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Autore: skippingstone    29/03/2015    2 recensioni
La ragazza si alzò e ritornò a mettere in ordine le varie cose che le sembravano avere un posto sbagliato. Avrebbe voluto ordinare anche la mente di quel ragazzo che le sembrava così spaesato, indifeso ma, al tempo stesso, forte e coraggioso. Infatti, se la sua debolezza era il lasciare fuori tutti, la sua forza era il riuscire a rialzarsi da solo.
«E non ti preoccupare, io già mi sono guadagnata un posto nel tuo mondo.»
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La prima volta che conobbe la dottoressa Grandi, lui era rimasto solo in camera. Doveva fare degli esami, esami a cui era sottoposto ogni benedetta volta che andava al centro. Si stava chiedendo come poteva un uomo lasciare un cieco solo in una sala perché, sì, lui era cieco e solo in quel momento. Non si lasciano i ciechi da soli. Se un uomo che ha perso il senno entra nella camera e cerca di uccidere tutti? Come può difendersi il cieco?
Perdere la vista era una vera merda.
Tutto era iniziato con un glaucoma. "Vedrai, guarirai. Abbiamo delle medicine all'avanguardia. Siamo uno dei pochi centri che possiede gli strumenti per guarire questo piccolo problema." Il problema non doveva essere così piccolo visto che era diventato un problema irrisolvibile. "Glaucoma giovanile." Quelle erano le parole che ripeteva ogni qualvolta che gli chiedevano cosa avesse. L'uso del collirio, però, fu ciò che portò i suoi occhi al "silenzio visivo". Eppure sul foglietto illustrativo c'era scritto: attenzione agli effetti indesiderati. Ma tutti gli dicevano che il collirio gli avrebbe fatto solo del bene, "uno su un milione può rimanere fregato". La sfortuna volle che proprio lui, Flavio Bianchi, fosse quell'uno.
«Scusi, il dottore?»
Quando la dottoressa Grandi entrò nella stanza 428, rivolse una domanda al paziente calmo e tranquillo.
«È cieca? Non vede che non è qui?»
Lui era il cieco e le persone vedenti gli chiedevano dove fosse una persona? Questo era il lato ironico della vita.
«Le sto semplicemente chiedendo dov'è.»
Si voltò verso la destra, proprio dove era la persona che gli parlava. Dopo dieci anni di cecità, sapeva come sfruttare al meglio tutti gli altri sensi.
«Se avessi visto dove era andato, le avrei detto pure che strada aveva preso. Ma visto che non vedo, faccia due più due...»
Da quando era diventato cieco, tutte le persone che conoscevano il suo "difetto" cercavano di trattarlo con accondiscendenza e gentilezza. Ogni volta che lo vedevano camminare per strada accompagnato da qualcuno, la gente gli chiedeva come stava ma lui, a volte, non ricordava nemmeno il loro nome. Una cosa aveva capito: la gente lo trattava non più come un ragazzo a cui si potevano aprire mille porte ma come un ragazzo che aveva bisogno di qualcuno che gliele aprisse quelle porte. Lui, però, non voleva la compassione di nessuno, poteva tranquillamente aprire le porte da sé.
«Essere cieco non le dà il permesso di essere stronzo. Lo sa questo, vero?»
Inarcò le sopracciglia ascoltando quella risposta inaspettata. 
«Io non sono stronzo. Sono cieco.»
«Cieco e stronzo.»
Lui, dopo tanto tempo, accennò un sorriso.
Lei lo vide quel sorriso e non riuscì a trattenersi, non riuscì a non sorridere.
  
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