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Autore: darken_raichu    28/03/2015    4 recensioni
Pokémos è una terra lontana, dove i pokémon vivono divisi in 18 nazioni, tra i cui territori si estendono deserti, pianure, foreste e mari, che rendono assai difficoltosi i collegamenti tra i vari paesi. Fino a 10 anni fa la terra era in pace, ma ora le cose stanno cambiando…
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Mare Aperto, 25/03/4783, circa le 18
Le nubi del giorno prima si rivelarono una tempesta tremenda. Tutti i presenti a bordo furono costretti a chiudersi sottocoperta. Non che facesse molta differenza, dato che la nave ondeggiava in modo tremendo. Tre volte le onde aprirono una falla nel fianco della nave, e almeno il triplo delle volte sfondarono gli oblò dell’imbarcazione. Mentre per riparare le falle ci volle relativamente poco, grazie alla gran quantità di parti di ricambio, il discorso fu diverso per gli oblò. Non si poteva riparare un vetro durante una tempesta, quindi li coprirono con delle tele cerate. Peccato che non bastasse a tener fuori il vento freddo, né la maggior parte dell’acqua.
Solo in tarda mattinata la tempesta si placò, passando ad una pioggerella debole. Quando accadde, Surskit e gli altri furono finalmente in grado di uscire.
Surskit passò la mattina ad aiutare i suoi compagni e l’equipaggio a sistemare il ponte, riparare le funi e rattoppare la vela dell’albero maestro, che si era strappata parzialmente. Non fu un grosso problema grazie alle sue Ragnatele, e alla fine la nave fu nuovamente sistemata.
Dopodiché, Surskit riprese il suo posto di guardia a prua.
«Tutto bene Specchio?» Chiese il Capitano.
«Sì capitano, anche se devo dire che è stata una giornata movimentata.»
«Niente di straordinario, credimi. Questa rotta è pericolosa. Ci sono passato altre due o tre volte, ai tempi in cui…» Poi sospirò, senza terminare la frase.
«Tutto bene Capitano?»
«Certo Specchio, scusami. Ti lascio alla tua guardia.» Rispose, girandosi per dirigersi verso il ponte di poppa.
Surskit annuì, guardando il mare. E improvvisamente notò due figure in lontananza.
“No, è impossibile, sarà un effetto ottico.” Pensò, guardando verso le due figure. Per colpa della pioggia, non riusciva a distinguerle bene, eppure avrebbe giurato che si stessero muovendo.
«Ehi Grump, vedi anche tu quelle due… cose laggiù?» Chiese, indicandole.
Grump strinse gli occhi, cercando di vedere quello che indicava il pokémon «Sì, mi sembra di vedere qualcosa, ma non capisco cosa sia.»
«Credi dovremmo avvisare il Capitano?» Chiese Surskit. Guardando le figure, si rese conto che diventavano più grandi. E la cosa lo preoccupava.
«Vado, tu tienile d’occhio.» Rispose Grump, per poi correre verso il ponte.
 
«Davanti a noi!» Gridò Breloom, correndo a pelo d’acqua sulle ninfee.
«L’avevo già vista. Dimmi qualcosa che non so, se proprio devi parlare.» Rispose Roserade. Si passò un braccio sulla maschera, ripulendola dall’acqua e maledicendo quella dannata pioggia. Sarebbe voluta piombare su di loro durante la tempesta, ma era stata molto più forte del previsto, e loro due erano stati costretti a rallentare.
Roserade e Breloom si diressero a tutta velocità verso la nave, preparandosi all’attacco.
 
Surskit guardò le due figure avvicinarsi. Non riusciva ancora a distinguerle alla perfezione, ma ormai era chiaro che erano due pokémon. Uno volava poco sopra l’acqua, mentre l’altro sembrava stesse correndo.
Stava ancora guardando per cercare di capire che pokémon fossero quando gli altri lo raggiunsero.
«Che cosa sono?» Chiese Cacturne, cercando di metterli a fuoco «Dannata pioggia, non riesco a distinguerli come si deve.»
«A giudicare dalla velocità con cui si avvicinano, non ci vorrà molto prima di incontrarli.» Commentò Grump.
«In tal caso se sono una minaccia non abbiamo tempo da perdere. Aegislash, Dustox, Specchio, voi tre cercherete di abbattere quello che vola. Grump, Gurdurr, noi tre ci occuperemo dell’altro.»
«Sì signore.» Dissero i cinque, preparandosi alla battaglia.
Grump riflettè. Il Capitano aveva preparato una divisione ottima. Dustox poteva combattere in volo. Surskit era abbastanza veloce, oltre ad essere abituato ad usare attacchi a lungo e medio raggio. Ed Aegislash avrebbe compensato la lacuna sugli attacchi a breve distanza
Il Capitano e Gurdurr, invece, erano combattenti corpo a corpo, che avevano bisogno del supporto di qualcuno in grado di usare mosse speciali, per colpire l’avversario dalla distanza.
Surskit continuò a fissare le due figure in lontananza. E mentre si avvicinavano, riconobbe il pokémon che volava verso di loro. Gli sembrò di sentire di nuovo il dolore atroce all’antenna, mentre veniva distrutta. Aprì la bocca per gridare un avvertimento, ma fu troppo lento. Un solo attacco scagliato da Roserade fece esplodere il ponte di prua, scagliando tutti i presenti all’indietro.
Surskit si rialzò, guardandosi intorno. L’equipaggio della nave si stava preparando ad affrontare il nemico. Il comandante Nidoking stava già urlando comandi ai pokémon, preparandoli a difendersi dall’attacco.
Cercò di trovare gli altri, e si diresse verso ciò che rimaneva del ponte di prua. La parte anteriore della prua, per almeno tre metri, era completamente esplosa. E nello spazio che rimaneva, i due schieramenti si stavano affrontando.
Roserade scagliava verso di loro altri attacchi dall’alto, ma Grump e Aegislash erano impegnati a fare del loro meglio per fermarli. Proprio in quel momento, Aegislash tagliò a metà un Idropulsar con una Spadasolenne. L’esplosione della grossa ondata d’acqua infradiciò sia il pokémon che tutti i presenti sotto di lui, inclusi alcuni dei marinai che stavano arrivando per dare manforte.
Contemporaneamente, Gurdurr stava combattendo corpo a corpo contro l’altro pokémon, un Breloom, mentre Dustox scagliava contro di lui le polveri che produceva con le sue ali.
“In parole povere, il piano del Capitano è fallito. Ma lui dov’è?” Si chiese.
La risposta arrivò un attimo dopo. Il Capitano apparve da un punto dietro di lui, dove evidentemente era stato scagliato dall’esplosione, e si lanciò verso il Breloom con un Pugnospine, approfittando del fatto che il pokémon gli dava le spalle, impegnato ad evitare un colpo della grossa trave di Gurdurr.
Sembrò che il colpo sarebbe andato a segno, ma il Breloom si girò all’istante e, con un Pugnorapido, bloccò il colpo. I due attacchi si infransero uno contro l’altro, e i due contendenti arretrarono di un passo.
Approfittando della distrazione di Aegislash, che si era voltato quando aveva scorto il Capitano, Roserade scattò. Non ci era certo voluto un genio per capire che era lui quello da eliminare per primo. Gli altri potevano fermare qualcuno dei suoi attacchi, ma sarebbero crollati come niente fosse. Ma prima bisognava far fuori quello che era al comando.
Le rose sulle sue braccia presero a ruotare, e Roserade, avvolta da una Petalodanza, si scagliò verso il Capitano.
Questi la percepì e spostò la propria attenzione su di lei, rispondendo con un Missilspillo. Le spine e il tornado di petali si infransero uno contro l’altro, annullandosi a vicenda.
Roserade non perse un momento, e si scagliò contro Cacturne. Il veleno prese a trasudare dalle rose, e colpì con Velenpuntura. Cacturne la bloccò con un Pugnospine. E ne seguì un secondo, cui Roserade rispose con una nuova Velenpuntura. In breve, la lotta era diventata una sola, velocissima gragnuola di colpi.
“Questi attacchi… Come fa a sapere con precisione come colpirò? Prima Petalodanza, adesso Velenpuntura, come fa?” Si chiese Roserade. Poi guardò in faccia Cacturne, e capì.
«Cacturne.» Disse, atona.
E Cacturne la guardò, in silenzio. Quegli attacchi gli erano famigliari, e gli veniva naturale sapere come fermarli. E quella Roserade, se non avesse avuto quella maschera di metallo e quelle strane ali, sembrava proprio…
Poi capì. “Mia bellissima rosa.” Pensò, mentre bloccava una nuova Velenpuntura. Come aveva fatto più di vent’anni prima, quando combattevano insieme nell’esercito. Quando lui e Roserade erano pronti a sposarsi.
I due si fermarono, fissandosi. Dietro di loro, Breloom continuava a combattere, bloccando i colpi degli avversari e rispondendo. Lo stesso Breloom, capì il Capitano, con cui aveva litigato decine, centinaia di volte per l’amore di Roserade, per poi riuscire sempre a sistemare tutto con una bella bevuta di Succo di Bacca davanti al fuoco.
«Roserade, perché?» Chiese «Perché tu e Breloom siete con loro?»
Roserade distolse lo sguardo dal Cacturne «Ti ho dato una scelta vent’anni fa, quando mia sorella ha perso un braccio combattendo per una missione che il Generale voleva che fallissimo. Strategia, la chiamò lui, giustificando così la morte di Treven e la ferita di mia sorella. Strategia per sconfiggere quella banda pirata che spadroneggiava nel nord di Arenia. E forse lo era. Ma per me non valeva quelle perdite. Quell’esercito aveva portato via tutto a mia sorella. Lo lasciai, chiedendoti di venire con me. E tu cosa mi hai risposto? Che non potevi, che il dovere che ti eri scelto era più importante di quello che era successo. Tra me ed il tuo onore di capitano, scegliesti l’onore. Bene, anche io ho scelto. Ho scelto l’Organizzazione, che creerà un mondo migliore in cui non ci sarà un Generale che manderà dei soldati a morire senza un motivo. E adesso affrontami, Capitano Cacturne, e dimostrami che tutti quei discorsi sull’onore che mi facesti allora non erano solo parole al vento.» E si scagliò su di lui.
E Cacturne seppe che non poteva opporsi al combattimento.
 
Breloom schivò l’attacco del Gurdurr, per poi mirare con un Pugnorapido dritto al petto. Sarebbe sicuramente andato a segno, se Aegislash non avesse bloccato il colpo con il proprio Scudo Reale. Il pugno si infranse contro lo scudo. Breloom arretrò, schivando un Martelpugno di un Hawlucha, e rispose con un Pugnospine che stese l’avversario.
Si guardò intorno. Erano davvero in tanti intorno a lui. C’erano almeno una ventina di avversari, e probabilmente ne sarebbero arrivati altri.
“A quanto pare la sola forza non basta. In tal caso, è il momento di far vedere cosa riesce a fare il progetto S-52.” E prese a mutare aspetto, tra lo stupore dei presenti.
“E se per caso mi capitasse di colpire il Capitano, non sarà certo colpa mia. In fondo, lo faccio per te, mia rosa.” E si preparò a spazzare via chiunque gli si parasse davanti.
  
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