Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
Segui la storia  |       
Autore: MiyakoAkasawa    31/03/2015    1 recensioni
Fatti strani cominciano ad accadere nel mondo ma solo Evangeline sente che c’è qualcosa di sbagliato nella piuma trovata tra le mani di un cadavere; una piuma molto simile a quelle delle ali degli angeli che, morti, infestano i suoi sogni da settimane. E tutto è cominciato a causa sua, o meglio, all’anima demoniaca che è annidata nella sua da ancora prima che lei nascesse. I demoni si nascondono tra le ombre e presto molti altri sorgeranno direttamente dall’Inferno e Evangeline si troverà al centro di tutto: una guerra tra i demoni che vogliono riconquistare ciò che gli spetta, la Superficie, e la volontà di una ragazza che intende mantenere integro il suo lato umano a qualsiasi costo. Fortunatamente Evangeline potrà contare sulle forze angeliche: su Declan, anch’egli solo per una parte umano e per un’altra angelo, lo spirito di un angelo mandato direttamente dal Paradiso per uccidere Lucifero. Evangeline dovrà lottare contro la propria natura demoniaca oltre che contro i demoni che insorgono sempre più numerosi dall’Inferno, ma non sa che questi hanno molti mezzi per impossessarsi della sua anima e alla fine non tutto potrebbe andare come sperato...
Genere: Angst, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Avviso ai lettori: ecco pubblicato il nuovo capitolo della storia. Ne ho già pronti altri ma siccome la scrittura della continuazione sta andando molto a rilento (o per mancanza di ispirazione o di tempo, tra lo studio per l'università e tutto il resto) penso che pubblicherò i prossimi capitoli pronti molto più lentamente rispetto a come ho fatto fin ora. Mi spiace per chi l'ha seguita con interesse fino adesso, non uccidetemi D: Spero comunque di riuscire a stare dietro a questo lavoro, ormai mi ha appassionata e ci tengo a portarlo a termire. Fatemi sapere però se preferite questo ritmo di pubblicazione finchè avrò capitoli già pronti o se vi va bene anche avere aggiornamenti più distanziati nel tempo. Nel frattempo buona lettura :) sono sempre apprezzate recensioni.
MiyakoAkasawa (ho cambiato nome da pochi giorni) 




Capitolo IV
Occhi verdi

 
         -Evangeline? Sembra che si sta svegliando!-
         Evangeline sentì la coscienza risvegliarsi dentro di sé. Riuscì pian piano a muovere le dita e girò la testa in direzione di quella voce.
         Aprì lentamente gli occhi e la luce la inondò: -Cosa…?-
         -Sei in infermeria-.
         La ragazza non rispose, era ancora troppo intontita.
         -Eve sono io, Hellawe, cerca di riprenderti-
         -Hella…-.
         L'amica sorrise contenta di vedere che si stava riprendendo. Si era spaventata a morte quando, pochi minuti prima, l'aveva trovata svenuta sul pavimento del bagno. Allora aveva avvertito il professore di ginnastica: tutte le ragazze si erano riunite intorno a lei per vedere cosa stava succedendo mentre l'insegnante palestrato la prendeva di peso e la portava dall'altra parte della scuola.
         Hellawe, spiegando che era la sua migliore amica, era potuta restare, almeno finché non si fosse svegliata, mentre tutti gli altri era tornati in palestra a cambiarsi e poi in classe siccome la lezione era finita.
         -Come ti senti?-
         -Meglio- sussurrò Evangeline
         -Riesci a spiegarmi cosa è successo?-.
         Evangeline stava per rispondere quando una donna anziana e grassottella entrò dalla porta. Era l'infermiera, la signora Jackson.
         Cercò di alzarsi ma le venne un capogiro che la costrinse a lasciarsi ricadere sul lettino dalle lenzuola bianche e ruvide.
         -Meglio se resti sdraiata ancora per un po', negli ultimi dieci minuti non hai fatto altro che perdere i sensi e risvegliarti-
         -Non so cosa sia successo-
         -Non ricordi nulla?- intervenne Hellawe
         -Sullivan, è meglio se ritorni in classe, il tuo professore è stato molto chiaro-.
         Hellawe guardò l'amica un po' preoccupata: -D'accordo vado, dopo mi racconti tutto, va bene?- e uscì dalla porta lasciando l'infermeria con i suoi lunghissimi capelli svolazzanti.
         -Signora Jackson, quando potrò rialzarmi?-
         -Non avere fretta Evangeline, aspetta ancora qualche minuto-.
         L'anziana donna andò nel suo ufficio e lasciò la ragazza da sola. Si sentiva stanchissima. Ancora non riusciva a mettere ben a fuoco l'ambiente: distingueva solamente le sagome
         Attese. Dopo pochi minuti riprese il pieno controllo di sé e si mise a sedere. Dall'ufficio provenivano rumori di fogli che venivano spostati e  poco dopo l’infermiera tornò rivolgendola una domanda: - Stai meglio?-
         -Sì- rispose
         -Non ricordi cosa è successo prima di che svenissi?-     
         Cosa posso rispondere? -No, mi sono fatta male in palestra e sono andata in bagno-.
         La donna esaminò il graffio: -Come te lo sei procurato?-
         -Mi è arrivata una pallonata in faccia e sono caduta-
         -Forse sei svenuta per la botta che hai preso-
         -Sì, può darsi-.
         Si guardarono un istante: -Puoi andare se vuoi-
         -Ok-.
         La ragazza si cambiò dalla tuta da ginnastica, salutò l’infermiera e lasciò la stanza. Camminava con calma perché la testa le girava ancora un po', ancora scossa per i fatti accaduti. Non so proprio cosa pensare, a chi altri è mai successo?
         Camminava per i corridoi della scuola ma sembrava non facesse caso a dove stesse andando, i suoi piedi la stavano portando chissà dove. Possibile che tutti questi fatti accaduti nei giorni precedenti sono collegati? L'omicidio, il locale bruciato e ora questo. A che gioco stai giocando, Dio? Perché se non centrava Dio quelle cose non sapeva come altro spiegarsele. E forse era collegato anche il ragazzo che si era sentito male.
Per ora avrebbe lasciato perdere la storia dell'omicidio: erano sorte domande ben più importanti a cui dare risposta. A Nathan e ad Hellawe aveva detto già fin troppo, era fuori discussione raccontargli anche questa vicenda.
         Evangeline riuscì ad evadere dai suoi pensieri  per un minuto e guardò l'ora sul cellulare che aveva in tasca che segnava l'una e dieci. All’ultima ora aveva chimica e si avviò verso la sua classe quando si rese conto di avvertire una strana sensazione. Il mal di testa le offuscava i sensi ma le sembrò che ci fosse qualcuno a seguirla. Forse era solo la sua immaginazione.
         Si girò di centottanta gradi ma quello che vide fu solo due gruppetti di studenti ritardatari che andavano in due direzioni diverse.
         Si rigirò di nuovo per prendere un corridoio alla sua destra quando si sentì sfiorare appena il braccio e, nello stesso istante, qualcuno le sussurrò all’orecchio tre parole che la fecero sussultare: so cosa sei.
         Le vennero i brividi: chi è stato? Forse erano ancora le voci nella sua mente ma le sembrava diverso; questa volta qualcuno aveva parlato davvero perché il suono proveniva da un punto preciso.
Si girò a guardare in ogni direzione e lo trovò: quando l’aveva toccata, l’elettricità trasmessa da quel toccò attraversò la maglietta e le solleticò la pelle. Era una sensazione piacevole. Da quel punto, poi, un calore puro si diffuse velocemente dal braccio ad ogni singola cellula del suo corpo facendola sentire leggera e inebriata. Sembrava fuoco, una fiamma che le scottò la pelle al punto da farle venire i brividi: non si sarebbe mai dimenticata di quella meravigliosa sensazione. Si aggrappò a quella sensazione e riuscì a seguire la traccia di quel calore con lo sguardo: chiunque l’avesse toccata lasciava dietro di sé una sottile striscia luminosa e argentata che probabilmente solo lei era in grado di vedere perché le altre persone proseguivano non curanti il loro percorso.
         Quella traccia riluceva e rifletteva qualunque cosa trovasse sul suo cammino, come il mare riflette la luce del sole, attraversava oggetti e corpi vibrando nell'aria.
         Evangeline seguì quella traccia con stupore fino a che il suo sguardo non ricadde su un ragazzo in particolare rivolto di spalle. La sua figura emanava la stessa luce, ma ancora più potente, tanto che sentiva quel calore bruciarle negli occhi e nel petto anche solo a guardarlo. Possibile che sia lui?
         Ebbe la conferma quando da lontano lo vide girarsi e guardarla negli occhi. Evangeline sentì l'intensità di quello sguardo addosso, penetrante, fin troppo per essere umano. La ragazza lo fissò a sua volta. L'aura che emanava si dissolse ma la ragazza acuì così tanto la vista che riuscì a vederlo come se si trovasse ad un passo da lei: quello sguardo veniva da due bellissimi occhi verdi e misteriosi, con le loro screziature più scure e marroni. Il profilo del suo volto era severo e squadrato, il naso aquilino e labbra sottili e rosee. Aveva i capelli biondo cenere che gli arrivavano alle spalle disordinatamente; le sopracciglia erano dello stesso colore dei capelli, folte ma non in maniera eccessiva, e davano allo sguardo maggiore durezza. La carnagione era chiara e si scorgeva un sottilissimo strato di barba sul mento e sotto le guance.
         Hellawe probabilmente avrebbe pensato che quel tipo non era poi così bello, e infatti non aveva niente a che vedere con Dean, ma a Evangeline, con quegli occhi luminosi e con la stravolgente sensazione che le aveva infuso, quel ragazzo era qualcosa di magnifico.
         Non poteva essere umano. E se anche lui fosse immischiato in ciò che mi sta capitando? Forse voleva solo ingannarla. Inoltre sapeva cosa le era successo, sapeva che Dantalian l'aveva chiama Azrael, altrimenti non avrebbe detto quelle parole: so cosa sei
         La ragazza rimase con lo sguardo fisso sul suo volto finché il ragazzo, senza preavviso e senza lasciar trapelare alcuna emozione, le voltò le spalle e se ne andò. Evangeline continuò a guardare la sua schiena finché non fu troppo lontano e sparì dalla sua vista.
         Non seppe che cosa fare, se continuare a stare lì come un ebete o se rincorrerlo. Ormai quel viso ce lo aveva stampato nella mente tanto da poterlo riconoscere tra altri cento volti.
         La ragazza si riscosse e lo inseguì. Corse nella direzione in cui era sparito guardandosi in giro ossessionata dal fatto di volerlo trovare a tutti i costi, ma non lo trovò. Arrivò in fondo al corridoio dove c'erano le scale, non aveva la più pallida idea se andare su o giù e presa dallo sconforto lasciò perdere, almeno per il momento, tornando indietro a malincuore.
         Evangeline non seppe dire perché si era comportato così; aveva scatenato in lei mille pensieri, cupi e misteriosi, non troppo positivi. Doveva assolutamente scoprire qualcosa in più su di lui. Non lo aveva mai visto prima di allora e adesso era di vitale importanza capire chi fosse. E l'avrebbe scoperto presto. Ne era sicura.
 
         Evangeline era davanti alla porta della sua classe. Già chiusa. Lo sapeva che avrebbe fatto tardi ma non poteva farci niente. Bussò ed entrò.
         -Buongiorno, scusi il ritardo- disse un po' intimidita.
         Il professore di chimica era sempre gentile.
         -Oh figurati Goodchild. Come stai? I tuoi compagni mi hanno detto che ti sei sentita male-
         -Sì, ma adesso sto bene-
         -Meno male- l'uomo sorrise -Va pure al tuo posto-.
         Come sempre Hellawe e Nathan le avevano tenuto il posto vicino a loro. Con tutta la calma del mondo Evangeline li raggiunse e si sedette, con gli sguardi dei suoi amici puntati addosso.
         -Mi sono persa qualcosa?-
         Nathan parlò: -No proprio niente. Oggi finisce di interrogare ha detto, ma noi siamo già apposto-
         -Ah, è vero- sorrise
         -Dai, allora puoi raccontarci cosa è successo?- disse Hellawe -Siamo curiosi di saperlo-.
         I due amici la guardavano con occhi spalancati. Cosa si aspettano che dica? Non sapeva cosa dire nemmeno lei, doveva inventarsi qualcosa.
         -Non è successo proprio niente ragazzi. Sai, Hella, quando ti ho detto che andavo in bagno? Ecco, ci sono andata per lavarmi la faccia e stavo bene poi non so come, sono svenuta- gli amici la guardarono dubbiosi -Dico davvero-
         -Sicura che sia andata proprio così?-
         -Sì, sarò scivolata e avrò picchiato la testa-
         -Mi sembra un po' improbabile- dichiarò Nathan
         -E secondo te come è andata sentiamo? Avevo preso una botta poco prima-.
         Evangeline cominciava ad essere seccata. Le capitava ogni volta che qualcuno le rivolgeva troppe domandi insistenti. Se diceva una cosa era così. Punto. In quel momento stava mentendo ma non lo faceva per cattiveria contro i suoi amici, lo faceva perché era necessario.
         -Io non saprei dire- fece Nathan
         -E’ andata proprio come vi ho detto-
         -Va bene, ti crediamo- Hellawe le sorrise -L'importante è che ora stai bene-     
         -Sto benissimo, non dovete preoccuparvi- forse si comportava sempre un po' duramente con loro ma non poteva farci niente, era fatta così.
         -Oggi ti va se ci fermiamo in centro dopo la scuola? Io e Nate ci siamo-
         -Ah, dici di uscire?- non aveva nessuna voglia di girare per negozi quel giorno, aveva troppi pensieri per la testa -Mi dispiace ma oggi proprio non posso-
         -Possibile che non trovi mai un po' di tempo? Cosa devi fare di così urgente?-
         Cosa posso dire?
         -Niente, è una cosa mia, devo cercare una persona-
         -E chi sarebbe? Un ragazzo?- Hellawe sembrò rinvigorita. Quando c'erano i ragazzi in mezzo, lei era sempre così.
         -Possibile che non pensi ad altro?- la sancì Nathan
         -Fatti i cavoli tuoi, non l'hai detto tu stesso che questi discorsi non ti interessano?-.
         Questo bastò ad azzittirlo ma Evangeline prese subito la parola prima che le rivolgessero altre domande: -A proposito Hella come sta andando con Dean? Non mi hai raccontato niente sul vostro ultimo appuntamento-
         -Oh, con Dean? Sta andando alla grande Eve. Tu non hai idea, ci sentiamo tutti i giorni, usciamo insieme tutti i sabato sera e mi piace sempre di più!- Hellawe sembrava contentissima, le si vedeva la gioia negli occhi.
         -Pensi che sia il tipo giusto? Non è che poi finisce come l'ultima volta?-
         -No, assolutamente no, Eve. Questo ragazzo è diverso, non è uno stronzo come Isaac-
         Isaac era un ragazzo più grande di tre anni di loro che Hellawe aveva conosciuto in un locale qualche mese prima. I due si erano subito piaciuti e dopo pochi giorni già stavano insieme. A lei piaceva davvero Isaac, ma purtroppo non aveva capito che invece lui stava con Hellawe solo per usarla. Lo scoprì troppo tardi quando ormai si era totalmente innamorata, sorprendendolo per caso con un'altra ragazza in un locale. Quello che vide le spezzò il cuore e, dopo avergliene dette e date quattro, lei se ne era andata piangendo. Aveva raccontato tutto ai suoi amici che l'avevano confortata come meglio potevano, ma quello di cui aveva bisogno era solo un po' di tempo.
         Ora si era completamente ripresa. Hellawe era un po' così, carina, allegra e sportiva piaceva sempre almeno ad un ragazzo e anche lei andava matta per loro. E se Dean era quello giusto tanto meglio, se lo meritava.
         -Lo spero per te Hella, tutti avrebbero bisogno di un ragazzo al proprio fianco che ti fa stare bene e sentire al sicuro-.
         Era proprio vero, e più ci pensava più si rendeva conto che anche lei ne aveva bisogno. Al contrario dell'amica, Evangeline non aveva mai avuto un appuntamento e tanto meno un ragazzo. Aspettava ancora di dare il suo primo bacio, il che era un po' deprimente.
         -Ma tornando a te Eve, chi è questa persona che devi cercare? È davvero un ragazzo, non è vero?-
         -Sì, è vero, è un ragazzo-
         Hellawe andò su tutti i giri: -Allora racconta, chi è? Come si chiama?-
         -In realtà non so chi sia ma non è come pensi tu. Non lo sto cercando perché mi piace ma perché devo parlargli, e poi la storia finirà lì-
         Hellawe parve delusa: -Come no? Pensavo che avessi trovato un ragazzo anche tu-
         -Prima o poi troverò anche io qualcuno, non ti preoccupare- ridacchiò lei
         -Certo- rispose Hellawe -E se non ce la fai da sola te lo trovo io un tipo perfetto per te- Sorrise
         -Avete finito di parlare di queste cose?- intervenne Nathan
         -Che noioso Nate, se non ti importa non ascoltare-
         -A voi ragazze non vi capirò mai. Pensò che oggi andrò in biblioteca a cercare il vostro libretto di istruzioni- disse sarcasticamente
         -Idiota- ed Hellawe gli fece la linguaccia.
         I tre ragazzi risero ma Evangeline tornò subito seria. Era incredibile come una persona si potesse sentire sola anche in mezzo ai migliori amici. Stava aspettando che capitasse qualcosa, qualsiasi cosa che le rivelasse la verità o almeno rispondesse a qualcuna delle sue domande senza giri di parole e indovinelli, ma le risposte non sarebbero arrivate da sole dal nulla: era ora di fare qualcosa.
 
         Dopo due giorni ancora non era successo niente. Evangeline era furiosa perché i suoi genitori le avevano appena detto che, secondo loro, per la patente era meglio cominciare i corsi dopo l'anno scolastico. Lei si era rintanata in camera sua, aveva chiuso la porta e acceso la musica al massimo volume non curante delle lamentele e dei vicini.
         -Perché non posso farla?- gli aveva chiesto quando ormai si stava già arrendendo -Datemi un motivo valido-
         -Secondo noi è meglio che per ora ti impegni per la scuola. Quando finirai l'anno, se andrà tutto bene, potrai cominciare i corsi- la risposta di sua madre fu questa
         -Se andrà tutto bene?! Certo che andrà tutto bene. Sono mai tornata a casa con un insufficienza? Forse solo una volta- era adirata -Sono una delle migliori nella mia classe e nemmeno studio tanto perché non ne ho bisogno, tutto il lavoro lo faccio direttamente a scuola ascoltando le lezioni-
         -Secondo noi diventerebbe una distrazione- ribatté il padre
         -Distrazione da cosa? Almeno avrò qualcosa da fare durante il pomeriggio. Studierò per l'esame teorico e farò le guide-
         -Evangeline è fuori discussione. Io e tuo padre ne abbiamo parlato e il risultato è questo. Mi dispiace ma non cambieremo idea-
         -Che palle!-
         Curtis le rivolse un’occhiataccia e continuò: -E poi a cosa ti serve la macchina se non esci mai?-
         -Eì una questione personale, mi permette di avere un diverso tipo di libertà. Chiunque non vede l'ora di fare la patente ad una certa età-
         -Evangeline è inutile, non discutere-.
         La discussione finì così. La ragazza voltò le spalle e andò in camera sua.
         Non aveva senso quello che le avevano detto. I corsi non l'avrebbero distratta proprio da niente, anzi, l'avrebbero tenuta un po' impegnata siccome per la scuola non doveva fare mai nulla.  Aveva bisogno di pensare ad altro e distrarsi.
         E ora Evangeline era lì, chiusa in camera sua a decidere cosa fare. Del ragazzo misterioso non c'era più traccia, non aveva avvertito nessun'altra voce e non era accaduto niente di strano.
         Si annoiava affacciata alla finestra a vedere qualche passante in strada. Forse avrebbe dovuto cominciare le ricerche più seriamente: cercare prima di tutto il ragazzo che era svenuto, non sapeva perché ma aveva la sensazione che centrasse davvero qualcosa con quello che le stava capitando e, ancora più importante, era trovare a tutti i costi il ragazzo dagli occhi verdi. Lui sicuramente sapeva qualcosa, sempre che non fosse da considerare come un nemico.
         Evangeline era appena tornata a casa da una commissione che le aveva chiesto sua madre ma decise di uscire di nuovo. Si infilò il giaccone e andò verso la strada con il forte vento che si era alzato dalla mattina che rallentava i suoi movimenti.
Non sapeva da dove cominciare. Avrebbe camminato per la città ma era consapevole che così non avrebbe avuto nessuna chance di trovare le persone che cercava.
         Evangeline imboccò la strada principale che l'avrebbe portata nel centro della città. In confronto ai giorni prima ora c'erano un po' più di persone fuori dalle loro case. Il livello della neve si era abbassato, finalmente erano passati gli spazzaneve e anche le auto ora non facevano più fatica a muoversi.
         Il vento gelido si insinuava al di sotto del cappellino di lana gelandole orecchie e fronte ma ben presto  si sarebbe attenuato grazie alla comparsa di alti palazzoni alti che lo avrebbero bloccato.
         Passò un'ora. La ragazza continuò a camminare senza trovare nulla e ormai si trovava in piena città. Ai lati delle strade c'erano negozi e vetrine di marche famosissime e costose, supermercati, poste, condomini, scuole. L'odore di smog era pungente, sui marciapiedi sostavano barboni rannicchiati su vecchi scatoloni che chiedevano l'elemosina, i bar erano pieni di gente per un caffè o una cioccolata e molti pedoni camminavano in tutte le direzioni urtandoti con le loro borse.
         La ragazza, sconfortata, passò di fianco ai cancelli del parco. Ci era stata molte volte in passato con gli amici, la famiglia, ma soprattutto da sola. I cancelli erano in ferro battuto, grandi aste lisce e argentate si ergevano perfettamente dritte dalla terra e terminavano a sei metri d’altezza, con delle grosse lance acuminate. Altre aste in orizzontale tagliavano in tre parti le aste verticali. L'edera si intrecciava ormai morta nelle barre di ferro nascendo da alcune fessure nella roccia del muretto ai lati. Era magnifico. Le aveva sempre dato l'impressione che fosse la porta per entrare in un giardino magico.
         Una stradina di ghiaia conduceva dal quell’ingresso al centro del parco dove poi si diramava in ogni direzione. La ghiaia era semisepolta dalla neve mentre tutto intorno, il prato, gli abeti, il parco giochi e le canne di un piccolo stagno, erano completamente bianchi. Il sole si rifletteva su quella superficie candida così come fa un diamante. Tutto intorno a lei emetteva luce; era uno scenario magnifico.
         Evangeline fece un passo in avanti e la ghiaia sotto i suoi piedi gracchiò. L'aria fresca le invase i polmoni mentre camminava lentamente per godersi il panorama. Quella era una delle rare volte che aprivano il parco con così tanta neve e ora che era al suo interno non sarebbe uscita prima di averlo girato in lungo e in largo, in ogni angolo, in ogni zona nascosta dagli alberi.
         Sotto ad alcuni pini c'era un gruppo di ragazzini a fumare canne su una panchina, si poteva sentire l'odore di erba nell'aria. Dalla parte opposta c'erano un uomo e una donna con i loro due figli che giocavano a palle di neve e, poco vicino, una coppietta davanti al laghetto.
         Evangeline avanzò verso una direzione casuale. Prese una diramazione fino ad arrivare in una delle zone più lontane del parco dove non c'era nessuno, dove regnava il silenzio assoluto. Lì si sentì in pace, estremamente, ma presto si rese conto che, battendo le palpebre, nel momento in cui la sua vista era immersa nell’oscurità una piccola e fioca luce si accendeva nel buio come quando, fissando il sole, si resta abbagliati da esso e lo si vede anche a occhi chiusi.
Quando si rese conto di ciò, chiuse gli occhi e osservò quella piccola lucina gialla tremolante; si concentrò sulla sua fonte ma davanti a lei niente luccicava a quel modo, nemmeno il riflesso del sole sullo strato di ghiaccio del laghetto. Spostando lo sguardo a destra e a sinistra la luce non la seguiva, ma rimaneva ferma come l’ago di una bussola che segna sempre il nord. Incuriosita da quel fenomeno, Evangeline aprì gli occhi e camminò verso la direzione della luce. Più avanzava e più la luce cresceva di intensità finché, abbastanza vicina, non provò un’emozione in netto contrasto al suo reale stato d’animo. In quel momento la ragazza era calma e serena ma un’ondata di paura e dolore fisico le cozzò contro; la sentì avvolgerle il corpo.
In un primo momento Evangeline fu sorpresa: percepiva quelle emozioni negative pungerle la pelle ma lei era al sicuro, forte abbastanza da schermarle completamente ed evitare che la intaccassero. Preso coraggio controllò la direzione della luce chiudendo per un secondo di nuovo gli occhi e poi continuò a camminare finché non scorse il tetto dello scivolo del parco giochi. In quel momento era deserto, non c'era nessuno eccetto una persona. Era un ragazzo e stava seduto su un muretto ripulito dalla neve con la testa china e i gomiti appoggiati alle ginocchia a darle le spalle. Le emozioni che aveva percepito erano le emozioni che provava lui e, senza capire come, Evangeline le aveva intercettate. Da quando posso fare una cosa del genere? Sentiva la paura avvolgerla come se fosse intessuta nell’aria che aveva intorno.
         La ragazza non sapeva se avvicinarsi ulteriormente o andarsene, se incontrare la fonte di quella luce gialla o scappare.
         Il ragazzo si fece attento e si girò verso di lei: troppo tardi, l'aveva sentita.
         -Cosa c'è?- la sua voce lasciava trasparire che non aveva alcuna voglia di parlare. Era arrogante e presuntuosa anche se era pura finzione.
         -Posso sedermi?-
         Il ragazzo non le rispose ma le fece cenno del muretto di fianco. Evangeline gli si avvicinò; la sensazione diventava più prepotente a ogni passo ma quando fu abbastanza vicina, sparì in un instante
         Scavalcò il muretto e si sedette. Era veramente freddo; si sarebbe bagnata i pantaloni ma la curiosità era più forte. Cosa posso dire ora? Per un momento non si scambiarono una sola parola ma un istante prima che Evangeline aprisse bocca il ragazzo parlò con lo stesso tono di prima: -Allora? Cosa vuoi?-
         Evangeline lo guardò intensamente, poi disse: -Perché hai paura?-.
         Il ragazzo sembrò sorpreso. Era la domanda più inaspettata che potesse fargli.
         -Io non ho paura-
         -Sì, invece-.
         Il ragazzo non rispose ma poi Evangeline si accorse di una cosa: quel viso pallido e malaticcio lo aveva già visto. Più precisamente a scuola, circondato da una folla di gente mentre veniva aiutato dall'infermiera a tirarsi su da terra. Era il ragazzo svenuto in corridoio.
         -Perché mi guardi così?- era seccato. E questa volta sul serio.
         -Io ti ho già visto, ma non so chi sei. Ti sei sentito male alcuni giorni fa-
         -Non ho idea di cosa stai dicendo- ma sembrava turbato.
         -Te lo si legge in faccia che stai mentendo. Eri a scuola-
         -E se anche fosse?-
         -Non credo che ti fossi solamente fatto una canna come racconta qualcuno- Evangeline era divertita.
         -Cosa si dice in giro?- il ragazzo acquistò un’espressione di pura incredulità e lei scoppiò a ridere.
         -Sono Evangeline, piacere-
         -Io sono Owen-.
         Il ragazzo parve rilassarsi un poco ma poi Evangeline riattaccò seria: -Allora Owen, non puoi nascondermi il fatto che hai paura. Se questa sensazione nasce dall’episodio di cui abbiamo appena parlato, allora, ti prego, raccontami cosa è successo esattamente, ma se così non fosse, allora ti chiedo di scusarmi per la mia impertinenza-.
         Il ragazzo rimase sorpreso da quelle parole tanto serie, ma non bastarono a farlo aprire: -Non so nemmeno chi sei, perché dovrei raccontartelo?-
         -Quindi ho ragione nel pensare che c’è sotto altro-
         -No, ti sbagli- si stava alterando
         -Eppure mi hai appena rivelato il contrario senza rendertene conto- gli rispose la ragazza sicura di sé
-E allora te lo richiedo: perché dovrei raccontartelo?-.
A Evangeline non importava di spazientirlo, nemmeno se fosse arrivato al punto di cacciarla via. Lei avrebbe insistito ancora finché non avesse scoperto la verità. Aveva provato un labile dubbio il giorno in cui vide quel ragazzo per la prima volta, dovuto a cosa non lo sapeva, ma ora che era apparsa quella luce e quella capacità di captare i sentimenti estranei, sapeva che doveva investigare per trovare la verità sui fenomeni inspiegabili che le stavano capitando.
-Informazioni- rispose la ragazza
-Informazioni?- ripeté lui
-Sì, forse ho delle risposte alle tue domande- il ragazzo si incuriosì.
-Terrò la bocca cucita; non rivelerò a nessuno nemmeno una parola di quello che mi dirai-.
Dopo un lungo minuto di profondo silenzio, Owen cominciò a raccontare.
         I due ragazzi parlarono per almeno mezz'ora. Quello che le disse lasciò Evangeline di sasso: ogni parola le entrava nelle orecchie facendole male; non sapeva spiegarsi come tutto quello fosse possibile.
         -Se mi sono sentito male è perché ho visto qualcosa-
         -Cosa era, Owen?-
         -Non so esattamente cosa fosse ma è stato orribile. Qualcosa mi è passato di fianco, mi ha sfiorato, solo sfiorato, e nel preciso momento in cui l'ha fatto ha acquistato fisicità. Scommetto che era lì già da tempo, ma non potevo vederlo-.
         -Cosa era?- la storia non le piaceva affatto.
         -Ma, non lo so. Era una figura alta, molto più di me. Era come se un ombra si fosse staccata da una persona e fosse libera si andare ovunque voleva-
         -Altri dettagli?-
         -Era informe. Cioè, poteva avere l'aspetto di una persona ma i contorni erano indefiniti e si disperdevano nell'aria come vapore-.
         Il ragazzo cominciò a tremare.
         -Ti ha spaventato così tanto?-
         -Sì, non so cosa mi è preso ma a quella vista ho perso il controllo di me-
         -Non ricordi nient'altro?-
         -Per un attimo mi ha guardato dritto negli occhi e poi ho sentito rovesciare nella mia mente ogni genere di sentimento; ero nel caos. Per un attimo mi sono sentito felice, poi dubbioso, pieno di rancore, e dopo è arrivato il panico. Paura come non ne ho mai provata prima-.
         Evangeline non sapeva spiegarsi niente di tutto ciò che le stava dicendo ma la situazione peggiorava di giorno in giorno. Fino a che punto sarebbe arrivata?
         -Mi ricordo un’altra cosa- ci fu un momento di pausa in cui il ragazzo raccolse le ultime parole. Per lui doveva essere molto difficile dire tutto ciò. Evangeline non fiatò un secondo -Ho scorto delle ali dietro alla figura, oppure credo fossero ali, alte fino al soffitto e ricoperte di piume nere-.
         Evangeline si sentì le gambe tremare. Qualsiasi cosa avesse spaventato in quel modo Owen era la stessa che aveva ucciso Dave.
         -Oh mio Dio- disse sconcertata.
         -Che ti prende?-
         Evangeline si alzò di scatto -E’ assurdo. Non ci posso credere!-
         -Non mi credi? Lo sapevo, ma guarda, ho la prova che dimostra che quel che ho detto è reale-.
         L'attenzione della ragazza si rivolse ancora su di lui. Owen aprì la lampo della giacca che indossava e tirò su il maglione fino a scoprire il fianco destro.
         -E’ proprio qui che quella cosa mi ha toccato-.
         Evangeline sgranò gli occhi. Si avvicinò con cautela a lui per vedere meglio la ferita che gli era stata inferta. Lungo tutto il fianco, posto in orizzontale, aveva un taglio profondo almeno un centimetro e i lembi di pelle sembravano bruciati. Intorno crescevano alcune vesciche gonfie e piene di pus.
         -E’ stata quella cosa?- ma sapeva già la risposta
         -Esatto. Per fortuna non fa più molto male-
         -Ma te lo sei fatto curare?-.
         Il ragazzo rimase zitto.
         -Al posto tuo io lo avrei fatto subito-
         -E cosa avresti raccontato?-
         -Non lo so, qualunque cosa. Rischi un infezione-
         -Mi sono curato da solo-.
         Calò un silenzio tombale. I due non sapevano più cosa dirsi.
         -Mi sono fidato e ti ho raccontato tutto, ora tocca a te parlare- azzardò lui
         -Va bene-.
         Evangeline gli raccontò alcuni dettagli su ciò che aveva scoperto, ma non gli disse proprio tutto. Si limitò soltanto a ciò che aveva saputo sulla morte di Dave al locale e della piuma. L'incontro con Dantalian, il ragazzo con gli occhi verdi e il barbone non lo riguardavano.
C’era qualcosa di nascosto nell’aria che poteva essere visto solo se toccato, ma con un solo tocco poteva ferire e addirittura uccidere.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni / Vai alla pagina dell'autore: MiyakoAkasawa