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Autore: Flami151    30/03/2015    2 recensioni
E se Draco Malfoy non avesse mai ricevuto il Marchio Nero? Cosa farebbe della sua vita una volta tornato a Hogwarts? Se "il ragazzo che non ha avuto scelta" potesse scegliere il suo futuro, cosa accadrebbe?
Senza Draco a scontare per le mancanze di Lucius Malfoy, sarà Narcissa a prendersi la responsabilità degli errori del marito, ingaggiando col Signore Oscuro un gioco sadico e senza scrupoli, che la porterà a conoscere i meandri più bui della mente umana e a rivelare la sua umanità, celata dietro le convenzioni sociali e un passato misterioso.
Come tutto ciò influenzerà una giovane e confusa Hermione, ormai rassegnata all'idea che il suo destino sia già scritto? E come ridisegnerà i ruoli dei personaggi durante la battaglia finale?
Una storia che svela i desideri inconsci dei nostri amati eroi, portandoli a galla.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Narcissa Malfoy, Ron Weasley, Severus Piton | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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Pilucca l’attimo e capitalizzalo
 
 
Sono sulle sponde del Lago Nero e osservo il lento movimento dell’acqua, che si rifrange contro la riva. Fa molto freddo e il cielo è nuvoloso, potrebbe piovere da un momento all’altro.
 
Mi chiedo per quale ragione la Mezzosangue voglia vedermi, ma soprattutto mi chiedo per quale ragione io stia qui ad aspettarla. Credevo che avrei smesso di fare queste cazzate: è pericoloso e anche insensato. Eppure c’è qualcosa che mi attrae a lei, un insensato desiderio di valicare la soglia della ragionevolezza per sperimentare tutte quelle emozioni che il mio orgoglio e il nome che dovevo mantenere non mi hanno permesso di provare.
 
Timide gocce di pioggia iniziano a rigarmi il volto. La mezzanotte è passata ormai e la Granger non si è ancora fatta viva. E’ forse uno scherzo?
 
Sto per rassegnarmi all’idea di essere stato preso in giro, quando in lontananza intravedo la sagoma della giovane Grifondoro. Mi sento incredibilmente sollevato: non avrei sopportato l’onta di essermi fatto fregare dalla Sanguesporco saputella.
 
‹‹ Eccomi, sono in ritardo. ›› Ha il fiatone. Sono lacrime quelle che scendono dalle sue guance? O è solo pioggia?
 
‹‹ Ho notato. Che vuoi? ›› Non è mia intenzione essere aggressivo, lo sono e basta. Una volta ne parlai coi miei genitori: papà lo chiamò orgoglio, mamma autodifesa. Ancora oggi non riesco a comprendere la differenza.
 
‹‹ Non fare lo stronzo e seguimi. ›› E’ autoritaria, come sempre, e le mie parole sembrano non averla minimamente scalfita.
 
Ci incamminiamo l’uno accanto all’altro, in silenzio. L’unico rumore udibile è quello della pioggia, che adesso sbatte con violenza contro il suolo. Nel nostro silenzio però non c’è imbarazzo: come se entrambi volessimo rilegarci nei nostri pensieri e nella nostra solitudine, con la sicurezza però di non essere mai veramente soli.
 
Solo ora mi accorgo di essere diretto verso la Foresta Proibita. Mi fermo un istante.
 
‹‹ Dove stai andando? ›› Cerco di moderare il mio tono di voce, così da non lasciar trapelare la paura.
 
‹‹ Non è forse ovvio? ›› Maledetta saputella.
 
Lei prosegue per la sua strada ma io non sono più così convinto di volerla seguire: la Foresta è il mio tallone d’Achille, la temo terribilmente dal mio primo anno scolastico, quando sono stato costretto a ispezionarla insieme a Potter e al cane pulcioso di Hagrid.
 
La Granger si ferma di nuovo e si volta verso di me.
 
‹‹ Che cosa fai li impalato? ›› Non glielo ha mai detto nessuno che il coraggio è una prerogativa di quegli idioti dei Grifi?
 
Devo decidermi adesso. Sono ancora in tempo per ritirarmi. Nessuno lo verrà mai a sapere, la Mezzosangue non confesserà mai a nessuno del nostro incontro.
 
Soppeso l’eventualità di tornare indietro, di rientrare nella mia Sala Comune, di stendermi sul letto a baldacchino, di prendere in braccio lo stronzetto e di crogiolarmi fino all’alba nei miei soliti pensieri deprimenti.
 
No, questa volta non andrà così.
 
Riprendo a camminare, accelerando progressivamente il passo: se indugiassi ancora un po’, sono certo che mi tirerei indietro.
 
Supero addirittura la Granger e mi fiondo tra gli alberi senza pensarci. Le fronde sono talmente fitte da non lasciar passare neanche una goccia d’acqua, sembra quasi che io mi sia materializzato in tutt’altro luogo tale è la differenza: qui fa più caldo, i raggi lunari non riescono a penetrare fin sul sentiero e il rumore della pioggia battente non è altro che un lontano brusio.
 
Quest’atmosfera così lugubre mi raggela fin nelle ossa. Vorrei voltarmi e correre via, ma Grifondoro è proprio dietro di me, impedendomi ogni possibilità di fuga.
 
‹‹ Chiudi la bocca e tendi bene l’orecchio, non sai mai cosa si possa celare in questa Foresta. ›› Lo dice con disinvoltura, ma sembra notare la paura nei miei occhi perché aggiunge: ‹‹  Non può succederci niente di male, ne abbiamo passate di peggiori, o no? ›› Credo che si riferisca più a se stessa che a me, ma annuisco ugualmente, estraendo la bacchetta per precauzione.
 
Inizia a inoltrarsi verso il cuore della Foresta, senza ripensamenti.
 
‹‹ Non vedo niente. ›› La mia voce è poco più che un sussurro.
 
‹‹ Tra un po’ non sarà più un problema. ›› Sento un brivido percorrermi lungo la schiena, mi chiedo a cosa si riferisca.
 
 
***
 
 
Proseguiamo a passo svelto, evitando le radici per terra e spostando con cura i rami che intralciano il nostro cammino. Io mi mostro determinata, senza alcun timore, ma in realtà vorrei scappare a gambe levate. La foresta non è un posto sicuro, soprattutto per due ragazzini come noi.
 
Malfoy sembra sicuro di sé. Cammina di fronte a me ma ogni tanto si volta come a chiedermi che direzione prendere e io gli faccio un cenno con la testa a sinistra o a destra. So perfettamente dove voglio arrivare.
 
Continuiamo a camminare per almeno dieci minuti prima di arrivare a destinazione. Ci troviamo in una piccola radura, dove la vegetazione è leggermente meno fitta, abbastanza da lasciar trapelare fiochi raggi lunari.
 
Avvicino le mie labbra all’orecchio del Serpeverde, tanto da sfiorarlo.
 
‹‹ Ora è assolutamente necessario che tu faccia silenzio. Non temere. ›› Gli sussurro con la voce più flebile possibile.
 
Lo sento tremare impercettibilmente, ma annuisce.
 
Restiamo immobili l’uno accanto all’altra, lui sembra spaesato, ancora non sa cosa lo aspetta. Mi chiedo cosa stia pensando. Intorno a noi la natura è immobile, l’unico rumore percepibile è quello dei rami spezzati al passaggio di qualche creatura misteriosa. Chissà se sta ancora piovendo.
 
Sembra passato un tempo infinito e Malfoy è ancora silenzioso come gli ho chiesto. Sono curiosa di sapere cosa lo abbia spinto a seguirmi nel cuore della notte nella Foresta e cosa lo trattenga ancora qui con me, in religioso silenzio. Probabilmente non me lo confesserà mai, ed io mai glielo chiederò. In fondo non è mio amico, né confidente. Lui è… un compagno di viaggio in questo misterioso cammino interiore che sto intraprendendo.
 
Non riesco a scavare a fondo in questa idea che la vedo: una tremolante luce blu in lontananza, proprio quello che stavo aspettando.
 
Sfioro il braccio del Serpeverde e gli indico la sorgente luminosa. Lui si volta, strizza gli occhi per capire di cosa si tratti e poi s’irrigidisce. Deve aver riconosciuto il Doxy (*).
 
Si volta nuovamente verso di me, guardandomi come se fossi impazzita. Io però non ho intenzione di spostarmi: sono arrivata fin qui e voglio portare a termine il mio compito.
 
Lentamente il numero dei Doxy inizia ad aumentare, sfiorando la cinquantina. Probabilmente il primo esemplare deve aver riconosciuto in noi una minaccia e ha chiamato i rinforzi. Io però speravo in questa eventualità e mi sono preparata a dovere.
 
Frugo nella mia tasca destra e ne estraggo una piccola fiala, contenente un distillato preparato personalmente da me. Malfoy mi guarda interrogativo, riesco a leggere la paura nei suoi occhi.
 
Aspetto che i Doxy si avvicinino al punto giusto: abbastanza per poterli osservare a distanza di sicurezza. Eccoli che arrivano; devono aver organizzato un attacco, sono molto intelligenti.
 
Malfoy mi stringe il braccio ed estrae la bacchetta. I Doxy ci hanno quasi raggiunto. Sono circa un centinaio. Io attendo ancora, ancora, ancora. Eccoli, sono a pochi metri da noi, posso intravedere i loro denti aguzzi scintillare. Poggio il pollice e l’indice sulla provetta e la stappo.
 
 
***
 
 
Apro gli occhi gradualmente. Sono riuscito a non reagire di fronte all’avanzata dei Doxy e a non sferrare un attacco, fidandomi ciecamente (o stupidamente?) della Mezzosangue, ma il mio istinto mi ha costretto a chiudere le palpebre per pochi secondi.
 
Lo spettacolo che si apre di fronte a me è indescrivibile: centinaia di ali luminose ronzano intorno a noi, seguendo un moto perfettamente circolare. Mi volto verso la Granger: sta tenendo in alto una fiala di pozione dall’odore pungente, deve essere quella a impedire ai Doxy di avvicinarsi. I suoi grandi occhi brillano di luce riflessa e sono spalancati dallo stupore. Sposto nuovamente lo sguardo su quelle creature così belle e letali, che si spostano con movimenti armonici e perfettamente coordinati, come se danzassero. La luce blu emanata dalle rapide ali si diffonde intorno a loro, rendendoli simili a dei fuochi fatui.
 
Ruoto cautamente su me stesso, per poter godere a pieno di questa elegante coreografia. Il mio cuore batte freneticamente ed io inizio a tremare per la paura e l’emozione. Non mi sforzo nemmeno di nasconderlo: le mie emozioni sono talmente sincere che anche solo il tentativo di dissimularle rischierebbe di inquinarle del tutto.
 
La mia anima sembra distendersi, purificandosi dalla rabbia e dall’odio che covava nel suo grembo.
 
E’ quanto di più bello io abbia mai visto.
 
 
***
 
 
Mi chiedo per quale motivo io non abbia deciso di farlo prima: solo adesso, di fronte a questo prezioso regalo della natura, mi accorgo di aver sempre avuto disperatamente bisogno di emozioni forti e di qualcuno con cui condividerle.
 
Le paure, il dolore e la tristezza svaniscono insieme al ricordo di Ron, di Sirius e di tutto ciò che la guerra ha sottratto a me e ai miei cari, lasciando spazio solo alla meraviglia e all’estasi.
 
Vorrei che questo momento non finisse mai, vorrei poter rimanere sospesa in questo confortante limbo, dove niente sembra reale se non la mia assoluta e indiscutibile felicità.
 
Tutto, però, ha una fine e i Doxy iniziano a ritirarsi nelle loro tane, lasciandoci quasi nella totale oscurità. Noi però rimaniamo immobili, rifiutandoci di svegliarci da quel sogno mozzafiato.
 
Malfoy mi poggia una mano sulla spalla: è ora di andare. Ripercorriamo la strada a ritroso, fino all’uscita della foresta.
 
La strada verso il castello è silenziosa, come se le parole rischiassero di rovinare tutto ciò che abbiamo appena vissuto.
 
Io però non posso rimanere in silenzio ancora a lungo.
 
‹‹ Grazie. ›› E’ forse un commiato definitivo?
 
‹‹ Vediamoci anche domani. ›› La sua voce è decisa, ferma, non lascia trapelare alcun segno d’incertezza.
 
Guardo dritto negli occhi quello che fino a poco tempo fa avrei giurato fosse un mio nemico. Questo è un momento decisivo e lo sappiamo entrambi: è il momento in cui decidiamo di accantonare definitivamente e senza ripensamenti ciò che è giusto, ciò che è razionale, per riprenderci, nascosti dalle tenebre, quella spensieratezza e sregolatezza che a ogni ragazzo spetterebbe di diritto e che la vita ci ha sottratto.
 
‹‹ Va bene. ›› E con queste due semplici parole, suggello il nostro tacito accordo.
 
 
***
 
 
Stesa tra le lenzuola purpuree, Narcissa fissava il vuoto dritto davanti a sé.
 
Erano rari ormai gli attimi di lucidità, quelli in cui riusciva ad avere completa coscienza di sé e quello, fortunatamente, era uno di quei momenti.
 
Poteva quasi sentirla arrivare, la follia. Era un crescendo di agonia che la dilaniava senza sosta dal profondo, privandola del suo autocontrollo.
 
Questa si presentava con prepotenza nei momenti più inaspettati, costringendola a rivivere quella tragedia che era stata la sua vita: di fronte a lei la terra era arida, desolata. I Dissennatori vagavano senza meta nella loro cecità, alla ricerca di un’anima di cui nutrirsi. Ma invano, perché non vi era più vita introno ad essi. Quello era il prossimo futuro.
 
Tra i resti emaciati e virulenti, poteva riconoscere quelli di Draco, il suo unico figlio. Il suo volto era deformato dal dolore e le sue braccia protese in avanti, come a implorare il suo aiuto, nella speranza di essere sottratto a quella morte così prematura e ingiusta. Lei stringeva con forza il suo giovane ometto, urlando dal dolore e dalla disperazione. Cercava di pulire il caldo sangue dal suo avambraccio, ma la malvagia vipera, impressa per l’eternità nella sua pelle, la mordeva, iniettandole il seme della pazzia.
 
‹‹ Giuri di essere fedele al tuo Signore? Giuri di stargli accanto nel cammino verso la purificazione del mondo? ›› La voce dell’Oscuro era suadente come il canto delle sirene. La sua bacchetta era puntata con forza nella sua carne.
 
No, no, no!
 
Troppo tardi. Lucius le sorrideva di fronte all’altare. Era il giorno del suo matrimonio, allora perché non era felice? Lui le si era fatto vicino e le sussurrava parole di conforto all’orecchio: ‹‹ Non preoccuparti, ho grandi progetti per te. ››
 
Ma quella non era la voce di suo marito, era la voce di suo padre. E lei non indossava il velo, ma la divisa scolastica.
 
‹‹ Padre, credo di essere innamorata. ›› La sua voce era incerta, insicura.
 
‹‹ Non dire assurdità! L’amore è un’illusione! ›› Il tono del suo genitore invece era freddo, distaccato, inumano.
 
‹‹ Ma… ››
 
‹‹ Crucio! ››
 
Nessuno poteva sentirla urlare, solo l’antica scrivania intagliata, il bel tappeto persiano, il prezioso stendardo importato e sua madre, che assisteva con distacco, mentre dal suo volto non trapelava il minimo sentimento di pietà.
 
Il dolore le toglieva il respiro, come se infiniti coltelli roventi lacerassero ogni centimetro del suo esile corpo.
 
Solo quando implorava la morte, al culmine della sua agonia, la realtà intorno a lei riacquisiva la sua naturale conformazione, lasciandola moribonda e priva di energie.
 
Ed è proprio in quello stato di semi-incoscienza che la vide: una giovane elfa domestica che, ai piedi del suo letto, la scrutava con apprensione. I suoi occhi grandi erano pieni di sincera preoccupazione e premura.
 
‹‹ Scappa. Mettiti in salvo da questa casa di assassini. ›› Fu tutto quello che riuscì a dire, prima di perdere i sensi.
 
 
***
 
 
(*) Come una fata, il Doxy possiede una minuscola forma umana, ma è coperto di folto pelo nero e ha un paio di braccia e di gamba in più. Le ali sono spesse, ricurve e brillanti come quelle d'un coleottero.
Il Doxy ha due file di denti affilati e velenosi. In caso di morso, è necessaria l'assunzione di un antidoto.
 
 
 
Ciao a tutti!
Come vedete il capitolo è leggermente più corto del solito ma ho dovuto tagliarlo necessariamente, così il capitolo successivo sarà più lineare e coerente.
Fatemi sapere cosa ne pensate dell’evoluzione del rapporto tra Draco ed Hermione.
Un bacio a presto!!
  
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