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Autore: Seiraluna    28/03/2015    1 recensioni
Cardia camminava nella foresta con lo scrigno dell’armatura sulle spalle. Lo aveva coperto con un telo per non farsi notare dagli abitanti dei villaggi vicini. Gli avrebbero chiesto qualche favore se lo avessero notato. I cavalieri d’oro da quelle parti erano popolari e molto richiesti ma non potevano sempre fare tutto. Lungo la strada del ritorno si era già fermato dieci volte per aiutare dei contadini e era in ritardo di cinque ore. Di sicuro il grande sacerdote lo aveva dato per disperso. Era più forte di lui, non riusciva a restare impassibile di fronte alle persone bisognose. Le zone intorno al villaggio non erano molto ricche, fatta eccezione per alcuni ricchi mercanti e alcuni nobili.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Scorpion Kardia, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Nella foresta vicino al grande tempio
Cardia camminava nella foresta con lo scrigno dell’armatura sulle spalle. Lo aveva coperto con un telo per non farsi notare dagli abitanti dei villaggi vicini. Gli avrebbero chiesto qualche favore se lo avessero notato. I cavalieri d’oro da quelle parti erano popolari e molto richiesti ma non potevano sempre fare tutto. Lungo la strada del ritorno si era già fermato dieci volte per aiutare dei contadini e era in ritardo di cinque ore. Di sicuro il grande sacerdote lo aveva dato per disperso. Era più forte di lui, non riusciva a restare impassibile di fronte alle persone bisognose. Le zone intorno al villaggio non erano molto ricche, fatta eccezione per alcuni ricchi mercanti e alcuni nobili. I contadini erano molto poveri e vivevano solo vendendo i prodotti che ricavavano dalla terra. Però spesso si trovavano in difficoltà poiché i giovani partivano sempre verso le grandi città in cerca di lavoro, altri venivano uccisi dagli specter. Restavano solo donne, anziani e bambini in alcuni villaggi e non ce la facevano a lavorare nei campi da soli. Quel giorno Cardia aveva aratro dieci campi e piantato tutto quello che aveva potuto. In più, si era fermato in due villaggi per giocare con dei bambini. Piangevano perché i loro genitori erano partiti per andare a lavorare nella città vicina e loro erano rimasti con i nonni o con i fratelli maggiori. Cardia aveva il cuore tenero e non aveva mai sopportato vedere le lacrime sui volti dei bambini. Aveva giocato a corda, a palla e si era persino fatto mettere ko da un gruppetto di dieci maschietti.
Era proprio ora di tornare al tempio visto che era il tramonto. Per fortuna era riuscito ad arrivare alla foresta vicino alle dodici case.
-Che stanchezza! Oggi i marmocchi mi hanno messo a terra peggio del lavoro nei campi. Meglio che mi fermi a pulirmi la faccia al ruscello qui vicino, non posso andare al cospetto di Atena conciato in questo modo. Quel dannato specter che ho affrontato due giorni fa mi ha anche strappato la casacca.
Cardia si fermò dietro dei cespugli vicino al ruscello vedendo una ragazza vestita di nero riempire delle brocche. Il cavaliere uscì allo scoperto vedendo che la ragazza alzava con fatica le brocche piene.
-Vuoi che ti dia una mano?
La fanciulla si girò e vide un ragazzo alto e muscoloso di fronte ai suoi occhi. Aveva gli occhi profondi e grandi e dei capelli lunghi. Sarebbe sembrato un principe se non fosse stato per i suoi abiti strappati.
Cardia si perse negli occhi verdi della fanciulla, erano veramente ammalianti. La pelle della ragazza era bianca come il latte e aveva i capelli del colore del caramello. Il tempo si era fermato nel momento in cui i loro occhi si erano incontrati. Non riuscivano a muovere un muscolo. In un istante fra loro si era creato qualcosa di magico e poetico. Cardia non aveva mai provato una sensazione più bella vedendo una ragazza.
Dopo qualche minuto di mutismo, il cavaliere riformulò la domanda visto che la ragazza non rispondeva.
-Vedo che le brocche pesano, sono grandi, vuoi che ti aiuti? Dove abiti?
La fanciulla fece no con la testa, si legò una brocca sulla schiena e una la prese fra le braccia. Poi la ragazza salutò il cavaliere inchinandosi per ringraziarlo della gentilezza. Corse via come se qualcosa l’avesse spaventata.
-Accidenti con le ragazze non ci so proprio fare. Devo averla spaventata con la mia faccia, è corsa via come una furia dopo che ha guardato dalla mia parte. Non pensavo di essere tanto sporco sul viso.
Cardia si specchiò nel ruscello e vide che aveva solo un po’ di fango sulla guancia.
-Accidenti, quella ragazza mi deve aver scambiato per uno straccione impertinente e invadente. Dovrò farmi dare lezioni di corteggiamento da Degel. Non se ne parla, si metterebbe a ridere se sapesse come ho approcciato quella fanciulla. Forse dovrei chiedere consigli a Manigoldo. Anzi no, ripensandoci anche lui ci ricamerebbe sopra.
Cardia si pulì il viso e tornò al grande tempio per il suo rapporto al grande sacerdote.
 
-Sei in ritardo di molte ore, è successo qualcosa di grave?
-No, grande sacerdote. Mi sono solo fermato ad aiutare alcuni contadini e a giocare con dei bambini.
-Non cambi mai Cardia, sempre pronto ad asciugare le lacrime dei bambini. Sisifo voleva mandare una squadra a cercarti perché era preoccupato, non hai mai ritardato più di due ore.
-Mi dispiace ma questa volta il lavoro nei campi era più del solito.
-Capisco. Puoi andare a ripulirti e a riposare. Lady Atena mi ha detto di riferirti che è felice di vederti sano e salvo.
-La solita ragazzina apprensiva.
 
Mentre Cardia scendeva le scale del tempio incontrò Degel che lo vide con la testa fra le nuvole.
-Hai incontrato qualcuno?
Cardia non si era accorto della presenza di Degel al suo fianco, aveva completamente la testa da un’altra parte. Degel dovette chiudergli il naso per farlo tornare alla realtà.
-Sei impazzito, volevi uccidermi.
-Non mi hai neanche visto arrivare. Cardia non è da te, a cosa pensavi?
-A nulla. Torno alla mia casa.
-Non è che hai incontrato una persona che ti ha colpito in modo positivo.
Cardia fece la linguaccia a Degel come un bambino piccolo e si dileguò verso la sua casa.
 
Alla residenza di Ade
-Ragazzina dove sei stata?- domandò Pandora in modo minaccioso.
La fanciulla non rispose, indicò alla donna le brocche che portava con sé.
-Non dirò a Ade che hai parlato con me, forza dimmi dove hai preso questa acqua purissima.
La ragazza sapeva bene che non poteva disobbedire a un ordine del sommo Ade e non rispose. Preferì indicare dove era stata sulla cartina che era nel salone.
-Dannata ragazzina, come osi disobbedirmi. Quando ti dico parlami, devi farlo e basta. Mi irrita quando resti in silenzio.
Pandora colpì la ragazza sulla guancia e poi afferrò una frusta dalla parete.
-Sei ancora in piedi dopo il mio schiaffo. Allora puoi sopportare la mia punizione. Non mi piace quando le ragazze impertinenti come te non mi obbediscono.
La frusta di Pandora stava per colpire la fanciulla quando qualcuno si mise in mezzo.
-Pandora non impari mai dove si trova il tuo posto. Ti avevo detto di lasciarla in pace, lei mi serve.
-Sommo Ade sei già qui.
-Sono tornato a controllare la situazione. Ho saputo che degli specter sono stati inviati al tempio a mia insaputa e non è la prima volta. È stato un tuo ordine Pandora?
-Sommo Ade ho dovuto farlo. I cavalieri d’oro stavano per scoprire questo castello. Dovevo impedire loro di avanzare creando un diversivo.
-Pandora non disobbedire più ai miei ordini in futuro e lascia in pace Mana. La gelosia non si addice a una donna del tuo rango.
-Io non sono gelosa sommo Ade, perché dovrei esserlo?
-Non saprei Pandora, il tuo cuore mi dice questo. La tua gelosia potrebbe essere controproducente per i miei scopi quindi tienila a freno. Non hai nulla da temere da Mana, lei obbedisce solo ai miei ordini, non ha dei sentimenti verso di me. Pandora dici ai due gemelli che fra un’ora voglio parlare con loro e non farli arrabbiare, mi servono calmi. Andiamo Mana, voglio ascoltare una tua canzone.
La fanciulla seguì Ade nelle sue stanze.
-Vedo che sei diventata obbediente Mana e non hai parlato neanche di fronte ai miei servitori. Oggi non sarò costretto a rinchiuderti nella prigione delle anime urlanti. Sono lieto che tu abbia capito che devi conservare la tua voce per cantare solo per me. Non so perché la tua voce allieta la mia mente. Se oggi canterai bene, domani potrai uscire di nuovo ma guai a te se parli con qualcuno. Ti controllo sempre anche se non mi vedi.
-Lo so sommo Ade. Cosa volete che canti oggi?
Ade fece apparire un pianoforte e ci incatenò la ragazza.
-Avevate detto che non mi avreste più legata.
-Sono Ade e non mantengo mai le promesse. Suona e canta qualcosa di triste. Ricordati di non ridere o dovrò farti piangere nella prigione del pianto. Non dire, non di nuovo lì dentro per favore, le suppliche non servono con me.
-Non vi supplicherò mai, come non ho mai voluto inginocchiarmi davanti al vostro cospetto.
-Prima o poi dovrai inginocchiarti davanti alla divinità che governerà l’intero universo. Devo dire che la tua testardaggine non è da sottovalutare e mi diverte. Non ci sarebbe stato divertimento se tu avessi subito piegato la testa.
-Dovete lasciarmi andare, sono cinque mesi che mi tenete qui.
-Ti avevo detto che ti avrei lasciata dopo un mese perché le tue canzoni mi avrebbero annoiato dopo poco tempo. Però la tua voce è talmente bella e melodiosa che mi va di tenerti qui ancora molti mesi. Non mi urlare contro che la tua gente ha bisogno di te perché non c’è più nessuno che ti cerchi.
Mana aveva saputo in modo atroce che Ade aveva fatto uccidere la sua gente. Pandora una notte era andata alla prigione dove Ade l’aveva rinchiusa e gli aveva fatto vedere la strage attraverso una sfera magica. Quella donna non conosceva cosa fosse la pietà. Le aveva tenuto la testa davanti la sfera e gli occhi aperti durante tutto il massacro. Era stata una grande sofferenza, lei era legata nella prigione e non aveva potuto aiutare nessuno.
Mana iniziò a cantare per Ade e non sorrise neanche una volta, voleva assolutamente uscire per allontanarsi almeno qualche ora da tutta quella malvagità.
Arrivati i due gemelli, Ade ordinò a Mana di ritirarsi nella sua stanza.
-Splendida canzone come sempre signorina Mana. Ho sentito così tanta tristezza che ho addormentato per sempre qualche persone del villaggio sotto questo castello.
Mana guardò con disprezzo la divinità del sonno.
-Non fare quella faccia, abituati a questa situazione perché resterai per sempre la cantante schiava del sommo Ade.
Mana corse via e si rinchiuse nella sua stanza. Non ne poteva più di sentire di complotti e di morti, le scoppiava la testa.
 
Il giorno dopo
Ade sarebbe stato lontano dal castello per due giorni e aveva concesso a Mana di uscire quanto voleva. Finalmente poteva stare fuori da quel posto tetro per molte ore.
La ragazza raccolse dei soldi che aveva portato via dalla sua casa prima di essere rapita da Ade e andò nel villaggio vicino al grande tempio. Voleva provare a fare qualcosa da ragazza normale, libera dalle catene di Ade e sperava di non essere stata seguita da qualche specter di Pandora. Ade gli aveva ordinato di non farmi seguire ma lei non obbediva mai. Per ora era tutto calmo.
Per andare al villaggio Mana aveva indossato un vestito lungo simile a quello di un’ancella ma con dei ricami neri sul petto. Sopra si era messa un mantello con il cappuccio per non farsi notare troppo. Una volta al villaggio si scoprì la testa e iniziò a girare vicino al mercato. Quel posto le ricordava la sua terra d’origine, tutti ridevano e chiacchieravano pacificamente. Non c’era l’aria tetra che avvolgeva il castello di Ade.
Arrivata di fronte a una scalinata Mana si accorse di aver camminato senza meta. Non doveva andare oltre gli scalini o qualcuno avrebbe potuto farle delle domande e lei non poteva rispondere. Non poteva parlare fuori dal palazzo di Ade. Decise di tornare al castello, tanto non poteva fare qualcosa da ragazza normale se non poteva neanche parlare con gli abitanti di quel villaggio. Si fermò solo una volta prima di uscire dal villaggio. Fece una sosta davanti l’orfanotrofio dove trovò due bambini che piangevano.
-Signorina avete degli occhi bellissimi.
Mana sorrise per il complimento e fece una carezza al bambino che aveva parlato. Poi gli mise in mano due monete d’oro. Mentre all’altro bambino che era più grande diede tutto il suo borsellino e gli indicò di aprire. Il bambino sgranò gli occhi, nel portafoglio c’erano venti monete d’oro. Mana gli fece capire a gesti che erano per tutti i bambini e corse via.
Cardia era appena sceso al villaggio e aveva visto una ragazza simile a quella del ruscello davanti l’orfanotrofio. Però era scappata via prima che potesse avvicinarsi. Forse i bambini la conoscevano, continuavano a salutarla anche se era lontana.
-Ehi bambini sono tornato per voi.
-Cardia ti abbiamo aspettato una settimana intera.
-Mi dispiace, ero in missione.
-Lord Cardia guardi cosa mi ha dato la bella signorina dagli occhi verdi.
-Soldi. Non li spendere tutti in dolci. Voi conoscete quella ragazza?
-No, è la prima volta che la vediamo e guarda quanti soldi ci ha dati. Era davvero dolce e gentile.
-Una sconosciuta che vi lascia tanti soldi, non vi è sembrato strano?
-Ci ha fatto capire che non le piace vedere i bambini piangere e ha asciugato le lacrime del mio fratellino.
-Davvero? Quella ragazza è piena di qualità. Cosa vi ha detto di preciso? Come era la sua voce?
-Lord Cardia state invecchiando, vi ho appena detto che lei ci ha fatto capire a gesti cosa voleva dire. Non ha mai aperto bocca, non parlava.
-Forse per quello è scappata l’altra volta, non sapeva come farsi capire da me. Voi bambini capito anche i gesti più incomprensibili ma io sono un adulto.
-Lord Degel dice che siete un bambinone poco cresciuto.
-Cosa? Discuterò più tardi con Degel, ora ho una fanciulla da prendere.
I bambini si misero a ridere, Cardia era buffissimo. Lo videro sparire all’orizzonte, speravano che non si cacciasse nei guai.
 
Mana si era fermata al ruscello dove il giorno prima aveva riempito le brocche. Quel posto era talmente bello che si sentiva in pace. Lì riusciva a riposare senza sentire le urla delle persone torturate da Pandora o dagli specter al suo servizio. Lì non sentiva neanche la presenza di Ade dietro le sue spalle.
-Ti ho trovata finalmente.
Mana si girò verso il ragazzo che aveva appena parlato e lo riconobbe. Era lo stesso del giorno prima, solo che era vestito molto meglio. Anche se aveva la faccia sporca di qualcosa. Sembrava che avesse appena mangiato qualcosa e come un bambino si fosse dimenticato di pulirsi il viso.
Mana bagnò il suo fazzoletto di stoffa azzurro e lo passò sulla guancia del ragazzo.
-Avevo del cioccolato sulla guancia vero? Grazie per avermi pulito. Tutti mi dicono che sono un bambino vivace quando mangio troppa cioccolata e corro via senza ripulirmi. Oggi era il giorno di consegne al tempio e ho preso delle barrette di cioccolato dal carretto per solo due monete. Parlo troppo?
La ragazza fece no con la testa. Poi ripensò a quello che aveva detto il ragazzo, veniva dal grande tempio quindi era un cavaliere di Atena.
Mana iniziò a guardarsi intorno per controllare che non ci fossero specter, non voleva che facessero del male a quel ragazzo. Se era controllato, lo avrebbero di certo attaccato.
-Ehi, perché ti agiti tanto?
Mana non sapeva come spiegare al cavaliere la sua situazione. Non poteva parlare. Si avvicinò alla riva del ruscello, mischiò della terra e dell’acqua per ammorbidire il terreno e scrisse qualcosa.
-Vuoi farmi capire qualcosa?
Mana annuì subito e scrisse che non poteva parlare perché qualcuno la sorvegliava da molto vicino.
-Allora non sei muta?
Mana fece no con la testa e sorrise perché il cavaliere l’aveva compresa.
-Perché sei scappata l’altro giorno?
La ragazza continuava a scrivere e a cancellare sul fango. Si stava imbrattando tutta pur di spiegare le sue ragioni.
-Al tramonto devo tornare dove vivo o mi potrebbero punire.
-Chi? Sei prigioniera?
Mana si guardò di nuovo intorno, doveva essere prudente. Non voleva far morire anche quel ragazzo.
-Perché continui a guardarti intorno con l’aria spaventata?
-Non posso dirti niente, mi dispiace.
-Sei molto triste, non mi piace vedere le persone soffrire.
-Sei un cavaliere molto altruista, grazie per la tua preoccupazione.
-Nessuno si preoccupa per te vero? Ti tengono prigioniera in un castello. Quando ti sei seduta ho notato il segno della catena sulla tua caviglia. Hai anche un segno rosso sul polso sinistro, ti hanno legata a qualcosa.
Mana scrisse qualcosa.
-Non vi preoccupate per me, è troppo pericoloso. Non voglio che vi uccidano.
-Sono un tipo tosto, non mi possono uccidere facilmente. Puoi dirmi il tuo nome?
La fanciulla non resistette più e aprì la bocca. Lo doveva a quel cavaliere che si era preoccupato per lei, stava lì con lei e rischiava la vita solo per conoscere il suo nome.
-Io sono Mana.
-Hai parlato, che bello.
Cardia sembrava un bambino piccolo che aveva scoperto qualcosa di meraviglioso. Afferrò le mani della ragazze e le strinse fra le sue.
-Io sono Cardia, cavaliere d’oro dello scorpione.
-Piacere di conoscervi lord Cardia.
-Hai una voce bellissima, non capisco perché ti obblighino a non parlare.
-Perché la signorina qui presente è solo una serva- disse uno specter basso e viscido.
-Oh no, è uno dei servitori di lady Pandora.
-Quando la mia padrona saprà che hai disobbedito a Ade, andrà subito a dirgli tutto e tu sarai rinchiusa nelle prigioni del dolore.
Cardia vide la ragazza sbiancare, doveva essere già stata rinchiusa nelle prigioni di Ade, tremava come una foglia.
-Pensi che ti permetterò di fare la spia. Lascia in pace questa ragazza.
-Stupido ragazzo, non sai che lei è una serva del sommo Ade, nessuno può sfuggirgli.
-Moscerino sai con chi stai parlando?
Cardia richiamò l’armatura e cambiò espressione.
-Non può essere, sei un cavaliere d’oro.
Lo specter tentò di scappare ma fu tutto inutile. Cardia lo sconfisse in pochi secondi insieme a altri due specter nascosti dietro i cespugli.
-Mi ero già accorto di voi. Non sapete che non si fa la spia.
Cardia tornò da Mana e la vide piangere.
-Mi dispiace, devo tornare al castello. Quando lady Pandora non vedrà tornare i suoi specter sospetterà qualcosa. Non deve sapere che mi avete aiutata o dirà tutto al sommo Ade. Se torno adesso, avrà solo dei sospetti e non manderà nessuno a indagare qui intorno. Nessuno deve sapere che ho parlato con un cavaliere o il sommo Ade si infurierà.
-Non puoi tornare laggiù.
-Io devo tornare al castello o lui scoprirà che ho parlato con qualcuno.
-Promettimi che ci rivedremo qui domani mattina?
-Forse posso venire. Il sommo Ade tornerà solo fra un giorno e posso uscire anche domani. Se riesco a scappare al controllo di Pandora e di quei due gemelli verrò qui.
Cardia abbracciò la ragazza e le mise un fiore fra i capelli. Era una semplice margherita ma le stava benissimo.
Mana tolse il fiore dai suoi capelli e lo appuntò sull’armatura con un po’ di fatica.
-Se lo tieni tu al tempio non si seccherà presto. Al castello diventerebbe subito nero.
Cardia baciò la mano della ragazza e la lasciò andare. Poi tornò al tempio saltellando e buttandosi su ogni prato che vedeva.
-Mana non vedo l’ora che venga domani. Mana suona benissimo.
Manigoldo vide Cardia e si sedette al suo fianco.
-Chi è Mana? Una nuova cameriera della locanda?
-No, lei è un fiore raro e prezioso. Perché racconto proprio a te queste cose.
-Non è un segreto che oggi sei allegro. È da dieci minuti che saltelli per il tempio gridando che sei felice.
Cardia andò via rubando una mela dal cestino che Manigoldo aveva di fianco e se ne tornò alla sua casa. Voleva trovare un modo per stupire la bellissima ragazza che aveva incontrato. Doveva farle passare una giornata diversa e farle dimenticare di essere una prigioniera.
   
 
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