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Autore: uomi_hime    01/04/2015    1 recensioni
[ storia ad OC ] [ Ho tutti gli OC necessari, grazie a chi ha partecipato :)] [Prossimo aggiornamento: 1 luglio]
 
La Namimori organizza uno scambio di studenti con una scuola di Tokyo, dando la possibilità a 7 studenti di passare 6 mesi nella capitale del Giappone. Dopo una lunga attesa, gli alunni scelti sono, a sorpresa di tutti, Dame-Tsuna e la sua stramba compagnia, con ovviamente lo zampino di un certo assassino professionista. Dopo aver convinto Hibari a lasciare il suo adorato comitato disciplinare nelle mani di Kusakabe e della sua banda, i ragazzi partono, inconsapevoli di ciò che li aspetta nella capitale.
 
Perché un antico nemico trama nell’ombra, ed è deciso a distruggere per sempre la famiglia Vongola. Con l’aiuto dei nuovi amici, riusciranno Tsuna e i suoi Guardiani a sconfiggere la nuova minaccia?
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LITTLE NOTES: Si, sono viva. Chiedo veramente scusa per il ritardo apocalittico, ma ho avuto dei grossi problemi familiari e ho sentito il bisogno di allontanarmi per un po’ dalla scrittura, anche perché non sarei stata in grado di scrivere nulla di decente. Poi è arrivata la pagella, e la cosa è peggiorata. Ma ora sono qui, con un nick nuovo di zecca, pronta per ricominciare a tartassarvi i maroni. (e a tartassarli a me; ma a dire la verità quello l’hai sempre fatto NdMaki)
Quindi, bando alle ciance ed ecco a voi in nuovo capitolo :)


 
CAPITOLO 5
Fiamme.
 
-Lasciami andare!!-
si dimena furiosamente dalla sua presa, le lacrime che sgorgano incontrollabili.
-Sei impazzita??-
Gli urla lui nell’orecchio, e non può neanche immaginare quanto lei vorrebbe
che tutto questo fosse solamente frutto della sua immaginazione.
 
Disperazione.
 
-Lei è ancora dentro! Devo-
Tenta ancora di liberarsi, ma sa che lui non mollerà la presa.
-Tu non farai proprio niente! Non di permetterò di tornare in quell’inferno!-
Afferma, costringendola a guardarlo negli occhi. È determinato, lo vede,
mentre le sue pupille blu mare sono lo specchio di una sofferenza pura,
lacerante, che sta pian piano strappando via pezzi della sua anima.
 
Dolore.
 
-Lasciami!! Devo andare da-
Un’esplosione, e dell’immensa villa dietro di loro non rimane altro che cenere;
-No...-
Un sussurro, quello che esce dalle labbra della ragazzina, mentre il suo cuore rimane schiacciato dal dolore che sta invadendo ogni briciola del suo essere.
-Lilian... LILIAAAAAAAAN!!!!-
 
 
 
 
 
 
 
Tsuki si alzò di scatto, la fronte mandida di sudore  e il respiro affannato. La testa le doleva a causa della mancanza di sonno degli ultimi giorni, e in mano stringeva ancora il cellulare. Si massaggiò le tempie, poggiando il telefono e tentando di fare mente locale, mentre frammenti del sogno appena fatto le invadevano ancora la mente.
 
Ancora quel sogno... quando la finirà di tormentarmi?
Si chiese, mentre i ricordi della sua infanzia le passavano davanti agli occhi: gioia, risate, una famiglia felice... fino a quel maledetto giorno. Digrignò i denti, ricacciando a forza quelle immagini strazianti in un cassetto nelle profondità del suo inconscio e alzandosi in piedi, gli occhi seri e decisi: aveva un assalto da organizzare, e il tempo era agli sgoccioli.
 
Ho visto questo ragazzo girare qua attorno e
ho pensato si fosse perso.
Vieni a fargli ritrovare la strada di casa.
Tic tac, tic tac.
-G
 
E se prima a farla muovere era solamente il suo senso di fedeltà ai Vongola, adesso la faccenda si faceva personale. Molto personale.
 
***


La porta della palestra si aprì silenziosamente, mentre tutti i ragazzi del Mitsuji entravano nell’edificio che da quasi 5 giorni era diventato il loro quartier generale. Avanzarono in silenzio, avvicinandosi ad un gigantesco tavolo posizionato esattamente al centro della struttura: Rei, seduto sulla propria sedia, picchiettava incessantemente sulla tastiera di un computer, lanciando di tanto in tanto un’occhiata al monitor per controllare il suo operato; accanto a lui, i Vongola discutevano con Reborn riguardo alcune strategie d’attacco e difesa, mentre poco lontano Tsuki camminava avanti e indietro, pensierosa.
 
-Ci hai chiamato?- prese parola Rise, avanzando di qualche passo verso il tavolo. Tsuki si arrestò, accorgendosi in quel momento della loro presenza, e si voltò a fissarli, mentre Tsuna e i suoi compagni ammutolivano.
-Scusate per questa convocazione improvvisa, ma è sorto un problema- cominciò la mora, scandagliando gli sguardi dei suoi compagni: anche se non lo dava a vedere, le dispiaceva di averli coinvolti con così poco preavviso in quella storia immensamente più grande di loro, anche se sapeva anche che non aveva avuto scelta - ma questa consapevolezza non impediva al senso di colpa di assalirla ogni volta che posava lo sguardo su di loro. Si sentiva responsabile, ma anche felice di non dover essere la sola a portare tutta quella responsabilità sulle spalle.
Era un’egoista, lo sapeva, ma non poteva farci niente: lei era fatta così, non poteva andare avanti senza qualcuno che l’aiutasse e la sostenesse… e gli sguardi accesi di determinazione che brillavano sui visi di ognuno dei presenti le davano la forza e la sicurezza necessarie per percorrere quella strada tortuosa che si era prefissata.
-Dobbiamo anticipare il giorno dell’attacco. Partiremo domani- rivelò, mentre i compagni sussultavano dalla sorpresa: un anticipo di quasi una settimana sulla tabella di marcia era l’ultima cosa che si aspettavano.
-Ma che... Tsuki, è troppo presto, non siamo pronti! Alcuni di noi non hanno neanche… - provò a protestare Ayane, per poi venire interrotta da Shoichi, serio in volto.
-Cos’è successo?- chiese, perché sapeva che la ragazza non avrebbe mai preso quella decisione senza un motivo più che valido.
-Hanno preso Ozora- rispose secco Reborn, e il silenzio cadde istantaneamente. Tsuki strinse i pugni, mordendosi il labbro inferiore a sangue per impedirsi di scoppiare a piangere come una bambina: doveva essere forte, per i suoi compagni e anche per Ozora. Ma non ce la faceva più: tutta quella pressione la stava distruggendo, e i suoi sospetti sull’autore del messaggio la logoravano dall’interno. Tuttavia, si costrinse a mantenere la calma, a ricacciare indietro le lacrime che prepotenti minacciavano di uscire da un momento all’altro.
Ci sarà tempo più tardi per piangere.
Pensò risoluta, alzando nuovamente lo sguardo.
-Ieri sera mi è arrivato questo messaggio- cominciò, mostrando il testo incriminato ai compagni –E non promette nulla di buono. Dobbiamo muoverci, e alla svelta- affermò decisa, mentre i ragazzi si passavano il cellulare di mano in mano.
-Quel tic tac alla fine non mi ispira nulla di buono...- commentò Sayaka, restituendo il cellulare alla mora.
-E quella G? Pensate che sia l’iniziale dell’autore?- chiese Ayane.
Lo sguardo della presidentessa si rabbuiò di colpo, e la sua reazione non sfuggì certamente alla sua migliore amica, che non aveva smesso di controllarla con lo sguardo neanche per un secondo.
-Tsuki... hai dei sospetti, vero?- domandò seria Rise, facendo sobbalzare tutti i compagni e la mora stessa.
-Come...- cominciò, alzando incredula lo sguardo –Vabbè, non lo voglio sapere- sospirò poi, rassegnata.
 
-Si, ho dei sospetti riguardo all’identità del rapitore- rivelò infine, nello stupore generale.
-Credevo che l’identità del boss della famiglia Ghost fosse completamente sconosciuta- constatò Rin, alzando scettica un sopracciglio.
-Infatti, e proprio per questo spero vivamente di sbagliarmi-
-Quante sono le probabilità che la tua ipotesi sia corretta?- s’intromise Shoichi, attirando l’attenzione di Tsuki.
-All’incirca del 10%, se non addirittura più basse-
-Un pò scarse per prendere tutti questi provvedimenti, non credi?- si accigliò il biondo, guardandola scettico. Il suo tono era stato molto duro, tutti se ne rendevano conto, ma sapevano anche che il suo dubbio era legittimo. Ciò che nessuno si aspettava fu però la reazione di Tsuki, che con un movimento fulmineo aveva inchiodato il ragazzo al pavimento: gli occhi blu della giovane erano pieni di rabbia, frustrazione e paura, sentimenti che l’avevano accompagnata per tutto quel periodo e che ora premevano per uscire allo scoperto. Come se non bastasse, il suo nunchaku ricoperto di fiamme del Cielo premeva sulla gola del ragazzo, che a malapena riusciva a respirare.
-Non usare mai più quel tono con me- sibilò la mora, portando il suo viso a pochi centimetri di quello di Shoichi –Tu non sai niente, perciò non ti azzardare a giudicare le mie scelte. Se ho deciso per questa tattica è perché so bene che, se i miei sospetti sono corretti, allora a Ozora e gli altri non resta molto tempo. E visto che non credo che qualcuno di noi voglia le loro vite sulla coscienza, partiremo domani. Sono stata chiara?-
Detto questo si alzò, riallacciandosi il nunchaku alla cintura e voltando le spalle ai presenti.
-Esco un attimo, ho bisogno di una boccata d’aria. Reborn, finisci tu di spiegare?- E si diresse fuori dall’edificio, sotto gli sguardi allibiti dei compagni.
-Ma che cazzo le prende?!- sbottò il diciassettenne, massaggiandosi il collo e mettendosi a sedere.
-Direi che l’hai fatta arrabbiare parecchio- commentò Sayaka, avvicinandosi e aiutandolo ad alzarsi –Anche se non è da lei reagire così...- aggiunse poi, lanciando uno sguardo a Rise. La quale, senza guardare in faccia a nessuno, corse fuori dalla palestra.
-Oh, ma è un vizio allora!- sbottò Gokudera, che aveva assistito all’intera scena in silenzio. La rossa lo fulminò con lo sguardo.
-Polpo?-
-Che vuoi?-
-Chiudi il becco-
 
***
 
Rise non dovette andare molto lontano per riuscire ad individuare l’amica: la trovò poco lontana, appoggiata contro un albero del campetto esterno, le ginocchia contro il petto e lo sguardo basso. Le si avvicinò in silenzio, sedendosi accanto a lei senza proferire parola.
-Ho esagerato, vero?- sussurrò la mora, un sorriso mesto a ornarle le labbra.
-Forse un po’- ammise Rise –Ma Inuzuki è insopportabile di suo, magari adesso capirà che ogni tanto deve tenere la bocca chiusa-
Una lieve risata risuonò nell’aria, rompendo quell’atmosfera di tensione che si era andata inconsapevolmente a creare tra le due ragazze.
-È che... sono preoccupata- rivelò Tsuki –Per i ragazzi, per la missione... ma soprattutto per Ozora. E la pressione mi sta letteralmente uccidendo- Rise annuì comprensiva, girando lo sguardo verso l’amica.
-Ma non è solo questo, vero?- domandò la castana, lasciando spiazzata la maggiore –Prima, quando hai rivelato quella probabilità ad Inuzuki... ti sei spostata una ciocca dietro l’orecchio- le sue iridi si fecero serie –Ed è una cosa che fai solo quando menti. Cos’altro mi nascondi, Tsuki?-
La diretta interessata sospirò pesantemente, lo sguardo sconfitto rivolto verso il terreno.
-Non ti si può nascondere proprio niente, eh?-
-Ti conosco da quasi cinque anni, è normale che conosca questo genere di cose- commentò la castana, sorridendo leggermente.
-E comunque, non ho propriamente mentito; la probabilità reale che la mia ipotesi sia corretta è veramente del 10% scarso- spiegò Tsuki –Solo che... non so come spiegarlo, ma sento di avere ragione. E la cosa mi terrorizza-
E cominciò a raccontare.
 
***


Quando, mezz’ora dopo, le due ragazze tornarono verso la palestra, la prima cosa che sentirono non appena aprirono la porta fu la voce alterata di Sayaka.
-Che cazzo significa questo?????- stava sbraitando la rossa, le iridi smeraldine che fissavano truci quelle eterocromatiche di Mukuro.
-Significa che ti perderai tutto il divertimento, cara Kat-chan- la prese in giro l’illusionista, marcando per bene il soprannome.
-NON CHIAMARMI KAT-CHAAAAAN!!!!!!- sbottò la ragazza, prendendo ad inseguirlo per tutta la stanza con il suo fucile in mano ed uno sguardo da pazza assassina negli occhi.
-Sayaka-chan, Mukuro-sama, smettetela!- le preghiere di Chrome vennero totalmente ignorate, e i ragazzi cominciarono seriamente a temere che Sayaka avrebbe distrutto tutta la palestra forza di sparare contro Mukuro. Ma la Guardiana della Nebbia aveva ancora un asso nella manica.
-Sayaka-chan, Mukuro-sama, se non la smettete subito vado a chiamare Minori-san!- e a quelle parole i due ragazzi si pietrificarono di botto, impallidendo visibilmente. Si girarono in contemporanea verso la ragazza, e il suo sguardo serio gli fece capire che no, non stava affatto scherzando.
-C-chiediamo scusa!- esclamarono in coro, mettendosi sull’attenti come dei soldati. Il tutto sotto lo sguardo allibito di tutti i presenti tranne che di Ayane, che scoppiò a ridere di botto.
-Chrome, sei un genio!- esalò tra una risata e l’altra, tentando di asciugarsi le lacrime agli angoli degli occhi.
-Piantala di ridere!- sbottò Sayaka, lanciandole un’occhiata omicida stile Hibari. Ma la compagna la ignorò bellamente, continuando a ridere senza ritegno.
 
-Si può sapere che succede?- intervenne Rise, attirando su di sé, e inevitabilmente anche su Tsuki, l’attenzione dei presenti.
-Tu!- esclamò Sayaka, avvicinandosi furibonda alla mora e ignorando bellamente la coetanea –Cosa significa che non partiremo tutti??- tutti gli sguardi si spostarono sulla ragazza, in attesa di una risposta.
-Mi dispiace, ma non possiamo sapere quali sono i loro piani- spiegò Tsuki, reggendo lo sguardo accusatorio della rossa - Qualcuno dovrà rimanere qui, per difendere la scuola nel caso decidessero di attaccare mentre noi siamo via-
-Ma-
-Tsuki ha ragione- intervenne Shoichi, mettendosi in mezzo e beccandosi un’occhiata perplessa da parte della mora –Se andiamo tutti e loro attaccano, anche le persone a cui teniamo saranno in pericolo-
Sayaka digrignò i denti, ma non disse nulla: il ragazzo aveva ragione, lo sapeva, ma non voleva essere lasciata indietro a nessun costo.
-Grazie- sussurrò Tsuki in direzione del ragazzo –E scusa per prima-
Il biondo si limitò a scrollare le spalle, appoggiandosi al tavolo al centro della stanza.
-Ecco come ci divideremo- prese parola Reborn –A partire saranno: Tsuki Sarti, Rise Takakura, Rei Kusanagy,Shoichi Inuzuki e Rin Takami, accompagnati da Tsuna, Yamamoto, Hibari e Mukuro-
I diretti interessati annuirono, seri in volto.
-Mentre qui resteranno Ayane Fujiwara e Sayaka Kuronomori, con Lambo, Chrome, Ryohei e Gokudera-
-Cosa? Perché il fissato del baseball parte e io no? Sono il braccio destro del Decimo io!- Si alterò Hayato, lanciando uno sguardo truce al piccolo mafioso.
-Un braccio destro ferito e che ancora risente degli effetti dell’avvelenamento- lo riprese Tsuki –Non possiamo portarti con noi, rischieresti troppo-
Il ragazzo strinse i pugni, le pupille ridotte a due fessure che fissavano Tsuki, in uno scontro di sguardi che nessuno dei due aveva intensione di perdere. Ma bastò la mano di Tsuna, che andò a posarsi sulla spalla della Tempesta, per farlo capitolare.
-D’accordo- sputò infine, gli occhi coperti dai ciuffi argentati –Ma se accadrà qualcosa al Juudaime... te la dovrai vedere con me- alzò nuovamente lo sguardo, serio e, per certi versi, anche spaventoso.
-Non gli accadrà niente- Rispose Tsuki, contraccambiando l’occhiata
-Te lo prometto-
 
***


Quando, il giorno dopo, l’aereo atterrò sul suolo italiano, Tsuki si sentì invadere da un’incredibile nostalgia: erano anni che non tornava a casa, più precisamente da quel maledetto giorno...
-Tsuki... tutto bene?- le chiese Rise, e solo allora la ragazza si accorse della lacrima solitaria che le stava scendendo lungo la guancia. Se la asciugò in fretta e furia, prima che anche gli altri la notassero, e sorrise all’amica, rassicurandola.
-Si, sto bene- le sussurrò – Muoviamoci, la macchina ci aspetta!- esclamò poi a voce più alta, rivolta ai compagni rimasti indietro e indicando la limousine posteggiata all’uscita dell’aeroporto privato in cui erano atterrati.
Rise scosse la testa, per niente convinta della stabilità emotiva dell’amica, ma la seguì comunque senza fare domande.
 
Il viaggi durò quasi un’ora, e si svolse, stranamente, nel silenzio più totale: nessuno fiatava, la tensione dell’attesa che aleggiava su di loro come un fantasma: quella sera stessa avrebbero sferrato l’attacco, e si chiedevano se sarebbero veramente riusciti a sopravvivere tutti.
Quando finalmente arrivarono, l’umore generale era ormai giunto a livelli sotterranei, per cui ciò che accadde appena misero piede nell’immensa villa della famiglia Sarti li colse parecchio alla sprovvista.
-Signorina Tsukiiiiiii!- urlò una voce, prima che una furia della natura dai capelli rossi placcasse la sopraccitata mafiosa, spedendola dritta col sedere per terra sotto gli sguardi stralunati degli altri ragazzi.
-Ehm... Tsuki-san, tutto bene?- provò a chiedere Tsuna, mentre la ragazza prendeva un colorito poco rassicurante dovuto alla presa troppo ferrea attorno al suo collo.
-Azura, la stai strozzando- s’intromise una voce dietro di loro, mentre un ragazzo sui 18 anni si avvicinava al quadretto, gli occhi azzurri palesemente divertiti.
-Chiudi il becco Andrea!- lo rimbeccò la ragazza, gli occhi color del cielo che fissavano truci il giovane.
-Andrea, Azura, mi siete mancati tantissimo!- li salutò la mora, abbracciandoli sorridente.
-Anche lei, signorina- dissero in coro i due ragazzi, ricambiando l’abbraccio.
-Non ci presenta i suoi amici?- chiese dopo un pò Andrea, notando le occhiate confuse dei ragazzi accanto a loro. Tsuki fece le dovute presentazioni (fermando Azura dall’inchinarsi fino a terra non appena le fu presentato il futuro Decimo Vongola), per poi passare ai due giovani italiani.
-Ragazzi, loro sono Azura e Andrea, i figli della mia ex-domestica- li presentò la ragazza, sorridendo –Siamo cresciuti assieme, ed ora lavorano a tempo pieno nella villa-
-Piacere!- esclamarono in coro i due, stavolta in giapponese.
-Signorina, il boss l’aspetta nella biblioteca- la informò Azura, indicando le scale che portavano al piano superiore.
-Andiamo subito- la rassicurò la mora, facendo segno ai compagni di avviarsi, accompagnati dalla rossa.
-Cosa è successo?- chiese Andrea in italiano non appena i ragazzi furono fuori portata d’orecchio.
-Hanno preso Ozora- spiegò Tsuki, abbassando lo sguardo a terra.
-Ora capisco perché avete anticipato l’attacco- constatò il ragazzo, passandosi una mano fra gli indomabili capelli biondi –Non si preoccupi, se la caverà. Il signorino Ozora è molto forte, o non sarebbe il boss di una famiglia così potente come i Kenshi- la rassicurò poi, notando i pugni stretti dell’amica d’infanzia.
-Lo so...- sussurrò la ragazza –Ma ho un brutto presentimento-
Il biondo le rivolse un’occhiata interrogativa, ma non fece in tempo ad esprimere le sue perplessità che Rise si affacciò alla ringhiera del piano superiore, richiamando l’amica.
-Tsuki, vieni?- la giovane mafiosa le sorrise, per poi salutare l’amico d’infanzia e cominciare a salire le scale.
 
Spero tu abbia ragione, Andrea...
 
***


-Sarti, sei sicura che siamo nel posto giusto?-
Chiese sottovoce Rin, schiacciando l’ennesima zanzara che tentava di pizzicarle il braccio. Dei, quanto odiava quegli inutili insetti. I rami degli alberi si impigliavano in continuazione nei capelli e nei vestiti dei ragazzi, portando persino Rei sull’orlo di una crisi di nervi.
-Assolutamente, le coordinate di Ozora coincidono- rispose l’interpellata, avanzando piano nella boscaglia. La luce della luna rischiarava l’ambiente, gettando sul luogo una penombra quasi spaventosa.
-Kusanagy?- sussurrò Rise, rivolgendosi al ragazzo dietro di lei, che teneva in mano un piccolo computer scuro che gli illuminava la faccia in modo molto inquietante.
-Ci siamo quasi- affermò il diciassettenne col suo solito tono atono –Ancora qualche metro e dovremmo esserci-
-Perfetto- disse Shoichi, spostando l’ultimo ramo e mostrando una radura sperduta con, al centro, un’immensa villa.
-Trovati, kufufu- proclamò Mukuro, la solita risatina lugubre ad accompagnare la frase.
-Si comincia- commentò Yamamoto, posando una mano sul proprio Vongola Gear.
-Nh- proferì Hibari, gli occhi di ghiaccio ridotti a due fessure.
-Siete pronti?- chiese Tsuna, girandosi verso i ragazzi dietro di loro.
-Mai stati più pronti di così- affermò Rin, dopo che si furono tutti scambiati una veloce occhiata.
-Allora andiamo-
I ragazzi attraversarono velocemente il prato, stando attenti a non fare rumore, per poi avvicinarsi ad una botola sul lato della villa che sembrava portare alle cantine.
-Entreremo da sotto. Loro si aspettano un attacco di massa, per cui li prenderemo di sorpresa- spiegò velocemente Tsuki, avvicinandosi al lucchetto elettronico della loro entrata.
-Kusanagy, a te l’onore- concesse, spostandosi di lato e permettendo al moro di avvicinarsi al display. Rei tirò fuori un cavo dalle tasche della giacca nera e collegò le due estremità al computer e al lucchetto, per poi cominciare a smanettare con i tasti. Restò inginocchiato per cinque minuti buoni, mantenendo la sua espressione apatica, finché, con un suono metallico, la porta non si aprì con un leggero ronzio.
-Fatto. Ho scaricato anche una mappa del luogo, la trovate sui vostri GPS- i ragazzi tirarono fuori i loro dispositivi, forniti dal padre di Tsuki per aiutarli nella missione.
-Cavolo, guardate quanto si estendono i sotterranei!- sussurrò ammirata Rise, mentre Yamamoto emetteva un fischio di approvazione.
-Probabilmente attraversano il sottosuolo dell’intera foresta. Incredibile!- realizzò il guardiano della Pioggia, genuinamente colpito.
-Già, e per noi sarà ancora più difficile trovare i nostri compagni- li bloccò Shoichi, rimproverandoli con lo sguardo.
-Non perdiamoci d’animo- intervenne Tsuki, la quale però cominciava a nutrire gli stessi dubbi del biondo.
-Non vi preoccupate, li troveremo- li rassicurò Tsuna, entrando in Hyper Mode. Tutti rivolsero lo sguardo verso la botola, osservando la scaletta che portava verso il basso, perdendosi nell’oscurità più totale.
-Che i giochi comincino- sghignazzò Rin, calandosi nel buio.
 
***


-A quanto pare sono arrivati...-
Sussurrò Giman, fissando il monitor di fronte a sé.
-Ihihih, finalmente, finalmente!- esclamò una vocetta pimpante, mentre una ragazzina sui 12 anni si attaccava al braccio del boss per vedere meglio.
-Shirley, vedi di lasciarne qualcuno anche a me e Alfred- la rimproverò Tochi, un sorrisino sghembo sul volto affilato. Dietro di lui, un uomo si appoggiò al muro, le mani nelle tasche del camice bianco e una motosega appesa alla cintura.
-Avrete di che divertirvi, non vi preoccupate- li rassicurò il moro, girandosi ad osservarli.
-Sangue, sangue!- canticchiò Shirley, muovendo i lunghi capelli color ebano in una danza gioiosa.
-Ma lei non dovrà essere toccata, chiaro?- li avvertì poi, gli occhi di ghiaccio che li fissarono gelidi.
-Non ti preoccupare, boss- si intromise una voce, mentre una donna dai lunghi capelli color notte faceva il suo ingresso nella sala –In fondo, se lui è qui è proprio per quella ragazza, no?- disse, gli occhi dorati rivolti all’oscurità del corridoio dietro di lei. Una risatina gutturale risuonò tra le pareti, e nel buio apparve un occhio rosso come il sangue.
 
***


-Signorina, siamo quasi arrivati a destinazione!-
Li informò il pilota, cominciando ad abbassarsi di quota.
-Sarà veramente giusto quello che stiamo per fare?- chiese Ayane, leggermente preoccupata: erano partiti poche ore dopo il decollo dei loro compagni, disobbedendo esplicitamente agli ordini di Tsuki. Ma dovevano raggiungerli prima che fosse troppo tardi, altrimenti sarebbe di sicuro accaduto il peggio.
-Non ti preoccupare Fujiwara! Ce la faremo, non ci sono dubbi- s’infiammò Gokudera, alzandosi dal suo sedile: lui era l’unico dei Guardiani che li aveva accompagnati, gli altri –assieme alla preside e Reborn- erano rimasti per difendere la scuola in caso di attacco.
-Il Polpo ha ragione! Li sterminerò tutti a colpi di fucile- si unì Sayaka, gli occhi verdi che mandavano scintille.
-Grazie per avermi accompagnato..- i ragazzi si girarono all’unisono verso il punto da cui la voce flebile di Sora li aveva richiamati: il ragazzo, che aveva appena ripreso i sensi, li osservava con gli occhi blu mare appannati dalla stanchezza, le bende che ancora fasciavano le ferite più gravi che si era procurato quasi una settimana prima.
-Come ti senti?- gli chiese Sayaka, avvicinandosi al capezzale del compagno.
-Sto meglio- la rassicurò il quindicenne, mettendosi seduto e cominciando a stiracchiarsi –Le cure dello zio cominciano a fare effetto-
In quel momento il piccolo aereo atterrò, il muso rivolto verso l’entrata della foresta italiana in cui, poche ore prima, si erano infilati i loro compagni.
-Andiamo-
 
***


I ragazzi attraversarono l’ennesimo corridoio, la luce delle lampadine traballanti a illuminare le celle spoglie e piene di muffa che riempivano le pareti dell’intero sotterraneo.
-... vi prego, ditemi che quello che ho appena visto non era un topo- sussurrò Rise, lanciando occhiate nervose a destra e sinistra. Alla prossima ombra sospetta se la sarebbe data a gambe, oh si.
-Takakura, per favore, siamo in un cavolo di sotterraneo. Di certo non ci vivono farfalle e coniglietti- sibilò a denti stretti Rin, lanciandole un’occhiata di sbieco.
Anche se li avrei preferiti di gran lunga...
Aggiunse poi nella sua testa, notando l’ennesimo roditore scattare davanti a loro. Se fosse spuntata una pantegana non avrebbe più risposto delle sue azioni, poco ma sicuro.
Girarono l’angolo, per poi fermarsi di botto non appena un rumore metallico si propagò nell’aria.
-Cos’era quello?- Chiese Yamamoto, guardingo. Tsuki e Tsuna fecero loro segno di tacere, accucciandosi a terra per confondersi nella penombra.
 
-Cazzo, quanto vorranno ancora tenerci chiusi qua??- sbraitò una voce femminile, e il suono metallico, come di qualcosa che sbatteva contro delle sbarre, risuonò nuovamente nel corridoio.
-Piantala idiota! Sono giorni che prendi a calci le sbarre, sei fastidiosa!- la rimbeccò una voce familiare, palesemente arrabbiata.
-Shin-kun, Akuira-san, smettetela di litigare o sveglierete Jehnar-san!- e a quel punto Tsuna scattò, perché non ci aveva messo neanche un secondo a collegare quel tono preoccupato all’amica rapita.
-Haru!- La mora alzò la testa di scatto, girando gli occhi color cioccolata verso il corridoio fuori dalla loro cella.
-Tsuna...-san?- esalò, incredula –Tsuna-san!- ripetè più forte, aggrappandosi alle sbarre con tutta la propria forza.
-Haru! Per fortuna stai bene- sussurrò il decimo Vongola, tirando un sospiro di sollievo: ce l’avevano fatta.
-State tutti bene?- si informò Tsuki, mentre Rei si metteva all’opera con la serratura della cella.
-Siamo vivi- la rassicurò Shin –Un pò ammaccati, ma vivi-
-Ce ne avete messo di tempo!- Proferì Suzume, uscendo dalla cella e piazzandosi davanti alla presidentessa del Comitato –Credevo quasi che vi foste dimenticati di noi!- la accusò, incrociando le braccia e fissandola arrabbiata.
-Scusa Aku, c’è voluto più tempo del previsto- si scusò divertita Tsuki, trattenendo a stento una risata.
-Ti scuso solo se mi permetti di prendere a calci in culo chi ha causato tutto ‘sto casino- la informò la bionda, gli occhi verdi che mandavano saette –Ho già in mente alcuni trattamenti niente male...- aggiunse, sorridendo malefica e facendo rabbrividire la maggior parte dei presenti con l’aura assassina che cominciò ad emettere.
-Sapevo l’avresti detto- disse Tsuki, sorridendo sghemba –Per cui ti ho portato un regalo- spiegò, tirando fuori dallo zainetto un cilindro metallico e passandolo alla diciassettenne. La ragazza la fissò interrogativa, rigirandosi tra le mani l’oggetto.
-Premi il bottone alla base- la incitò la mora, e la bionda seguì il suo consiglio. Il cilindro prese subito ad allungarsi, fino a raggiungere la lunghezza di quasi due metri, per poi far uscire da una fenditura laterale una lama d’argento che riluceva alla luce tremolante delle lampadine.
-Una falce!- esclamò entusiasta Suzume, gli occhi spalancati dallo stupore, maneggiando l’arma con cautela.
 –Dove diavolo hai preso una cosa del genere?- si informò Shin, lanciando un’occhiata alla falce, che la più grande aveva cominciato a far ruotare lentamente sotto lo sguardo leggermente allarmato di Rise.
-Vi spiegherò tutto strada facendo- rispose Tsuki –Per il momento prendete questi- disse, allungando a Shin una coppia di m1911 bicromatiche e a Lara un paio di tirapugni in pelle nera.
-Andiamo a fare il culo a quei bastardi!- proclamò Suzume, mettendosi a correre seguita da un Mukuro sghignazzante e un Hibari apatico come il suo solito.
-Troveremo anche tua sorella, non ti preoccupare- sussurrò Tsuki, rivolgendosi a Shoichi.
-Sembri molto sicura di te- commentò il ragazzo –Ma è stato tutto troppo semplice-
La mora annuì, lo sguardo serio rivolto ai compagni che avanzavano di fronte a loro.
-Teniamoci pronti-
 
***
 
-Ehm... qualcuno sa dove siamo finiti di preciso?-
S’informo Sayaka, osservando confusa la sala circolare in cui erano sbucati: il soffitto si estendeva per metri, il soffitto impossibile da scorgere nell’oscurità che regnava in quel luogo, e attaccate alle pareti vi erano talmente tante armi da far invidia alla collezione personale di Reborn.
“Probabilmente è l’armeria...”pensò, scandagliando la stanza con lo sguardo e mordicchiandosi le unghie.
-Mi sa che ci siamo persi...- constatò Ayane, sospirando afflitta.
Quando, quasi mezz’ora prima (o almeno così a lei sembrava), erano entrati da quella botola che avevano trovato aperta, non si sarebbe mai aspettata un tale intrico di corridoi di gallerie, e aveva perso l’orientamento in poco tempo.
-Cavolo, non abbiamo molto tempo... dobbiamo raggiungere subito mia sorella e gli altri- sussurrò Sora dalla schiena di Gokudera, cominciando ad agitarsi: dovevano ricongiungersi in fretta con i loro compagni, o tutti i loro sforzi sarebbero stati vani.
-Non vi preoccupate- commentò una voce nell’oscurità –Vi unirete a loro molto presto-
 
I ragazzi scattarono all’unisono, voltandosi simultaneamente verso il corridoio da cui era giunta la voce misteriosa; dei passi risuonarono nella sala, assieme al rombo di una motosega, mentre il loro nemico usciva allo scoperto: era un uomo alto, sui trent’anni, i capelli corti e castani sparati in tutte le direzioni; il lungo camice bianco ondeggiava ad ogni passo, sfiorando a volte la motosega accesa che teneva in mano, e la voce era attutita per via della mascherina che gli copriva gran parte del corpo.
Gokudera indietreggiò, Sora in spalla che gli stringeva leggermente la maglietta, mentre Sayaka e Ayane fissavano a bocca aperta l’uomo.
-Io sono Alfred il Mietitore, e sono qui per uccidervi-
E a quel punto le ragazze scoppiarono, indicando entrambe l’uomo e urlando
-MA QUELLO E’ IL PADRE DI AYA!!!-
Per poi fissarsi e domandarsi a vicenda.
-Da quando tu conosci Mad Father??1-
L’uomo le ignorò, brandendo la motosega ricoperta di fiamme della Nuvola e partendo all’attacco. I ragazzi schivarono l’affondo, sparpagliandosi per tutta la sala.
-Gokudera, porta al sicuro Sora!- esclamò Sayaka, rivolgendosi all’albino –Qua ci pensiamo noi!-
Il ragazzo ubbidì, seppur reticente, e la rossa prese in mano il suo fucile da caccia.
-Ora ci divertiamo- disse tra sé e sé, sghignazzando e cominciando a sparare raffiche di proiettili di attributo Tempesta contro il nemico.
Un grosso polverone si alzò quando l’uomo venne colpito, ma quando si diradò i resti di uno scudo di fiamma lo mostrarono completamente illeso.
-Sei debole- sestenziò Alfred, per poi attaccare nuovamente la ragazza. Ma Ayane si mise in mezzo, parando il colpo con la propria arma.
-Fatti sotto, scienziato pazzo- lo sfidò, le fiamme della Tempesta che bruciavano scarlatte sulla lama della sua motosega.
-Tsk- fece l’uomo allontanandosi velocemente dalla ragazza –Sembri forte, ragazzina. Dimmi il tuo nome-
-Ayane Fujiwara, secondo anno della scuola media Mitsuji- e ricominciarono a combattere.
 
Lame si scontravano a mezz’aria, le fiamme di entrambi che bruciavano come le loro volontà. Nessuno dei due si distraeva neanche per un istante, concentrati solo sul proprio nemico, affondi e parate che si susseguivano senza sosta.
-Tutto qui quello che sai fare?- chiese Ayane, il sudore che le colava dalla fronte e varie piccole ferite sparse per tutto il corpo. L’uomo la fissò con odio, le fiamme che divampavano sempre più furiosamente: mai nessuno era riuscito a tenergli testa, e non si sarebbe di certo fatto battere da una ragazzina. Con uno scatto repentino si portò davanti alla castana, che, presa alla sprovvista, non riuscì a scansarsi in tempo: la motosega si abbassò inesorabilmente su di lei, pronta a squarciarla in due, ma uno sparo dell’ultimo secondo fece volare via l’arma dalle mani del nemico.
-Tanti saluti dalla debole, perdente- lo canzonò Sayaka, per poi sparargli un colpo all’addome che lo fece cadere all’indietro.
Ayane si accasciò a terra con il fiatone, la fatica che cominciava a farsi sentire.
-È finita...- sussurrò, asciugandosi il sudore dalla fronte.
-A quanto pare...- concordò la rossa, osservando disgustata l’uomo riverso a terra -L’ho odiato nel videogioco, lo odio anche nella realtà- commentò, mandando il corpo a pancia in giù per non vedere più quel viso. Sora e Gokudera si avvicinarono alle due, per poi scambiarsi degli sguardi e dirigersi verso il corridoio da cui era sbucato Alfred.
 
Camminarono per diversi minuti, superando diverse porte chiuse e con i sensi sempre all’erta, perché ormai il nemico doveva essersi accorto della loro intrusione. Alla fine, sbucarono in una sala ancora più grande della precedente, il soffitto che terminava in una cupola di vetro che rifletteva i raggi di luna, illuminando il centro della stanza. Si guardarono attorno, finché un rumore di passi non li fece girare.
-Ragazzi...?-
 
***


Quando finalmente sbucarono in quell’immensa sala, si aspettavano tutto tranne che di trovarsi davanti Sora, accompagnato da tutti i ragazzi che dovevano rimanere a sorvegliare la scuola.
-Cosa diavolo ci fate voi qua?- sbraitò Tsuki, dirigendosi a grandi passi verso il fratello.
-Il tuo adorato fratellino era venuto per avvisarti!- esclamò Shirley, entrando all’improvviso nella stanza –Ma purtroppo non ha fatto in tempo-
I ragazzi si compattarono all’istante, fissando guardinghi la ragazzina appena entrata: sembrava innocua, ma l’aura pericolosa che emetteva diceva il contrario.
-Finalmente vi siete riuniti! Credevamo non sareste più arrivati!- si unì Tochi, affiancando la piccola e salutando i ragazzi con un gesto della mano.
-Chi siete?- chiese Tsuki, facendosi avanti.
-Ma tu guarda chi si rivede!- la voce che risuonò nella sala ebbe il potere di gelare all’istante il sangue della mora, che si pietrificò sul posto.
-Ne è passato di tempo, eh Tsuki?- chiese Giman, entrando finalmente nella visuale dei ragazzi.
-Come fai ad essere ancora vivo?- sibilò l’interpellata, fissando il ragazzo con uno sguardo di puro odio.
-Tsuki!- esclamò il moro, sorridendo divertito –Ti pare questo il modo di rivolgersi a tuo fratello maggiore?- a quelle parole tutti i presenti spalancarono gli occhi, fissando increduli i due giovani.
-Sono anni che non ti considero più tale. Ora rispondi se non vuoi che ti uccida sul posto- lo minacciò la ragazza, mentre le sue fiamme del Firmamento si propagavano sul nunchaku che portava alla cintura.
-Facciamo così- fece Giman, sorridendo –Ti risponderò se riuscirai a battere...lui- e si fece da parte, rivelando la figura familiare di un ragazzo dai capelli arancioni e due nodachi in mano, che fissava l’amica di sempre con entrambi gli occhi color del sangue.
 
-O...zora?-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  1. Piccolo headcanon (molto head e poco canon) mio e della Maki: Sayaka e Ayane sono fan sfegatate degli RPG. Il collegamento con Mad Father è poi venuto da sé u.u
Maki: Ecco i risultati degli scleri via Whatsapp di due cretine *depress- depress-*
 
 
 
 
 
 
\\LITTLE CORNER//
 
GUESS WHO IS BACK, BITCHES? *entra in scivolata* *coro di angeli in sottofondo*
Esatto gente: sono viva e vegeta, e non ho alcuna intenzione di abbandonarvi (anche perché tengo alla mia vita). Per cui, da oggi, dopo quasi sei mesi di inattività,  la gabbia di matti (cit. Maki) torna alla carica!
Non mi prolungo più di tanto: nel capitolo non accade tantissimo, i primi scontri iniziano ad arrivare e gli scleri ci accompagnano everywhere u.u
Giman alla fine è il fratello maggiore di Tsuki e Sora! Chissà cos’è accaduto in passato da far incrinare così i loro rapporti... non ve lo dico :P saprete tutto nel prossimo u.u (già pronto, solo in attesa di revisione da parte della mia mammina iperprotettiva talpa –aka Maki-). E Ozora? Bhè, per li ho dei piani ben precisi u.u
Ma ora passo la linea a Maki, che scalpita per avere un minimo di spazio per i suoi scleri :)
 
La Beta prolissa(?)
SI TORNA A BOMBA! Ebbene sì, gente: non vi libererete di Marta così facilmente u.u
Non adesso che la storia entra nel clou(?!) delle questioni, almeno.
Okay, su questo capitolo non ho molto da dire sul piano tecnico. Noto un miglioramento nello stile di Marta e pochi errori [qualche errorino di battitura l’ho visto ma nulla di cui preoccuparsi – NON MI SBAGLIA PIU’ I PRONOMI, CAPITE LA MIA GIOIA(?)]
Sul piano del contenuto… anche qui poco da dire: è un misto tra un capitolo di passaggio e l’incipit di una serie di capitoli collegati tra loro, quindi non c’è davvero molto da dire. Attendo fiduciosa il nuovo capitolo.
I personaggi canonici(?!) mi sembrano molto IC, e qui ci siamo. Sugli OC non mi sbilancio dato che conosco solo la mia piccola et pucciosa et dolcissima [seH come no] OC, quindi qua lascio la parola ai rispettivi proprietari. Devo solo dire al creatore/alla creatrice di Shoichi che la sottoscritta l’ha preso molto a cuore ed è stata malissimo per come viene malmenato da Tsuki u.u
 
Piccola previsione personale sui prossimi capitoli: prevedo taaante mazzate, ma anche qualche momento comico u.u [Maki devi fare la veggente u.u]
 
Alla prossima, miei cari signori. Speriamo di risentirci in tempi brevi.
La beta Maki
 
 
P.S.: Aggiungo solo una cosa, poi me ne vado sul serio. OZORA COSA TI HANNO FATTO! *piange tutto*
 
Detto questo, ci rivediamo al prossimo capitolo!
See yay~
 
Marta & Maki
   
 
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