Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Biszderdrix    30/03/2015    1 recensioni
Come possiamo sapere se siamo pronti per le sfide del mondo? Come possiamo sapere se saremo all'altezza di ogni nemico? Ma soprattutto... se fossi tu stesso il tuo nemico?
L'intera saga di Dragon Ball e degli eroi che tutti amiamo riscritta dalle origini del suo stesso universo, per intrecciarsi a quella di un giovane guerriero, che porta dentro sé un potere tanto grande quanto terribile, dai suoi esordi fino alle sfide con i più grandi nemici, e la sua continua lotta contro... sé stesso.
Se non vi piace, non fatevi alcun problema a muovere critiche: ogni recensione è gradita, e se avete critiche/consigli mi farebbe piacere leggerli, siate comunque educati nel farlo.
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO NONO- NUOVO MAESTRO, STESSI DUBBI

«Ce l’ho fatta!» esclamò all’improvviso Bulma, entusiasta «sono riuscita a sistemare questo aggeggio, finalmente!»

Era su quell’apparecchio ormai da qualche ora, che quasi ci eravamo dimenticati cosa stesse facendo.

«Vediamo se riesco a farlo funzionare…» disse mentre lo indossava, la lente che ora le copriva interamente l’occhio sinistro. Premette un pulsante e dallo scouter, o in qualunque modo si chiamasse, risuonarono quegli stessi beep che avevo sentito quando Radish arrivò sull’isola.

«Ah! Se vi inquadro escono dei valori sulla lente!» disse una Bulma sempre più entusiasta.

«Deve essere il nostro livello di combattimento, come aveva spiegato Radish.» disse il maestro Muten.

Rabbrividii ancora ripensando al momento in cui mi aveva rivolto direttamente la parola: era stato inquietante.

«Crilin! Il tuo livello è superiore a quello del maestro Muten!» disse Bulma, facendo per un attimo esultare l’ex monaco. Poi si voltò verso di me.

«Daniel…» notai il netto cambio tonalità nella sua voce, che si era fatto più calmo e cupo «il tuo valore è effettivamente “non quantificabile”. Che strano…»

«Me lo chiedo anch’io…» disse Crilin. Il maestro Muten invece, rimase un attimo in silenzio. Tutti gli occhi erano ora fissi su di me. E la cosa non mi fece sentire assolutamente a mio agio.

«Che c’è?» sbottai improvvisamente «Credete che io sappia il perché? È da quando quella merda è arrivata qua che mi sto facendo le stesse domande!»

«Datti una calmata! Non sono io tua madre, ma risparmiati quelle parole, chiaro?» mi sgridò Bulma.

Arrossii un attimo: non avevo sicuramente fatto una bella figura.

«Sc-Scusate, è che… è che non riesco a trovare una risposta…»

«E non devi preoccuparti di trovarla.» disse una quinta voce, dalla soglia della Kame House.

Ci guardammo tutti con sorpresa, non appena volgemmo il nostro sguardo alla porta e potemmo identificammo la fonte di quella voce, che era suonata così potente ed autoritaria. Il maestro Muten si mise in ginocchio di fronte al nuovo arrivato: «Supremo… Quale onore… cosa la porta qua, se posso permettermi?»

«Alzati pure, la mia non è una visita di cortesia. Lo sappiamo entrambi, no?»

Si scambiarono uno sguardo d’intesa, poi si girarono verso di me.

«È giunto il momento, ragazzo.»

Per un attimo, non seppi cosa fare: rimasi seduto, paralizzato al mio posto.

Il Supremo continuò a guardarmi con il suo sguardo freddo, che non lasciava trasparire alcuna emozione: sapevo che dovevo ubbidire.

«Cosa significa tutto questo?» chiese Crilin, sorpreso.

«Significa che il suo addestramento qui con noi è terminato.» spiegò Muten «E che ora lo proseguirà con il Supremo.»

«Davvero? Ma questo è fantastico! Daniel, diventerai fortissimo! Solo Goku finora ha avuto questo onore, tra quelli che conosco!» disse Crilin, mostrando entusiasmo.

Io non riuscivo comunque a provare la stessa cosa: sapevo che sarebbe successo qui, ma non riuscivo a non rimpiangere l’assenza della mia famiglia in questo momento. Da quel che sapevo, seguire il Supremo avrebbe significato allontanarsi completamente da tutto e da tutti: il suo palazzo si trovava sospeso in aria, molto lontano da terra. Ed in quel momento la nostalgia si fece largo nel mio cuore.

«Posso percepire cosa stai provando in questo momento, ragazzo. Ma devi cercare di andare avanti: questi erano gli accordi presi con tuo padre, e anche lui ha dovuto combattere quella parte di sé che non avrebbe mai voluto vederti andar via. E lo ha fatto solamente per il tuo bene. Ora, seguimi.»

Assunse una posizione che chiaramente mi invitava a seguirlo fuori dalla casa. Controvoglia, lo seguii.

«Aspetti… Per quanto riguarda tutte le mie cose?» gli domandai.

«Di quelle non ti preoccupare, manderò il mio servitore a recuperarle. Ma ora è necessario che andiamo.»

Mi voltai verso quella che per quattro anni era stata casa mia: sulla soglia Bulma, Crilin, Umigame, Oscar e il maestro Muten a comporre quella che era stata una bizzarra seconda famiglia.

«Buona fortuna!» gridarono in coro. In quel momento il Supremo mise una mano sulla mia spalla, e lo scenario cambiò immediatamente.

Mi trovavo ora in quella che pareva una grande piazza, il pavimento bianco, e delle aiuole in cui crescevano rigogliose delle palme. Ma ciò su cui cadde maggiormente il mio occhio fu la piccola costruzione al centro di questo piazzale.

«Benvenuto.» disse una voce che mi ricordava Umigame, ma molto più seriosa e inespressiva. Mi voltai, e vidi un piccolo ometto nero, piuttosto grasso, dalle prominenti labbra rosse e le orecchie a punta. Indossava un giubbottino smanicato, che aveva l’aria di andargli stretto, un turbante bianco e dei pantaloni dello stesso colore.

«Popo, accompagna il nostro nuovo ospite nella sua stanza.»

«Con piacere, Supremo.» disse, inchinandosi. Poi si rivolse a me: «Seguimi, per cortesia.»

Seguii Popo all’interno del palazzo: notai che in realtà quella mi pareva una piazza era in realtà il tetto di una costruzione più grande, che si estendeva verso il basso in una labirintica serie di porte e corridoi.

Dopo quella che parve un’eternità ci fermammo davanti ad una piccola porta circolare. Popo la aprii.

«La tua stanza sarà questa finché risiederai qui: il bagno è due porte più avanti. I pasti ti verrano serviti qui. Per quanto riguarda i tuoi effetti personali, sarà mio compito recuperarli e sistemarli qui per te. Per tornare indietro, segui le indicazioni: potrebbe risultare un po’ problematico, i primi tempi. Il Supremo ti aspetta su tra un’ora: nel frattempo sei libero di rilassarti.» detto quello chiuse la porta, lasciandomi solo nella mia nuova stanza. Freddo e di poche parole, eppure non mi dava quell’idea, nonostante il suo atteggiamento: forse era troppo immerso nel suo compito di maggiordomo.

“C’e comunque tanto tempo per scoprirlo” pensai, poi esaminai la stanza che mi era stata assegnata.

Più che una stanza, pareva un grosso loculo: ci stavano a malapena il letto, che pareva più una brandina, e l’armadio. Di fianco al letto, un buco nel muro fungeva da finestra. Curioso, salii sul letto e provai a guardare fuori: ma tutto ciò che vidi fu il vuoto del cielo, e mi tornò in mente che il palazzo dove mi trovavo ora galleggiava nel cielo. Come nessuno lo abbia mai notato, non lo so.

Decisi di fare un piccolo giro esplorativo del palazzo, piuttosto che attendere un’ora sdraiato sul letto. Uscito, non feci fatica a trovare le indicazioni di cui mi aveva parlato Popo. Non erano illeggibili, ma la quantità di luoghi e direzioni segnate mi fece propendere per tornare di sopra, da dove ero arrivato.

Ci misi un buon quarto d’ora a tornarci: probabilmente fu perché da solo camminavo piuttosto in fretta, Popo al contrario aveva camminato con molta, molta calma.

Mi ritrovai nuovamente sul grande piazzale: questa volta decisi di non limitarmi ad osservarlo, anche se molto da vedere non c’era. Camminai fino al bordo, e poi notare per quanto si estendeva il vuoto che avevo notato dalla mia piccola finestra: o almeno, ci provai, visto che non si riusciva nemmeno a vedere il suolo terrestre, nascosto dalle nuvole.

Mi sedetti per un momento sul ciglio: era comunque una situazione piuttosto rilassante. Al che mi tornò in mente che Goku aveva interrotto la mia meditazione, prima di andare a morire contro Radish, e che queste cose erano successe solo questa mattina! A ripensarci il mio fisico ebbe una sorta di ricaduta: mi sentii nuovamente carico di stress, dopo che questa lunga serie di eventi inaspettati aveva smesso per un attimo di farmi pensare a Radish e al suo avvertimento.

Mi accorsi che avevo ancora qualche ora di luce del sole: decisi di sfruttarla per meditare.

Non appena raggiunsi la concentrazione ideale, avvertii qualcosa di inusuale: percezioni viventi, ne avvertivo solo una, all’interno del palazzo, eppure la stuttura era attraversata da un flusso mastodontico di energia. Sembrava che sul palazzo fosse presente l’intero pianeta, eppure non c’era nessuno. In preda agli interrogativi su questo strano fenomeno, non ressi per molto il contatto con questo enorme flusso, e mi ritrovai improvvisamente nel mondo reale.

«So cosa hai percepito, ragazzo.»

Mi girai, sorpreso: il Supremo mi stava osservando, appoggiato al suo bastone, la solita aria torva in viso.

«Come ti ho già detto, non sei qui a cercare delle risposte: ti basti sapere che ciò che hai percepito è veramente l’energia vitale dell’intero pianeta. Questo palazzo è sempre stata la casa di chi ha vegliato sul pianeta, ed è qui che converge tutta la sua energia.»

Rimasi in silenzio per qualche secondo. Finché non gli chiesi: «Ma allora, perché sono qui?»

«Tu sei qui per migliorare ciò che tu sei e sai di essere, non per grucciarti sulle illazioni di qualcun altro. Per questo devi concentrarti solo su te stesso e su cosa devi fare: dubbio genera altro dubbio, e dal dubbio nascono le insicurezze, e dalle insicurezze nasce l’annichilimento della persona.»

«Gli eventi di questa giornata ci mettono tutti di fronte ad un grande pericolo, che richiede lo sforzo unito di tutti: vedrò se anche il tuo sarà necessario, ma nel frattempo resterai qui e ti allenerai sotto la mia supervisione.»

«Mi scusi,» gli domandai «ma cosa intende con “vedrò se anche il tuo sarà necessario”?»

A quel punto la sua espressione si fece più torva.

«Come ti ho già detto, non devi cercare risposte, qui.» disse, con un tono velatamente irritato «Sappi solo che senza la mia autorizzazione, tu non parteciperai ad alcuna battaglia. E questo è tutto.»

«C-COSA?! Mi scusi, quindi mi avrebbe portato qui per tenermi prigioniero? Come si permette?» sbottai per un attimo.

«NON OSARE METTERE IN DISCUSSIONE LA MIA AUTORITÁ, RAGAZZO!» il suo urlo mi fece per un attimo tremare le gambe.

«Nessuna delle mie decisioni va a discapito di anche un solo abitante di questo pianeta, te compreso.» proseguì, più pacatamente «Ciò che mi aspetto da te è che tu obbedisca e segua le miei istruzioni. Se poi ti riterrò pronto, allora potrai scendere anche tu in battaglia contro questi saiyan. Ma nel frattempo, devi allenarti con costanza e determinazione, e la sfrontatezza che hai ereditato da tuo padre ti potrà essere d’aiuto.»

Poi si girò, dirigendosi all’interno del palazzo.

«Il tuo addestramento inizierà domani. Popo è tornato con i tuoi effetti personali, la cena è già stata servita.»

E detto questo, sparì all’interno della costruzione.

Rimasi lì ancora per qualche secondo, ad osservare il grande vuoto che si estendeva sotto di me, mentre riflettevo sulla conversazione appena conclusa: sapevo che il Supremo aveva ragione, ma come potevo evitare di farmi domande? Come potevo evitare di chiedermi cosa mi stesse succedendo, e perché?

Decisi di rientrare. Non appena raggiunsi la mia stanza, mi accorsi che il mio armadio era stato riempito, e che ora al fianco suo c’erano un piccolo tavolo e una sedia, e sopra di esso un vassoio sul quale c’era la cena: una grossa ciotola di ramen, e un piatto con due grosse fette di carne. Notai che avevo a disposizione anche una brocca piena d’acqua, con un bicchiere: bevvi con gusto, era fresca come le acque delle fonti che mi capitava di trovare sulle montagne, vicino casa mia.

Non appena ebbi terminato la mia cena, mi ritrovai nuovamente ad osservare linterno della mia stanza: oltre al tavolo e alla sedia, era comparsa come per magia una mensola, sopra il mio letto, su cui ora erano poggiati tutti i miei libri.

Mi sdraiai sul letto, per la prima volta da quando ero arrivato: notai che era incredibilmente comodo, nonostante le apparenze. Presi il primo libro che mi capitò a tiro, ed iniziai a leggere: era un libro sulla storia del torneo mondiale. Non era evidentemente aggiornato, mancavano le ultime due edizioni. Però mi rilessi con piacere le imprese dei campioni del passato.

Lessi finché la luce me lo permise: fortunatamente, quando calò l’oscurità più totale, anche i miei occhi crollarono, e mi addormentai profondamente.

ͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻ

Il mattino dopo…

Mi svegliai con un profumo inebriante.

La mia vista era ancora un po’ indolenzita: sbattei gli occhi un attimo, cercando di vincere il fastidio del sole del mattino che filtrava dalla piccola finestra
Mi voltai, cercando la fonte di quel meraviglioso profumo: sul tavolo, ora, c’era un nuovo vassoio, con dei biscotti, una tazza piena di caffè bollente e un bicchiere colmo di spremuta, che dal colore sembrava essere di arancia.

Proprio mentre terminavo la mia colazione, sentii bussare alla porta.

«Sei pronto, ragazzo?» era la voce del Supremo: evidentemente era già ora di iniziare.

Mi resi conto che indossavo ancora la divisa che mi aveva dato il maestro Muten: decisi di non cambiarmi ancora, almeno per il momento. Aprii la porta, e mi ritrovai davanti la sua imponente figura.

«Seguimi.»

Mi portò nei meandri del palazzo. Passammo davanti a diverse porte e corridoi, finché non ci fermammo davanti ad una di queste.

«Questa, ragazzo» esordì il Supremo «è la Stanza delle Mille Ombre. Sarà qui che avrà luogo il tuo allenamento finché starai qui. Ora, entra.»

Io obbedii, nonostante non mi fosse piaciuto il fatto di non sapere a cosa stessi andando incontro: entrai nella stanza.

Non appena la porta si chiuse, mi ritrovai nell’oscurità più totale. Non c’era alcun riferimento: il buio più totale. Provai a cercare la porta, e la trovai: da lì provai a proseguire lungo la parete, ma con mia grande sorpresa, essa era larga solo pochi centimetri. C’era solo la porta, in mezzo al vuoto: come fosse possibile, non lo so.

«Hiss…»

Sgranai gli occhi: cos’era quel sibilo? Mi misi sulla difensiva. Lo sentii nuovamente stavolta da un altro punto della stanza che pareva infinita, nell’oscurità: sembrava come quello minaccioso di un serpente che mi girava intorno, in attesa di attaccare.

Ed effettivamente attaccò: un sibilo potente alla mia destra mi fece voltare di scatto, e anche nell’oscurità più totale riuscii a distinguere chiaramente una figura scura, di forma umana, che con un balzo mi fu addosso, tentando di colpirmi con un calcio.

Glielo parai con difficoltà. Tentò nuovamente di colpirmi, con un pugno, costringendomi a piegarmi verso la mia sinistra per evitarlo, ma dovetti impeganrmi per parare un secondo pugno diretto al costato. A quel punto tentai la reazione: parato il suo secondo tentativo, tenti con l’altro braccio di colpirlo dove doveva esserci il volto.

Mi ritrovai a colpire il vuoto, la figura era svanita in una nuvola di fumo.

Mi ritrovai un attimo disorientato, tanto che non mi potei accorgere del suo arrivo dietro le mie spalle: con un calcio mi colpì alla schiena, scagliandomi lontano di qualche metro.

Mi rimisi nuovamente in piedi e mi voltai per guardarlo: mi soprese come la sua figura fosse così distinguibile nonostante l’oscurità.

Era fermo, in posizione d’attacco: stavo per fare la mia mossa, quando, con uno scatto di riflessi che sorprese anche me, alzai il braccio sinistro in tempo per parare un altro calcio. Erano in due: il secondo attaccante sparì immediatamente, e il primo ne approfittò per caricare nuovamente.

Dovetti fare ricorso a tutte le abilità apprese in quei cinque anni: mi ritrovavo attaccato da ogni parte, i loro sibili che si accompagnavano ai secchi rumori delle parate.

Ad un certo punto decisi che mi ero stancato: parato il colpo da uno dei due misteriosi guerrieri sibilanti, caricai in quella stessa mano un ki blast che lanciai immediatamente verso l’altra figura, che mi stava per colpire dalla parte opposta: si dissolse immediatamente nella luce creata dal colpo. Ero diventato piuttosto abile con il ki. Ma questo piccolo successo non bastò: li avvertii nuovamente attorno a me, pronti ad un nuovo attacco.

Parevano invincibili, ed in quel momento non seppi a che armi ricorrere. Esclusi di ricorrere alla kamehameha, l’avrebbero sicuramente schivata e io mi sarei ritrovato sicuramente molto più debole contro due avversari imprendibili.

Attaccarono nuovamente, e questa volta elaborai una nuova strategia: non appena la prima figura si lanciò contro di me, la afferrai e immediatamente la lanciai nella direzione opposta facendola schiantare contro l’altra. Ma prima che potessi finirle con un ki blast, scomparvero nuovamente entrambe.

Per qualche secondo ci fu il silenzio. Qualche sibilo sommesso indicava che si trovavano ancora attorno a me. Attesi con pazienza il loro attacco, che non ci mise molto ad arrivare. Tentai nuovamente di afferrare la prima figura, ma questa si dissolse prima che potessi stringere la presa. Rimasi scioccato per un momento, abbastanza per permettere all’altra figura di spedirmi lontano son un calcio, per essere fermato con un pugno diretto sullo stomaco dall’altra figura: caddi a terra, in preda ai conati ed al dolore, tutto il sapore della colazione nuovamente in bocca, gli addominali indolenziti dalla forza di quel pugno.

Fu in quel momento che la porta si aprì, inondando di luce la stanza, e le figure sparirono. Una figura mi si avvicinò.

«Stai bene?» mi domandò il Supremo.

«Si… ho preso solo un forte pugno.»

«Non di una forza comune, no?»

«Assolutamente.»
    
«Usciamo da qui, avanti.»

Usciti dalla stanza, mi appoggiai alla parete e scivolai sul pavimento del corridoio, mentre il Supremo richiudeva la pesante porta.

«Questa è la Stanza delle Mille Ombre. Non è un luogo che mi piace visitare, e nemmeno quello in cui preferisco addestrare quei pochi guerrieri che ho allenato.»

Si girò verso di me.

«I guerrieri che hai affrontato lì dentro sono forse l’avversario più grande che ti toccherà mai affrontare: sono la proiezione delle tue paure, dei tuoi dubbi. Il loro numero non ti tragga in inganno: si manifestano non in base alla quantità delle diverse paure, ma alla forza delle paure stesse. Nel tuo caso, ha affrontato due potentissime proiezioni, che ti hanno facilmente battuto: significa che la forza delle tue paure è ancora in grado di sovrastarti, se glielo permetterai. Ed è per questo che ogni giorno verrai qui a metterti alla prova: finché non sarai in grado di dominarle, non potrò permetterti di scendere in battaglia.»

Il dolore che provavo era ancora troppo forte, che preferii non protestare, nonostante non capissi questa sua fissazione. Oltretutto, credevo che quella prova mi avesse dimostrato che dovevo assolutamente allenare il mio fisico: diventare più forte e più veloce, cercare soprattutto di fare mia la capacità di proiettarmi , che sicuramente mi sarebbe stata utile contro due guerrieri agili e veloci come quei due.

«Tieni, mangia questo.» mi disse il Supremo, porgendomi quello che sembrava un fagiolo.

Non appena lo ebbi ingoiato, mi sentii immediatamente come nuovo: il dolore era sparito, mi sentivo nuovamente pronto per combattere.

«Quello è un fagiolo Senzu. Ne abbiamo sempre una piccola scorta, qui al palazzo. Li coltiva il maestro Karin, che vive nella torre proprio sotto il nostro palazzo. Avrai occasione di conoscerlo, un giorno.»

Poi si voltò, allontanandosi.

«Ti consiglio di cominciare ad allenarti bene. Hai solo un anno per dimostrarmi di essere in grado di cavartela contro i saiyan, quindi se ci tieni tanto a partecipare alla battaglia, ti conviene darti da fare fin da ora.»

Non riuscii a non guardarlo con astio: sapevo benissimo che il Supremo non era malvagio e che sicuramente agiva anche nel mio bene, ma questa sua continua austerità diventava sempre più irritante.

In ogni caso, aveva ragione: presi la direzione per uscire sul piazzale, dove avrei trovato tutto lo spazio necessario.

Sentivo che non potevo fallire questo obbiettivo: dovevo diventare più forte, a prescindere da ogni dubbio che avevo sulle mie possibilità. In ballo c’era il destino del pianeta, e io ora volevo dire la mia.

ͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻͻ

«Com’è andato il primo approccio alla Stanza delle Mille Ombre, Supremo? Come se l’è cavata il ragazzo?»

Il Supremo assunse un espressione ancora più corrucciata: «La sua aura è potente. Ma purtroppo lo sono anche le sue paure: per quanto lui possa sopprimerle, la stanze gliele fa affrontare nella loro più grande potenza. È comunque abbastanza forte per reggere il confronto, ma non per sconfiggerle: e per questo temo servirà più di un anno.»

«Non credo prenderà bene la cosa.»

«No… specialmente quando dovrà vedere tutti i suoi amici scendere in battaglia contro quei mostri… sarà un momento molto delicato, e se Piccolo dovesse morire… beh, sarà compito tuo gestire il ragazzo, Popo.»

«La assicuro che sarà in buone mani, Supremo.»

«Ne sono certo…» disse, sorridendo, al fedele servitore. Poi sospirò.

«Speriamo solo che Goku riesca a completare presto l’addestramento da Re Kaioh…» disse, volgendo lo sguardo verso il cielo.

«Ci servi ora più che mai, ragazzo… sbrigati.»


NOTE DELL’AUTORE

Chapter nine, here we go! Le cose iniziano a farsi serie per il nostro Daniel, riuscirà a dimostrare al Supremo di poter affrontare I Saiyan? Intanto ora si trova già ad affrontare un nemico fortissimo… le sue stesse paure!

Confesso: quella della stanza delle mille ombre è una mia mera invenzione, però il palazzo del Supremo è così grande che e così pieno di stanze particolari che non vengono mai citate. Allora mi è sembrata un’idea originale!

Spero vi sia piaciuto così come questo capitolo, ricordo, a chi mi segue, che questa settimana gli aggiornamenti saranno frequenti, giusto per darvi tanta roba nuova da leggere durante queste vacanze pasquali ;) Stay tuned!

Dragon Ball è proprietà di Akira Toriyama.

Recensite, anche negativamente! Una critica può essere occasione di miglioramento, no? Quindi se ne avete, non fatevi alcun problema!

Alla prossima!
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Biszderdrix