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Autore: Sel_OdF    02/04/2015    2 recensioni
Il regolamento dice di scrivere una trama, non sono brava in queste cose; non so mai cosa dire potrei partire col dirvi che la soria parla di Ace, di Ace e della sua vita, delle sue gioie e delle sue paure e di come una ragazza gli abbia cambiato la vita o di come lui l'abbia cambiata a lei, questo dipende dai punti di vista. Magari non è una novità, lo so ma l'ho scritta col cuore perchè non accetto che con la sua morte il sangue del Re dei Pirati smetta di vivere e di scorrazzare per i mari. Sel
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciurma di Barbabianca, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Trafalgar Law
Note: Lemon, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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8- Tutti i nodi vengono al pettine... e si sgarbugliano

Abbiamo raggiunto la nave di Barba Bianca, appena saliti sento gli occhi di tutti puntati addosso; io li guardo a mia volta, sono veramente tanti: chi sorride, chi mi guarda sospettoso e chi ha un'espressione che non so decifrare, l'unica cosa che mi lascia perplessa è che non ci sono donne, o meglio io non ne ho vista nessuna.
Barba Bianca è seduto sul suo "trono", non immaginavo che fosse così grande, è un uomo enorme. Quando ci vede ride "Bentornati figlioli! Siete ancora tutti interi?! -un'altra risata- Ah! Tu devi essere Kira. Ace mi ha parlato molto di te, anche Marco, ma soprattutto Ace. Ora Haruta ti mostrerà la tua stanza; solitamente solo i comandanti hanno una cabina personale, gli latri stanno nei dormitori comuni ma dal momento che tu sei una donna, e qui oltre ad Haruta non ce ne sono, anche tu avrai la tua stanza, non puoi dormire con i ragazzi. Non credi anche tu?!"
"No, non credo sia proprio il caso..."
Nel frattempo alcuni uomini sono tornati ai loro compiti.
"Bene, vedo che siamo d'accordo. Sicuramente converrai con me che dobbiamo decidere sul da farsi: quindi direi che dopo pranzo puoi venire da me e parliamo."
"Certamente" sorrido.
Haruta mi mostra la stanza, non è molto grande ma per me va bene. Il letto da una piazza e mezza è in un angolo e occupa gran parte della stanza, la scrivania posta sotto l'oblò e un armadio di medie dimensioni completano l'arredamento.
"Lì c'è il bagno. Vuoi che ti dia una mano a mettere a posto le tue cose? -chiede gentile- Ti chiami Kira, giusto?!"
"Sì. Non c'è bisogno che tu mi dia una mano, grazie. A dire il vero oltre quello che ho addosso non ho niente." lei sorride felice.

Perchè sorride così?! Non ci trovo niente di divertente.

"Perfetto! Allora un giorno di questi andremo a fare shopping! Per il momento se hai bisogno di qualche maglietta o pantaloni puoi prendere i miei; per l'intimo, più che altro quello superiore non so se riesco a spiegarmi -annuisco- Beh per questo non ti posso aiutare. Tu sei, come dire, più... formosa rispetto a me..."
Non mi sono mai sentita così a disagio per le forme del mio corpo, non che sia grassa ma neanche magra striminzita, diciamo che sono una via di mezzo e come ha detto lei "formosa" ma non mi ero mai sentita a disagio forse anche perchè non me lo hanno mai fatto notare troppo; ci sono un sacco di ragazze con il seno più grande del mio e i fianchi più larghi. Insomma è lei che il contrario di me: magra con un corpo atletico, fianchi inesistenti e poco seno; a essere sinceri ricordava molto un ragazzo.
"Okay, grazie comunque. Ma tu sei davvero l'unica donna? Oltre a me intendo..."
"No, ci sono anche le infermiere di Papà ma loro non sono dei pirati. Le uniche donne ad essere dei pirati qui siamo noi."
"Ti sbagli. L'unica sei tu, io..." mi interrompe.
"Ma sei qui per questo, no?!"
"Beh si. Ma non è sicuro che..." mi blocca di nuovo.
"Non preoccuparti se sei arrivata fin qui tutta intera è già un punto in più per la tua adozione. Capisci cosa intendo? -annuisco sorridendo- Okay, ti lascio riposare in pace. Fa' quello che vuoi, ormai qui sei a casa."

Raggiungo Barba Bianca, il quale mi chiede di me, dei miei genitori, del mio passato, quali sono i miei sogni; nessuno mi aveva mai chiesto quali erano i miei sogni o cosa volessi fare da grande (a parte le maestre della scuola elementare, l'unica che c'era nel nostro villaggio) nemmeno mia nonna o mia madre, erano tutti fermamente convinti, forse rassegnati, che le nostre vite si sarebbero dovute svolgere nel luogo in qui eravamo sempre vissuti. Io gli ho risposto sempre con sincerità e gli ho chiesto alcune curiosità, abbiamo parlato di tutto e di niente, mi sento compresa da quest'uomo che fino a poco tempo era ignorante della mia esistenza, non sapeva neanche chi fossi e ora è qui ad ascoltarmi; alla fine aggiunge "Ti chiedo solo una cosa, figliola."
"Dimmi, Papà."
Nel pronuciare la parola "papà" e rivolgerla a qualcuno, e non all'aria come avevo fatto tante volte, il cuore mi si è riempito di gioia. Entrambi sorridiamo.
"So che tu e Ace... si, insomma hai capito. -annuisco legermente rossa in viso- Ti chiedo di dormire nella tua stanza."
"Sì, certo! Non era mia intenzione dormire con lui..."
"Lo so. -ride- Tu no, ma lui... Ci avrà già fatto qualche pensierino, credimi. Vieni, ora diciamo ai tuoi fratelli che fai parte della famiglia!"
Apre la porta: Satch, Ace e Marco cadono ai nostri piedi, subito si rialzanocon una faccia da angioletto che ha fatto qualcosa che non doveva fare, Satch si spolvera i vestiti e pronto a giustificarsi esclama "Volevamo vedere se avevate finito per radunare gli altri!"
"Andiamo a dirgli che siete pronti" aggiunge Marco e tutti e tre spariscono. Arrivati sul ponte il Babbo richiama l'attenzione su di se "Figlioli, d'ora in poi lei srà vostra sorella. Si chiama Kira e più o meno tutti sapete chi è, se volete sapere qualcosa che la rigurda chiedete a lei. Non appena raggiungeremo la prossima isola trascorreremo tre giorni di festa. Detto questo: tornate pure a fare quello che stavate facendo."

La sera sono sul punte con il Babbo. "Tieni, questa è l'unica foto che ho di mio padre." L'allontana e l'avvicina più volte al viso.
"Beh, ora non vedo molto. Se so chi è te lo dirò. Ora vai a riposarti e cerca di dormire se riesci, so che è difficile in un ambiente che non si conosce e sicuramente avrai anche un sacco di pensieri che ti frullano in quella testolina ma se vuoi ascolta il consiglio di un vecchio: non farci troppo caso, sei giovane cerca di goderti al massimo la tua vita, di seguire i tuoi sogni, non devi arrivare alla fine con dei rimpianti. La vita che abbiamo a disposizione è una sola, dobbiamo fare delle scelte sagge perchè poi non ci sono seconde possibilità ma abbiamo anche tutto il diritto di sbagliare; non dare troppo peso al sangue che ti scorre in corpo, come ho già detto qualche anno fa a una persona di tua conoscenza, alla fine siamo tutti figli del mare. Dormi pure tranquilla, cara."
"Grazie -sussurro- Buonanotte Babbo."
"Buonanotte anche a te"

Nel corridoio incontro Ace che sta parlando con un uomo dai lunghi baffi neri, un cilindro sulla testa, un orecchino tondo su entrambe le orecchie e due spade alla cintola.
"Ciao, non ho ancora avuto modo di presentarmi; io sono Vista, il comandante della quinta divisione" mi porge la mano che stringo.
"Tu ormai saprai chi sono."
"Già, Ace mi stava appunto parlando di te."
"Chissà cosa ti avrà detto..." sussurro arrossendo, vedo che anche Ace è un po' in imbarazzo, il quinto comandante gli dà una pacca sulla spalla e ride.
"Non ti preoccupare, mi ha detto solo cose belle. Beh vi lascio, io vado a dormire ormai non ho più la vostra età. A domani."
Salutiamo Vista, rimaniamo immobili a fissarci per alcuni secondi per poi scoppiare a ridere come due disagiati.
"Vabbe... Io vado a dormire, ci vediamo domani" gli do un bacio sulla guancia.
"Vai già... Non resti con me ancora un po'? Oggi non siamo stati tanto insieme" dice leggermente dispiaciuto mentre ci avviamo verso la mia stanza.
"Lo so. Staremo insieme domani, ora sono stanca."
"Ti faccio compagnia mentre ti addormenti allora!"
"Ace..." sorrido divertita.
"Che c'è?!" mi guarda confuso.
"Niente. Ti voglio bene" lo abbraccio, all'inizio rimane perplesso poi ricambia l'abbraccio.
"Come vuoi; domani però mattina ti voglio tutta per me, chiaro?!" nel frattempo siamo giunti davanti alla porta.
"Chiarissimo, comandante -imito il saluto militare- Buona notte"
"Buona notte, Tesoro" mi bacia sulle labbra.
"Come mi hai chiamato?!" chiedo accenando un sorriso.
"Tesoro. Perchè, non vuoi che ti chiami tesoro?"
"No, no. Se ti fa piacere puoi, a me fa piacere... E' che mi ha fatto, come dire, effetto."
"Il fatto che ti abbia fatto effetto -alla parola 'effetto' accompagna un gesto delle dite come ad indicare le virgolette- è bello, Tesoro" ghigna accentuando l'ultima parola.
Ci diamo nuovamente la buona notte e appena entrata in camera mi lancio sul letto addormentandomi come un sasso. Non posso dire di aver dormito così bene per tutta la notte ma tutto sommato ho riposato decentemente.
La mattina seguente siamo scesi su un'isola, rimaremo qui per i prossimi tre giorni e come avevo promesso a Ace sono stata con lui. Durante il pomeriggio io e Haruta abbiamo fatto compere, la sera e buona parte della notte l'abbiamo trascorsa tra risate, balli e musica così come la sera successiva e quella dopo ancora; abbiamo ripreso il mare dopo il pranzo del quarto giorno.

"Bocciolo, ti tatuo?!" mi volto raggiante verso Satch.
"Davvero?!! -annuisce sorridendo- Uh, andiamo!" lo prendo a braccetto e ci avviamo.
"Non vuoi aspettare il tuo Ace?"
"No, è a parlare con papà. Penso che ci metterà un po', mi sembrava abbastanza serio... In effetti il fatto che il Babbo era così serio mi preoccupa un pochino..."
"Sta' tranquilla, non credo sia qualcosa di grave altrimenti avrebbe convocato anche gli altri. -mi rassicura- Bene, allora cominciamo. Via la maglia" mi metto a cavalcioni sulla sedia.
"Prima te lo disegno col pennarello" annuisco, sento il pennarello tracciare linee sulla schiena. Ho un po' paura di sentire dolore quando userà l'ago, non è il primo tatuaggio che faccio, ne ho un altro di medie dimensioni in basso a sinistra sulla schiena che mi ero fatto insieme a Law, ma questo è molto più grande. Ad un tratto Satch si ferma "No! Io mi rifiuto di tatuarti! -lo guardo senza capire- Sai cos'è quello che hai sulla schiena a sinistra?!"
"Sì, è un tatuaggio. Ce l'ho da circa due anni. Ha qualcosa che non va?"
"Ti dico io che cos'è! Questo è il jolly roger dei Pirati Heart, capitanati da Trafalgar Law!"
"E con questo' E' un ricordo del mio amico -scoppia a ridere- Cosa ridi?!"
"No, niente. Non c'è nessun problema, volevo solo vedere come reagivi."
"Scemo..." sussurro, lui ride nuovamente.
"Papà lo sa?"
"No, è meglio che glielo dico?"
"Si, anche se non avrà nulla in contrario."
"Per corretezza; mi accompagni? Non mi so ancora bene orientare sulla Moby Dick."
"Sì, certo. Tra un po' la girera anche ad occhi chiusi!"
Arriviamo davanti allo 'studio' del babbo, la porta è chiusa. "Forse sta ancora parlando con Ace..." dico a bassa voce.
"Forse si, andiamocene. Torniamo dopo" annuisco, stiamo per andarcene quando sentiamo Ace urlare.
"NO! Non ho intenzione di dirglielo!"
"Tu devi dirglielo! -questa è la voce del babbo, resta calma anche se si coglie una leggera irritazione in essa- E' suo padre, o glielo dici tu o glielo dico io!"
"Sì, certo vado la e le dico 'Ciao Kira, sai che tuopadre è vivo?! E' il Grand'ammiraglio Sengoku, una delle più alte cariche della marina. Io lo sapevo ma non te l'ho detto.' Vado da lei e le dico così, va bene?! Ma per favore!"
"Prima di tutto abbassa la voce..."
"Si, scusa -lo interrompe Ace- Voglio stare un po' da solo per pensare a cosa fare. Ci vediamo."
Apre la porta e io sono lì, in piedi davanti a lui delusa, allibita, forse arrabbiata non lo so nemmeno io. Satch e il Babbo si  lanciano uno sguardo senza sapere come comportarsi; Ace è fermo, non si muove, non sa cosa fare e cosa dire. "Kira... Io..."
"Non me lo aspettavo... Non da te. -scuoto la testa- Mi hai deluso..." sussurro prima di girare i tacchi e chiudermi nella mia stanza.
"Kira, aspetta! Lascia che ti spieghi!" lo sento urlare.
"Ace, calmati. Lasciala sbollire, poi le parlerai" prova a calmarlo Satch.
"Dannazione!"

Ormai è quasi sera e sono ancora chiusa nella mia stanza, qualcuno bussa. "Vattene! Non ti voglio nè vedere nè sentire e tanto meno farti entrare!"
"Credo tu abbia sbagliato persona, sono Haruta. Posso entrare? -le apro la porta- Hey... Come va? -alzo le spalle- E' ora di cena, vieni a mangiare?"
"No, non mi va. Comunque c'è il rischio che lo veda."
"Non potrai evitarlo per sempre..."
"Lo so, ma in questo momento non mi va proprio."
"Come vuoi, se mi chiede qualcosa?"
"Digli la verità -sta per chiudere la porta- Haruta!... Grazie."
"Di cosa?!"
"Per essere venuta a chiamarmi."
"Figurati. Secondo me dovresti almeno ascoltare quello ha da dirti" annuisco e poi lei se ne va.
Mi butto sul letto e comincio ad ascoltare i miei pensieri che poco dopo non sento più.

La porta che si apre mi sveglia, vedo un'ombra entrare e richiudere subito dopo con un giro di chiave, mi alzo in piedi di colpo e prima che io possa aprire la bocca l'ombra parla.
"Non mandarmi via e non urlare, per favore. Fammi spiegare."
Lo guardo, mi fa rabbia che non mi abbia detto niente "Avanti, parla" dico con tono freddo e distaccato.
"Io non ti ho detto niente, è vero... Ma poi lo avrei fatto."
"Si, certo -dico ironicamente- Stavi giusto dicendo questo a papà, no?! -lui resta in silenzio- Perchè non me lo hai detto, Ace? Perchè?! Sapevi quanto ci tenevo a sapere chi è mio padre! Dimmi perchè!" urlo alla fine, si avvicina e sussurra "Avevo paura..."
"Di cosa avevi paura?" c'è una pausa di silenzio che mi sembra infinita.
"Avevo  paura di perderti, ecco di cosa avevo paura! Avevo paura che se te l'avessi detto te ne saresti andata, mi avresti lasciato per andare da lui! Paura che quello che stiamo che stiamo costruendo cada tutto a rotoli! -a messo ancor meno distanza tra noi e ha inchiodato i suoi occhi color pece nei miei- Vuoi che cada rtutto a rotoli?! Se è così non devi far altro che dirlo e non andiamo neanche avanti! Tuo padre è un marine e io, NOI, siamo pirati; sai cosa fanno i marines ai pirati?! -sta gridando- LO SAI O NO?! Ma se sei troppo sciocca da poter credere che ciò che fanno siano solo dicerie va' pure! -deglutisco- Vai, cerca tuo padre, fatti uccidere. Sappi solo che se tu morirari ucciderai anche a me. Ti voglio bene, Kira. Mi sono innamorato di te, non ci posso fare nulla."
"Proprio perchè stiamo costruendo qualcosa avresti dovuto dirmelo! Io mi fido di te, tu dovresti fare altrettanto! Ma a quanto pare tu non ti fidi, sbaglio?! E visto che siamo qui a mettere i puntini sulle i, non te l'ho chiesto io di innamorarti di me. Hai fatto tutto da solo!"
"Io avrei fatto tutto da solo, tu non provi niente?! Sei solo una ragazzina che non capisce le cose ma vuole avere ragione! Sei solo una ragazzina che con quella faccia che si ritrova, anche da arrabbiata con le rughette in mezzo alla fronte mi fa impazzire!" mi bacia, mi stacco da lui spingendolo verso la porta.
"NO! Cosa credi di risolvere facendo così!?" mi spinge contro la parete schiacciandomi con il suo corpo.
"Taci. Sta' zitta, chiudi quella bocca" mi bacia con fogo, con passione e, nonostante all'inizio ponga resistenza a quel bacio, ricambio: immergo le mani nei suoi capelli, le sue mani stringono i miei glutei. Mi alza da terra, la schiena appoggiata alla parete, le gambe strette intorno ai suoi fianchi e le nostre labbra unite; ci stacchiamo solo per respirare "Scusami tesoro, scusa se non ti ho detto nulla. Sono io lo sciocco qui."
"Non che abbia reagito bene, ti devo anch'io delle scuse."
"Sì, ma se io te lo avessi detto..." gli appoggio un dito sulla bocca.
"Taci tu adesso" sussurro a un soffio dalle sue labbra, questa volta sono io a baciarlo.
Mi stende sul letto per poi cominciare a lasciare una scia di baci sul collo, arriva ai seni e poco dopo mi ritrovo in biancheria intima.
"Aspetta, il babbo ha detto che non avrei dovuto dormire nella tua stanza, con te..."
"Non siamo nella mia stanza, siamo nella tua... -ghigna- E poi non stiamo mica dormendo" mi lascio convincere non che prima non lo fossi.
Mi torna in mente quella sera al locale, cancello subito quel ricordo; ora sono qui col ragazzo che amo, che mi ama e il resto non conta.
Siamo completamenti nudi sotto un lenzuolo, Ace è sopra di me "Ti farò il meno male possibile..." annuisco, cerca un'ultima volta il mio sguardo per avere un'ulterire conforma a quello che stiamo per fare, dopo non potremo più tornare indietro. Ci scambiamo un bacio casto e puro in una situazione che di casto e puro non ha neanche il nome.
"Mi fido di te" gli sorrido e lui ricambia. Entra lentamente per far si che mi abitui alla sua presenza ma nonostante ciò fa male.
E' dentro di me, sento dolore e brucia; metto una mano sulla pancia, appena sotto l'ombelico e premo leggermente, se ne accorge "E' tutto okay?!" chiede allarmato, mentra annuisco chiudo gli occhi e una lacrima mi riga il viso, l'asciuga con un bacio.
"Perchè stai piangendo allora?"
"Non sto piangendo, è solo una lacrima. Va tutto bene."
"Mi hai fatto preoccupare" sorride e riprendiamo da dove ci eravamo fermati.
Arriva la prima spinta, fa male, così come la secondae la terza, poi il dolore soarisce e raggiungiamo il piacere insieme; si stende di fianco a me e io mi accoccolo tra le sue braccia.
"Come stai?"
"Finchè starai con me starò bene"
Dopo avermi dato un bacio sulla tempia ci addormentiamo abbracciati, ormai consapevoli del fatto di non poter più vivere l'uno senza l'amore e il calore dell'altra e viceversa.









Note Dell'Autrice:
Bene, eccoci qui con l'ottavo capitolo in ritardo come al solito! (so che mi odiate per questa puntualità)
Spero vi sia piaciuto!
A presto, baciux Sel
  
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