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Autore: Niglia    29/03/2015    1 recensioni
«Guardala, Ade, gli aveva sussurrato, indicando la fanciulla che sedeva poco distante dalla madre alla mensa degli dei. Volgi pure il tuo sguardo verso di lei. Il suo nome è Persefone. Non è forse una sfida adatta al potente sovrano dell’Oltretomba? Non senti il profumo della vita su di lei? Non vedi come la sua pelle risplende di calore e gioventù? Eppure non conosce nulla della vita, la poverina. Sua madre la tiene ben stretta alle sue gonne e le impedisce di prendere il volo… Scommetto che vorresti essere tu le sue ali.»
Il mito di Ade e Persefone – raccontato a piccoli pezzi.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Altri, Persefone
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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7
[Persefone]





La madre era fuori di sé dalla gioia quando Persefone rimise piede sul monte Olimpo. Ci fu un enorme banchetto, il vino e l’ambrosia scorsero a fiumi, musica e canti allietarono il ritorno della dea – tutte le divinità la coccolarono e le fecero doni, sorridendo benevoli alle lacrime di sollievo e felicità che la giovane non riusciva a trattenere.
Zeus la osservava in silenzio, lieto certo di riavere la figlia di nuovo a casa, ma non potendo fare a meno di provare una certa amara tristezza al pensiero della solitudine che suo fratello avrebbe conosciuto ancora una volta. Bevve e brindò e festeggiò insieme agli altri, ma l’ambrosia aveva un sapore acro sul suo palato, e le sue risate parevano forzate.
Malgrado ciò, sulla terra, il gelo che aveva reso arido il suolo svanì – la contentezza di Demetra fece sì che nei campi tornassero a sbocciare i fiori, l’erba, le spighe di grano; gli uomini cessarono di morire di fame e uccisero animali in sacrificio per ringraziare il ritorno dell’abbondanza.
Eppure Persefone si accorse di non essere felice come avrebbe dovuto, e come era accaduto a Zeus neanche lei provò troppo gusto a festeggiare il suo ritorno.


Un giorno, diverse lune dopo il suo ritorno a casa, Persefone si scoprì incapace di lasciare il proprio giaciglio, pallida e indebolita alla stregua di un semplice umano corrotto dalla malattia.
La voce dell’inspiegabile stato fisico della giovane dea si sparse a macchia d’olio per tutto l’Olimpo, e per quanto le sue ancelle le dessero unguenti e pozioni varie, la precaria salute di Persefone continuava a non migliorare. Allora sua madre venne da lei, piangendo, mischiando lacrime d’ira a lacrime di disperazione.
Ti ha dato da mangiare, non è così? Parlami! Il maledetto ti ha fatto mangiare un frutto degli Inferi! Le dita della dea penetravano impietose nella sua carne mentre la stringeva, feroce, e continuava a sibilare come una leonessa ferita. Che cosa hai mangiato, bambina mia? Rispondi!
Persefone allora sbarrò gli occhi, comprendendo ogni cosa. Lesse negli occhi di sua madre che anche lei già conosceva la risposta a quelle domande, ma che ciò nonostante voleva sentirla espressa ad alta voce. Ella obbedì.
Sei chicchi di melograno, madre, mormorò soltanto.
Demetra abbandonò la presa su di lei come se si fosse scottata, e lanciò un grido. Le colonne tremarono e le nubi si raggrupparono intorno al monte Olimpo, gravide di pioggia così come gli occhi della dea erano ricolmi di lacrime.
Venne indetta un’altra assemblea, e stavolta fu Zeus a doversi arrendere davanti all’astuzia del fratello.
Se voleva vivere, Persefone doveva tornare per sei mesi nel regno dei morti. Dal suo sposo.
In caso contrario, sarebbe deperita fino a che il suo corpo si fosse consumato e di lei non sarebbe rimasto che lo spirito, condannato a vagare in una dimensione che non apparteneva né ai mortali né agli dei.
Fu semplice intuire quale fu la decisione della giovane.







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Drabble
: 488 parole.
Note dell'Autrice: Un grazie grande grande a Chicca293 per aver recensito lo scorso capitolo e a tutti voi che continuate a leggere e mipiacciare *__* Lieta di vedere che ci sono altri amanti della letteratura classica & conseguenti ship là fuori!
Al prossimo capitolo, vostra
Niglia.

   
 
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