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Autore: Dian87    30/03/2015    0 recensioni
Alla veglia del giorno della battaglia finale, un assassinio sconvolge gli equilibri e qualcuno dovrà fare chiarezza nel proprio cuore.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole si levò su un cielo silenzioso ed oscurato dalle nubi.
Tutti i popoli del campo di Glen erano sull'attenti in silenzio mentre la barella su cui giaceva il comandante sfilava per un ultimo saluto, coperta da un lenzuolo, e a mano a mano che passava di zona in zona, i barellieri del nuovo settore la prendevano in custodia da quelli precedenti, che li seguivano assieme al resto delle genti per formare il corteo.
Poco fuori dal campo, era stata allestita una pira e davanti a questa si trovavano tre persone.
Il più alto dei tre era Mael, che indossava un'armatura di metallo e circondava con il braccio le spalle della più bassa, Bleuenn, la quale non aveva nemmeno avuto la forza di togliersi l'armatura: il massimo che era riuscita a fare dopo gli eventi di quella notte era stato togliersi il camaglio ed i suoi capelli biondi erano lasciati liberi. La terza figura era un uomo dai capelli argentati che vestiva una semplice tunica marrone con un giustacuore di cuoio su cui risaltava il simbolo di un cerchio bianco diviso a metà da una linea verticale.
La barella venne adagiata sulla pira ed il vecchio iniziò a salmodiare in un’antica lingua che ben pochi erano in grado di capire eccetto per i nomi delle divinità interpellate, che erano in grado di riconoscere: Houlos, il dio del sole verso il quale si sarebbe innalzata l’anima di Glen; Odros, il patrono degli eroi perché colui che aveva avuto la forza di opporsi all’impero non poteva che essere un eroe; Ryla, che l’avrebbe accompagnato lungo i campi dei defunti prima di tornare a volgere il suo sguardo verso di loro.
«Dèi benevoli,» il sacerdote iniziò a parlare nella lingua comune. «Avete guidato il nostro comandante Glen per le battaglie della vita e della libertà. Possa la sua vita essere un esempio per noi e possa darci la forza di completare il suo sogno.»
L’uomo portò lo sguardo su Mael e gli fece un cenno col capo. L’uomo lasciò le spalle di Bleuenn e avanzò di qualche passo.
«Mio fratello aveva un sogno.» iniziò, mentre il vento si alzava ad accarezzargli i capelli castano scuro. «Sognava che l’impero non interferisse più nelle nostre vite, che ogni regno potesse gestirsi da solo. Aveva iniziato come un semplice soldato della milizia,» abbassò lo sguardo e poi lo alzò di nuovo. «Ed infine eccoci qui, gli uomini liberi della Foresta delle Rune che mai si erano piegati all’impero ora sono nostri amici; i maghi di Ellon che prima erano rinchiusi nella Torre d’Avorio sono liberi di lottare al nostro fianco; le genti di Barad Riasa ci donarono le armi e ora possiamo confidare nel loro aiuto; e, infine, i nostri compatrioti delle città di Briarwall che per prime insorsero. Mio fratello aveva un sogno, non lasciamolo morire con lui.»
Un attimo di pausa aleggiò sull’intero campo, mentre Mael sembrava scrutarli uno ad uno.
«Per i nostri figli!» gridò Mael.
«PER I NOSTRI FIGLI!» fu la pronta risposta del pubblico.
«Per le nostre vite!»
«PER LE NOSTRE VITE!»
«Per la libertà!»
«PER LA LIBERTÀ!»
«Andiamo a fargliela pagare!» terminò Mael, alzando la spada al cielo.
Bleuenn si voltò, andando a prendere una fiaccola e l’avvicinò alla legna.
«Lunga è la strada,
Dolce è la via,
Che porta ai campi dorati…» iniziò a cantare.
Il fuoco iniziò ad attecchire alla pira, con qualche esile fiammella.
«Non aver paura,
La notte fine avrà.» il coro di risposta la colse di sprovvista.
«Lo zaino è pronto,
Ti aspettan già
Gli eroi passati e chi verrà.» continuò con la seconda strofa della lenta melodia.
«Non aver paura,
La notte fine avrà.» il coro ricordava agli abitanti di Barad Riasa la risacca del mare per il suo ritmo lento e cantilenante
«Lascia la mia mano,
Sali nel vento
E la favilla con te verrà.»
Ormai le fiamme avevano attecchito bene alla legna, avvolgendo il cadavere di Glen, e avevano iniziato a levarsi verso il cielo. Bleuenn infisse nuovamente la torcia nel morbido suolo e indietreggiò, andando ad appoggiarsi su Mael, mentre le lacrime le solcavano il viso. Udì le persone ripetere le parole del ritornello e sentì il braccio di Mael circondarle di nuovo le spalle, ormai erano soli.

«La prima truppa a schierare saranno gli uomini liberi, due terzi della cavalleria di Barad Riasa si troverà al loro fianco sinistro, mentre il restante terzo prenderà la collina.» Mael dispose i segnalini indicanti le truppe sulla mappa del pianoro dove si sarebbe combattuta la battaglia. «I fanti staranno in seconda linea, in modo da attutire l’impatto di un’eventuale ala d’incursione nemica.»
L’uomo si accarezzò il pizzetto castano, poi sollevò lo sguardo verso i cinque che si trovavano attorno al tavolo: il gigante dei popoli liberi, addobbato di pelli, era alto più di una spanna di tutti gli altri, il primo incantatore della Torre era un individuo esile vestito di paramenti rossi, il primum della cavalleria di Barad Riasa vestito di abiti multicolore sotto all’armatura completa e Bleuenn che aveva infilato nuovamente cuffia e camaglio.
«I maghi staranno all’interno del quadrato formato dai fanti e useranno tutto quello che possono sui nemici, la parola d’ordine è nessuna tregua.» terminò Mael.
«Noi saremo disposti in tre reparti, non appena il primo avrà terminato le proprie energie, il secondo interverrà e così il terzo.» il primo incantatore spinse una lunga ciocca di capelli argentei dietro alla schiena. «Bleuenn, quando vi darò il segnale sarete in grado di far creare un corridoio ai vostri uomini?»
La donna scosse il capo. «Non sarà un problema, primo incantatore, vedete solo di non arrostirci.»
«Aspetteremo il segnale… poi non fatevi lasciare indietro.» commentò il gigante dei popoli liberi con un sorriso che gli solcava il viso segnato da una cicatrice verticale, passando una mano nei corti capelli rossicci.
«Signori, uccidetene quanti più possibile.» disse il primum della cavalleria, con un allegro sorriso in viso quasi andasse verso una festa.
I cinque comandanti annuirono e solo Mael e Bleuenn rimasero attorno al tavolo mentre gli altri si diressero verso i loro campi. Mael fece il giro del tavolo e abbracciò Bleuenn, appoggiando il mento sulla sua guancia e restando silenzioso un attimo. Anche la donna ricambiò il gesto, restando in silenzio.
«Non metterti in pericolo, Bleuenn… sai che Glen non te lo permetterebbe mai.» mormorò l’uomo.
Lei soltanto annuì, non riuscendo a dir altro, ma poco dopo si sciolse da quella stretta.
«Siamo in guerra,» rispose, tentando di sorridergli. «Facciamo vedere ai quei draghi di che pasta siamo fatti.» poi fece una pausa, abbassando lo sguardo. «È meglio che vada ad organizzare i miei uomini, ci vediamo sul campo di battaglia.»
Mael annuì e rimase lì, ad osservare la mappa del campo di battaglia: sarebbe stato una carneficina.

Il sole era ormai alto nel cielo e i due eserciti erano finalmente schierati.
Una sola collina dominava il villaggio e lì si era svolta la prima battaglia per il dominio dell’altura. Era costata molte vite, ma la cavalleria di Barad Riasa aveva sbaragliato gli arcieri nemici e si era messa a protezione dei propri. Mael teneva alto lo stendardo dell’esercito, stando in prima linea accanto agli uomini liberi: sullo sfondo verde risaltava la banda argento con tre stelle morate.
Dal lato opposto del pianoro si trovava lo stendardo avversario, retto da un alfiere del comandante imperiale, anche a notevole distanza si potevano notare lo stendardo sanguigno che recava il disegno di un drago dorato.
Mael agitò lo stendardo e dalla collina si levò una nube di frecce che andò a precipitare verso il nemico. Vide il luccichio degli scudi muoversi a contrastare quell’attacco e agitò nuovamente lo stendardo, causando una seconda nube di frecce.
«Uomini liberi, siete pronti?» gridò verso gli uomini che aveva più vicini.
Una serie di urla belluine si levò, unendosi poi in un’unica voce che bramava il sangue.
«All’attacco!»
Lo stendardo si agitò una terza volta e, assieme alla nube di frecce, gli uomini liberi avanzarono di corsa. Mael li osservò con attenzione, mentre lo oltrepassavano. L’armatura era ridotta al minimo, pelli conciate, qualche pezzo di armatura sottratto in battaglia, in mano tenevano un’ascia ed uno scudo con i quali si sarebbero fatti strada attraverso le linee nemiche.
Dall’altro lato del campo giunsero degli squilli di tromba e un’ala avversaria iniziò a ripiegare per chiudere gli uomini liberi.
Mael fece un cenno al trombettiere che suonò tre fischi corti ed uno lungo e la cavalleria iniziò a muoversi, mentre i fanti di Bleuenn avanzavano per proteggere i maghi.
«Come sta andando?» chiese la donna, una volta che ebbe raggiunto Mael.
«Ordina ai maghi di stendere gli uomini verso di noi in modo che la cavalleria attacchi senza problemi.» Le rispose, guardandola con la coda dell’occhio.
«Va bene, ma tu raggiungi la collina.» Rispose Bleuenn.
Mael scosse il capo e la donna tornò al quadrato di fanti per gridare gli ordini ai maghi. I fanti erano dotati di picche e di spade per evitare che la cavalleria si avvicinasse troppo ed era tanto sperare che i nemici non fossero armati altrettanto. Gli uomini si aprirono ed il comandante in campo poté vedere le palle di aria che volavano in direzione nemica e di tanto in tanto qualche palla era così incandescente da sprigionare una luce propria. Non appena arrivavano a contatto con i nemici causavano numerose ustioni, che facevano sì che gli uomini si rotolassero a terra, urlanti ed in preda ai dolori.
«Fanti, avanzare.» ordinò a voce Mael.
Gli uomini avevano appena mosso il primo passo, che la terra cominciò a tremare attorno a loro.
Bleuenn fece cenno agli uomini di fermarsi ed i maghi si tennero l’uno all’altro.
«Signora, a destra!» gridò uno dei soldati.
La donna si voltò e vide due incantatori che si erano staccati dal gruppo e si trovavano ad un centinaio di metri da loro, erano dei loro o no? Non riusciva a riconoscerli, ma dalle mani puntate nella loro direzione non potevano, che essere loro gli artefici di quel terremoto.
«Proteggete Mael!» ordinò la donna. «Formazione stretta, se vedo cadere lo stendardo spalerete latrine per tre anni!»
Gli uomini si mossero come un corpo solo e la donna si staccò dal gruppo, estraendo sia la spada sia il pugnale dai loro foderi. Abbassò le armi al suolo e regolò il respiro ed il passo, per evitare di esser troppo affannata, anche se di tanto in tanto le scosse rischiavano di farla cadere, mentre si dirigeva verso quei maghi. A dieci passi da loro li riconobbe, sì, quegli uomini erano della Torre d’Avorio. A cinque passi, preparò le proprie armi e ormai non avvertiva più scosse. A due passi, iniziò a muovere le armi, tirando su di scatto la spada contro l’incantatore di destra e conficcando il pugnale nel petto del secondo uomo. Oltrepassò i due, fermandosi di qualche passo e si voltò verso le sue truppe.
Lo stendardo era ancora alto e in mezzo alla formazione. Non poté fare a meno di fare un sorriso di sollievo. L’uomo con il pugnale nel torace era morto, ma l’altro era ancora vivo anche se era steso al suolo con un’ampia ferita aperta.
«Chi vi ha comprati?» chiese all’uomo, premendogli il piede sulla ferita.
«È inutile che tu lo chieda… baldracca…» l’uomo tentò di sputare verso di lei. «Esiste un solo imperatore a cui dobbiamo la vita… e tu sei morta…»
La donna sollevò la spada, calandola sul collo indifeso dell’uomo, ma quando il sangue sgorgò dalla gola, qualcosa la trafisse da dietro. Abbassò lo sguardo, vide una punta sbucare da sotto la cotta di maglia e la vide aprirsi per tornare indietro.
«Lunga vita all’imperatore…» sibilò una voce al suo orecchio, mentre un piede la colpiva alla schiena, allontanandola dall’arma e lasciandola riversa al suolo.

Le scosse di terremoto avevano reso inutile l’aiuto dei maghi e molti uomini liberi erano caduti. Quelli ancora vivi stavano lottando con le unghie e con i denti per conquistarsi una via d’uscita, mentre i cavalli feriti spargevano il terrore tra entrambi gli eserciti. La tromba suonò la ritirata e gli arcieri continuarono a scoccare salve di frecce per aiutare i compagni durante la ritirata, prima di potersi ritirare a loro volta.
  
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