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Autore: Rain_Flames    01/04/2015    2 recensioni
Niall Parker è il più giovane allenatore ad aver sconfitto ben due Leghe con l'utilizzo di soli tre pokémon.
Ora ha ventidue anni e per uno strano scherzo del destino deciderà di ricominciare tutto da capo per ritentare l'impresa con la Lega di Hoenn.
Quali saranno i suoi nuovi compagni di viaggio? Ma soprattutto quali nemici sarà costretto ad affrontare?
***dal primo capitolo***
[...]
Avevo soldi e fama, ma mi mancava tutto il resto. La frenesia, la voglia spasmodica di arrivare subito al top, non mi avevano fatto apprezzare la Regione: di tutti i posti in cui sono stato vi assicuro che non ne ricordo chiaramente nemmeno uno.
A che cos'era servito quindi stare su tutti i notiziari? A niente, tutti si sono subito scordati di me ed io sono rimasto con un pungo di mosche in mano.
C'è da dire un'altra cosa, amo i pokémon, li trovo dei compagni di viaggio stupendi ma non posso dire altrettanto delle persone: quelle tradiscono e tramano alle tue spalle e quando non riesci a fidarti nemmeno del tuo migliore amico, capisci che forse hai sbagliato qualcosa.
[...]
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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A trip through the truth

Chapter V


 

 

Dopo aver vinto la nostra prima medaglia portammo subito Ralts e gli altri al Centro Medico per Pokémon in modo che fossero pronti per partire verso una nuova avventura.

Mentre l’infermiera Joy si prendeva cura dei nostri piccoli amici, cercai di far notare alla ragazza alcuni punti nella sua strategia di lotta che potevano essere migliorati. Con i giusti Pokémon e qualche dritta sarebbe diventata una vera campionessa: il potenziale lo aveva.

«La prossima volta ci proverò» mi rispose sorridente come sempre, alla fine del mio discorso «Ora andiamo alla Devon, Christian ci starà aspettando».

Annuii e una volta ripresi i nostri compagni di viaggio ci avviammo verso l’immensa struttura appartenente all’azienda.

Una volta arrivati alla reception chiedemmo alla signorina di annunciarci all’uomo che avevamo salvato il giorno precedente.

Stavamo aspettando seduti sui divanetti in pelle, quando un ragazzo uscì a passo svelto da una porta laterale, per poi dirigersi a sguardo basso fuori dall’entrata principale.

«L’ho già visto da qualche parte» sussurrò Kira sporgendosi verso di me.

«Anch’io» riflettei «aspettami qui, non muoverti».

«Vengo con te» disse alzandosi.

«Torno subito» la rassicurai impedendole di replicare e uscii inseguendo il tizio che mi sembrava sospetto.

Una volta fuori dalla porta cercai con lo sguardo il ragazzo e lo vidi dirigersi verso il tunnel che sapevo portasse a Mentania.

«Scusa… puoi fermarti un attimo?» dissi ad alta voce sfiorandogli la spalla.

Il giovane si voltò di scatto e una volta visto per bene in faccia capii subito chi fosse.

«Ancora tu» ringhiò divincolandosi per poi fare un salto indietro cercando di allontanarsi.

La recluta del Team Idro che avevo affrontato nel Bosco Petalo il mattino precedente, stava cercando di scappare dalla Devon con un pacco sospetto nascosto sotto la felpa.

«Ridammi quello che hai rubato» affermai deciso porgendo in avanti una mano.

«Scordatelo» affermò in tono beffardo per poi spintonare un signore anziano che stava passando dietro di lui. Inciampò quasi contro la Wingull dell’uomo e senza pensarci due secondi l’afferrò prendendola in ostaggio.

«Peeko» urlò il vecchietto «la mia Peeko, non fargli del male!»

«Non avvicinatevi» intimò il ragazzo iniziando a correre verso il percorso che portava al tunnel.

«Ti prego» mi supplicò l’uomo «Salva la mia Peeko! È tutta la mia vita».

«Ci penso io» risposi rassicurandolo per poi rincorrere la recluta «Combusken» dissi prendendo la sfera dalla mia cintura «preparati».

Rincorsi il giovane scavalcando cespugli e spaventando probabilmente i Pokémon della zona, alcuni allenatori che si trovavano nei dintorni ci guardarono stupiti, ma non provarono nemmeno ad intervenire.

«Fermati» tentai di urlargli inutilmente, ed appena poté si infilò nel Tunnel Menferro travolgendo un uomo in divisa da lavoro che stava uscendo in quel momento.

«Hey» disse scocciato «è inutile che corre, il tunnel è crollato qualche giorno fa».

Sorrisi a quelle parole, volevano dire che ormai era in trappola.

Entrai nella galleria in maniera molto cauta, cercando di non farmi sorprendere alle spalle e provai a capire dove si fosse nascosto. Fortunatamente per me, la piccola Wingull stava facendo il diavolo a quattro cercando di beccare il giovane che era rimasto con le spalle al muro contro una parete rocciosa che impediva il passaggio.

«Stai indietro» esclamò facendo uscire il suo Poochyena dalla sfera per difendersi.

«Lascia andare Peeko, ridammi quello che hai rubato e vattene» affermai stringendo la Pokéball tra le dita.

«Non se ne parla» affermò «e se non ti toglierai di mezzo te la farò pagare cara».

Scoppiai a ridere mentre avanzavo lentamente, ma a passo sicuro.

«Tu?» dissi sfoggiando un ghigno sadico «Tu vorresti fermarmi? Provaci» affermai aprendo le braccia in segno di sfida.

«Morso» ordinò al suo Pokémon contro di me.

«Combusken» esclamai facendo uscire il mio amico dalla sfera «Doppiocalcio».

Il Poochyena avversario riuscì a schivare il primo calcio cercando di azzannare il suo sfidante, ma il secondo attacco lo prese in pieno facendolo volare all’indietro verso il suo allenatore.

«Turbosabbia» tentò il giovane, ma il piccolo lupo si rialzò a fatica non riuscendo a schivare in tempo il nostro tempestivo attacco.

«Maledizione!» imprecò la recluta «Stammi lontano!»

«Comubusken cerca di prendere Wingull» affermai.

Il mio amico iniziò a saltellare verso il ragazzo sferrando qualche calcio per fargli lasciare il suo ostaggio, mentre io ero pronto ad una lotta impari se si fosse rivelato necessario.

«Ridammi ciò che hai rubato e non ti farò del male!» spiegai avvicinandomi sempre di più, facendo poi uscire Dratini, Mudkip e Ralts dalle sfere.

«Non è valido» affermò indicandoli «sei sleale».

«Disse il ladro» risposi sarcastico «Dratini, dragofuria!» ordinai.

«No, no, aspetta!» esclamò il giovane impaurito «Ecco!» esclamò lanciandomi il pacchetto.

«Ora lasciami andare» implorò tenendo ben saldo il volatile, mentre i miei Pokémon lo tenevano sotto tiro.

Iniziò a camminare tenendo le spalle contro le pareti rocciose e minacciando di fare del male al pennuto si diresse verso l’uscita. Io avanzai pronto a sferrare il mio attacco per risolvere la situazione, quando all’entrata del Tunnel vidi comparire Kira.

Non feci nemmeno in tempo ad urlarle di andarsene che la recluta del Team Idro lasciò libera Wingull per afferrare la mia amica e stringerle un braccio intorno al collo. La ragazza così non poté più muoversi, faticando persino a respirare.

Non potevo assolutamente rischiare che facesse del male alla giovane così cercai di mantenere il sangue freddo e pensare ad un modo efficace per liberarla.

«Stiamo calmi ok?» iniziai a dire mentre alzavo le mani per fargli vedere che non avevo niente di pericoloso «Lo sai che questa cosa non finirà bene... a meno che tu non la lasci libera immediatamente» spiegai cercando di essere il più calmo possibile.

«Adesso detto io le regole» disse rafforzando la presa su Kira e la vidi chiaramente arrancare mentre graffiava il braccio del giovane in cerca d’ossigeno.

«No, ti sbagli» risposi confondendolo per poi lanciare una rapida occhiata a Ralts «Sai io sono una persona tranquilla solitamente» affermai portando una mano al petto indicandomi «ma ti assicuro che a nessuno piace vedermi arrabbiato. Tu vuoi che io mi arrabbi?» continuai indicando lui questa volta «L’ultima persona che mi ha fatto incazzare mi ha colpito alle spalle» spiegai facendo roteare l’indice.

«Lei viene con me» esclamò scrollando la testa, evidentemente non riusciva a seguire il mio discorso e sinceramente non era ciò che mi importava.

«Teletrasporto» ordinai e subito il Pokémon psico, che al contrario di quello stolto aveva afferrato il senso delle mie parole, mi fece arrivare dietro le spalle del giovane con i suoi poteri.

Il pugno che gli sferrai in seguito, non solo gli fece lasciare Kira che corse verso i miei compagni di viaggio iniziando a tossire per riprendere a respirare, ma lo fece anche cadere a terra in modo tale che pochi secondi dopo ero già su di lui pronto a colpire ancora, se fosse stato necessario.

«Nessuno deve toccare il mio branco» ringhiai a bassa voce mentre lo tenevo fermo facendogli provare la stessa sensazione che aveva inferto alla mia amica.

«Niall» provò a dire la ragazza con voce roca.

«Vai a chiamare la polizia» le ordinai senza perdere di vista il delinquente.

«Niall» tentò nuovamente.

«Sbrigati» ripetei perentorio «Ralts va con lei».

La giovane seppure titubante camminò a passo svelto verso l’uscita.

«Sei uno psicopatico» arrancò la recluta in mancanza d’aria.

«Se permetti sono comunque meno pazzo di uno che fa parte di una banda criminale» risposi continuando a tenerlo a terra «Si può sapere cosa volete dal mondo?»

«Non sei degno di conoscere i piani del Team Idro» biascicò duro.

«Sei solo un esaltato» gli risi in faccia «Guardati, non riesci neanche a tenermi testa… dove sono i tuoi amici ora?»

«Loro mi vendicheranno» ribatté con un filo di voce.

«Li aspetterò a braccia aperte» sorrisi trionfante mentre sentivo arrivare l’agente Jenny di Ferrugipoli accompagnata dalla mia compagna di viaggio e dal signore a cui era stata rapita Wingull, che evidentemente aveva già provveduto ad allertare le autorità.

«È tutto suo» affermai bloccandogli i polsi affinché la donna non avesse difficoltà ad ammanettarlo.

«Grazie per l’aiuto» esclamò «ora ci pensiamo noi».

«Tenetelo sotto controllo, potrebbe fare qualche pazzia se lo lasciate solo. Non tradirà mai il suo gruppo, nemmeno sotto tortura» informai la poliziotta.

«Non abbiamo bisogno di eroi» borbottò facendosi aiutare da un collega a portare via il giovane del Team Idro.

«Che cosa gli farete?» chiesi ignorando la sua esclamazione.

«Non verrà liberato fino a quando non avremo preso e processato tutta la sua banda. Che decida di parlare o meno è solo un problema suo» rispose decisa.

«Perfetto!» esclamai «Grazie agente».

La donna accennò un assenso con il capo ed uscì dal Tunnel Menferro.

«Stai bene?» chiesi subito rivolto a Kira mentre mi avvicinavo a lei per accertarmi delle sue condizioni.

«Sì» affermò anche con il capo «Tu? Ti ha colpito?»

«No tranquilla» la rassicurai abbracciandola «È tutto finito…»

«Ragazzo ti ringrazio» ci interruppe l’uomo che nel frattempo si era ricongiunto alla sua Peeko «Sono Marino, ti ringrazio infinitamente per aver salvato la mia Wingull».

«Nessun problema» sorrisi tranquillo «Io sono Niall e lei è Kira».

«Come posso sdebitarmi con voi?» chiese stringendomi la mano.

«Non si preoccupi, l’importante è che sia andato tutto bene» mi limitai a dire.

«Insisto, davvero» esclamò «Non sono altro che un vecchio marinaio, ma se mai uno di questi giorni dovrete recarvi a Bluruvia ci terrei davvero tanto ad avervi come ospiti sulla mia barca».

«La ringrazio per l’offerta» dissi accondiscendente «ma non deve sentirsi obbligato, avrei salvato Wingull anche se fosse stata un Pokémon selvatico».

«Questo ti fa onore ragazzo» sorrise il vecchio «ma mio padre e il padre di mio padre mi hanno sempre insegnato ad onorare i miei debiti. Quando vorrete mi troverete nel mio cottage, sulla spiaggia che porta al Bosco Petalo».

«Quella casa bellissima è sua?» chiese Kira stupita.

«Sì» rispose fiero «è il frutto di una vita».

Poco dopo si congedò affermando che voleva portare a casa Peeko per farla riprendere dallo spavento della giornata e così anch’io e la ragazza ci avviammo verso Ferrugipoli. Una volta fatti rientrare i miei compagni di viaggio nelle rispettive sfere ed aver lodato Ralts per la sua perfetta interpretazione dei miei ordini mi diressi nuovamente verso la Devon deciso a restituire ciò che il giovane aveva rubato.

Quando arrivammo davanti alla struttura il caos era evidente, c’erano agenti della sicurezza ovunque e la reception era un via vai di persone.

«Christian» esclamai attirando l’attenzione dello studioso che subito ci raggiunse.

«Ragazzi scusate ma c’è stato un furto, è una situazione un po’ critica» spiegò nervoso ed imbarazzato.

«Ho fatto arrestare il ladro poco fa» esclamai sventolandogli sotto il naso il pacchetto che l’altro aveva rubato «Tieni».

«Accidenti, sei una continua fonte di sorprese» strepitò raggiante «Aspettatemi un attimo» affermò tornando dai suoi colleghi per poi mostrare decisamente più rilassato ciò che aveva in mano.

«Ti avevo detto di restare qui» dissi ad un tratto a Kira che non afferrò subito il senso delle mie parole.

«Mi ero preoccupata» si giustificò poco dopo «Volevo verificare che stessi bene».

«E invece hai rischiato di farti davvero male» sbuffai «Devi stare più attenta, potrei non riuscire a salvarti la prossima volta».

«Non dire stupidaggini» ridacchiò stringendosi contro il mio braccio «Siamo dei guerrieri ricordi? Fino a quando sto con te non può succedermi niente di male».

«Vorrei davvero che fosse così» sospirai convinto a lasciar perdere la faccenda per poter presto dimenticare l’accaduto «Comunque sia stai più attenta per favore, mi sono davvero spaventato prima».

«Credo proprio che ti ascolterò la prossima volta» sorrise per poi tornare subito seria «Che cos’è successo mentre eravate soli?»

«Guarda, Christian ci sta facendo segno di raggiungerlo» esclamai invitandola a camminare nella direzione dell’uomo spingendola delicatamente con una mano alla base della sua schiena.

«Non hai risposto» mi rimproverò «e non provare a cambiare discorso».

«Ho cercato di estrapolargli qualche informazione, ma è solo un fanatico» risposi alzando gli occhi al cielo.

La vidi annuire ed infine mi seguì docile mentre il dipendente della Devon ci conduceva nel suo laboratorio. Ci ringraziò calorosamente per aver recuperato il materiale rubato e come promesso il giorno precedente ci consegnò dei PokèNav di ultima generazione.

Erano un po’ più grandi di un normale orologio e avevano un cinturino in silicone morbido. Il mio era di colore nero, mentre quello di Kira era completamente bianco.

«Sono dei prototipi» ci spiegò Christian orgoglioso delle due creazioni «Potete videochiamare, grazie alle nuove funzionalità ed hanno dei proiettori di ologrammi incorporati. Lo schermo è infrangibile, adatto ad ogni situazione e abbiamo integrato alcune funzionalità molto interessanti che mi piacerebbe testaste per noi. La prima è stata chiamata NaviDex: contiene tutti i dati che abbiamo fino ad ora a nostra disposizione sui Pokémon che vivono in questa regione. Vi segnaleranno quali esemplari potrete trovare grazie ad un sistema di geo localizzazione GPS. Ogni qual volta incontrerete un esemplare il NaviDex registrerà automaticamente la sua presenza e vi segnalerà alcuni dati personali del Pokémon».

«Incredibile» lo interruppi stupito.

«Ci abbiamo messo anni a svilupparlo e finalmente stiamo rilasciando questi prototipi di prova, che insieme all’aiuto di altri allenatori come voi ci faranno capire se ci sono modifiche da apportare ai programmi» spiegò «I sensori e le telecamere al loro interno monitorano la zona per una distanza di cinquecento metri. Nel tuo inoltre» disse rivolgendosi a me «mi sono permesso di inserire un programma del tutto sperimentale al quale stanno lavorando dei miei colleghi da qualche mese. Si tratta di un rilevatore di Megapietre. Grazie a delle particolari radiazioni che abbiamo scoperto vengono emesse solo da queste pietre, in linea teorica il dispositivo dovrebbe segnalarne la presenza in una zona piuttosto ampia, un chilometro circa, ma il segnale dovrebbe rivelarsi sempre più insistente mentre vi avvicinate».

Ero davvero stupefatto da quanto la tecnologia fosse avanzata in questi anni, ed ero davvero curioso di sapere se sarei riuscito a trovare qualche Megapietra con questo modo.

«Ripeto, è in fase sperimentale perciò potrebbe dare falsi positivi nelle segnalazioni, ma ho pensato che avendo già avuto a che fare con le pietre tu sia in grado di distinguerle rispetto ad altre persone. Perciò ti sarà più facile trovarle».

Continuò ad elencarci altre funzionalità del PokéNav che permetteva di monitorare perfettamente la squadra, la loro salute e i loro progressi, poi ci spiegò come fare per contattarlo in qualsiasi momento.

«Christian ti ringrazio davvero tanto» dissi sincero «Sono sicuro che questi ci aiuteranno molto nel nostro viaggio».

«Di niente, sono io che devo ringraziare voi» sorrise caldamente «Prima che ve ne andiate, il mio capo vorrebbe incontrarvi».

L’uomo ci condusse all’interno di un grande ascensore che funzionava solo con apposite chiavi in dotazione ai dipendenti. Era spazioso, molto luminoso, circondato da grandi vetrate e soprattutto silenzioso. Arrivammo all’ultimo piano e quando la porta si aprì entrammo direttamente nell’ufficio del Direttore.

«Prego accomodatevi» annunciò una voce roca segnata dagli anni.

Avanzammo in silenzio fino ad arrivare davanti all’enorme scrivania intarsiata, porsi la mano a l’uomo che la strinse sicura per poi presentarsi.

«Sono Pierangelo Petri, Presidente della Devon SpA, volevo ringraziarvi personalmente per aver difeso Christian e recuperato il nostro materiale».

«Kira, piacere» rispose la ragazza sorridendo.

«Niall Parker» esclamai a mia volta «È un grande onore per me conoscerla signore».

«Quel Parker?» domandò alzando un sopracciglio.

«Presumo di sì» dissi compiaciuto «Non vedo l’ora di sfidare suo figlio».

«Figlio?» chiese la mia amica perplessa.

«È il Campione della Lega di Hoenn» le spiegai «Devo battere lui se voglio tornare a casa».

«Assisterò molto volentieri alla vostra lotta quanto arriverà il giorno, per ora non posso fare altro che chiederti un piccolo favore» disse sorridendo colpevole.

Annuii con il capo e ascoltai in silenzio al sua richiesta. Mi spiegò che doveva far recapitare a Porto Selcepoli un pacco molto importante ad un certo Capitan Remo, ma visti i recenti attacchi da parte del Team Idro non si fidava a lasciare il materiale in mano a sconosciuti. Mi chiese così di consegnarlo appena fossi arrivato nella cittadina di mare, in quanto pensava riuscissi a proteggere per bene la merce affidatami. Aggiunse inoltre una lettera da consegnare a suo figlio che attualmente si trovava sull’isoletta di Bluruvia, per delle ricerche su pietre e fossili, entrambi infatti condividevano una passione sfrenata per le pietre.

«Vista l’attuale impraticabilità del Tunnel Menferro e la tua imminente sfida contro il Capopalestra Rudi, credo di non ostacolare troppo il tuo viaggio» si giustificò infine sperando di farmi accettare l’incarico.

«Naturalmente» risposi «Nessun problema, lo facciamo molto volentieri».

«Vi ringrazio davvero tanto» sorrise più rilassato «in cambio del vostro aiuto vi lascio questa carta. Come Presidente della Devon SpA ho molte conoscenze, mostratela al momento opportuno e vi aprirà tante porte. Inoltre vi permetterà di avere degli sconti in tutti i negozi che vendono i nostri prodotti, spero così di ripagarti del disturbo».

«La ringrazio» affermai prendendo il pacchetto sul tavolo e posandolo con attenzione all’interno del mio zaino. Presi anche la lettera e la sistemai in modo che non si stropicciasse e infine salutammo uscendo dall’edificio.

«Che facciamo?» chiese Kira «Sono quasi le sei».

«Direi che facciamo provviste e ci accampiamo nuovamente sulla spiaggia» risposi dopo aver riflettuto qualche secondo «Domani mattina partiamo presto e attraversiamo nuovamente il Bosco Petalo, dobbiamo trovare un modo per arrivare a Bluruvia».

«Il signor Marino» esclamò la ragazza.

«Già… è quello che ho pensato anch’io, anche perché non abbiamo Pokémon in grado di usare volo e Mudkip non ce la farebbe mai a farci attraversare da solo il tratto di mare. Potrei chiedere a mio nonno di mandarmi Charizard e Dragonite ma impiegheremmo fin troppo tempo. Nonostante non mi esalti l’idea di salire su una barca non credo abbiamo molte alternative».

«Non dirmelo» sorrise la giovane «Il grande Niall Parker soffre il mal di mare».

«Circa... per uno che vive su un’isola è comico vero?» sospirai annuendo con il capo.

«Un po’» rispose battendomi una mano sulla spalla «ma supererai anche questa, ci sono io ad aiutarti».

«Vuoi farmi anche da psicologa?» scherzai «Non so se ti pago abbastanza per questo, vuoi un aumento?»

«Dai scemo» rise mentre ci avviavamo verso il Market «è a questo che servono gli amici, ci si aiuta a vicenda spingendoci a superare i nostri limiti. Io grazie a te ho lasciato il branco per cercare la mia strada, tu riuscirai a fare un giretto in barca?»

«Ci posso provare» affermai entrando nel supermercato.

Iniziammo a fare la spesa e poi andammo sulla spiaggia, montai nuovamente la tenda nello stesso punto del giorno precedente e accendemmo nuovamente un piccolo falò. La ragazza si propose di cucinare la cena, così io iniziai a preparare il cibo per i nostri piccoli amici. Tagliuzzai le bacche mischiandole poi con farina e acqua, ognuno di loro aveva una dieta specifica e sapevo che durante la crescita era importante fare degli apporti di vitamine. Mischiai un po’ di calcio al pasto di Ralts e Kira mi chiese cosa stavo facendo. Le spiegai così che quella polvere avrebbe aumentato l’attacco speciale del Pokémon, rendendolo ancora più forte. Mentre la cena stava finendo di cuocere decisi di mettermi comodo indossando un paio di pantaloncini corti e una t-shirt bianca leggera, nonostante il sole stesse calando faceva ancora piuttosto caldo. Anche Kira seguì il mio esempio e una volta uscita dalla tenda vidi che si era tolta i leggings ed era rimasta solo con una maglietta senza maniche.

Cenammo chiacchierando tranquilli, infondo erano ancora tante le cose che non sapevamo l’uno dell’altra, perciò non rischiavamo di essere ripetitivi.

«Vieni con me» disse poi alzandosi in piedi e ripulendosi dalla sabbia gli shorts.

«Che vuoi fare?» chiesi perplesso lasciandomi trascinare.

«Devi familiarizzare con l’acqua» disse camminando all’indietro fino ad immergere i piedi scalzi.

«Non se ne parla» esclamai bloccandomi «è fredda».

«Dai non farti pregare» sbuffò tirandomi verso di lei.

«Dico sul serio» affermai impuntando i piedi «sta calando il sole prenderemo una polmonite».

«Niall…» piagnucolò «ti sei mai divertito davvero in vita tua? Cogli l’attimo» mi spronò «Adesso! Subito!»

«Un conto è divertirsi, un conto è rischiare un malanno».

La giovane lasciò la mia mano e chiamò a sé i Pokémon immergendosi in acqua con loro fino alla vita. L’unico che era rimasto al mio fianco era Combusken che per ovvi motivi era restio ad entrare. Su questo ci assomigliavamo molto.

«Dai Niall… non è fredda» mi rassicurò.

«Abbiamo appena mangiato ti si bloccherà la digestione» affermai risoluto scrollando la testa.

«Mamma quanto sei noioso!» mi prese in giro.

«È già la seconda volta che me lo dici… io non sono noioso!» ribattei piccato.

«Dimostramelo» mi provocò tornando verso riva porgendomi la mano.

«So già che me ne pentirò» brontolai a bassa voce.

«Non ho sentito» rise la ragazza mentre mi trascinava sempre più in acqua.

«Kira non so nuotare».

«Fidati» sbuffò «tranquillo io qui tocco e tu sei più alto di me, perciò non avrai problemi».

«Mmmm» mugolai sfregandomi le braccia per scaldarmi.

Kira mi nuotò attorno lasciandosi galleggiare, mentre io controllavo perennemente di toccare la sabbia del fondale. Nemmeno la vista della sua maglia, aderente per effetto dell'acqua, mi distraeva da questa mia fobia.

«Rilassati» disse prendendomi i polsi per portarmi poco più a largo, ormai era immersa quasi fino alle spalle «se capisci che il mare non è un tuo nemico domani viaggerai più tranquillo».

«Sarà» esclamai raggiungendola a mia volta. In effetti aveva ragione: se restavo immobile come uno stoccafisso di certo avrei solo alimentato la mia paura.

La giovane si posizionò a qualche passo da me, verso riva e poi scese fino a prendermi le mani in modo che non potessi vedere la vastità del liquido alle mie spalle.

«Sai che in quel punto tocchi giusto?» domandò retorica «Ora prendi un bel respiro e lasciati galleggiare».

«Io non so se…»

«Avanti, prova» mi esortò «giuro che non ti lascio».

Il discorso non era solo affrontare una mia paura, ma anche dimostrarle che mi fidavo di lei. Le amicizie sono da sempre basate sulla fiducia, perciò non potevo tirarmi indietro… e forse non lo volevo nemmeno.

Osservai il paesaggio circostante, quella piccola baia ci aveva già fatto avvicinare tanto, sarebbe stato solo un passettino in più. Il sole dietro di me le illuminava il volto, sul quale era sempre stampato il suo solito sorriso rassicurante. I miei Pokémon nel frattempo avevano raggiunto la spiaggia e si erano accoccolati attorno a Combusken e al falò per farsi riscaldare dal tepore del fuoco.

Non sapendo bene cosa fare cercai solo di distendere le gambe, che a poco a poco venivano trascinate dolcemente verso l’altro.

«Bravissimo» esclamò la ragazza e sebbene la sensazione di vuoto sotto di me non mi facesse impazzire, avevo già raggiunto un grande risultato.

«Prova a sdraiarti sulla schiena ora» mi suggerì Kira «All’inizio l’acqua nelle orecchie potrebbe darti un po’ fastidio, ma ti ci abituerai subito».

Tornai quindi in posizione eretta di fronte a lei, poi mi voltai dandogli le spalle e appena la ragazza appoggiò lieve le mani sulla base del collo, provai a fare lo stesso movimento precedente. La mia amica mi aiutò subito a sostenere la testa ed io per la prima volta nella mia vita riuscii a provare una sensazione che non fosse spiacevole nonostante fossi in acqua.

Le onde continuavano a dondolarmi in una lenta ninna nanna, tanto che ad un tratto chiusi persino gli occhi, trovandomi in un luogo buio dove solo il battito del mio cuore mi faceva capire di essere ancora vivo. Qualunque altro rumore era attutito dal freddo liquido che mi stava avvolgendo.

Quando un’onda un po’ più forte delle altre mi sorprese bagnandomi il viso però, annaspai terrorizzato non riuscendo più a trovare il fondale sotto i miei piedi. Fortunatamente Kira mi fermò subito ed io mi aggrappai a lei come se non ci fosse stato nient altro al mondo.

«Niall, sono qui è tutto ok» esclamò la ragazza cercando di restare il più calma possibile per non agitarmi «Respira, non è successo niente» continuò appena riuscii a rimettermi in piedi.

Posò entrambe le mani ad altezza delle tempie e scendendo piano aveva liberato i miei occhi dalle gocce salate che li stavano facendo bruciare leggermente.

«Devo uscire» balbettai cercando di orientarmi per capire dove fosse la riva.

«No, aspetta» mi aveva subito rincorso lei, sebbene l’acqua facesse una certa resistenza contro il suo corpo «se abbandoni ora sarà peggio».

«Non ce la faccio» dissi amaramente «non è colpa tua, è sempre stato così».

«Fermati!» esclamò decisa facendomi voltare più per lo stupore che per altro «Siediti qui a riva per favore, voglio fare un ultimo tentativo».

«Non serve davvero, non viaggeremo a lungo in barca…» tentai sperando mi lasciasse in pace.

«Per favore» sussurrò posando una mano a metà tra collo e spalla, accompagnandomi con una leggera pressione fino a farmi sedere.

Le onde ci stavano trascinando avanti e indietro con un impeto più deciso essendo a riva e potevo distintamente sentire la sabbia seguire l’umore del mare, che continuava ad essere abbastanza calmo.

«C’è stato un momento in cui eri riuscito a rilassarti prima» disse lentamente in tono morbido «a cosa stavi pensando?»

«Non saprei… stavo provando a… non lo so» ammisi.

«Mmmm» la vidi pensierosa «va bene tranquillo».

Si era inginocchiata praticamente sedendosi sulle mie gambe per poi iniziare a massaggiarmi la fronte con leggeri movimenti circolari. Cominciò a parlare in modo tranquillo, raccontandomi della prima volta che aveva visto il mare e in pochi minuti ero completamente rapito dal suo racconto, riuscendo nuovamente a rilassarmi tra le sue mani.

«Stai meglio?» chiese facendomi riaprire gli occhi.

«Sì» risposi sincero «Grazie»

«Sarai un po’ più tranquillo domani?» domandò speranzosa.

«Credo di sì» le sorrisi.

La vidi tremare leggermente, così mi rialzai uscendo dall’acqua e trascinai anche lei con me.

«Stai congelando… vai subito a cambiarti» la esortai accompagnandola fino alla tenda.

Mentre si cambiava cercai di rendere il falò un po’ più grande in modo che emettesse più calore ed in questo naturalmente fui aiutato dai miei fedeli compagni di viaggio.

«Fatto» esclamò uscendo e vestita in una felpa comoda.

«Mettiti accanto al fuoco arrivo subito» dissi togliendomi la maglia zuppa per poi entrare a mia volta a cambiarmi.

La vidi imporporarsi leggermente e inciampare quasi mentre mi stava superando per mettere ad asciugare i vestiti che aveva prima. Io non potei che ridacchiare scrollando la testa leggermente compiaciuto. Quando tornai la vidi protendere i palmi delle mani verso il fuoco in cerca di un po’ di calore, così decisi di divertirmi un po’ sedendomi dietro di lei e sporgendomi leggermente in avanti facendo aderire il mio petto alla sua schiena per imitarla. Sussultò per quel contatto improvviso ma restò ferma strofinandosi le nocche persa in chissà quale pensiero.

«Hai freddo?» chiesi coprendo le nostre gambe con una coperta di pile.

«Un po’ ma passerà presto» esclamò accoccolandosi contro di me e fu il mio turno di sussultare questa volta.

«Ti fidi così tanto di me?» le chiesi sotto voce.

«Assolutamente sì» rispose lei tranquilla.

«Perché?» domandai serio «Potrei essere un maniaco, un approfittatore… non dovresti fidarti così semplicemente delle persone».

«Ma tu sei Niall» rise voltando leggermente il volto verso di me per guardarmi «Niall Parker».

«E per questo non potrei essere un poco di buono?» sbuffai.

«Gardevoir aveva predetto il tuo arrivo» sibilò pianissimo.

«Cosa?» esclamai stupito «Non me l’avevi detto».

«Sono quasi quattro anni che ti stavo aspettando» disse voltandosi e appoggiando la schiena contro la mia gamba destra per potermi guardare negli occhi senza staccarsi mai davvero «Insomma non sapevo esattamente chi eri, o come ti chiamavi, ma sapevo che prima o poi saresti arrivato. Solo allora sarei potuta andarmene dal branco».

«Quattro anni…» balbettai incredulo.

Com’era possibile che un Pokémon riuscisse a predire una cosa del genere? Se le cose fossero andate diversamente? Se non avessi parlato con Shannon? Se avessi scelto Unima o Kalos? Se…

«Questa mattina mi hai chiesto se immaginavo come te il mio compagno di viaggio e… la verità è che no non pensavo saresti stato così».

Mi irrigidii a quelle parole e distolsi subito lo sguardo. Effettivamente non erano stati giorni molto tranquilli: avevo già collezionato una rissa con un componente di un Team criminale, un attacco di panico in acqua e uno durante il sonno. Non era esattamente un buon biglietto da visita.

«Hey» esclamò la ragazza cercando di attirare la mia attenzione, facendomi voltare verso di lei con una carezza delicata sulla guancia «Guarda che non ho detto che mi dispiaccia».

Sorrisi abbassando nuovamente lo sguardo «Lo so di non essere stato il massimo fino ad ora, ma…»

«Ti sbagli» mi corresse «Avevo sempre pensato che la persona con cui sarei partita per Hoenn sarebbe stato qualcuno di inarrivabile per me e per il quale sarei stata semplicemente un peso. Qualcuno che avrei seguito cercando di dare il meno fastidio possibile e che comunque mi avrebbe fatto sentire inferiore» spiegò continuando a giocherellare con i miei capelli ancora bagnati.

Io restai in silenzio, limitandomi a chiudere gli occhi e sospirare pesantemente.

«Ho detto qualcosa di sbagliato?» chiese bloccandosi all’improvviso.

«No… però sarei potuto essere io» ammisi amaramente. Vedendo però che non mi seguiva mi affrettai a precisare «Anni fa… prima di perdere Lauren e Shannon. Subito dopo aver vinto la Lega a Johto ho passato qualche mese in completo delirio di onnipotenza. Avevo vinto, di nuovo… ero ancora l’invincibile Parktrer. Non mi avrebbe mai fermato nessuno. Se non fosse successo il casino con i miei amici credo sarei stato proprio un deficiente simile».

«Vedi…» iniziò cauta «a volte servono anche i dolori. Per come ti conosco io ti hanno reso una persona fantastica» affermò lei dandomi un leggero bacio sulla guancia.

Deglutii imbarazzato e Kira ridacchiò soddisfatta.

«Ecco» disse guardandomi negli occhi «se fossi davvero quello di cui parlavo avresti approfittato di me ancora la prima sera. Sono cresciuta con i Pokémon, ma non sono nata ieri» esclamò alzando un sopracciglio come per farmi capire molto di più di quanto aveva appena detto.

«Oh…» esalai sorpreso.

«Già…» sorrise colpevole «ho forzato un po' la mano mettendoti alla prova in questi giorni, ne sono consapevole, ma volevo stare tranquilla. Del resto passeremo tanto tempo insieme e mi sto affidando completamente a te. Spero mi perdonerai».

«Allora non ero impazzito» sospirai ridacchiando «Previdente da parte tua e... lo capisco. Tranquilla».

«Non sei arrabbiato?»

«No, no» esclamai scrollando la testa, ero decisamente più rilassato all'idea «Però a questo punto dovresti raccontarmi un po' più di te. Chi è la vera Kira?»

«Sono sempre io... solo che non sono così espansiva con gli estranei. Ma ora non sei più uno sconosciuto, perciò non cambierà niente… a meno che il mio comportamento non ti dia fastidio» rispose guardandomi in attesa «Ti da fastidio?»

«No...» balbettai.

«Perfetto» rispose allacciando le braccia dietro al mio collo «Domani ti racconterò qualcosina in più su di me, così avrò un argomento per distrarti dal mal di mare…»

«Mi sembra una buona idea» annuii lievemente.

«Bene, ora portami a dormire» ridacchiò rafforzando la presa.

«Mi stai dando un ordine per caso?» chiesi cercando di non ridere.

«No» scrollò la testa per poi stamparmi un altro bacio sulla guancia «te lo sto chiedendo per favore».

«Sei meno ingenua di quello che penso vero?» chiesi guardandola dritta negli occhi.

«Hey… stiamo imparando a conoscerci, no?» sorrise apertamente.

«So già che mi darai parecchio filo da torcere» sospirai alzandomi in piedi tenendola in braccio.

«E proprio per questo il viaggio sarà ancora più divertente» celiò soddisfatta.

Risi di fronte a questa nuova sfaccettatura del carattere di Kira, evidentemente anche lei era molto più tranquilla dopo questa chiacchierata, voleva capire chi davvero fossi prima di lasciarsi andare, ma avendole confessato praticamente tutte le mie paura aveva deciso di essermi veramente amica ed aiutarmi a migliorare.

Questo viaggio stava diventando davvero una rivelazione: avevo ricominciato a fidarmi di qualcuno, avevo ammesso i miei limiti e avevo trovato qualcuno per cui valesse la pena combattere. Non per lei, ma con lei. Una ragazza straordinaria e unica sotto più punti di vista, che mi stava piano piano mostrando un cammino che, seppur difficile, mi avrebbe davvero riconciliato con me stesso.

Feci spegnere il fuoco a Mudkip e sperai che almeno quella notte non ci attaccasse nessun Pokémon.

Mi sistemai nel sacco a pelo, ma non lo chiusi perché faceva piuttosto caldo. Mi incantai a guardare il cielo stellato dalla fenditura aperta della tenda e nel frattempo la mia amica si addormentò beata.

Io ripensai a tutto quello che era successo, a tutto quello che ci eravamo detti e sorrisi pensando a come sarebbero potute evolvere le cose dal giorno seguente. Dopo una mezz'oretta finalmente Morfeo venne a trovare anche me.

Dormii abbastanza bene, fino a quando non ripiombai nel sogno della notte precedente.

Rividi mio padre, la fronte corrucciata e il viso teso mentre si guardava intorno in cerca di qualcuno. Le pareti del vagone iniziarono a tremare, ma la mia attenzione fu attirata dal panorama all’esterno: riconobbi chiaramente la Torre Radio di Fiordoropoli e intravidi più in basso le insegne del Casinò.

Stavo cercando disperatamente di svegliarmi perché sapevo già come sarebbe andata a finire, ma rispetto alla prima volta si erano aggiunti molti particolari… dettagli di cui ero sicuro avrei voluto volentieri fare a meno. Lo vidi digitare qualcosa sullo schermo del telefono: «due, nove, zero, due, nove, due. Era una trappola.» Papà iniziò a correre, il viso sfigurato in una smorfia di puro terrore, intorno a lui iniziò a brillare qualcosa «Stagli lontana!» urlò, ma prima che tutto si tramutasse in luce bianca ed un boato intravidi il volto in lacrime di mia madre mentre annuiva cercava di trattenere inutilmente un singulto.

«Niall» la voce Kira arrivò alle mie orecchie e fu un sollievo sentirla nonostante stessi ansimando come la notte precedente per questo orribile incubo.

«Scusa» dissi ancora affannato.

«Un altro incubo?» mi chiese preoccupata mentre cercava di asciugarmi il volto con una salvietta fresca.

«Scusa» ripetei «vorrei non essere così incasinato… questi incubi sono sempre più orribili».

«Posso aiutarti? Vuoi parlarne?»

«Ho sognato la morte dei miei per la seconda volta» confessai «non era mai successo prima».

«Vieni qui!» esclamò la ragazza facendomi poggiare la testa sul suo petto per poi baciarmi dolcemente il capo «Prova a riposare ancora un po’».

Mi sdraiai nuovamente cercando di regolare la respirazione e Kira continuò ad accarezzarmi i capelli fino a quando non mi addormentai di nuovo. Fortunatamente le poche ore rimaste passarono in modo tranquillo e quando la sveglia suonò mi ritrovai ancora abbracciato alla ragazza. Rimasi fermo senza muovermi e seguii il suo respiro fino a quando lo sincronizzai involontariamente con il mio.

Che diavolo mi stava succedendo? Ero partito da soli quattro giorni e mi stavo riscoprendo con molti più problemi di prima… c’era decisamente qualcosa che non andava. Da quando mi ero ritirato su Quartisola ero cambiato molto, maturato un po’ alla volta e dedicato solo ed esclusivamente alle attività di famiglia. Avevo avuto modo di riflettere e di rimpiangere molte cose, ma non ero mai stato così male. Eppure Kira mi rallegrava le giornate, nella mia testa in un modo contorto era persino una presenza rassicurante. Dico così perché averla appresso mi frenava continuamente dal commettere qualche cazzata. Se non ci fosse stata lei avrei già chiesto scusa a Combusken e agli altri e prendendo il mio solito trio avrei messo a ferro e fuoco Hoenn per stanare tutto il Team Idro. Però, vederla in pericolo quel pomeriggio, mi aveva fatto salire il sangue alla testa e non so davvero che cosa mi avesse trattenuto dallo spaccare il naso a quell’individuo. Perciò la prima ipotesi non era ancora del tutto da scartare.

Sentivo davvero che fossimo legati da qualcosa d’importante e avevo la perenne sensazione che qualunque viaggio avremmo affrontato, sarei finito per innamorarmi di lei. Del resto bastava mi coccolasse un po’ per tranquillizzarmi e ammansirmi come una bestiolina docile. Naturalmente non volevo complicare le cose, ma dentro di me -razionalmente- sapevo già di essere fregato. Con Lauren ero stato troppo lento e con lei ora mi ritrovavo a bruciare le tappe. Certo, avevo scoperto che le sue attenzioni erano state volutamente provocatorie, ma nemmeno svegliarmi con lei mentre dormiva beatamente contro di me aiutava. Però stavo bene e tutto avrei potuto dire, tranne che la trovavo una cosa sbagliata, anzi era fin troppo naturale, come se fosse stato sempre così. Come se dovesse essere per sempre così.

 

Tra le mie braccia dormirai , serenamente
ed è importante questo sai, per sentirci pienamente noi

un'altra vita mi darai, che io non conosco
la mia compagna tu sarai, fino a quando so che lo vorrai

 

Questi pensieri vennero bruscamente interrotti da due soffici labbra che si posarono sulla mia gola e da un leggero respiro che mi solleticava la pelle.

«Buongiorno» farfugliò la ragazza mentre il mio cuore sembrava aver assistito allo scoppio di un’atomica.

Kira si allontanò leggermente tenendo una mano sul mio petto e con l’altra si stropicciò gli occhi «Scusa non volevo spaventarti» si giustificò ancora addormentata.

Sul momento non seppi cosa risponderle, ma poi cercai di mettere insieme qualcosa di convincente. «Buongiorno» farfugliai a mia volta facendola ridere.

«Davvero Niall? Non sai fare di meglio?» pensai dandomi mentalmente dell’idiota.

«Vado a preparare la colazione» tagliai corto uscendo dalla tenda per poi respirare a pieni polmoni, cercando di dare un freno al mio cervello.

Preparai qualcosa al volo per noi e poi iniziai a far mangiare anche Dratini e gli altri. Controllai l’uovo per vedere se stesse andando tutto bene, ma non trovai niente di anomalo.

«Niall» sentii Kira chiamarmi una volta uscita sulla spiaggia «mi aiuti?»

«A fare cosa?» chiesi perplesso.

«I miei capelli oggi non hanno intenzione di collaborare» rispose cercando di tirarli inutilmente con una spazzola.

Evidentemente il bagno in mare della sera prima non aveva aiutato per niente. Sbuffai alzando gli occhi al cielo, poi mi arresi e prendendo il pettine iniziai ad aiutarla come mi aveva chiesto.

 

 

Una volta raccolto e rimesso tutto nel mio zaino ci avviammo verso il Bosco Petalo, prendemmo una scorciatoia fatta di dislivelli alti anche diversi metri che ci permise di risparmiare qualche ora rispetto al viaggio di andata. Inizialmente Kira mi chiese per quale motivo non l’avessimo fatto anche la prima volta, ma quando dovette aggrapparsi alla roccia per scendere e farsi aiutare da me per non schiantarsi a terra, si convinse che fosse stato molto meglio così.

«Non sembrava così ripido» si giustificò pulendosi sugli shorts la polvere della roccia.

Le spiegai che la costante pendenza del terreno distribuita per un lungo percorso, non faceva sembrare così difficoltoso il viaggio.

Quando finalmente uscimmo dal bosco una frizzante aria di mare ci solleticò il viso. Le chiesi se volesse andare a trovare Gardevoir visto che non eravamo poi così lontani, ma mi rassicurò dicendo che andava tutto bene e che dovevamo proseguire il viaggio.

Il signor Marino fu sorpreso di rivederci così presto, ma dopo averci offerto qualche bibita fresca nel soggiorno del suo bellissimo cottage e averci raccontato qualche aneddoto sulla sua vita, si dimostrò felicissimo di poterci accompagnare a Bluruvia e Porto Selceopoli.

«È il minimo che possa fare per chi ha salvato la mia Peeko» ci rassicurò contento «Una bella avventura in mare è proprio quello che mi ci vuole».

Ci aveva congedati un’oretta chiedendoci di fare come se fossimo stati a casa nostra, per preparare la sua barca, così approfittammo della sua immensa generosità facendo entrambi una doccia veloce per toglierci dalla pelle la salsedine del mare.

Appena misi piede sull'imbarcazione una spiacevole sensazione mi attanagliò le viscere, del resto l’acqua non era proprio il mio elemento. Mi sedetti in cuccetta e cercai di pensare a tutt’altro.

Kira stava amabilmente facendo conversazione con l’uomo al timone che entusiasta di aver trovato qualcuno che lo stesse ad ascoltare, le raccontò qualche storia di quando era in marina.

Io passai le due ore del viaggio cercando capire come far funzionare al meglio il mio nuovo PokèNav. Era davvero un apparecchio notevole.

Mi girai e rigirai sul materassino alternando lo sguardo tra il display a cristalli liquidi e le venature del legno del soffitto, ma non vedevo l’ora di tornare sulla terra ferma.

«Ragazzo, siamo arrivati» mi informò Marino subito dopo l’attracco e per me fu davvero un gran sollievo.

«Grazie mille» dissi all’uomo «cerchiamo di fare il prima possibile».

«Sono vecchio ormai» mi sorrise bonario «ho tutto il tempo che volete, fate con comodo».

Lo ringraziai sinceramente e poi rimisi finalmente piede sulla spiaggia. L’isola di Bluruvia era proprio come me l’aspettavo: il paesino era piuttosto circoscritto e mi ricordava inevitabilmente casa. Spiaggia, montagne e bosco era tutto ciò che si poteva trovare, ma sembrava decisamente un posto molto tranquillo.

«Che si fa?» chiese Kira curiosa.

«Qui c’è una Palestra, mentre io vado ad iscriverci per vedere quando possiamo sfidare il Capopalestra dovresti farmi un favore».

«Certo» rispose subito «dimmi tutto».

«Prova a chiedere agli abitanti del posto se hanno visto Rocco Petri ed eventualmente dove possiamo trovarlo» le spiegai.

«Agli ordini!» esclamò contenta mentre stava per avviarsi.

«Kira» la richiamai.

«Sì?» mi guardò in attesa.

«Portati Ralts» risposi lanciandole la sfera poké «Non voglio che tu vada in giro da sola, ci sono tipi loschi in giro ultimamente».

«Geloso?» rise facendomi l’occhiolino divertita.

Alzai gli occhi al cielo e subito mi diressi verso la Palestra. Era l’edificio più grande della zona ed era decisamente inconfondibile.

«Buongiorno» esclamò il ragazzo all’entrata «posso aiutarti?»

«Sì, ecco… volevo sapere quando era possibile sostenere la sfida in questa Palestra» risposi conciso «Siamo in due».

«Due nuovi sfidanti» disse elettrizzato «Rudi sarà contento. Allora… non abbiamo orari prestabiliti in quanto Bluruvia non è facilmente raggiungibile, perciò non c’è un gran via vai di gente» mi spiegò loquace mentre cercava tra i suoi appunti «Il Capopalestra è sempre presente, devo solo trovare tre ragazzi per farvi fare le selezioni quindi direi che se venite qui dopo pranzo possiamo iniziare».

«Fantastico» risposi sorpreso «Pensavo avremmo dovuto aspettare fino a domani».

«Certo che no!» mi sorrise «Non succede mai molto da queste parti, perciò siamo contenti quando ci sono nuovi sfidanti».

Il ragazzo mi lasciò il suo numero ed io feci altrettanto, così se ci fossero stati dei problemi mi avrebbe subito contattato.

Uscii dalla Palestra e cercai con lo sguardo la mia compagna di viaggio e dopo cinque minuti decisi di usare il PokéNav per chiamarla.

«Kira, dove sei?» chiesi appena il suo volto comparve sullo schermo.

«Come funziona sto coso?» balbettò capovolgendo l’immagine e facendomi ridere.

«Dove sei?» ripetei ridacchiando.

«Non prendermi in giro» sbuffò mentre l’immagine continuava a muoversi e tremare «sono a nord della spiaggia».

«Arrivo, non ti muovere».

«Dove vuoi che vada…» bofonchiò cercando di spegnere la conversazione.

Poco dopo ero già da lei e la trovai, come al suo solito, con i piedi immersi nell’acqua.

«Sei un Magikarp, non una ragazza» la presi in giro.

«Sì confermò divertita, ma divento un Gyarados se mi fai arrabbiare».

La guardai impassibile per qualche secondo per poi iniziai a ridere coinvolgendo anche lei. Le chiesi se avesse saputo dove si trovava Rocco e mi disse che più di una persona le aveva assicurato che si trovava nella Grotta Pietrosa a nord est dal villaggio. Seguimmo quindi la spiaggia fino ad arrivare all’imbocco della grotta e nel frattempo sfidammo alcuni allenatori come riscaldamento. Nel frattempo istruii Kira sulle strategie da adottare per la Palestra, anche se fu estremamente semplice: Ralts e mosse di tipo psico. Non c’era altro da dirle.

Io avrei senz’altro dovuto impegnarmi di più, ma ero comunque abbastanza tranquillo.

«Stammi vicina e stai attenta a dove metti i piedi» dissi alla ragazza mentre entravamo nella grotta.

Kira rise e poi si avvinghiò al mio braccio appoggiandovi la testa, sorrise vedendo la mia espressione perplessa e si giustificò con il visino più angelico che le riuscì sul momento.

«Vuoi che ti porti in braccio?» scherzai.

«No dai… non pretendo tanto» mi rispose radiosa.

Camminammo all'interno della grotta costeggiando le pareti e lottando con i Pokémon selvatici che ci sfidavano lungo il cammino. Io quando potevo facevo allenare Combusken con mosse di tipo volante, mentre lei si dilettava con le mosse psico di Ralts.

Quando arrivammo alla fine del cunicolo c'erano due possibili strade, di cui una parecchio buia che scendeva lungo delle scale in un piano inferiore.

«Da che parte andiamo?» chiese la ragazza dubbiosa.

«Non saprei» ammisi provando ad avvicinarmi alla scala per capire se qualcuno l'avesse usata da poco.

Appena allungai la mano verso il piano sottostante un cicalino proveniente dal PokéNav ci fece prendere un mezzo infarto. Non mi aspettavo che all'interno della montagna prendesse. Quando però guardai lo schermo notai che l'allarme segnalava una Megapietra nelle vicinanze.

Stavo per scendere a dare un'occhiata, ma una voce alle nostre spalle ci fece prendere l'ennesimo spavento.

«Voi chi siete?» domandò.

Mi voltai e feci per presentarmi, quando riconobbi subito il volto del Campione di Hoenn.

«Rocco» esclamai sorpreso «Piacere, sono Niall. Ci ha mandati tuo padre».

L'uomo mi porse la mano «Piacere mio… e lei signorina?»

«Kira, piacere» disse risoluta la ragazza non lasciandosi andare ad inutili convenevoli.

«Ecco per te» continuai una volta estratta la lettera dallo zaino.

«Grazie ragazzo» affermò prendendo la busta «Ho la sensazione di averti già visto da qualche parte» esclamò poi titubante.

«Niall Parker... o Parktrer se può aiutare la memoria» risposi sorpreso che anche lui mi avesse subito ricordato -più o meno-.

«Ma certo!» esclamò annuendo «Il famoso campione dei tre. Sei venuto a soffiarmi il titolo?»

«Non ora, ma ci proverò sì» sorrisi divertito «per ora devo guadagnarmi le medaglie di Hoenn».

«Devi essere una persona di fiducia se mio padre ti ha affidato questo incarico» rispose pensieroso.

Assieme alla mia amica gli spiegammo che cos'era successo con il Team Idro e mi disse subito che avrebbe fatto quanto in suo potere per contrastarli. Mi ringraziò per la consegna che stavo per fare a Porto Selcepoli e prima di andarmene gli raccontai del rilevamento della Megapietra al piano inferiore. Spiegai che non avevo con me alcun Pokémon al momento in grado di illuminarmi la strada e lui si propose volentieri per recuperarla a nome della Devon SpA.

«Voglio ringraziarti per questa» esclamò infine indicando la busta «Tieni, è una pietrastante. Spero potrà tornarti utile in qualche modo».

Lo ringraziai ed infine ci avviammo nuovamente verso l’uscita cercando di ripercorrere la strada precedente.

Ad un tratto vedemmo un gruppetto di Pokémon intento a combattere, ma da subito ci rendemmo conto che lo scontro in atto fosse una lotta impari.

«Combusken, caccia quei Makuhita» ordinai velocemente in difesa di una Aron ormai quasi priva di forze.

«Ralts, psicoshock» corse subito in aiuto Kira.

In meno di un minuto avevamo sconfitto gli avversari ed eravamo pronti a prestare soccorso al Pokémon ferito.

«Tieni duro piccola» sussurrai mentre prendevo dallo zaino un rivitalizzante.

Glielo somministrai interamente, ma ci mise qualche minuto a fare effetto e comunque era ancora troppo debole per lasciarla dov’era. Chiesi alla mia compagna di viaggio di farmi da interprete per cercare di capire qualcosa di più. Era difficile vedere attacchi di questo tipo.

«Niall…» bisbigliò incerta dopo qualche secondo «è cieca».

«Accidenti» esclamai dispiaciuto «portiamola subito al Centro Medico».

Detto questo estrassi una pokéball e la catturai per facilitare l’operazione di trasporto e di cura una volta arrivati al villaggio. Corremmo velocemente fuori dalla grotta e poi ci precipitammo il più in fretta possibile verso il Pokémon Center.

Appena arrivati l’infermiera Joy del posto prese subito in consegna Aron e provvide a rimetterla in sesto al più presto. Dopo un quarto d’ora buono tornò da noi dicendoci che era tutto a posto e che presto Aron si sarebbe sentita meglio.

«È un sollievo» risposi ringraziandola.

«Avete fatto benissimo a portarla qui, da oggi ce ne prenderemo cura noi».

«No, no» la interruppi «la rivoglio con me».

«Purtroppo per motivi che non conosciamo ancora questo Pokémon è cieco» mi informò l’infermiera.

«Lo so già» risposi «non è un giocattolo rotto che si può decidere di abbandonare. È un essere vivente ed io voglio assicurarmi che stia bene».

«Qui avrà le migliori cure…» cercò di farmi ragionare.

«Una volta guarita la prenderò con me, ho esperienza in questo campo… so come fare».

La donna non si azzardò a ribattere e presi tutti gli altri compagni di squadra gli fece un breve check-up prima dello scontro con la Palestra.

Nel frattempo ci recammo nell’unico bar della zona per poter mangiare qualcosa e vi trovammo il signor Marino, perciò ci unimmo a lui durante il pranzo.

Ci chiese se eravamo riusciti nella nostra missione di consegna e come avremmo fatto con la Palestra. Quando gli spiegai che prima di sera avremmo già concluso i nostri impegni sull’isola insistette per partire quella stessa sera. Kira gli chiese se non fosse pericoloso navigare di notte e lui rispose che visto il giorno di navigazione che ci attendeva sarebbe stato meglio partire il prima possibile.

Concordai con lui e sperai che fosse davvero bravo come diceva. Io avrei passato di certo una notte in bianco.

Essendo una cittadina di mare il pesce fresco che ci servirono fu davvero squisito e anche la ragazza gradì il tutto, mentre aspettavamo il caffè mi prese la mano sopra il tavolo iniziando a giocherellarci.

«Cosa vuoi chiedermi?» domandai capendo che il suo era solo un tentativo di prendere tempo.

Mi sorrise colpevole e poi prese un respiro profondo «Prima hai detto di avere esperienza con i Pokémon come Aron… come… come mai?»

«Mia madre aveva trovato una Ninetales ferita poco distante da casa sua, quando più o meno aveva sedici anni» iniziai a raccontare «all’iniziò fece molta fatica ad avvicinarla, in quanto aveva una zampa incastrata in una tagliola da caccia probabilmente messa da dei bracconieri di Pokémon, ma non escluderei nemmeno il Team Rocket, erano già molto conosciuti anche a quei tempi per le loro malefatte. Dopo averle portato cibo e acqua per rifocillarsi riuscì finalmente a liberarla e da quel momento le fu sempre fedele. Era molto forte: probabilmente era stata liberata da qualche allenatore e l’unico motivo per cui era caduta in trappola era la sua cecità. Mia madre la curò al meglio delle sue possibilità e infine capì che nonostante questo handicap il Pokémon si era adattato ad una vita normalissima sfruttando tutti gli altri sensi rimasti» sorrisi a ricordare quella volpe gigante «Una volta quando ero molto piccolo mi persi in un bosco all’intero della proprietà dei miei nonni. Ero spaventato, stanco, avevo fame e sete, così appena trovai un laghetto mi precipitai a bere dalla cascatella più bassa. All’improvviso ci caddi dentro e non sapendo nuotare pensai davvero che sarei morto. Fortunatamente le mie urla arrivarono fino alle orecchie di Ninetales che subito corse a salvarsi gettandosi in acqua e portandomi a riva. Se non avesse avuto un udito così sviluppato non credo saremmo qui a parlare oggi».

«Ora capisco tante cose» si limitò a dire Kira comprensiva.

«Non dico che sarà facile, ma sono sicuro di poter aiutare quella piccola Aron» conclusi tranquillo.

La ragazza rafforzò la presa sulla mia mano iniziando a disegnare dei piccoli cerchi concentrici sul dorso, quando il mio PokéNav iniziò a suonare.

«Christian» dissi alla ragazza mentre a malincuore mi sottraevo a quel suo tocco così delicato.

«Buongiorno» esclamai accettando la chiamata.

«Buongiorno a te!» rispose allegro «Siamo appena stati contattati da Rocco, dice che sta tornando alla Devon con una Steleexite. Mi ha riferito che gli hai indicato dove cercare».

«Più o meno» risposi «Per ora il software sembra affidabile, anche se le onde erano piuttosto schermate dalle pareti rocciose».

«Fantastico! Grazie dell’informazione e del tuo aiuto… ancora».

«Di niente… posso chiederti un favore?» domandai dopo aver riflettuto qualche secondo.

«Naturalmente» rispose aspettando che continuassi.

Mi alzai e uscii dal locale per non disturbare gli altri clienti e per fare una sorpresa alla ragazza, qual ora la mia richiesta fosse stata fattibile.

«Avete delle trasmittenti auricolari? Qualcosa di discreto e difficilmente intercettabile?» chiesi.

«Ho qualcosa di simile ma sono…»

«Prototipi» ridacchiai vedendolo poi annuire.

«Ne parlo con il Direttore e nei prossimi giorni ti faccio sapere» disse tranquillo.

Lo ringrazia nuovamente e rientrai fermandomi a pagare il conto. Salutammo Marino dandogli appuntamento a più tardi mentre io e la ragazza tornammo al Centro Medico a ritirare i nostri amici. L’infermiera Joy ci chiese di passare più tardi per riprendere Aron e ci informò che in qualunque caso aveva bisogno di molto riposo nei giorni seguenti.

La ringraziai e infine varcammo la soglia della Palestra pronti per vincere la nostra seconda medaglia.

«Benarrivati» esclamò il ragazzo della mattina.

Firmammo alcuni fogli e subito iniziammo gli incontri per le selezioni.

«Vado prima io, così puoi vedere i Pokémon che useranno» sussurrai a Kira prima di farmi avanti contro una Combat Girl.

Il suo unico compagno di squadra era un Meditite e mentalmente pensai a quali tipi fosse più debole. Per mia fortuna Combusken aveva già raggiunto un buon livello, perciò con un paio di mosse di tipo volante sconfisse l’avversaria.

La mia seconda sfida fu contro un cintura nera che utilizzò un Machop, decisi di riprovare con la stessa strategia di attacco e non ebbi alcun problema.

«Forza Tessa» esclamò il Capopalestra dalla sua postazione alla Combat Girl che si preparava a sfidarmi per l’ultima selezione. Aveva dalla sua parte due Pokémon, gli stessi dei due sfidanti precedenti, ma non ci fu storia. Lo starter di fuoco era davvero un ottimo compagno.

Uscii dal ring e Kira mi batté il cinque «Fantastico!»

«Grazie» risposi compiaciuto «Meditite è di tipo lotta e psico… che mosse devi usare?» chiesi per capire se le nozioni che le avevo dato fino ad ora le erano entrate in testa.

«Vediamo…» pensò qualche secondo «Folletto!».

«Bravissima, per il resto puoi usare anche mosse psico» sorrisi «Divertiti».

La vidi entrare nel ring piuttosto carica e appena la sua sfidante fece uscire il suo Pokémon lei fece altrettanto.

«Forza Ralts!» lo spronò la ragazza.

Anche per lei fu tutto piuttosto semplice e in attimo arrivò al terzo incontro.

«Individua» ordinò Tessa al suo Meditite.

«Doppioteam» ribatté la mia amica. Il suo “fratellino” iniziò a sdoppiare la sua figura circondando completamente l’avversario e muovendosi continuamente.

«Pazienza» continuò la usa avversaria facendo concentrare il suo Pokémon.

«Incantavoce» esclamò Kira.

Perfetto, ottima mossa. Vidi lo sfidante incassare il colpo, ma si poteva notare benissimo quanto fosse provato.

«Di nuovo!» lo esortò la mia compagna di viaggio e in pochi secondi Meditite crollò a terra esausto.

Senza perdere tempo la Combat Girl fece uscire Machop dalla sfera.

«Psicoshock» disse prontamente la giovane non perdendo tempo.

«Machop evitalo» cercò di ordinare la combattente.

Ralts si concentrò e appena materializzato il raggio trafisse il Pokémon non lasciandogli scampo.

«Complimenti» esclamò Rudi «avete entrambi ottenuto il diritto di sfidarmi».

Feci per dare cambio alla ragazza quando il Capopalestra mi fermò.

«Prima le signore» mi sorrise furbo lasciando uscire il suo Machop dalla sfera «Non ti fidi della tua protetta, Parker?»

«No, al contrario… Ho solo paura che ti stancherà troppo, così da facilitarmi il lavoro».

«Ralts sei pronto?» chiese la ragazza mentre mi sorrideva contenta per la mia risposta.

«Rà» esclamò l’altro sicuro.

«Psicoshock!»

Il Machop di Rudi si scansò all’ultimo momento facendo fallire l’attacco, era decisamente più forte di quello precedente.

«Doppioteam» esclamò la ragazza sempre più decisa.

Il Pokémon psico corse verso destra e poi iniziò ad aumentare la sua elusione.

«Movimento Sismico» ordinò il Capopalestra.

«Non farti prendere! Prova con un altro Psicoshock».

Il piccolino si spostò velocemente dalla presa del Machop e appena gli fu alle spalle lo colpì con un raggio devastante. Il nemico crollò a terra esausto e Rudi si vide costretto ad usare il suo prossimo Pokémon.

«Makuhita, sberletese!».

Il piccolo lottatore di sumo avanzò deciso verso Ralts colpendolo con una serie di sberle che lo fecero barcollare all’indietro.

«Psicoshock, ora!» lo spronò la ragazza.

Il Pokémon psico non se lo fece ripetere e piantati per bene i piedi a terra colpì l’avversario con tutta la forza di cui disponeva. Questo non bastò per sconfiggerlo e Kira si vide costretta a tergiversare qualche secondo per non affaticare troppo il suo compagno di squadra.

«Doppioteam, resisti».

«Turbosabbia» fu la risposta dell’avversario.

«Schivalo e usa psicoshock» ordinò la giovane.

«Sberletese!!!».

Ci fu un forte scoppio provocato dallo scontro delle due mosse. Senza rendermene conto ero già di fronte a Kira e dando la schiena al campo di battaglia la stavo difendendo da quello che in realtà era un riflesso condizionato ai sogni che avevo iniziato a fare.

«Niall, che succede?» chiese la ragazza preoccupata tastandomi la fronte.

Mi guardai intorno smarrito riconoscendo subito la Palestra fortunatamente, quando mi voltai verso il ring trovai Makuhita steso a terra e Ralts che seppure vittorioso era davvero molto stanco.

«Hai vinto» sorrisi abbracciandola per cercare di giustificare la mia presenza lì.

«Complimenti l’hai istruita bene» affermò Rudi facendo rientrare il suo Pokémon per curarlo.

«Ha fatto tutto da sola» affermai cercando di distrarmi «è un talento naturale».

«Bene ragazzo ora tocca a te, sei pronto?» chiese guardandomi in modo strano.

«Sì, certo» annuii.

«Niall, sei bianco come un lenzuolo» mi sussurrò Kira «Sicuro di star bene?»

«Tu stai bene?» chiesi in risposta.

«Sì…» esclamò confusa.

«Bene, allora aspettami un attimo» dissi prendendo un profondo respiro per riappropriami del pieno controllo delle mie facoltà mentali «vinco e partiamo».

«Non ci andrò leggero con te» sentii dire a Rudi alle mie spalle.

«Nemmeno io» affermai voltandomi con un sorriso sfrontato stampato in faccia.

Quando dieci minuti più tardi uscimmo entrambi trionfanti dalla Palestra, stavo decisamente meglio. Kira era rimasta davvero colpita dalla velocità con cui avevo sconfitto il Capopalestra, ma del resto i combattimenti erano la mia vita e non c’era niente di meglio per farmi abbandonare per un po’ tutti i miei pensieri.

Tornai a prendere Aron e subito dopo ci imbarcammo diretti a Porto Selcepoli.

Quella notte per me, sarebbe stata decisamente la sfida più dura da affrontare.



Angolino dell'autrice

Ciao a tutti ^_^
Grazie di nuovo per essere passati :)

Secondo voi Niall riuscirà a mantenere la calma per un intero giorno in mare?

Vi ricordo come sempre che potete trovarmi su
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In questo capitolo ho inserito una parte del testo:
"L'emozione non ha voce" di Adriano Celentano - Io non so parlar d'amore - 1999

Spero a presto ^^
Un bacione, Rain

  
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