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Autore: Princess_Klebitz    27/03/2015    1 recensioni
Amici fino alla morte ed oltre; nemici controvoglia. Musica, amore e morte nella metà sbagliata degli anni '90, scaraventati avanti volontariamente per non poter più tornare indietro.*
La tregua tra la Ragione ed il Caos durava da troppo tempo; quando si accorsero dell'errore, corsero ai ripari, e l'Immemore e l'Innocente si trovarono faccia a faccia, dopo anni di ricerche, per riportare la situazione in parità.
Un errore troppo grosso, la persona sbagliata, un imprevisto che non doveva assolutamente accadere.
Storia scritta nel 1997, e l'epico tentativo di riscriverla senza snaturarla.
Spero qualcuno apprezzi.
Genere: Drammatico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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42. Il dolce succo della riconoscenza 

*avviso: rating leggermente più alto, scene di sesso non esplicite*


Dorian arrivò nel backstage di Katryn per provare 'Pictures of you' in un ritardo mostruoso;  trovò il palco deserto e la ragazza che vi girellava sopra come una tigre affamata, battendo impazientemente nel palmo di una mano un microfono Shure, come un direttore d'orchestra nervoso con una bacchetta. 

O un vecchio maestro irlandese con ben altra bacchetta, pronto per vergare le sue tenere e ammirate chiappe. 


"Si può sapere dove sei stato?!", le mandò un'occhiataccia da stenderlo.
"Con Mo...", provò, ma venne interrotto.
"Intendevo IERI SERA!", sbuffò Katryn, irritata. "Mi hai lasciato con quella statua di sale del tuo amico! Da quando si è svegliato non ha fatto altro che rimanere in silenzio e darmi sui nervi! Ho provato a chiamarti mille volte ed anche lui! Dove avevi il cellulare, nei pantaloni assieme al cervello?!"
"Sono stato con Monik!", si giustificò Dorian, allibito.
"Lo so. Cicciobello, io so TUTTO!", ed enfatizzò le parole con un movimento ampio del braccio, come una ballerina classica. "SO che sei stato con Monik, evviva evviva, e non pensare sia così sprovveduta, anzi! Ti farei persino un monumento, Dio solo sa se quella ragazza non aveva bisogno di una scopata come si deve, oggi mi ha persino quasi lasciata in pace!", disse di tirata, per poi portarsi una mano alla fronte, come le sovvenisse un mal di testa. "Ma l'avermi lasciata con Justin finchè è arrivato il vostro amico a...a liberarmi da quella sorta di immobilismo..."
"Kat, era appena caduto da...", ri-provò Dorian, ma venne immediatamente fermato. 
"E io me ne SBATTO! UNA STATUA DI SALE!!", ripetè Katryn, incrociando le braccia davanti a sè, risoluta come Johnn Goodman ne 'Il grande Lebowsky'. 

Dorian sospirò e prese la chitarra baritona, mentre Katryn si sedette con la sua acustica e ne saggiò l'accordatura. 

"Posso salire o vuoi sbranarmi?"
"Ma sali e suona, per l'amor di Dio, che tra quattro ore saremo di nuovo qua...", sospirò Katryn, mettendo un parziale coperchio sui suoi bollenti umori. 

Dorian salì le scalette e si sedette alla sua sinistra, mentre a sua volta pizzicava la chitarra, osservando l'amica tutta concentrata sullo strumento.
"Posso farti una domanda?"
"Una sola e poi partiamo.", gli concesse Katryn, osservando i tecnici che microfonavano il tutto in fretta e furia. 

"Justin, ieri sera...", e si interruppe, colto da un pensiero. 

Erano fatti suoi?
No che non erano fatti suoi, neppure lontanamente (oddio, forse l'essere in mezzo tra due amici sì...) ma come aveva previsto in tempi non sospetti, il re-incontro tra Katryn e Justin avrebbe fatto perdere molti anni di vita a LUI!

"Justin ci ha... provato, insomma?", finì, pensando che la vita era proprio ingiusta con lui.
Lui fino a pochi anni prima avrebbe voluto solo fare l'angioletto suburbano, suonare la chitarra e uccidere Justin; non necessariamente in quest'ordine.
E guarda dove l'aveva portato la vita, quella perfida cattivona. 

"Provato?", finse di pensare Katryn, appoggiata alla chitarra -o meglio, stravaccata-. "Sì. A farmi saltare i nervi. Ed io a lui. Siamo stati sulla stessa, perfetta linea d'onda di noia, sarcasmo e renderci inutili.", ironizzò, per poi tornare seria. 
"A volte mi guardava fisso, però... Ma dubito fosse quelle stupidaggini da sguardo di sfida o mi guardasse il culo.", e si girò a guardare Dorian, perplessa. "Penso che si accorgesse conto solo a tratti che ci fossi. Forse quella botta gli ha fatto più del previsto." 

"Boh...", borbottò Dorian, pensieroso. "Vedremo come stà al party dopo il concerto, stasera..."
"Sei pazzo?!", sembrò quasi inorridire Katryn. "Venire al party dopo il tentativo di Icaro di ieri sera?!"
"Mia cara, non sai cosa può fare quell'essere dannato...", sospirò Dorian comicamente, strappando finalmente un sorriso all'amica, ma tenendo il resto del pensiero per sè.

-...specialmente visto il party si tiene dopo il tuo concerto. E sa che ci sarai di sicuro...-, e tenne il resto per sè; c'era ancora un 0,1% che le sue teorie di cuoricini e loveintheair fossero errate. 

"Beh, cominciamo?"
"Aspettavamo solo lei, Lord Kierdiing!", ironizzò Katryn, finalmente calmatasi.
*
*
Le previsioni di Dorian si dimostrarono clamorosamente sbagliate: Justin non piombò come un corvo all'afterparty.
O meglio, NON SOLO.

Si introdusse nel backstage di Katryn ben due ore prima dello spettacolo e si posizionò in un angolino, non volendo disturbare e sperando di non apparire come un curioso -cosa che in cuore suo sfiorava la patologia, più che la passione-, aspettando il momento adatto per poter fare due parole con Katryn, ma nonostante cercasse in tutti i modi uno straccio di contatto visivo, per quasi un'ora e mezza il tutto fu inutile.
In compenso ebbe modo di osservare in modo molto accurato la sua preparazione; la rocker sembrava possedere una calma olimpica, sebbene Monik l'avesse persino spinta una o due volte per affrettarla, che non perse mai durante quel tempo.

Passava con grazia leggera, quasi sbadata, da un impegno all'altro; sotto le mani dell'hairdresser per un leggero ondulamento delle chiome biondo ramato e la sistemazione di qualche extensions, sotto le mani della make up artist e con un personal trainer per scaldare i muscoli, per finire a parlare con i musicisti per eventuali dubbi. 
Il tutto attraversando il backstage come una farfalla ma inesorabilmente, senza mai fermarsi, cosa che scoraggiò notevolmente Justin, che sentiva ormai le gambe addormentate e le sue chanches di poterle parlare sfumare via via sempre più velocemente.  

-Quasi un'ora di esercizi vocali... questa è una body builder della voce.-, stava pensando, mentre solo la vorace curiosità e il solito fascino del proibito dell'essere nel backstage altrui ormai gli negava di andarsene, quando Dorian sbucò anch'esso nel backstage e se lo ritrovò davanti, sorpreso. 

"E tu che..."-...diavolo ci fai qui.-, sarebbe stata la legittima prosecuzione, ma Justin lo fermò prima che parlasse ed alzò le mani, ridacchiando e spalancando gli occhi simulando un'innocenza da galeotto. 
"Calmo, calmo! Non voglio fare niente di male e neanche riprovare a volare da un megaschermo, anzi se vuoi puoi pure perquisirmi. Anche se sospetto che la cosa potrebbe piacerti.", ridacchiò.

Dorian si guardò attorno, poi si posizionò direttamente ad un passo di fronte per parlargli; con quel gesto potè così abbassare notevolmente la voce senza farle perdere un millesimo dell'acredine che voleva trasmettergli.
"Ha rimproverato ME per la tua noiosità, ieri sera! Si può sapere che hai fatto per farla innervosire così prima di un concerto? Possibile che ancora adesso ti serva la balia?! "
"Cosa?! Io non ho fatto niente.", si stupì Justin, mostrando anche un po' di imbarazzo. "Dov'eri TU, piuttosto! Mi sono svegliato dopo essere stato sedato con dosi da cavallo,  aver sbattuto la schiena per un volo da un megaschermo,  intontito e con solo voglia di lamentarmi o di sapere qualcosa a proposito della mia vita futura e mi trovo lei, che ieri poi...", e si fermò, mostrando che un rossore diffuso si stava diffondendo sulla sua faccia.

"Beh, qualsiasia cosa tu abbia fatto, non l'hai fatta bene.", lo stuzzicò malignamente Dorian. "STATUA DI SALE, ti ha chiamato, e più di una volta! Incredibile, se non avessi informazioni di prima mano avrei risposto che è impossibile passare una serata noiosa con Justin Swans..."
"DOVE CAVOLO ERI FINITO,TU?!", lo afferrò all'improvviso per la giacca di pelle Justin, in uno scatto. "Se avessi risposto a quel cazzo di cellulare non sarebbe successo niente!"
"Se non mi molli immediatamente prendo il primo aggeggio che mi capita a tiro e te lo spacco in testa, così se il volo di ieri non ti ha lasciato segni ci penso io, razza di...!"

"COSA CAZZO STATE FACENDO, VOI DUE, NEL MIO BACKSTAGE?!",li gelò una voce acuta, fermandoli in tempo dalla solita minirissa pre-concerto. 

"Beccàti...", soffiò Justin, lasciando Dorian, con gli occhi che mandavano ancora scintille ma ora anche un po' divertito.
"Parla per te.", si raddrizzò il colletto Dorian, con la solita aria offesa da lord. "Io qui ci devo SUONARE!"

Si girarono e, mentre Dorian si avviò verso i musicisti, oltrepassando Katryn che in posizione di attacco con i pugni sui fianchi stava fulminando Justin, questi si sentì in dovere di avanzare dalla sua posizione retrocessa per mostrarsi alla luce, con un sorriso nervoso.

"Io volevo solo..."
"...fare a pugni col tuo chitarrista e rovinarmi l'intermezzo acustico.", finì per lui Katryn, rivelando che la sua calma pre-concerto era solo una maschera finemente costruita. 
"No, cioè... So come ci si comporta in un backstage.", sembrò stupito e persino un po' offeso Justin.

"Cioè?", chiese lei, ironica, mentre Monik le si affiancava, lanciandogli un'occhiataccia di puro acciaio tedesco che teneva in serbo apposta per lui dalla sera prima. "Ridurlo a brandelli, litigare con i membri della tua band e poi uscire in qualche modo? E' così che vi preparate per un concerto, voi?"

Un pensiero colpì contemporaneamente sia Dorian che Justin, che si fissarono negli occhi e poi scoppiarono a ridere.
-Se solo sapesse...!!-

Uno dei rari momenti di telepatia che alla Wenders school li caratterizzava così spesso e che poi, essendosi sempre più spesso contrapposti, erano diventati ormai solo ricordi.

Justin lo prese come buon auspicio e decise di giocarsela, visto aveva ormai una platea ad osservarlo ed un riflettore inesistente ad illuminarlo ad occhio di bue.

Katryn continuava a fissarlo, sollecitando violentemente con lo sguardo delle spiegazioni esaustive della sua presenza, incurante della truccatrice che le si affannava a stendere il fondotinta.
"Katryn, se non ti siedi non riuscirò a stendere bene del tutto questo..."
"E mollami, Samantha!!", quasi la aggredì, avanzando di un passo verso la poveraccia. "Già non sopporto tutto questo cerone in faccia che si squaglia alla quarta canzone!!"
"Ma io..."
"MA TU vai lì e mi aspetti, e mentre faccio una paio di parole con quel guastafeste pensa a come alleggerire questo trucco da Cleopatra!!", e alzò gli occhi e le braccia al cielo in un gesto drammatico come per mandare al diavolo il tutto. "Mollatemi due secondi, checcazzo!"

Monik le sibilò qualcosa in tedesco direttamente nelle orecchie, ma la canadese non le diede bada ed avanzò verso Justin decisa, anzi dandole come risposta solo uno scuotimento di testa che fece innervosire ulteriormente la tedesca, tanto da mandare un'altra occhiata carica di odio liquido a Justin, che non si fece scrupoli a risponderle con una linguaccia infantile che fece ridacchiare Dorian (che però, nel frattempo, pregò per la sua anima e si tenne ben nascosto dietro un batterista più alto di lui). 

Justin si apprestò quasi a godersi la scenetta da lui creata... ma nello stesso momento si trovò davanti Katryn, che di infantile non aveva proprio nulla a giudicare dallo sguardo, lontanto ancora dall'essere sopito. 

"Io...",  Justin arrossì violentemente, cercando aria. "Io... ciao."
"Ciao.", ribattè serafica lei. "Che ci fai qui, oltre a mettere caos, fare incazzare la mia manager e tentare di scazzottarti con Dorian che, ti ricordo, stasera serve a me e non a qualche tuo giochetto tipo punching ball?"

"Io... volevo solo scusarmi!", rispose Justin, sorpreso. "Lo giuro, solo che... non volevo disturbare e cercavo il momento adatto."
"Ah, più adatto di così...", sospirò Katryn, portandosi le mani alla schiena, come fosse già provata dall'esibizione. "Devo riconoscere il tuo NON- tempismo eccezionale, Justin Swanson."
"Ma...io...davvero.", si ingarbugliò Justin, non sapendo più come spiegarsi e lanciandosi in una spiegazione quantomeno spezzetata e farfuggliata ma che, sperava, sarebbe forse servita a qualcosa, quantomeno a giustificare la sua presenza.

"Ieri sera sei andata a letto tardi... per colpa mia, ovvio, sì! Ed io non stavo bene, ti sei -ehm- annoiata, mi pareva giusto almeno ringraziarti e ...scusarmi. Non ero in me, davvero, non... insomma mi hanno stordito e poi... cioè... Così per farmi perdonare mi sono anche fermato da un fioraio, venendo qui, ma appena sono sceso mi hanno assalito, così ho chiesto al mio assistente ma non ha... trovato quello che volevo e così... niente...", finì mormorando in calando, rimpiangendo di non avere un cappelluccio da quattro soldi tra le mani da stringere e cincischiare, mentre chinava gradatamente il capo e il suo ciuffo tendente a gravità zero.
-E poi come diavolo spiegavo un mazzo di rose rosse a gambo lungo, anche le avessi trovate?! Cretino me e le mie idee...-

Katryn sembrò improvvisamente interessata, anche se ancora diffidente.
"Davvero hai cercato di comprarmi dei fiori?"
"Io... li avrei anche. Solo che non penso ti piacciano... Pensavo di metterli nel tuo camerino con un bigliettino, visto sembravi troppo occupata..."
"Ah, certo.", sospirò Katryn, disillusa tanto in fretta così quanto velocemente si era acceso l'interesse. "O magari anonimamente, vero? Come bugiardo vali poco."
"Ma... non mi credi?! Guarda, aspetta... li ho proprio lasciati qua dietro...", e Justin sparì per un secondo e riapparse con un mazzo viola-lillà, come un trucco da poco eseguito da un illusionista assolutamente incapace.

Un trucco che però parve impressionare grandemente Katryn, che rimase a bocca aperta e si portò le mani al suo oggetto-di-gossip seno, fissando alternativamente i fiori e Justin per quasi dieci secondi, cercando fiato per parlare.
Quando lo trovò, Justin pensò che stesse provando a fracassargli le orecchie, dal balzo di decibel che provò a compiere! 

"MI HAI PRESO DEI FIORI!! NESSUNO MI HA MAI REGALATO DEI FIORI!", quasi urlò, andando in crescendo e spaventandolo quasi, mettendo in allarme anche Monik che si avvicinò con sguardo sospettoso. "ROSE SERENISSIMA, le mie preferite! Come facevi a saperlo?!"
"Non lo sapeva, non hai sentito?! L'ha chiesto al suo assistente.", si allungò Monik per toglierle il mazzo per 'sistemarlo' -buttarlo nel bidone dell'immondizia, più probabilmente-, quando Katryn si girò come una serpe contro di lei e le strappò il mazzo dalle mani, allontanandosi con esso perchè non lo prendesse. 
La tedesca fu troppo stupita per ribattere e Katryn affondò la faccia nelle profumatissime rose lilla.
"Dio, quanto le amo... Quanto mi piacciono e mai ne ho per le mani!", sospirò, dopo aver annusato a lungo a pieno polmoni, soddisfatta.

-Ay caramba, che culo!!-, tirò il fiato Justin, riuscendo a connettere qualche neurone stordito dal volume vocale tra loro e reprimendo l'istinto di asciugarsi la fronte dal sudore freddo. -Ed io che pensavo fossero schifezze da morto!-

"Te le avevo prese io per il tuo debutto come solista, se non ricordi.", sibilò Monik continuando a provare a portargliele via, con uno sguardo che includeva ora anche la sua assistita nella lista di persone da 'omicidare' in modo lento e doloroso. 
"Oooooh, ma mille grazie, Monik!", le fece il verso Katryn, tenendosi sempre stretto il mazzo. "Sai bene che l'ho apprezzato, ma anche che tu non sei un certo Just..."

Il silenzio cadde come una cortina di piombo sul backstage; Justin si sentì inchiodato al muro da non si sa che vergogna -'Oh no, prego, fa pure come io non ci fossi e FAMMI AMMAZZARE!'- e dagli strali di Monik diventati di lava, Dorian risucchiò l'aria in modo MOLTO rumoroso prima di riuscire a sbattersi una mano davanti alla bocca e Katryn decise di sepellire la faccia nei fiori finchè Justin quasi si arrischiò a chiederle se volesse soffocarsi, quando poi ne riemerse con un colorito simile al suo. 

Un grazioso amaranto tendente all'aragosta.

Affidò i fiori a Monik per sistemarli e le sibilò in tedesco di non buttarli, mentre l'altra se ne andava tenendo il mazzo in qualche modo, borbottando in suoni grutturali che le sarebbe proprio piaciuto farlo, oh eccome!
E buttare anche qualcun' altro nell'immondizia, magari, in barba alla raccolta differenziata e alle leggi in vigore in Irlanda!

Recuperato un colorito normale ed un tono di voce consono, Katryn si sistemò le bretelline del top in similpelle che lasciavano nude le braccia, recuperando pian piano sicurezza e riuscendo quasi a guardarlo in faccia. 
Non negli occhi, in faccia.
"Grazie dei fiori. Non ti dovevi disturbare così tanto, davvero."

Allora perchè la sua voce sembrava, alle orecchie di Justin, così normale da risultare formale? Formalmente FALSA?
"Non mi è... Sono contento che...che ti piacciano.", rispose, ancora esitante.
"Ora... spero vorrai scusarmi ma devo continuare a prepararmi per il concerto. Manca solo mezz'ora e Samantha sta impazzendo per stendermi non so cosa sul muso.", sospirò e si girò, avviandosi verso la poltrona del trucco. "Grazie ancora per i fiori. Non servivano."

In quel momento, non si sa con quale coraggio o con che santo o demone più pesante sulla sua spalla, Justin ebbe un vero momento di disperazione e si lanciò avanti, prendendole una mano e costringendola a fermarsi e guardarlo interrogativa.

Dorian quasi mollò la chitarra che stava saggiando per terra, portandosi stavolta entrambe le mani alla bocca, gli occhi verde acquamarina sgranati come il rosario che avrebbe voluto tra le mani.
-Ce la fa, ce la fa, ce la fa...celafacelafacelafa,Diodegliirlandesi,celafa!...-

"Io... tu,cioè, dopo andrai al party?"
"Sono l'ospite d'onore, mi sembrerebbe scortese mancare, non credi?", ridacchiò lei, con un sorriso ora più dolce che fece prendere uno scartino in più di coraggio al cuore di Justin. 
"E...vuoi starci tutta la sera?"

Katryn sembrò pensarci su un attimo, poi gli si avvicinò e gli sussurrò qualcosa all'orecchio, allontanandosi poi rapida, con un sorrisetto.

"Dipende da ciò che vuoi fare tu...", gli aveva detto. 

E, nonostante fosse una frase semplicissima, senza doppi sensi, senza neppure troppa malizia, Justin sentì che immediatamente inizò a rimbalzargli nel cervello, deformandosi o deformando la mente stessa, colpendo qua e là qualche neurone inutile e mandandolo k.o, come se proprio non ne avesse bisogno.
Una cosa con la quale si torturò per poi scoprire una cosa disarmante che mai, da lui stesso, si sarebbe aspettato.

Non aveva assolutamente nessuna idea di che fare.

*
*
Il concerto visto con gli occhi del pubblico fu un grande live, più ricco di effetti, luci e qualche piccola e non troppo improvvisata coreografia, il momento acustico con Dorian Kierdiing che fece prima ammutolire e poi impazzire la folla,  una cover tipica irlandese cantata con passione e delle ottave al limite della sopportazione, ma agli occhi di Justin fu quasi magico.

Ogni passo che Katryn compiva su quel dannato palco che l'aveva fatto stare così male lo commuoveva fin dentro all'animo, pensare che era talmente bello vedere un'altra persona condividere la stessa passione per lo stage in un modo quasi diamentralmente diverso, tanto che gli sembrava non potesse essere vero. 

Amò infinitamente quel concerto: gli sembrò finalmente di avere quasi tutte le carte del mazzo chiaro-oscuro della persona che temeva di aver iniziato ad amare. 

Quasi.
Gli mancava la carta più pericolosa, quella che gli faceva fare ogni volta la figura del perfetto idiota dal 1998; il jolly.
E che forse rendeva il tutto ancora più magico.
*
*
Direttosi al party in centro, Justin divenne gradualmente nero quando si rese conto che  un' infinita sequela di gente mai vista e celebrità vecchie e nuove gli avrebbero chiesto del suo salto dallo schermo.
E specialmente, in domande più o meno velate, che cosa gli fosse saltato in testa di fare.
D'altronde non avrebbe potuto chiedere una mano a nessuno: Eddie aveva il suo daffare a tampinare tutte le ragazze presenti in sala, già ai suoi livelli soliti di sbronza, Shane era a parlare con qualche nugolo di giornalisti per salvare la faccia dalla loro assenza della sera prima e Dorian, piombato lì come un ciclone per ultimo e sconvolgendo la festa da tanto era caricato a mille,  a tampinare gli U2 come al suo solito.
I suoi compagni erano dispersi in varie zone del party,tutti apparentemente in via di divertirsi,a parte lui.

Justin, mentre tentava di affogare il suo malumore con dei gin tonic, sentì la sensazione opprimente, come nelle feste liceali, di dare l' impressione di essere lo sfigato della festa; destinato a girellare con un bicchiere in mano ma nonostante tutto rifiutando ogni occasione di parlare, liquidando con qualche commento acido qualsiasi interlocutore.
-Ho decisamente sbagliato epoca.- pensò, appoggiandosi ad una colonna. -Nel 1800 sarei stato considerato un eccentrico aristrocratico bhoemienne, interessante da frequentare, ora sono solo una rockstar barbosa. Anzi, solo un barboso. Avrei dovuto finirlo, quel cazzo di Trinity College.-

I suoi piani di autoannoiarsi procedettero a buon fine per un'ora e mezza, mentre l'alcool non gli faceva più l'effetto della gioventù chiassosa ovvero del Grande Socializzatore, ma gli stava lasciando in compenso un ottimo mal di testa, ed era arrivato persino all'idea di svignarsela dalla porta di servizio.
Non che qualcuno avrebbe badato a lui, dopo l'inavvicibilità astiosa dimostrata in quella serata; ma qualcosa sconvolse i suoi piani ormai formatisi.

O meglio, qualcuno.
Quando Katrin sbucò fuori, ridendo, da un gruppetto che non aveva notato,il suo mondo interiore in cui si stava tormentando andò in frantumi.
*
Justin restò piacevolmente senza fiato quando la vide dirigersi verso Dorian:  la ragazza era l'essenza del minimalismo rock, con un vestito corto di pelle nera stile tubino. 
Riusciva a sembrare una lolita di classe e allo stesso tempo l’amica rockettare con cui vomintare nei cespugli.

 Justin si rese conto di adorarla praticamente in quel momento, quando gli passò davanti senza vederlo: no, di più.

Di...amarla? 
Oh, Dio, ma era così grave la situazione?!
 Gli mandava lo stomaco in gola solo il guardarla e dello stesso parere doveva essere anche Shane, visto  si fermò vicino a lui, debitamente a bocca aperta e con un bicchiere ignorato in mano, tanto da costringere Justin a distogliere l'attenzione dal suo oggetto di desiderio (-no, di più...oh, Signore, fa che non vomiti ora perchè mi sento da vomitare...-) e fissare invece lui con sguardo annoiato.

"Chiudi la bocca, Shane."
"...eh?"
"Entrano i moscerini se la tieni così spalancata.", spiegò l'amico, caritatevole.

Shane chiuse la bocca con un mezzo fischio e sembrò quasi di sentire il rumore delle mascelle che sbattevano, come il clangore di un portone.
"Ecco una cosa per cui valeva la pena di venire, Justin. Oh mio Dio, ma da dove è uscita? Da Narnia?"
"Non lo so, Shaney.", ammise, scuotendo la testa dolorosamente. "Dovremmo essere noi quelli che si intendono di fate, folletti e creature magiche, no?"

Shane sospirò, bevendo.
"Ringrazia il cielo che Eddie abbia troppo da fare o sarebbe qua in un nanosecondo."
"Mi sembra già strano che TU non abbia spiegato le vele e... Cosa?!", si insospettì Justin, voltandosi bruscamente. "Come sarebbe dire 'ringrazia il cielo'?!"

Shane non lo guardò neppure, continuando ad osservare Katryn che ora faceva finta di assestare un pugno sulla spalla a Dorian.
"Non farmi dire cose che sai già, Justin..."
"Cosa..."
"...o che tenti di ignorare. Sei così dannatamente...APERTO, su questa faccenda.", e finalmente si girò a guardarlo, quasi intenerito. "Ti si può leggere come un libro delle elementari. Hai scritto tutto in faccia. LA VUOI.", e bevette un altro sorso, mentre Justin restava debitamente a bocca aperta, incapace persino di incazzarsi come al solito. 
"Non la vuoi per giocare o solo per possesso.", tornò a ponderare Shane, in tono più mite. "Ti sei innamorato. Potresti anche ammetterlo.", ci pensò su l'amico, prima di dirgli il resto. 
"Potresti anche ammettere di essere umano, ogni tanto. Almeno a tè stesso." 
Con quell'ultima sparata, Shane scoppiò a ridere e gli mise in mano il suo bicchiere, cominciando a dirigersi verso Dorian.

"E comunque se non ti muovi ci penso io. Uomo avvisato..."
Justin, per superare l'imbarazzo, bevve un sorso sovrappensiero e poi storse la bocca: gin lemon...con vago sapore di lemon, ecco da dove derivava quell'insolito coraggio di Shane nel parlargli.
Finì il bicchiere velocemente e poi si diresse da loro, sentendosi ancora più pungere da quel malefico insettino adesso che anche Eddie si era aggiunto alla compagnia e Shane si stava esibendo in un ridicolo baciamano instabile.
-Pagliaccio-, pensò con disprezzo.
-Gruppo di pagliacci, che cazzo stareste facendo adesso?! Stareste cantando cover in un baretto o saltellando pop da mercato su un palco decorato buono per le junior school  e non potreste nemmeno avvicinarvi a lei.

Mentre si avvicinava, Just percepì una cosa che ormai non accadeva da un paio d'anni: gli stava venendo naturale sorridere quando la vedeva.

"Ehilà!", esordì, incredibilmente senza la minima esitazione nè nella voce nè nel sorriso smagliante. 
"Ehilà a te!", gli rispose Katryn, ritirando la mano da Shane, mentre Eddie incrociava gli occhi con il compagno.
-Tregua.-
-Tregua.-, risposero gli occhi di Justin, mentre Eddie prendeva Dorian sottobraccio e si allontavana -e faceva allontanare il suo maggior pericolo di distrazione.-.

Si sentiva di buonumore in quel momento, avrebbe graziato tutti; Eddie dal litigio avuto la sera prima, Shane sesoloavessetenutochiusaquellafogna, Dorian colpevole dell'esserle stato troppo vicino. 

"Mi spiace per te ma Monik non è venuta.", quasi rise Katryn. "Ti cercava, prima. Con qualche strano tipo di arma bianca che incuteva comunque un certo timore al vederla e che, scommetto, ha imparato a manovrare durante il mio live!", e poi si rivolse verso Shane, che osservava la scena un po' in disparte con un sorriso bonario come quello di un vecchio zio. 

"Sai, la mia manager non lo può sopportare. Oggi pensavo volesse stenderlo.", gli disse, con aria cospiratoria. 

"Posso capirlo.", le concesse Shane, sempre con quell'aria di maestosa benevolenza. 
Katryn rise come se la battuta di spirito fosse finita lì, quando Shane continuò a parlare alle sue spalle, sempre con quel tono gentile che all'improvviso gelò il sangue di entrambi.
"Ha paura che ti faccia cadere; cosa più che l'amore potrebbe far distogliere l'attenzione di una persona dai suoi obiettivi?"

Katryn rimase un attimo senza fiato e poi si girò verso Shane, con gli occhi sgranati e, come Justin prima, incapace di qualsiasi reazione se non d'incredulità. 
Justin scongiurò che Shane si fermasse anche se, nel profondo, sapeva che tutto sarebbe stato inutle: Shane era un panzer, lento ma inesorabile.
"...prego?!"
"Oh Dio, siete due libri aperti entrambi...", sospirò il moro, alzando gli occhi all'aria e poi guardando entrambi quasi con aria di rimprovero. "Se ho notato questo vostro ballarvi intorno reciproco IO, che come Justin sa benissimo non sono una cima....", mosse la mano come a mostrare l'ampiezza della sala. "...quanti pensate che l'abbiano notato? Ti credo che la tua manager vuole farlo fuori. E' PALESE quanto vi siate attaccati.", e bevve un sorso dal nuovo bicchiere che si era procurato, per poi allungarsi verso Katryn, che ora lo guardava tra il terrorizzato ed il furioso. 
"E anche se deciderete di mandare tutto in malora, ringrazialo. Sennò a romperti le scatole ci saremmo sia io che Eddie. Ma non con tutto il suo sentimento.", e si girò per andarsene. 

Katryn lo seguì con lo sguardo mentre si allontanava confondendosi tra la folla, ora con la sensazione di essere completamente terrorizzata. 
Justin si era portato pian piano le mani alla faccia ed ora più che mai nascondevano il suo rossore imbarazzato, quando lei si girò serpentina verso di lei.
"Questo... questo è un tuo stupido piano, vero?!"
"I...io no. No!", si ritrovò a protestare Justin, allibito anche per quell'accusa. "E'... è ubriaco, non lo vedi?! Come pensi che potrei fare stupidi piani su... questa cosa?"

Lo sguardo di Katryn era ormai vitreo, non si sapeva se dalla rabbia o da una paura che aveva nascosto a sè stessa. 
"Justin... portami via da questo posto, ti scongiuro. Non respiro più."
"Neanche io.", le confessò, togliendosi le mani dalla faccia per rivelare i segni dell'imbarazzo di cui temeva di morire.  "Meglio se andiamo sul balcone."

Mentre si avviarono sul balcone, incuranti della pioggerellina fitta e bastarda che da due giorni cadeva su Dublino, Justin non si accorse neppure di averle messo una mano sulla spalla per pilotarla. 
E difenderla. 

Sul balcone, dopo un paio di sigarette -o forse fu mezzo pacchetto, Justin aveva ben altri pensieri in testa- Katryn sembrò calmarsi. 

"Va bene. Vabenevabenevabenevabene.", disse, sottovoce. "Ormai il danno è fatto."
"Che danno...intendi?"
"Quando il tuo amico ha parlato...", Katryn fece una pausa, esistante. "Mi ha spaventato. Ha.. Oh, al diavolo.", imprecò, dando un pugno al marmo che recintava il balcone. 

"Sì. L'ho pensato anche io.", espresse la sua solidarietà Justin. "Oh, al diavolo. Avrei voluto scotchargli la bocca. Buttarlo da una finestra, se solo non pesasse il doppio di me. Usare la famosa arma bianca di Monik..."
"Sì, certo...", gli concesse Katryn, distrattamente, per poi voltarsi verso di lui. 

I suoi occhi luccicavano di lacrime di...  sembrava rabbia.
Rabbia e forse delusione. 
"Ha detto ciò che pensavo. Stiamo solo perdendo tempo a girarci intorno." e sembrò prepararsi per litigare, dall'espressione del viso che assunse. "Ora lo sai. Lo sai e... Penso proprio che lo sapessi anche prima o non...non ti saresti comportato così, in questi giorni.", ed il suo piccolo pugno colpì di nuovo il marmo, rabbiosamente. 
"Perciò voglio sapere. Ora!"
"Sapere... cosa?!", chiese Justin, allibito e confuso a dovere da quella girandola di eventi che lo stavano mandando a dissepellire la sua anima nelle miniere roventi dell'imbarazzo più spinto che avesse mai provato. 

Lo sguardo di Katryn funse, in qualche modo, da pulsante di sblocco, poichè se gli occhi di Justin erano spalancati, sembrarono perdere persino colore a quell'esternazione non verbale. 
"Io... cosa... cioè...",farfugliò, mentre tentava di far arrivare ossigeno al suo cervello in tilt. "Io non avrei certo... parlarne in questo modo. Od ora... Cioè, nè ora nè in questo modo, ma..."
"Sì, va bene, ho capito.", lo liquidò rapidamente Katryn, ora con uno sguardo assomigliante a quello della sua manager quando gli faceva capire che gli avrebbe volentieri rotto un braccio.  "Ci hai giocato, ci hai ricamato, non intendevi far male. Non cambierai mai, Justin Swanson.", e si staccò dalla balaustra, facendo per avviarsi dentro quando finalmente Justin capì.

Capì che per lui era il momento di mostrare davvero di essere umano; che non stava mostrando nessuna debolezza.
Che non era fottuta gara a chi cedeva prima o di sciarade, o meglio che il tempo delle sciarade era finito. 
"Aspetta!"
"No che non...", e Katryn si trovò la strada sbarrata, con Justin che forse col più grosso sforzo di volontà contro la ragione che gli urlava di mollare tutto e darsela a gambe la afferrò per le spalle sottili quasi ferocemente, bloccandola.

"Vuoi sapere cosa ne penso? Cosa penso di quello che ha detto Shane o quello che penso io? Penso che mi piaci; no è riduttivo. Un tempo mi piacevi, andavo matto di te, ho sofferto nel non vederti più e ricordavo sempre quel poco tempo che abbiamo passato assieme. ADESSO non è che non mi piaci più...", e prese fiato, decidendo di annegare o imparare a nuotare. "Adesso credo di amarti. E non poco. Credo di... essermi innamorato di te. Perso. Senza speranza. Senza nessuna possibilità di rendenzione.", e non si accorse che quasi le faceva male da tanto forte le teneva le spalle, dritta di fronte a sè.  "Non ho mai giocato, non ho mai ricamato, non ho mai, mai mai e poi MAI inteso farti male.",e  finalmente allentò un po' la presa, mentre il suo tono diventava quasi implorante. "Non...dirlo mai più. Tu sei l'ultima persona a cui vorrei fare del male. Io...ti amo."

Katryn lo guardava fissamente, senza accorgersi che la sua testa aveva assunto uno strano dondolio e gli occhi le si erano fissati in un punto indefinito in quelli di lui.
"Io... non...."
"Non mi importa se non mi ami.", continuò Justin, come se avesse ormai rotto gli argini e non fosse più in grado di arrestarsi. "Anzi sì, accidenti, mi importa. Mi importa eccome. Perchè quando ci sei io smetto di respirare. Non mi senti? Non riesco neanche più a formulare discorsi di senso compiuto, proprio io! Sì, mi importa. Mi importa ed è quello che... Che mi ha frenato. Ho paura. Una paura da lasciarti qui e fuggire a gambe levate. Ma non... lo farò, perchè anche io voglio la mia risposta.", e prese fiato. 
"Perchè sono umano, anche io. E perchè ti amo. E voglio sapere."

Katryn rimase a fissarlo, con quell'aria tra lo shock ed il trasognato.
"Vuoi una risposta?"
"Io...sì."

Si liberò della sua stretta sulle sue spalle e si avvicinò, guardandolo sempre fisso negli occhi. 
A posteriori, Justin si disse che era una sorta di incantesimo e che l'aveva, in quel modo, incatenato. 

"Questo potrebbe bastarti come risposta, per ora?", e senza inteporre tempo, lo baciò quasi in uno scontro ormai inevitabile, quasi dolorosamente da sentirne il rumore. 

Quando finì quell'unico bacio, Justin non si sentì più in grado di parlare, se non sollecitato. 
"Allora, che pensi? Basta, per ora?", gli chiese Katryn, dolcemente.
"Uno solo?", rispose Justin, con voce tremante. "Assolutamente no..."
*
*
Da dietro la porta-finestra dell'attico  in cui si svolgeva la festa, Dorian alzò i pugni al cielo, ridendo di felicità e un po' per la sbronza galoppante. 
"EeeeeeeCELAFAAA!! AHAHAHA, DIODEGLIRLANDESI,CELAFA!!"
*
*
Quello che sorprese maggiormente Justin, quando riuscì a recuperare un minimo di lucidità da quel pozzo di passione perduta che sembrava l'avesse investito, fu che le labbra di Katryn sembravano un miracolo risanatore. 
Fresche e morbide, contro le sue ruvide e bollenti, parevano dargli una pozione di vita più che un vero bacio; un succo magico a cui attinse volentieri, tenendola sempre ben stetta a sè come se avesse paura che scappasse. 

Tutto era dolce e fresco ma non noioso, come la caraffa succo di mela che aveva bevuto quando aveva 7 anni, sfuggito al controllo di Edele, ed il conseguente malore notturno che ancora ricordava.
Ma ora, sebbene stesse attingendo ad una fonte più generosa ed in modo più ingordo, quasi da avere paura di farle male, ne era sicuro: non sarebbe stato nessun male, dopo.

Lo aveva saputo fin dall'inizio. 
Lei era ciò che anni fa ed ora in quel momento stava aspettando per risanarsi.

Lei era la sua magia, anzi era LA magia che gli veniva concessa ma non in modo sprezzante, bensì alla pari e questo la faceva amare ancora di più. 

Le luci di Dublino, all'improvviso, tornarono a brillare sotto la pioggerellina per Justin, diventando quasi accecanti e moltiplicate dai mille cristalli in cui si dividevano; le gocce nei capelli di Katryn riflettevano la bellezza di Dublino e questa sembrava splendere per lei, ora. 

Justin non pensò più e si lasciò andare ad uno dei momenti più belli della sua vita. 
Dublino e Katryn risplendevano per lui, e lui stava suggendo linfa di vita da lei.

Non l'avrebbe mai e poi mai lasciata. 
*
*
"Justin..."
"Dimmi."
"Che ne dici di spostarci di sopra? Penso di aver visto quel deficiente di Dorian esultare come se avesse segnato l'Irlanda ai Mondiali. Sempre se non vuoi interrompere tutto mentre io vado a pestarlo."
"Non lascerei mai che ti rovinassi le mani su quella brutta testaccia.", disse teatralmente Justin, facendole un baciamano. "Lo pesterei io per te. Anzi, lo farò appena lo avrò a tiro. Però accolgo con favore l'idea di spostarci."
*
*
Appena nella suite non persero neppure tempo a cercare altre luci se non quelle poche, soffuse, che si accesero automaticamente; l'unica cosa che cercarono avidamente, persino disperamente, furono l'un l'altra, avvinghiandosi di nuovo in modo spasmodico, Katryn che teneva agganciata ferreamente -e che anche quello faceva commuovere Justin- la camicia di lui. 

Le mani di Justin si muovevano da sole, non sapendo cosa stessero facendo tanta era la bellezza che provava solo sfiorandola; gli pareva persino impossibile essere ancora più ingordo di quanto fosse in quel momento, quando senza quasi accorgersene, trovò la sua apertura ed in un modo impensabile vi scivolò dentro, sempre agendo come muovendosi in un sogno e lei -oh, lei!-, era così calda e bagnata che sembrò così dannatamente GIUSTO che la toccasse e in un modo delicato che fece subito fuggire un gridolino a Katryn contro la sua guancia, una cosa che non avrebbe più scordato. 

Il fiato della ragazza si fece immediatamente più rovente e lo baciò persino con più foga, mantenendo le sue labbra sempre fresche e morbide nonostante ormai l'usura, e lo portò pian piano con sè a sdraiarsi sul divano, con le ginocchia che le tremavano da quello che lui le stava facendo e, anche lei, desiderandone di più.
Di più.

Si portò un braccio sopra la testa e gli sorrise, dolcemente, mentre con l'altra mano gli apriva la camicia; Justin pensò che niente poteva superare quel momento, e si fermò, un attimo prima di entrare in lei. 

"Sei...",e riprese voce, lievemente rauco e tremante d'emozione. "Sei bellissima.  La cosa più bella che abbia mai visto...", sussurò, incredulo, prima di passarle una mano ad accarezzarle col dorso la guancia accaldata. "Temevo di non vederti mai più. Ti aspetto da anni."
"Io invece sapevo che ci saremmo rivisti", sorrise lei, dolcemente. "Ma, se devo essere sincera, non ci speravo più...", e con quello diede un lieve colpo di bacino e fu la fine per entrambi. 

A differenza di anni prima, stavolta si unirono per sempre.

I loro corpi lo sentirono, muovendosi assieme, così dannatamente giusti. 
I loro nervi sembrarono fondersi in un'unica guaina.
Il loro respiro sembrò regolarizzarsi sulla stessa frequenza. 

Più di loro, a livello primordiale, i loro corpi si unirono per l'eternità e nessuno li avrebbe divisi. 
Quella volta era per sempre.

Un momento prima di venire, Justin si sollevò, quasi imbarazzato, mentre Katryn faticava  a respirare, essendo già venuta due volte.
"Io...n-non ho..."
"Oh, vienimi dentro.", gemette lei, muovendosi ancora piano e subdolamente contro il suo ventre. "Venimi dentro. Ci penseremo dopo.", furono le sue ultime parole, con ben più di una nota di urgenza nella voce.

In quel modo, decidendo probabilmente di morire perchè quello pensava Justin -muoio, oh Dio la mia testa non lo sopporterà mai, muoio ora e morirò dopo!-, la afferrò sotto il bacino e dopo due o tre affondi esplode in mille fuochi d'artificio assieme a lei.

Evitò di crollarle addosso solo per la provvidenziale puntellatura dei gomiti, poi rimase nell'incavo della sua spalla ad ansimare, finchè sentì la mano di lei, incredibilmente ancora fresca, accarezzargli i capelli sudati e allora, chissà perchè, iniziò a singhiozzare. 

"Sssshhh.... va tutto bene...", sussurrò Katryn, sotto di lui e con la bocca al suo orecchio.
"Lo so...", respirò lui in qualche modo, non smettendo quegli strani singhiozzi. "Sono solo... felice. Penso di non ricordare più come si stesse..."
"Allora stai quanto vuoi, Justin Swanson...", gli arrivò, come da lontano, un altro sussurro. "Stai quanto vuoi. Purchè tu stia con me. E che tu stia felice con me."

-IO, felice...-, pensò Justin, smettendo piano piano ma sentendosi ancora esplodere.  -A chi potrei mai dirlo senza essere visto come un bugiardo?-, quando la risposta gli venne fulminea e si girò a guardarla. -Con lei. Con lei posso essere. Felice. TUTTO.-

"A cosa pensi?", chiese lei, incrociandone lo sguardo, con voce soffice.
"Pensavo quanto fosse incredibile che tu mi abbia voluto con te.", le rispose, inclinando la testa. "Quanto ti amo. Quanto sia...incredibile tutto questo.",e sospirò, sempre guardandola, sicura che avrebbe capito.

"Penso a quanto sono felice."
   
  
 

Salve. 
Avete presente quando si scrive un capitolo di getto in mezz'ora, è vicino alla perfezione e si passano quattro giorni a rifinirlo, limarlo all'inverosimile e poi il pc antiquato e bastardo non lo salva all'ultima correzione? (non so ancora come sia successo)
Avete presente recuperare dalla memoria i punti salienti, dopo aver (lo ammetto senza vergogna) pianto come una fontana ed essere talmente a lutto di aspettare 3 settimane per paura di finirlo?
Questo è ciò che è successo.
Non sarà mai più il capitolo che volevo, ma ciò che mi è riuscito. 

Fascia a lutto.

   
 
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