Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Always221B    31/03/2015    1 recensioni
Lo sento nell'aria, nel vento, sento il suo nome nella pioggia.
Dannazione, vorrei capire che mi succede.
Sono passati quasi due anni dalla morte di Sherlock e io sono ancora qui, in questo
squallido motel.
Mi sento come se non potessi più respirare da quando è andato via. Mi pare perfino di
aver dimenticato come si fa.
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Mary Morstan, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                    ***

Capitolo secondo.


"Sherlock dannazione apri, non comportanti in modo immaturo."
Entro in camera sua, forzando la porta, ormai sono settimane che non si fa vedere,
l'ho visto solo due volte.
Lui è seduto sul letto, con la barba non fatta.
La stanza è un casino.
"Sherlock guardati".
Lui mette il suo sguardo su di me.
Mi vengono i brividi quando mi guarda.
 
 
-Stiamo perdendo tempo.. 
Dannato John Watson.
Sento la sua assenza. La sua distanza.
Credo di soffocare. Lui è qui e io non riesco a respirare.
Chiudersi qui dentro non basta per togliermelo dalla mente.
Siamo io e lui, l’inferno e il paradiso: due mondi separati dalla dannazione.
la verità è che non sarà mai mio. Devo farmi passare questa cosa.
 


"Sherlock" ripeto, con preoccupazione.
Prova a parlare ma sembra che abbia le labbra troppo secche.
"Che hai?"
Lui si muove rapidamente, si avvicina alla finestra.
Sembra che fissi la luna senza vederla.
"All’interno del mio sistema limbico, l’amigdala ha scatenato un innalzamento del livello di dopamina, causando tremori e insonnia, in contemporanea ad un abbassamento della serotonina." pronuncia così velocemente che sembra non aver mai parlato.
"Che diamine dici Sherlock?”
"Rispettivamente il centro cerebrale delle emozioni e dell’affettività, e l'ormone dell'amore romantico."
"Sono un medico Sherlock. Posso aiutarti."
"John io.." balbetta.
“Oh sì, hai decisamente bisogno di un dottore.” Gli dico, tirandolo per il colletto viola della sua camicia.
Lo stringo forte a me, come fa un bambino piccolo con il suo peluche preferito mentre i genitori lo sgridano.
Lo stringo forte, come se fosse l'ultima volta.
Le nostre labbra si uniscono.
Morbide, calde.
Sorrido, pensando al 'non sono gay' più volte detto alla Signora Hudson, omettendo il 'Solo che amo Sherlock Holmes.'.
Ho il bisogno struggente di sentirlo incollato a me, appiccicato.
Vorrei che stessimo così stretti da non poter respirare.
Ride. Il riso soffocato dalle mie labbra.
Non so come abbia fatto, ma sento i jeans scivolare giù, a terra.
Mai nella mia vita avevo provato qualcosa paragonabile a questo.
Sembra un angelo.
Mi spinge contro il suo letto con un cocktail di tenerezza e violenza.
Dio Santo.
La pressione delle sue mani sulle mie spalle, mi fa capire che non mi posso opporre, non mi voglio opporre.
I muscoli tesi, le sue forme illuminate dalla luce lunare.
Sherlock è sotto di me, che mi guarda.
Mi tira per la camicia, rimasta aperta.
Continua a baciarmi.
"Grazie a Dio ci sei."
"Hamish ti amo."
"Anche io Holmes, ma non chiamarmi in quel modo".
 
 
 
                                        ***
 
Gelo.
I giorni del motel sembrano tornati.
Mary continua a chiamarmi, insistentemente.
È incinta, Sherlock nemmeno lo sa.
E chi lo vede più? È rintanato nel suo “laboratorio” con la presunzione che io capisca che cos’ha.
Da quando Lestrade è in luna di miele con il suo fratellino Sherlock non sa che fare. Si sente inutile quando non lavora.
Finalmente è uscito. Prende il cappotto.
Lo guardo con aria interrogativa. Pretendo delle spiegazioni.
“È noioso.” Dice, infilando la sciarpa blu notte.<
“Cosa? La nostra relazione?”
“Non ci assegnano un caso da mesi. È come se..”
“Se ti rallentassi? Cosa mi nascondi, Sher?”
“Sai che l’avrei detto. Pensa più che altro a quello che tu pensi di nascondermi.” dice, chiudendosi alle spalle la porta.
 
- Sono stato duro con lui? Dannazione, mi sta rendendo caritatevole. È l’amore a parlare? Sa che ormai ha potere su di me, bravo soldatino.
“I sentimenti rendono gli uomini deboli”, mio fratello l’ha ripetuto tante di quelle volte che ormai è diventato un dogma imprescindibile.
Una legge del dio Mycroft.
Eppure anche lui, come gli altri, ora sta incollato ad un uomo che dice di amare.
Eppure anche io, ora, sento il bisogno dell’uomo che amo più del mio lavoro. Più di me stesso.



Un messaggio: “Compro cinese. SH”.
Ora sorrido, dopo tanto tempo.
Sto spendendo il mio tempo a fissare foto sul camino, somiglio alla mia vecchia zia Ivanna.
Le guardo una ad una, le riguardo almeno cento volte.
Continuo ad osservarle, anche per troppo tempo.
Le fisso come se potessero darmi una risposta.
L’inverno scorso, passato in montagna.
Mycroft e Lestrade sul fondo che prendono in mano degli scii colorati.
Lo scatto è mio, e personalmente ne vado fiero.
Sherlock è in primo piano, indossa una cuffia blu cielo che prova a dominare i suoi incontrollabili capelli.
Le labbra imbronciate, espressione tipica del genio sempre annoiato.
Quelle labbra.
Ne sento il bisogno.
Mi mancano.
È come se il desiderio di sentire premere il suo corpo sul mio si stia intensificando.
Digito il messaggio: “Quando arrivi?”
Pochi istanti. “Ti manco? SH”
“Secondo te? Sei bravo a dedurre”
“Sto arrivando. Prepara il tavolo. SH”
 Il tavolo. Il tavolo.
 Mi manca e devo apparecchiare.
 E tavolo sia.
 Apparecchio per due, ovviamente. Voglio qualcosa di romantico ma non ci sono
 candele se non due vecchi e improbabili ceri per profumare l’ambiente regalati 
 dalla signora Hudson quando ci siamo trasferiti.
 Saranno ottimi.
 Devo parlargli di Mary.
 
 -Chiavi nella toppa. Tutto lentamente. 
 John percorre a grandi passi il soggiorno.
È nel panico.
 


“Tutto bene?” mi chiede, entrando.
“Dobbiamo parlare.”
Sembra diventare pietra.
Gli occhi di ghiaccio penetrano la mia carne.
Mi sta analizzando: è preoccupato.
Non risponde.
“Ho sentito Mary.” Non so come sono riuscito a finire la frase.
Analizza i miei movimenti, gli occhi di cristallo indagano così rapidamente che mi fanno quasi spavento.
“Mary aspetta un bambino. Intuibile.” Risponde, lasciandomi spiazzato.
Se non fosse un argomento tanto delicato penserei a quanto sia stata fantastica la sua deduzione.
“Cosa? Come?”
Mi confonde, come è suo solito fare.
È come giocare a mosca cieca con lui, solo che io sono l’unico ad indossare una benda.
La nostra vita si sta rivelando una continua partita a poker e lui è il vincitore.  Prevede ogni mia mossa, ogni mio sospiro.
Sente l’odore delle incertezze, dei passi falsi.
È dannatamente estenuante, eccitante.
Impazzisco quando lo fa. 
“È di quasi sette mesi. O no? E non ha pensato di avvertirti prima…?.”
“Me lo sono chiesto tante volte, mi ha risposto dicendo che non voleva rovinare tutto tra me e te ..”
“No, certo che non voleva.  Non è ingenua come credi.”
Con il velo dell’apatia tenta di nascondere ciò che prova veramente.
E' geloso.
Si tormenta le mani, mi guarda come se il ghiaccio dei suoi occhi fosse diventato fuoco.
Brucia.
“E’ solo un bambino Sherlock, non un mostro.”
“Va bene John. Questo discorso è noioso. La cena si fredda.”
Si rifiuta di guardarmi.
“Sherlock, ti prego. Sappiamo entrambi del tuo interesse a proposito del cibo.”
“Anche del tuo a proposito di Mary.” Dice gelidamente.
“Sai benissimo che non provo niente per lei.”
Fissa il suo piatto.
“Guardami. Io amo te.”
“Sto tentando di cenare.”
Dannazione.
Perché deve fare così ogni volta che prova qualcosa che stenta a controllare?
Il pasto è stato rapido.
Nessuno dei due ha aperto bocca.
“Andiamo.. per quanto vuoi continuare così?”
“Mi piace giocare, di sicuro non interrompo il gioco per primo.”
“Cosa ne pensi a riguardo?”
“L’hai detto anche tu. È solo un bambino. Io non ho alcun problema.”
Indugio per qualche momento.
Mi sento così triste.
Devo tenere occupata la mente. Non mi va di pensare troppo.
I piatti sono sporchi, tanto vale lavarli.
Sherlock scompare dietro la porta della cucina.
Il suono dell’acqua gelida mi tiene compagnia.
 Che devo fare? Come posso affrontare la cosa?
 Sto per essere padre. Sono padre.
 Sarà ancora lo stesso? Sherlock mi amerà ancora nonostante tutto?
 Non riesco a smettere di farmi queste domande, mi lacerano l’anima ma non posso  
 smettere di pensarci.
 Lo amo e non posso permettere che qualcosa rovini tutto.
 Ma quello è il mio bambino.
 Un abbraccio da dietro, dolce.
“Sarò un ottimo zio.”
“Sherlock..”
“Shh” mi sussurra con dolcezza all’orecchio.
 Sherlock mi stringe forte, mi fa voltare.
 Amo lasciar affondare la mia testa sul suo petto che profuma di sapone.
 Muove le mani con una rapidità tale da sembrare che cerchi freneticamente  
 qualcosa.
 Le sue dita sono gelide, di ghiaccio.
 Scivolano velocemente sotto il mio maglione in cotone grigio.
 Sento il bisogno di parlare.
 Ho una folle necessità di iniziare un argomento.
 Io devo trattenermi.
 Un bacio.
 Lungo.
 Incontrollabile.
 Gli passo una mano tra i suoi ricci morbidi, scuri come la notte.
 Avvicino le labbra al suo collo.
 Un profumo intenso.
 Sento di non potermi controllare.
 Mi sento stringere forte, come se volesse incollare il mio corpo al suo, come se mi 
 desiderasse.
 Sento che pronuncia il mio nome con dolcezza, con malizia.
 Si morde le labbra e sbottona la camicia lentamente.
 Ci mette un’infinità.
 Non riesco a pensare. Ho solo un pensiero martellante.
 Si sta facendo sentire. Sempre più forte, sempre più esasperante.
 Sherlock è contro il muro.
 Non so nemmeno quando ho fatto scivolare i vestiti.
 Premo contro il suo corpo.
 Le labbra incollate.
 Sento i nostri corpi vibrare, le nostra mani si cercano disperatamente.
 Vorrei tenerlo stretto a me per tutta la notte, per tutta la vita.
 Le sue mani scivolano nel mio corpo, percorrono ogni curva, ogni cicatrice.
 Ho i brividi.
 Sento il corpo scaldarsi, come se delle lingue di fuoco mi stessero avvolgendo, come se  
 mi imprigionassero.
 Ho bisogno di Sherlock Holmes.
 Ho bisogno del suo amore.
 
                                   ***
 
                            DIECI ANNI DOPO.
 
 “Sherlock!” chiamo a gran voce. “Mary?”
 “Papà, Sherlock lavora al microscopio. Mamma non è ancora arrivata.”
 Cappotto nero, colletto sollevato. “Chi ti ha conciato in quel modo?”
 “Zia Molly.”
 “Non credi di somigliare a… Sherlock!” lui entra nel soggiorno, interrompendo la  
 mia frase.
 “Mi cercavi?” guarda mio figlio Henry. “Ridicolo, sembra che Molly si sia data da
 fare.”   
 “Zio… posso chiederti una cosa?” gli sussurra. “Puoi portarmi ancora con te in un
 caso?”
 Sherlock sorride, Henry lo abbraccia.
 “Dovete dirmi qualcosa?” chiedo.
 “No, tuo figlio è pazzo.” Ammicca, e si dirige fuori dalla porta.
 Henry lo segue, Mary compare sulla soglia della porta d’ingresso.
 “Non così in fretta signorino.”
 “Io..” dicono contemporaneamente Sherlock ed Henry.
 Mary mi lancia un’occhiataccia, e dice, gelidamente “Occupati di Sherlock.”
 Ordina a Henry di prendere il giubbotto per andare via, lui viene e mi stringe forte, per 
 salutarmi.
 Sherlock sembra nervoso, quasi disgustato dalla presenza della bionda.
 Henry gli si avvicina “Sarà per la prossima volta? Quando mamma e papà non ci
 fermeranno.”
 Sul viso di Sher sembra sparire ogni espressione ostile, si limita a sorridere
 maliziosamente.
Si avvicina a me, mi stringe la mano.
Gli occhi di Mary si posano sulle nostre mani incrociate.
“Andiamo. Muoviti.” Ordina ad Henry.
“Ciao papà, ciao zio”.
Mary fa un gesto con la mano e richiude la porta alle sue spalle.
“Che ti salta in mente?” chiedo.
“L’avevo previsto. Mary esce da lavoro alle 18:00, ci vogliono circa 35 minuti dal tuo ambulatorio a qui.”, sorride.
“Cosa stai farneticando?”
“John volevo restare da solo con te. Non per essere scortese ma non volevo sprecare tempo con tuo figlio e con la donna che lo ha partorito.”
“Francamente Sherlock , sei pazzo.”
“Errore, sono un sociopatico iperattivo, e loro noiosi.” Posa le labbra sulle mie, per zittirmi.
“Mio figlio?” rispondo, non appena si allontana di qualche centimetro.
“Amore, niente di personale ti ho detto, volevo solo stare con te.”
“Amore? Mi hai chiamato amore. Non lo avevi mai fatto prima.”
Sorrido.
“Solo io e te, amore” ripete avvicinandosi, con un sorriso così dolce da farmi quasi perdere il controllo.
Devo controllarmi. “Non capisco.”
“Tu non capisci mai.” Si avvicina, mi accarezza il viso con la mano liscia e fredda.
Provo a parlare, non mi esce la voce.
“Vuoi sposarmi?”
Quelle parole mi colpiscono come un pugno allo stomaco, la differenza è che non fanno male.
Credo di non essere mai stato tanto felice prima di ora.
Quasi non riesco a contenermi dal tirarlo, baciarlo e fare l’amore fino a che non scoppi il mondo.
“Come non ho mai desiderato niente.”
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Always221B