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Autore: Goran Zukic    29/03/2015    1 recensioni
Qualcosa sta cambiando…si sente nell’aria, si respira nella vita di tutti i giorni, ma nessuno se ne rende conto. La vita va avanti come sempre, ma sta per arrivare qualcosa, qualcosa che cambierà tutto, che renderà ogni cosa diversa e che porterà Equestria in una dimensione quasi dimenticata, sepolta da tempo nei peggiori ricordi della storia. L’armonia che regna su Equestria sta per essere disintegrata, preparatevi ad un viaggio nel mondo di Twilight e le sue amiche, nella più grande e pericolosa avventura della loro vita e che segnerà l’alba o la fine di tutto ciò che noi conosciamo.
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Discord, Le sei protagoniste, Nuovo personaggio, Princess Celestia, Twilight Sparkle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Guerra e Pace

Il treno sfrecciava veloce lungo i binari della ferrovia, la Transequestria, un lungo e incredibile sistema di stazioni e binari che collega tutte le città di Equestria, dai più piccoli villaggi alle più grandi città, fino all’impero di cristallo.
Il cielo era coperto di nuvole grigie e ogni tanto si intravedeva oltre lo spesso strado grigio qualche bagliore luminoso, segno che era in arrivo un temporale.
Twilight guardava il paesaggio oltre lo spesso vetro della carrozza, che ormai si era appannato a causa del suo respiro.
Il treno continuava a superare alberi e paesi e a Twilight, ogni albero che superava, le ricordava sempre più il suo addio, la ormai lontana Ponyville e le sue amiche che, probabilmente, mai avrebbe più rivisto.
Twilight appoggiò la testa al vetro, fissando il paesaggio davanti ai suoi occhi, uno splendido lago circondato da boschi; il treno stava appunto percorrendo la via delle selve dell’ovest, gli ultimi rilievi prima del mare.
Gli occhi di Twilight si fecero sempre più pesanti, le palpebre iniziarono a rilassarsi e infine, le lunghe ciglia si posarono sugli occhi viola e si addormentò, con la testa appoggiata al vetro appannato della carrozza numero tre del treno.
All’improvviso però qualcosa la sveglio di soprassalto, proprio nel momento in cui si era addormentata e davanti a sé vide la faccia del suo compagno di viaggio, il sergente Ivan.
Era alto, possente, il più grande pony che avesse mai visto, aveva la criniera bionda e tagliata corta, gli occhi azzurri e come cutiemark un guantone da pugile; Celestia gli aveva ordinato che la controllasse in questo periodo di esilio e, quindi, era partito con lei alla volta di Porto Criniera.
L’aveva svegliata scuotendole la spalla e ora la fissava con il suo consueto sguardo severo, le sopracciglia inclinate e la bocca rigida.
Twilight gemette di stanchezza, sbadigliò e poi chiese a Ivan, con tono irritato: “Potevi almeno evitare di svegliarmi?”
“No” rispose Ivan, la cui voce era molto forte e grave, simile a quella di Big Macintosh, ma con un leggero accento del nord “Mi hai chiesto di portarti un panino perché avevi fame e te l’ho portato, mi hai chiesto di portarti da bere perché avevi la gola secca e ti ho portato dell’acqua, poi mi hai chiesto qualcosa da leggere e ora sono tornato con un libro, mi sarei aspettato almeno un grazie”
I loro occhi si incrociarono e entrambi avevano uno sguardo di sfida.
“Grazie” disse Twilight con tono gelido.
Ivan arricciò il naso con dissenso e gettò letteralmente addosso a Twilight il libro, per poi girare la testa dalla parte opposta.
Twilight lo prese tra le mani e lesse il titolo: “Guerra e Pace…di…” ma il nome dell’autore era sbiadito e illeggibile.
“Dove l’hai trovato?” chiese Twilight ad Ivan.
“Me lo sto ancora chiedendo. Ero al bar a bere un caffè, quando sono andato un secondo in bagno, al mio ritorno il libro era proprio accanto al mio tovagliolo. Curioso vero?” rispose Ivan.
Twilight annuì; era molto incuriosita da quel romanzo e desiderava più di ogni altra cosa leggerlo, anche perché mai, nella sua lunga carriera di studio si era imbattuta in un romanzo di questo genere.
Aveva la rilegatura in cuoio verde, le scritte del titolo in oro, era piuttosto grande e decisamente intrigante.
Il treno entrò in una galleria e tutto nel vagone si fece buio, fino a quando non si accesero le luci e la carrozza ritornò illuminata.
Twilight allora aprì il libro e iniziò a leggere…


Guerra e Pace
Capitolo 1
Si sentì bussare più volte alla porta, tanto che rimbombò per tutta la casa.
Ci fu un attimo di silenzio in cui si sentì solo il rumore del vento che sferzava le imposte nella tempesta di neve, poi la porta si aprì.
Da dentro la casa veniva un grande calore e il vento, trovata una via di entrata, iniziò a soffiare e a riversare neve all’interno dell’abitazione.
“Oh fratello, sono così felice che tu sia tornato” esclamò Luna da dentro la casa abbracciando il fratello, imbottito di lana fino alle orecchie e vestito degli abiti più pesanti che possedeva.
Era una giovane alicorno dal manto blu scuro, come quello del padre, aveva come cutiemark una mezzaluna, due occhi verdastri e una criniera blu-violaceo.
“Sono venuto, appena ho saputo” replicò lui chiudendosi la porta alle spalle “Come sta?”
Justhought, quello era il suo nome, era invece molto diverso dalla sorella: aveva il manto rosso acceso, la criniera, simile al colore del fuoco, era folta e spettinata dal vento e aveva come cutiemark una falce che pota il grano.
Gli occhi di Luna si inondarono di lacrime, guardavano gli occhi di Justhought con una tristezza che mai aveva visto negli occhi della sorella.
“Non bene” rispose una voce con tono forte e deciso.
Justhought alzò lo sguardo e vide sua sorella maggiore, Celestia, accanto al pianoforte di famiglia che lo fissava con sguardo severo.
Era, come i fratelli, un alicorno, ma era più alta e imponente di entrambi, aveva il manto bianco, la criniera bianco-rosea, gli occhi viola e come cutiemark un sole splendente.
“Sorella, non hai una bella cera” le disse lui con un leggero tono di sfida e ironia.
“Ho vegliato mio padre per tutta la notte” rispose lei con irritazione.
Era infatti molto sciupata, aveva delle scure occhiaia violacee sotto gli occhi, stanchi e spossati e si vedeva chiaramente che non aveva chiuso occhio.
“E’ così grave?” chiese Justhought ora più serio e preoccupato
. Celestia annuì, senza mai perdere il suo atteggiamento superiore e gli rispose: “Non c’è niente da fare, potrebbe lasciarci da un momento all’altro”
Luna intanto continuava a lacrimare, osservando la scena alle loro spalle.
Justhought si irrigidì e imprecò di rabbia, calpestando di nervosismo a terra con il suo zoccolo.
“Vedo che i pegasi non si decidono a cambiare il tempo” esclamò Celestia guardando la tempesta in corso fuori la finestra.
Justhought scosse la testa e disse: “Almeno stanno mantenendo la tregua, ma se continuano così…i pony di terra senza il raccolto non sopravvivranno a queste temperature…si ribelleranno”
Lo sguardo di Celestia si fece più cupo e freddo.
“Ed è un male?”
Justhought si girò con sguardo confuso verso la sorella e chiese: “Cosa?”
“Rifletti…se la guerra continuasse, tutte e tre le razze si indebolirebbero e nessuna di loro prevarrà mai l’una sull’altra, permettendo a noi Karamazov di diventare i dominatori di Equestria” rispose Celestia, i cui occhi ora erano iniettati di ardore e spirito di guerra.
“Ma che stai dicendo? Ti senti quando parli?! Questo è delirio!” esclamò a gran voce Justhought.
“E’ solo il primo passo per la grandezza” replicò Celestia.
“Nostro padre ha speso tutta la sua vita per mantenere la pace e non ho intenzione di disonorare la sua memoria. Si parla di migliaia di vite innocenti!”
“Sacrifici necessari, se vogliamo diventare immortali”
“Se vuoi diventare immortale! Ogni momento che passa diventi sempre più folle!”
“Come mi hai chiamata? Bastardo ingrato!”
Justhought, allora, furioso, si gettò addosso alla sorella, cercando di colpirla con i suoi zoccoli.
“Perché è questo che sei, un lurido bastardo!” esclamò di nuovo Celestia levandosi di dosso il fratello con una testata.
Justhought si alzò subito e subito contrattaccò, ma tra di loro si mise in mezzo Luna, con le guance rigate di lacrime e le membra tremanti.
“Basta!” urlò lei “Non vi basta litigare ogni santo giorno? Dovete farlo anche quando nostro padre sta morendo?! Vi prego”
Celestia e Justhought si scrutarono con occhi di fuoco, poi, il fratello si allontanò dalle sorelle e andò nella stanza adiacente.
Percorse un corridoio con pareti rosse a passo deciso e rabbioso, sulle pareti erano appesi i ritratti degli antenati, i primi alicorni di Equestria, coloro che vollero riunire tutte le razze di Equestria sotto un'unica bandiera.
Due erano le famiglie di alicorni che si impegnarono in questo progetto: i Karamazov e i Loewenheim.
Ma i contrasti per il potere tra le due casate si fecero frequenti e con essi il sistema crollò, generando una guerra tra le tre diverse razze di Equestria: i pegasi, gli unicorni e i pony di terra.
La guerra continuò per decenni e con essa la battaglia per il potere tra Karamazov e Loewenheim, fino al giorno in cui Heliod Karamazov e Ferdinando Loewenheim, i capi-fazione delle famiglie, non fecero un patto, l’accordo dei fondatori, in cui si sanciva la pace tra le famiglie.
I due alicorni erano giusti, fieri e intelligenti e capirono che se la guerra si fosse prolungata nei secoli, di Equestria non sarebbe rimasto granché per cui lottare, così dopo anni di concordati e diplomazia venne sancita la tregua tra le razze.
Con la malattia di Heliod, però, le cose stavano iniziando a degenerare nuovamente e i pegasi avevano ricominciato a far nevicare, rovinando così i raccolti dei pony di terra, arrivando in un momento di grande stallo, ad un passo da una nuova guerra.
Justhought arrivò dunque alla stanza del padre morente e, dopo un lungo sospiro, aprì la porta, entrando.
Davanti a sé aveva il padre, sdraiato sul letto, in condizioni pietose e disperate: aveva la pelle e il manto tutto pallido, irriconoscibile e diverso dal suo luminoso manto blu cobalto, aveva gli occhi iniettati di sangue, ormai logori e privi della forza di un tempo, il mento e il viso coperto da una barba bianca e incolta che gli arrivava al petto e le ali, ormai raggrinzite e prive di piume che giacevano inerti ai lati del letto.
Un infarto, un colpo al cuore era bastato per affondare il più grande alicorno della storia e portarlo ad un tramonto di tristezza e squallore, sull’orlo di una guerra, come a rendere vano tutto il suo impegno per raggiungere la pace.
Justhought si avvicinò al letto del padre e gli prese lo zoccolo tra le sue zampe calde e irraggianti, capaci di infondere calore anche al più freddo dei blocchi di ghiaccio.
Il padre sembrò svegliarsi da un sogno, tossì ripetutamente, ma il suo respiro era debole e malsano; i medici erano riusciti a curarlo dall’infarto, ma la debolezza gli aveva fatto prendere la rara malattia infettiva della Timisi, incurabile patologia che assidera i polmoni facendoli deperire, per poi lasciare il malato ad una morte per soffocamento.
I suoi occhi guardavano il figlio e sembravano voler piangere, ma ormai non aveva abbastanza acqua in corpo per versare lacrime.
Justhought allora scoppiò in lacrime e appoggiò la faccia sul petto del padre che continuava a guardarlo, senza dire una parola, non aveva infatti la forza nemmeno per parlare, ma rimaneva forte e solenne, come mai nessuno sul letto di morte.
Fu allora che Heliod Karamazov alzò l’arto anteriore sinistro, con un incredibile forza, che sembrava provocargli un dolore immane.
Justhought si alzò dal suo corpo e, ancora con le lacrime agli occhi osservò la zampa del padre che indicava un quadro davanti a sé.
Era il quadro dell’accordo del pane, dove era raffigurata la stretta di mano tra Heliod e Ferdinando Loewenheim.
Justhought guardò poi il padre che con i suoi occhi penetranti lo guardava, sembrava volergli dire qualcosa.
“Pa…ce” sussurrò con un fil di voce, flebile e annegata nel dolore, il padre.
Gli occhi poi si fecero vacui, le membra si rilassarono e infine l’ultimo respiro del grande Heliod Karamazov, uscì dalla sua bocca e si perse nell’aria della stanza.
“Luna!” urlò Justhought “Luna!”
Subito la sorella minore accorse a passo spedito e non appena vide il padre morto, le ginocchia le cedettero e cadde a terra in un pianto disperato, strozzato da forti singhiozzi.
“Padre mio” disse Justhought con voce strozzata dal pianto.
Subito dopo entrò Celestia nella stanza, molto meno affannosamente di Luna, che piangeva con la testa sul pavimento.
Anche lei respirava affannosamente, ma non piangeva e nei suoi occhi si vedeva solo uno sguardo freddo, rigido come l’acciaio.
Justhought la guardò con disprezzo, come mai l’aveva guardata, mai l’aveva odiata così tanto, le divergenze del passato non contavano più, perché, negli occhi della sorella, Justhought leggeva sola la soddisfazione della dipartita di uno scomodo ostacolo, tra lei e il suo progetto di potere.
Solo dopo notò una pergamena che fluttuava davanti a lei.
“Che è?” chiese lui.
“Il testamento di mio padre” rispose Celestia “Lo appoggio qui, così, se vuoi, potrai leggerlo”
Nella sua voce c’era un tono di grande soddisfazione che fece infuriare ancora di più Justhought.
“Nostro padre è morto!” urlò lui.
“Mio padre è morto! Lui non è, né mai sarà tuo padre. Sei solo un bastardo” replicò lei e gli voltò le spalle lasciando la stanza.


Il treno uscì dalla galleria e Twilight sembrò tornare in sé da un lunghissimo sogno.
Guardava il libro, le pagine che aveva appena letto e venne colta da un tremito e da un brivido gelido lungo la schiena.
Era la storia di Equestria, ma in nessun libro che aveva studiato era raccontata così e mai princess Celestia le aveva raccontato di suo padre, di suo fratello e di una antica guerra tra le razze di Equestria.
La cosa la innervosiva, provava a riflettere, a pensare, ma ogni pensiero era confuso, ogni ricordo sembrava appannato e soprattutto, non riusciva a togliersi dalla mente lo sguardo e le parole di princess Celestia, una Celestia che non conosceva che non poteva essere l’alicorno che l’ha allevata con tanto amore.
Alzò lo sguardo e fissò oltre il finestrino, fino a quando non venne colta da una visione.
Proprio davanti a lei c’era il mare, una massa di infinito blu, che solo poche volte aveva avuto il piacere di vedere.
“Twilight” disse Ivan, chiamandola.
Twilight si girò verso il sergente in ascolto.
“Casa tua ,ora, è in mezzo al blu di quel mare” gli disse lui indicando un isola piccolissima immersa nel blu dell’oceano “Quella è Porto Criniera”
   
 
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