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Autore: TheDarkLightInsideMe    28/03/2015    2 recensioni
Anno 2003.
Protagoniste: tre ragazzine incaute con uno spiccato senso di giustizia.
Egle Sasaki dice di aver girato il mondo insieme ai suoi fin quando non è nata Helen. Da allora la loro famiglia si è stabilita in Giappone.
Federica Capuano è italiana, ma vive nella Terra del Sol Levante da sei anni, ormai.
La loro storia è parecchio conosciuta nel mio mondo, c'è stato un passaparola generale che è arrivato perfino ai piani alti. E per questo voglio farla conoscere anche a voi.
Piacere, il mio nome è Yuryu, e sono uno Shinigami.
(Aggiornamento mesile!)
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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<< Ci sono. >>

Dopo la frase detta da Light, Shuyo se l’era data a gambe, probabilmente per paura di infastidire i due piccioncini.
Era andata invece a casa delle sorelle Sasaki, che stavano tranquillamente studiando storia. E la storia del Giappone è già abbastanza complicata di per sé, figuratevi con una Shinigami che pesta i piedi per terra per attirare, inutilmente, l’attenzione.
L’unica cosa che era stata in grado di far alzare le due teste castane dai libri era stata quella telefonata da parte di Federica, ore dopo. La chiamata era stata messa in viva voce, in modo che tutte e tre le person- gli esseri riuniti in quella camera avessero potuto ascoltarla.
<< Ci sono. >>
Quella era stata la prima frase detta dalla ragazza, neanche un “buona sera” o un “come state?”. Evidentemente la faccenda doveva essere parecchio seria.
<< Che vuol dire “ci sono”? >> chiese Helen, curiosa. In realtà era piuttosto preoccupata, perché il tono di voce roco utilizzato dalla ragazza dall’altra parte del telefono non le apparteneva affatto.
<< Ho fatto in modo che Light si fidi di me. >>
Quasi dieci secondi di silenzio, interrotti dal ticchettio delle lancette della sveglia.
Adesso quella con la voce roca era Egle.
<< Scherzi? >>
<< Affatto. >> fu la risposta secca dell’amica. << Chiedi anche a Shuyo, se vuoi; lei c’era. Ora è con voi, no? >>
Le due sorelle si voltarono simultaneamente verso la Shinigami.
<< Che volete ora? Io ho provato a dirvelo! >> si difese lei, e effettivamente non scherzava, stranamente.
L’attenzione venne rivolta di nuovo a quella scatoletta di metallo poggiata sulla scrivania da cui partiva ancora la voce di Federica.
<< Vi racconterò più nei dettagli appena avremo la possibilità di vederci, ma sappiate che sta andando tutto a meraviglia. >>
<< Se non ti conoscessi, >> dichiarò la più piccola con malizia. << potrei affermare che vi siete baciati, se non qualcosa in più. >>
Altri istanti di silenzio, ma stavolta qualcuno in meno rispetto alla volta precedente.
Egle aveva gli occhi sgranati, Helen si era come paralizzata. Shuyo non ne parliamo, che è meglio.
<< Helen… >> iniziò la voce, dopo un colpo di tosse. L’interpellata sbatté più volte le palpebre, come per risvegliarsi da un lungo sogno.
<< S-sì? >> balbettò.
Ora, colei che mi ha narrato questa storia mi ha fortemente ribadito che la risposta data da Federica doveva essere censurata, onde evitare traumi nel mondo degli umani, ma di affermare comunque che anche Helen ed Egle uscirono scosse da quella conversazione.
<< …OVVIAMENTE NO, IDIOTA! >> concluse la ragazza dall’altro capo del telefono, chiudendo poi la chiamata.
Non vista, la Shinigami tirò un sospiro di sollievo. Non sapeva neppure bene lei perché, ma in quel momento sarebbe voluta essere al posto di Federica. Non aveva senso. Ma, d’altra parte, cosa in quella vicenda aveva senso?
Le Sasaki erano rimaste imbambolate a fissare il telefono per buoni due minuti, ancora scosse, quando questo vibrò, segno che era arrivato un messaggio:
Oggi, se vi ricordate, si riunirà l’Interpol. Lascio la parte buona e dolce (letteralmente) di questo caso a voi, perché per un po’ non potremo vederci, causa Kira. Inventatevi qualcosa. Basta che muoviate il culo.”
Sorvolando sull’ultima frase, sia Helen che Egle annuirono vigorosamente.
Già, era ovvio che sapessero che quel giorno si era riunito l’Interpol, e che dunque il giorno successivo, il 5 dicembre, L avrebbe teso una trappola a Kira. E loro sarebbero dovute entrare in gioco il più presto possibile, con la possibilità di essere scovate ed uccise da Kira quasi pari a quelle di essere riconosciute da L. Erano fregate.
<< Sei pronta? >>
La voce della sorella arrivò alle orecchie di Helen come una doccia fredda. No che non era pronta, era ovvio. Eppure doveva farlo, doveva trovare il modo di salvare il salvabile.
<< Domani, quando avremo la certezza che si trova qui. >> affermò lapidaria, mentre Egle la osservava seria, in mano la busta marrone con dentro la videocassetta e i soldi.
Nessuna delle due era certa che il piano avrebbe funzionato, ma bisognava tentare. Ognuna delle tre amiche aveva la sua parte in quella faccenda, ma tutte e tre rischiavano grosso.
Federica era più a stretto contatto con Kira, ma aveva delle proprie, solide convinzioni, e non si sarebbe fatta abbindolare dalla bellezza eterea di Light Yagami. In realtà erano tutte e tre un po’ così, ma Federica era… diversa. Lei si trovava a suo agio nel lato oscuro della guerra, e in più aveva delle abilità oratorie e di improvvisazione uniche.
Helen era la più piccola, ed era quella su cui sviare i sospetti. Sarebbe andata lei ad imbucare la busta, la mattina successiva, direttamente nella cassetta del destinatario. In più –ma questa è solo una supposizione– Helen era così testarda che avrebbe potuto sopportare giornate intere di tortura. Non per questo, nel loro mondo, Federica si divertiva a chiamare Eleonora “Amane”.
Infine, Egle era una ragazza semplice, comune, a dispetto del suo nome. Aveva una memoria fotografica parecchio sviluppata e una capacità di calcolo (percentuali comprese) quasi pari a quelle del famoso Beyond Birthday (ma grazie a chi di dovere non era folle). Diciamo che poteva somigliare per il carattere vagamente a Matt... Ma si sperava che non sarebbe morta come lui.
Insomma, alla fin fine si completavano perfettamente, come i pezzi di un puzzle.
Ma la cosa non sarebbe andata avanti per molto.
 
 
Il giorno dopo, come già detto, Helen si incappucciò e si diresse verso l’emittente televisiva locale, la beneamata Sakura TV, imbucando la busta senza farsi notare. Ma, d’altra parte, chi avrebbe mai fatto caso ad una ragazzina per strada verso le sei del mattino con uno zaino in spalla? Quei pochi che l’avrebbero vista avrebbero pensato che stesse semplicemente andando a scuola un po’ prima del solito, non c’era da preoccuparsi.
Piuttosto, ad inquietare Egle era il silenzio radio di Federica. Non si faceva sentire dal pomeriggio precedente, e non era andata a scuola.
Certo, lei non era il tipo da dire il proprio nome di battesimo a Kira, pur di acquistare la sua fiducia, ma lui poteva averla trattenuta… inoltre, quel cinque di novembre, il Death Note sarebbe dovuto tornare di nuovo a casa Sasaki, dopo una settimana in cui l’aveva avuto con sé Federica. Sì, era principalmente il terrore che la sua amica avesse potuto cedere all’enorme potere che aveva fra le mani, che angosciava la più grande.
Invece, come poté constatare Shuyo qualche ora dopo, semplicemente la sveglia della ragazza non era suonata, e lei di certo non si svegliava alle sette senza l’odiato trillo dell’altrettanto odiato orologio!
Quando si alzò dal letto, si rese conto che erano le nove passate e dedusse che era inutile andare di fretta e tentare di entrare in classe alla terza ora, perché sarebbe stato davvero inutile. Tanto l’interrogazione di storia… no, nulla, l’interrogazione di storia poteva anche saltarla, dato che non aveva studiato un’acciderbolina il giorno prima per colpa di Light.
Andò tranquillamente in bagno, con un passo degno di un bradipo infreddolito.
Ancora mezza addormentata, si chinò sul lavandino e aprì il rubinetto, facendone uscire acqua calda. Si lavò la faccia, poi se l’asciugò con l’asciugamano blu che aveva accanto.
Insomma, si comportò come al solito, fin quando non alzò la testa per guardarsi allo specchio.
E si accorse di non essere sola.
Dovette premersi una mano sulla bocca per non urlare, nonostante fosse ormai abituata alla vista di quell’essere alato.
<< Shuyo! >> esclamò sottovoce per non svegliare sua madre, per poi ricordarsi che i suoi erano entrambi a lavoro, a quell’ora, e dunque iniziare a parlare urlando. << Che cosa ci fai qui?! >>
Gli occhi della Shinigami la fissavano vacui, le pupille nere feline la guardavano dall’alto in basso, ricordandole un po’ troppo la sorella.
La dea la squadrò ancora per qualche minuto, e Federica poté giurare di aver visto i suoi occhi lampeggiare di rosso sanguigno. Poi l’essere scosse la testa, forse per scacciare qualche pensiero.
<< Nulla, Egle è preoccupata perché non sei a scuola, e mi ha chiesto di venire a vedere come stavi. >>
Federica fece un cenno d’assenso, trasferendosi poi in cucina. Ma anche lì qualcosa la sconcertò. Non poteva vederlo, non poteva sentirlo, ma una mela non rimane sospesa in aria da sola.
Prima che la ragazza potesse dire o fare qualcosa, qualcuno bussò al campanello. Sconvolta, lei non si curò neppure del fatto di essere in pigiama (bianco, la narratrice mi ha detto di specificarlo anche se non so perché).
<< Come diavolo hai fatto?! >> quasi urlò, con la bocca spalancata, mentre davanti a lei si stagliava, in tutti i suoi sovrastanti 179 centimetri e in tutta la sua abbagliante bellezza, Light Yagami.
<< Non è difficile seguirti, da casa mia. Pensavo che avresti previsto anche questo, ma evidentemente mi sbagliavo… >> affermò lui, facendo spallucce e con tono dispiaciuto.
<< Chi ti ha dato il permesso di venire a casa mia e di seguirmi?! Posso benissimo ucciderti! >>
Light rise di gusto allo sfogo della ragazzina davanti a lui, ma lei non ne capì subito il motivo. << Ora anche io conosco il tuo nome, Federica Capuano, e dunque anche io posso ucciderti. Ritengo che non sarebbe una mossa saggia, ucciderci a vicenda ora che siamo alleati, non trovi? E, ad ogni modo, qualunque cosa succeda, tu verrai a fondo con me. >>
La sua voce era soave, dolce, delicata, nonostante la stesse minacciando. Se Federica gli avesse dovuto dare un ulteriore soprannome, avrebbe detto “Orfeo”. Ma si ripeté ancora una volta che non doveva lasciarsi trasportare dalle emozioni o sarebbe saltato tutto il lavoro fatto fino ad allora.
<< Già, sì, hai ragione. >> biascicò, facendosi di lato in modo da lasciar entrare in casa l’ospite. << Cambiando argomento: com’è che non sei a scuola? >>
<< Potrei rigirarti la domanda, Fede-chan. >>
Federica dovette chiudere un attimo gli occhi per non vedere rosso ed uccidere Kira. Già “Tsubomi-chan” era odioso, e non era neppure il suo vero nome; figuratevi questo!
<< La… la sveglia non è suonata. E gradirei che non mi chiamassi così, grazie. >> era un’affermazione che non ammetteva repliche, e Light si guardò bene dal chiamarla in quel modo, da allora in poi. Anche lui ci teneva alla propria vita, in fondo. Certo, come se poi lei avesse potuto ucciderlo… << Piuttosto, che diavolo ci fai qui, Light-kun? >>
La sua voleva essere una beffa, e invece pareva proprio che al bruno essere chiamato così piacesse, poiché sorrise apertamente.
<< Oggi dovevamo metterci d’accordo per i criminali da giustiziare, no? Un incontro a settimana. >> la ragazza ricordò: sì, ma tutti gli incontri erano a casa Yagami; com’è che Light era seduto sul suo divano, allora? Lui parve leggerle nella mente. << Sono venuto io da te, stavolta, perché mia sorella è rimasta a casa e mia madre con lei; quindi non sarebbe sicuro…>>
<< …farmi vedere da loro due, già. >> completò la frase Federica.
<< E poi, così staremo insieme tutta la giornata, non ti va? >>
Avrebbe voluto tirargli contro la prima cosa che le fosse capitata sotto mano, ma si trattenne. Avrebbe voluto tanto vedere se, una volta incatenato ad L, avrebbe ancora avuto voglia di stare in compagnia!
<< Mi dai almeno il tempo di andare in bagno e fare colazione? >>
Di nuovo come se le avesse letto nel pensiero, Light le porse una busta che aveva in mano.
<< Dolci tradizionali italiani. Tu sei italiana, quindi ho pensato che volessi qualcosa del genere; ho sbagliato? >> domandò il ragazzo, mentre lei apriva il sacchetto profumante di crema.
Lo ringraziò sorridendo: forse in fondo in fondo quel ragazzo non era tanto malvagio… come le sue motivazioni, magari anche Kira era normale, classico, semplice, giusto.
No, giusto no. I giusti non uccidono.
<< Ah, lo sai che mi hanno dato un soprannome? >>
La ragazza alzò la testa di scatto. << Davvero? >> chiese, fingendo interesse e sorpresa.
<< Così pare. Mi chiamano “Kira”. È la traslitterazione giapponese della parola inglese “killer”. Ma tu lo sapevi già. >> aggiunse, sospirando.
Per un po’ Federica dedicò attenzione solo ai dolcetti che aveva in mano e ai propri pensieri; poi andò a farsi una doccia e solo verso ora di pranzo si concentrò su Kira e sulla propria missione.
Il pomeriggio trascorse tra accordi e minacce, urla e mormorii, che per la maggior parte provenivano da Federica e che per la maggior parte erano parolacce italiane.
Alle sette del pomeriggio fecero il punto della situazione: i criminali dei notiziari sarebbero stati giustiziati da Light, mentre quelli nelle prigioni da Federica. La ragazza da lì a poco sarebbe andata a prendere il proprio Death Note e i due avrebbero toccato i rispettivi quaderni.
<< A proposito di notiziari: non sarebbe meglio vederne uno ora? >> propose Federica, prima di accendere la televisione senza neppure aspettare il consenso dell’altro.
In parte era stanca come non mai, e malediceva la sveglia per non essere suonata, quella mattina, e dunque non averle permesso di vivere una tranquilla giornata normale; in parte voleva ascoltare una voce che non fosse quella perfetta di Light, o presto l’avrebbero dovuta internare in un qualche manicomio; in parte, inconsciamente, aveva fatto la cosa giusta al momento giusto.
Federica si mosse verso la propria camera per prendere il Death Note, quando si rese conto di che giorno fosse, del perché Light non era andato al corso, quella mattina (il quadernino nero non si sarebbe nascosto da solo nel doppiofondo del cassetto della sua scrivania), e cosa avesse fatto lei in quel momento. Che stupida, l’aveva anche detto alle Sasaki, il giorno prima.
<< Interrompiamo i programmi per trasmettere in diretta mondiale un annuncio molto importante da parte dell’Interpol. >>
Light spalancò gli occhi, fissando lo sguardo stupito sullo schermo del piccolo televisore.
Federica lo raggiunse quasi di corsa, il Death Note tra le mani ma gli occhi bloccati sul televisore.
Cinque dicembre. Oggi è il cinque dicembre. E io sono fottuta.









Angolino autrice.


Ed eccomi qui, dopo tre giorni in ospedale, finalmente a pubblicare l'ennesimo (o "ellesimo"?) capitolo XD
So che non ve ne frega niente ma sì, anche nella realtà ho una memoria così pessima... ma nella realtà non mi piomba Light in casa, dannazione! T.T
Coomunque, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio per aver letto e, anche se in anticipo, per le recensioni che lascerete (e vi prego sul serio di lasciarne qualcuna, perché ho bisogno del vostro appoggio per i prossimi capitoli T.T)
Grazie ancora e alla prossima,

DarkLight
 
   
 
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