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Autore: giropizza    01/04/2015    5 recensioni
AVVERTENZA
La storia ha subito un cambiamento da rating giallo ad arancione.
Il capitolo quinto presenta comunque ampie e dettagliate descrizioni di atti sessuali. Consiglio a chi segue la storia di leggere le note all'inizio del terzo e quarto capitolo, dove vengono illustrate le dinamiche e il perchè di questo cambio di rotta.
Dal testo:
Dire che le faceva salire il nervoso è un eufemismo perchè se fosse stato legale l'avrebbe strangolato, molto volentieri. A scatenare davvero la sua ira era poi il fatto che fosse, avendolo difronte, impossibile da odiare poichè con quella sua espressione modesta, soave, da arcangelo pieno di buone intenzioni, tolleranza e santità sarebbe stato in grado di rendere mansueto anche un Rock Lee ubriaco, ed era noto a tutti che non vi era nulla di più temibile di un Rock Lee ubriaco.
Non è che non avesse tentato di far ragionare Sasuke, di farlo desistere da quella sua crociata ai danni della perfezione ed ineguagliabilità di Itachi ma tutto era stato inutile. Perciò ora lei si trovava lì, costretta in un'astinenza forzata e a domandarsi cos'avrebbe fatto della propria vita quella testa dura se mai fosse riuscito a darla sui denti al fratello.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Sakura Haruno
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Buonasera!
Giuro che sarò brevissima, ho solo poche annotazioni da fare.
Intanto mi è toccato tagliare di nuovo il capitolo, ovvio! Quindi di sicuro saranno cinque in totale, se non addirittura sei.
Volevo ficcare tutto qui dentro ma poi sarebbe diventato un minestrone, una Torre di Babele ed io già ho il mal di testa adesso, figurarsi se avessi fatto una trippa di Sakura, Itachi e sentimenti contrastanti.
Quindi mi scuso e giuro che nel prossimo capitolo avrete i fuochi d'artificio che meritate! Parola di scout!

Altra annotazione fondamentale.
Siccome ho volato con la fantasia dal prossimo aggiornamento cambierò il rating in arancione. Ciò nonostante è bene che sappiate che dovrebbe essere addirittura rosso.
Insomma, va bene timorata di Dio e figlia adorata di papà ma Itachi è Itachi e la carne è debole.
Non colorerò di rosso per una questione di lettori dato che mi dispiacerebbe interrompere la storia a qualcuno di voi e mi affido alla vostra maturità.
Sappiate come comportarvi in base alla vostrà sensibilità ed età insomma.
Se avete qualche particolare timidezza sappiate che forse, il quarto capitolo, non sarà adatto a voi e ve lo dico in anticipo perchè davvero, sarebbe sttao brutto bloccare alcuni di voi con il rating rosso quindi avviso qui e avviserò nuovamente nel prossimo.

A parte questo vi mando un grosso bacione e ringrazio tutti coloro che hanno aggiunto la storia come seguita, preferita e ricordata.
Ringrazio anche i miei recensori e mando un bacio a tutti!

giropizza









...









Erano passate all'incirca tre settimane dal giorno in cui, senza preavviso, sua eccellenza reverendissima le aveva fatto visita per poi andarsene nello stesso modo nel quale era giunto: senza una parola.
Dopo che ella gli ebbe dichiarato il proprio imperituro amore - perchè non raccontiamoci frottole, quella era una confessione amorosa e col cavolo che si poteva fraintendere - lui l'aveva osservata con gli occhi strabuzzati e boccheggiando per mezz'ora; poi, dall'alto della sua arcinota genialità, aveva iniziato a guardarsi attorno come in cerca di un appiglio e infine se n'era andato, semplicemente, lasciandola li impalata come una cretina.
Tutto si sarebbe aspettata ma non certo che scappasse, letteralmente.
Era pronta ad incassare un "gentile" rifiuto, magari accompagnato da un discorso molto profondo e maturo sul perchè loro due non potessero stare assieme, aveva addirittura avuto l'ardore di sperare nel miracolo e che lui si gettasse ai suoi piedi dicendole quanto l'amava ma mai, e il mai va a caratteri cubitali, avrebbe messo in conto che si volatilizzasse come il più bravo degli illusionisti.
Che in realtà, almeno inizialmente, non gliene aveva fatto una gran colpa, lo aveva giustificato in mille modi poco plausibili confidando che la sua reazione fosse stata causata dallo shock e che, una volta superatolo, si sarebbe fatto sentire.
Invece, malauguratamente, quel pezzo di deficiente non aveva dato il minimo segno di vita e Sakura dubitava fosse morto, se fosse successo la gravissima perdita sarebbe finita sulla TV nazionale, e la morte era l'unica ragione valida da lei contemplata
in grado di scagionarlo
.
Il fatto che stesse giocando a "nascondino", pur di evitare di darle una risposta chiara, era di per sé una risposta eloquentissima, o almeno questo diceva Facebook perchè, in poche parole, Itachi aveva "visualizzato" il suo messaggio per poi infischiarsene alla grande e Sakura si sentiva come ci si sente quando ci si siede in una sala d'aspetto: in attesa.
Era così arrabbiata per quella totale mancanza di rispetto e per essere stata ignorata senza nessuna remora che non aveva nemmeno avuto il tempo di intristirsi, in poche parole non le fregava un cazzo che lui la volesse o meno in quel momento, quello che era importante è che la stava umiliando e avrebbe volentieri spaccato la bocca a quella testa di merda che aveva attentato alla sua dignità di donna.
Certo che tutti lei se li andava a cercare! Doveva essere una prerogativa degli Uchiha quella di essere incapaci nelle interazioni sociali perchè Itachi, tanto caro e tanto "bello di mamma", aveva dimostrato di non essere meno rincoglionito di quel musone di suo fratello.

Lei e Sasuke, a proposito di fratelli musoni, non s'erano più parlati dopo il litigio e tutto sommato non le era ben chiara la situazione, perchè per Sakura era scontato che tra loro fosse finita ma magari per lui non era lo stesso, anche se ne dubitava fortemente e stava sempre ben attenta a quel che mangiava (si aspettava di trovare della cicuta nell'insalata da un momento all'altro).
In ogni caso la gente, nonostante nessuno ne avesse dato conferma, sembrava convinta si fossero lasciati e a scuola la notizia si era diffusa a tempo di record, con grande e ben manifesta gioia di tutto l'apparato femminile dell'istituto e, in particolare, del Sasuke Uchiha's Fan Club, un'organizzazione malavitosa non troppo segreta che da sempre crociava contro la coppia più famosa ed invidiata dopo i Brangelina, Ken e Barbie ed il pane con la Nutella.
Se nei due anni in cui erano stati insieme si erano date una leggera calmata, non appena la buona nuova aveva iniziato a circolare queste, tutte agghindate e festanti, avevano preso a lanciare imeni e reggiseni grandi quanto boe al suo passaggio.
Il loro liceo, fino ad allora sobrio e rispettabile, si era trasformato in un bordello di teenager in preda ad un idillio infinito.
Ovviamente Sasuke Uchiha ne era immensamente felice, per questo le mandava tutte a quel paese sbraitando e finiva col nascondersi in antri nascosti, non ancora rintracciati, durante le pause - e dire che la squadra di ricerca della mafia scolastica era parecchio efficiente -.
La sua furia assassina in quelle settimane raggiunse apici di fame incontrollata che probabilmente nemmeno Vlad l'Impalatore sarebbe mai stato in grado di eguagliare e a Sakura sembrava di udire le grida strazianti di tutte le vittime che avrebbe mietuto, le sue per prime.
Avanzava inesorabile, addentrandosi sempre di più lungo quella strada impervia che snoda tra "bene" e "male" e che, per lui e tutti i pazzi furiosi della storia soltanto, possedeva una terza opzione: "crudeltà level autori che ti ammazzano i personaggi preferiti".
Nemmeno per Sakura le cose furono facili perchè, nonostante non fosse acclamata tanto quanto l'Uchiha, pure lei aveva il suo discreto stuolo di ammiratori che, fortunatamente, erano meno esaltati dei membri del Sasuke Uchiha's Fan Club ma altrettanto imbarazzanti se ci si mettevano.
Sai ad esempio - che stava prendendo parte alle sedute di una terapeuta che doveva aiutarlo a superare i propri deficit emotivi e che quindi si sentiva un piccolo ed ingegnoso Freud - l'aveva informata che secondo la sua modesta opinione pure lei aveva grossi problemi che stavano "sedimentando nel verde prato della sua anima, trasformandolo pian piano in un'arida steppa", perciò si era fatto venire la brillante idea di invitarla a quegli incontri, perchè secondo lui le sarebbero stati utili e insieme avrebbero potuto addirittura capire come mai, nonostante fosse gay, sfogasse il durello mattutino pensando a lei.
- Ho parlato di te con la Dottoressa Tsunade e sarebbe felice di conoscerti.
Pure Sakura non stava più nella pelle all'idea di incontrare la pazza sclerata che aveva messo quelle malsane idee in testa a Sai, per spararle con un mitra in bocca e per dirle che, secondo lei, la sua terapia non stava affatto aiutandolo a superare le sue deficienze sentimentali, o quel che era, dato che tutta quella bella filippica gliel'aveva praticamente strillata in faccia davanti a mezzo corpo studentesco.
Che andassero al diavolo tutti!
Ma soprattutto che andasse al diavolo quel rintronato di Itachi Uchiha.
Li aveva finiti gli insulti ingiuriosi con i quali battezzarlo e durante la notte, quando dopo essersi rigirata nel letto per ore soffocando le grida di rabbia nel cuscino si addormentava, sognava di prenderlo a sprangate sui denti con un asse da stiro e di legarlo ad una sedia, per poi distruggere dinanzi ai suoi occhi atterriti, uno ad uno, i componenti della sua preziosa collezione di souvenir di porcellana.

Quel pomeriggio camminava verso lo studio dentistico dove aveva appuntamento, non distava molto da casa sua perciò aveva deciso di approfittare della bella giornata per fare una passeggiata.
A differenza della maggior parte della gente lei era felice di recarsi dal dentista una volta l'anno, per il tipico controllo. La rilassava stare in sala d'aspetto a leggersi riviste vecchie di mille anni e quindi scoop che conosceva a memoria, sedere gambe all'aria su quella poltrona che trovava comodissima e farsi ispezionare la bocca da Jiraya-sama mentre le raccontava, nei minimi particolari, come era riuscito ad intrufolarsi negli spogliatoi della squadra femminile di pallavolo di turno.
Anagraficamente doveva avere una cinquantina d'anni ma i lunghi capelli bianchi e le vesti tradizionali giapponesi lo facevano sembrare un nonnetto eccentrico.
Era il padrino di Naruto, nonchè la principale ragione per la quale il Dobe si chiamava come uno degli ingredienti del ramen, e la sua quasi proverbiale ossessione barra perversione per le donne aveva fatto in modo che questi lo rinominasse Ero-Sennin, ovvero eremita porcello.
Sempre il Namikaze le aveva detto, sussurrandole cospiratorio all'orecchio con le labbra a becco di pollo, che nel tempo libero, tra un'intrusione sotto le gonnelle di giovani fanciulle e l'altra, si dilettava a scrivere e le sue pubblicazioni riscuotevano un enorme successo. Era quasi cascata dalla sedia quando il discorso si era concluso con il trascurabilissimo dettaglio che, Jiraya-sama, era un autore di romanzi erotici.
Forse avrebbe anche dovuto aspettarselo da un malato del genere ma si trattava comunque di una delle personalità più rispettate ed eminenti della città, e dopo quella scoperta iniziò a chiedersi seriamente il perchè.
In ogni caso il fatto che fosse una grande amica del suo figlioccio, ma soprattutto che fosse senza tette, la metteva al sicuro da quelle manacce curiose e si limitava a prenderle le misure del sedere quando credeva che lei non se ne accorgesse, quindi era tutto sommato divertente recarsi periodicamente a quello studio, più che altro perchè ogni volta c'era un'assistente più bella e più giovane della precedente e l'Ero-Sennin si destreggiava in tutti i modi possibili per attirarne l'attenzione.
Si era appena addentrata nel cortile dell'edificio quando, alzando un po' lo sguardo, al termine del vialetto vide Itachi Uchiha.
Aveva passato le ultime settimane ad augurargli le più subitanee pene dell'inferno e, a scapito di quello che ora vi aspettate, non le andò per nulla in pappa il cervello anzi, alla vista della sua camminata tranquilla le montò l'ira funesta di Achille e si maledisse per non aver con sé una pistola.
Certo, lo pensò che era bello da morire e che nudo lo sarebbe stato ancora di più ma aveva delle priorità, come ucciderlo ad esempio.
Quando si accorse di lei divenne ancora più pallido di quanto già non fosse solitamente e nei suoi occhi Sakura vide profilarsi lo spettro del disagio e del senso di colpa.
Ben ti sta! Soffri, brutto idiota!
A dire il vero però le faceva parecchio strano vederlo in quelle condizioni, Itachi era sempre impeccabile e preciso mentre in quel momento si trovava, palesemente, in una situazione di palpabile imbarazzo ma lei se ne doveva forse dispiacere? Era tutta colpa sua, se non fosse stato un vigliacco tutto ciò lo si sarebbe evitato dall'inizio.
Pezzo di cretino...
Stupido...
Si ok, le era andato in pappa il cervello!
Lei, quel suo cazzo di spirito da crocerossina e quel suo buon cuore l'avrebbero fatta finire male prima o poi; probabilmente avrebbe accolto in casa un vagabondo, un giorno, che si sarebbe rivelato un pazzo omicida, magari un lontano parente di Sasuke, con la passione per i puzzle e l'avrebbe tagliata in tanti piccoli pezzi infilandola poi in una scatola con su scritto: "Ricostruite la cogliona tenerona".
Si guardarono a lungo senza dir nulla e Sakura non aveva alcuna intenzione di iniziare per prima il discorso, aveva già parlato più che a sufficienza.
Alla fine fu lui ad interrompere il silenzio, scostandosi dal viso i capelli mossi dal vento e chinando il capo. Quando poi quegli occhi neri tornarono a scrutare i suoi li trovò così colpevoli e avviliti che quasi stava mandando di nuovo tutto a quel paese, pronta ad avvinghiarsi al suo collo per la seconda volta.
- Buongiorno, Sakura-chan...
No! Sicuramente non aveva capito bene!
BUONGIORNO?!
Era forse diventato deficiente?
Se l'era data a gambe scappando da casa sua, per tre lunghe settimane era scomparso con una tale efficenza che pure una spia russa l'avrebbe invidiato e ora tutto quello che riusciva a dire era: BUONGIORNO?!
Mentalmente Sakura si vide mentre lo strangolava per poi gettare la carcassa in pasto ai piranha.
Rimase sgomenta a guardarlo, proprio nel momento in cui dentro di lei divampavano le fiamme dell'inferno, e quando riuscì a domare i propri istinti più animaleschi e brutali l'unica cosa che fu in grado di fare fu superarlo con aria impettita, senza degnarlo di ulteriori attenzioni.
Per tutto il tempo che impiegò nella sala d'aspetto fingendo di leggere quelle riviste, che Jiraya-sama la visitò ciarlando a mitraglietta e che attese perchè fosse il proprio turno per i pagamenti Sakura, con la fronte perennemente corrugata, non fece altro che pensare a quell'emerito cretino.
Dire che era arrabbiata con lui era pura bestemmia.
Era inviperita, adirata, incazzata nera.
Gli occhi ormai lacrimavano sangue, in bocca sentiva crescere le tenaglie e le mani prudevano costantemente, come se stessero subendo una qualche strana mutazione in stile X-Men.
Dopo tutta la sua - di merda - esperienza, come aveva potuto farsi fregare di nuovo? Da uno stinco di Santo pirla, per giunta.
Credeva di aver toccato il fondo e che chiunque, se paragonato a Sasuke, sarebbe parso un oracolo di beatitudine ma evidentemente si sbagliava perchè Itachi era anche peggio; con quella sua faccetta rassicurante, serena e lo sguardo da Messia promettente pace e amore per tutto il mondo nessuno lo avrebbe mai ritenuto responsabile di crimini gravi quanto lo stupro psicologico di una ragazza già, a quanto pare, borderline.
E per quanto la sua sola vista la destabilizzasse e le mandasse totalmente il cervello nel pallone, non si sarebbe mai ridotta a zerbino, figurarsi se avrebbe fatto la fine di quel povero diavolo di Catullo con la rinomata troia Lesbia.
Ok che la situazione era completamente diversa, le premesse pure e... Si, insomma l'esempio non calza poi così tanto ma il morale della sua favola dell'orrore era che non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da quel Santo ciarlatano.
Già era tanto che gli risparmiasse la vita, dato il fastidio con cui cercava di scrollarsi di dosso il senso di vergogna che le si era appiccicato da quel giorno in cucina.

Quando uscì dallo studio ed ebbe percorso a ritroso il vialetto, lo trovò poggiato al cofano della propria auto, le braccia incrociate al petto e lo sguardo abbassato in una posa pensosa.
Non si poteva essere più belli.
Sakura ne osservò le braccia nude, lasciate scoperte dalle maniche della camicia che erano state arrotolate fino al gomito, così bianche e quasi perlacee, più sottili di quelle di Sasuke eppure era certa che ci si dovesse sentire davvero protette chiuse nella loro stretta e il collo che si congiungeva sinuoso con la mandibola per nulla quadrata ma delicata, dalle curve dolci e con quelle orecchie piccole quasi quanto conchiglie.
I suoi lineamenti erano così femminei che un tempo glieli aveva invidiati, così come aveva invidiato quelli di Sasuke, e i capelli così neri e lisci che avrebbe voluto tagliarglieli durante la notte ma poi se ne era innamorata ed era divenuta orgogliosa di lui e di sé stessa, perchè amava qualcosa di tanto meraviglioso.
Non che fosse poi così difficile infatuarsi di quel ragazzo, non credeva che in quella città ci fosse una sola donna, eccetto la sua amica lesbica, che restasse indifferente al suo passaggio però lei era diversa e a fanculo la modestia. Lei lo amava sinceramente, incondizionatamente e senza riserve, lo avrebbe amato anche se non fosse stato così bello, intelligente e carismatico, lo avrebbe amato ancora di più se non fosse stato tutto questo, ammesso e concesso che ciò fosse possibile.
Lo avrebbe amato anche se non avesse avuto quegli occhi e lei sapeva bene quanto quegli occhi l'avessero sempre incatenata a lui.
Neri e profondi, profondi come solo il buio sa essere eppure così rassicuranti.
Chissà quanto è fresca oggi la sua pelle...
Scosse la testa per cacciare quei pensieri che stavolta non erano di natura poco casta, non lo erano quasi mai in realtà.
A lei sarebbe bastato sentirlo parlare, o guardarlo dormire o farlo sorridere. A lei sarebbe bastato che lui ci fosse per lei o, perlomeno, che non ci fosse per altre.
- Hai fatto presto...- commentò quando si accorse di lei. Lo disse accennando un lieve sorriso e scrutandola come se stesse cercando di imparare qualcosa del suo viso a memoria.
Sakura alzò le spalle fingendosi seccata, doveva ostentare una minima traccia di insofferenza nei suoi confronti o veramente tutte le lotte a favore dei diritti femminili sarebbero andate a farsi fottere con quello che erano riuscite ad ottenere.
- Ti riaccompagno a casa?- chiese piegando leggermente il capo di lato e Kami, quanto la faceva impazzire quando faceva così, sembrava un bambino e lei se lo sarebbe mangiato.
Annuì leggermente ed arrossì perchè, per quanto si abbia un bel caratterino e lei lo aveva, non ci si può far niente al cuore che batte, allo stomaco che si ingarbuglia e alle mani che sudano quando stai difronte a chi ami.
E avrebbe dovuto pestarlo a sangue per non averla degnata di una sola spiegazione ma più di tutto avrebbe dovuto piangere, perchè lo voleva così tanto che le faceva male la testa e le veniva da vomitare.
Il viaggio in auto trascorse tranquillo e Sakura trovò la forza di guardare oltre il finestrino per tutto il tempo, mai in sua direzione. Posò il capo sul vetro e chiuse gli occhi facendosi cullare dalla guida di Itachi e sentì che le sarebbe andato bene così, stare al suo fianco in quel modo per tutta la vita.
Quando si fermò sbarrò gli occhi perchè non poteva essere già finito, già finita e prese un respiro profondo prima di afferrare la maniglia della portiera.
- Aspetta!- disse attirando la sua attenzione ed interrompendola - Ti vorrei parlare...-
Sakura si voltò a guardarlo e non potè impedire ad un palloncino di speranza di gonfiarsi nel suo petto anche se, effettivamente, il tono che aveva utilizzato non prometteva granchè.
- Si... Ma ti dispiace se entriamo in casa? Devo far pipì!
Ormai si sarà capito che Sakura era l'esempio lampante di quanto l'aspetto esteriore potesse differire dalla personalità. Se a primo acchito chiunque l'avrebbe classificata come signorina beneducata e di classe, dopo una più profonda analisi ci si sarebbe resi conto della sua natura da maschiaccio e della sua, quasi disarmante, eloquenza.
Non che avesse detto chissà che in quel frangente ma di certo nessuna, prima di lei, aveva messo mai al corrente di una cosa simile Itachi Uchiha e lei lo aveva fatto con tale noncuranza che poi, resasene conto, si era come pietrificata arrossendo per l'imbarazzo.
Il ragazzo sorrise sincero e dopo averla guardata per un lungo secondo scese dalla macchina, avviandosi verso l'entrata.
Quando furono saliti al secondo piano, dove si trovava l'appartamento di Sakura, si fu data una ravvivata allo specchio ed ebbe svuotato la vescica tornò in soggiorno dove Itachi l'aspettava, seduto sul divano di pelle sintetica.
- Ti posso offrire qualcosa?
Rispose con un semplice cenno di diniego e seguì i suoi movimenti mentre si accomodava sulla poltrona posta dinanzi a lui.
Portò il busto in avanti posando i gomiti sulle ginocchia ed intrecciò le dita tra loro osservandole come se fossero di vitale importanza in quel momento; a Sakura sembrò stesse pesando le parole da usare e non le piacque quella sensazione, sapeva che era una sua prerogativa saper in anticipo cosa dire ma almeno, prima di allora, non si era mai fatto cogliere con le mani nel sacco.
- Io mi devo scusare con te, di nuovo.- iniziò sempre senza alzare lo sguardo.
Almeno se n'è reso conto!
- Mi sono comportato in modo imperdonabile e non ti biasimerò se non mi vorrai più parlare anzi, ti devo ringraziare per avermi dato la possibilità di scusarmi.
Era davvero dispiaciuto, troppo. Più di quanto si sarebbe aspettata e più di quanto fosse normale.
Il suo tono di voce non era per nulla sicuro o pacato come al solito, era incerto e capì quanto in quel momento si trovasse in difficoltà e avrebbe voluto dirgli che non era necessario le desse alcuna spiegazione se ciò lo metteva così a disagio. Le faceva male vederlo in quel modo e davvero si chiedeva perchè leggesse così tanto dolore tra quelle poche parole.
- Non importa. Davvero!- tentò di rassicurarlo e sorrise largamente, sperando che ciò bastasse a sollevare quel senso di colpa che sentiva premergli sulle spalle.
- Non è vero, Sakura...- sbottò Itachi arrabbiato ed ebbe un leggero sobbalzo per la sorpresa.
Sgranò un poco gli occhi come se anche lui fosse rimasto stupito da quella reazione e si passò una mano sul viso, quasi a voler trascinare via qualsiasi cosa lo disturbasse.
- Perdonami...- sussurrò e Sakura ebbe l'impressione che stesse per piangere.
- Itachi ti prego, non c'è nulla da perdonare!
Mentì, spudoratamente, e non riuscì a fare nient'altro che tentare di tranquillizzarlo restando immobile al suo posto, era come se qualcosa l'avesse gelata ma davvero avrebbe voluto aiutarlo perchè non gli importava più nulla di se stessa.
Lui alzò lo sguardo e quelle pozze nere raccoglievano una profonda disperazione che cercava di venire a galla, una disperazione la quale causa Sakura non riusciva a cogliere.
- Perchè non me l'hai mai detto?
Non le servì che aggiungesse altro per comprendere a che si riferisse, dopotutto era abbastanza palese l'argomento di conversazione per quanto lei si stesse concentrando su altro.
- Come potevo?- chiese fissando gli occhi nei suoi e quasi sperò che rispondesse a quella sua domanda che suonava troppo retorica - Ho cercato di fartelo capire però...
- Farmelo capire?
Aggrottò la fronte sconcertato e dovette soffocare l'impulso di ammorbidire quelle pieghe con le dita, prima di parlare.
- Si!- ammise abbassando il capo e sorridendo amara - Ma a quanto pare sono stati tentativi inutili dato che sei cascato dalle nuvole a questo modo...
- Quando?- chiese ansiosamente - Quando hai cercato di farmelo capire?
- Quella volta che tu venisti a prendermi all'Amaterasu, ad esempio. Quando ti chiesi della tua presunta fidanzata.
Itachi parve sconvolto e la guardò come se stesse vedendo un fantasma.
- Credevo me lo avessi chiesto per essere certa che non rappresentasse una minaccia per la tua storia con Sasuke!- disse fissandola sbigottito.
Perfetto!
Ecco a che erano serviti tutti i suoi macchinosi stratagemmi per illuminarlo sui propri sentimenti, a convincerlo ancora di più che fosse innamorata di quello scemo di suo fratello!
Perfetto!
Sospirò esasperata roteando gli occhi al cielo, la doveva pur sdramatizzare quella situazione.
Certo però che qualcosa doveva essere davvero andata male nella fase d'accoppiamento dei signori Uchiha e per fortuna che si erano accontentati di due figli soltanto.
- E' passato tanto tempo, dopotutto ora non ha molta importanza...- commentò Sakura grattandosi nervosamente una tempia e augurandosi che, quel pezzo di deficiente, ci arrivasse a dirle qualcosa come: "Non è troppo tardi, sposiamoci!"
- Sakura...
Oh no! Adesso sarebbe partito con il suo discorso molto profondo e maturo sul perchè non potevano stare assieme, l'avrebbe fatta piangere e poi incazzare, mettendo per sempre a repentaglio la sua già compromessa sanità mentale e infine se ne sarebbe andato con un'uscita teatrale degna di Gary Oldman in "Dracula di Bram Stoker".
- Sono stato uno stupido!
Su questo erano d'accordo, lui, lei e anche il resto del mondo abitato, vegetazione compresa eppure non si andava da nessuna parte constatando quanto fosse più ottuso di un asino.
- In effetti... Una ragazza che ti scrive nel cuore della notte, da ubriaca, chiedendoti di andarla a prendere al posto del suo ragazzo può avere migliaia di ragioni fraintendibili tra loro.- commentò sarcastica e guardandolo con un eloquente sopracciglio inarcato.
Itachi sembrò ragionarci su e l'espressione che assunse successivamente la disse lunga sul fatto che finalmente aveva compreso che solo un'altra cosa avrebbe potuto fare più chiara di così, una serenata con le canzoni di Elton John.
- Non sono così bravo a captare i segnali sociali, non quando si tratta di cose importanti...- disse affranto e nascondendo il viso tra le mani.
In merito a questo Sakura non sapeva bene se prestare più attenzione alla conversazione in sé o ai gesti così spontanei di Itachi, così non da lui. Altro che captare i segnali sociali importanti, li davanti aveva l'enciclopedia del caso umano per eccellenza. E, ringraziamo i Kami, sarebbe stato pure un bel soggetto da studiare!
Per quanto si fosse chiarito l'ovvio però Sakura non poteva dirsi affatto soddisfatta.
Si era scusato e, per quanto non avesse giustificato in alcun modo il proprio comportamento, lo aveva perdonato perchè era davvero dispiaciuto, qualsiasi fossero le sue ragioni, e poi nemmeno ce l'avrebbe fatta a tenergli il broncio, avevano fatto chiarore su un punto importante ovvero che era un emerito rincoglionito ma tutto restava comunque in sospeso.
Una risposta doveva pur dargliela, per la miseria!
Ma non è che sembrasse granchè intenzionato a farlo, continuava a stersene tutto corrucciato con il volto tra le mani e lei iniziava a perdere la pazienza.
- E quindi?- chiese seccata e tamburellando nervosamente il piede a terra.
Itachi alzò lo sguardo su di lei con l'aria di chi avrebbe sperato di non sentirsi mai rivolgere quella domanda.
Adesso lo ammazzava!
- Non sono così bravo nemmeno a parlare di ciò che provo in realtà, soprattutto se con una ragazza...- rispose sospirando e tirandosi su, poggiando la schiena sulla poltrona.
Finalmente stavano cavando degli scheletri dall'armadio di Santo Itachi, protettore dei belli e degli intelligenti: le sue mancanze.
- Perchè?- domandò d'impulso, stringendo tra le dita i braccioli della poltrona.
- Non ne ho mai avuto bisogno...-
Chiaramente, beata modestia!
- ...L'unica ragazza alla quale ho sempre avuto qualcosa da dire è l'unica alla quale non ho mai potuto parlare davvero!
Sakura sentì il proprio stomaco svuotarsi e il nodo in gola, che dall'inizio di quella conversazione si faceva sentire, gonfiarsi sempre di più, fino a non farla più respirare.
Non è che le avesse confessato di provare i suoi stessi sentimenti, poteva star parlando di un'altra ragazza e se fosse stato così la delusione nel vedere quella flebile illusione sgretolarsi sarebbe stata ancora più grande. Eppure quelle parole le sembravano così rivolte a lei e si domandò perchè ci fosse ancora quel tavolino da salotto a separarli.
- Anche io ho cercato di fartelo capire, Sakura...- proseguì quando si rese conto che non avrebbe spiccicato parola, tanto era sconvolta ed in preda all'agitazione - Correre a prenderti quando mi chiamasti nel bel mezzo della notte, venire qui appositamente per scusarmi,... Non sono cose che farei per chiunque.-
Quella era la dichiarazione d'amore più di merda che le avessero mai fatto.
Peggio di quella di Sai e peggio di quando un Rock Lee tutto affannato, andatole dinanzi, le aveva consegnato una tuta in ciniglia verde affermando che in lei vedeva la partner ideale di jogging mattutino.
Eppure lei non aveva mai udito niente di più bello.
Si portò le mani alla bocca, nel tentativo di fermare quel tremolio inarrestabile che le faceva battere i denti l'uno contro l'altro e sentì gli occhi riempirsi di lacrime, tanto che la vista le si appannò, e non potè impedire loro di scendere copiose. Iniziò a perdere il senso delle cose e soprattutto la sensibilità sul proprio corpo, sentì le dita intirinzite come se fossero gelate e la testa pesante.
Smise di rendersi conto di dove si trovava per qualche secondo al punto che fu una sorpresa trovare il volto di Itachi, inginocchiato davanti a lei, a pochi centimetri dal suo.
- Sakura, ti senti male?
La sua voce le giunse ovattata alle orecchie, come se gli stesse parlando dall'interno di un imbuto e sapeva di star avendo una reazione esagerata, avrebbe voluto calmarsi ma non riusciva a smettere di piangere.
Era troppo tempo che si teneva ogni cosa dentro senza potersi confidare con nessuno.
Desiderava solo che potesse essere suo.
Non ne poteva più di nascondere quell'enorme macigno nel petto, di guardarlo cercando prima di convincersi di odiarlo e poi sminuendo i propri sentimenti.
Erano almeno un migliaio le ragioni per le quali avrebbe dovuto tacere, scordare ciò che provava ma in realtà, per tutto il tempo, ne aveva veduta una soltanto.
La paura.
La paura di non essere abbastanza, di non essere compresa, di non essere presa sul serio. La paura di essere rifiutata.
Rifiutata da lui che era così importante.
E lei era una debole, non ce l'avrebbe mai fatta perchè desiderava aggrapparsi a quelle spalle larghe con tutto il cuore.
Sapeva che in quel posto si sarebbe sentita protetta.
E fu quando le lacrime iniziarono a rallentare, quando la vista si fece meno sfocata. Fu quando rivide chiaramente quei suoi grandi occhi neri, neri eppure così limpidi.
Fu quando li trovò carichi della più sincera delle preoccupazioni che smise di sentirsi debole.
Non era debolezza la sua, volerlo così tanto, fino a stare male, fino a corrodersi il fegato, non era debolezza e gli sorrise, e di rimando sorrise anche lui.
E' così che fanno le persone che si amano.
Lo abbracciò, legando le proprie braccia sottili attorno al suo collo bianco, e affondò il viso proprio li, respirando quel suo buon profumo e toccando col naso quella pelle così morbida. Sentì le dita di Itachi stringere leggere la nuca, intrecciandosi ai capelli, e l'altro braccio circondarle la vita avvicinandola sempre di più al suo corpo e si sentì a casa, si sentì come se lui avesse scavato un cantuccio caldo proprio nel suo petto e volesse farcela entrare.
Ma lei in qualche modo era già li dentro.
Fu Itachi ad interrompere quell'abbraccio, dopo secoli, millenni, e le scostò leggermente il viso bagnato portandolo difronte il suo.
La guardò a lungo. Guardò i suoi occhi e passò il pollice sulle ciglia umide, guardò il suo naso e ne baciò la punta arrossata, guardò le sue labbra,...
La guardò per un tempo lungo, quasi infinito. E le piacque farsi guardare in quel modo, le piacque che fosse lui a guardarla in quel modo.
Chiuse gli occhi e lasciò che continuasse, avvertiva il calore del suo respiro sulla pelle, le sue dita scostarle i fili rosa dal viso,...
E' così che fanno le persone che si amano.
- Itachi?- lo chiamò e la voce le uscì in un sussurro.
- Si?
Non riaprì gli occhi ma potè immaginare l'espressione attenta di lui e sorrise, e sentì Itachi accarezzarle la gota che si era gonfiata e quella piccola fossetta.
- Hai mai pensato a come sarebbe se stessimo insieme?
- Un migliaio di volte...- rispose continuando a toccarle il viso come se ci stesse facendo l'amore.
- Potremmo fingere di stare insieme... Per un'ora...
Itachi tacque e lei riaprì gli occhi per poterlo guardare. Lo trovò intento a scrutarla con quegli occhi tristi che per lei erano il mondo e molto di più.
- Un'ora...- mormorò - Sarebbe difficile poi tornare indietro, dopo essersi abbandonati per un'ora...
Sakura alzò una mano e con le dita sfiorò quelle rughe di preoccupazione sulla sua fronte.
Era la prima volta che toccava quel viso e la pelle era così liscia e fresca e morbida e lo amava, lo amava, lo amava da morire, lo amava da vivere.
Lo amava così tanto che lo doveva vivere, anche se solo per un'ora.
Al dopo... Al dopo ci avrebbe pensato dopo.
- Solo un'ora.






   
 
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