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Autore: Damon Salvatore_Cit    28/03/2015    0 recensioni
[Justin Timberlake]
Questa storia tratta di una giovane ragazza che sogna di diventare la ballerina numero uno al mondo, e nel tentativo di esaudire questo suo sogno maturerà e crescerà anche grazie alle avventure e alle dure prove a cui la metterà davanti la vita. Come la perdita di persone care, l'amore vero, l'inganno, il tradimento, le difficoltà familiari e tanto altro.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 50 Cent, Altri, Justin Timberlake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 42 – Christian
 
---Continua.---
[…]
Francis si trovava a Napoli già da due settimane, quando ricevette la telefonata da parte di Padre Leonardo, parroco che si prendeva cura dell’orfanotrofio maschile Antoniano di Napoli nei pressi di Capodimonte. La ballerina conosceva e visitava periodicamente (quando ne aveva la possibilità) tutti gli orfanotrofi della città di Napoli e delle province, ma era particolarmente legata a quello di padre Leonardo.
Vi arrivò di buon mattino, attorno alle 9:00 barra 9:30 a bordo della sua auto napoletana (possedeva una propria auto che lasciava tutto l’anno a Napoli, e la utilizzava tutte le volte che era in città, senza dover chiedere passaggi ad amici, tassisti o prendere in prestito l’auto della sua famiglia). Aveva una Volkswagen Golf nera metallizzata a benzina, che correva abbastanza, come piaceva a lei.
Impiegò poco meno di un’ora per raggiungere l’orfanotrofio partendo da casa sua.
La ballerina aveva anche comprato casa propria, nei pressi della sede della EmsAndFran a Fuorigrotta, appena più su del grande quartiere che ospitava lo stadio della città, in un appartamento sul privilegiato corso Vittorio Emanuele.
L’orfanotrofio era una struttura antica che sorgeva tra le verdi colline di Capodimonte, non molto distante dal famoso bosco della città, da cui si poteva ammirare un panorama meraviglioso della sua Napoli.
Non era particolarmente grande, ma riusciva ad ospitare più di cinquecento bambini, tutti maschietti, che andavano dai primi mesi di vita, fino ad arrivare a dieci, dodici anni d’età.
Vi era un enorme giardino con grandi alberi fioriti, giostrine, campetti di calcio e di basket per lasciarli giocare all’aria aperta, più grandi aule studio all’interno dove facevano lezione come nelle scuole comuni, sale computer, sale per i giochi di società e altre attività che tenevano quei poveri bambini occupati, sino al giorno in cui qualche famiglia si fosse fatta avanti per prenderli con sé.
[…]
Fran fu accolta gioiosamente da tutti quei bambini, e dal caro padre Leonardo, affiancato da altri volontari: donne e uomini, ragazzi e ragazze che facevano volontariato presso la struttura, facendo da insegnanti, infermieri e quant’altro ai bambini.
Non era la sua prima volta tra quei bambini, che la salutarono come se fosse stata davvero un membro della loro famiglia, famiglia che non avevano, proprio come lei alla loro età.
Aveva portato tanta gioia a quei piccoli ometti di quell’orfanotrofio in quegli anni, tra cui la visita dell’intera squadra di calcio della città, almeno una volta l’anno. Tutti i calciatori, oltre a regalare a quei piccoletti la gioia di poterli incontrare, portavano loro giocattoli e materiale per lo studio, donando oltretutto una cifra per il fondo monetario della struttura, che andava dritto alle spese per le cure mediche e scolastiche.
Inoltre Francis si impegnava personalmente a finanziare come meglio poteva almeno una volta al mese tutti gli orfanotrofi presenti sul territorio Napoletano, oltre a tutti gli orfanotrofi in cui si imbatteva nei suoi viaggi intorno al mondo.
Aiutare i bambini orfani, ormai, la considerava la sua missione nella vita, e lo faceva come meglio poteva, e se per un mese o due era impossibilitata nel versare dei soldi per le loro strutture, si impegnava a far loro da tutor come insegnante a scuola, oppure prendendosi cura dei malati, curando le loro febbri o infezioni passeggere.
Aveva davvero un gran cuore, e padre Leonardo se n’era accorto già dal primo giorno in cui la ragazza fece visita alla struttura, riempiendo il cuore di gioia non solo dei bambini, ma anche del caro e vecchio parroco.
L’uomo aveva sessant’un anni, aveva folti capelli bianchi tagliati corti, viso pulito da ogni traccia di barba, sempre con la tunica nera ben curata e una corona di rosario di legno al collo.
Il parroco era un uomo di chiesa della città, e il suo marcato accento Napoletano era riconoscibile anche già dal suo modo di respirare, e questo piaceva da impazzire a Francis, che riusciva ad assimilare quell’accento anche lei, ogni qual volta marcasse il suolo partenopeo.
Tra tutti i bambini lì presenti, Francis era stata rapita sin dal primo momento da uno di loro, che riusciva a ricordarle sé stessa da bambina, quando ancora era rinchiusa in un orfanotrofio a Buenos Aires, molto meno bello ed accogliente di quello in cui si trovasse lui.
Il bambino in questione adesso aveva quasi quattro anni, era bassino in confronto agli alti suoi coetanei, e forse era proprio quella particolarità a renderlo ancora più tenero agli occhi della ballerina.
Francis lo riteneva un vero e proprio angioletto, col caratterino di un diavoletto imbronciato.
Per la ragazza, si trattava di un tenero angioletto, perché aveva lunghi capelli biondi che gli scivolavano sul faccino con dei boccoli, che gli davano quasi difficoltà nel vedere con i suoi grandi e profondi occhi azzurro cielo, leggermente arrotondati.
Aveva un nasino perfettamente dritto, e sottile che le faceva venir voglia di mangiarlo per quanto fosse bello, labbra sottili e rosee come le sue guance, particolarità che lo differenziavano dal resto dei bambini (oltre al suo fisico pallido e gracilino) e che gli procurava prese in giro dal resto dei bambini dell’orfanotrofio.
Il piccolino si chiamava Christian ed era il figlio di nessuno, i suoi genitori erano morti in seguito ad un incidente stradale e del resto della loro famiglia non si avevano notizie, perché erano degli emigranti del nord Europa, ma ormai il piccolo Christian era un napoletano a tutti gli effetti, e proprio dai napoletani aveva ereditato il suo caratterino tutto pepe, sempre propenso nell’attaccare brighe con tutti, senza temere di fare a botte con bambini più grandi e quindi più forti di lui, ed era proprio questa somiglianza con sé stessa, che Francis riusciva a vedere in quel bambino indifeso.
Trascorreva la gran parte del suo tempo da solo, allontanando tutto e tutti, e quando veniva costretto a socializzare, riusciva sempre a rovinare tutto con qualche litigata e qualche scontro corpo a corpo dove ovviamente lui aveva sempre la peggio.
Fran, più di una volta assistette ad una sua litigata con qualche bambino più grande di lui, e poté notare il fatto che nonostante fosse gracilino, Christian riusciva quasi sempre a far molto male all’altro bambino con cui si scontrava.
Non parlava mai, sembrava avercela col mondo intero, così come Francis alla sua età, e anche se la ballerina si sforzasse di scambiare due parole con lui, egli non la degnava mai di una parola, ma solo di qualche sguardo sinistro, con i suoi meravigliosi occhi azzurri, che riuscivano a far trasparire il suo forte bisogno d’amore e d’affetto.
Amore ed affetto che Francis non gli aveva mai negato in ogni visita che gli faceva all’orfanotrofio, senza destare sospetti di preferenze agli occhi degli altri bambini.
Conosceva bene la passione che quel bambino avesse per il calcio, così procurava a tutti i bambini delle tute della società sportiva calcio Napoli, magliette autografate dai calciatori, fatte su misura per loro, palloni per giocare a calcio, scarpette da calcetto, borse, articoli per la scuola col marchio della squadra, tutto solo per riuscire a vederlo felice e con gli occhi illuminati dalla gioia di ricevere in dono quei regali, che non sapeva fossero scelti a posta per lui, dalla ragazza.
Christian, oltre alla pallone per il calcio, era anche amante delle macchinine, e Francis in un modo o nell’altro, riusciva sempre a trovare la scusa per regalargli nuovi modellini di auto sportive; che fossero telecomandate o anche solo macchinine giocattolo come tutte le altre, le bastava vederlo felice con le cose che gli piacessero.
Il bambino all’inizio faticava a relazionarsi con la ragazza, come con tutti gli altri, ma Francis non gli fece mai pressione, perché conosceva bene il tipo di carattere e quindi sapeva come prenderlo.
Non lo sforzò mai di parlarle, o di ringraziarla per i doni che regalava a lui e a tutti gli altri suoi compagni d’orfanotrofio, le bastava vedere quegli occhietti felici ogni volta che giungeva nella struttura con qualche nuovo regalo.
Col tempo, però, la ballerina riuscì a guadagnarsi l’affetto del bambino, tanto da riuscire a farlo aprire nel parlare con lei, e a volte anche a convincerlo a concedersi una partitella di calcetto assieme agli altri bambini a cui Francis partecipava sempre con tanta gioia.
Christian riuscì a legarsi a lei che sin dal primo giorno che l’aveva visto tra tutti quei bei bambini, se n’era letteralmente innamorata.
Rivedeva tropo di sé stessa in quel cucciolo d’uomo, e questo pigiava sul suo lato tenero, tanto da farle sentire la sua mancanza, ogni volta che lasciava la città di Napoli.
L’affetto che provava Francis per quel bambino, destò l’attenzione anche di padre Leonardo, che una sera di un anno fa, azzardò a farle la proposta di prendere in considerazione l’idea di adottare Christian.
La ballerina non aveva mai seriamente pensato a quell’opportunità, anche se forse era quello che in cuor suo voleva veramente.
Non aveva mai più osato pensare a lei nelle vesti di madre dopo l’incidente e dopo essersi lasciata con Justin, ma Christian… quel bambino era il suo punto debole e padre Leonardo sperava davvero che la ballerina potesse diventare la famiglia che il piccolo meritava di avere. 
Alla proposta del parroco, Francis, un anno fa, aveva risposto negativamente, spiegando all’uomo quanto a cuore le stesse il benessere e la felicità di quel bambino, ma che era proprio questo motivo che era portata a rifiutare l’idea di prenderlo in adozione.
Lei era una ballerina, un’attrice e una modella che viveva sempre sotto i riflettori del mondo, con giornalisti e paparazzi che non la lasciavano neanche un minuto di serenità, privacy e serenità, neppure quando cercava di condurre una vita normale come tutti gli altri.
Quel genere di vita non era adatto ad un bambino come Christian, i bambini avrebbero bisogno di serenità, pace e lei non era in grado di garantirgliene, non da quel punto di vista almeno.
Col la tristezza nel cuore, dovette dir di no, guardando negli occhi padre Leonardo, che non poté far a meno che accettare le volontà della ragazza.
Oggi, a distanza di un anno, il parroco dell’orfanotrofio, era venuto a conoscenza del fatto che la ballerina avesse fatto ritorno nella città: tutti ne parlavano, ed era già stata vista ad assistere ad un paio di partite della squadra di calcio della città, standosene a bordocampo, scatenando le interviste dei giornalisti sportivi, che provavano sempre un certo tipo di appagamento professionale quando le chiedevano un parere sportivo a fine gara, considerandola una vera esperta in materia, oltre che molto simpatica, e a detta di qualcuno anche un po’ “pazza”.
[…]
Padre Leonardo portò con sé la ragazza nel suo piccolo studio, dove era solito trascorrere ore d’intenso lavoro, sia parrocchiale che di interesse per l’orfanotrofio.
Lasciò che la ragazza si accomodasse, dopo averla accolta calorosamente all’ingresso assieme a tutti i bambini, eccetto Christian, di cui non vi era l’ombra, e Francis pensò bene che quella sua telefonata fosse dovuta al fatto che volesse comunicarle l’avvenuta adozione del bambino da parte di una vera famiglia che si sarebbe presa cura di lui d’ora in avanti e per sempre.
- Che gioia rivederti, Francesca. Riesci sempre a regalare tanta felicità ai bambini e a tutti i cittadini di questa città… sei nel cuore di ogni napoletano, grande o piccolo che sia.
L’uomo prese tra le sue, le mani della ragazza, e con una calma e pacatezza senza eguali, sorrideva in direzione della ragazza mentre le diceva quelle lusinghiere parole.
- Padre Leonardo, lei è sempre troppo buono con me… in realtà sono Napoli ed i Napoletani ad essere ben custoditi nel mio cuore, e lei lo sa…
- Certo che lo so, figliola, e per questo ti ringrazio a nome di tutti coloro a cui fai sempre del bene…
Francis non sapeva mai come comportarsi dinnanzi a complimenti simili, rientrava sempre in una grossa palla d’imbarazzo ed infinita modestia, che le portavano via le parole.
Abbassò lo sguardo timidamente, e sorrise sotto lo sguardo gioioso del prete, che subito cercò di metterla a suo agio, offrendole qualcosa da bere mentre la invitava a mettersi seduta.
- Ti prego, accetta una tazza di thè caldo assieme a me…
Francis sorrise dolcemente all’uomo di chiesa, e gli disse:
- Con molto piacere…
Non era solita amare chi faceva parte della comunità della chiesta, sin dall’età di una bambina non aveva mai avuto feeling con suore e preti, ritenendoli dei finti bonari, mascherati da abiti monacali che permettevano loro di fare le peggior cose senza mai essere accusati.
Padre Leonardo, però era diverso, e si allontanava dall’idea di prete che aveva sempre avuto, lo considerava un uomo di gran cuore, che aveva dedicato la sua vita a far del bene a quanti più bambini possibili, e questo meritava il rispetto e l’ammirazione da parte della ballerina.
[…]
Quel temporeggiare da parte dell’uomo, dinnanzi alla tazza di thè prima di poterle realmente dire come mai l’avesse mandata a chiamare, la insospettì molto, portandola a pensare seriamente al fatto che forse non avrebbe più rivisto il piccolo Christian, cosa che se da un lato le donava una profonda tristezza, le dava anche molta gioia, perché sapeva che adesso finalmente il piccolino aveva una famiglia che si prendesse cura di lui.
- Padre… perché mi ha mandato a chiamare? E’ forse successo qualcosa?
I due finirono di prendere del thè con i biscotti, e Francis aspettava paziente qualche spiegazione da parte del parroco, che mise via la sua tazza da thè, e guardandola serio, cominciò a dirle:
- Ecco, vedi figliola, non so se ricordi il nostro ultimo incontro di un anno fa…
- Certo che sì…
- Bene… quindi ricorderai la proposta che ti feci di adottare il piccolo Christian…
Francis abbassò lo sguardo per qualche attimo, poi acconsentì col capo e diventando anche lei seria, rispose:
- Sì… ricordo perfettamente…
- Figliola, io non voglio crearti alcun tipo di problema, o disturbo, lo sai…
- Gli è forse capitato qualcosa, padre?
Con vistosa preoccupazione, Francis alzò lo sguardo verso il prete, il quale tentò subito di calmarla dicendole:
- Niente di preoccupante… ecco vedi, qualche mese fa… per l’esattezza a settembre, una coppia si fece avanti per adottare Christian.
Fran ebbe un colpo al cuore e restò in silenzio ad ascoltare il racconto del prete:
- Erano una giovane coppia di neosposi che non riuscivano ad avere figli, e dopo aver fatto visita all’orfanotrofio, si offrono di prendere con loro il piccolo Christian, che però sembrava non voler andar via assieme ai due.
Francis accigliò lo sguardo, mentre un moto nervoso e preoccupato si fece largo dentro di sé.
- Ad ogni modo, riesco a convincere il bambino ad andar via con la giovane coppia, ma ha cominciato a rendere la loro vita impossibile. Mise a soqquadro la casa che il padre della sposa aveva comprato alla giovane coppia con tanti sacrifici, rompeva ogni cosa, rendeva loro la vita un inferno, urlando e rompendo oggetti di valore ad ogni ora del giorno, finché non si videro costretti a chiamarmi per chiedere aiuto.
Io corro a casa loro per vedere il bambino, e oltre a trovarlo ancora più magro di quanto già non lo fosse di natura, lo ritrovo ancora più chiuso e scontroso del solito.
Fran soffrì nel sentirgli raccontare quegli episodi, riuscendo perfettamente ad immaginarsi la situazione ed il visino sofferente del bambino.
- Per mia fortuna, riesco a farlo parlare, in un momento in cui i due giovani sposi ci lasciano soli…
Padre Leonardo guardò intensamente Francis negli occhi, poi sospirando, aggiunse:
- Tutto ciò che riesce a dirmi è che vuole tornare in orfanotrofio… perché dice che vuole rivederti, e pensava che stando via da qui non sarebbe più riuscito a passare del tempo insieme a te…
Francis sbarrò gli occhi e fissò il parroco, cominciando a commuoversi per le parole che le avesse appena rivelato.
Gli occhi le si inumidirono di lacrime, ma non pianse, si limitò a sorridere amaramente.
- Che sciocco!
Scosse il capo, sorridendo commossa, poi schiarendosi la voce con un colpo di tosse e riuscendo a smettere di far lacrimare i propri occhi, guardò il prete e gli disse:
- Padre Leonardo, la prego, dica al bambino ed ai suoi nuovi genitori che farò loro visita ogni volta che potrò!
Padre Leonardo abbassò lo sguardo e si lasciò sfuggire un leggero sorrisino triste:
- Figliola… ecco, vedi…
Fran si stranì nel vedere il parroco reagire in quel modo, ma restò in silenzio finché non le disse:
- Christian è tornato qui in orfanotrofio.
Quelle parole stupirono Fran tanto da lasciarla senza parole, così l’uomo aggiunse:
- Abbiamo dovuto annullare le pratiche dell’adozione, dopo che il bambino aveva più volte tentato di scappare di casa, riuscendoci soltanto una volta… e credimi, figliola, quello è stato uno dei giorni più brutti della mia vita! Credevo davvero che gli fosse successo qualcosa di brutto…
- Che cosa? Oh mio dio, padre, ma è terribile!
Fran si portò una mano sulle labbra per cercare di contenersi nel reagire male a quel racconto. Si sentiva colpevole per quello che gli fosse successo, anche se senza volerlo.
- Dov’è? Adesso dov’è? Come sta? Devo vederlo!
Fran si alzò in piedi in tutta fretta, e chiedeva a gran voce di vedere il bambino.
Padre Leonardo cercò di calmarla, e dopo alcuni minuti l’accompagnò e raggiunsero il bambino nella sala da giochi, popolata unicamente da lui e un altro paio di bambini accompagnati da due giovani insegnanti che si occupavano di far fare loro del bricolage con dei cappelli a berretti che loro stessi stavano decorando con stoffe colorate, che con l’aiuto dei due volontari, ricucivano tutti attorno.
[Canzone consigliata per la scena Miguel Bosé feat Shakira – Si tù no vuelves]
Non appena Francis entrò nella stanza, accompagnata da padre Leonardo, incrociò la vista del bambino, che ancora distratto da quel lavoro, era tutto preso dal rendere quel berretto molto più carino e colorato.
Tutti gli altri presenti, invece, alzarono i loro sguardi verso la famosa ragazza, e subito se ne entusiasmarono, catturando così la curiosità del bambino, che finalmente alzò i suoi occhietti azzurri verso Fran.
Nel vederla però, ebbe una reazione del tutto differente da come se l’era immaginata lei.
Il piccolo reagì male, prese quel berretto e lo gettò via, la guardò male, come se fosse stato arrabbiato con lei, poi scostando via male tutti quelli che tentavano di fermarlo, abbandonò la camera da una porta che dava sul giardino, opposta a quella su cui era ferma Francis, e se ne andò in tutta fretta.
Padre Leonardo, guardò mortificato la ballerina, che anche se fosse dispiaciuta, cercò di non darlo troppo a vedere.
Sorrise in direzione degli altri due bambini, e dei due volontari ed andò a salutarli calorosamente, riuscendo a passare con loro qualche minuto, prima di allontanarsi per andare a cercare Christian, assieme al parroco.
[…]
Riuscirono a trovarlo in giardino dopo aver girato in lungo e in largo per tutto l’istituto.
Era seduto su di una panchina, vicino ad un grosso pino, mentre giocherellava ad accarezzare un gatto randagio, che ormai conosceva e nutriva assieme agli altri bambini, e a cui aveva dato anche un nome.
Padre Leonardo e Fran, gli si avvicinarono lentamente, sperando che non cercasse ancora una volta di scappar via, ma non appena gli furono abbastanza vicini e notarono che il bambino se ne stesse lì ad accarezzare il gatto, ignorandoli completamente, Padre Leonardo, si fermò e lasciò avanzare unicamente Francis, concedendo loro un po’ di tempo da soli, mentre lui restava ad osservarli da lontano.
Il bambino, nonostante fosse molto giovane, aveva un caratterino niente male, e sapeva bene come ignorare il prossimo.
Fran lo raggiunse su quella panchina e si sedette accanto a lui, senza dire una parola, semplicemente guardandolo accarezzare quel gatto, che immediatamente volle avvicinarsi a lei, ma Christian lo tirò per la coda e lo tenne stretto a sé, impedendogli di raggiungere la ragazza, che lui stesso continuava ad ignorare.
Padre Leonardo si aspettava che la ballerina gli dicesse qualcosa, ma Fran non aprì bocca, la ragazza conosceva bene quelli col carattere come Christian, ne aveva uno simile anche lei, e sapeva che in momenti come quelli, parlare non sarebbe servito a niente, così diede a quel bambino tutto quello che cercava senza far altro che stargli seduta accanto mentre coccolava quel gatto randagio, e respirava l’aria pura di tutto quel verde che li circondava.
Le era mancato guardare quel faccino d’angelo che si ritrovava, i capelli riccioluti gli erano cresciuti lateralmente, quasi a creargli due angoletti all’altezza delle orecchie, in una sorta di taglio a trapezio, che lo rendevano ancora più dolce agli occhi della ballerina.
Le gambine erano segnate da graffi e crosticine che si procurava giocando e cadendo durante le attività all’aperto, e aveva ancora qualche pezzo di stoffa attaccato sul cardigan col cappuccio blu scuro di lana che indossava, sopra ad un piccolo jeans e con al piede delle scarpe da ginnastica dello stesso colore del cardigan: era il bambino più bello che avesse mai visto, e quegli enormi occhi azzurri le facevano venir voglia di piangere per quanto fossero meravigliosi.
Trascorsero minuti interminabili in silenzio, e la tattica di Francis sembrò funzionare, non appena si vide il bambino alzare gli occhietti verso quelli di Fran, e rivolgerle un timido sguardo, che subito distolse via, per tornare a guardare quel gatto che era diventato la sua salvezza in una situazione che lo stava mettendo in forte imbarazzo.
Francis sorrise dolcemente nel notarlo andare in soggezione,
 ma oltre a quello, notò anche che avesse un graffio su quel nasino perfetto, così non trattenne sé stessa ed il suo istinto materno (che di tanto in tanto faceva capolino dentro di lei) e con una mano leggera andò a sfiorargli il punto graffiato sul naso, e gli disse:
- E questo?... te lo ha fatto il gatto?
- Si chiama Antonio…
Pronunciò con la sua tenerissima vocine fioca, così bassa da sembrare malaticcia.
Francis sorrise, poi fingendosi confusa e stupita, disse con tono di voce squillante:
- Chi il gatto? Lo…Lo hai davvero chiamato Antonio?
Il bambino imbronciato, non le rispose, così Francis insistette e disse:
- E perché?
- Perché sì…
- Beh… Antonio non è proprio un nome da gatto.
- Ma è un nome.
- Giusto…
Il bambino se ne stava a guardare quel gatto color beige, con grandi occhi marroni, mentre gli faceva le fusa e lui lo accarezzava sotto lo sguardo di Francis, che gli disse:
- Beh, allora? …È stato lui a graffiarti il nasino?
Christian alzò lo sguardo imbronciato verso Fran e ancora arrabbiato, le disse con una vocina avente un forte accento napoletano, che lo rendeva ancor più adorabile:
- Che te ne frega? Tornatene in America e non tornare più!!
Francis fu come schiaffeggiata da quelle parole dette con foga dal bambino, non se le aspettava assolutamente.
Dal modo arrabbiato con cui gliele disse, però, poté comprendere che fosse arrabbiato con lei, unicamente perché gli fosse mancata.
Fran si chinò in avanti col busto, e poggiandosi con i gomiti sulle ginocchia, lo  guardò e disse:
- Beh, ci sono stata in America, ma… mi eri mancato, così sono venuta a vedere come te la passi con padre Leonardo… Non dirmi che non ti sono mancata neanche un po’…
- Neanche un po’.
Ribatté lui con aria convinta ed imbronciata, al ché Fran alzò un sopracciglio, e con un tono di voce a sfida, gli rispose:
- Neanche un pochino, pochino?
Il bambino non le rispose, così Fran alzò lo sguardo verso padre Leonardo che li guardava sorridendo sotto i baffi, e poi gli sussurrò:
- Neanche quando nascondavamo la bibbia a padre Leonardo? Eh?
Finalmente, con quelle parole, Fran riuscì a far sorridere il bambino, che guardò con occhietti complici la ragazza, ammettendo le loro marachelle ed il fatto che forse le era mancata, e anche tanto.
Il suo sorrisino era caratterizzato dalla vista di un po’ di gengiva, sopra ad un sorriso ampio e lineare, con qualche dentino di latte mancante, e nel sorridere gli si andavano a formare due tenere fossette sulle guance.
Fran si voltò in direzione di Padre Leonardo, sorridente, ma poté notarlo accigliato e con un’espressione di dissenso sul volto, dovuta al fatto che avesse sentito le sue ultime parole; ma ciò fece aumentare ancor di più la dolce e tenera risatina del bambino, che finalmente non nascondeva più la sua gioia di rivedere Fran.
[…]
Passare del tempo in quell’orfanotrofio assieme a quel bambino, rendevano la sua partenza ancora più difficile, ma fortunatamente, però, Francis restava a Napoli ancora per qualche settimana e così promise al bambino che sarebbe tornata ancora a fargli visita.
[…]
- Non vuoi proprio pensarci, figliola?
Padre Leonardo, faceva compagnia a Francis, che se ne stava in piedi accanto al lettino della camera che Christian condivideva con tre bambini, e si perdeva nella dolcezza del momento mentre lo guardava dormire sonni profondi, stanco di una giornata che Francis si era impegnata per rendergliela movimentata, ricca di gioie e divertimento.
- Dio solo sa quanto io voglia bene a questo bambino… ma merita di stare con una vera e propria famiglia…
Fran abbassò lo sguardo per un attimo verso quel berretto tappezzato di stoffe colorate che le aveva regalato il bambino e sorrise di comando, poi spostò lo sguardo ancora una volta verso di lui ed incantata nel guardare i suoi riccioli biondi su quella piccola testolina tonda, aggiunse:
- Ha bisogno di un padre… e io non posso dargliene uno…
Fece una pausa amareggiata, poi continuò dicendo:
- Dobbiamo dargli la migliore opportunità, padre, e io non sono la sua miglior scelta.
- Ti assicuro che da quando è qui… le uniche volte che l’ho visto felice è stato quando c’eri tu…
Francis si lasciò sfuggire un sorriso dolce, e spostando lo sguardo verso il prete, fece una pausa riflessiva di qualche secondo, poi disse:
- Facciamo un patto…
L’uomo la guardò interrogativamente, e con sguardo accigliato e grande interesse, restò ad ascoltare le intenzioni della giovane celebrità:
- Se prima di Natale di quest’anno, nessuna famiglia si sarà offerta di prendere in adozione Christian, mi chiami… e verrò a prendere il mio regalo di Natale…
Fran sorrise in direzione del prete, che speranzoso, accettò la proposta della ragazza con grande gioia e comprensione.
Capì che Fran volesse offrire il meglio a quel bambino, ma anche che fosse davvero legata a lui, tanto da mettere al primo posto le sue priorità piuttosto che le proprie.
[…]
UN MESE DOPO
Fran aveva un nuovo progetto in mente, e voleva realizzarlo ancora una volta lì, in quella città che riusciva sempre a regalarle emozioni uniche, legate a numerosi ricordi del passati assieme alla sua famiglia e ad Emma.
Tutti in città (ma anche in tutto il mondo) si erano accorti delle grandi doti calcistiche che aveva la ragazza, e faceva ancor più scalpore non solo perché fosse una ragazza, ma perché era una famosa ragazza di Hollywood, nonché figlia del presidente della squadra di calcio di una delle città del mondo che vivevano di più il calcio: Napoli.
Capitava di tanto in tanto che la ragazza si concedesse qualche partitella con i suoi ormai amici calciatori della squadra, unendosi a loro durante partitelle di fine allenamento, qualche pomeriggio nel centro sportivo della società, appena fuori la città.
Francis era davvero brava col pallone, era capace di numeri calcistici che soltanto dei calciatori professionisti e fuoriclasse riuscivano a fare.
La ragazza però, sembrava farlo di natura, senza doversi sforzare troppo per riuscire in qualche numero, quasi come se quel talento le fosse innato, come quello della danza.
I suoi amici, ne rimanevano sempre incantati e stupefatti, senza riuscire a capacitarsi del fatto che quella ragazza eseguisse numeri calcistici molto meglio di loro che giocavano a calcio per vivere.
[…]
- E’ come se adesso Ezequiel si mettesse a fare piroette meglio di te…cioè hai capito?
- Ahahahah è impossibile… ha le gambine troppo corte!
- Ahhhhhhhh ahahahahahahah
- Ehi! Ragassi che stronsi che siete!!
Francis era in compagnia dei due suoi migliori amici della squadra del Napoli: Paolo Cannavaro ed il fuoriclasse che faceva impazzire i tifosi Ezequiel Lavezzi.
Paolo, negli anni era riuscito a diventare titolare inamovibile nella difesa della squadra, nonché capitano fiero e che rispecchiava a pieno i colori di quella squadra e di quella città.
Lavezzi, detto anche il Pocho, era il calciatore più amato ed idolatrato dal pubblico Napoletano, dopo Maradona, e anche lui come Maradona e Francis, veniva dall’Argentina, e possedeva numeri calcistici che facevano letteralmente impazzire ogni tifoso della città.
I due ragazzi avevano appena finito l’allenamento quotidiano assieme a tutta la squadra, e Francis era passata a salutarli, come faceva quasi ogni giorno da quando era a Napoli.
Si era concessa qualche palleggio, sotto i flash dei giornalisti impazziti che quel giorno erano presenti al campo sportivo, ma la ragazza non lo faceva per catturare l’attenzione dei media, anzi, ma era proprio attratta dal pallone, che sembrava non caderle mai dai piedi.
Paolo, portava i capelli rasati a zero, sempre molto alto e magro con un fisico asciutto e sportivo: quel giorno indossava una camicia a quadrettini azzurra, che accentuava il suo color azzurro mare degli occhi, sotto ad un piumino grigio chiaro che lo coprivano dal clima pazzo dei primi giorni del mese di marzo, un jeans abbastanza stretto e scarpe da ginnastica firmate.
Il pocho Lavezzi, invece, indossava un jeans nero leggermente largo di cavallo, una camicia a quadri rossa e nera, coperta da un giubbino di pelle nero lasciato sbottonato, scarpe nere dell’Adidas, e capelli neri corti gelatinati, con un pizzetto di barba che gli contornava le labbra sottili, e metteva in risalto le sue folte sopracciglia nere che soprastavano i suoi occhietti scuri.
Erano entrambi dei bei ragazzi, anche se diversi tra loro: entrambi molto innamorati delle loro donne, Paolo in quegli anni aveva avuto il terzo figlio con la sua Cristina: una splendida bambina che aveva chiamato Sofia e che adesso aveva quasi tre anni.
Ezequiel, invece era diventato padre giovanissimo, all’età di diciotto anni , quando ancora viveva in Argentina, di un piccolo maschietto di nome Thomas, avuto assieme ad una giovane ragazza Argentina, ma che lui adesso aveva lasciato per stare con una nota fotomodella del suo stesso paese.
Francis non adorava particolarmente quella giovane ragazza di nome Yanina, ma per bene del suo amico, non lo dava a vedere e tentava di andarci d’accordo durante le sere in cui se la trascinavano con sé nella movida Napoletana.
Francis non ballava mai, erano due mesi che non ballava, da quando aveva lasciato gli stati uniti, si era dedicata alla crescita della EmsAndFran Napoletana, organizzando progetti su progetti che accrescevano la prestigiosità della struttura in tutta Italia.
Non ballava più neanche quando usciva con gli amici, la sera nei locali;  preferiva rilassarsi e godersi quei giorni di vacanza nella sua città prima di mettersi a lavoro come attrice.
[…]
- Beh è una bella idea… ma non ci sono molte ragazze brave come te nel pallone…
- E invece è qui che ti sbagli, Paolé! Ho girato per le varie scuole calcio femminili della Campania, e credimi, ci sono ragazze davvero valide!
- Securamente non è difisile trovare una più brava de Paolo!
(Gli errori grammaticali sono puramente voluti, per rendere l’idea dell’accento spagnolo di Lavezzi)
Quella frase detta dal pocho, fece scoppiare a ridere Francis, che si trovava in compagnia dei due amici, che si erano offerti di riaccompagnarla a casa, dopo essere stati ad allenarsi al centro sportivo, e dove lei li aveva raggiunti per salutare gli altri calciatori, i massaggiatori, l’intero staff medico e l’allenatore.
- Tu sei un cornutone e te la cavi perché sei il pocho Lavezzi, ma tu…
Paolo guardava Francis portarsi una mano davanti alla bocca, mentre se la rideva divertita, ed aggiunse con un finto tono offeso:
- Tu proprio mi deludi, uagliuncé!
- Scusa, Paolo, ma è stato bellissimo!! Ahahah…
Francis contagiò anche Ezequiel in quella risatina, e il modo che avesse il ragazzo di ridere era tenero e gioioso come un bambino. I due erano molto in sintonia, e si comportavano come se fossero cresciuti insieme da tutta una vita.
Fran gli andò a dare una pacca sulla spalla, come per complimentarsi con lui della battuta divertente appena fatta ai danni di Paolo, che nonostante cercasse di restarne offeso, non trattenne anche lui una risatina.
- Jamm… allor? Che stavi dicendo su questo tuo progetto?
Paolo tentò di tornare al discorso di prima, mentre i due ragazzi cercavano di smettere di ridere.
- Vero… vero… scusa, dicevo…
Fran fermò la sua passeggiata nel parcheggio del centro sportivo, mentre assieme ai due amici raggiungevano l’auto di Paolo, e guardandoli disse loro:
- Lo sapete che mi piace un sacco giocare con voi in una di quelle partitelle che ogni tanto mi concedete di partecipare, a fine dei vostri allenamenti…
- Eccome se ti piace…
- Ci piase anche a noi, Fran.
Risposero prima Paolo, poi Ezequiel, mentre le sorridevano e restavano ad ascoltarla interessati:
- Ecco, insomma, siccome ho bisogno di soldi, ho pensato di tirar su una società di calcio femminile, composta da calciatrici professioniste, che una volta al mese, o chissà quando, organizzavamo una partita con una squadra di calcio maschile professionale: che so il Napoli, il Milan, l’Inter, ma anche squadre europee come il Real Madrid, il Liverpool, il Manchester City, il Manchester United, il Barcelona, eccetera…
- Wow…
Paolo alzò le sopracciglia in una smorfia stupita, e restò ad ascoltarla interessato:
- Sì!! E da ogni partitella, ricavavamo un incasso che in parte andrebbe in beneficenza ai bambini negli orfanotrofi, e in parte lo terrei io in quanto organizzatrice.
- Insomma ti metti i soldi in tasca…
Disse scherzosamente Paolo, e Fran guardandolo gli rispose:
- Sarebbe solo all’inizio… finché non avrò racimolato abbastanza soldi per sciogliere il contratto delle mie scuole con Timberlake,,,
- Sì, lo so… scherzavo, Frà…
La ragazza sorrise, e capì solo dopo la battutina dell’amico, dopo che si era lasciata prendere troppo dalla serietà dei suoi progetti.
- Sì, pero… falla finire de parlare, che me piase este progieto…
Paolo si voltò a guardare l’amico, e si passò una mano in faccia dicendo:
- Sono cinque anni che sta in Italia e ancora parla come un immigrato…
- Ahahah…
Fran sorrise divertita a quelle parole, riusciva sempre a ridere di gusto quando era in loro compagnia, poi però notando il loro sincero interesse verso quel suo progetto, disse loro:
- Questa squadra avrà a disposizione ventidue ragazze che giocano a calcio sia per professione, che per hobby… io poteri occuparmi anche di allenarle, ma non ce ne sarà bisogno, dato che si giocherà in amichevoli e solo per mezz’ora.
- Mezz’ora?
Domandò Lavezzi, e Francis guardandolo gli disse:
- Sì, mezz’ora: quindici minuti un primo mini tempo e quindici minuti il secondo… così nessuno si stancherebbe e potremmo giocare anche prima di un match importante e serio di calcio, giusto per intrattenere un po’ il pubblico prima di una partita. Sarebbe per beneficenza, e io forse riuscirei ad accumulare altri soldi per questa mia causa…
- Ua però mi piace, lo sai?
- Anche a me! Maschi contro femmine… le massacriamo!
- Ma serio!!
- Non cantate troppo vittoria, belli miei, quelle ragazze che ho visto sono più uomini di voi due messi insieme!
- Mamma mì!!!!
- Ahahahah…
[…]
Il progetto di Francis andò in porto e nel giro di qualche settimana, la ballerina riuscì a fondare questa squadra di calcio femminile chiamata “Le Sirene” in onore alla sirena Partenope, che simboleggiava la città di Napoli con la sua leggenda, e in simbolo di soccorso per i bambini bisognosi, dato il suo scopo di fondo che era quello di accumulare soldi da dare in beneficenza.
I completini venivano fatti dall’Adidas ed erano di color rosa pastello, con cucito sul cuore il logo che rappresentava una “S” stilizzata a coda di sirena.
Francis sembra essere il re Mida, qualsiasi cosa toccasse la trasformava in oro, e anche dopo le critiche iniziali da parte della stampa, che non vedevano di buon occhio dei mini match a calcio tra uomini e donne, la giovane talentuosa ragazza riuscì a lanciare questo suo progetto con la prima partita allo stadio San Paolo di Napoli, sfidando la propria squadra del cuore per una mezz’ora di partitella, che non intralciò affatto i piani della lega calcio, e che in compenso regalò molta gioia ai tifosi, che potettero godersi dello spettacolo di Fran nei panni di calciatrice, per soli 30 minuti.
Quella sera, fu chiesto al pubblico di donare un euro a persona da dare in beneficenza, e a fine serata, Fran poté contare ben trentamila euro nelle casse del botteghino, tutti per lei.
Di quei trentamila però, soltanto cinquemila furono messi da parte per lei, il restante fu tutto devoluto in beneficenza per gli orfanotrofi.
[…]
Quei due mesi passarono all’insegna delle novità e del relax per Francis, che riuscì a trascorrere del tempo con i suoi amici napoletani, e la sua famiglia.
I rapporti con suoi padre, sembrarono essere migliorati col tempo, forse perché entrambi avevano capito il valore dell’altro e non potevano più nascondere a loro stessi di volersi bene, ma tutto avveniva a piccoli passi, che però portavano a ben sperare in un loro ritorno al rapporto che avevano in passato.
Anche le cose con Luigi andavano bene, e Francis vedeva il pancione di Brooke crescere a vista d’occhio, e non vedeva l’ora di porte mettere le mani su quel batuffolo di essere umano, a cui presto avrebbe fatto da madrina.
- E ti sentiresti pronta ad affrontare una cosa simile? Insomma… essere madre….
Francis aveva raccontato al fratello Luigi il fatto che stesse seriamente prendendo in considerazione l’idea di adottare Christian.
Si trovavano nell’appartamento di Francis, e dopo cena, la povera Brooke si era addormentata sul divano, stanchissima e a stomaco pieno, e loro due sedevano sul divano e davanti alla tv accesa ma senza voce, si concedevano due chiacchiere a riguardo.
- Anch’io fatico ad immaginarmi in queste vesti, ma ormai è da quasi un anno che non faccio che pensarci segretamente… non lo sa nessuno, adesso lo sai solo tu…
Luigi sorrise dolcemente alla sorella, lieto di essere stato il primo a cui ne avesse parlato.
- So bene quanto tu ami i bambini… e credo che tu sia doppiamente legata a questo bambino perché un po’ ti ricorda il tuo passato, e in cuor tuo puoi ben capire cosa stia passando… ma il consiglio che posso darti da fratello maggiore e da persona che ti ama: è che… è bene che tu ci pensa … pensaci bene Fran sia per te che per lui…
Fran guardava davanti a sé un punto nel vuoto, e si stringeva al petto le gambe, mentre acconsentiva tacitamente col capo alle sue parole.
- Sono mesi che mi convinco di non essere la persona adatta per quel bambino, e per un bambino in cerca di adozione in generale… insomma, sono sola, vivo a Los Angeles, sempre al centro dell’attenzione dei mas media. Non conduco propriamente una vita adatta ad un bambino, che avrebbe bisogno di pace, serenità e soprattutto di una figura paterna… io tuttalpiù potrei provare a fargli da madre, ma non sono sicura di poter riuscire neanche in quello…
Luigi le prese la mano e gliela strinse, e sorridendole dolcemente le disse:
- Sì che ci riusciresti… saresti una mammina perfetta.
Fran ricambiò quel dolce sorriso, lusingata dalle parole del fratello, ma poi distolse lo sguardo e seria disse:
- Resta il fatto che comunque ci sarebbero famiglie pronte a prendersi cura di lui così come merita… famiglie vere e non ragazze madri, Luis… non ho intenzione di diventare una ragazza madre con un bambino che avrebbe bisogno di una figura paterna, così come tutti i bambini.
- Ed è per questo che ti invito a pensarci bene prima di prendere una qualsiasi decisione… che sia questa positiva o negativa…  
Fran acconsentì col capo, poi alzando lo sguardo verso di lui, disse:
- Mi sono presa tempo per pensarci, tra pochi giorni parto per raggiungere la troupe del film alle Hawaii e starò via per tre mesi, e oltretutto ho altri progetti che mi terranno molto impegnata con la EmsAndFran a Los Angeles, nei mesi a venire… magari nel frattempo qualche famiglia deciderà di prendersi cura di Christian…
- E a te andrebbe bene?
- Sarei felice per lui… voglio solo il suo bene.
- Beh allora non ci resta che aspettare e vedere cosa accadrà…
Fran sorrise in direzione del fratello, poi cambiando nettamente umore, disse:
- Oh, beh non dimentichiamoci che nel frattempo Brooke sfornerà la mia nipotina!!!
Luigi sbarrò gli occhi e in un’espressione scioccata le disse:
- Ti ha detto che è una femminuccia?
- Ho dovuto corromperla con una fetta di torta al cioccolato mentre aveva una delle sue voglie…
- Che figlia di… doveva essere una sorpresa!
- Ahahaha ma lo è stata!!
- Sei senza cuore! Minacciare mia moglie in preda ad una voglia!
- A mali estremi…
I due scoppiarono a ridere e divertiti trascorsero il resto della serata tra gioie e spensieratezze, così come usavano fare molti anni addietro, quando ancora non vi erano bambini a riempire i loro pensieri e le loro vite.
[…]
Finalmente il momento di partire per le Hawaii, arrivò, e così il nove marzo del 2012 Fran raggiunse l’intero cast del film “Pirati dei Caraibi oltre i confini del Mare” ed ebbe inizio un avventura che le regalerà momenti unici, gioie e divertimenti indimenticabili assieme ad attori straordinari come Johnny Depp e Penelope Cruz. (con i quali legherà dei bei rapporti d’amicizia).
Le riprese del film la tennero occupata per tre lunghi mesi, e quei mesi furono uno dei periodi più belli e spensierati per la ragazza, nonostante stesse lavorando duramente per non deludere mai le aspettative del regista e del suo ormai “collega” Johnny Depp.
Si divertirono moltissimo a girare il film, tra momenti di risate e serietà, le lunghe giornate caraibiche passavano all’insegna del divertimento più puro.
Il set era quasi sempre circondato da paparazzi assatanati di scoop e notizie riguardanti il film e le sue riprese, e più di una volta sulle testate giornalistiche, comparvero scatti paparazzati di Francis nei panni del suo personaggio Zahira al fianco del famigerato capitan Jack Sparrow.
Il costume di scena di Fran consisteva in un pantalone marrone scuro, tipico di ogni uomo di pirata del contesto Disney, una larga camicia bianca a girocollo, larga anche di maniche, con macchie di sporco lungo tutto il corpo, qualche finto dente d’oro e qualcuno nero, capelli raccolti il lunghe treccine da pirata e una bandana a fascia messa ad inizio della sua attaccatura dei capelli, con due grossi orecchini a cerchio d’oro ai lobi delle orecchie.
La ballerina aveva espresso il desiderio di non trasformare i suoi capelli in treccine, come usava portarle anni fa, piuttosto preferì utilizzare una parrucca di capelli naturali dello stesso colore dei suoi.
In quei tre mesi di riprese, Francis si abbronzò moltissimo, stando sempre esposta al sole per girare le scene all’aperto e soprattutto sulla spiaggia, si era quasi trasformata in una Hawaiana vera e propria.
TRE MESI DOPO
Quando l’intero cast e troupe fecero rientro negli stati uniti, a fine luglio, per dare inizio alle riprese negli studios della Disney a Los Angeles, i paparazzi e le persone faticavano a riconoscerla per quanto fosse dimagrita e scolorita.
Molti osavano dire che fosse diventata così irriconoscibile, da diventare brutta, mentre altri ritenevano che l’abbronzatura e qualche chilo di meno avessero giovato alla ragazza, rendendola ancora più bella.
Le riprese negli studi di LA durarono fino agli inizi di Settembre, e quando tutto fu terminato, Francis poté finalmente tornare alla sua vita da ballerina, cominciando a prendersi cura del nuovo progetto per i lavori coreografici sul nuovo disco di Justin Timberlake.
Fu riaccolta gioiosamente nella sua scuola a LA da tutti i ballerini, ed i suoi fidati addetti ai lavori, tra cui anche Nina, Victor ed altri truccatori e collaboratori vari.
Trascorsero due settimane al suo ritorno alla vita di tutti i giorni, e un giorno di metà Settembre, la ragazza si trovava nel suo studio della scuola di Los Angeles a parlare con Chenille, Eddy e Jay a tarda serata, quando ormai la scuola era stata chiusa agli allievi.
[…]
- Sono molto fiera del lavoro che avete svolto con la scuola in mia assenza. Ci sono oltre duemila nuovi iscritti solo qui a Los Angeles… sono senza parole, ragazzi, davvero…
- Merito della tua immagine, bella… non puoi capire quanta notizia faceva la tua presenza nel film… sembravano tutti impazziti per te!
- Come al solito, direi!
- Dici bene, zucchero…
Eddy e Jay se ne stavano seduti sul divanetto in fondo alla camera, affiancati da Chenille, che se ne stava seduta su una poltroncina accanto ai due, mentre Fran restava in piedi poggiata di spalle alla scrivania.
Sorridendo leggermente imbarazzata da quelle parole degli amici, li guardò e disse loro:
- Ora il film è accantonato… e noi dobbiamo dare inizio ad un nuovo progetto che sono sicura non vi sarete dimenticati…
- I ragazzi delle EmsAndFran di tutto il mondo non fanno che parlarne… dicono che voglio partecipare tutti al tuo nuovo progetto per Timberlake…
- Sono patetici! Come sperano di parteciparvi? Sono migliaia solo qui a Los Angeles…
Fran sembrava stesse parlando di un progetto qualunque, ma dal suo tono di voce serio, si poteva capire quanto ne soffrisse.
- L’idea è quella di raggrupparne un po’ da tutte le scuole…
- A proposito, zucchero, come farai ad organizzarli tutti?
Jay incuriosito, fece la domanda che un po’ tutti stavano aspettando, al ché Fran guardandolo gli rispose:
- Domani mattina organizziamo una videochiamata con i ragazzi che si occupano della gestione delle EmsAndFran di tutto il mondo, e dirò loro cosa fare.
Fran cominciò a gesticolare, guardando negli occhi ognuno di loro, ed iniziò ad esporre la sua idea:
- In sostanza abbiamo le sedi di Los Angeles, New York, Toronto, Rio de Janeiro, Buenos Aires, Napoli, Parigi, Barcellona, Mosca e Berlino. Dovranno uscire per ognuna di essa cinque ballerini, che verranno a stare qui da noi a Los Angeles…
- E dove?
Domandò incuriosito Eddy, leggendo nel pensiero di tutti, al ché Fran guardandolo disse:
- Prenderemo in affitto un albergo qui in zona e li lasceremo alloggiare lì a spese mie, per tutta la durata delle prove.
- Non sarà un po’ troppo?
Disse pensierosa Chenille guardando Francis, che alzò lo sguardo verso di lei, e con tono serio le rispose:
- Ti ricordo che stiamo parlando del progetto della nuova crew di Timberlake, le spese non contano in situazioni simili.
Eddy e Jay spostarono lo sguardo da Francis a Chenille, la quale mortificata con sguardo basso, disse:
- Hai ragione… scusa…
Francis sorvolò sulle scuse dell’amica, e senza darci troppo peso, tornò al suo discorso e guardando i ragazzi, disse:
- Se contiamo anche noi quattro più Mike della sede di New York, siamo già in cinque, quindi dovremmo escluderci dalla conta per dare spazio a cinque ragazzi della sede di Los Angeles e cinque di quella di New York di entrare a far parte della crew, quindi in totale saremo cinquantacinque ballerini…
- Zucchero, scusa, ma credi davvero che Justin assumerà cinquantacinque ballerini?
- No, Jay… lui sceglierà quelli che riterrà più opportuni per la sua crew… noi, una volta scelti i cinquanta ragazzi, ci uniremo a loro e ci limiteremo a lavorare sulle basi delle sue canzoni inedite, così una volta pensate le coreografie ed eseguite alla perfezione, gliele presenteremo e lui sceglierà chi ingaggiare… chiaro, no?
- Cristallino, bella…
- Chissà quanto tempo ci vorrà per preparare il tutto…
- Domani sera il suo agente mi porterà i demo musicali, dice che saranno due album, ma cominceremo col primo… sceglierò i brani e comincerò a pensare a qualche passo, mentre aspetto che dalle sedi mi vengono scelti i cinquanta ragazzi e ci raggiungano qui a LA. Se tutto va bene, nel giro di due mesi dovrebbe essere tutto pronto…
- Quindi per Novembre…?
Domandò Chenille assorta in quei progetti.
- Facciamo inizio Dicembre… Timberlake verrà qui con i suoi collaboratori, gli mostreremo le nostre coreografie, e sceglierà i ballerini da portarsi dietro in questo suo nuovo tour, lasciandoci una profumata somma di denaro come ricompensa!
Francis sembrava pensare unicamente ai soldi, ma sia Chenille che i due ragazzi, si erano soffermati a pensare al fatto che dopo tutti quegli anni, Justin avrebbe rimesso piede nella EmsAndFran di Los Angeles, e che avrebbe avuto a che fare di nuovo con la loro cara amica, che ce la metteva tutta pur di non mostrar loro quanto nervosa fosse all’idea.
- Beh capo… come al solito hai idee brillanti!
Eddy si alzò in piedi e complimentandosi con l’amica dopo essersi raffigurato nella mente i piani della ragazza, le mise una mano sulla spalla e guardandola aggiunse:
- Ben fatto!
- Ben fatto, sì, zucchero!!
Jay si alzò anche lui da quel divanetto ed andò a dare un cinque alla sua amica, che si lasciò sfuggire un sorrisino compiaciuto mentre lo guardava dirle:
- Andiamo a scegliere questi cinquanta talenti!!!
Chenille lanciò una fugace occhiata a Fran, e limitandosi a sorridere all’entusiasmo degli amici, si unì alla loro euforia nel voler dare inizio a questo nuovo progetto.
[…]
- Si può sapere chi ha reso casa vostra una serra di fiori?
Quella sera: Francis, Eddy e Jay erano ospiti a cena dai De Noir, e la ragazza non poté non notare che vi fossero fiori su ogni ripiano ed angolo dell’enorme casa.
Chenille si dileguò da quella situazione che cominciava a starle stretta, e con la scusa di andare a prendere qualcosa in camera sua, scappò via per non dover rispondere a quella domanda.
Al ché Francis se ne stranì, e guardò interrogativamente prima Eddy, poi Jay, il quale avvicinandosi all’amica, con un tono di voce basso le disse:
- Il nostro Bruno, mentre non c’eri, ha provato a farsi notare dalla nostra Cheny… ma a quanto pare a lei non interessa…
- Che cosa???? Non può essere vero!!!!
Eddy ridacchiò alla reazione scioccata di Fran, poi ancora ridendo, le disse:
- E invece è verissimo…
Il ragazzo la superò e raggiunse MamaSu in cucina, che era alle prese con la cena.
Jay e Francis li raggiunsero, e MamaSu avendoli sentiti urlare, domandò loro:
- Che succede?
- Fran ha notato che ci sono giusto due fiorellini in casa…
MamaSu abbassò lo sguardo verso il sugo di zucchine che stava cuocendo a fuoco lento, e con sguardo di una che voleva essere lasciata fuori da quella situazione, disse:
- Oh… beh sono certa che Chenille te ne parlerà appena questi due testoni la smetteranno di metterla in imbarazzo…
Jay cercava di rubare qualche polpettina al sugo da una pentola, mentre fingendosi offeso dalle parole della donna, le disse:
- Ehi MamaSu… è lei quella che ignora la corte spietata di uno come Bruno Mars…
- Spietata e anche eccessivamente profumata, direi…
Aggiunse Eddy, mentre annusava uno dei tanti vasi di fiori sparsi anche lì in cucina, tra un piatto di pietanze e l’altro.
Francis li guardò e non trattenne un sorrisino divertito, poi si vide costretta a farlo sparire dal volto, una volta che Chenille entrò in cucina.
- Stasera Anaya dorme da Caroline… questo significa una cosa sola…
- Possiamo fare i ruttini?
- Mangiare con la bocca aperta!
Eddy e Jay tentarono di indovinare cosa intendesse dire la loro amica, ma riuscirono solo ad essere disgustosi, facendo ridere sia Fran che MamaSu:
- No, maiali!
Disse Chenille assumendo il suo solito atteggiamento aggressivo da Bronx, poi alzando gli occhi al cielo, si avvicinò al frigo ed aprendolo, disse:
- Significa birra a tavola!
Eddy si avvicinò a Jay e gli diede uno scherzoso buffo dietro al collo:
- Idiota, parlava di birra non di rutti!!
Jay rispose a quello schiaffetto, fingendo di incatenare le mani dell’amico, portandogli un braccio piegato dietro la schiena, in una di quelle classiche mosse di autodifesa:
- Beh se è per questo non parlava neanche di mangiare con la bocca aperta.
Il ragazzo lo spintonò via simpaticamente ed aggiunse con tono marcato:
- Zucchero!
Eddy scoppiò a ridere mentre cercava di restare in equilibrio dopo quella spinta, poi tutti si misero a ridere per quel buffo siparietto tra i due.
[…]
A fine cena, le due ragazze si occuparono di lavare le stoviglie sporche, mentre MamaSu si concedeva un meritato riposo sul divano, affiancata da Eddy e Jay che guardavano una partita di basket, cercando di spiegare a MamaSu cosa fosse la difesa.
- Non lo capirà mai se continui a paragonare la difesa di basket alla fila per i saldi di fine stagione.
- Beh se hai un idea più brillante, fatti pure avanti tu, zucchero!
- Di sicuro qualcosa di meglio riesco a trovarla!
- Ho i miei dubbi…
- Non ci vuole molto a superare un esempio fatto di saldi e donne indemoniate che difendono l’ultimo prodotto sullo scaffare…
- Ci vorrebbe un cervello, e si a io che tua madre sappiamo che non ne hai uno, zucchero…
Nel mentre che i due amici davano vita ad una scenetta degna delle migliori sitcom televisive, MamaSu cadde in un sonno profondo senza destare troppi sospetti.
Fran e Chenille riponevano le stoviglie nei mobili e si concedevano due chiacchiere riuscendo finalmente ad avere un po’ di tempo per aggiornarsi degli ultimi mesi trascorsi separatamente:
- Eddy mi ha detto che ti rifiuti di incontrare Bruno… è forse successo qualcosa in questi mesi mentre non c’ero?
Chenille posava una pentola in un mobile in basso della cucina, e senza guardare in faccia l’amica, disse:
- No… non è successo niente…
- E allora perché ti rifiuti di vederlo?
- Ma perché non trovo necessario un nostro incontro, bella.
Chenille alzò la testa e richiudendo il mobile, guardò Francis e con i capelli un po’ spettinati, aggiunse:
- Ormai credo che abbia capito che non sono interessata a lui, oltretutto gli ho anche scritto chiaramente un messaggio che gli lasciava capire tutto…
- Un messaggio?
- Sì… in una delle sue consegne dei tanti mazzi di fiori mi ha scritto il suo numero chiedendomi di telefonarlo…
- E lo hai mai fatto?
- No, bella… non ho alcuna intenzione di accettare la corte di uno come lui.
Francis accigliò lo sguardo e dopo aver finito di riporre le posate nel cassetto, le disse:
- Uno come lui? E cioè?
Chenille sospirò e si passò una mano tra i suoi lunghi e folti capelli ricci, mentre raggiungeva la veranda appena fuori l’entrata della casa, seguita a ruota da Francis.
- Stiamo parlando di Bruno Mars… il cantante più famoso degli ultimi tempi… e sarà anche un essere umano come tutti gli altri, ma per me resta uno famoso, e io non voglio finire come…
Le parole le morirono in gola, ma Francis capì cosa stesse per dire e terminò per lei la frase:
- Come me…?
Francis disse quelle parole sorridendo amaramente, ma non se la prese veramente.
Chenille invece, alzò di scatto lo sguardo verso l’amica, e mortificata cercò di rimediare:
- No! Non volevo dire questo, bella…
- Sì, sì che lo volevi dire, Chenille… ma va bene, perché hai ragione…
La ragazza accigliò lo sguardo sorpresa di sentirle dire quella frase:
- Come?
- Sì, hai sentito bene… Hai tutte le ragioni del mondo nel voler rifiutare categoricamente di ridurti come me, un giorno… Bruno ha la notorietà, se anche solo parlassi con lui, comincerebbero a girare voci su di te, e i paparazzi sarebbero capaci di mettere a nudo la tua vita privata, e tu hai una bambina da tutelare…. Oltretutto beh… se la vostra storia dovesse finire, non sarebbe come quando chiudi una storia d’amore qualunque, perché finiresti col rivederlo ovunque, e tutti si sentiranno in diritto di parlare della vostra relazione e delle vostre questioni private…
Fran abbassò lo sguardo e si mise a sedere sul divanetto a dondolo sulla grossa e spaziosa veranda di casa, che era quattro volte più grande di quella che avevano nella casa del Bronx.
Chenille la seguì prima con lo sguardo, poi andò a sedersi accanto a lei, e guardandola, disse:
- Scusa, bella… non volevo dirlo in quel modo, ma… forse tu sei quella che può capirmi meglio di chiunque altro…
- Ti capisco, sì… ma, non è detto che tu faccia la mia stessa fine… Bruno è diverso, lui non vive la notorietà come la viveva …
Non volle pronunciare quel nome, ma non fu necessario affinché Chenille capisse che stesse parlando di Justin.
- Nella lista dei Pro e i Contro che ho stilato, i Contro sono la maggioranza…
Francis sorrise maliziosamente mordendosi il labbro inferiore, e guardando l’amica, che si lasciò contagiare da quel sorrisino, le disse:
- Hai fatto una lista di pro e contro? Oh ma allora la questione è più seria di quanto pensassi…
- Ahahahah… no, bella… non è molto seria…
- Scusa, Chenille, ma se arrivi a fare una lista di pro e contro ed i contro sono la maggioranza, beh devi almeno concedergli un appuntamento, fa parte del regolamento!
Chenille contagiò Francis con la sua melodiosa risatina imbarazzante, e dopo una manciata di secondi, cercando di smettere di ridere, e le disse:
- E’ fuori discussione!
- Oh andiamo, Cheny! Ha svaligiato tutti i fiorai di Los Angeles… quel pover ragazzo ce la sta mettendo tutta pur di farsi notare da te…
Chenille sorrise ancora una volta, ma poi guardando dinnanzi a sé, smise gradualmente di ridere, e pensierosa, disse:
- Non lo so, bella…
- Andiamo! Non devi mica sposarlo! Escici insieme, impara a conoscerlo, e se davvero lo troverai terribile, lo liquiderai in maniera molto gentile.
- E se invece dovesse piacermi da morire?
Francis sbarrò gli occhi e sorridendole con malizia, le avvolse un braccio attorno alle spalle ed urlando le disse:
- OH MA ALLORA E’ COSì CHE STANNO LE COSE??? AVANTI AMMETTILO CHE HAI UNA COTTA PER BRUNO MARS!!!!
- Shhhhh!! Non urlare, Fraaaan!!!
Fran rideva divertita, mentre cercava di far ammettere all’amica che forse Bruno tanto indifferente non le era.
[…]
Grazie a quell’episodio, riuscì a non pensare più al progetto che avrebbe preso il via l’indomani, e che d’ora in avanti sarebbe dovuta tornare a lavorare per Justin, con la sola differenza, che lui adesso stava per sposare un’altra.
Grazie a Chenille e a quella lunga chiacchierata su Bruno, che l’aggiornarono sui lunghi mesi che l’amico ebbe trascorso a corteggiare la sua cara Chenille, Fran dimenticò tutto il resto e trascorse una piacevole serata in compagnia dei suoi vecchi amici del Bronx.
[…]
Dopo aver parlato di Bruno e di quel corteggiamento degno delle migliori commedie romantiche, Fran parlò per la prima volta di Christian a Chenille, e l’amica non riusciva a credere alle sue orecchie.
Francis visitava periodicamente quell’orfanotrofio di Napoli, unicamente per riuscire a trascorrere un po’ di tempo con quello che sembrava la sua piccola reincarnazione al maschile.
Chenille moriva dalla voglia di vedere quel bambino, ma si lasciò prendere dalla forte emozione che stava accumulando tutta insieme, dopo quella notizia dell’amica, e scoppiò a piangere.
Fran dovette abbracciarla per cercare di calmarla, e trovandola buffa, ridacchiava e le diceva:
- Avanti Chenille… Non piangere…non ti ho detto niente di che… solo che c’è questo piccolo bambino in orfanotrofio a Napoli a cui voglio particolarmente bene….
Chenille si asciugò le lacrime con le mani, e sciogliendo l’abbraccio, le disse:
- Scusami, bella, ma … da quello che mi hai raccontato su questo bambino e conoscendo quello che è capitato a te, e conoscendo anche il tuo carattere… beh, mi sono lasciata prendere dall’idea di te che potresti prendere in adozione il piccolo.
Fran sorrise ed abbassò lo sguardo, poi con un tono di voce più triste le rispose:
- Magari fino a Dicembre arriva una bella famigliola e lo porta via con sé, dandogli finalmente la famiglia che merita…
Chenille diventò triste di botto a quelle parole:
- Lo capisco, sai? Capisco che tu voglia poter dare un padre a quel povero angioletto…ma a volte i bambini sanno accontentarsi anche di un solo genitore…
Francis riuscì a coglierci un riferimento personale di Chenille a quelle parole, e sorridendole dolcemente le prese una mano e guardandola negli occhi le disse:
- Nessun uomo sarà capace di ricoprire il ruolo del padre così dignitosamente bene come hai fatto e come continui a fare tu con la tua bambina.
Chenille si commosse ancora una volta, ma riuscì a non piangere di nuovo, le si inumidirono gli occhi mentre guardava l’amica e se ne stava in silenzio mentre questa le continuava dicendo:
- Io non sono come te… avendo il carattere che ho, non sono sicura di riuscire ad essere una buona madre, figuriamoci anche un padre… Tu sei una donna matura, sei maturata negli anni con Anaya, sei dovuta crescere in fretta assieme a lei… io no, io non faccio mai niente per crescere, continuo a commettere errori, a compiere azioni folli e prese d’istinto… una madre deve imparare a pensare, a riflettere…
Chenille accarezzò una guancia dell’amica con la mano, e restando a guardarla negli occhi, le disse sorridendole teneramente:
- Nessuna donna impara ad essere madre… è qualcosa che abbiamo dentro, impariamo ad esserlo solo avendo un fagottino di cui prenderci cura tra le braccia…
Francis realizzò per la prima volta che forse l’amica le avesse appena detto sante parole, ma era troppo spaventata per poterlo ammettere apertamente.
Chenille, però continuò e disse:
- Rispetto molto la tua scelta di aspettare ancora un po’ prima di prendere una decisione che non solo cambierà la tua vita, ma anche e soprattutto quella di un’anima innocente senza nessuna famiglia alle spalle. Ma per quel che può valere… io sono certa che saresti una madre su cui potrebbero scriverci dei manuali di comportamento per le mamme del futuro.
Francis sentì che il cuore le stesse esplodendo dalla gioia e dall’emozione di sentirle dire quelle belle parole, così senza pensarci su due volte, le sorrise e la travolse in un caloroso abbraccio.
Abbraccio che durò una manciata di secondi, finché Chenille con voce squillante, ancora stretta a Fran le disse:
- Ora però fammi vedere qualche foto di questo piccolo Christian prima che muoia dalla curiosità di vedere quello che tu descrivi come un angelo biondo dagli enormi occhi azzurri!
- Ahahaahah… sì!!!
Fran sciolse l’abbraccio ed afferrando il cellulare dalla tasca dei suoi jeans, le disse:
- Vedrai quanto è bello! Ho scattato qualche foto insieme col cellulare… preparati ad innamorartene…
Chenille attese con ansia di conoscere il volto del bambino, e quando lo vide successe proprio come avesse previsto Fran e se ne innamorò.
Non riusciva a guardare una sua foto sul cellulare di Fran, senza dire almeno una volta “Oh mio dio! E’ bellissimo”
Ma d’altronde non poteva fare altrimenti, Christian era un bambino bellissimo, estremamente dolce e tenero con i suoi ricciolini biondi ed i suoi grossi occhi azzurro cielo, che comunicavano tanta voglia d’amore ma anche un caratterino furbo e tutto pepe, proprio come quelli verdi smeraldo di Francis…
[…]
Il giorno seguente, alla EmsAndFran arrivò l’agente di Justin Timberlake, e le chiacchiere di corridoio della scuola, dicevano che Francis fosse molto nervosa per quell’incontro.
Tutta la scuola sembrò mobilitarsi all’arrivo dell’uomo, che subito venne ricevuto nello studio della ragazza.
Erano quattro anni che Fran non rivedeva Johnny, e l’ultima volta era stata tramite lo schermo del citofono a telecamera dell’appartamento di Justin, durante quella lunga notte trascorsa sotto la pioggia, cercando di farsi aprire la porta di casa dal cantante, per potergli spiegare ciò che fosse appena successo e che portò poi alla rottura definitiva tra i due.
Non appena rivide quel volto, un lampo di flashback le fece rivivere quel momento, ma poi con un battito di ciglia tornò alla realtà, e fu molto brava a non lasciar trasparire nessun altra emozione, se non un atteggiamento serio e professionale, come se non avesse mai avuto alcun tipo di rapporto personale con quel uomo.
[…]
- Sono davvero contento di rivederti e sapere che stai bene, Fran…
L’uomo aveva messo su qualche chiletto, ma stava comunque in ottima forma, più robusto ma anche più maturo. I suoi folti e corti capelli afro, gli si erano imbiancati ai lati delle tempie, donandogli un’aria molto più matura e professionale.
Indossava uno smoking da lavoro, nero, con camicia color panna, e con al collo una cravatta nera con sottili striscioline trasversali color panna come la camicia.
Portava con sé una ventiquattrore visibilmente colma di roba e fascicoli vari, che aveva poggiato ai piedi della poltroncina su cui era comodamente seduto.
Francis era seduta dall’altra parte della scrivania; indossava una t-shirt a maniche corte bianca, avente un disegno al centro, dei pantaloni di jeans azzurro chiaro molto stretti e delle scarpe da ginnastica bianche.
I capelli ricci li aveva raccolti in una coda non molto curata, e portava un leggero trucco sugli occhi, che spiccavano ancor più del solito con la sua bella abbronzatura a cioccolato con cui era tornata dalle Hawaii quasi due mesi fa.
Guardava l’uomo e tentava di sorridergli gentilmente a quelle parole, che le fecero molto male, ripensando inevitabilmente all’ultima volta che si erano visti.
Stava meglio, era vero, ma sapeva anche mascherare il dolore che provasse.
Acconsentì a quella parole, ma poi portò quell’incontro sul binario giusto e disse:
- Siamo tutti molto presi dai preparativi per le selezioni della nuova crew… Mancano solo le basi…
- Giusto! E a tal proposito…
L’uomo di scatto si allungò verso la sua ventiquattrore e come se avesse appena ricordato qualcosa, cominciò a cercarvi al suo interno, finché non prese un pacchetto giallo quadrato, come uno di quelli postali, e lo allungò verso la ragazza:
- Qui ci sono tutte le canzoni del primo album… comprese le tracce bonus…
Fran guardò quel pacchetto, poi spostando lo sguardo verso l’uomo, l’afferrò dalle mani e cominciò a scartarlo.
Si ritrovò tra le mani due sottili custodie di cd, dove su ognuno c’era scritto
“Disk 1 e Disk 2”
Un tonfo al cuore le prese non appena riconobbe la calligrafia di Justin, ma fu distratta da Johnny che guardando anche lui quei cd, esclamò:
- Oh Santo Dio! Ma…
Francis spostò lo sguardo verso di lui e lo guardò interrogativamente, poi sentì che disse:
- Ha… ha deciso di darti entrambi gli album… a me aveva detto che dovevi cominciare col primo…
Fran guardò quei cd accigliatamente, senza spiegarsi il motivo di quel cambiamento d’idea, ma non se ne curò, ritenendolo di poco conto, al ché guardò Johnny e disse:
- Comincerò ad ascoltarli oggi stesso, e quando avrò pensato a qualcosa, inizieremo a provare…
- Perfetto, Fran… posso già dirti che non vediamo l’ora, abbiamo fiducia in te.
Quel suo parlare al plurale non le giovava, anzi le causava un certo malessere nel cuore, perché vedeva unicamente Johnny lì presente a dirle che aveva fiducia in lei.
Lui dov’era? Dov’era Justin? …Forse era troppo preso dai preparativi per le sue nozze  per poter pensare alla sua musica? Ma certo… a quello poteva pensarci lei, era compito suo…
Improvvisamente il malumore la invase, e restando seria ed accigliata in viso, rispose al suo agente:
- Credo di riuscire a preparare il tutto per Dicembre, ma avrete una mia telefonata prima, in modo da lasciarvi organizzare.
- Perfetto…
Esclamava visibilmente entusiasta l’uomo.
- Metterò a sua disposizione cinquanta ballerini, e dopo che si saranno esibiti su qualche brano, sarà lui a scegliere quale portarsi dietro nel nuovo tour…
- Fantastico! Sembra che tu abbia pensato proprio a tutto…
- Mancano le coreografie…
Disse lei sforzandosi di sorridergli, al ché lui sorrise visibilmente compiaciuto, e disse:
- Beh aspetteremo con ansia che siano pronte anche quelle!
Fran sorrise socchiudendo le labbra, poi lui si alzò in piedi e prima di dileguarsi, la guardò e le disse:
- Grazie di tutto, Fran! Davvero te ne siamo molto grati.
L’uomo le tese una mano, e Francis gliela fissò per qualche secondo prima di guardarlo in faccia e dirgli:
- Non ringraziarmi, Johnny, sono obbligata a farlo.
L’uomo restò congelato da quella risposta, e tutto l’entusiasmo gli sparì via, mentre lei gli stringeva la mano e gli diceva:
- Ora, se vuoi scusarmi, avrei molto da fare…
L’agente di Justin sapeva i numerosi tentativi che avesse fatto Francis nel cercare di dissociarsi dal suo assistito, e adesso riusciva a percepire quanto questo dover collaborare ancora insieme, pesasse enormemente alla ragazza, anche se cercava di comportarsi in modo più professionale possibile.
- Ce-certo, certo, anzi, scusami tu…
La ragazza si alzò e in tutta fretta lo accompagnò alla porta del suo studio, Johnny afferrò la sua ventiquattrore e prima di varcare la soglia di quella camera, la guardò e disse:
- Allora a presto…
Fran gli strinse ancora una volta la mano, e con sguardo profondo lo guardò a lungo, fino a ché non le voltò le spalle e lasciò la struttura, sotto lo sguardo di decine e decine di ballerini, che osservavano in silenzio il concludersi di quello che era stato il momento più atteso della giornata.
[…]
Francis chiuse la porta del suo studio e restando sola, tirò un sospiro di sollievo, facendo scivolar via tutta la tensione accumulata da quell’incontro fugace col suo agente; dopodiché si avvicinò alla scrivania e guardò quei due cd marchiati con la scrittura del ragazzo che si era preoccupato di specificarle quale fosse l’ordine dei cd.
Non le restava altro che cominciare ad ascoltare quelle canzoni, e dare inizio ad un nuovo capitolo della sua vita che ancora una volta la vedeva legata a Justin Timberlake.
   
 
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