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Autore: Leanansidhe363    28/03/2015    2 recensioni
Sherlock e John sono stati insieme per dieci anni. Sei dei quali come una coppia sposata. Sull'orlo di un brutto divorzio, Sherlock ha un incidente e l'ultima cosa che ricorda è diciotto mesi prima, proprio prima che il suo matrimonio cominciasse a cadere a pezzi. John ora è di nuovo fidanzato e sta cercando di rifarsi una vita. Ma, come al solito, nulla è come sembra con il Consulente Investigativo e la coppia si rende conto troppo tardi che l'amore potrebbe essere la dipendenza più letale di tutti.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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  Capitolo 12

 
 

Note dell’autrice:

Ciao! Allora,so che avevo detto che avrei aggiornato il 15, ma poi il mio computer si è rotto e ho dovuto recuperare tutti i file (ugh). Mi dispiace che sia passato così tanto tempo, ma negli ultimi mesi ho cambiato relazione, abitazione, lavoro (due volte) e Università. E’ stato frenetico. Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno scritto nelle scorse 2 settimane. Voi ragazzi siete stati così incoraggianti e così gentili, sono commossa :)
Questo capitolo è dedicato a voi.
 
 
 



Il loro matrimonio era stato felice. Non perfetto, niente affatto, ma felice. In un mare di dolci parole e lodi e risate, John aveva solo lasciato che tutti i pezzetti si riunissero insieme finché non furono meno ricordi singoli e più una comprensione generale che era stato felice .

               Quando Sherlock gli aveva detto che essere amato da John era come la scienza - necessario per ogni parte imperfetto - aveva ricordato cosa vuol dire sentirsi sia stupido che sollevato. Era stato sciocco per aver lasciato che la sua gelosia e la sua insicurezza avessero la meglio su di lui.

               "Allora," aveva chiesto dopo un lungo momento durante il quale non aveva fatto altro che inalare il suo detective e godersi il suo calore nella sala universitaria piena di spifferi, "se non stiamo cercando una corrispondenza nella scrittura, e Gilderoy Lockheart [1] lì giura e spergiura di essere innocente – cosa alla quale non credo affatto - come faremo a trovare il suo stalker?" Ci pensò un attimo e poi aggiunse, "Inoltre, perché stiamo aiutando un uomo che  chiaramente un po' si merita quello che gli sta accadendo? "

               "Non lo stiamo aiutando, John.» Disse Sherlock con una rara tranquilla intensità, "stiamo aiutando un ragazzo stupido che non ha conosciuto di meglio. È per questo che le lettere e la scrittura non aiuteranno. Non le ha scritte lui. "

               "Lo stalker non ha scritto le lettere da Stalker?" John era totalmente confuso. Teneva il passo con Sherlock mentre il detective percorreva a grandi passi i corridoi, Belstaff fluttuante drammaticamente dietro di lui.

                "No," Sherlock era così eccitato da far praticamente venire le vertigini, "Le ha scritte Stefan."

               John praticamente inciampò sui suoi passi, "Le ha scritte Stefan James?"

               "No, John, presta attenzione!"

               "Sherlock, dove diavolo vuoi arrivare?" John non voleva arrabbiarsi con lui, ma Sherlock stava deliberatamente parlando per enigmi e i nervi di John erano già un po’ logorati. Stare a stretto contatto con un uomo che avrebbe potuto diplomarsi alla scuola di Jim Moriarty sul come guardare Sherlock Holmes – in modo famelico e possessivo e divorante - tendeva a far perdere la pazienza a John.

               "Conosco quella scrittura, John. L’ho vista un milione di volte. No, Stefan non ha scritto le lettere. Ma il ragazzo col quale è stato ha meticolosamente copiato la calligrafia di Stefan. Che è un tocco molto raffinato, per un ragazzo poco più che adolescente. A Stefan sono sempre piaciuti intelligenti. "

               "Così, il ragazzo ha scritto le lettere minatorie nella calligrafia di Stefan. Come riesce qualcuno a farlo? "

               "Con attenzione." Sherlock sorrise, "c'erano discrepanze, ovviamente. Nessuno potrebbe farlo perfettamente. Copie tentennanti e prudenti dove avrebbero dovuto esserci tratti fiduciosi, alcuni segni negligenti della sua vera scrittura invece di quella di Stef. Abbastanza per fare in modo che spulciare tra campioni di grafia sarebbe stato inutile. "

               "Allora, che cosa cerchiamo invece?"

"Stiamo cercando un ragazzo sui diciannove anni. Una matricola. Stefan non va attivamente dietro alle matricole, ma se mostra un interesse per loro, questo getterà le basi per un flirt più profondo in seguito. O almeno una volta faceva così. E 'ancora bello e ancora in forma così dubito che avrebbe avuto molti problemi ad attrarre qualcuno, anche se non è più un ventisettenne. Questo ragazzo dovrebbe essere abbastanza interessante perché Stefan lo noti, ma non abbastanza interessante perché Stefan gli vada dietro. Stefan ha respinto questo ragazzo, ma non prima di aver interagito con lui. "

"E non prima di aver fatto qualcosa che ha fatto pensare a questo ragazzo di avere materiale per un ricatto."

"Esatto, sì." Concordò Sherlock.

"Allora, come facciamo a trovare questo ragazzo?"

"Semplice, John." Sherlock fece strada fuori dall'edificio e il dottore venne travolto dalla marea inarrestabile di entusiasmo di suo marito, "dobbiamo semplicemente trovare il ragazzo che è più probabile che abbia catturato l'occhio di Stefan senza mantenere la sua attenzione. E per questo, abbiamo bisogno di entrare nei file degli studenti e incrociare ogni matricola studente di chimica con ciò che so sul mio vecchio professore. Non dovrebbe richiedere più di un'ora. "

"E come faremo a ottenere l'accesso a questi file? Non è che possiamo semplicemente buttare tutti fuori dall'ufficio del registro per un'ora mentre conduciamo la nostra indagine completamente illegale. "

Sherlock li aveva condotti attraverso tre edifici fino ad un quarto, dove le sale ronzavano con risate e chiacchiere di studenti mentre si facevano strada tra le classi o mangiavano insieme nel Bistrò. John ricordò di aver sentito il profumo di cibo fritto e decise che stava per trascinare Sherlock ad un vero pasto una volta che tutto questo fosse finito. Il detective non aveva mangiato da ieri mattina.

John aveva frequentato il St. Bartholomew,e anche se era un'ottima scuola - a suo deciso parere, e ovviamente a quello di Sherlock se il frequente fatto di importunare il medico legale da parte del detective era un’indicazione – l’Alma Mater di Sherlock era ... Dio. John aveva mantenuto un punteggio elevato per tutta la durata della scuola, voleva disperatamente essere un chirurgo, ma veniva da una famiglia troppo povera per pagare per la sua istruzione secondaria, e il suo interesse era sempre stato saldamente per la chirurgia "polpetta". [2] Forse aveva visto troppe volte M * A * S * H ​​da ragazzo (o forse era per la sua cotta mal celata per Alan Alda), ma John non voleva altro che essere un chirurgo per operazioni ad alto rischio e ad alto stress, incaricato di eseguire operazioni complesse in condizioni di rischio. E lui aveva amato questo. Gli mancava terribilmente.

Ma se avesse mai voluto trovare un'occupazione più leggera, l'Università di Sherlock sarebbe stata la scuola da frequentare. Non era il tipo di posto che avrebbe prodotto un Hawkeye Pierce [3] , ma era il tipo di posto che avrebbe incoraggiato le capacità di Gregory House. John fu molto impressionato.

L'ufficio del registro era l'unico posto nel quale potevano ottenere le informazioni necessarie e i loro files erano su un server separato dal resto della scuola. Non che John sperasse di trovare un ufficio vuoto, ma questo non rese la receptionist uno spettacolo più gradito.

"Allora, cosa facciamo adesso?" John chiese mentre guardavano attraverso le doppie porte. La receptionist era una donna molto attraente, con i capelli rosso scuro e occhi azzurri dietro gli occhiali dalla montatura spessa. Era esattamente il tipo di donna che sarebbe piaciuta a John una volta. E questo diede a John una pessima idea.

Afferrò il suo detective per un polso pallido e ossuto e lo trascinò dietro l'angolo e fuori dalla vista. Tirò l'uomo più alto a sé per il bavero del cappotto ridicolo e lo baciò profondamente e lentamente. Tuffò la sua lingua all’interno ad accarezzare la bocca di Sherlock mentre le sue dita scivolarono fino ad afferrare il collo e ad aggrovigliarsi nei suoi riccioli neri. Era il tipo di bacio che spingeva indietro il ghiaccio che era sempre e solo sulla superficie del comportamento di Sherlock. Il tipo di bacio che di solito riservava a quei tempi, quando il ghiaccio minacciava di possederlo lacerando la sua mente brillante.

"Capirai il via libera quando lo vedrai, vero?", E con questo, girò sui tacchi e marciò nell’ ufficio a flirtare con la receptionist. Sembrava come giocare con il fuoco, ma non era che Sherlock potesse farlo, l'uomo era il sesso su due gambe con i suoi occhi e zigomi e quel piccolo neo sul collo, ma era in grado di mantenere la facciata Sherlock Affascinante per – in passato John aveva calcolato il tempo - sette minuti e 32 secondi. Era capace di mantenere Sherlock Eterosessuale per 38 minuti, e Sherlock No Non Tengo Diverse Teste Nel Frigo per ben quattro minuti e undici secondi. Tutte queste false identità insieme sarebbero durate circa otto minuti e poi la povera donna o sarebbe scoppiata in lacrime o gli avrebbe dato un pugno in faccia.

E John riusciva a malapena a scrivere un blog, come diavolo faceva a irrompere nel database di una scuola? No, era meglio se John distraeva la receptionist mentre Sherlock lavorava al computer, e avrebbe affrontato successivamente tutta la merda della gelosia di suo marito che gli avrebbe gettato addosso. Avrebbe potuto volerci anche tutto il giorno.

A John c’erano voluti forse due minuti, una volta dentro, di sorrisi e conversazione per convincerla ad accettare di andare dall'altra parte del corridoio con lui per caffè, e guardò Sherlock mentre la conduceva fuori dalla porta. Sherlock sembrava non sapere se essere furioso o colpito; John era ancora in forma e ancora trasudava fascino e aveva ancora un grande sorriso e capelli più biondi che grigi, John stava attraversando la soglia dei quaranta e non era il tipo di uomo che una ragazza sui venticinque anni avrebbe guardato due volte. Ma con poche parole e un sorriso disarmante, l'aveva guidata come il pifferaio magico lontano dai suoi doveri.
 
 Caroline era una ragazza molto bella; intelligente e affascinante e veramente incantevole. Lei rise alle storie di John di caos medico e condivise con lui aneddoti di errori di archiviazione e scherzi degli studenti. John si sentì male ad ingannarla, ma lei non era neanche lontanamente la prima donna alla quale l’aveva fatto, né l'ultima donna  per la quale si sarebbe sentito in colpa a farlo. Ma per quaranta minuti le aveva comprato caffè e bagels e l’aveva tenuta così immersa nella conversazione che non aveva guardato neanche una volta l'orologio.

John aveva dimenticato quanto lo facesse sentire bene semplicemente sedersi a chiacchierare con una bella donna che non aveva alcuna intenzione di portare a letto. Sherlock raramente gli dava l'opportunità di fare nuove amicizie, cosa che probabilmente sarebbe sembrata orribile se l’avesse detta ad alta voce, ma la verità era che il detective era una sorta di fulcro della vita di John. Quando era con Sherlock, non voleva stare con nessun altro. Quando era con altre persone, si trovava a chiedersi cosa stesse facendo Sherlock e a contare i minuti finché non mandava un messaggio. Mandava sempre un messaggio.

Usciva ancora con Greg e Mike, di tanto in tanto usciva ancora con i vecchi amici di rugby, e il raro compagno dell’esercito che aveva vagato nella vita di John, negli anni in cui era tornato (e  ragazzi se non era stato imbarazzante presentare il suo compagno di scopate della RAMC [4] al suo spaventosamente percettivo marito), ma all'inizio e alla fine della giornata, erano solo loro due. Nuove persone di solito non entravano nella loro sfera a meno che non fossero clienti o  sospetti.

Passarono tre quarti d'ora prima Sherlock apparve alle sue spalle, guardando il suo viso e il collo e le mani, come per verificare se ci fosse stato un ripensamento. Come se 45 minuti con una donna avrebbero fatto realizzare a John il suo errore nel legarsi a un genio pazzo maschio. John, come al solito, gestì la situazione, sorridendo con giusto un po' di meraviglia. Come poteva farne a meno? In realtà non si aspettava che qualcuno capisse il modo in cui – con quale forza - Sherlock lo amava. 

Sherlock poteva non credere mai di essere tutto ciò che John voleva, ma questo significava solo che John poteva passare il resto della loro vita a dimostrarlo.

E poi Sherlock aprì la bocca.

"Ripeti dopo di me, John; problemi irrisolti con il padre ".

John sospirò, "Sherlock, non iniziare nemmeno." Fece per alzarsi, ma Sherlock, o perché davvero non si rendeva conto di quanto fosse stronzo o perché davvero non gli importava, iniziò a dire la sua.

"E’ in parte narcisismo e in parte di problemi psicologici profondi. La sua attrazione è basata in parte sul fatto che mostri una leggera somiglianza con suo padre assente e, per la stessa coincidenza, presenti un leggera somiglianza con lei. Inoltre, non vi è assolutamente alcun modo che in 45 minuti non sia riuscita a vedere la tua fede nuziale, e prova un piacere perverso per quello che lei pensa essere il suo indefinibile magnetismo che convince gli uomini a tradire le proprie mogli con lei ".

Ignorò lo sguardo gelido di John e la faccia rossa per l’imbarazzo di Caroline (e il malcelato dolore) e raddrizzò i polsini della giacca, "vieni, John?"
               John e Sherlock vivevano in un equilibrio precario. Si amavano, erano fedeli l’uno all’altro, ma momenti come quello facevano sentire a John come se una mossa sbagliata, una parola sbagliata, avrebbe fatto collassare tutta la loro vita su se stessa. Sherlock non sembrava accorgersi della sua crudeltà, o che altre persone potevano essere ferite dalle cose che diceva. John ci si era abituato nel corso degli anni. Questo non voleva dire che l'accettava.

               "Ignoralo, Carol. E 'solo arrabbiato perché il suo vecchio fidanzato è in città e non sa come trattare con lui e sta trasferendo le sue insicurezze. E le questioni irrisolte con la figura paterna ". 

               Sherlock emise un basso ringhio e John lo ignorò, tirando fuori una penna e scrivendo il suo numero su un tovagliolo, "Se per caso passi dalle parti di Baker Street, conosco un grande negozio di sandwich.» Le sorrise col suo più seducente, più affascinante sorriso prima di prenderle la mano e - poteva praticamente sentire il non ti azzardare di suo marito, - castamente baciarle le soffici nocche. "E' stato bello conoscerti."

               "È tuo ... voi due siete...?» Caroline non sembrava sapere bene come affrontare l'ovvio. Spostò lo sguardo dal tovagliolo col numero di John ai suoi occhi blu cobalto, alla porta attraverso la quale Sherlock era appena uscito infuriato.

               "Lui è e noi siamo" John si strinse nelle spalle, "Mi dispiace ancora per il suo comportamento, è stato bello conoscerti." Diede alla donna - che in realtà non sembrava affatto da lui - un sorriso d'addio e seguì quel grandissimo idiota di suo marito fuori dalla porta.

               "E' stato un colpo basso." Sherlock ringhiò accanto al suo orecchio, materializzandosi apparentemente dal nulla e avvolgendo le dita a morsa intorno al bicipite di John.

               "Sei stato una testa di cazzo. E dopo quello in cui mi sono imbattuto prima, non hai dannatamente il diritto di essere geloso. E nessuna ragione, a pensarci bene. Sapevi che non avevo intenzione di fare nulla con quella ragazza,  sono quasi abbastanza vecchio da essere suo padre! Inoltre, nel caso in cui te ne fossi dimenticato mentre venivi annusato dal tuo ex, sono sposato. "

               «Le hai dato il tuo numero di telefono!"

               "Non l’avrei fatto, se non fossi stato un tale stronzo!"

               Sherlock emise un basso ringhio dal petto, “Allora hai dato a una donna il tuo numero solo per farmi arrabbiare."

               "Io non ho intenzione di scoparla, Sherlock. Smettila di essere un bastardo riguardo a questo. Ho sopportato la tua gelosia ossessiva e la mania possessiva ogni singolo giorno. E poi  sono andato via per venti fottuti secondi e per poco non sbavavi sul tuo malvagio ex! "

               "Ti ho detto -"

               "Lo so, Sherlock!" John gridò, e poi più dolcemente, "Lo so. Sherlock, so che ami me. So che non ami lui. So che odi l'idea che io possa essere geloso. So che ti ha fatto del male e so che non hai intenzione di tornare da lui. Ma Sherlock, non hai visto la tua faccia. » Portò una mano alla guancia perfetta di Sherlock," C'era qualcosa. C'è ancora qualcosa. E sono abbastanza certo che non ti ho mai dato tanto motivo di dubitare delle mie intenzioni con qualsiasi donna quanto me ne hai dato con il modo in cui lo guardavi. "

               "John, io -"

               "Lo so."

               Sherlock sembrava smarrito come un bambino. Sembrava triste e ferito e John voleva stringerlo tra le sue braccia e mandare via quel dolore. Voleva portare il suo pazzo lontano da quella scuola e tutti i suoi ricordi e soprattutto i suoi occupanti.

               "Ho trovato tre sospetti", disse Sherlock, mentre si allontanava da John a malincuore.

               "Okay, da chi vorresti cominciare?» Domandò John, lasciando andare Sherlock e spingendo le mani in tasca. Nel corso degli anni in cui erano stati insieme, John era diventato un esperto nel tirar fuori le parti di sé delle quali Sherlock aveva bisogno in quel momento e mettere da parte le altre. Considerava questa – in modo ironico- un’ ottimizzazione.

               Mise da parte John Amante, John Custode, John Amico (anche se mai molto lontano) e tirò fuori John Investigatore, John Blogger, John Potenziale Cecchino e John  Dottore.

               "Non c'è bisogno di scremare," Sherlock disse sprezzante, "Sono tutti nella stessa classe. Proprio adesso,in effetti. Dobbiamo semplicemente tornare al laboratorio di Stefan e osservare finché deduco il colpevole."

               "Oh, bene!", Disse John, sarcasmo che trasudava da ogni sillaba, "Più tempo con il professor pedofilo".

              John seppe in un istante che era stata la cosa più sbagliata in assoluto da dire. Sherlock si stizzì dalla testa ai piedi, il suo sguardo divenne duro e freddo.

               "Non ero un fottuto bambino, John." Sibilò, "Ero perfettamente in grado di fare le mie scelte e non ho bisogno di giustificare queste scelte con te o con Mycroft o con mia madre o chiunque altro. Non parlare più del dannato argomento.» Fece un respiro tremante e sfrecciò oltrepassando il dottore in un vortice di rabbia e lana, marciando lungo il corridoio senza preoccuparsi del fatto che John lo seguisse o meno.

 
***

               Sherlock poteva sentire vergogna fredda e bianca calda indignazione meglio di quanto potesse effettivamente ricordarne il motivo. Qualcosa, dedusse mentre si adagiava sul solco consumato del divano, qualcosa l’aveva veramente devastato.

               Debolmente, come se fosse l'eco di un'eco, poteva ricordare la frase "professore pedofilo" nei toni sarcastici beffardi che John riservava a coloro che davvero detestava. Sherlock sentì immediata vergogna, contando se stesso capo degli idioti sbavanti che sedevano contemplando con meraviglia il didietro del suo vecchio insegnante quando era uno studente.

               John lo aveva ferito con quelle parole.

              
               Devono essere tornati alla classe di Stefan. Sherlock avrebbe avuto sospetti e avrebbe voluto testare le circa sette teorie che gli frullavano nella mente. Il blog aveva detto che era uno studente. John si era espresso con un’ insolita mancanza di dettagli mentre descriveva il modo in cui gli eventi del caso si snodavano e Sherlock si ritrovò frustrato, per una delle pochissime volte che poteva ricordare o immaginare, avrebbe voluto che John fosse stato più fiorito nel raccontare gli eventi della giornata .

               Sherlock aveva ceduto il suo violino a Mrs. Hudson solo quando era andata al piano di sopra e aveva minacciato di fargli guardare qualche spettacolo sulla decorazione della casa con lei se non avesse smesso di torturare il poveretto.

               John di solito amava raccontare la brillantezza di Sherlock; immortalarla sul suo blog. John non l’aveva mai detto, ma Sherlock sospettava che fosse il suo modo di far sì che il mondo vedesse il detective attraverso gli occhi di John. Era stato sempre accusato di essere un fanboy di Sherlock, il suo assistente, il suo seguace o una combinazione poco lusinghiera di tutto questo, ma John - in realtà - era l'unica persona che avesse mai detto a Sherlock quando si comportava da testa di cazzo. Non c'era niente di chi stravede per le celebrità sul modo in cui John lo gestiva.

 
               Tornare alla classe di Stefan sarebbe stata una faccenda tesa. John, che non era il tipo da soddisfare i capricci di Sherlock, sarebbe stato tanto infastidito quanto preoccupato. Sherlock di solito non si preoccupava delle emozioni coinvolte quando faceva deduzioni, ma era più difficile ignorare i propri sentimenti.

               Ancora una volta, John e Sherlock si sarebbero trovati fuori dalle porte in legno chiaro del laboratorio di Stefan.

               Sherlock avrebbe guardato attraverso le finestrelle circolari, osservando ogni minimo comportamento mostrato degli studenti che il detective sospettava. Come stringevano i pugni, il sottile scivolare degli sguardi quando incontravano quello del professore, il rallentare o accelerare delle penne che scivolavano sulla carta per registrare ogni parola che cadeva dalla bocca di Stefan.

               Sherlock non aveva bisogno di vedere la scena per sapere che un viscido disgusto si sarebbe stabilito nel suo stomaco mentre guardava i giovani che erano specchi di se stesso a diciotto anni. Nessuno di loro avrebbe mostrato qualcosa di simile alla cattiveria. Solo ammirazione, attrazione, o entrambi.

               Sherlock non avrebbe prestato attenzione a ciò che John avrebbe detto o fato. Quindi non avrebbe notato quando John avrebbe fatto qualcosa di eccezionale.

               Perché, Sherlock realizzò mentre si contorceva avanti e indietro davanti al camino spento al 221B, John non aveva mai scritto così pochi dettagli di un caso sul suo blog. Né quando Sherlock lo risolveva né quando Sherlock non lo risolveva.

               John trascurava così tanti dettagli solo in quelle rare,meravigliose occasioni in cui lo risolveva John.

 
***

               John non si era reso conto di quanto Sherlock avesse subito l’influenza della sua vecchia Università fino a quando il dottore aveva accidentalmente ferito i suoi sentimenti. Sherlock aveva pensato che John lo avesse accusato di essere compiacente sull’abuso di Stefan nei suoi confronti, aveva pensato che stesse etichettando Sherlock come un bambino indifeso.

               John avrebbe voluto rimangiarselo, ma il fatto era che era vero.

               Sherlock era stato un ragazzo socialmente imbarazzante, troppo intelligente per il suo bene e troppo chiuso in se stesso per il bene degli altri. James ne aveva approfittato e l’aveva fatto quando Sherlock non era abbastanza maturo emotivamente per capire davvero in cosa si stesse cacciando. Solo perché Sherlock aveva diciotto anni non ha reso le azioni di James meno aberranti. Era un cavillo legale, e praticamente era come se Sherlock avesse avuto sedici anni.

               E questo era ciò che John si ritrovò a cercare quando gli studenti uscirono dalla classe di James dopo la lezione. Sherlock stava guardando i fatti, e questo era ciò in cui era bravo. I voti e i giudizi del professore sui curriculum scolastici degli studenti e segnali socio-scientifici nel loro linguaggio del corpo e nell'espressione. John stava cercando lo stesso sguardo negli occhi di un adolescente come quello che suo marito aveva avuto pochi istanti prima.

               Sperduto e debole e arrabbiato. Ferito. Ferito dal suo affetto inconsapevole per il bel veleno che Stefan James incarnava.

               Il ragazzo che possedeva questa espressione era un ragazzo un po' più basso di Sherlock con un ciuffo di capelli neri e la pelle pallida come porcellana. I suoi occhi erano turchesi e distanti; fissavano un migliaio di miglia lontano mentre si trascinava lungo il corridoio, a testa alta anche se la mascella serrata si schiudeva con rabbia impotente.

               "Sherlock", mormorò John, "Lui". Spinse suo marito e fece un cenno verso il ragazzo che più John lo guardava e più sembrava simile al detective. Venne accolto dal silenzio al suo fianco. Sherlock o non stava prestando attenzione o lo stava fermamente ignorandolo, e John spesso non riusciva a capire la differenza.

               Bene , pensò John, e poi seguì il ragazzo. Non si preoccupò di verificare se Sherlock stesse arrivando.

               Seguì il ragazzo fino alla biblioteca con tanta disinvoltura che il ragazzo non se ne accorse. Si fermò ad uno scaffale di libri dietro di lui, sfogliando libri svogliatamente con un occhio sul retro della sua testa.

               "Cazzo," mormorò il ragazzo, "cazzo".

               John sentì il suono inconfondibile del tirare su col naso e lo strusciare di una manica che veniva brutalmente strofinata su guance bagnate. Il suo cuore si ruppe un po' per il ragazzo.

               John girò intorno allo scaffale e la testa del ragazzo si alzò di scatto, i suoi occhi si allargarono.

               "Calma", disse John, mandando via le sue parti di sé Soldato e Cecchino e richiamando le sue parti di sé Amico e Dottore. Divenne assolutamente nessuna minaccia per il ragazzo. Solo un uomo basso più vecchio di lui in un infelice maglione che aveva il tipo di disponibilità cordiale del quale non si poteva fare a meno di fidarsi.

               «Stai bene?" Chiese, spingendo le mani in tasca, casual e rilassato e ancora nessuna minaccia per questo giovane sorpreso.

               "Sto bene," ringhiò, "vada via."

               «Non sembri stare bene," John  osservò, "come ti chiami?"

               «Che le importa?" Il ragazzo scattò, "Io non sono nessuno"
.
               John inclinò la testa, la preoccupazione falsa diventò vera, "perché pensi questo?"

               Il ragazzo si asciugò di nuovo gli occhi pieni di lacrime, "Perché è vero! Io non sono importante. Io non sono niente. Nessuno mi vuole, nessuno mi nota nemmeno. "

               "Sono stato in più di cinque paesi nella mia vita", disse John, "Non ho mai incontrato una sola persona che non fosse importante. Non credo di aver cominciato oggi. "

               Il ragazzo lo guardò come se lo vedesse per la prima volta, "Che glie ne importa?"

               John aveva parecchie cose che voleva rispondere a questa domanda ("perché nessun ragazzo merita di avere quel tipo di espressione", "perché somigli a qualcuno che amo e non posso sopportare di vederlo soffrire", "perché non è colpa tua "," perché qualcuno avrebbe dovuto dirti che meriti di meglio. "), ma tutto quello che riuscì a dire fu, "perché sì. "

               “So chi sei," disse il ragazzo," Sei John Watson. Sei qui con lui . "

               "Sì", disse John, decidendo che l'onestà era l’idea migliore, a questo punto, "E penso che sai il perché."

               «Io non ho fatto niente!" Disse il ragazzo, facendo un passo indietro.

               "Minacce criminali e stalking non sono niente, figliolo." John non chiuse il divario tra loro, "non scappare. Non porterà a nulla di buono. Dimmi cosa è successo e ti aiuterò. "

               "Certo che lo farai," il ragazzo ringhiò, "Ecco perché sei qui, a lavorare per Stefan. Perché sei dalla mia parte." Il sarcasmo colava velenosamente da ogni parola.

               "Stefan James è un coglione. Una volta ha ferito qualcuno che amo, e se ha fatto la stessa cosa a te, merita di risponderne."

               "Lui non mi ha fatto nulla." Disse il ragazzo, "Non mi voleva. Mi ha fatto credere il contrario, e poi si è offerto di lavorare con me in privato. Si è incontrato con me e mi ha fatto credere che mi voleva, ma non era così. Mi voleva perché gli ricordavo qualcun altro. Quando non ho potuto essere lui, non solo mi ha gettato via ma mi ha anche buttato fuori della sua classe. Ha detto che non ero tagliato per la chimica avanzata e ha distrutto i miei voti ".

               "Allora, non ha mai dormito con te?" Chiese John, sorpreso.

               Gli occhi del ragazzo si riempirono di lacrime come mormorò, "Stefan non mi ha mai toccato. Ecco quanto sono inutile per lui. "

               "Allora hai deciso di iniziare ad inviare lettere minatorie, contraffatte perché somigliassero alla sua scrittura." Sherlock si materializzò dietro al ragazzo, che si voltò a guardarlo.

               "Volevo solo che correggesse quello che aveva fatto ai miei voti. Mi ha quasi cacciato dalla scuola! "

               "Sono sicuro che fosse il suo obiettivo," Sherlock disse, "il fatto che tu sia ancora qui significa che l’hai già sconfitto.» Fece un passo verso il ragazzo, torreggiando su di lui nello stesso modo in cui riusciva a torreggiare su chiunque , non importava se erano più alti, "Lascia che ti dia un valido consiglio, Alex: lascialo andare. Ti distruggerà se glielo permetterai. Finisci la scuola e lasciati Stefan James alle spalle. Se continuerai con queste minacce e questo comportamento, verrai beccato e perderai tutto ". Mise una mano sulla spalla di Alex, "non ne vale la pena. "

               «Come fai a sapere il mio nome?" Chiese Alex, tirando su col naso ricacciando indietro le lacrime che Sherlock gli aveva tirato fuori con il tipo di dolce cameratismo che sorprese persino John.

               "E’ sul tuo zaino," Sherlock disse come fosse senza importanza, "e no, non ti consegneremo alla scuola. Confideremo che non lo farai di nuovo. Che ti lascerai tutto questo alle spalle e presterai attenzione al ragazzo che siede dietro di te nella classe di recupero di chimica, perché è molto attratto da te ".

               Ci fu una brevissima salita delle labbra di Sherlock prima che si voltasse e sfrecciasse via in uno svolazzamento di lana.

               "Tu lo ami, non è vero?" Chiese Alex, voltandosi nuovamente verso John con una sorta di meraviglia.

               "Certo che sì," John rispose: "E’ mio marito."

               Alex sorrise, "allora forse c'è speranza per me."

               John sorrise, sperando per il bene del ragazzo che avesse ragione.

 
***

               "Bastardo," fu la prima cosa che disse Sherlock mentre irrompeva nell'ufficio di Stefan,  “brutto figlio di puttana".

               "C'è un contesto per questo sfogo, Will?"

               "Non recitare la parte dello stupido con me, Stefan, sei deliberatamente andato dietro a quel ragazzo solo per potermi richiamare qui quando sarebbe esploso."

               Non ho idea di cosa tu stia parlando, William," Stefan incontrò i suoi occhi con uno sguardo volutamente rovente," Ti ho detto che non ho fatto niente. Non ho toccato nessuno studente, non importa quanto disponibili fossero."

               "No," Sherlock ringhiò, appoggiato sulla scrivania di Stefan, "hai solo manipolato la situazione in modo che si autodistruggesse."

               "Devo supporre che hai risolto il mio caso?" Stefan rimase colloquiale, "dammi il suo nome in modo che possa riferirlo al consiglio di amministrazione dell'Università."

               "Ho risolto il tuo caso, e la cosa finisce proprio qui. Non gli andrai dietro. Non lo perseguirai, e non contatterai mai più John e me".

               Stefan si alzò dalla sedia e rispecchiò la posizione di Sherlock - piegato in due, mani sulla cattedra, "Non andrò dietro al ragazzo, non è importante per me. Ma ci vedremo di nuovo, Will. Perché sei sempre appartenuto a me. Ti lascio tergiversare con il tuo piccolo groupie biondo perché non è una minaccia per me. Non sei venuto qui per un caso, sei venuto per me. Mi vuoi ancora. Mi ami ancora. E Mi appartieni ancora." Sorrise," Drogato".

               Sherlock aprì e chiuse la bocca, confuso per il fatto che gli avesse risposto per le rime, quando la mano di Stefan si alzò di scatto, scavò tra i suoi capelli e tirò a sé il suo viso per un bacio feroce che sembrò come la puntura di un ago d'argento e l'estasi bianca calda del sette per cento.

              
               Tornato al 221B Sherlock sentì un’inafferrabile nausea al pensiero di quello che avrebbe potuto permettere a Stefan di fare. Di quello che aveva permesso a Stefan di fare quando era giovane. Ma no. Sherlock non era più quel ragazzo. Sherlock non era impotente, Lui non era un tossicodipendente, non era William. Era -

 
               John. JohnJohnJohn ... non un tossicodipendente nonuntossicodipendentenonuntossicodipendente. No. No. Sherlock spinse via Stefan, gli diede uno spintone che lo fece inciampare all’indietro e rovesciare uno scaffale di libri vicino alla porta dell'ufficio. "Non sono più un ragazzino, Stefan.Tu per me non sei nient’altro che un brutto ricordo ".

               Guardò fuori dalla porta come John vagava nel laboratorio adiacente e tornò verso il suo vecchio professore, "Se mai pensassi di perseguitare John, ti distruggerò. Anche se dovessi distruggere me stesso assieme a te. "

               Stefan sorrise, eccitato per la sfida, "A presto, Will."

 
               Sherlock condusse John fuori dal laboratorio prima che potesse fare più di due passi all’interno. "Andiamo a casa", il detective ringhiò.

               "Sherlock, aspetta." John lo bloccò costringendolo a fermarsi, "Mi dispiace per quello che ho detto prima. E' stato sbagliato da parte mia. "

               "No, non lo è stato." Sherlock sbottò, "Ero un ragazzo stupido per il fatto di essermi lasciato trascinare in ... quello. Ero sciocco e credulone. Ero - "

               "Stavi facendo esattamente ciò che noi altri stavamo facendo.", Disse John, «Ti stavi innamorando e cercando di capire te stesso.» Scostò un ricciolo ribelle dalla fronte di Sherlock, "Vorrei solo che non ti avesse causato così tanto dolore. "

               Per un secondo, Sherlock avrebbe voluto riferite a John ciò che era appena successo. Mi ha baciato , Sherlock voleva confessare, mi ha baciato e io l’ho spinto via perché sembrava come l'odio e la morfina. Quando mi possedeva, mi manteneva così insensibile che non sentivo niente se non quello che mi diceva di sentire e non voglio mai più sentirmi in quel modo.

               "Sei stato fantastico oggi," Sherlock disse, "veramente brillante."

               "Non sono stato affatto male, vero?" John tirò fuori quel sorriso luminoso che riscaldava il detective dall'interno verso l'esterno. Voleva tornare a Baker Street e fare l'amore fino a quando l'intera giornata sarebbe stata cancellata dal suo hard disk.

***

               John fissò la sua tazza di tè vuota e cercò di non ricordare quanto sbagliato tutto quanto fosse sembrato quella notte. A come il sesso sembrasse per dimenticare e i baci sembrassero senso di colpa. Come Sherlock sembrasse lontano e arrabbiato e John aveva provato così tanto a non chiedersi cosa i vecchi sentimenti per il vecchio insegnante di Sherlock avessero riportato a galla nel detective.

               Sherlock aveva affermato di non avere sentimenti positivi per l'uomo, ma aveva amato James una volta. E c'era ancora qualche segreto tra loro del quale a John non era stato permesso di essere al corrente. Questo aveva fatto male ed era degenerato come una ferita, infettando la loro felicità dal momento in cui era apparso.

               Fino a quando non li distrusse.      


  
 
 
Note:
[1] Personaggio di Harry Potter,mago di bell’aspetto e seducente.
 
[2] Soprannome per la chirurgia che va eseguita rapidamente per stabilizzare il paziente il più velocemente possibile,tralasciando la precisione e puntando sul salvare la vita del paziente nel minor tempo possibile.
Il termine veniva usato nella serie M * A * S * H, dove questa tecnica era necessaria perché arrivavano molti feriti insieme e non era possibile dedicare troppo tempo ad ogni paziente.

[3] Personaggio di M * A * S * H interpretato da Alan Alda.
 
[4] Royal Army Medical Corps, corpo specializzato dell'esercito britannico che fornisce servizi medici a tutto il personale dell'esercito britannico e alle loro famiglie in guerra e in pace.
 
  
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