5°
CAPITOLO
La prima
notte aveva ceduto il proprio letto a Leo, ancora svenuto e
febbricitante per
il viaggio e la caduta in mare.
Dopodiché il
semidio aveva pensato bene di prendere fuoco mentre si trovava nel suo
letto,
riducendolo in cenere.
Così si era
ritrovata a dormire sotto una tenda di fortuna costruita da Jason e
Percy.
Doveva
ammettere che, come costruttori, quei due lasciavano molto a desiderare.
Sicuramente
Leo avrebbe fatto di meglio, ma il ragazzo aveva passato la giornata a
sistemare Festus in modo da renderlo perfetto per la partenza imminente.
Una volta controllato
e sistemato Festus, si era dedicato allo studio della rotta da
percorrere per
tornare a casa.
Dopo
l’ennesima discussione, aveva convinto Calipso a prendere
ciò che più le era
caro e a mettere tutto in una sacca.
La ragazza faticava
a credere di avere qualche chance, ma aveva ceduto alle richieste del
semidio
per farlo contento.
Proprio in
quel momento Calipso stava osservando i tre ragazzi trascinare i sacchi
con le
provviste per il viaggio.
Dentro di
lei un barlume di speranza si ostinava a brillare come un faro in mezzo
alla
notte più cupa, e solo lei sapeva quanto avrebbe sofferto se
qualcosa fosse
andato storto.
“Leo io non
credo che sia una buona idea” mormorò alla fine,
incapace di trattenersi.
“Non ti devi
preoccupare. Festus è il miglior drago meccanico che esista,
non per niente
l’ho ricostruito io” sorrise compiaciuto di
sé stesso. “E in caso di bisogno
Jason controlla i venti, sa volare, e Percy controlla il mare. Non
corri alcun
pericolo” cercò di tranquillizzarla mentre
continuava a controllare l’attrezzatura
per la navigazione.
“Tu non
capisci. Non è per me che mi preoccupo” disse
afferrandolo per un braccio,
costringendolo a guardala. “E’ troppo pericoloso
per voi”
“Non ci sono
alternative”
“Sì invece.
Puoi chiamare la zattera. Potete partire tutti e tre insieme”
“Potrei
chiamarla, e Jason e Percy potrebbero andarsene via mare, ma io me ne
andrò con
te”
“Leo…”
“Non ti
lascerò. Non di nuovo” rispose Leo con un tono che
non ammetteva repliche. “A
meno che tu non abbia un motivo per rimanere qui” disse
mentre un dubbio
iniziava a fare capolino nella sua mente.
“Ad
esempio?”
“Forse temi
di dovermi qualcosa per tutto questo”
“A cosa stai
pensando?”
“Non sei
obbligata a stare con me una volta tornati a casa”
“No?”
“Certo che
no” rispose Leo mentre qualcosa dentro di lui si incrinava.
“So che ci sono
alternative migliori” aggiunse non potendo evitare di
lanciare uno sguardo ai
due semidei in riva alla spiaggia accanto a Festus.
“Sai, quando
Percy è arrivato qua la prima volta, la zattera è
arrivata subito quando lui
l’ha evocata”
“Ci avrei
giurato” borbottò infastidito, incapace di
nascondere una nota di acidità nella
propria voce.
“Anche con
Drake e Ulisse è successo tutto velocemente. Se ne sono
andati subito quando lo
hanno chiesto. Con te invece c’è voluto molto
più tempo”
“Sì, me lo
ricordo”
“Non è stato
un colpo di fulmine con te” rincarò la dose,
intimamente compiaciuta dallo
sguardo sconfortato del figlio di Efesto.
Proprio non
riusciva a capire quello che cercava di dirgli.
“Con tutti
gli altri c’è sempre stata come una scintilla
magica. Come se gli Dei stessi
premessero un interruttore per farmi innamorare degli eroi che mi
mandavano
sull’isola, ma con te…”
“Sì ho
capito. Con me nessun interruttore magico” sbuffò
Leo cercando di non sembrare
troppo ferito.
“No, con te
nessun interruttore. Con te è stato tutto vero”
rispose Calipso, guardandolo
dolcemente quando finalmente Leo riuscì a elaborare quello
che le aveva detto.
“Oh… cioè ti
sto simpatico” sussurrò iniziando a tamburellare
nervosamente un messaggio
sulle proprie gambe.
“Cosa vuol
dire?” chiese Calipso prendendolo alla sprovvista.
“Di cosa
stai parlando?”
“Ho visto
che comunichi così con Festus”
“E’ il
codice Morse” balbettò Leo sempre più
in imbarazzo.
“E cosa
stavi dicendo?”
“Io… che ti
amo” soffiò mentre le orecchie iniziavano a
fumargli.
“Anche io ti
amo” sorrise Calipso sobbalzando quando il semidio la
baciò all’improvviso
togliendole il respiro.
Era la prima
volta che Leo prendeva l’iniziativa, e doveva ammettere che
le piaceva il modo
in cui la stringeva, il modo in cui la baciava.
“Ehi Romeo,
Festus è pronto per partire” lo chiamò
Jason riportandoli alla realtà,
scoppiando a ridere quando le orecchie di Leo presero fuoco alla fine.
“Arriviamo”
esclamò Leo tornando a fissare lo sguardo in quello di lei.
“Vieni con me
Calipso o io…”
“Cosa?”
“Rimarrò qua
con te”
“Non puoi”
“Non mi
vuoi?”
“Certo che
ti voglio, ma il tuo posto non è questo”
“Il mio
posto è dove sei tu” rispose Leo prendendole le
mani tra le sue. “Questi mesi
lontani da te… ho creduto di impazzire. Non ti
lascerò di nuovo. Vieni con me.
Fidati di me”
“Mi fido di
te” disse Calipso sorridendogli speranzosa. “Spero
solo che funzioni”
“Funzionerà”
rispose sicuro di sé prima di tornare ad armeggiare con
l’astrolabio di Ulisse.
Calipso
rimase in disparte mentre i tre ragazzi finivano i preparativi per la
partenza.
Aveva preso
le cose che riteneva più importanti, e in un bauletto di
legno delle dimensioni
di un carillon aveva riposto con cura i semi per poter ricreare il suo
giardino.
Con lo
sguardo accarezzò il giardino, l’apertura della
grotta che era stata casa sua
per tutti quegli anni.
In qualche
modo sapeva che quel posto le sarebbe mancato.
L’idea di
non rivedere mai più Ogigia la rattristava un po’,
ma la speranza di una vita
nuova la spinse a chiudere gli occhi ed augurarsi che tutto andasse per
il
meglio.
“Hai detto
ciao?” chiese Leo comparendole alle spalle
all’improvviso facendola sobbalzare.
“Per tutti i
tori di bronzo! Non dovresti piombare di soppiatto alle spalle delle
persone in
questo modo” lo rimproverò tirandogli un pungo
sulla spalla.
“Ho imparato
da te” la prese in giro Leo. “Sei pronta?”
“Sono
pronta” rispose Calipso, dando un ultimo sguardo a quella che
era stata la sua
prigione e la sua casa. “Addio… spero”
sussurrò seguendo il semidio verso la
spiaggia, posizionandosi sul sedile alle sue spalle.
Percy prese
posto alle spalle di Calipso in modo da sorreggerla in caso di
emergenza, mentre
Jason copriva la fila.
“Signore e
signori è il comandante che vi parla. Cortesemente, prestate
attenzione alla
dimostrazione delle caratteristiche e delle procedure di sicurezza di
questo
meraviglioso drago di bronzo” esclamò Leo mentre
inseriva l’astrolabio
nell’apposita postazione. “Ogni posto di questo
drago è dotato di una cintura
di sicurezza. Per la vostra sicurezza, vi invitiamo a tenere le cinture
allacciate per tutto il tempo in cui siete seduti”
“Fa sul
serio?” mormorò Calipso, sorridendo quando Percy e
Jason scossero la testa rassegnati.
“Nel caso di
un atterraggio di emergenza siete pregati di pregare il vostro parente
divino
più prossimo, e nell'improbabile eventualità di
un ammaraggio aggrappatevi a
Percy” continuò imperterrito il semidio.
“Leo, gli
stai facendo passare la voglia di partire” disse Jason
beccandosi una linguaccia
da parte del figlio di Efesto.
“Ci stiamo
preparando al decollo. Vi ringraziamo per l'attenzione e vi auguriamo
un
piacevole volo" esclamò dando il segnale a Festus per
decollare.
“Oh Dei”
sussultò Calipso, aggrappandosi per un momento a Leo quando
Festus si sollevò
dalla battigia.
“Andrà tutto
bene” le sussurrò stringendole la mano mentre
l’adrenalina gli scorreva
rapidamente nel corpo. “Lo giuro”
“Devi
smettere di giurare” lo rimproverò Calipso,
mordendosi le labbra quando
iniziarono a volare a velocità sostenuta.
Non voleva
rischiare di piagnucolare come una donnetta isterica, ma dentro di
sé non face
altro che ripetersi antichi scongiuri in greco, sperando almeno di non
farli
ammazzare tutti e tre.
Non se lo
sarebbe mai potuto perdonare se avessero perso la vita per aiutarla.