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Autore: DulceVoz    30/03/2015    5 recensioni
Che ne sarà di noi? Questa non è una vera e propria domanda, è piuttosto una frase vaga che si ripetono tre fratelli, da quando la loro vita è stata sconvolta da una disgrazia più grande di loro, un uragano di sofferenza che ha stravolto duramente le loro giovani esistenze. Che ne sarà di noi? Si chiede una zia amorevole, che potrebbe trovarsi costretta a vivere con loro a causa di un testamento sorprendente, il quale la vedrebbe obbligata sotto lo stesso tetto anche con il suo peggior incubo, ovvero l’uomo che si interrogherà con la medesima questione, nascondendosi dietro ad una maschera di indifferenza. Dal dolore puo’ nascere amore? E, soprattutto… l’amore puo’ aiutare a superare un dramma tale? Questo e molto altro, lo dovranno scoprire i nostri protagonisti… perché a sanare le loro profonde ferite, dovrà pensarci proprio questo potente sentimento.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angie, Diego, Leon, Pablo, Violetta
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Una notte magica. Cap.23
 
Violetta sorrise dolcemente tenendo stretta la mano di Leon, varcando la soglia del Restò Bar che, a tre settimane dall’uscita di ‘Top’, aveva finalmente riaperto. Quella sera, importantissima soprattutto per Angie, era l’inaugurazione del locale per il quale aveva tanto lottato fino a riuscire a riappropriarsene, saldando ogni debito dovuto alla temporanea gestione di Beto e, per questo motivo, amici, parenti e conoscenti si erano uniti a lei per festeggiare quella sua vera e propria rivincita. “- Caspita, è esattamente tutto come prima… mi era mancato tanto!” Esclamò allegramente la Castillo, vedendo annuire l’altro che fece oscillare le loro mani, intrecciate. “- Sarà una splendida serata, ne sono sicuro.” Sentenziò il La Fontaine, guardandosi intorno ammirato: la sala era già affollata di adulti e ragazzi e tutto sembrava essere stato sistemato nei minimi dettagli. Si sedette ad un tavolino un po’ in disparte, facendo però prima accomodare la giovane, spostandole la sedia da vero gentiluomo. Era ormai da tempo che si frequentavano, che stavano insieme e non poteva stare meglio: da quel bacio allo stadio non faceva altro che trascorrere ore a parlare con la sua fidanzata, al telefono, a messaggiare, a fare passeggiate… insomma, erano diventati una coppia a tutti gli effetti e la cosa gli piaceva molto. Violetta, dal canto suo, non poteva essere più felice: quel ragazzo era dolce, simpatico e allegro… e poi bello, tanto da far mozzare il fiato… credeva di star vivendo in un sogno da cui, di certo, non avrebbe voluto svegliarsi. “- Sono contenta di stare con te…” Balbettò d’un tratto la ragazza, abbassando gli occhi intimidita dalla sua stessa improvvisa affermazione, sentendo il cuore cominciare ad accelerare i suoi battiti. Leon, con uno splendido sorriso che, di colpo, gli si disegnò sul volto al solo sentire quelle parole, poggiò delicatamente una mano su quella di lei, distesa lungo il tavolo, facendole alzare lo sguardo lentamente. “- Ti amo, Vilu…” Sussurrò, puntando i suoi grandi occhi verdi e profondi in quelli castani e teneri della giovane, la quale, a quella dichiarazione, avvampò: qualche volta, negli sms, le aveva scritto quelle tre semplici parole… ma era la prima volta che gliele diceva così, in faccia e con una semplicità disarmante. “- Anch’io…” Mormorò la ragazza, incatenata al suo sguardo, senza riuscire a staccarsi da quel contatto visivo, letteralmente rapita da lui e da quegli smeraldi dolci che le infondevano una sicurezza unica. “- Anche tu, cosa?” Ridacchiò il castano, incrociando le braccia al petto e fingendosi interessato ad una risposta che conosceva, ma che desiderava sentir provenire completa dalle sue labbra. “- Anch’io ti amo, Leon.” Sentenziò la Castillo, scandendo bene ogni parola, osservandolo annuire soddisfatto. “- Molto meglio così…” Concluse divertito, mentre ancora si perdeva in quel castano che caratterizzava i suoi occhi da cerbiatta.
“Ti ho già detto che sei la ragazza più bella del mondo?” Mormorò d’un tratto il ragazzo, serissimo, vedendola mordersi, a disagio, il labbro inferiore. “Almeno un migliaio di volte solo da quando siamo usciti di casa…!” Sorrise in imbarazzo la figlia di German, osservando l’espressione di Leon alquanto compiaciuta, mentre continuava a fissarla senza sosta. “Beh… non è mai abbastanza. Sei incantevole, mia piccola Vilu, sappilo.” Sussurrò lui, osservando le guance della fidanzata tingersi a poco a poco di rosso: adorava quando il suo volto assumeva quel colorito, era tenero poter osservare come, a renderla così tesa ma felice, fosse l’effetto che aveva su di lei. “Anche tu non sei niente male, La Fontaine!” Ridacchiò la ragazza, cercando di distrarsi e sperando di non aver assunto troppo la tonalità di un pomodoro maturo per le parole del giovane, per quanto avvertisse il volto abbastanza accaldato.
“- Buonasera!” Vicino a loro, dopo un po’, giunsero Seba e Camilla, il giovane stretto alla sua ragazza tenendole la vita con un braccio e lei, allegra, subito si incantò, invece, ad ammirare la nuova coppia formatasi. “- Ehi! Ci siamo persi qualcosa?!” Sbottò prontamente la rossa, fissando prima intensamente Violetta per poi passare il suo sguardo furbetto ad analizzare il leader della band del suo ragazzo. “- Ma smettila! Te l’ho già raccontato!” Sbottò la mora, fingendosi infastidita, alludendo a quando, una mattina, aveva raccontato dopo scuola alle due migliori amiche che avesse baciato Leon e che, tra loro, andasse a gonfie vele. “- Beh, farvelo ammettere così è molto più divertente, però!” Si lagnò la Torres, facendo scoppiare a ridere il suo batterista. “- Amore, lasciamo stare i piccioncini e andiamo a prenderci qualcosa, che ne dici?” Da quella frase, era chiaro che anche La Fontaine avesse parlato al suo amico della relazione appena nata con la Castillo… tanto che, per giustificarsi, sollevò le spalle osservando Violetta che sorrise dolcemente. “- E’ aggiornatissimo come Cami, vedo…” Lo schernì la giovane, vedendolo annuire con noncuranza. “- E allora? Il nostro amore è così bello che mi sento in dovere di gridarlo ai quattro venti…” Ribatté Leon, con tono fiero e sguardo fisso su di lei. “- …E poi, mi pare che anche a te non sia dispiaciuto raccontare di noi alle tue amiche!” Sentenziò ancora il giovane, facendola sorridere contenta, alzando le braccia in segno di resa. “- No, no, infatti! Siamo pari, La Fontaine! Però adesso fa’ il gentiluomo… va’ a prendere due frullati e muffins, forza!” Gli ordinò lei, vedendolo sbuffare scherzosamente, per poi alzarsi controvoglia ma divertito. “- Pesca per me, grazie! E non mangiare i dolcetti strada facendo!” Aggiunse la sorella di Diego, ammiccando scherzosamente. “- Resisterò… ma prima…” Il ragazzo, aggirando il tavolino e facendo qualche passo verso di lei, si chinò e le depositò un dolce bacio a fior di labbra, lasciandola stupita per l’intraprendenza ma felice. Il suo principe azzurro perfetto, finalmente, si avviò verso il bancone dietro al quale vi era un’indaffaratissima Libi, affiancata da Olga, che faceva avanti e indietro dalla cucina per quella movimentata serata.
 
 
“- Si sono baciati! Pur sapendo che c’è tutta questa gente… si sono baciati comunque!” Diego, piccato, era appena entrato nel locale con una taciturna Francesca. La giovane e il figlio maggiore dei Castillo avevano fatto pace subito dopo che lei aveva parlato con sua madre… si erano riavvicinati, sempre come amici, la sorella di Leon lo aveva cercato senza mai parlargli di ciò che fosse accaduto nel minimarket di suo padre ma solo scusandosi per la sua esagerata reazione d’ira, ottenendo anche le sue scuse per il gesto. Ora però, non poteva fare a meno di pensare che il suo gemello fosse davvero fortunato: con Violetta aveva presto messo le cose in chiaro… lei non aveva avuto quel privilegio. Non aveva capito di preciso cosa ci fosse con il fratello dell’amica, non sapeva cosa provasse nei suoi confronti… ok, lui le aveva detto che lei gli piacesse, si erano baciati… e poi? Solo amici. Ancora. Aveva voluto, di comune accordo con Diego, andarci piano in quella relazione, in fondo era il suo primo ragazzo… o meglio, non sapeva nemmeno se lo fosse davvero e quella confusione in cui si trovava non le piaceva per nulla. “- Loro stanno insieme, ormai è chiaro… dunque è normale che si bacino… non esserne geloso!” Esclamò la bruna, sorridendo in direzione dell’amica e del fratello, per poi ritornare a fissare il giovane, sotto lo sguardo perplesso di suo padre che, nel vederli entrare insieme al Restò Bar per poco non si strozzò con l’ennesimo dolcetto alla crema tra le dozzine che Angie aveva preparato per l’occasione. Francesca nemmeno si accorse di Matias e della madre che tentava di staccare l’uomo dal buffet allestito sul bancone e di distrarlo, allo stesso tempo, dallo sguardo fisso che teneva sulla figlia accompagnata dal giovane. “- Non sono geloso, comunque…” Borbottò Castillo, incrociando le braccia al petto e piazzandosi con la schiena alla parete di fronte al tavolino a cui si era appena riseduto Leon che continuava a fare gli occhi dolci a Violetta… ok, accettava che l’amico si fidanzasse con la sorella, aveva capito avesse buone intenzioni… ma un po’ fastidio glielo dava comunque, non poteva farci nulla e sapeva che, almeno all’inizio, sarebbe stato così. “- Ci tieni a lei e vuoi che sia felice… è normale che un pochino ti infastidisca… ma mio fratello ha intenzioni serie, dunque non hai nulla da temere.” Commentò la giovane, indicando poi i due con un cenno del capo. “- Guardali…” Aggiunse con un sorriso tenero. “- Sono innamorati e se lo stanno dimostrando in tutti i modi, basta vedere come si fissano…” Concluse, alludendo palesemente a ciò che provava per Diego: anche lei pensava seriamente di amarlo… ma lui? Cosa sentiva davvero per lei? Castillo annuì, seppure un po’ teso e provò a sciogliersi a sua volta da quel nervosismo che gli portava a tenere la mascella contratta. “- Vado a prendere qualcosa da mangiare...” Sorrise più rilassato il ragazzo, allontanandosi verso il bancone e osservandola annuire di fretta: un lampo di genio le attraversò la mente: ecco cosa doveva fare! Avanzando tra la folla individuò Camilla, seduta sulle gambe di Seba su una poltroncina in un angolo della sala e, pur dispiacendosi di doverli disturbare, si avvicinò ai due. “- Torres, in piedi! Devo chiederti un favore enorme!” Sbottò, scuotendola per una spalla e vedendola voltarsi appena, controvoglia. “- Sono impegnata…” Soffiò maliziosamente all’orecchio di Seba che ghignò felice, non sortendo però alcun effetto sull’amica la quale, incurante, se la trascinò a forza in un angolo, facendola sbuffare sonoramente. “- Ti ruberò solo un secondo! Devo capire Diego cosa voglia davvero… e tu, mi aiuterai!” Sentenziò decisa, una volta che la rossa fu con le spalle al muro, accigliandola. “- E io che c’entro?” Francesca, freneticamente, afferrò un tovagliolo stropicciato dalla tasca e estrasse una penna dalla sua mini borsetta rossa, appoggiandosi alla parete dov’era l’amica e scrivendo un messaggio. “- Mi farai da Mercurio, il messaggero degli dei!” Ammiccò la bruna, facendo sgranare gli occhi all’altra. “- Spero non sia troppo impegnativo… ma pur di vederti uscire come fidanzata di Castillo… questo e altro!” Esclamò improvvisamente entusiasta l’altra, mentre la figlia di Matias gli consegnava quel piccolo foglietto che ripiegò in quattro parti. “- Dai questo a Diego… e avverti mia madre: dille che sono a fare una passeggiata con Castillo e tornerò a casa con lui… ma bada bene che mio padre non sappia nulla!” Ordinò la La Fontaine serissima. “- …Tutto chiaro?” Chiese poi, facendo annuire la Torres che, per prenderla in giro, si mise sull’attenti come una soldatessa. “- Signorsì, signora!” Esclamò la giovane, allontanandosi per iniziare la sua missione, determinata come non mai, mentre Francesca, facendosi largo tra la gente che pareva essere aumentata nel locale, si avvicinò all’uscita per raggiungere la sua meta.
 
 
“- Sono fiero di lei, signorina Saramego… si è rimessa in sesto prontamente e perfettamente!” Gregorio Casal, invitato dalla stessa Angie all’inaugurazione, le strinse la mano calorosamente, mentre anche Priscilla Ferro si avvicinò a lei e Pablo, indaffarati dietro al bancone per aiutare Olga, Libi e Beto il quale, mortificato, era subito stato perdonato dalla sorella di Esmeralda. La donna, alla fine, un po’ si sentiva colpevole anche lei di tutto ciò che era accaduto: in fondo, non avrebbe mai dovuto affidare il suo amato locale in mani così inesperte. Angie, dopo mille ripensamenti, aveva deciso di raccontare all’assistente sociale del fallimento del bar, poi rimesso in sesto con tanta fatica, convinta che comunque da altre fonti sarebbe potuto venirne a conoscenza. “- E anche io lo sono! ‘Top’ questo mese è già esaurito in quasi tutte le edicole della città! Un successone!” Asserì la direttrice del giornale, intromettendosi nella discussione, soddisfattissima. “- Ah, a proposito… foto strepitose e modella da favola! Congratulazioni a tutti e due e a lei, Priscilla!” Commentò allegramente Casal, rendendo tutti felicissimi per quei complimenti, in primis la madre di Ludmilla. “- Io non vorrei disturbare, ma… credo dovremmo andare a prendere altre bibite nel magazzino…” D’un tratto, Pablo, rivolgendosi alla Saramego, inventò quella bugia, facendola annuire di fretta per poi scusarsi con i suoi ospiti per quel forzato allontanamento: aveva capito benissimo cosa volesse Galindo e lo assecondò, guidandolo fino ad una piccola stanzetta accanto a cui si accedeva dal retro del bancone. Ormai stavano insieme in segreto e doveva ammettere che non pensava sarebbe stato così difficile nascondere quel sentimento così forte, che provava per il fotografo, agli occhi di tutto il resto del mondo. Accese la luce e osservò l’uomo chiudere a chiave la porta, per poi fissarla intensamente. “- Mi sei mancata da morire…” Le sussurrò, attirandola a sé per i fianchi e depositandole un dolce bacio sulle labbra, indietreggiando fino a sbattere nel muro dietro di sé. “- Non è facile stare lontani…” Mormorò la bionda, prendendogli il volto tra le mani per baciarlo ancora, sentendo le mani dell’uomo correrle giù per la schiena con passione, fino a quando non le infilò sotto la sua camicetta, facendole sgranare improvvisamente gli occhi e staccarsi di colpo da lui. “- Ehi tu! Non qui… non… non… non adesso!” Balbettò Angie paonazza, puntandogli un indice al petto e facendolo annuire mestamente, tuttavia divertito. “- Chiedo perdono, signorina… ma che colpa ne ho io se lei è irresistibile…?” Le soffiò all’orecchio con voce calda, facendola sogghignare di gusto, per poi farle prendere l’iniziativa di depositargli un rovente bacio sul collo, appena sotto al lobo. “- Dovrai aspettare…” Gli sussurrò semplicemente all’orecchio, ritornando a sentirsi catturata da quegli occhi neri come la pece che tanto amava: un attimo dopo si era di nuovo fiondata sulle sue labbra con un trasporto ancora maggiore, giocando con i suoi capelli corvini, mentre lui le teneva nuovamente i fianchi, quasi come per non volerla lasciare andare. “- Ti amo… anch’io sono tanto fiero di te.” Le disse dolcemente il bruno incollando la sua fronte a quella della donna, alludendo al fatto che fosse riuscita di nuovo a riaprire il locale, luogo troppo importante per lei e per il quale, seppure inizialmente pareva essersi arresa, alla fine, aveva combattuto con le unghie e con i denti. “- E’ merito tuo… se non avessi parlato a Priscilla di me, ora non saremmo qui.” Ribatté la bionda, ripulendogli con la mano il rossetto che gli aveva lasciato sul viso e sul collo, sotto lo sguardo ammaliato di lui che seguiva attento ogni suo minimo movimento come incantato. “- Andiamo o si insospettiranno…” Esclamò poi per non dargli il tempo di ribattere, prendendogli una mano e fermandosi a fissarlo ancora, prima di aprire la porta: non dissero altro ma quello scambio di sguardi parlò al posto loro, esprimendo quell’enorme amore sbocciato da poco ma che, ancora, erano costretti a reprimere davanti a chiunque. “- E se restassimo ancora un po’ qui? Dai, a casa non mi guardi nemmeno per evitare di farci beccare…” Si lagnò lui, vedendola annuire: era vero, in effetti. Quell’amore clandestino era sempre più un sacrificio ma pur di stare con Pablo sarebbe stata contenta anche in quel modo, continuando a nascondersi fino ad aspettare il momento giusto per poi poterlo vivere, tranquillamente, alla luce del sole. “- Lo so è che se… se solo ti guardo io… io non capisco più nulla e così mi farei scoprire subito!” Si giustificò lei, cominciando ad agitarsi in preda all’ansia al solo pensiero che i nipoti potessero venire a sapere tutto, improvvisamente. “- Ah, ho tutto questo potere su di te, quindi? Wow…” Ammiccò furbamente Galindo, osservandola essere sempre più nervosa, prendersi a mordere il labbro inferiore, palesemente a disagio. “- Ok, calma. Andrà tutto bene, amore mio… vedrai.” La rassicurò serio, attirandola a sé per abbracciarla, lasciandola per qualche secondo stretta tra le sue braccia, tranquillizzandola di colpo. “- Mi hai chiamato… ‘amore mio’… mi fa ancora un certo effetto!” Esclamò sorridendo lei, accarezzandogli una guancia teneramente, sollevando lo sguardo, ammirata. “- E’ così. Tu sei il mio amore, solo mio… e voglio ricordartelo sempre, cosicché tu non abbia mai dubbi su ciò che sento, amore mio.” Ribadì lui, sottolineando con la voce quel dolce nomignolo. “- A me va benissimo, amore mio.” Lo schernì un po’ lei, depositandogli ancora un altro bacio, stavolta a fior di labbra e più delicato. “- Basta smancerie! Andiamo, ora…” Esclamò ridendo lei, indicandogli una confezione di aranciate in un angolo, per rendere almeno credibile il fatto che se ne fossero restati, da soli, almeno venti minuti sul retro, consci del fatto che, per la confusione che c’era al Restò Bar, nessuno avrebbe fatto neppure caso alla loro assenza.
 
 
Francesca camminava sulla cima del faro come un’anima in pena, mentre un lieve venticello le sferzava il volto preoccupato. Diego si sarebbe presentato a quell’appuntamento o si sarebbe intrattenuto all’inaugurazione? Scosse il capo, non poteva lasciarla lì, da sola… aveva preparato tutto per un picnic in cima a quella torre, cosa che le era costata una corsa prima a casa per prendere alcune cose necessarie a ciò che voleva organizzare ed ora era lì, camminando avanti e indietro, sperando di vederlo presto salire lì sopra. Si chinò per l’ennesima volta a sistemare dei tovaglioli che erano svolazzati via dalla tovaglia che aveva disteso al suolo, per poi tornare a fissare l’orologio: le 22:00. E di Diego nessuna traccia. Ok, sul bigliettino gli aveva scritto di raggiungerla esattamente a quell’ora, doveva lasciargli un minimo di lasso temporale per raggiungere il faro a piedi dal Restò Bar, no? Scosse il capo per allontanare quell’ansia e si affacciò: aveva saputo da Violetta quanto quel posto fosse importante per il ragazzo e, avendo convinto per almeno mezz’ora Cardozo a farla salire, ora attendeva solo lui. Si sentiva bene con Diego e sapeva che anche per lui fosse lo stesso ma c’era dell’altro o sentiva solo quel senso di serenità temporanea insieme a lei? Ok, quella strofa che aveva ascoltato nel suo garage parlava di un amore nato dal dolore e lui le aveva fatto intendere di non essere a suo agio nell’esprimere i suoi sentimenti… ma se provava davvero qualcosa, allora perché la trattava ancora come un’ amica dopo che si erano baciati, dopo che le aveva parlato, dopo aver suonato quella misteriosa canzone? Era stata una stupida, non avrebbe dovuto chiedergli di raggiungerla, in fondo lui le aveva detto di volerci andare piano, anche lei lo voleva… ma se per lui il rallentare i tempi significava tornare ad essere solo amici, cosa voleva veramente? “- Francesca!” Troppo presa dai suoi ragionamenti sempre più contorti, la La Fontaine non si era neppure accorta che Diego fosse arrivato di fronte a lei e studiasse con aria confusa quel piccolo buffet allestito da lei stessa. “- Scusami io… forse non avrei dovuto farti venire qui…” Balbettò a disagio la mora, mordendosi nervosamente un labbro e facendo oscillare il suo peso da una gamba all’altra, a disagio. “- A me fa piacere essere con te… e poi questo posto significa tanto per me…” Ribatté Castillo, sedendosi sulla tovaglia a terra e vedendola fare lo stesso, tesissima. “- Lo so…” Si limitò a dire, poggiando una mano sulla sua dolcemente. “- Perché sei corsa via dal locale per venire qui? Insomma… è stata una bella sorpresa, non fraintendermi… ma sono sicuro che c’è dell’altro…” Aggiunse subito il fratello di Violetta, sorridendole con aria furba… insomma, non sapeva cosa aspettarsi di preciso ma il solo fatto che Francesca fosse accanto a lui lo faceva sentire di colpo bene. “- Volevo parlarti e… al Restò Bar con quella confusione era un po’ difficile. ” La ragazza di colpo ritornò seria e il sorriso che le si era increspato sulle labbra al solo vedere Diego, scomparve: ora o mai più… doveva affrontarlo e l’avrebbe fatto. “- Un muffin?” Gli sorrise per allentare la tensione, estraendone uno da un cestino e passandoglielo nervosamente, rischiando di farlo cadere. “- C’è qualcosa che non va? Ho detto o fatto qualcosa di male?” Iniziò però il moro, preoccupato, appoggiando il dolcetto davanti a sé. Ci mancava solo quella, ci mancava solo che, per chissà quale motivo, avrebbe rovinato la sua splendida relazione con Francesca. “- No, no… è che… io vorrei capire di più su noi due.” Balbettò, ormai paonazza, la giovane, osservandolo accigliarsi, forse anche più confuso di lei. “- Fran, è solo questo?” Chiese, preoccupatissimo. “- Ti sembra poco, Diego?” Ribatté la ragazza, incrociando le braccia al petto, tesissima. “No, affatto ma… ecco, pensavo l’avessi capito…” Disse semplicemente lui, grattandosi nervosamente la nuca, non sapendo seriamente cosa aggiungere… da quando era così impacciato con le ragazze? “- Se sei qui è proprio perché non credo di averlo capito… insomma, prima mi baci, poi dici che ti piaccio ma di andarci piano e poi ritorniamo ad essere semplicemente amici, io… sul serio, non saprei di preciso cosa pensare.” Concluse la figlia di Matias, sperando di non avergli messo troppa pressione: in fondo di tempo dal loro bacio ne era passato e lei meritava una valida risposta a quelle sue domande. “- Io… io ti amo, Diego. E voglio sapere se per te è lo stesso.” Sussurrò appena Francesca, specchiandosi nei suoi occhi verdi, per poi abbassare il viso, intimidita dalle sue stesse parole. “- …Se però ci hai ripensato e devi dirmi che non è lo stesso, tranquillo… potremmo comunque restare amici e…” “- E’ lo stesso, Fran.” La interruppe lui e quelle quattro semplici parole le fecero sgranare gli occhi di colpo, felice. “- Ti amo anch’io, e voglio stare con te… più chiaro ora?” Le sussurrò ad un centimetro dal suo collo, facendola avvampare: il fiato caldo di Diego pensò seriamente l’avrebbe fatta sragionare, e poi c’era la sua voce… l’amava dannatamente, avrebbe voluto ascoltarlo parlare per tutta la sua vita: il ragazzo le spostò una ciocca bruna dietro l’orecchio, per poi, teneramente, depositarle un bacio sotto al lobo. Francesca credé d’impazzire a quel semplice contatto e il ragazzo, a sua volta, fece fatica a staccarsi da lei, dalla sua pelle candida, dal suo profumo: quella giovane era perfetta, dolce, tenera e bramava di stringerla a sé, di baciarla ancora e ancora in quella notte così speciale. Alla fine ce l’aveva fatta, le aveva detto quel “ti amo” che lei tanto desiderava e doveva ammettere che, sentirselo dire, era stato altrettanto magico. Senza quasi rendersene conto, Diego dal collo della giovane era passato alle sue labbra, quelle labbra sottili che tanto adorava veder muoversi quando sorrideva, parlava o lo consigliava… erano dolci, sapevano di fragola, probabilmente il suo lucidalabbra e, attirandola a sé prendendole il volto tra le mani, le sfiorò prima delicatamente, poi con sempre più trasporto, venendo seguito da lei che, tremante e con il cuore a mille, imitava i suoi movimenti, sperando di non fare alcun errore, rendendo quel gesto ancor più travolgente e passionale. Cosa diamine stava facendo? Il ragazzo si riscosse e, rendendosi conto che se avesse continuato a baciarla non si sarebbe potuto fermare, si allontanò di colpo. “- Che hai?” Gli domandò balbettando la bruna, tentando di riprendere fiato e forza per parlare, dopo essere stata travolta da un turbinio di emozioni come mai in vita sua: il primo bacio, quello sull’erba, era differente da quello che si erano appena scambiati e immaginò già di essere violacea in viso per quella sensazione incredibile che aveva provato. “- Non sei pronta…” Mormorò categorico, facendo passare il suo sguardo dal telo a scacchi bianchi e rossi alla giovane. “- Non capisco… chi… chi ti dice che io non lo sia…?” Chiese lei, comprendendo appieno cosa intendesse Castillo e perché si fosse fermato: senza pensarci due volte decise che era stanca, che fosse arrivato il momento di fargli capire che non fosse una ragazzina e che, per quanto avesse una paura  enorme, era pronta a fare quel passo insieme a lui, a stare completamente insieme alla persona che amava. Non desiderava altro. Senza dargli alcuna spiegazione, Francesca, mani tremanti e sguardo basso, gli tolse la giacca di pelle e la lasciò per terra, poco distante dalla tovaglia e, sconvolgendolo, lo baciò con passione, prendendogli il volto tra le mani e fissandolo intensamente: panico e desiderio, era terrorizzata ma voleva stare con lui in tutti i sensi… cosa le stava prendendo? “- Vuoi dimostrarmi che sei pronta facendo l’intraprendente?” Sbottò lui divertito, tra un bacio e l’altro, facendola sogghignare. Non sapeva di preciso da dove venisse fuori tutto quel coraggio… e infatti tremava e Diego dovette accorgersene, perché la fissava, come se sapesse che quella forza improvvisa fosse dovuta solo alla voglia di apparire sicura di sé. “- Ok, non sono così intraprendente e non so perché abbia deciso di iniziare ora ad esserlo… tra l’altro sono alquanto impacciata anche, ma… credimi se ti dico che sono pronta. Sono pronta a fare l’amore con te, Diego Castillo.” Sorrise lei, con una determinazione nello sguardo che lasciò di stucco il ragazzo il quale, lentamente si stese sulla tovaglia, facendola adagiare piano su di lui. “- Sei sicura, Fran? Guarda che è un passo importante e…” “- …E voglio farlo. Con te.”. Concluse con un mormorio la ragazza, per poi lasciarsi andare ad un altro bacio appassionato in cui, quella volta, fu Diego a coinvolgerla: le mani del giovane cominciarono a vagare sulla sua schiena, cercando la cerniera dell’abitino leggero di lei e sentì i brividi ad ogni leggiadro tocco di Francesca che, a sua volta, aveva iniziato, con mani tremanti, a sbottonargli la camicia, depositandogli di tanto in tanto un bacio sul petto. Ormai gli indumenti erano diventati decisamente un intralcio troppo fastidioso e, a mano a mano, cominciarono a volare via, mentre loro si avvolsero in quell’enorme telo, invertendo più volte le posizioni e rotolandosi appassionatamente sopra ad esso. Fu una notte magica, per entrambi: Francesca provò emozioni mai sentite prima d’allora, forti, potenti, inarrestabili… stava dannatamente bene con il suo Diego e lui, a sua volta, si accorse, ancor di più, di avvertire sentimenti fortissimi per quello scricciolo che stringeva tra le braccia tanto che un istinto di proteggerla gli sorse spontaneo: lei era sua, sua e di nessun altro e sarebbe stato per sempre così. I ragazzi, sotto ad un cielo pezzato di stelle e una luna piena alta nel cielo che sembrava essere ad un passo da loro, vissero finalmente quel loro amore, tra carezze, baci e dolci parole sussurrate all’orecchio, insieme al suono dell’infrangersi di alcune piccole onde sulla scogliera che gli fecero da colonna sonora.
“- Ti amo, mia piccola salvatrice… mi dispiace averti fatto credere che non fosse così… sono un cretino, lo so!” Diego la fece distendere con il capo sul suo petto e le depositò un bacio tra i capelli, ispirando a pieni polmoni quel profumo di vaniglia che lo faceva impazzire. “- Mia piccola salvatrice?” Sorrise lei, sollevando lo sguardo e specchiandosi nel verde intenso che caratterizzava quello di lui. “- Forse non lo sei?” Le chiese, vedendola accigliarsi. “- In effetti non so perché proprio tu lo sia stata… ma è evidente che senza di te sarei stato perso… e lo sarei ancora adesso.” Commentò, mentre lei riabbassò gli occhi, colpita da quelle parole. “- Voglio stare con te, Fran. Ho bisogno di te e… sono innamorato come mai in vita mia.” Le sussurrò, sentendosi lasciare un caldo bacio sul petto che gli riscaldò l’anima. “- …Si nota ancora che non sono bravo con questi argomenti sdolcinati, eh?” Ridacchiò, facendole risollevare il volto. “- Sei perfetto… e sei anche bravo con le dichiarazioni, fidati!” Esclamò lei, allegramente, abbracciandolo più forte, sentendo lui rafforzare la stretta intorno alla sua schiena. Erano felici e insieme… potevano chiedere di meglio? La notte ormai era calata e il profumo di salsedine era sempre più intenso ad accompagnarli in quel magico momento che, mai e poi mai, avrebbero dimenticato nella loro intera vita.
 
 
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Hola! :)
Spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto! :)
Allora… Diecesca! Aw! Che dolciosi sul faro! :3 (_Trilly_, emh… Tutto bene? xD)
In questo ventitré inoltre, abbiamo la scena Leonettosa al tavolino (*___*), accenni SebaxCamilla e i Pangie nel retro del locale della Saramego… Frefref *___* Hay amór en el aire… un po’ per tutti, insomma! :3 E, di conseguenza, tanti scleri per noi! :3 Il Restò Bar ha riaperto e le coppie festeggiano felici! Olé! :3 Grazie a tutti e alla prossima! Ciao! :) DulceVoz. :)
  
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