precisò Francisca.
- Per il momento. - aggiunse Francisco, ricevendo in risposta una pacca sulla testa.
- Niente pessimismo. - ribadì la sorella e Yulia annuì, recuperando il programma di Zoey.
- Basta studio! - esclamò la Grifondoro, chiudendo i libri. - Sono quasi le quattro. -
- Cosa succede alle quattro? - chiese Francisco, cadendo dalle nuvole.
- C'è il duello. - gli ricordò Francisca, sfregandosi le mani. - Non vedevo l'ora che qualcuno le suonasse a Damon. -
- Scommetti su Ishido? - si accertò Zoey, scrivendosi il nome su un foglietto. - Ho promesso a James che avrei chiesto le opinioni dei miei amici per il sondaggio. -
- Senza alcun dubbio. - confermò Francisca.
Francisco sospirò. Per quanto credesse nella forza e nella capacità di Damon, aveva paura che il suo orgoglio quel giorno non l'avrebbe aiutato.
 

 

- L'incantesimo guaritore. -
Jude spalancò gli occhi e guardò Christian, quasi alla ricerca della risposta, ma poi si illuminò.
- Emendo. -
- L'incatesimo allungante. -
- Crescicorpus. -
Christian annuì e girò pagina.
- L'incantesimo avvelenante. -
Il silenzio si protrasse, finché Christian non alzò lo sguardo e incontrò la smorfia di Jude.
- Sono nei guai? - domandò il Tassorosso, mangiandosi le unghie.
- Non ancora. - lo tranquillizzò Christian. - Manca un sacco di tempo. È presto per dirlo. -
- Non poi così tanto. - precisò Nathan, armeggiando con un cuscino. - Insomma, sei a buon punto, ma tu non pretendi sempre il massimo da te stesso? -
Jude alzò un sopracciglio e lo fissò, sorpreso.
- Questa è un'affermazione intelligente. - esclamò, dandosi di gomito con Christian.
- Per diventare Medimago hai bisogno di una O in Incantesini? - chiese Nathan, ignorando i due.
- Non necessariamente. - rispose Christian, con un sospiro. - Tu stai parlando dei Guaritori, esatto? -
Nathan corrugò le sopracciglia e mise giù il cuscino.
- Esistono anche i Guaritori? - sussurrò, guardando entrambi negli occhi.
Jude prese un profondo respiro.
- I Guaritori sono coloro che lavorano al San Mungo. - spiegò.
- Che guariscono le persone. - chiarì Christian, ricevendo l'occhiataccia di Nathan in risposta.
- L'avevo capito. -
- I Medimaghi sono coloro che assistono alle partite di Quidditch, generalmente alla Coppa del Mondo, e che intervengono non appena si presenta un infortunio. -
- Guariscono i giocatori. - precisò Christian, abbassandosi prima di ricevere la cuscinata di Nathan in testa.
- Il mio sogno sarebbe diventare Medimago. - concluse Jude, allungando le gambe sul divano davanti a lui.
- Ho un problema. - esordì Nathan, riprendendo il cuscino. - Non riesco più a fare scherzi. -
Christian e Jude si guardarono ed entrambi videro riflesso negli occhi dell'altro lo stesso pensiero.
- Un mondo senza gli scherzi di Nathan Switch è un mondo freddo e vuoto. - considerò il primo, regalandogli una pacca sulla spalla. - Cosa ti turba? -
- Mi sembra che dopo l'annuncio della preside, non ci sia più spazio per gli scherzi e le risate. -
Dopo le parole di Nathan, i tre restarono in silenzio a fissare il pavimento, finché Christian non lanciò un'occhiata al libro di Incantesimi e se lo mise sulla ginocchia.
- Jude ha un esame da preparare. - ricordò, fingendo serietà. - E Nathan uno scherzo. Riusciremo a fare entrambi. -

   
 
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