Serie TV > Xena
Ricorda la storia  |      
Autore: Amphitea7    31/03/2015    2 recensioni
Quando grazie all’ Ambrosia la Guerriera tornò dall’ Amazzone, con lei tornarono alla vita quelle paure e quei sentimenti da sempre taciuti.
2X13
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Gabrielle, Xena
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Piccole gocce di rugiada le solcavano il viso ancora in erba. Sentiva finalmente che la vita era tornata a sorriderle.
Pianse silenziosamente, senza nemmeno accorgersene, mentre la sua mente vagava e i suoi occhi fissavano la terra ai suoi piedi.
Lacrime delicate, dolci, gioiose. Credeva che non ne avrebbe più sentito il tocco.
Guardò distratta le sue mani, che si stringevano tra loro in una morsa nervosa e rilassata allo stesso tempo.
Quanta strada aveva fatto in quegli ultimi anni,proprio lei: la piccola contadina di Potidea, promessa sposa dai suoi genitori, con la vita già pianificata, al punto da sembrarle d’ averla già vissuta.
In quanto tempo la vita può cambiare radicalmente? Lei ne aveva avuto la prova.
Era partita. Via da tutto e da tutti, con l’unica intenzione  di dare uno scopo alla sua vita piatta, d’incontrare nuove culture, salpare per mari e solcare terre sconosciute. Quante volte l’aveva sognato ad occhi aperti, mentre sua sorella Lila l’intimava di restare con i piedi per terra..
Non credeva che sarebbe mai potuto succedere. Ma poi, un giorno, qualcosa era cambiato. E non era stato semplicemente l’arrivo di una guerriera sconosciuta, piombata nel suo villaggio. Era cambiato qualcosa in lei. Aveva sentito la forza di disobbedire a suo padre e di deludere sua madre, per volare via. Perchè non l’aveva mai trovata prima quella forza? Forse era stata la sua lettura delle stelle, con la quale si dilettava nelle notti insonni? Tutto le indicava un cambiamento, un incontro, una nuova vita.
Forse s’era disperatamente ancorata a quel pensiero, che le faceva sembrare le cose molto più semplici. Non lo sapeva, eppure lo aveva fatto.
Si era fidata di quella sconosciuta,  come se la  conoscesse da molti lustri, nonostante fosse solo una straniera con una brutta reputazione, odiata e temuta da tutti. Nonostante ciò, lei vedeva di più in quegli occhi apparentemente duri ed equilibrati.
Cosa l'aveva spinta non lo seppe mai, ma lo aveva fatto. Era scappata. Si era librata nell’aria come una farfalla appena dopo la trasformazione. Questo l'aveva spaventata, ma era riuscita a trovare un’ ancora alla quale allacciarsi. Quella stessa roccia che l'aveva guardata con infinita tenerezza, mentre i briganti di Draco si schieravano contro il suo bene.
D’ allora tutto era stato diverso.
 
Si carezzò la fronte con dolcezza, volendo così tornare al presente.
Le amazzoni erano già lontane, da quando aveva ordinato loro, in veste di regina, di tornare al villaggio e lasciarla sola. Per una notte la sua tribù sarebbe stata in grado di badare a sé stessa. Aveva dato  ad Ephiny il compito di sostituirla quella notte, ma aveva deciso che quella notte si sarebbe prolungata per lungo tempo.
Non sarebbe tornata alla sua tribù, perchè avrebbe dovuto? Si era rifugiata presso di loro solo perché Xena era morta e doveva trovare qualcosa che la spingesse ad andare avanti. Nel suo villaggio questo sprono non l’avrebbe mai trovato.
Flebilmente poteva udire, oltre il crepitio del fuoco, Xena dialogare con Autolycus, con la sua solita sottile ironia coperta dalla sua caratteristica serietà.
“(…)io t ho fatto provare che cosa significa essere Autolycus. Sei stata dentro di me, ti ho lasciata controllare il mio corpo e non è una cosa che farei per chiunque..”
Sorrise pensando al suo compagno d’avventura, troppo concentrato a coprire il suo lato generoso con spavalderie gratuite. Eppure gli doveva tanto. Senza di lui probabilmente il miracolo non sarebbe accaduto.
Perché poi Xena aveva chiesto aiuto proprio a lui? Solo perché è Il Re dei ladri? Un altro piano della guerriera che avrebbe dovuto accettare, anche senza comprenderlo veramente. Infondo cos’importava? C'era riuscita. Solo questo contava.
“(…)terrò a mente la promessa che hai fatto di restituirmi il favore. Potrebbe tornare utile un giorno o l’altro per  il Re dei ladri”.
Si scoprì ridere tra le lacrime a quelle parole:  quell’uomo riusciva a strapparle sempre un sorriso. Era così bizzarro…così.. profondamente triste..
Un cespuglio frusciò alle sue spalle ma ella non si mise sull’ attenti. Sapeva perfettamente di non essere in pericolo. Si asciugò le lacrime alla ben meglio col polso e puntò lo sguardo nel fuoco debole.
La figura composta della Guerriera avanzò lentamente ma sicura, ricoprendo la loro distanza in quattro falcate appena. Si sedette silenziosamente al fianco dell’Amazzone e, senza neanche guardarla, ravvivò il fuoco, aiutandosi con un ramoscello preso accanto alla brace.
Il silenzio che le inghiottì non fu imbarazzante ma avvolgente. Gabrielle sentiva che Xena, seppur in silenzio, stava comunicando con lei. Sospirò di sollievo, lasciando cadere piano le mani lungo l’interno coscia, sulle gambe rilassate .
Il lupo la guardò e l’agnello inclinò le labbra in un sorriso, sentendone lo sguardo addosso.
“Stai bene?” le disse quasi in un sussurro.
“Mi sento ancora scombussolata” la Guerriera puntò anch’essa lo sguardo sulle fiamme, quando il Bardo continuò: “Ho camminato nell’ Ade e messo piede nei Campi Elisi in così poco tempo che ancora devo rendermi conto di ciò che è accaduto” il silenzio le fu di risposta.
“Mi dispiace” la tagliente dichiarazione fece zittire anche la brace. Gabrielle si voltò a guardarla, aggrottando le sopracciglia, chiedendole cosa intendesse dire.
Xena pigiò distrattamente il ramo sul terreno, creando disegni indistinti. Seguì quelle forme con lo sguardo “Senza di me la tua vita sarebbe stata-”
“Noiosa! ” la interruppe la bionda.
La Guerriera sorrise senza staccare gli occhi dal ramo.  Ma il suo sorriso era amaro “..più felice”
Gabrielle guardò un punto impreciso oltre ad un albero posto alla sua sinistra. Non capiva se quelle parole l’infastidissero o la divertissero. Non trovò in quel momento le parole e Xena ne approfittò :
“Un Bardo che non trova le parole è un Bardo alquanto strano non trovi?” il fuoco si ravvivò sotto il tocco della bruna “ Lo sai anche tu che ho ragione”.
Gabrielle la guardò quasi offesa. Come poteva, proprio lei, dirle che sarebbe stata più felice restando a Potidea? Come poteva non vedere giorno dopo giorno come la sua vicinanza la rendesse più forte, più donna? Come poteva minimizzare tutto ciò che aveva vissuto con lei con delle semplici parole?
“Se tu avessi ragione, sarei tornata a casa già da molto tempo”
Xena incassò il colpo abbassando di nuovo lo sguardo sul ramo.
Gabrielle seguì il suo sguardo “Tu non riesci a renderti conto di quanto mi dai, di quanto è importante ciò che vivo con te ogni giorno. Guardami! Sono addirittura una Regina Amazzone. Sarei mai potuta diventarla chiusa nel mio villaggio?” Xena sorrise all'evidenza “Da te imparo molto ogni giorno e la tua presenza mi è…fatalmente necessaria”
Nessuna parola usciva dalle labbra della Guerriera e Gabrielle non riusciva a sopportarlo, non in quel momento. Le prese il mento tra le dita e glielo alzò, puntando lo sguardo sul suo
“Xena non pensare neanche per un secondo che tu sia deleteria per me. Non pensare neanche per un secondo di lasciarmi a Potidea. Sai che tornerei a cercarti!”
Sorrisero entrambe all’ immagine del Bardo chiacchierone alla ricerca della Guerriera solitaria
“Comprendo che tu non abbia un buon giudizio di te stessa, a causa del tuo passato e non posso darti della stupida per questo. Ma ti prego, guarda anche a ciò che di buono stai dando al mondo e a me. Oggi per qualche momento ho provato cosa significa essere te”
Xena la guardò incuriosita e spaventata allo stesso tempo. Mantenne il contatto visivo, anche se la mano di Gabrielle aveva lasciato libero il suo mento “E cioè?”
“C’ era calore, umanità…c' era Amore”.
Xena aggrottò le sopracciglia “Gabrielle era un combattimento!”
Il suo tentativo di virare il discorso su altro non trovò conclusione positiva. Gabrielle la guardava irremovibile.
“Mi sentivo protetta.”
La frase rimase sospesa nell’aria come se desiderasse una qualche reazione dalla Guerriera che non arrivò.
Il Bardo proseguì:
“Il mondo ha bisogno di gente cosi, giusto?”
“Si, giusto”
“E io ho bisogno di gente così. Della migliore in circolazione” Sorrise gioiosa senza però abbandonare la serietà del discorso. Eppure voleva sdrammatizzare in qualche modo.
“Sicura sia io la migliore in questione?” Sorrise di rimando la Guerriera.
“Assolutamente!”
Si guardarono intensamente come se si stessero vedendo per la prima volta. Era già accaduto altre volte ma quella notte fu più intenso. Xena interruppe il contatto visivo e si alzò intimando al Bardo di andare a riposare.
Prepararono il giaciglio e s’ infilarono sotto le pesanti pellicce senza dirsi altro. In breve tempo Gabrielle si addormentò.
 

La temperatura bassa di quella notte le carezzava la pelle, facendola rabbrividire. Ma ella non si coprì con le pelli. Rimase seduta al suo posto, stringendo tra le braccia le sue ginocchia. Il freddo la faceva sentire viva. Una strana sensazione che per un po’ non aveva potuto sentire appieno. Rianimò il fuoco affinchè Gabrielle rimanesse immersa del tepore. Respirò affondo, ascoltando i suoni del bosco.
Mai come quella notte, si sentiva tranquilla. Potè restare sveglia, non per essere vigile, come spesso accadeva, ma perché desiderava farlo, senza alcun motivo. Si sentiva libera di fare ciò che desiderava, come se la morte avesse spezzato quelle catene morali e quotidiane che ella stessa si era imposta.
Che valore potevano mai avere? Infondo la vita è breve!
Osservava il Bardo avere sogni agitati. Avrebbe voluto stringerla e consolarla, ma voleva affrontasse da sola i suoi demoni. Solo così giorno dopo giorno poteva imparare a cavarsela da sola. Infondo quest’ esperienza di morte le aveva fatto vedere concretamente che non sarebbe vissuta per sempre e se Gabrielle doveva sopravviverle, avrebbe dovuto imparare fin da subito a farlo.
La luce del fuoco illuminava il suo viso, che spuntava fuori dal giaciglio, contorto a tratti in espressioni di dolore. Si ritrovò, come spesso succedeva, a disegnarne i contorni, a guardare ogni linea e sfumatura di quella dea innocente e delicata.
“Quanto male sono destinata a farti Gabrielle?” sussurrò “La mia strada è piena di pericoli e non so se riuscirò a proteggerti sempre.” una lacrima le scivolò lungo la guancia, che venne immediatamente catturata dal pugno della Guerriera “Eppure non riesco a lasciarti andare”
“XENAA!!!!” un urlo straziante interruppe i pensieri della bruna. Gabrielle si sedette di scatto, sveglia dal suo incubo, con i capelli madidi di sudore. Ansimava guardandosi intorno, cercando la bara della Guerriera.
“Ssshhhh”  Xena  le si avvicinò e le carezzò i capelli. La prese tra le braccia mentre i respiri del Bardo tornavano regolari, incoronati da un sospiro di sollievo alla vista della bruna in carne ed ossa.
“Era solo un incubo.” lacrime e brividi scossero il corpo minuto dell’agnello impaurito. Si strinse forte al lupo docile che di rimando la protesse col suo corpo dal freddo. Le tirò le pelli sulle spalle mentre le carezzava i capelli.
“Xena..non lasciarmi più”
La bruna la guardò negli occhi carezzandole la guancia:
“Non ti lascerò mai Gabrielle”
 Si strinsero ancora mentre il Bardo asciugava le sue lacrime e il suo fiato tornava regolare.
Xena gettò nella brace un nuovo mazzo di ramoscelli, affinchè Gabrielle non avesse freddo. La bionda la guardava assente.
“Stai meglio?” Le chiese la bruna, spostandole una ciocca di capelli bagnata dalla fronte.
Gabrielle le sorrise annuendo con vitalità. L’effetto del sogno era svanito.
“Perdonami. Il sogno della tua morte mi era ricorrente. Devo ancora abituarmi al fatto che è tutto finito”
Xena sorrise sollevata dalle condizioni regolari del Bardo. Continuò a tenerle gli occhi addosso, mentre questa cercava di sistemarsi come meglio poteva.
“Immagino d 'avere un aspetto pietoso”
“Hai avuto momenti migliori” Sdrammatizzò con eleganza la bruna.
Gabrielle rise…finalmente. Dalla morte di Xena non aveva più riso. Che strano era il suono al suo udito. Lo prolungò per constatare fosse davvero opera sua. Rise cristallina, rendendosi conto che tutto era andato per il meglio  e che ora doveva abbandonare i suoi incubi.
Fissò lo sguardo su Xena e il cuore le battè ritmicamente. Sorrise radiosa come una ragazzina ai primi amori.
La Guerriera  la guardò inizialmente un po’ perplessa per poi perdersi anch’ essa nelle risa contagiose della giovane Amazzone felice.
Gabrielle le si gettò tra le braccia e la tenne stretta a sé come a non volerla più lasciar andare. Xena dopo un attimo d' esitazione, rispose di buon grado all’abbraccio e rimasero così per lungo tempo.
La bruna sentì il cuore di Gabrielle accelerare e si preoccupò, credendo in un altro attacco di panico legato al sogno. Poi si accorse che il ritmo cardiaco che sentiva era il suo. Strinse più a sé il fragile Bardo e inalò il suo profumo. Gabrielle le carezzò i capelli senza avere il coraggio di aprire gli occhi. Temeva fosse solo un altro dei suoi sogni, che al risveglio svanivano come castelli di sabbia. Sentì la Guerriera stringerla di più e ricambiò col fiato spezzato.
Lentamente si staccarono l’una dall’altra, credendo entrambe che l’altra volesse separarsi da quella stretta. Si fissarono negli occhi intensamente, mentre il vento soffiava tra gli alberi, creando un leggero fruscìo.
Una forza magnetica impedì ad entrambe di allontanare lo sguardo. Rimasero qualche secondo a leggere l’una nell’anima dell’altra. Non vi era spazio per i pensieri né per le parole.
Quella notte entrambe  superarono il confine.
Lentamente sia il lupo che l’agnello accorciarono la distanza che le separava e si trovarono unite l’una sulle labbra dell’altra.
La brace fermò le sue fiamme, il vento si zittì e tutto il bosco sembrò sussurrare per non disturbare.
Il bacio si prolungò, l’ una persa nell’ immensità dell’ altra. nel suo calore, nel suo Amore.
Xena si sentì libera e in pace per la prima volta. Gabrielle sentì il cuore sciogliersi e la sua vita riprendere senso. Le sembró d'esser tornata in quel mondo onirico, dove Autolycus aveva abbandonato il suo corpo affinché Xena le si potesse palesare. In quell'occasione, quando la Guerriera le si era abbandonata sulle labbra, aveva avvertito quell' atto come un'ovvia proiezione dei sentimenti che s' annidavano da tempo nei loro cuori. Non ne era stata stupita bensì inebriata.. come un buon bevitore di vino che si stupisce ancora dinanzi a sapori nuovi.
Si carezzarono le guance lentamente mentre le labbra si muovevano, rincorrendosi.
Il poco durò un’eternità e l’eternità poco.
Si allontanarono indugiando. Aprirono gli occhi per verificare si trattasse della realtà. Si sorrisero senza riuscir a trovare le parole giuste. Non vi era timore né imbarazzo nei loro sguardi ma solo intesa e conferma di ciò che da sempre entrambe sapevano.
“Xena io-”
la Guerriera la zittì, ponendole un dito sulle labbra:
 “Shhh..”
Il silenzio calò attorno a loro. Il freddo accapponò loro la pelle mentre i loro sguardi non si lasciavano un secondo.
“Non dirmi nulla ti prego.. non stasera!"
L’indice venne sostituito dalle labbra leggere e delicate. Gabrielle affondò timidamente le dita tra i suoi capelli corvini e spinse piano la testa contro la sua. La Guerriera si abbandonò sul giaciglio, senza staccarsi dal Bardo, sollevando le pelli in modo da coprire per intero i loro corpi.
Si strinsero in quella notte fredda ,dove tutto poteva accadere.
Dormirono, o quasi dormirono, l’una tra le braccia dell’altra. 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Xena / Vai alla pagina dell'autore: Amphitea7