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Autore: sundayrose    28/03/2015    4 recensioni
E... se Hermione non fosse mai esistita?
" - Draco... - Tentò lei, con un lieve tremito nella voce.
Lui voltò la testa di scatto e, per la prima volta da quando l'aveva visto, scorse un barlume di umanità in quei suoi occhi così belli. -Come sai il mio nome? -
"So molte cose di te", avrebbe voluto dirgli. Ma tacque. Lui la guardava ancora e improvvisamente si accorse che era cambiato, sì. Era immensamente più bello, seppur più magro, sofferente. Quella bellezza che viene solo da chi ha sofferto tanto. Aveva il fascino dell'angoscia negli occhi. "
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Hermione Granger, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Bisogna essere cauti

 

“Bisogna essere cauti nell’esprimere desideri,

perché potrebbero avverarsi.”

-         J.K. Rowling –

 

 

Si precipitarono a perdifiato giù per le scale, scendendo i gradini a due a due, completamente indifferenti al baccano che stavano facendo. Draco trascinava Hermione per una mano e ogni tanto si voltava verso di lei, forse per sincerarsi che stesse bene o per controllare che ci fosse davvero.
I corridoi erano ancora deserti e silenziosi e, per un attimo, la ragazza dubitò che ci fosse davvero qualcun altro in quella scuola oltre loro. Non aveva visto né sentito alcun studente fino a quel momento, oltre la ragazzina di Tassorosso che Piton aveva ucciso così a sangue freddo poche ore prima.
- Non possiamo uscire dalla porta principale. – Esclamò Draco all’improvviso, affannato per la lunga corsa – E’ protetta da incantesimi potentissimi. –
- Ci sono dei passaggi segreti. – Ribattè lei – Uno è nascosto dietro la Strega Orba, l’altro è dentro la Stanza delle Necessità. Portano entrambi ad Hogsmeade. –
Draco la guardò confuso per qualche momento, evidentemente non ne aveva mai sentito parlare. Ma durò solo un attimo perché, un istante dopo, scosse la testa – Hogsmeade non esiste più. E’ stata rasa al suolo molto tempo fa. Non è altro che un cumulo di macerie. –
L’espressione di Hermione si paralizzò mentre, piano piano, la sua mente veniva invasa da immagini di detriti, polvere, calcinacci, cercando di collegare il silenzio di tomba che di certo c’era ora con il tepore  delle locande, dei negozi e con le risate calde della gente che vi si riversava un tempo. Il male aveva distrutto anche quello.
- E allora come facciamo a uscire? – Chiese, ricacciando indietro le lacrime di dolore.
Lui la guardò, pensieroso e teso al tempo stesso – C’è un altro modo, ma è complicato. Tu sai nuotare? –
Hermione fu presa alla sprovvista – Ehm… sì. Direi di sì. –
- Bene allora. Muoviamoci! -
Invece di guidarla nell’ingresso, Draco la trascinò nuovamente nei sotterranei, precipitandosi giù attraverso gradini di pietra scabra e scivolosa di umidità. Hermione rischiò di cadere più di una volta.
Quando vide che Draco imboccava il cunicolo che portava alle prigioni sotterranee la sua espressione si fece perplessa.
- Perché siamo di nuovo qui? – Chiese lei, mentre file e file di celle scorrevano ai loro lati.
- Aspetta e vedrai. –
L’umidità appiccicosa dei cunicoli in cui correvano trasformò il sudore di Hermione in tante goccioline che le scivolarono giù per le tempie, per poi gelarsi a causa del freddo intenso man mano che scendevano sempre più in profondità.
Erano appena arrivati nel corridoio che portava a quella che era stata la sua cella quando Hermione si ricordò improvvisamente di una cosa.
- Fermati! – Esclamò, interrompendo inaspettatamente la sua corsa e trattenendo Draco per un braccio.
- Che cosa c’è? –
- Mi sono dimenticata… come ho fatto a dimenticarmene? – E senza dire altro scappò via, lasciando il ragazzo da solo.
Quando Draco la raggiunse la scoprì in ginocchio di fronte alla cella del vecchio preside, le mani attaccate alle sbarre e lo sguardo supplicante. Silente la guardava con occhi lucidi, quasi commossi, ma il ragazzo non riuscì ad immaginare per quale ragione.
- Che succede? –
Hermione sobbalzò vistosamente, evidentemente non l’aveva sentito arrivare. Si alzò in piedi, asciugandosi con un gesto deciso le lacrime appena affiorate nei suoi occhi, e lo affrontò con quell’espressione risoluta che tanto ammirava in lei.
- Devi liberarlo! – Gli disse in modo autoritario, quasi fosse una qualche specie di capo a cui doveva solo obbedire.
L’improvvisa ammirazione per lei svanì quasi immediatamente, sostituita da un fulmineo senso di orrore.
- Sei impazzita? – Esclamò sgomento.
- Non possiamo lasciarlo qui, Voldemort lo ucciderà di certo. Dobbiamo portarlo con noi! –
Draco era allibito. Non glielo stava chiedendo davvero, no. Stava rischiando tutto per lei, aveva schiantato Tom Riddle per lei, non poteva chiedergli questo. Era un suicidio!
- Non possiamo portarlo con noi. – Ribattè dopo un po’ - Ci rallenterà e alla fine non verrà ucciso solo lui, ma tutti e tre! –
Lei sollevò lo sguardo, fiera, altezzosa, come se non avesse alcuna paura – Preferisco essere uccisa piuttosto che lasciare il professor Silente qui un altro minuto. –
Draco stava per ribattere, ma venne interrotto da un sussurro quasi impercettibile.
- Il signor Malfoy ha ragione, signorina Granger. -
Hermione voltò la testa di scatto verso il preside, gli occhi sbarrati dall’incredulità – Ma professore… -
Silente alzò una mano scarna e rugosa per interromperla – Signorina Granger, mi ascolti. Lei deve tornare nel suo mondo e per farlo ha bisogno di velocità, prontezza e una dose smisurata di fortuna. Non so come voi due siate riusciti a sfuggire, ma Tom Riddle non è uno stupido, né uno sprovveduto, avrete l’intero Castello alle calcagna prima di quanto pensiate. – Si girò verso Hermione e le prese una mano fra le sue – La ringrazio, signorina Granger, ma la mia vita è già finita e fuggire da questa prigione non basterà per sfuggire alla morte. – Un nuovo rantolo di tosse scosse il suo corpo ormai troppo esile e malandato perfino per alzarsi in piedi.
La ragazza si accasciò nuovamente accanto a lui e questa volta non impedì alle proprie lacrime di solcarle le guance – Vorrei davvero portarla con me, professore, nel mio mondo, ma… -
- … ma lì io sono già morto, lo so. Non mi dispiaccio di questo, né ne soffro. Dal suo racconto ho capito che ho fatto tutto quello che ho potuto per fermare Voldemort e il sapere che alla fine i miei sforzi hanno portato ad un risultato concreto mi ripaga di tutti i fallimenti che ho conseguito in questa vita. Non pianga per me, signorina Granger, la mia vita è finita, la sua è appena cominciata e le riserva ancora tantissime cose. Non sprechi la sua opportunità di viverle indugiando ancora. Vada, scappi via e si salvi. Ritorni nel suo mondo e viva con ardore tutto quello che ancora le aspetta. Non rimanga ancorata al passato. Vada. Vada! -
Ma Hermione non sembrava intenzionata a lasciare la mano debole ed avvizzita del vecchio preside, né sembrava intenzionata ad abbandonarlo. Draco era quasi pronto a prenderla per le ascelle e trascinarla via, quando un boato, assordante e cupo, si propagò da diversi piani sopra di loro fin nelle segrete dove si trovavano, facendo tremare pericolosamente le sbarre di ferro magico delle celle.
Hermione si alzò di scatto e fissò Draco, allarmata.
- Il Signore Oscuro – Spiegò lui – Si è accorto della nostra fuga. Dobbiamo andarcene e alla svelta. -
La ragazza si voltò di nuovo verso il vecchio preside, gli occhi colmi di lacrime – Non mi dimenticherò mai di lei, professor Silente. –
- E io non mi dimenticherò mai di lei, signorina Granger. -
Temendo che Hermione si lasciasse di nuovo prendere dall’emozione, Draco la prese per un braccio e la trascinò via, conducendola nei corridoi oscuri che avevano abbandonato poco prima.
I boati sopra di loro si facevano sempre più assordanti e sempre più vicini, uniti ad un crescente rumore ritmico che sembrava incombere su di loro come tanti martelli pneumatici.
- Passi. – Esclamò Draco allarmato – Lord Voldemort ha svegliato gli studenti. –
- E’ questo è un male? – Chiese Hermione, affannata per la corsa. Forse gli studenti avrebbero potuto aiutarli. Se si escludeva i Serpeverde, le altre Case non avrebbero mai fatto del male ad altri ragazzi senza alcun motivo.
- Questo è terribile! – Rispose invece lui, la voce resa roca dalla paura e dall’urgenza – Dobbiamo uscire di qui il più in fretta possibile, capiranno presto dove siamo e allora per noi sarà la fine. –
Svoltarono in un nuovo corridoio, più stretto e più basso del precedente. Draco stringeva con una mano il braccio di Hermione e con l’altra la torcia. Le fiamme sembravano correre insieme a loro e molte volte la ragazza temette che i suoi capelli potessero prendere fuoco. Tuttavia quella era la loro unica fonte di luce, senza la quale sarebbero stati ciechi e persi in quel labirinto di cunicoli e ombre, senza alcuna possibilità di riuscire ad uscirne più fuori.
Svoltarono di nuovo e poi ancora e ancora, a volte scendendo, a volte salendo. Hermione perse completamente l’orientamento e si chiese, con una punta di timore, se Draco sapesse davvero dove stavano andando.
Svoltarono ancora, ma stavolta quello che si ritrovarono davanti fu una galleria grande e spaziosa, con una strana luminescenza in fondo.
- Quando te lo dico, trattieni il respiro. – Le disse Draco, voltandosi a guardarla per un millesimo di secondo.
- Cosa? – Hermione era confusa.
- Fa’ come ti dico! –
Il ragazzo sembrò prendere velocità. Le gambe di Hermione stavano quasi cedendo per la stanchezza ma si costrinse a continuare a correre, stringendo i denti e lasciandosi guidare dalla mano ferma e sicura di Draco.
Il bagliore perlaceo in fondo al tunnel si faceva sempre più grande e sempre più nitido, accompagnato da un rumore scrosciante che Hermione capì essere acqua che cadeva sull’acqua. Si aspettò di vederla, quindi, di vedere la cascata che già era comparsa nella sua mente non appena aveva percepito quel rumore; ma l’unica cosa che vide fu un muro, un muro che baluginava perlaceo come l’acqua, ma pur sempre un muro fatto di solida e dura roccia, e loro gli stavano finendo proprio addosso.
Cercò di fermarsi, puntando i piedi e trattenendo con entrambe le mani il braccio di Draco, ma lui non sembrò neppure sentire tutti i suoi sforzi e quando ormai non rimanevano che pochi metri allo schianto, Hermione chiuse gli occhi e urlò, urlò con quanto fiato aveva in gola, aspettandosi il dolore, il colpo, la pelle che si lacerava, il sangue che fuoriusciva e poi l’oblio. Ma nulla di tutto questo avvenne. Sentì solamente un altro urlo, quello di Draco, ma non era di disperazione, né di paura. Era determinato e sicuro, quasi fosse un ordine. E allora lei capì.
Inspirò più aria di quanta ne potessero contenere i propri polmoni e serrò la bocca, trattenendola dentro di sé come un tesoro raro e prezioso.
Poi, all’improvviso, non stava più correndo. I suoi piedi si muovevano come nella corsa ma non c’era pietra sotto di essi, né superficie alcuna e l’aria sferzava la sua faccia in modo quasi violento e doloroso.
Stavano precipitando.
Fu tentata di urlare, ancora, ma si costrinse a serrare le labbra e a trattenere dentro l’aria che aveva inspirato un attimo prima. Non poteva mollare, non ora.
La caduta sembrò durare un’eternità. Il suo senso del reale l’aveva abbandonata, tutto attorno a lei c’era solo oblio e l’unica cosa che la ancorava fermamente alla realtà era la mano di Draco, stretta così vigorosamente attorno alla sua da farle quasi male. Ma era un dolore dolce, immensamente dolce.
Quando finalmente penetrarono l’acqua fu quasi un sollievo. Tutto scomparve attorno a lei: le segrete, il rumore, il mondo intero si dissolse. Tutto, tranne la mano di Draco.

 

Quando arrivarono sulle rive del Lago Nero erano entrambi esausti ed intirizziti. Avevano nuotato per più di un’ora, prima fuori dalla caverna nascosta sotto le segrete, poi attraverso il lago, fino a raggiungere la sponda più vicina a loro.
Non appena toccò terra, Hermione crollò supina sull’erba, respirando a pieni polmoni e cercando di calmare il cuore che le batteva all’impazzata nel petto. Draco la raggiunse un attimo dopo e si chinò su di lei, offuscandole la vista delle stelle.
- Stai bene? - Le chiese, mentre gocce d’acqua colavano dai suoi ciuffi biondi e cadevano fin sulla sua fronte.
Hermione annuì, raccogliendone una con la punta delle dita prima che cadesse.
- Allora sarà meglio andarcene immediatamente. Il Signore Oscuro capirà presto dove siamo. – Un altro boato si propagò nella notte, più forte dei precedenti – O forse l’ha già capito. -
La aiutò ad alzarsi. Sotto la luce della luna la loro pelle scintillava di migliaia di piccole gocce e i loro vestiti grondavano di acqua fredda e limpida. Hermione rabbrividì nell’aria gelida della notte.
- Andiamo, dobbiamo raggiungere il cancello. – La prese di nuovo per mano, come se lei non potesse fare un passo senza la sua guida e la sua protezione. E per un momento, per un breve momento, si cullò in quella sensazione magnifica.
Ma fu solo un attimo.

Crack!

Il rumore li colse impreparati, facendoli sobbalzare. Una figura esile emerse dagli alberi lì intorno, a un centinaio di metri di distanza, con la bacchetta puntata contro di loro e gli occhi accesi di determinazione.
Hermione corrugò la fronte, perplessa. Era solo un ragazzino, forse del secondo anno o addirittura del primo, ma quello che le fece strabuzzare gli occhi furono i colori della sua divisa: rosso e oro.
Alzò le mani quasi istintivamente – Ehi, stai tranquillo, non vogliamo farti alcun male… -
L’incantesimo la colpì ancor prima che finisse di parlare, lasciandole uno squarcio nella pelle delicata sotto l’avambraccio. Il sangue cominciò a fuoriuscire dalla ferita quasi immediatamente.
- Dovresti preoccuparti più del male che potrei farti io. – Rispose il ragazzino, la voce dura e decisa.
Hermione si portò la mano alla ferita, incredula, mentre, nello stesso momento, Draco puntava la sua bacchetta contro il giovanissimo Grifondoro.
- No! – Esclamò lei, terrorizzata – E’ solo un bambino. -
- E’ sotto Imperio. – Ribattè Draco – Come tutti loro. –
Hermione capì a cosa si stava riferendo quando decine, centinaia di studenti emersero dal folto degli alberi, tutti con le bacchette in pugno, tutti con quell’espressione letale sul viso.
Draco si mosse in avanti per coprirla, ma Hermione lo trattenne per un braccio – Non puoi far loro del male. Non sanno quello che fanno. –
- Purtroppo sanno benissimo lanciare un incantesimo e tu sei senza bacchetta. -
Su questo non poteva ribattere. Si era risvegliata in quel mondo senza la sicurezza e la protezione della sua bacchetta e anche in quel momento non poterla stringere fra le mani la faceva sentire stranamente nuda e immensamente più vulnerabile. Ma, allo stesso tempo, non riusciva a capire come Draco potesse affrontare da solo centinaia di studenti di Hogwarts, in grado di lanciare decine di incantesimi da decine di angolazioni diverse.
Fece scivolare una mano in quella di lui, quella che non impugnava la bacchetta, e insinuò le dita tra le sue, stringendole in una morsa ferrea. Draco voltò la testa di scatto, puntando lo sguardo sulle loro mani intrecciate, ed Hermione capì immediatamente che l’espressione che era affiorata sul suo viso era diversa da qualsiasi altra espressione lei avesse visto fino ad ora. Come lui capì che quella stretta era completamente diversa dal tocco con cui l’aveva trascinata per quasi mezzo castello. Quello era semplice e disperato, dettato da un bisogno di sopravvivenza e protezione. Questo, invece, esprimeva forza, coraggio, determinazione, diceva che non era solo e che insieme avrebbero potuto affrontare tutto, anche centinaia di studenti i quali non desideravano altro che ucciderli.
- Non mi metterò da parte mentre tu rischi la vita per me. E’ per causa mia che siamo in questa situazione. -
L’espressione sul viso del ragazzo si rabbuiò – Hermione, non… -
- Non mi nasconderò dietro di te, Draco! -
Lui evitò di ribattere, anche se la conosceva da poco sapeva che sarebbe stato tempo perso. Tuttavia non potè fare a meno di irritarsi. Era quasi tentato di lasciarle la mano, se quel gesto non fosse stato così piacevole.
- Ma che quadretto commovente. -
Per un attimo, per un piccolissimo istante, entrambi si erano perfino dimenticati di dove si trovavano e di quante persone stavano loro attorno, ma quella voce li riportò bruscamente alla realtà. Una voce che sarebbe potuta essere scambiata per quella di uno studente qualunque, se non fosse stato per il gelo insito in ogni suono, in ogni sillaba di quella frase sprezzante. Anche il suo aspetto era normale, quasi anonimo, con quei suoi capelli neri, il volto pallido e gli occhi scuri, tanto che si sarebbe potuto confondere perfettamente con gli altri studenti, se questi non si fossero fatti da parte al suo passaggio, circondandolo ora come le ali di un immenso corvo nero.
Tom Riddle li osservava gelidamente, il volto una maschera di odio puro, gli occhi ridotti a due fessure.
- Credevate davvero di potermi raggirare? Di poterla fare franca in questo modo? Di poter prendere in giro ME? -
Fece qualche passo verso di loro. A differenza degli altri non aveva la bacchetta puntata, ma tutti e due sapevano che gli sarebbe occorso un millesimo di secondo per estrarla ed ucciderli entrambi.
Hermione strinse più forte la mano di Draco e questa volta lui rispose al gesto quasi immediatamente. Tom Riddle non mancò di notarlo.
- Questo però va oltre le mie fantasie più argute. Mi hai deluso profondamente, Draco. – E sarebbe potuto sembrare davvero deluso, se il suo disgusto non fosse stato tanto palese.
- Punti di vista, mio signore. – Rispose lui, la voce ferma intaccata solo leggermente da una punta di nervosismo. Strinse la mano di Hermione ancora più forte – Io, al contrario, non sono mai stato bene come adesso. Sono libero finalmente! –
Voldemort rise. E il riso era talmente strano sul suo volto da risultare immediatamente inquietante.
- E quanto vale la libertà per un uomo morto, Draco? Sai rispondere a questa domanda? -
- Meglio morire da uomo libero che vivere da prigioniero. –
- Una risposta dannatamente stupida. A cosa servirà la tua libertà quando non sarai altro che cibo per i vermi? A cosa sarà servito il tuo tradimento quando anche i tuoi genitori verranno sterminati e del nome dei Malfoy non rimarrà nient’altro che un pallido ricordo nei libri di genealogie magiche? –
Draco deglutì ed Hermione si rese conto che forse per la prima volta lui stava pensando alle reali conseguenze delle sue azioni. Tutti gli sforzi compiuti in quegli anni, la difficoltà nel celare al Signore Oscuro i suoi veri sentimenti, l’obbedienza cieca alle sue regole per far in modo che a nessuno dei suoi cari venisse fatto del male, la bile ingoiata decine e decine di volte quando era costretto a fare cose che non voleva. Tutto bruciato per una sola scelta, tutto finito per l’unica volta in cui si era ribellato. Tutto per lei.
La guardò e per un attimo Hermione temette che lui avesse cambiato idea e che improvvisamente la gettasse tra le braccia di Voldemort, dandosi dello stupido per essere crollato per quell’unica volta.
Ma nulla di tutto questo accadde. Il ragazzo riportò lo sguardo su Voldemort e sui suoi improbabili seguaci, lo sguardo fermo come mai era stato fino a quel momento.
- Confido che quando questo accadrà anche tu sarai un pallido ricordo, mio signore. -
Tom Riddle contrasse il volto in maniera spaventosa, distorto dall’ira e dalla furia. Con un movimento fulmineo estrasse la bacchetta e la puntò, ma non contro di lui, non contro Draco.
- AVADA KEDAVRA! –
Hermione vide la luce verde che si dirigeva inesorabile verso di lei, senza avere la forza di spostarsi e scappare. Rimase immobile ad aspettare la morte. Terrorizzata, certo, ma forse anche rassegnata. Forse era quello il suo destino. Se tutti i suoi amici erano morti, perché doveva sopravvivere soltanto lei?
Venne strappata da quei pensieri da un urto violento, lo stesso urto che le fece staccare i piedi da terra e la fece volare, libera per un solo istante, finchè la sua schiena non toccò dolorosamente l’erba sotto di lei.
Non venne il silenzio, come invece si aspettava. Il mondo ancora esplodeva attorno a lei e la terra rimbombava di centinaia di passi in rapido avvicinamento. Aprì gli occhi e fu solo in quel momento che notò qualcosa che le premeva pesantemente sul torace.
No, non qualcosa. Qualcuno.
I capelli biondi le solleticavano il viso e, mentre faceva forza sulle braccia per alzarsi, già aveva capito cosa era successo.
- No! – Urlò – NO!-
Il corpo di Draco le impediva di respirare, ma non era per questo che piangeva, né per il dolore della caduta, né per il terrore che Voldemort la uccidesse.
Voltò la testa. L’esercito di studenti e di insegnanti di Hogwarts, con Tom Riddle in testa, era a poco più di un centinaio di metri da lei. Da loro.
Non poteva permettere che li raggiungessero.
Sfilò la bacchetta dalle mani inerti di Draco e la puntò contro il cielo.

- PROTEGO! –
Un lampo di luce azzurra sprizzò dalla bacchetta, con talmente tanta forza che anche lei ne fu stupita. Scie di luce caddero tutte attorno a loro, fino a formare una cupola impenetrabile. Nessuno poteva più toccarli ora.
Hermione sollevò con delicatezza il corpo di Draco e lo voltò fino a poggiarlo accanto a lei. Aveva uno squarcio alla base del collo che sanguinava copiosamente, impregnando i vestiti già bagnati.
Hermione ignorò le lacrime e si sfilò il maglioncino della divisa, premendolo sulla ferita sanguinante.
- Perché lo hai fatto? – Gemette dopo un po’, quando non riuscì più a trattenere le lacrime – Non mi conoscevi nemmeno. Non ero niente per te.- Le sue parole vennero interrotte da uno spasmo improvviso, la ragazza sobbalzò vistosamente.
- Tu eri… sei la mia salvezza. –
Il sussurro era quasi impercettibile, ma di certo inconfondibile. Merlino, non era morto. Non era morto!
- Draco! Ma come… - Era confusa. L’anatema che uccide non da’ scampo. L’unico che era riuscito a sopravvivere era morto da tempo in quel mondo. Draco si era frapposto fra lei e la maledizione, avrebbe dovuto anch’esso essere morto, come Harry, come Ginny, come Ron.
- Io ci credo davvero nel tuo mondo. – Balbettò flebilmente. La sofferenza impressa in ogni parola – Credo davvero che io possa essere meglio di così. Ora ci credo. –
Hermione gli strinse la mano – Draco… - Ormai non riusciva a dire altro.
- E’ stato solo grazie a te. Tutto è stato solo grazie a te. – Sorrise debolmente  – Non morire. –
- Tu non morire! Non puoi, non puoi! – Urlava istericamente, una mano aggrappata a quella di lui, l’altra a premere sulla ferita. Quasi non si accorgeva del caos che stava avvenendo fuori la sua protezione. Tutto quello che importava era lì dentro.
- Io ero già morto, prima. Questo, adesso, è solo un dolce sogno. Tu mi hai salvato. Hai risvegliato la parte migliore di me. Ora sono vivo! -
Hermione lo guardò, incredula, stupita. Lui sorrideva e mai visione era stata più bella. E in quel momento capì che quello che aveva detto Ron non era affatto vero. Draco non fingeva di amarla solo perché era famosa, solo perché era un’eroina, solo per riscattare il suo nome agli occhi del Mondo Magico. Se fosse stato così, ora non l’avrebbe guardata con quegli occhi, spalancati, profondi, colmi di un sentimento immenso. Era la stessa espressione che vedeva ogni volta che lui la guardava e che ora era più vera che mai perché lui non aveva la minima idea di chi fosse. Draco la amava perché, sia lì che nel mondo da cui veniva, lei aveva catturato la parte migliore di lui e l’aveva messa a nudo, spogliandola da tutti gli artifizi, da tutte le catene morali, dall’orgoglio, dal pregiudizio radicato, dal falso perbenismo. Lei lo aveva denudato di tutto ciò mostrandolo al mondo per ciò che era davvero: un ragazzo fragile ma coraggioso, un ragazzo che aveva dimostrato, soprattutto a se stesso, che non è mai troppo tardi per tornare indietro, per fare le scelte giuste, per amare davvero. E questo lei lo aveva fatto anche lì, in appena poche ore.
Si era innamorato di nuovo di lei, così velocemente da esserne anch’essa sorpresa e in quel momento capì quanto fosse stato forte il dubbio che Ron avesse ragione. Ma ora non c’era più alcun dubbio, lei era sicura e fu con un cuore immensamente più leggero che avvicinò le labbra alle sue, toccandole con delicatezza e assaporando il suo odore. Odore di vittoria, odore di riscatto.
Ma tutto finì troppo presto e lei lo stava ancora baciando quando il cielo sopra di loro esplose, le stelle caddero tutte intorno e il terreno si aprì, inghiottendola nelle sue profondità.
Gridò, gridò con quanto fiato aveva in gola, allungando la mano affinché lui la afferrasse, affinché la salvasse. Ma tutto era ormai scomparso, inghiottito dall’oscurità.
- Draco! DRACO! –

 

***

 

- Hermione! Hermione, svegliati! HERMIONE! -
Mani la stavano scrollando vigorosamente, ma non senza una certa dolcezza.
Lei aprì gli occhi, lentamente, sbattendoli più di una volta. Aveva la vista annebbiata e la mente ancora più confusa. Le urla, gli incantesimi, lo scoppio e i tonfi, tutto si era acquietato e ora solo la voce del ragazzo che la scrollava rompeva il silenzio.
Tutto intorno a lei c’era un biancore innaturale e, chinati su di lei, figure evanescenti con sfumature dorate, rosse, corvine. Non riusciva a distinguere i loro volti.
- Sono in paradiso? – Chiese, con una voce che stentò a riconoscere come la propria.
Ci fu una risata, sommessa, nervosa, quel tipo di risata che fuoriesce incontrollata quando la tensione scende di colpo.
- Beh… se fosse così saremmo il gruppo di angeli più strampalati che si sia mai visto. -
Lei sorrise, quasi contro la propria volontà. Ora le immagini attorno a lei si stavano facendo più nitide e precise, ma non erano state necessarie quelle per capire chi le stava parlando e la stava toccando.
- Draco… -
- In carne ed ossa. – Rispose lui, la tensione ancora percepibile in fondo alla sua voce.
Stava chinato su di lei. Ora Hermione poteva vedere con chiarezza la sua espressione angosciata e sollevata al tempo stesso. I suoi capelli biondi erano scompigliati e gli ricadevano disordinatamente davanti agli occhi. Lo immaginò mentre, in preda alla tensione, aveva fatto passare la sua mano destra innumerevoli volte tra quei ciuffi. Ciuffi su cui ora si rifletteva il bagliore dorato del sole al tramonto e Hermione capì che era quello il bagliore che all’inizio lo aveva fatto scambiare per un angelo.
Dietro di lui, con espressione ugualmente preoccupata, stava Harry, quasi in disparte. Non disse una parola ma quando lei gli sorrise la sua espressione si rilassò di molto.
Alla sua sinistra invece stava Ginny, il viso congestionato dal pianto mentre stringeva una mano tra le sue.
Mancava una persona. Hermione lo cercò con lo sguardo attraverso l’Infermeria finchè non lo vide, accanto alla porta, le mani in tasca, mentre la guardava con un’espressione strana. Colpevole, forse, con una faccia che voleva chiederle scusa ad ogni sguardo. Ma lei lo aveva già perdonato.
- Che cosa mi è successo? – Disse dopo un po’, a nessuno in particolare.
- Stavi litigando con Ron e ad un tratto sei svenuta, così, senza motivo. – Era stato Harry a rispondere.
- Ci siamo preoccupati un sacco, Herm. – Ginny, le lacrime ancora che sgorgavano dai suoi occhi - Non riprendevi conoscenza e poi parlavi, urlavi, piangevi. Non sapevamo cosa fare così ti abbiamo portato qui. Madama Chips ha detto che non dovevamo disturbarti e che presto saresti tornata da noi. –
- Che cosa ti faceva urlare in quel modo? – Le chiese Harry – Abbiamo avuto paura, sembrava che stessi soffrendo molto. –
E lei aveva sofferto, in una maniera indicibile, più di quanto avesse mai sofferto in vita sua, anche se credeva che ormai non fosse più possibile. Ma come poteva dirlo ad Harry? A Ginny? A Ron? Come poteva dirgli che tutti loro erano morti? Come poteva spiegare il senso di abbandono e sofferenza che aveva provato in quei momenti? Non ci sarebbe mai riuscita.
- Non ha più importanza adesso. – Intervenne Draco, la voce sicura e perentoria di chi vuole risparmiarle altre sofferenze - E’ tutto finito. E’ stato solo un brutto sogno. –
Ma lei sapeva che non era vero. Era stato solo un semplice ed imprudente desiderio, combinato alla sua disperata ricerca della verità a farla precipitare in quel luogo orribile. Ma ora non aveva più importanza. Draco era lì e anche i suoi amici erano lì e tutti la amavano, sebbene ognuno in maniera diversa, e il mondo non sarebbe potuto essere più perfetto.
Ma ugualmente pensò a quello che si era lasciata alle spalle e capì che cosa sarebbe successo se lei, semplicemente, non fosse mai nata: tutti i suoi affetti più cari non sarebbero sopravvissuti e il mondo avrebbe avuto, tanto semplicemente quanto drasticamente, un destino diverso.

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Ed ecco qui l’ultimo capitolo, miei lettori. Un capitolo che ha richiesto molto lavoro, molto più del previsto, nonostante avessi già chiaro in mente quello che sarebbe dovuto accadere. Spero quindi che vi sia piaciuto.
Questa storia, come molti mi hanno fatto notare, voleva essere un elogio ad Hermione, alla sua astuzia, al suo coraggio, alla sua prontezza, senza le quali la storia che tutti conosciamo non sarebbe mai esistita. Era da tanto che l’avevo in mente e spero di aver fatto un buon lavoro, sarete voi a giudicare.
Un grazie affettuoso a tutti quelli che mi hanno seguito in questa breve avventura, con la speranza di ritrovarvi presto a commentare in un’altra delle mie storie.
Baci.

Sundayrose

  
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