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Autore: The_Lock    01/04/2015    1 recensioni
Tyler, Sydney, Kyle, Lydia e Skylar sono i nuovi prescelti per difendere Kandrakar e l'equilibrio dell'universo. Nove sono le missioni che dovranno affrontare, e nove saranno i temibili nemici che minacceranno la Pace e le loro vite; sì perché questi nuovi nemici sono più sanguinari di qualsiasi altro nemico mai affrontato e, per cominciare in bellezza, i ragazzi saranno costretti ad andare alla ricerca del Cuore di Kandrakar
Genere: Avventura, Commedia, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Hay Lin, Wilhelmina (Will) Vandom
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Carissime amiche lettrici e carissimi amici lettori, eccomi tornato con la nuova missione della saga TSKLS! Missione basata a lungo sul fattore misterioso dei nuovi nemici dei Guardiani, sperando che anche voi possiate partecipare all'indagine sull'identità di tali mostri. Mi scuso per il capitolo breve, ma tra una settimana rincalerò la dose con più colpi di scena! Buona Lettura!


2.1 Missione 2: La crisi dei due Mondi
 

La campanella suonò per la prima volta dopo la lunga pausa invernale, annunciando la fine delle vacanze di Natale e l'inizio di un secondo semestre che sarebbe durato fino a metà Giugno.

Sbuffando, Tyler camminò lungo il corridoio scrollandosi la neve dalle spalle, accorgendosi solo in un secondo momento che ad ogni movimento della mano corrispondevano delle scintille arancioni dovute alla forte elettricità statica generata dallo sfregare i suoi guanti di lana. Da quando aveva acquistato il cuore di Kandrakar i suoi poteri erano aumentati enormemente e trovava spesso difficile riuscire a controllarli. Aveva fatto esplodere almeno cinque lampadine, una televisione ed il microonde per il sovraccarico di energia.

“Buongiorno, pigrone!” disse una voce alle sue spalle.

“Ciao, Sky!” ripeté Tyler, sorridendogli.

“Allora, pronto per un entusiasmante semestre?” gli chiese, per poi fermarsi un attimo, sfregare il naso e starnutire. Un vortice d'aria fece volare tutti i volantini presenti lungo il corridoio, cadere una pianta con vaso e sbattere qualche porta.

“Ops.” mormorò Skylar, mordendosi le labbra.

“Anche tu sei in sovraccarico?” gli domandò Tyler, e il bruno annuì.

“È come se il potere fosse triplicato e continui a crescere!” spiegò, guardandosi le mani, leggermente pensieroso.

“Penso sia normale, dopo un semestre senza cuore di Kandrakar ora tutto il potere che ci spettava ci sembra enorme.”

“Già, è vero! Ma almeno ci potremmo allenare ancora di più.” commentò, cercando il lato positivo della situazione.

“E con Alissa come va?”

“Oh, bene. Purtroppo passerà il semestre in Norvegia.” spiegò, annuendo, per poi essere raggiunti da Kyle che, caldo come un forno, si ritrovò già mezzo asciutto nonostante la nevicata assurda di quella mattina.

“Adoro i miei poteri contro l'inverno.” esordì Kyle, dando una pacca bollente ai suoi due amici che approfittarono del saluto per guadagnare un po' di calore in più. “Non so perché, ma sono decisamente ottimista per questo nuovo semestre.” spiegò, unendosi a loro lungo il cammino verso le macchinette del caffè alla fine del corridoio.

“Già, anche io!” annuì Skylar. “Tu sai già da dove iniziare?” chiese al moro, guardandolo.

“Certo. Ho già una vaga idea.” spiegò, guardando Sydney arrivare verso di loro in compagnia di Lydia.

 

“Allora, come sono andati gli esami di fine semestre?” domandò Skylar, sorseggiando il caffè in compagnia, la cosa che più gli era mancata durante le vacanze di Natale era stata quella routine costituita dai vari incontri per la scuola; caffè, lunghe camminate per i corridoi e il pranzo sempre in compagnia dei suoi amici.

“Prossima domanda?” ironizzò Tyler.

“Ho preso il voto più alto in chimica.” spiegò Kyle, lanciando un'occhiata a Sydney che sembrò non cogliere il riferimento, ma anzi, sembrava addirittura distratto da qualcos'altro.

“Dannazione!” commentò, lasciando il caffè sul tavolino senza averlo neanche toccato.

“Che succede?” domandò Lydia ed il biondo la invitò a guardare dentro il bicchiere: il caffè si era congelato in tempo zero. “È da quando abbiamo ricomposto il cuore che congelo o bagno tutto.” sbuffò.

“Io faccio volare di tutto.” disse Skylar. Dispiaciuto, Kyle poggiò una mano sul bicchiere e sciolse il caffè, ma poco dopo la bevanda cominciò a bollire e poi evaporò del tutto, mentre la plastica si scioglieva come burro.

“Che diamine...” mormorò Kyle, cercando di togliersi la plastica dalle dita.

“E quelli chi sono?” domandò ad un tratto Lydia, indicando con un movimento del volto tre nuovi studenti che camminavano al centro del corridoio con aria tipica di chi si sente già padrone della scuola. I tre erano troppo simili per non essere fratelli: avevano capelli scurissimi, pelle abbronzata e occhi di un verde smeraldo che incutevano timore e generavano fascino. Erano tutti e tre molto belli e con un fisico parecchio atletico. Ad occhio e croce, c'era il ragazzo più alto e muscoloso che sembrava il fratello maggiore, poi la sorella di mezzo anche lei alta e atletica, ed infine un ragazzo leggermente più basso della sorella ma comunque con un fisico ben costruito.

I tre camminavano per il corridoio indifferenti alla scia di silenzio ed occhiate che generavano, quasi sapendo che loro erano in grado di procurare quell'effetto.

“Spero di capitare in classe con quella ragazza.” mormorò Tyler, quando furono abbastanza lontani.

 

Per la gioia di Tyler, di Skylar e di tutti i ragazzi presenti alla lezione della professoressa Vox annunciò l'arrivo di una nuova studentessa in classe.

“Ragazzi, siate civili.” disse la professoressa, prima di lasciare la parola alla ragazza.

“Buongiorno a tutti- disse, parlando con un forte accento del Brasile. -Mi chiamo Olivia Alvarez, ho 18 anni e frequento il quarto anno. Vengo da Rio de Janeiro e mi sono trasferita con i miei fratelli Felipe e Nicolas.” spiegò, non perdendo mai il sorriso.

“Wow, quante informazioni utili...” mormorò Lydia a bassa voce.

“Interessante.” aggiunse Tyler, seriamente incantato dalla bellezza della ragazza. Olivia prese posto proprio davanti Lydia, e la ragazza si accorse di come tutti i ragazzi seguissero con lo sguardo la nuova arrivata ed il suo look da cantante rock che aveva vissuto una vista sregolata ma felice.

“Hai tutto quello di cui hai bisogno? Penne? Libro? Fogli?” disse Tyler.

“Si! Sei molto carino!” commentò, abbagliandolo con i suoi occhi verde smeraldo.

“M-mi chiamo Tyler.” disse il rosso, porgendole la mano, che lei strinse con delicatezza.

“Io Sky!” intervenne Skylar, rischiando di cadere dal suo posto per presentarsi ad Olivia.

“Siete buffi! Mi piacete.” commentò Olivia, tornando a seguire la spiegazione.

“I-in che senso ti piacciamo?” domandò Tyler, per poi essere rimproverato dalla Vox e tornare a prendere gli appunti a testa china, ma con il cuore pieno di speranza per la nuova arrivata.

 

Dopo la prima nevicata mattutina, il sole aveva preso il posto delle nuvole e durante tutto il pomeriggio splendette sul campo da football dove la squadra si allenava, mentre Sydney osservava i giocatori- in particolare uno -che correvano e si lanciavano la palla.

Il biondo sbuffò, cercando di tornare a leggere il brano di letteratura inglese che aveva per il giorno dopo, ma la distrazione rappresentata da Kyle era fin troppo pressante per concedere a Cime Tempestose parte della sua attenzione. Non che volesse tornare sui suoi passi, ma a Sydney erano mancate le labbra di Kyle per tutte le vacanze di Natale, e gli mancava anche ricevere i suoi messaggi di buonanotte, o sentire le sue mani sul suo volto... Sydney scosse la testa, rimproverandosi per tanta debolezza d'animo e tornò a leggere, solo per sentire la sua attenzione catturata da qualcos'altro. Uno dei tre fratelli, il più piccolo, sedeva a un paio di gradini più in alto di lui e continuava ad osservarlo e a tracciare linee su un foglio. Il biondo aggrottò la fronte, per poi capire che gli stava facendo un ritratto seduta stante.

“Scusa, non volevo darti fastidio.” disse il ragazzo, quando si accorse che Sydney lo stava osservando.

“No, non interromperti.” lo pregò Sydney, sorridendogli. Il moro si alzò e si andò a sedere più vicino a lui, e si presentò, stringendogli la mano con fermezza.

“Mi chiamo Nicolas.” disse.

“Sei portoghese?” domandò Sydney.

“Brasiliano. Vengo da Rio.” spiegò, sorridendogli.

“Come mai vi siete trasferiti qui?”

“Nostro padre ha un lavoro molto... nomade.” disse, sorridendogli ancora.

“Ti stai trovando bene?” domandò, guardando altrove per evitare di fissarlo troppo negli occhi, cosa di cui non si sarebbe stancato tanto in fretta, visto il colore vivissimo delle sue iridi verdi smeraldo.

“Sì, sono tutti gentili...”

“Posso vedere il ritratto?”

“No.” sorrise, facendo di no con la testa “Devo finirlo, prima.” disse, inserendo il quaderno nella tracolla così da evitare ulteriori tentazioni. “Ti va se ci vediamo domani, dopo la scuola? Ho ancora un po' di problemi con la lingua, e poi possiamo approfittarne per finire il disegno.” spiegò, sorridendogli ancora con uno sguardo di innocenza mista a malizia. Sydney annuì, stupito da quella proposta, mentre nella sua mente l'idea di Kyle veniva diluita sempre di più.

 

“Ehi, rossa.” disse Kyle, salutando Lydia all'uscita dallo spogliatoio.

“Perché Doug deve sempre essere l'ultimo?” sbuffò Lydia, tornando a limarsi le unghie questa volta senza smalto. Kyle attaccò un paio di fogli per le selezioni che la squadra di football alla bacheca, e prima che avesse finito, si palesò Felipe, il fratello più grande, e si iscrisse.

“Sei tu il capitano?” chiese Felipe.

“No, sono il vice. Ma se hai bisogno di qualcosa, dimmi pure.” spiegò, cercando di sorridergli ma qualcosa in quel ragazzo proprio non gli piaceva affatto.

“Preferisco parlare solo con il capitano.” rispose Felipe, sorridendo nel modo più gentile che Kyle avesse visto, ma lasciandolo comunque arrabbiato per quella risposta.

“Fa' pure.” sbottò Kyle, tornando ad appendere l'ultimo foglio, e poco dopo Felipe si avviò verso l'uscita. “Che faccia di...”

“Lo so! Vedessi la sorella! Sembrano tutti impazziti per questi brasiliani!” si aggiunse Lydia. “Sono bellissimi e gentilissimi e sorridono sempre! Cosa hanno da sorridere sempre? Hanno vinto un premio alla lotteria nazionale?” si lamentò Lydia, gesticolando.

“Invidiosa di Olivia?” domandò Kyle, sorridendole.

“Tesoro, conosco quelle come Olivia. Sono popolari all'inizio, poi commettono qualcosa di esagerato, un passo falso come farsi l'ex ragazzo di qualcuna o un professore ed ecco che la loro popolarità finisce nel dimenticatoio.” spiegò la rossa, sorridendogli e facendo ridere Kyle.

 

Il sole stava tramontando. Ormai le temperature di gennaio erano davvero rigide e Grace si rimproverò più volte per aver perso l'ultimo bus che potesse accompagnarla a casa, quindi decise di camminare sul lungo mare. Le cuffie alle orecchie le impedivano di sentire qualsiasi altro suono al di fuori della canzone, e Grace procedeva a passo svelto verso la strada marmorea che conduceva a casa sua.

Qualcuno dietro di lei parlava e si muoveva quasi strisciando, nascosto dall'ombra e dai tronchi di alberi, ma Grace aveva le cuffie e continuava a non sentire niente, tranne per un momento solo, cioè quando ci fu la pausa fra due canzoni, e una voce le arrivò sibilante alle orecchie.

“Adoro quella canzone...” disse la voce, e Grace si voltò, non trovando nessuno se non alberi e cumuli di neve che risplendevano alla luce rossa del tramonto. Leggermente inquietata da quel frammento di frase che aveva sentito, Grace si tolse le cuffie ed iniziò ad accelerare il passo, lasciando che la prossima canzone si diffondesse per l'area fredda di metà Gennaio.

Uno struscio, qualcosa come foglie secche calpestate e Grace si voltò di scatto, allarmata, sicura di essere seguita da un qualche maniaco, ma non vide niente. Ordinandosi di calmarsi, Grace tornò a camminare, ma prima ancora di aver finito un metro, qualcosa di viscido e bagnato la prese per la caviglia e la trascinò verso il mare.

Grace urlava, si contorceva, mentre quella cosa la portava con sé con facilità, neanche stesse trascinando un bambino per quanto leggero potesse essere. Grace si voltò, le unghie spezzate a forza di graffiare il pavimento, e poi urlò un'ultima volta, vedendo ciò che si trovava davanti, per poi sparire fra le onde del mare dal quale una pallida luce si sprigionò.

  
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