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Autore: char9789    20/12/2008    4 recensioni
La prima volta che ci eravamo visti mi avevi aiutato quando tre ragazzi mi stavano picchiando. Ero a terra con un labbro spezzato e un occhi nero. Tu eri di fronte a me con le mani in tasca, mi guardavi dall’alto in basso...
Genere: Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SBAGLIANDO S’IMPARA, MA E’ SEMPRE TROPPO TARDI

SBAGLIANDO S’IMPARA, MA E’ SEMPRE TROPPO TARDI

 

La prima volta che ci eravamo visti mi avevi aiutato quando tre ragazzi mi stavano picchiando.

Ero a terra con un labbro spezzato e un occhi nero.

Tu eri di fronte a me con le mani in tasca, mi guardavi dall’alto in basso

- Si può sapere perché non ti sei difeso? - mi avevi chiesto.

A quelle parole avevo sorriso

- Semplice: non ne avevo voglia -

- Sei proprio un idiota - avevi detto - come hai potuto lasciarti ridurre in questo modo? -

Avevo sbuffato

- Che ti importa? -

A quel punto mi avevi allungato una mano per aiutarmi ad alzarmi

- M’importa - avevi risposto semplicemente.

Avevo afferrato la tua mano e solo in quel momento mi ero accorto che indossavi la divisa della mia scuola; già, la scuola, erano settimane ormai che non la frequentavo più. Sul colletto c’era scritta la classe, era la mia, mi ero stupito, ma poi avevo capito

- Sei il nuovo studente che si è trasferito da noi la settimana scorsa? - ti avevo chiesto - Sebastian, se non sbaglio -

Avevi annuito

- E tu sei Raphael -

- Come lo sai? -

- Perché ti osservo da quando mi sono trasferito qui e mi sono informato sul tuo conto -

- Se non vengo mai a scuola come puoi avermi visto? -

- Abito nella casa vicino alla tua -

Ero rimasto sorpreso. Com’era possibile che non ti avessi mai visto prima? Ma poi avevo ripensato a quello che mi avevi detto poco prima

- Ti sei informato su di me? - non capivo, perché avresti dovuto farlo?

- Mi sembri una persona interessante, più di tutti gli altri a scuola -

 

Da quel giorno avevamo iniziato a passare insieme diverso tempo, io avevo addirittura ricominciato a frequentare le lezioni e tu mi aiutavi nelle risse. Non che avessi bisogno di aiuto, ma continuavo a non difendermi; tu non riuscivi a capire perché e io non ti davo spiegazioni, mai, nemmeno un accenno sul motivo, semplicemente sorridevo e dicevo ‘non ne avevo voglia’.

 

Avevamo continuato questa vita per qualche mese, non un solo cambiamento. Io non ti permettevo di avvicinarti troppo a me e sembrava che tu avessi rinunciato a farlo. Era mancanza di fiducia? Probabile, ma non ne sono certo nemmeno ora.

 

- Ti amo - avevi detto, un giorno, all’improvviso.

Non un’esitazione, non un tremore nella voce. Eri stato schietto e diretto, come tuo solito, ma io non volevo quello da te

- Non è vero - ti avevo risposto e me n’ero andato.

Da quel momento, ogni volta che ci vedevamo, me lo ripetevi sempre, in continuazione e io negavo; ma una volta guardandomi negli occhi mi avevi chiesto spiegazioni

- Come puoi dire che non è vero? Nonostante ti abbia detto quello che provo non è cambiato niente. Non mi allontani, ma nemmeno mi permetti di avvicinarmi di più a te -

- Tu non puoi essere innamorato di me -

- Perché? -

- Perché non mi conosci, non sai niente di me, non sai cosa faccio… - avevo interrotto così la frase, non avevo il coraggio di continuare, tu non dovevi sapere com’era realmente la mia esistenza, esistenza in cui eri riuscito a riportare un po’ di luce.

Mi avevi abbracciato

- Allora dimmi tutto quello che non so. Voglio conoscere ogni tuo segreto -

Mi ero liberato dalla morsa delle tue braccia. Chissà come sarebbe andata per noi se io, in quel momento, ti avessi detto ogni cosa.

 

Io mi facevo picchiare perché il dolore che sentivo provava che ero ancora vivo. Avevo bisogno di quel dolore, avevo bisogno di quella prova. Era da un anno che avevo smesso di sentirmi vivo, da quando avevo iniziato a vendere il mio corpo, dopo la morte della mia famiglia.

Come potevo dirti questo?

I miei genitori erano m orti a causa mia. Avevo insistito tanto per farli venire a vedere una partita di basket alla quale dovevo partecipare, era la finale di un torneo tra le scuole della città e si sarebbe tenuta nella palestra della nostra scuola. Avevano preso un pomeriggio di permesso dal lavoro per accontentarmi, ma non raggiunsero mai l’edificio. Avevano avuto un incidente, una macchina sulla corsia opposta si era buttata in sorpasso andando dritta addosso a quella dei miei genitori.

Come potevo dirti di come mi sentivo colpevole?

 

- Addio Sebastian - quelle erano state le mie ultime parole.

Pochi giorni dopo la scuola era finita e tu avevi lasciato la casa dei tuoi genitori andando a vivere in un’altra città senza dirmi nulla.

 

Ogni giorno pregavo per poter tornare indietro a quei giorni, ma non succedeva mai.

Dopo la scuola avevo continuato a vendermi, ma i soldi non bastavano mai perché avevo iniziato a fare uso di droghe. Mi avevano sfrattato, non pagavo l’affitto da diversi mesi.

Il dolore che mi provocavo tagliandomi non era sufficiente per sentirmi vivo e le droghe non bastavano per farmi stare meglio. Avevo anche pensato di uccidermi, ma infondo a che scopo? Ero già morto dentro.

 

Ogni notte pensavo a te, immaginavo che fossi tu a possedermi e non quegli sconosciuti. Questo mi aiutava a tirare avanti.

In quel periodo desideravo solo poterti rivedere per chiederti perdono, non ti avrei mai dichiarato il mio amore, non potevo, ormai era tardi, ormai avevi sicuramente qualcun altro al tuo fianco, ma dentro di me avrei continuato ad urlare tutto il mio amore per te.

Era questo quello che pensavo quando mi coricavo.

 

Poi, un giorno, ti avevo visto in televisione. Eri diventato un attore; non avrei mai creduto che potessi fare un lavoro del genere. Avevo sorriso al pensiero di te, che non amavi parlare, circondato da fotografi che ti riempivano di domande.

Avevo iniziato a fare ricerche in internet e a seguire le notizie sui giornali che ti riguardavano per cercare di tenermi informato. Come tu avevi fatto con me anni prima, anch’io avevo intenzione di informarmi sul tuo conto.

In un’intervista ti avevano chiesto se era vera la notizia della tua relazione con un’altra attrice, avevi negato

- Non ho nessuna relazione - avevi detto - sono innamorato, ma quando mi sono dichiarato sono stato rifiutato - non avevi aggiunto altro e te n’eri andato.

Mi ero domandato di chi stessi parlando, avrei voluto chiedertelo.

D’improvviso, qualche mese dopo, ti eri ritirato dal mondo dello spettacolo. Da allora era sempre più difficile ottenere informazioni sulla tua vita.

 

Da quando ti avevo rivisto in tv dopo anni dal nostro addio, avevo smesso di tagliarmi, ma ancora non riuscivo a smettere con la droga e continuavo a vendere il mio corpo.

Una sera al locale dove lavoravo entrò un ragazzo moro proprio come te, ti somigliava molto; ero andato io da lui e mi ero occupato io del suo piacere per tutta la notte. Mi piaceva sentire il mio nome pronunciato dalle sue labbra.

Tornò anche la notte successiva e quella dopo ancora, per circa una settimana chiedendo sempre di me, ma poi era sparito, non si era più presentato. Un po’ mi dispiaceva, ma poi mi ero reso conto che mi sentivo così perché in lui rivedevo te.

 

Alla fine ne ero uscito. Avevo smesso di drogarmi grazie ad una ragazza che avevo conosciuto per caso e, sempre grazie a lei, avevo trovato un lavoro nuovo.

Ci eravamo messi insieme, io per non pensare a te e lei per dimenticare un altro ragazzo. Eravamo d’accordo che sarebbe durata solo fino a quando uno dei due si sarebbe innamorato di qualcun altro.

La storia era andata avanti tre mesi circa, poi aveva conosciuto un ragazzo con cui aveva iniziato ad uscire per poi andare a vivere con lui.

 

Era un giorno come tanti altri quello in cui la mia vita aveva avuto una svolta. Erano le otto del mattino, stavo chiudendo a chiave la porta quando due braccia mi avevano afferrato da dietro. Avrei dovuto spaventarmi e girarmi per vedere chi avevo alle spalle, almeno era la reazione che di norma si ha, ma per qualche motivo in quell’abbraccio mi ero sentito bene, mi aveva fatto provare nostalgia.

Avevo afferrato le mani dell’altro appoggiando la testa sul suo petto

- Ce ne hai messo di tempo, Sebastian - e mi ero girato nell’abbraccio per portare le mie braccia attorno al tuo collo.

Eravamo rimasti così per diversi minuti poi eri stato tu a rompere il silenzio

- Sembri più sollevato ora - avevi sorriso dicendo quelle parole.

- Lo sono -

Avrei voluto chiederti perché eri ricomparso, perché eri tornato proprio quel giorno, ma alla fine avevo deciso di rimandare e di godermi quel momento.

 

Eravamo rientrati in casa, avevo telefonato al lavoro prendendomi la giornata libera, poi ci eravamo sistemati sul divano del salotto

- Ti amo, Raphael - avevi bisbigliato al mio orecchio.

Mi sembrava incredibile di poter sentire ancora quelle parole pronunciate da te a distanza di così tanto tempo

- Non ho mai smesso di amarti - avevi aggiunto subito dopo.

- Davvero? -

Avevi avvicinato il tuo viso al mio fermandoti a un paio di centimetri di distanza

- Non dici più che non è vero? -

Non avevo risposto, infondo cosa avrei dovuto risponderti?

- Ti amo - mi avevi ripetuto una, due, tante volte, come per farmi capire che dicevi sul serio.

- Mi dispiace - era stata l’unica cosa che ero riuscito a dire.

- Non è colpa tua - avevi iniziato - non mi amavi quando andavamo a scuola quindi immaginavo che non avresti ricambiato nemmeno adesso, ma volevo dirtelo ancora -

Ti avevo guardato per un attimo spiazzato, poi avevo capito: avevi frainteso le mie parole

- Non è a quello che mi riferivo. A me dispiace di come ti ho allontanato - avevo sussurrato - Non avrei dovuto risponderti in quel modo, ma non avevo il coraggio di dirti la verità -

Mi avevi abbracciato più forte chiedendomi di continuare

- Io non potevo stare con te, non ero alla tua altezza - sentendo quelle parole mi avevi fulminato con lo sguardo - ero sporco - avevo finito con un sussurro appena udibile

- Ma cosa stai dicendo? - avevi chiesto, non capivi.

Allora avevo iniziato a raccontarti del mio passato, dai miei genitori al mio lavoro. Ti avevo raccontato delle risse e di come tu avevi riportato un briciolo di felicità nella mia vita.

Avevo paura che alla fine mi avresti disprezzato, ma avevi il diritto di sapere. Ormai non ero più un ragazzino, non dovevo più essere egoista cercando di proteggere me stesso a tuo discapito.

Avevo lo sguardo basso, ma con due dita sotto il mento mi avevi sollevato il viso.

- Posso baciarti? - non avevi aspettato che ti rispondessi.

Quello era il nostro primo bacio.

 

Avevamo parlato tanto quel giorno, ti avevo raccontato tutta la mia vita e tu avevi fatto lo stesso, o almeno credevo, come avrei potuto sapere che mi stavi nascondendo la cosa più importante?

Abbiamo vissuto insieme per diversi mesi prima di scoprire cosa non mi avevi detto. Eri malato, molto. Avevi abbandonato, più di un anno prima, il mondo dello spettacolo per curarti, ma le cure non avevano avuto l’effetto sperato e ti rimaneva poco da vivere, un anno al massimo. Era stato dopo aver ricevuto questa notizia che eri venuto da me, ma questo l’ho saputo pochi giorni fa quando tua madre era venuta a trovarmi per consegnarmi una lettera che tu le avevi lasciato per me. Grazie a quella lettere molti tasselli sono andati al loro posto: perché avevi lasciato la televisione, perché eri tornato da me, ma soprattutto, perché mi hai lasciato un paio di mesi fa lasciando solo un biglietto con scritto ‘Perdonami se me ne vado di nuovo senza dirti nulla. Ti amerò per sempre’. Avevo provato rabbia, ma ora capisco, negli ultimi giorni che avevamo passato insieme tu stavi sempre peggio (me n’ero accorto ma tu negavi dicendo che era sempre stanchezza) non volevi che ti vedessi così, vero?

 

Questa mattina sono stato al tuo funerale, ma non ho avuto il coraggio di avvicinarmi troppo al tuo corpo, steso in quella cassa di legno scuro, non ho avuto la forza di dirti addio per sempre, come avrei potuto farlo?

Nonostante tutto, però, continuerò a vivere, vivrò anche per te e sorriderò il più possibile perché dicevi di amare il mio sorriso.

Non ti dimenticherò e un giorno ti raggiungerò, ma non ancora.

 

E piano sorrido mentre guardo una nostra foto

- Ti amerò per tutta la vita, Sebastian -.

 

 

 

 

 

FINE

 

 

 

 

 

 

 

 

Scusate per questa ‘cosa’, ma è nata in un momento di depressione (colpa di una mia ‘amica’)… e scrivere è il modo migliore di sfogarsi per me.

Comunque se mi lasciate un commentino sarei contenta ^^

 

Ciao ciao e grazie

  
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