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Autore: Isobel_Urquart    27/03/2015    3 recensioni
Nel 1973 scomparve una studentessa a Hogwarts.
Sono passati poco più di vent'anni da quel giorno, quando...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Isobel Urquart, Ritorno dal Passato'
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«La conosci?»

Mi guarda attentamente, c'è qualcosa in lui...

«Si chiama Isobel...»

«...Isobel Urquart...» dice sovrappensiero.

 

2

 

Sgrano gli occhi, incredula che conosca il mio nome.

«Dice di essere in Grifondoro, del terzo anno».

«Sì, ma forse, una ventina di anni fa, signor preside».

Non capisco cosa intende con queste parole: vent’anni?

«Oh, professore, ha portato la pozione?» esclama la medimaga avvicinandosi.

«Come mi aveva chiesto, Madama Chips» risponde gelido l'uomo.

«A te, cara... Tutto d’un fiato!»

Bevo e in un attimo il dolore alla gola si attenua.

«Come va?»

«Bene, grazie. Potrei vedere mia madre?» azzardo.

«E chi sarebbe?» domanda la maga.

«La donna che è entrata prima, signore».

«La professoressa McGranitt?»

«Be’, sì...»

«Ma lei non ha figli» afferma sicuro l’uomo anziano.

Li osservo. Sì che ce l'ha! Non capisco...

«Lei è mia madre!» esclamo «Devo vederla» mi alzo di scatto.

«Non penso lei voglia vedere qualcuno» dice tranquillo l’uomo anziano.

«Non mi importa, mi dica dov’è!» alzo la voce «Per favore» aggiungo, rendendomi conto di essere stata troppo brusca.

Non mi risponde.

«La prego, devo vederla, posso andare a cercarla?»

«La professoressa McGranitt non ha figli» ribadisce la medimaga.

«Sì, invece!» esclamo sull’orlo del pianto.

Passo tra i due uomini e di corsa esco dall’infermeria.

Il contatto dei miei piedi con il pavimento freddo mi fa rabbrividire lungo la schiena.

Io so dov’è.

Mi fermo.

Eccola lì, che guarda il cielo, seduta a terra. È diversa da come la ricordavo.

Mi avvicino lentamente, non mi sente arrivare. Mi siedo accanto a lei.

Dapprima non mi guarda, fa finta che io non ci sia, poi si alza e si allontana.

«Mamma...»

Si volta verso di me, ha gli occhi lucidi, il viso arrossato e sembra non essere certa di ciò che vede.

«Mamma, perché stai piangendo?»

Non mi risponde.

«Mamma! Cosa sta succedendo?»

È più vecchia, ha l’aria distrutta, più stanca.

«Tu non sei veramente qua» soffia tra i denti, mentre s’allontana nervosa.

«Ma cosa stai dicendo? Io sono qua, sono io, mamma! Perché fai così?»

«Isobel...»

Mi avvicino, sono in piedi davanti a lei, la guardo negli occhi. Le prendo la mano.

Sobbalza al mio tocco.

Si allontana. Non mi vuole, non mi vuole nemmeno vedere.

Sento le lacrime salirmi agli occhi.

Mamma... Perché?

«Vai via! Vai via!»

Il tono della sua voce mi terrorizza. Sparisce in un corridoio buio, non ho la forza di seguirla.

I miei piedi si muovono da soli.

Cos’ho fatto? Perchè non mi vuole?

Mi avvicino a una finestra.

Il sole è alto nel cielo, che ore sono?

Forse è mezzogiorno.

Forse dovrei avere fame. O sete.

Forse dovrei tornare in infermeria.

Continuo a camminare.

Cosa sta succedendo?

-

«Isobel?»

Sono nella torre di astronomia, non mi aspettavo che qualcuno mi trovasse.

È una voce bassa, tetra, ma sembra sorpresa.

«Isobel».

Ho paura a voltarmi.

«Isy, guardami per favore».

Non mi muovo. Tengo gli occhi fissi fuori dalla finestra.

«Per Salazar! Isobel Urquart, sto parlando con te!» esclama la voce, che nonostante abbia un tono irritato, sembra quasi – non lo so – intenerito.

«Testarda come sempre, a quanto vedo» mormora tra sé.

Sento dei passi avvicinarsi.

«Ehi» dice piano.

Una grande mano sulla mia spalla mi costringe a voltarmi. Mi nascondo il viso imbarazzata delle mie lacrime, imbarazzata di non essere riuscita a controllarmi, di non essere stata abbastanza forte.

«Ehi» ripete in un sussurro«Voglio vederti in faccia quando ti parlo, per favore».

«La prego, vorrei stare sola».

«Da quando mi dai del lei?»

Non capisco, chi...?

Sbircio tra le dita. L’uomo dell’infermeria, quello che mi ha riconosciuto, nel suo mantello nero.

«Non dovrei?»

«Non l’hai mai fatto, più che altro» sospira «È un po’ strano».

«Ma io non so chi è lei».

«Probabilmente perchè sono passati tanti anni».

«Be’, tanti anni fa ero più piccola, forse è per quello».

«Veramente no. Non sei cambiata dall’ultima volta che ci siamo visti».

«E allora, quando è stato?»

«Quasi vent’anni fa» dice sconsolato.

«Ma io ho solo dodici anni! Dodici e mezzo, veramente, ma è comunque impossibile!»

«No, Isobel. Oggi è il 29 agosto del 1993».

«Ma...» balbetto incredula.

«Ti porto da tua madre».

-

«Non voglio entrare!» mi oppongo, mentre l’uomo col mantello nero si ferma davanti a una porta dove una targhetta dorata dice a grandi lettere ‘Professoressa Minerva McGranitt, Vicepreside’.

Sbuffa spazientito.

«E allora dove vuoi andare?»

«Fuori, all’aria aperta».

«Sì, lo vorrei anch’io, se non fosse pieno di Dissennatori».

«Dissennatori? Perchè?»

«Un detenuto è evaso da Azkaban».

«Un evaso da Azkaban?» esclamo incredula «Non è mai successo che qualcuno evadesse da Azkaban!» continuo «Be’ a parte Murgus Clodey nel 1765, ma lui è stato un caso unico, che anche se ha fatto tanto scalpore all’epoca, è stato l’unico, in percentuale, confrontandolo a tutti i maghi e le streghe detenute, è praticamente insignificante».

Mi guarda alzando un sopracciglio, sembra divertito, ma mantiene la maschera impassibile.

«Chi sarebbe questo nuovo caso storico?»

«È Black».

Rimango un attimo senza parole.

«Black? Sirius Black?»

L’uomo annuisce.

«E per quale motivo Sirius sarebbe stato spedito ad Azkaban?»

«È stato accusato dell’omicidio volontario di Minus e dodici babbani» dice in tono di completo disprezzo, ricordandomi in modo incredibile...

«Severus?»

«Cosa?»

«Sei veramente tu?»

«Oh... Sì».

«Non ci credo! Sul serio? Come» comincio «Come stai?» domando euforica.

«Direi abbastanza... Ehm... Be’, abbastanza bene» sembra disorientato dalla mia domanda improvvisa.

«Come sta Lily?»

S’incupisce alla mia domanda.

«Lei è morta».

«È morta?» ripeto sena realizzare le sue parole «Vuoi dire morta morta? Lily? La nostra Lily?»

Annuisce.

D’un tratto mi passano davanti agli occhi tanti ricordi di noi tre, sempre insieme, fin da quando eravamo piccoli, anni prima di andare a Hogwarts, ci ritrovavamo nel parco vicino a Spinner’s End e giocavamo finchè non si faceva tardi.

«Che ne dici se andiamo dal professor Silente? Sei tornata, ma non pensare di scampare cinque anni di scuola così» cerca di sorridermi, sollevandomi il morale. Devo avere un aspetto orribile.

«Sev, prima posso fare una doccia, non posso presentarmi così...»


***

Nota dell'autrice: Spero vi piaccia, a venerdì prossimo

  
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